CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 21 luglio 2016
679.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-09202 Garavini: Sugli effetti della «Brexit» sulla comunità italiana residente nel Regno Unito.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Vorrei in primo luogo ricordare che, finché non sarà concluso il negoziato di recesso da parte del Regno Unito previsto dall'articolo 50 del Trattato UE, i cittadini italiani in Gran Bretagna conserveranno i diritti e i doveri propri di ogni cittadino europeo che vive e lavora in un Paese dell'Unione diverso da quello di origine. In caso il Regno Unito decida di attivare limitazioni alla libera circolazione prima del recesso, ne dovrà rispondere alla Commissione europea e, in caso di persistente violazione, alla Corte di Giustizia dell'UE.
  Negli ultimi anni, sono centinaia di migliaia gli italiani che hanno trovato nel Regno Unito un lavoro, una famiglia, una casa: si tratta di un patrimonio che non va disperso nello stesso interesse della Gran Bretagna. Un patrimonio che intendiamo tutelare, come ha avuto modo di testimoniare il Sottosegretario Amendola, il 13 luglio scorso, in occasione di un incontro con la comunità italiana a Londra.
  Per questo motivo, il Governo italiano vigilerà sul rispetto dei diritti acquisiti dei propri connazionali, sia nel contesto del negoziato di recesso sia in quello relativo ai negoziati sui rapporti futuri tra il Regno Unito e l'Unione Europea, di cui è al momento difficile potere prevedere gli esiti e gli effetti pratici.
  Gli strumenti per non interrompere bruscamente il flusso di connazionali verso la Gran Bretagna già esistono (si veda ad esempio l'accordo con i Paesi che, come la Norvegia, partecipano allo Spazio Economico Europeo) e ci impegneremo ad attivarli in maniera coerente con i valori europei di conoscenza, innovazione e libertà che sono alla base della nostra civiltà europea.
  Vorrei comunque sottolineare che il tema della separazione di nuclei familiari di diversa nazionalità che da tempo vivono nel Regno Unito non è all'ordine del giorno e non è stata al centro del dibattito della campagna elettorale per il referendum, a differenza della possibilità di limitare i nuovi arrivi di cittadini UE. Un'ipotesi che diventerà realtà soltanto nel caso in cui il Regno Unito deciderà di rinunciare, una volta abbandonata l'UE, all'accesso al Mercato Interno (una rinuncia comunque molto costosa per l'economia britannica).
  Sugli studenti e sui ricercatori, la politica britannica di attrazione dei migliori talenti non dovrebbe scoraggiare chi in futuro intendesse accedere al sistema universitario del Regno Unito e, prevedibilmente, saranno previsti strumenti alternativi per attrarre e sostenere studenti e ricercatori dei Paesi dell'UE. Siamo comunque pronti a collaborare sia in bilaterale che nell'ambito dell'UE per far continuare il sostegno agli studenti e ai ricercatori che decidono di vivere in Gran Bretagna.
  In conclusione, vorrei comunque rassicurare gli Onorevoli interroganti sul fatto che il Governo italiano ha avviato un monitoraggio degli effetti della vittoria dei «Leave» in tutti i settori interessati (dalla libera circolazione all'economia, dalla difesa alla cooperazione di polizia) già prima del referendum del 23 giugno scorso e ha già messo in atto le prime misure per difendere i propri interessi e cogliere le eventuali opportunità. Con questo spirito, Pag. 234continueremo a seguire e verificare gli effetti di una Brexit nei prossimi mesi alla luce degli attesi sviluppi negoziali (in particolare con l'attivazione della clausola di recesso, l'articolo 50 del Trattato UE da parte del Regno Unito) e manterremo un filo diretto con la comunità italiana presente in Gran Bretagna.
  Nel corso del negoziato sulla Brexit e alla luce della posizione negoziale del Regno Unito, il Governo italiano terrà sempre presenti i possibili effetti sui propri connazionali e cercherà, con gli altri partner dell'Unione, soluzioni volte a tutelare tutti i concittadini che vivono e lavorano nel Regno Unito.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-09203 Di Stefano: Sui rapporti tra UE e Turchia alla luce dei fatti del 15 luglio 2016.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Governo italiano segue con grande attenzione e preoccupazione gli sviluppi in Turchia a seguito del tentativo di colpo di Stato militare del 15 luglio.
  Assieme agli altri Paesi dell'Unione Europea, abbiamo immediatamente condannato in maniera energica il tentativo dei golpisti di prendere il potere e ribadito il nostro pieno sostegno alle legittime istituzioni del Paese. Di fronte alla drammaticità degli eventi, abbiamo espresso solidarietà al popolo turco e chiesto alle autorità turche, compresa la polizia e le forze di sicurezza, di manifestare moderazione. Si deve fare tutto il possibile per evitare ulteriori violenze, proteggere le vite umane e ripristinare la calma.
  Allo stesso tempo, anche alla luce degli ultimi sviluppi, abbiamo chiesto in maniera altrettanto univoca alla Turchia il pieno rispetto dell'ordine costituzionale del Paese, sottolineando l'importanza del primato dello stato di diritto. Ogni violazione e deviazione dello Stato di diritto rimane per noi assolutamente inaccettabile, come ha nuovamente ricordato oggi il Ministro Gentiloni a proposito della reazione di Ankara al fallito golpe. Abbiamo chiesto alle autorità turche di garantire il pieno rispetto nei confronti di tutte le istituzioni democratiche del Paese, sottolineando l'esigenza di rispettare la democrazia, i diritti umani e le libertà fondamentali – ivi incluse la libertà dei media e delle istituzioni accademico-culturali, il diritto di tutti a un equo processo in piena conformità con la convenzione europea di salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, compreso il protocollo relativo all'abolizione della pena di morte. Tale posizione è stata assunta in maniera ferma e all'unanimità dai i Paesi UE in occasione del Consiglio Affari Esteri di lunedì scorso, al quale ha partecipato il Ministro Gentiloni.
  Come abbiamo chiarito in modo altrettanto fermo e netto, l'Italia resta totalmente contraria ad ogni ipotesi di reintroduzione della pena di morte, la cui abolizione nel 2004 aveva costituito una pietra miliare nell'avvicinamento della Turchia all'Europa. Una decisione in tal senso, come ha ribadito anche il Ministro Gentiloni, avrebbe per conseguenza l'immediata interruzione dei negoziati per l'adesione di Ankara all'Unione Europea, essendo in contrasto con i principi dell'Unione Europea stessa.
  Sempre al Consiglio Affari Esteri, l'Alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza UE, Federica Mogherini, nel condannare il tentativo di colpo di Stato ha ribadito il pieno sostegno alle istituzioni democratiche in Turchia sottolineando, in particolare, l'importanza di assicurare la separazione dei poteri, nonché la prevalenza dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali. Su posizioni simili si è espresso il Segretario di Stato americano, John Kerry, anch'egli a Bruxelles per partecipare al Consiglio Affari Esteri su invito dell'Alto Rappresentante.
  Anche il Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha ricordato che l'appartenenza ad una comunità di valori comporta per la Turchia, così come per gli altri Alleati, l'obbligo di rispettare la democrazia, lo Stato di diritto e i diritti fondamentali.Pag. 236
  Da ultimo, lungo le linee già tracciate dal Ministro Gentiloni e dai principali partner europei, i ministri degli Esteri di Germania, Olanda e Canada, a margine del vertice della coalizione globale anti Isis a Washington, hanno oggi espresso preoccupazione per le dimensioni della repressione da parte delle autorità turche dopo il fallito colpo di Stato e hanno invitato Ankara a rispettare la legge. In particolare, il Ministro Steinmeier ha rivolto un appello ad Ankara a rispettare i principi dello «stato di diritto» e a mantenere «la giusta misura delle cose» nell'applicazione dello stato d'emergenza annunciato ieri sera dal Presidente Erdogan, che dovrà essere «limitato a una durata necessaria» al termine della quale deve essere «immediatamente revocato».
  Quanto vi ho appena illustrato testimonia di come le continue consultazioni con i nostri partner abbiano portato ad una unità di intenti basata sulla comunità di principi europei e atlantici. Una unità di intenti che si traduce nella necessità di mantenere ferma la pressione sulla Turchia, pur mantenendo aperta la disponibilità al dialogo.
  La Turchia, infatti, permane un interlocutore indispensabile per la pace e la stabilità nel Mediterraneo e nel Vicino Oriente. L'aggravarsi della sicurezza in Turchia in relazione ai ripetuti attentati ha peraltro aumentato l'importanza di un dialogo franco con Ankara in materia di misure antiterrorismo, con l'obiettivo di armonizzare le azioni messe in campo ai parametri internazionali, agli standard della coalizione anti-Daesh, nonché al negoziato per la cessazione delle ostilità nella guerra civile siriana.
  Continueremo, naturalmente, a vigilare nelle competenti sedi europee anche riguardo all'accordo tra Unione Europea e Turchia sulla gestione dell'emergenza migratoria. Si tratta di un accordo che ha consentito di istituzionalizzare un approccio comune ad una materia delicata e complessa come quella dei migranti e dei profughi. Tuttavia, come ha dichiarato il Ministro Gentiloni, «in tale accordo non rinunciamo ai principi della UE, altrimenti è l'edificio stesso della UE che viene messo in discussione». In altre parole, è assolutamente da escludere che l'UE possa farsi condizionare dall'accordo sui rifugiati nei suoi rapporti con la Turchia.
  Per quanto riguarda la situazione dei nostri connazionali, l'Unità di Crisi della Farnesina segnala da tempo e in maniera chiara sul sito «viaggiare sicuri» i rischi legati ai viaggi in Turchia. L'ultimo aggiornamento raccomanda ai connazionali, a seguito della dichiarazione per tre mesi dello stato di emergenza nel Paese ieri sera, la massima cautela negli spostamenti e di tenersi informati sui media internazionali e locali sugli sviluppi della situazione. Sono ancora previste delle manifestazioni in alcune zone centrali di Ankara, mentre diverse azioni ritorsive e dimostrative hanno avuto luogo contro obiettivi politici ed istituzionali a Istanbul e contro edifici religiosi in altre zone del Paese. L'operatività degli scali aeroportuali sta, invece, tornando alla normalità, ma si consiglia in ogni caso di verificare lo stato del proprio volo prima di recarsi in aeroporto.
  In conclusione, l'Italia, assieme agli altri alleati, continuerà a seguire con la massima attenzione gli sviluppi di una situazione che è in evidente fase di assestamento. Faremo la nostra parte per favorire il cammino di Ankara nella giusta direzione, nel rispetto degli irrinunciabili principi europei di libertà e democrazia alla base della stessa costruzione europea, tenendo ovviamente il Parlamento informato, a cominciare da martedì prossimo quando il Ministro Gentiloni e la Ministra Pinotti riferiranno davanti alle commissioni esteri e difesa. Andranno, sin dalle prossime ore, valutati molto seriamente gli effetti della decisione assunta ieri dalle autorità turche di proclamare lo stato di emergenza, ivi inclusa la possibile sospensione dell'applicazione della Convenzione europea sui diritti umani annunciata in data odierna, come previsto dall'articolo 15 della stessa convenzione in particolari casi di stato d'urgenza; una decisione che, come sapete, sarà ora soggetta a ratifica parlamentare.Pag. 237
  In tal senso, credo sia anche importante riflettere su alcuni errori compiuti dalla Comunità Internazionale nel passato. Infatti, se da un lato la situazione oggi in Turchia è preoccupante, dall'altro non dobbiamo dimenticare che purtroppo, dopo che la democratizzazione e l'inclusione delle forze di ispirazione islamica erano state salutate dall'Unione Europea come un grande passo avanti, le capitali europee non hanno sempre utilizzato, negli ultimi 10-12 anni, tutti gli strumenti e gli incentivi a disposizione per accompagnare la Turchia nel suo cammino di avvicinamento all'Unione Europea. Ora è necessario dire ai nostri partner turchi che, pur rimanendo fermi per quanto riguarda il rispetto dei principi fondamentali dell'Unione Europea, resta aperta la disponibilità ad un dialogo per il sostegno del percorso allora intrapreso.