CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 6 ottobre 2016
704.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-08162 Ghizzoni: Sulla gestione contabile del trattamento economico della ricercatrice universitaria durante il periodo di astensione obbligatoria per maternità.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In merito alla questione prospettata dall'Onorevole interrogante si riassume in premessa il quadro normativo così come delineato dalla legge 30 dicembre 2010, n. 240.
  L'articolo 22, comma 6, della citata legge dispone espressamente che, in materia di astensione obbligatoria per maternità, si applicano le disposizioni di cui al decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale 12 luglio 2007. In particolare, l'articolo 4 di tale decreto prevede che le lavoratrici a progetto e categorie assimilate, tenute ad astenersi dall'attività lavorativa nei periodi di astensione obbligatoria o di interdizione, hanno diritto, ai sensi dell'articolo 66 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, alla proroga della durata del rapporto di lavoro per un periodo di 180 giorni. La medesima norma stabilisce, infine, che l'indennità corrisposta dall'Inps è integrata dall'ateneo fino a concorrenza dell'importo dell'assegno presupponendo, quindi, in capo all'ente di previdenza la corresponsione dell'indennità obbligatoria di maternità.
  Si tratta, pertanto, di una disposizione normativa espressa che non crea problemi interpretativi e che consente un trattamento uniforme su tutto il territorio nazionale alla figura dell'assegnista di ricerca, inclusa la possibilità di proroga del contratto.
  Nel caso del ricercatore universitario, l'articolo 24 della legge n. 240 del 2010 stabilisce una durata definita del contratto di tipologia a), con durata triennale ed eventuale proroga di due anni, e di tipologia b), con durata triennale, senza evidenziare alcun rimando esplicito a disposizioni derogative in materia di sospensione e proroghe. Pertanto, anche il periodo di astensione obbligatoria non ha un effetto sospensivo del termine di durata del contratto.
  Durante l'esecuzione del contratto, quindi, alla ricercatrice in maternità spetta, in applicazione della normativa sulla tutela della maternità, la regolare corresponsione dell'indennità da parte dell'ateneo e questo a prescindere dalla tipologia di fonte di finanziamento del relativo contratto. Il periodo di maternità non incide, quindi, sulla durata o sulla proroga del contratto ma si prevede semplicemente che sia assicurato il trattamento economico ovvero che l'indennità di maternità possa essere corrisposta anche nei casi di risoluzione del rapporto di lavoro e, in particolare, che, se l'astensione obbligatoria inizia durante un rapporto di lavoro a tempo determinato e prosegue anche dopo la sua cessazione oppure l'astensione inizia entro 60 giorni dal termine del rapporto di lavoro, alla lavoratrice vada corrisposta l'indennità di maternità.
  Nel caso di contratti a termine con la pubblica amministrazione l'obbligo dell'erogazione spetta comunque a quest'ultima, senza gravare sui finanziamenti ricevuti da fonti esterne.
  Tutto ciò posto, resta tuttavia da risolvere la problematica del termine del contratto a tempo determinato per le ricercatrici che hanno diritto all'astensione per maternità o ad assenze per motivi di salute, che indubbiamente sarebbe opportuno prorogare applicando le stesse regole che valgono per gli assegni di ricerca.
  In tale direzione sono in corso verifiche sulla possibile estensione del trattamento applicato agli assegni di ricerca secondo Pag. 97quanto previsto dall'articolo 22, comma 9, della legge n. 240 del 2010, il quale stabilisce che nel computo della durata complessiva dei rapporti instaurati con i titolari degli assegni di ricerca e dei contratti di cui all'articolo 24 (ricercatori a tempo determinato) non rilevano i periodi trascorsi in aspettativa per maternità o per motivi di salute secondo la normativa vigente dando la possibilità di prevedere una proroga del termine.
  Il Ministero si riserva, all'esito dei confronti che sono in corso, di inoltrare apposite indicazioni alle Università.

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ALLEGATO 2

5-07697 Brescia: Sulla donazione al Conservatorio «Niccolò Piccinni» di Bari da parte del sultano dell'Oman.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'Onorevole Brescia chiede al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo e al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca quali iniziative il Governo intenda intraprendere in merito alla mancata distribuzione di fondi da parte della Fondazione Giovanni Paolo II al Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari.
  Vorrei premettere che l'atto parlamentare, ancorché attribuito al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo va riferito alla competenza del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca in quanto relativo all'Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica.
  La risposta viene fornita pertanto sulla base degli atti in possesso dei competenti Uffici del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
  Con nota del 20 febbraio 2009 il Presidente pro-tempore del Conservatorio di musica «Niccolò Piccinni» di Bari comunicava al Direttore generale dell'allora Direzione per l'alta formazione artistica, musicale e coreutica che l'istituzione aveva ricevuto dal Sultano dell'Oman una donazione di tre milioni di euro con il dichiarato intento di sostenere negli studi musicali gli studenti iscritti che fossero meritevoli ma privi delle risorse necessarie allo studio prima ed al perfezionamento poi.
  Con la stessa nota il Presidente proponeva la creazione di una Fondazione, ritenendo questa la veste giuridicamente più appropriata da un lato alle finalità indicate dal donatore di promuovere la diffusione a livello nazionale della cultura musicale, attraverso un fitto programma di iniziative, anche in collegamento con altre realtà musicali, e dall'altro alle esigenze di natura amministrativo-contabile già all'epoca evidenziate dai revisori dei conti. Nelle more, la somma donata veniva impegnata in titoli di Stato (pronti contro termine).
  La proposta avanzata trovava accoglimento da parte del Direttore generale dell'epoca nel corso del mese di marzo 2009 ed il Consiglio di amministrazione del Conservatorio, con delibera n. 29 del 27 maggio 2010, approvava la costituzione di una Fondazione che avrebbe preso il nome di Fondazione del Conservatorio di Bari «Giovanni Paolo II», determinando le risorse finanziarie, approvandone lo schema di statuto e nominando i componenti del Consiglio di amministrazione.
  Con l'atto costitutivo del 15 luglio 2010 si destinavano alla Fondazione 2.825.000 euro. Nel dettaglio: 200.000 euro quale fondo di dotazione, 175.000 euro quale contributo di gestione per l'anno 2010 e 2.450.000 euro quale fondo di gestione dall'anno 2011 in poi, da corrispondersi in rate annuali di 350.000 euro ciascuna.
  Di tale somma il Conservatorio ha erogato alla Fondazione 200.000 euro quale fondo di dotazione e 175.000,00 euro quale contributo di gestione per l'anno 2010. La rimanente somma di 2.450.000 euro, risulta essere nella disponibilità del Conservatorio, sempre impegnata in titoli di Stato. Dall'anno 2011 in poi, infatti, i contributi annuali di 350.000 euro non risultano essere stati corrisposti alla Fondazione.
  Con nota del 25 febbraio 2013, a firma del Presidente della Fondazione, quest'ultima Pag. 99ne chiedeva il pagamento, ed in pari data, la Fondazione trasmetteva i rendiconti relativi agli esercizi 2010, 2011 e 2012.
  In data 20 marzo 2013, poi, i revisori dei conti rappresentavano le proprie considerazioni in merito. La questione in argomento è stata anche oggetto di ispezione da parte dell'ispettorato generale di finanza del Ministero dell'economia e delle finanze nel luglio 2013. Pur in presenza dei suddetti rendiconti, il Consiglio di amministrazione del Conservatorio non risulta, finora, aver provveduto alle rimanenti erogazioni annuali.
  L'articolo 14 dello Statuto della Fondazione «Giovanni Paolo II» prevede che il consiglio di amministrazione si possa riunire su convocazione del Presidente della Fondazione stessa ovvero su richiesta di un terzo dei suoi componenti o del Collegio dei Revisori dei conti.
  È stato appurato che attualmente il consiglio di amministrazione della Fondazione è composto da n. 7 membri, tra cui il Presidente, il Direttore, un docente ed uno studente del Conservatorio stesso. Per completezza di informazione, si rappresenta che, a seguito di dimissioni, due componenti del consiglio di amministrazione sono stati sostituiti solo nel mese di agosto 2016.
  Ciò posto, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca sta valutando di chiedere al Conservatorio di musica «Piccinni» di Bari di convocare il consiglio di amministrazione della Fondazione, per il tramite dei suoi rappresentanti di diritto nello stesso e sulla base del citato articolo 14 dello Statuto, allo scopo di riattivare le attività della Fondazione, allo stato bloccate dalla perdurante immobilità della stessa, e quindi di utilizzare i fondi frutto della donazione del Sultano dell'Oman.

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ALLEGATO 3

5-07922 Vacca: Sulle iniziative intraprese nell'Istituto comprensivo Troiano Delfico di Montesilvano (PE) di fronte ad una vicenda denunciata dagli organi di stampa.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'interrogazione riguarda il comportamento tenuto da un'insegnante della scuola primaria in servizio nel plesso «Donnina Fanny Di Blasio» di Montesilvano, appartenente all'istituto comprensivo «Troiano Delfico», che ha provocato rimostranze da parte dei genitori degli alunni.
  Al riguardo, l'Ufficio scolastico regionale per l'Abruzzo ha riferito sulla vicenda rappresentando che l'amministrazione scolastica si è mossa con prontezza ed efficacia per accertare e risolvere le ragioni del disagio manifestato.
  Difatti, il dirigente scolastico, messo al corrente da un gruppo di genitori delle difficoltà relazionali tra gli allievi delle due classi prime e la docente, ha inoltrato una richiesta di visita ispettiva. L'Ufficio regionale, con la necessaria tempestività, in data 23 febbraio 2016 ha disposto l'incarico per accertare la sussistenza e la consistenza delle ostilità.
  L'indagine condotta dal dirigente tecnico incaricato si è svolta in più giornate, a partire dal 24 febbraio, nel corso delle quali sono stati ascoltati i vari soggetti coinvolti (genitori, docenti, personale ATA e dirigente scolastico) e sono stati esaminati vari documenti e lavori prodotti in classe.
  Nell'arco di una settimana dall'avvio dell'azione ispettiva, concordemente con i protagonisti della vicenda, il dirigente scolastico ha adottato, d'intesa con l'Ufficio scolastico regionale, soluzioni che hanno consentito di risolvere le criticità riscontrate. Pertanto, l'anno scolastico 2015/2016 si è concluso in modo regolare, senza altri episodi di contestazione.
  Anche per quest'anno scolastico saranno adottate analoghe soluzioni, perciò, quanto segnalato nell'atto parlamentare in discussione può considerarsi positivamente risolto.

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ALLEGATO 4

5-06780 Ascani: Sulla procedura per l'assegnazione ai comuni delle somme necessarie per i lavori di riqualificazione e messa in sicurezza degli istituti scolastici.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'Onorevole interrogante evidenzia alcuni ritardi in merito al monitoraggio sullo stato di avanzamento dei recenti interventi di edilizia scolastica, a scapito di alcune amministrazioni comunali. In particolare, riporta difficoltà riscontrate da alcuni enti locali nell'inoltro e nella ricezione della documentazione da caricare sulla piattaforma adibita dal sistema di monitoraggio per l'esecuzione degli adempimenti previsti, nonché difficoltà di comunicazione con gli uffici della direzione generale competente.
  Occorre innanzitutto premettere che il Comitato interministeriale per la programmazione economica ha assegnato, con delibera 30 giugno 2014, n. 22, 400 milioni di euro per il finanziamento di interventi di messa in sicurezza di edifici scolastici a valere sui residui dei Fondi di sviluppo e coesione 2007-2013.
  In ragione della natura dei fondi utilizzati, questo Ministero è tenuto all'inserimento di tutti i dati relativi al monitoraggio e alla rendicontazione dei finanziamenti erogati per la realizzazione degli interventi, derivanti da politiche comunitarie e di coesione, sulla Banca Dati Unitaria del Ministero dell'economia e delle finanze – Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato – Ispettorato Generale per i rapporti finanziari con l'Unione europea.
  Al fine di consentire la comunicazione e il caricamento di tutti i dati è stato, dunque, realizzato un sistema informativo ad hoc tramite il quale gli enti locali, beneficiari delle risorse erogate, hanno potuto procedere direttamente all'inserimento dei dati procedurali e finanziari ed è stato possibile monitorare in tempo reale i lavori realizzati e i vari stati di avanzamento degli stessi.
  Attualmente, sono 1.200 gli enti locali regolarmente registrati sulla piattaforma, che hanno correttamente inserito i dati relativi alle loro procedure. Dei 1.200 enti locali, ben 700 sono stati liquidati alla data del 31 dicembre 2015 e, in particolare, tutti i comuni citati nell'interrogazione – Fabro (TR), Pietralunga (PG), Valle di Nera (PG), Castiglione in Teverina (VT) – risultano già correttamente registrati sul sistema e già liquidati alla data del 31 dicembre 2015.
  Eventuali ritardi, laddove ci siano stati, sono da attribuirsi alla necessità per questo Ministero di verificare la correttezza di tutti i dati inseriti dagli enti locali e, in alcuni casi, come per il citato Comune di Pietralunga, dall'esigenza di attendere il nulla osta da parte della Regione di appartenenza. Tale Comune ha, infatti, operato una modifica del progetto originario presentato e approvato dalla Regione senza, tuttavia, acquisire il preventivo assenso tecnico da parte della stessa. Si è resa necessaria, quindi, una successiva integrazione istruttoria.