CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 23 giugno 2016
661.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-04865 Piccione: Sui titoli per l'accesso al master universitario di II livello in ingegneria delle infrastrutture e dei sistemi ferroviari.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Nel rispondere all'interrogazione n. 5-04865 si ricorda in premessa che i corsi di master rientrano tra le iniziative a disposizione degli Atenei per integrare l'offerta didattica in ambiti in cui si ritiene che esista una domanda specifica di conoscenza e di approfondimento. I master sono fortemente orientati al mondo del lavoro e la collaborazione con le aziende coinvolte costituisce un elemento fondamentale sia per l'impostazione del progetto didattico che per lo sviluppo dei contenuti formativi.
  L'Università degli studi «La Sapienza» di Roma, in attuazione di quanto previsto dall'articolo 3, comma 9, e dall'articolo 7, comma 4, del decreto ministeriale n. 270 del 2004, promuove tali corsi che sono disciplinati dal «Regolamento generale master» – emanato con decreto del Rettore n. 502 del 20 maggio 2010 – nonché dallo Statuto di Ateneo e dal Regolamento didattico di Ateneo. Inoltre, gli articoli 3 e 5 del citato decreto rettorale n. 502 stabiliscono che il regolamento del singolo master e il relativo bando di concorso devono indicare i titoli di studio riconosciuti idonei per l'ammissione, condizione questa ribadita dall'articolo 7, comma 6, del Regolamento didattico di Ateneo. Ciò deve avvenire, evidentemente, nell'ampio quadro dell'autonomia universitaria sancita dall'articolo 33 della Costituzione e dall'articolo 6 della legge n. 168 del 1989.
  Per quel che concerne il master in ingegneria delle infrastrutture e dei sistemi ferroviari, oggetto dell'interrogazione, l'Università «La Sapienza» – interpellata in merito – ha rappresentato che la possibilità di selezionare le classi di laurea ammissibili deriva dal progetto didattico-scientifico del master in Ingegneria delle Infrastrutture e dei sistemi ferroviari, denominato Master IISF, che deve necessariamente essere flessibile per far si che l'offerta formativa possa essere tempestivamente adeguata ad intercettare le esigenze del mercato del lavoro nel settore ferroviario, ed in particolare delle aziende e delle industrie che lo sostengono e collaborano alla sua erogazione, le quali sono sempre più attente agli aspetti specialistici dell'ingegneria legati alle nuove tecnologie.
  Pertanto, l'impostazione didattica del master IISF approfondisce aspetti scientifici, tecnologici, gestionali e operativi del sistema ferroviario a partire da una formazione acquisita nei corsi di laurea appartenenti alle classi indicate nel bando.
  La selezione effettuata risponde all'esigenza di confinare la formazione richiesta per l'accesso al master all'interno dell'ingegneria e dei concetti più propriamente ingegneristici, in modo da consentire una maggiore possibilità di recepire gli approfondimenti sviluppati durante il corso. La classe di laurea LM-4, architettura e ingegneria edile-architettura, invece include orizzonti formativi molto ampi poiché coniuga l'area dell'ingegneria con quella dell'architettura.
  Si rappresenta, inoltre, che in base al decreto interministeriale del 9 luglio 2009 – pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 233 del 7 ottobre 2009, recante le equiparazioni tra lauree di vecchio ordinamento, lauree specialistiche e lauree magistrali ai fini della partecipazione a pubblici concorsi – Pag. 75le classi LM-4 e 4/S non risultano equiparate ad alcuna delle classi di laurea magistrale ammissibili al Master IISF.
  Quanto delineato, rientra quindi nell'ambito delle autonomie didattiche degli Atenei ed è in linea con quanto fatto nelle edizioni del master a partire dall'anno accademico 2009/2010.
  L'efficacia di questo approccio di forte integrazione con le realtà aziendali che supportano il master è testimoniato dal sempre crescente successo e interesse per questa proposta formativa e dai risultati in termini di opportunità lavorative offerte ai Diplomati del Master (nelle 11 edizioni concluse oltre 270 diplomati hanno usufruito di opportunità di lavoro nell'ambito delle aziende che lo sostengono, per un placement di oltre il 90 per cento).

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ALLEGATO 2

5-05260 D'Incà: Sulla partecipazione ai futuri corsi abilitanti per l'insegnamento da parte dei dottorandi di ricerca.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'On.le interrogante, in merito alla incompatibilità tra frequenza TFA e svolgimento del dottorato di ricerca, chiede se si intenda consentire ai dottorandi di ricerca di partecipare ai futuri corsi abilitanti (percorsi abilitanti speciali e tirocini formativi attivi), qualora in possesso dei requisiti richiesti dai relativi bandi, contemporaneamente allo svolgimento del dottorato.
  Ad oggi, la disciplina di riferimento è contenuta in un decreto avente natura regolamentare e precisamente nell'articolo 3, comma 6, del decreto ministeriale n. 249 del 2010 che recita: «la frequenza dei corsi previsti dal presente decreto è incompatibile, ai sensi dell'articolo 142 del Regio decreto 31 agosto 1933, n. 1592, con l'iscrizione a:
   a) corsi di dottorato di ricerca;
   b) qualsiasi altro corso che dà diritto all'acquisizione di crediti formativi universitari o accademici, in Italia e all'estero, da qualsiasi ente organizzati».

  Si evidenzia che la ratio di questa disposizione sta anche nel fatto che la contestuale frequenza dei corsi abilitanti e dei corsi di dottorato di ricerca è, di fatto, inconciliabile atteso il notevole carico di attività formative connesse ad entrambi i percorsi, nonché l'obbligo di frequenza delle attività didattiche e di tirocinio previsto per i corsi abilitanti.
  Inoltre, la modifica al citato decreto regolamentare implicherebbe la necessità di avviare un lungo iter, previsto dall'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, il quale prevede, tra l'altro, l'acquisizione del parere del Consiglio di Stato e i pareri dei soggetti direttamente interessati dal provvedimento (ad esempio il parere Consiglio nazionale degli studenti universitari, il parere del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione), il visto e la registrazione della Corte dei conti e infine la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
  È invece prossima l'emanazione di un ulteriore ciclo di Tirocinio Formativo Attivo.
  Si sottolinea, comunque, che questo Ministero, proprio nell'ottica di valorizzare il titolo del dottorato di ricerca, con riferimento ai titoli valutabili nell'ambito del recente concorso a cattedre nella scuola (vedi tabella di cui al decreto ministeriale n. 94 del 23 febbraio 2016), ha attribuito allo stesso un significativo punteggio (5 punti, più del doppio per esempio a quello riconosciuto ad una seconda laurea).

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ALLEGATO 3

5-08964 Vezzali: Sull'erogazione effettiva dei contributi per il restauro di beni culturali privati.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il tema sollevato dall'Onorevole interrogante è cruciale poiché i contributi ai privati previsti dal Codice dei beni culturali sono una forma di riconoscimento materiale, da parte dello Stato, della funzione sociale svolta dai proprietari di beni culturali vincolati, che lo affiancano nell'attività di conservazione e quindi nella tutela e nella valorizzazione del patrimonio culturale. È del resto noto che i beni culturali privati, per il restauro dei quali si riceve un contributo, devono essere aperti alla pubblica fruizione, sulla base di apposite convenzioni.
  E dichiaro subito che la situazione attuale, circa il rapporto fra fa pubblico e privato, con particolare riferimento a questo specifico ambito, non può essere considerata soddisfacente e del resto il grande tema del rapporto pubblico-privato nel campo dei beni culturali potrà richiedere nuove riflessioni e interventi, da collocare anche in una prospettiva più ampia.
  Ricordo che, per quanto riguarda l'erogazione dei contributi in conto capitale, questa avviene sulla scorta di una programmazione annuale, predisposta sulla base delle risorse disponibili, e secondo il criterio dell'ordine cronologico in ambito regionale, che costituisce rigoroso principio di riferimento.
  Nell'ambito di ciascuna regione, gli interventi sono inseriti nel programma, secondo gli elenchi inviati dai Segretariati regionali e secondo il parere delle commissioni regionali, nonché dei Direttori generali competenti per settore, in base all'ordine cronologico della data di collaudo dei lavori, fino ad esaurimento del budget regionale disponibile, calcolato percentualmente sulla base degli interventi richiesti su tutto il territorio nazionale.
  Un altro principio utilizzato nell'erogazione dei contributi tiene conto dell'entità degli stessi, rateizzandone il pagamento secondo il seguente schema:
   da 0 a euro 300.000,00 pagamento totale del contributo;
   da euro 300.001,00 a euro 500.000,00 acconto del 50 per cento del contributo con saldo nell'anno successivo;
   da euro 500.001,00 acconto di un terzo del contributo e saldo mediante due rate successive.

  E d'altra parte, come parimenti noto all'onorevole interrogante, l'articolo 1, comma 26-ter, del decreto-legge n. 95/2012, prevede che a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del suddetto decreto e fino al pagamento dei contributi già concessi alla medesima data e non ancora erogati ai beneficiari, sia sospesa la concessione dei contributi di cui agli articoli 35 e 37 del Codice dei beni culturali.
  Pertanto, a partire dal 15 agosto 2012, non è stato più possibile rilasciare le «dichiarazioni di ammissibilità» ai contributi di cui ai citati articoli 35 e 37, da parte degli Uffici competenti, neanche in relazione ad istanze pervenute al protocollo dei suddetti uffici in data antecedente al 15 agosto 2012.
  Viceversa tutti gli interventi per i quali sia stata rilasciata la dichiarazione di ammissibilità entro il 14 agosto 2012, saranno finanziati nei tempi consentiti dalle risorse disponibili.Pag. 78
  Al riguardo, ricordo che la legge di assestamento del bilancio per l'anno finanziario 2015 ha stanziato sul capitolo 7441/1 10 milioni di euro a decorrere dal 2015, per «l'estinzione dei debiti pregressi nei confronti dei proprietari, possessori o detentori di beni culturali ai sensi degli articoli 31, 35 e 36 del Codice beni culturali e del paesaggio, per i contributi concessi fino al 15 agosto 2012».
  Si è trattato di un primo passo nella direzione giusta, e tuttavia il Ministero è consapevole della esigenza di provvedere ulteriormente, confidando anche nel sostegno del Parlamento.
  Lascio a disposizione della Commissione uno schema con il trend delle risorse per i contributi in conto capitale dal 2009 ad oggi, con l'avvertenza che il 2016 è ancora in fase di programmazione.

ANNO Programma contributi
2009 17.670.782
2010 24.369.132
2011 23.663.485
2012 50.663.485
2013 15.047.923
2014 17.830.222
2015 10.136.445
2016* 10.167.301

* da programmare

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ALLEGATO 4

5-08965 Pannarale: Sul concorso per l'assunzione di 500 funzionari per i beni culturali.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'Onorevole Pannarale mi consente di tornare sull'argomento del Bando relativo all'immissione nei ruoli del Ministero di 500 nuovi funzionari, che costituisce uno degli elementi più «attenzionati» di una serie di misure che hanno accompagnato le riforme attuate dal Governo nel settore della cultura.
  Il Bando segue ad una profonda e radicale riforma attuata mediante il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 agosto 2014, n. 171 ed il decreto ministeriale 23 gennaio 2016, n. 44.
  All'esito di tale riforma, finalizzata tra l'altro alla semplificazione delle linee di comando fra amministrazione centrale e amministrazione periferica e alla piena differenziazione fra tutela e valorizzazione dei beni culturali, si è proceduto all'emanazione del decreto ministeriale del 6 agosto 2015 che ha previsto la ripartizione delle dotazioni organiche di diritto (ferme al 1988); sono state quindi attivate una serie di procedure finalizzate a riequilibrare la dotazione organica di fatto con la dotazione organica stabilita mediante il nuovo decreto ministeriale di ripartizione.
  In buona sostanza si è disposto un ampio disegno organico, in cui sono state portate a sintesi le necessità dell'Amministrazione e si è provveduto ad un'equa e proporzionale assegnazione delle risorse umane.
  In questo flusso di attività, trovano pertanto piena attuazione, le seguenti procedure:
   1) Flessibilità orizzontale, con la quale, dopo oltre 10 anni, si è permesso al personale già inquadrato nei ruoli di questa Amministrazione, seguendo sempre le necessità evidenziate nel decreto ministeriale relativo alle dotazioni organiche, di esser giuridicamente inquadrato rispetto al profilo nel quale si presta servizio da oltre un triennio.
   2) Procedura di mobilità volontaria interna, articolata in diversi momenti e procedure, che permette al personale inquadrato di soddisfare, secondo il già evidenziato criterio della vacanza organica presente nei ruoli dell'Amministrazione, una più coerente allocazione.

  Vorrei poi sottolineare il fatto che il riparto tra i vari profili nella procedura concorsuale è stato effettuato in maniera proporzionale rispetto alla vacanza organica di ciascun profilo rispetto alla dotazione organica di diritto prevista dal decreto ministeriale 6 agosto 2015.
  Nel dettaglio, tale ultima ripartizione organica prevede 837 posti di funzionario bibliotecario, a differenza da quanto previsto nel 1988 (quando il Dicastero superava abbondantemente le 25 mila unità), allorché erano pari a solo 522 unità. Tale incremento è stato effettuato a conferma della massima attenzione che il Ministero ha voluto dare al comparto delle biblioteche.
  Si specifica inoltre che il numero previsto nella dotazione organica di diritto per gli storici dell'arte suddiviso su base regionale è stato effettuato tenendo conto sia dei beni storico-artistici presenti nella Regione sia in funzione dei musei autonomi presenti.Pag. 80
  La distribuzione dei 500 posti tra i 9 profili contemplati dalla legge – tutti egualmente in sofferenza e tutti aventi pari dignità – è stata compiuta secondo l'unico criterio possibile: la equa e proporzionale assegnazione di risorse umane a ciascun profilo. Per ciascuno di questi profili è stato così calcolato proporzionalmente il numero di posti in relazione ai 500 da mettere a bando: 90 archeologi su 136 carenze in pianta organica; 130 architetti su 198 carenze; 95 archivisti su 146 carenze; 40 storici dell'arte su 61 carenze; 30 funzionari della promozione e comunicazione su 50; e così via. I posti a concorso per il profilo bibliotecario sono dunque 25 sul totale nazionale di 41 carenze, il solo parametro rilevante ai fini del bando.
  Questo criterio – condiviso anche con le organizzazioni sindacali – era l'unica scelta capace di assicurare un'equa ripartizione tra profili. Allontanarsi da tale criterio avrebbe dato adito a infinite discussioni sul perché favorire un profilo rispetto a un altro.
  Quanto alla ripartizione geografica dei posti, posso anche concordare con l'irragionevole squilibrio territoriale accumulatosi negli ultimi trenta anni. Ma, a titolo esemplificativo, vorrei evidenziare che in Calabria sono stati previsti dal decreto ministeriale 13 funzionari storici dell'arte a fronte di 2014 beni storico-artistici presenti sui territorio mentre in Liguria, a fronte di 11.418 beni storici-artistici presenti, sono stati stabiliti 13 posti. Ne discende, pertanto, l'evidente attenzione che è stata posta sulle regioni meridionali e mi sento di rassicurare, in generale, circa l'equa proporzione dei posti previsti rispetto alla vacanza organica.
  Vorrei precisare, inoltre, che l'età media dei funzionari di questo dicastero è pari a 57 anni e che gli archivisti hanno l'età media più alta, pari a 58,72, con la conseguenza che le cessazioni interesseranno in maniera più o meno omogenea tutti i profili dei funzionari.
  Concludo precisando che per coprire l'ulteriore vacanza organica di questo Ministero è stata attivata una procedura di mobilità, in fase di conclusione, riservata al personale delle ex province e si è proceduto ad opzionare altro personale sul portale mobilità del Dipartimento della Funzione Pubblica.

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ALLEGATO 5

5-08966 Simone Valente: Sul concorso per l'assunzione di 500 giovani per la cultura.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Gli Onorevoli Valente ed altri, con riferimento alla procedura per la selezione di 500 giovani laureati da formare per la durata di 12 mesi nelle attività di inventariazione e digitalizzazione del patrimonio culturale italiano presso gli Istituti e i luoghi della cultura statali sul territorio nazionale, avviata in attuazione dell'articolo 2 del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, recante «Misure urgenti per la prosecuzione dell'attività di inventariazione e digitalizzazione del patrimonio culturale italiano e per l'attuazione del progetto “500 giovani per la cultura”», stigmatizzano i ritardi nel pagamento dell'indennità e chiedono quali iniziative si intendano assumere per assicurare il sollecito pagamento e per chiarire le prospettive della formazione svolta.
  Ribadisco in primo luogo quanto dichiarato dal Ministro nella risposta all'interrogazione Battelli 4-02955 la norma ricordata ha disegnato un percorso formativo vincolato ex lege nel numero di partecipanti e nelle risorse disponibili, per cui F Amministrazione, al fine di venire incontro alle fondate istanze dei tirocinanti, ha potuto solo agire sull'unica variabile non predeterminata, nella fattispecie l'orario di lavoro complessivo stabilito (50 ore mensili), rendendo tale rapporto quanto più possibile favorevole ai partecipanti al percorso formativo.
  Quanto al tema delle ritenute applicate al compenso liquidato, richiamato dagli Onorevoli interroganti, ricordo che normativamente l'indennità di tirocinio, dal punto di vista fiscale, è considerata reddito assimilato a quello del lavoratore dipendente.
  Assicuro quindi che non sono effettuate trattenute a titolo contributivo e ribadisco fortemente come, posto l'ammontare complessivo del reddito inferiore agli euro 8.000 annui (considerato scaglione per la NO TAX AREA), l'Amministrazione (come riportato ad ogni incontro con le delegazioni dei 500 giovani) non ha mai applicato alcuna trattenuta a titolo fiscale.
  Per completezza aggiungo che l'Amministrazione:
   in accordo anche con il competente Ufficio Centrale del Bilancio, ha provveduto ad applicare la trattenuta a titolo di IRAP pari all'8,5 per cento;
   ha applicato all'indennità le obbligatorie trattenute previste per la responsabilità civile verso terzi, pari a 44 euro complessivi (3,6 euro al mese) e per l'assicurazione obbligatoria INAIL per gli infortuni sul lavoro, pari ad euro 190 (15,83 euro al mese).

  Tengo infine a fornire ulteriori chiarimenti circa il doloroso ritardo subito nella liquidazione della spettanza ai giovani tirocinanti per i mesi di gennaio-aprile. Esprimo vivissimo rincrescimento per questo malfunzionamento, imputabile a incomprensioni comunicative tra questa Amministrazione e il MEF che, anche a seguito della segnalazione della Corte dei Conti, avevano determinato una non corretta imputazione dei costi a causa dell'emissione del pagamento delle indennità in conto competenza.
  Come è stato del resto già comunicato alla delegazione dei giovani tirocinanti, si è pertanto sollecitamente modificata la Pag. 82procedura di liquidazione dell'indennità di formazione gestendo la stessa mediante ordini di accreditamento e pagamento da parte di tutti i Segretariati regionali ed Istituti autonomi interessati al procedimento formativo. Ciò ha comportato una inevitabile interruzione tecnica, dovuta alla necessità di quantificare gli oneri e gestire le criticità associate alla gestione delle spettanze da parte delle strutture periferiche di questa Amministrazione.
  In ogni caso, fornisco precise assicurazioni circa il completamento ad oggi di tale procedura e sulla liquidazione delle spettanze arretrate a saldo, in particolare precisando che gli Istituti stanno provvedendo all'emissione delle buste paghe comprensive anche delle spettanze arretrate da liquidare relative alla mensilità di gennaio, febbraio, marzo e aprile.
  Infine, circa l'ultimo quesito, posso comunicare che il Ministero ha inteso venire incontro alle istanze dei tirocinanti – stanti i ben noti vincoli in tema di assunzioni nel pubblico impiego – impegnandosi a dare riconoscimento alla loro esperienza nell'ambito del bando di concorso per l'assunzione a tempo indeterminato presso questa Amministrazione di 500 funzionari ai sensi dell'articolo 1, comma 329, della Legge di Stabilità 2016: tale bando infatti offre ai tirocinanti una preferenza, attribuendo loro un punteggio integrativo – da 5 a 10 punti, a giudizio della Commissione valutatrice – per l'accesso ai due profili di funzionario archivista e di funzionario della promozione, profili che corrispondono ai loro titoli curricolari.

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ALLEGATO 6

5-08967 Palmieri: Sulle «Terme del corallo» di Livorno.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Complesso monumentale denominato «Acque della Salute, costituito da padiglioni principali, esedra, chiosco ottagonale, edicole, torrino, magazzini, appartamenti e Parco», attualmente di proprietà del comune di Livorno, è stato sottoposto alle disposizioni della legge di tutela una prima volta con decreto ministeriale dell'8 maggio 1969 e, più di recente con provvedimento del 2 dicembre 2015, in ragione delle numerose e raffinate decorazioni in stile liberty, della originale ed eclettica architettura inserita in un Parco che ne costituisce una cornice naturale ed elegante. La competente Soprintendenza comunica che effettivamente tale complesso versa in stato di abbandono, con rischio di perdita dei pregevoli decori.
  In merito alla possibilità di finanziare la riqualificazione della struttura mediante i fondi del gioco del Lotto, occorre considerare che la consistenza di tali fondi è andata progressivamente diminuendo nel corso del tempo, fino ad arrivare all'attuale disponibilità di euro 46.314.259,73, che comprende l'incremento, pari a 10 milioni di euro, di cui all'articolo 1, comma 351, della legge n. 208/2015 (legge di stabilità 2016).
  Vorrei rammentare che i fondi in parola sono assegnati sulla base di apposita programmazione che viene assentita dal Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici: lo schema di programma annuale viene reso pubblico sulla rete intranet e sul sito internet del Ministero per un periodo di sessanta giorni per eventuali modifiche prima della sua approvazione. È ima programmazione destinata a interventi di tutela e di valorizzazione.
  Questo Governo ha posto comunque in primo piano l'importanza della conservazione e del restauro del patrimonio culturale del Paese e lo ha dimostrato attraverso gli stanziamenti legati ai «Grandi progetti» di cui al decreto-legge n. 83/2014 per un importo pari a 5 mln per il 2014, 30 mln per il 2015, 50 mln per il 2016, 70 mln per il 2017 e 65 mln a decorrere dal 2018, nonché al «Fondo tutela» di cui alla legge 190/2014 (legge di stabilità 2015) per un importo pari a 100 milioni annui dal 2016 al 2020, nonché alla delibera CIPE 1o maggio 2016 che prevede un importo pari ad un miliardo di euro per il finanziamento del piano turismo e cultura, che stanno consentendo e consentiranno il raggiungimento di grandi obiettivi, nell'ambito della tutela del patrimonio culturale.
  Alla luce di tali elementi, sarà pertanto cura dell'Amministrazione valutare con la massima attenzione le proposte che perverranno dai competenti uffici territoriali in ordine al possibile utilizzo di risorse provenienti dalle fonti sopra ricordate – cui aggiungere, si auspica, il concorso delle istituzioni locali interessate – per la salvaguardia e la valorizzazione del bene in parola, beninteso nell'ambito di un organico quadro programmatorio.

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ALLEGATO 7

5-08968 Coscia: Sul «Patto della lettura» tra Ministero dei beni culturali ed emittenti televisive.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Alla luce degli ultimi dati ISTAT che confermano che il nostro Paese è ancora agli ultimi posti in Europa nella diffusione della lettura, nonostante le iniziative assunte in questi anni anche ad opera del Centro per il libro e la lettura, il recentissimo Patto con le reti televisive è nato dall'esigenza di richiamare l'attenzione del pubblico italiano sul libro e sulla lettura in tutto il territorio nazionale e a tutti i livelli socio-culturali, poiché la televisione resta senza alcun dubbio ancora oggi il mezzo di comunicazione più utilizzato e diffuso in Italia e di conseguenza il più utile per evidenziare il valore sociale della lettura e la consapevolezza che leggere è una ricchezza collettiva e non può che portare beneficio a tutti.
  Se la televisione rappresenta lo strumento fondamentale per la sensibilizzazione di un pubblico vasto e differenziato, il Patto stesso costituisce, in sé, uno strumento di persuasione e pressione, questa volta nei confronti delle reti televisive, sulla necessità e l'importanza di una maggiore pubblicizzazione del libro attraverso i canali e le trasmissioni prodotte.
  Per la prima volta nella storia delle televisione le principali emittenti del Paese, e non solo il Servizio Pubblico, assumono pubblicamente l'impegno di promuovere la lettura, riconoscendone l'importanza strategica per la crescita culturale e sociale.
  Il Patto nazionale rappresenta nel suo insieme una grande iniziativa di comunicazione finalizzata alla valorizzazione del leggere e che si declina con modalità differenti a seconda degli obiettivi intermedi e dei target di riferimento. Questa azione di comunicazione presuppone una cabina di regia istituzionale, affidata al Centro per il libro e la lettura di questo Ministero, al fine di rafforzare l'immagine e il ruolo sociale del libro e della lettura attraverso iniziative differenti, ma coordinate e rivolte in primo luogo ai lettori deboli e ai non-lettori.
  Le emittenti televisive non saranno soltanto delle straordinarie casse di risonanza per promuovere iniziative di promozione della lettura oggi poco valorizzate e misconosciute, ma soprattutto diventeranno interlocutori di un dialogo diretto e continuato tra il settore della promozione della lettura, il mondo editoriale e i palinsesti televisivi in un rapporto di comunicazione costante che abbia come punto focale il libro e la lettura.
  A tal fine questo Ministero, per il tramite del Centro per il libro e la lettura, intende non solo favorire la pubblicizzazione di specifiche iniziative già avviate (come le campagne nazionali del «Maggio dei libri» e «Libriamoci»), ma anche definire nuovi percorsi di collaborazione con le emittenti, valutando insieme a loro la creazione di un gruppo di lavoro permanente misto che assicuri, oltre al collegamento con i programmi esistenti, nuove azioni da promuovere, interventi di comunicazione da effettuare, target specifici da raggiungere, allo scopo di potenziare occasioni di promozione della lettura e dei libri all'interno di ogni genere di programma e non esclusivamente, come finora avviene, negli specifici contenitori culturali. Lo stesso gruppo di lavoro potrebbe avere anche il compito di monitorare le attività svolte e da svolgere.Pag. 85
  Con la Rai la collaborazione è già operativa e ha prodotto i primi risultati in occasione della presentazione del recentissimo «Progetto 0-6» – dedicato a promuovere la lettura ad alta voce sin dalla prima infanzia – che il MiBACT ha avviato insieme con i Dicasteri dell'Istruzione e della Salute: due spot creati per sostenere l'iniziativa sono già in programmazione sugli schermi in questi giorni mentre i canali web diffondono notizie e sollecitazioni sul tema dell'importanza della lettura per lo sviluppo cognitivo sin dai primi mesi di vita.