CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 30 giugno 2016
665.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazioni n. 5-01872 Tacconi e n. 5-07378 Mongiello: Sulla chiusura dell'Ambasciata italiana a Santo Domingo.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La soppressione dell'Ambasciata d'Italia in Santo Domingo, a decorrere dal 31 dicembre 2014, rientra tra le misure di riorganizzazione della rete all'estero imposte dal decreto sulla revisione della spesa (DL n. 95 del 2012), che ha comportato per il MAECI l'attuazione di interventi su ben 35 strutture all'estero nel biennio 2013-2014.
  Per ammortizzare gli effetti della chiusura della nostra Rappresentanza diplomatica nella Repubblica dominicana e assicurare il proficuo sviluppo delle relazioni con le Autorità locali, la Farnesina ha ridisegnato la presenza istituzionale italiana nel Paese caraibico.
  In primo luogo è stata creata una struttura diplomatica – sotto forma di sezione distaccata dell'Ambasciata d'Italia in Panama – che opera presso la Delegazione UE in Santo Domingo, nel quadro di una moderna sinergia logistica e funzionale con il Servizio Europeo di Azione Esterna. Attivo dal 1o gennaio 2015, tale Ufficio è guidato da un funzionario diplomatico stabilmente residente nel Paese, accreditato con titolo di Incaricato d'affari presso il Governo dominicano, ed agisce in costante raccordo con l'Ambasciata a Panama, il cui titolare è stato a sua volta accreditato presso lo Stato dominicano quale Ambasciatore d'Italia non residente.
  Nel quadro di tale riassetto, è stato inoltre posto in essere un mirato piano di riorganizzazione e potenziamento della nostra rete consolare onoraria nel Paese, in particolare attraverso la creazione di un Consolato Generale Onorario in Santo Domingo e di un Consolato onorario a La Romana, che sono stati recentemente avviati ad operatività, una volta acquisite le necessarie autorizzazioni da parte delle Autorità locali. Peraltro, proprio il ritardo con cui queste ultime hanno concesso – in conformità alle vigenti normative internazionali – gli assensi alla ristrutturazione della rete consolare onoraria, nonché il gradimento al nostro Capo Missione a Panama, ha fatto sì che la realizzazione del piano sopra descritto si sia completata con ampio ritardo rispetto alle tempistiche programmate.
  Sul piano dei servizi consolari, l'Ambasciata a Panama ha attuato una serie di concrete misure per venire incontro alle esigenze dei connazionali residenti nell'isola e ai cittadini dominicani. Periodicamente i funzionari consolare dell'Ambasciata si recano a Santo Domingo, in particolare per captare i dati biometrici necessari all'emissione del passaporto ai connazionali. La fruizione dei servizi connessi allo stato civile avviene anche avvalendosi della rete dei Consoli Onorari sull'isola, presso i cui uffici gli interessati possono presentare le relative istanze.
  Nel settore dei visti d'ingresso, è stato attivato da qualche mese a Santo Domingo un centro di raccolta delle domande, affidato in outsourcing, che permette di esentare i richiedenti dominicani dal recarsi a Panama per presentare l'istanza di ottenimento del visto di ingresso. Tale struttura, operativa dal 1o ottobre 2015, ha sensibilmente migliorato la qualità del servizio visti erogato ai cittadini dominicani.
  Si precisa, inoltre, che in data 29 febbraio 2016, il Consiglio di Stato ha accolto l'appello presentato all'Amministrazione avverso la sentenza con cui il TAR Lazio in data 20 Luglio 2015 aveva Pag. 46annullato, in accoglimento di un ricorso dell'Associazione «Casa de Italia», il provvedimento di soppressione dell'Ambasciata a Santo Domingo. Nel ribaltare la sentenza del TAR e confermare la piena legittimità del Decreto presidenziale di soppressione dell'Ambasciata in parola, il Consiglio di Stato ha affermato la totale coerenza dell'operato dell'Amministrazione, proprio laddove la chiusura della sede è stata accompagnata da un ampio ed articolato ventaglio di misure «compensative». L'azione del MAECI ha dunque efficacemente contemperato le esigenze di razionalizzazione della spesa (affidando all'Ambasciata in Panama funzioni di sede-hub nel bacino caraibico, attraverso un ampio pacchetto di accredita enti secondari) con la necessità di garantire nella Repubblica dominicana, attraverso rinnovati ed agili strumenti, la tutela e la promozione degli interessi nazionali – inclusa l'assistenza alle nostre collettività – e la più proficua collaborazione con il Governo locale.
  Al riguardo, il Consiglio di Stato ha confermato che il criterio di invarianza dei servizi ai connazionali, «non possa essere inteso come volto a cristallizzare (e quindi a garantire in assoluto) le pregresse modalità di erogazione dei servizi stessi». Una tale interpretazione infatti sarebbe inconciliabile sia con la contestuale e pesante riduzione delle risorse disponibili prevista dal citato Decreto sulla revisione della spesa sia con la previsione di misure (accorpamenti, rideterminazione della rete etc.) che impongono una necessaria riconsiderazione delle modalità di erogazione dei servizi stessi. Il criterio di invarianza deve quindi essere interpretato in senso ampio, dinamico ed evolutivo, «comprensivo cioè di tutte quelle misure che possono favorire il conseguimento degli obiettivi inerenti la complessa missione affidata alla rete diplomatica. Esso è dunque rivolto a assicurare la continuità nell'erogazione dei servizi ma non necessariamente in relazione alle specifiche procedure e modalità di fornitura degli stessi. Altrimenti, nessuna misura di riorganizzazione sulla rete potrebbe evidentemente essere assunta dalla Farnesina, pur in presenza – si ripete – di ben precisi obblighi di legge in tal senso.
  Tutto ciò detto, si assicura – su un piano più generale – che la Farnesina è sempre disponibile ad aprire uffici diplomatico-consolare all'estero quando se ne ravvisi l'opportunità, se dotata delle risorse umane e finanziarie necessarie. A tal fine stiamo esplorando, ove si rendessero disponibili le risorse, la possibilità di alcune limitate aperture e in questo ambito potremo proseguire la riflessione sulla situazione di Santo Domingo.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-08539 Spadoni: Sull'arresto in Egitto del consulente della famiglia Regeni.

TESTO DELLA RISPOSTA

  A titolo di premessa, e prima di entrare nel merito della vicenda di Ahmed Abdallah, consentitemi di ribadire nuovamente che il Governo continua ad essere impegnato ai massimi livelli per fare chiarezza sulle circostanze della morte di Giulio Regeni, senza accontentarsi di verità di comodo. L'Italia ha respinto con forza ogni ricostruzione infondata e continuerà a pretendere dall'Egitto piena collaborazione investigativa per l'individuazione dei responsabili di questo delitto.
  Il Governo italiano è ben consapevole della complessità della transizione politica egiziana e della criticità di alcuni suoi passaggi, in particolare la compressione delle libertà nel Paese, il quadro problematico in materia di rispetto dei diritti umani, il rischio di alienare dal processo politico ampi strati della società, soprattutto i giovani. Sono tutti temi sui quali il Governo italiano mantiene costante l'attenzione, sia sul piano dei rapporti bilaterali che nel contesto più ampio dell'ONU e soprattutto dell'Unione Europea.
  La criticità della situazione dei diritti umani in Egitto è sollevata regolarmente da parte dell'Italia e dell'Unione Europea nelle pertinenti sedi internazionali. L'Italia si è ampiamente coordinata, anche al Cairo, con i Partner europei e internazionali nell'ottica di evidenziare la situazione dei diritti umani in Egitto attraverso opportune sollecitazioni verso le autorità egiziane.
  Venendo allo specifico caso dell'attivista egiziano Ahmed Abdallah (che ha avviato in carcere uno sciopero della fame di sensibilizzazione sulle sue condizioni), dietro impulso dell'Ambasciata d'Italia al Cairo e con il coordinamento della locale Delegazione dell'Unione Europea, sono stati svolti passi presso le Autorità egiziane, nei quali è stata manifestata la forte preoccupazione per l'arresto e chiesto che siano pienamente salvaguardate le garanzie del giusto processo previste dalla costituzione egiziana. Un funzionario dell'Ambasciata d'Italia presenzia costantemente le udienze del processo a carico dell'interessato che hanno disposto il prolungamento della stira carcerazione preventiva. Sono in corso di riflessione ulteriori iniziative di concerto con i partner europei.
  Per quanto concerne le forniture militari, la legge 185/90 prevede che venga effettuata un'attenta analisi, «caso per caso» e sulla base di aggiornate valutazioni politiche, ogniqualvolta si proceda al rilascio di un'autorizzazione all'esportazione di materiale di armamento. Per quanto concerne l'Egitto, viene adottata una valutazione particolarmente rigorosa delle istanze delle società di settore, tenendo anche conto della diversa natura dei materiali sottoposti a autorizzazione, del loro eventuale carattere letale, della loro possibile destinazione d'uso, ad esempio per la difesa del territorio ovvero per attività di controllo dell'ordine pubblico.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-08721 Di Stefano: Sulla presenza di mine nel sito della città di Palmira.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Vorrei iniziare il mio intervento sottolineando che, sia sul piano nazionale che internazionale, l'Italia è da sempre impegnata per la scrupolosa attuazione della Convenzione di Ottawa sulle mine anti-persona, ratificata dal nostro Paese con legge 106/1999. Lo dimostra il fatto che, ancor prima del bando delle mine posto in essere dalla suddetta legge, l'Italia ha disposto, con l'adozione della Legge 374/1997, la completa distruzione di mine e ne ha vietato la produzione, lo stoccaggio e l'esportazione all'estero. Questo programma è stato completato nell'ottobre 2002, in anticipo di ben dodici mesi rispetto alla scadenza fissata dalla Convenzione.
  Per quanto concerne i fatti riportati dall'Onorevole Interrogante circa il presunto ritrovamento di mine di fabbricazione nazionale nei pressi di Palmira, restiamo in vigile attesa degli sviluppi del caso e di una eventuale conferma ufficiale. Ribadisco, tuttavia, l'esistenza di un solido quadro normativo in materia – le già citate leggi 374/1997 e 106/1999 – e di sistematici controlli amministrativi riguardo la movimentazione di ogni tipo di materiale bellico posti in essere dalla Legge 185/1990. Quest'ultima – ricordo – recepisce pienamente le norme internazionali di settore e fa esplicito divieto di movimentazione di mine antiuomo.
  Vorrei inoltre mettere in luce come il nostro Paese sia fortemente impegnato a favorire il cd. sminamento umanitario, ovvero quel complesso di iniziative volte a sostenere le vittime delle mine e a realizzare la bonifica di territori. Per questo continuiamo a finanziare l'apposito Fondo, istituto dalla legge 58/2001 e, a tale riguardo, sottolineo che siamo riusciti a emanare inalterato rispetto al 2015 il bilancio della Cooperazione italiana destinato ai progetti di sminamento (circa 3.5 milioni di euro).
  In tale ambito abbiamo anche finanziato nel 2015 un intervento a favore della Siria, attuato tramite UNMAS (United Nations Mine Action Service), al fine di formare artificieri in grado di bonificare aree densamente popolate del paese, non appena le condizioni di sicurezza lo permettano. L'intervento testimonia il concreto impegno dell'Italia per lo sminamento del territorio siriano e per la riduzione dei rischi cui la popolazione è esposta. L'intervento a favore della Siria ammonta a 246.863 euro, e ha permesso la formazione di artificieri nella località di Gaziantep, situata in Turchia non distante dal confine siriano. Una volta che le condizioni di sicurezza lo consentiranno, gli artificieri condurranno operazioni di bonifica in zone prioritarie della Siria (e.g. Idlib ed Aleppo), nonché attività di raccolta dati sulle vittime da ordigni esplosivi.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-08939 Di Stefano: Sulla rimozione da parte del Segretario Generale delle Nazioni Unite della coalizione guidata dall'Arabia Saudita in Yemen dalla «lista nera» dei Paesi e delle organizzazioni che commettono crimini contro i bambini.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La promozione e la protezione dei diritti dei bambini nei conflitti armati è parte integrante della politica estera italiana. L'Italia promuove l'adesione e l'attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti del Fanciullo del 1989 e del suo Protocollo opzionale concernente il coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati, ratificato dall'Italia nel 2002. Il nostro Passe sostiene altresì le attività del Rappresentate Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per i Bambini e i Conflitti Armati, Leila Zerrougui.
  Nel 2001, con la Risoluzione 1379, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha conferito al Segretario Generale il mandato di inserire in una lista, allegata al Rapporto annuale su «Bambini e Conflitti Armati», le parti di un conflitto armato che reclutano o utilizzano i bambini in violazione delle norme di diritto internazionale umanitario. I criteri per l'inserimento in tale lista sono stati ampliati nel corso degli anni.
  L'ultimo Rapporto annuale su «Bambini e Conflitti armati», pubblicato il 2 giugno scorso e relativo al 2015, attribuisce alla coalizione guidata dall'Arabia Saudita la responsabilità del 60 per cento delle vittime tra bambini nel conflitto armato in Yemen. L'inserimento della coalizione a guida saudita in Yemen nella lista di Paesi o parti in conflitto che commettono gravi violazioni nei confronti dei minori è tuttavia ancora oggetto di esame, in vista di una discussione prevista al Consiglio di Sicurezza dell'ONU in agosto.
  Nel frattempo, in occasione di un incontro con il Vice Principe ereditario dell'Arabia Saudita, il 22 giugno scorso, il SG Ban Ki-moon ha espresso l'auspicio che, prima della presentazione del succitato rapporto in CdS ad agosto, possano essere registrati sviluppi sulla protezione dei bambini e dei civili in Yemen. Ha altresì indicato di essere disponibile a ricevere nuovi elementi da parte saudita.
  L'Italia, anche in coordinamento con l'Unione Europea e i Paesi che condividono la medesima posizione, sta attentamente seguendo il tema a New York ed i suoi possibili sviluppi.

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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-07582 Duranti: Sulla commercializzazione di armi e sullo sfruttamento dei bambini soldato in Somalia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Governo italiano collabora attivamente con le Autorità di Governo somale per il rafforzamento delle proprie Forze Armate e di Polizia, attraverso un'azione svolta sia in ambito europeo che bilaterale ma sempre in stretto coordinamento con le Nazioni Unite e gli altri principali partner internazionali del Passe. Sia le attività di addestramento a favore dell'Esercito somalo (attraverso la missione EUTM) che quelle a sostegno della Polizia (per il tramite dei corsi realizzati dall'Arma dei Carabinieri) – è bene a sottolinearlo – non hanno mai coinvolto minori.
  L'obiettivo primario e più immediato, nel quadro di un nostro più ampio impegno a favore della stabilizzazione e dello sviluppo della Somalia, consiste nel sostenere gli sforzi delle Autorità somale per il contrasto ad Al-Shabaab, organizzazione affiliata ad Al Qaeda e principale gruppo terroristico operante nel Paese e nella regione. Negli ultimi mesi Al-Shabaab ha mostrato una preoccupante resilienza realizzando una lunga serie di sanguinosi attentati contro civili, rappresentanti delle Istituzioni e delle Forze di Sicurezza somale ed i contingenti di AMISOM, la missione di pace dell'Unione Africana nel Paese. Non è escluso che, con l'approssimarsi delle elezioni generali in Somalia, previste tra agosto e settembre prossimi, Al Shabaab possa intensificare ancora le proprie operazioni.
  In tale quadro riteniamo a maggior ragione necessario continuare a sostenere i processi di riforma delle Forze di Sicurezza somale, attraverso un approccio inclusivo delle varie componenti politiche e sociali del Paese ed in linea con le rilevanti disposizioni internazionali, con particolare riguardo ovvia ente a quelle afferenti alla tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Tali principi sono sempre stati e continueranno a essere alla base dell'azione italiana in Somalia. Questa azione di sostegno è inoltre attuata in linea con le previsioni della legge 185/90 e nel rispetto dell'embargo dell'ONU sull'esportazione di armamenti inizialmente, imposto nel 1992 e rinnovato di recente con la risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 2244 del 2015. In questo contesto, le sole esportazioni verso il Paese ad essere state autorizzate dal Ministero degli esteri sono quelle debitamente notificate al competente Comitato Sanzioni ed esclusivamente finalizzate al rafforzamento delle Istituzioni somale.
  Sul fronte dei diritti umani, il nostro Paese ha preso parte attiva ente al secondo ciclo della Revisione Periodica Universale (UPR) concernente la Somalia, ovvero l'esercizio di monitoraggio della situazione dei diritti umani cui tutti gli Stati membri dell'ONU si sottopongono ogni quattro anni. In tale contesto, all'inizio di quest'anno, l'Italia ha raccomandato alla Somalia l'adesione ai Protocolli opzionali alla Convenzione sui diritti del fanciullo (quindi anche il Protocollo Opzionale sui bambini nei conflitti armati) e il rafforzamento degli sforzi per prevenire e mettere fine al fenomeno dei bambini soldato. La Somalia ha preso nota di tale raccomandazione.
  Va detto che, in materia di diritti dei bambini, il Governo somalo sta cercando di dare il proprio contributo. Nel 2015 ha Pag. 51ratificato la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo ed approvato gli impegni di Parigi per proteggere i bambini da assunzioni illegali o dal reclutamento da parte delle forze armate o da gruppi armati. In seno al Governo federale somalo, esiste inoltre un'Unità di Protezione dei Bambini presso l'Esercito Nazionale che cerca di prevenire il reclutamento di bambini attraverso un'attenta selezione dei candidati. La Somalia ha in atto un Programma Nazionale per il trattamento e la gestione di ex combattenti e gioventù a rischio e i Ministeri della difesa e della Sicurezza Nazionale hanno firmato procedure operative per il recupero di bambini soldato e la loro reintegrazione.
  Vorrei concludere menzionando l'impegno messo in campo dalla Cooperazione Italiana a favore della condizione dei giovani e dei minori, così come di altri gruppi in condizione di vulnerabilità. Ciò costituisce uno dei punti focali delle attività condotte a beneficio della popolazione della Somalia, nella consapevolezza che la creazione di alternative sociali e economiche per i giovani può evitare che questi ultimi vengano impiegati e sfruttati nei conflitti in corso. Tra le più rilevanti iniziative recenti rivolte, in particolare, ai giovani devono essere menzionate:
   il contributo di 1 milione di euro del 2014 all'UNICEF per il programma «go2chool», che ha permesso di offrire a circa 4.000 bambini e bambine nomadi del Puntland, un'istruzione primaria;
   il contributo di 1 milione di euro del 2015 all'OIM per la creazione di opportunità di sviluppo e di impiego in loco per i giovani, anche nella prospettiva di prevenire lo sfruttamento degli stessi nell'ambito dei fenomeni migratori illegali o in altre forme legate ai conflitti in corso;
   il contributo volontario, a fine 2015, per il sostegno alla Somali Development Reconstruction Facility (SDRF), indirizzato a specifici programmi del fondo fiduciario gestito dalle Nazioni Unite in Somalia, denominato «Multi Partners Trust Fund (MDTF)», per l'importo complessivo di 3.990.000 euro e articolato in tre iniziative maggiori che vertono tutte su attività di formazione utili ad offrire alternative economiche e sociali ai giovani e prevenire il loro sfruttamento in molteplici forme, incluso il coinvolgimento in attività militari e paramilitari.

  A conferma del suo impegno la Cooperazione Italiana rimane attenta alla possibilità di ulteriori specifiche iniziative sul tema.