CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 9 giugno 2016
653.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-08207 Sibilia: Sulla morte di sette studentesse italiane nell'incidente stradale avvenuto in Spagna nel marzo 2016.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il tragico incidente verificatosi il 20 marzo scorso in Spagna, sull'autostrada che collega Valencia a Barcellona, all'altezza della località di Freginals (in Catalogna), e stato tra i più gravi avvenuti all'estero negli ultimi anni in cui sono rimasti coinvolti cittadini italiani. La scomparsa di sette giovani studentesse italiane, giunte in Spagna per partecipare al Programma europeo di studio ERASMUS e costruire il proprio futuro, ha suscitato vasta commozione in tutta l'opinione pubblica.
  Alle famiglie delle vittime vanno ancora una volta le espressioni del nostro più profondo cordoglio. Ai connazionali rimasti feriti vanno i nostri auguri di pronta e completa guarigione.
  Non appena appresa la notizia dell'incidente, la Farnesina si è subito attivata attraverso l'Unità di Crisi e la Direzione Generale per gli Italiani all'Estero, mantenutesi in stretto contatto sin dall'inizio con il Consolato Generale d'Italia a Barcellona e l'Ambasciata d'Italia a Madrid, per verificare l'eventuale coinvolgimento di connazionali ed acquisire informazioni su numero e nazionalità dei passeggeri del pullman, nonché sulle loro condizioni.
  Accertata la presenza di cittadini italiani a bordo, la Farnesina ha invitato – attraverso i principali media (canali televisivi, proprio account twitter, etc.) ed il sito istituzionale Viaggiare Sicuri – i connazionali che intendevano ricevere notizie sull'incidente a contattare la Sala Operativa dell'Unità di Crisi, attiva 24h e per l'occasione rafforzata dalla presenza di personale aggiuntivo. Contemporaneamente, presso il Consolato Generale di Barcellona è stata realizzata una analoga «sala crisi» che ha raccolto altre informazioni e richieste da parte di connazionali.
  Il Console Generale a Barcellona si è recato nelle ore immediatamente successive presso la località di Tortosa (in Catalogna), dove era stato allestito dalla locale Protezione Civile un centro operativo di coordinamento. Grazie alle informazioni progressivamente acquisite dal Console Generale, si è potuto appurare che le vittime italiane erano sette e sei i connazionali feriti.
  Una volta ottenuti i nominativi, l'Unità di Crisi si è messa subito in contatto con le famiglie delle vittime e dei feriti per comunicare loro le informazioni appena acquisite, in attesa della conferma ufficiale delle Autorità locali, fornita successivamente attraverso la lista delle vittime e dei feriti.
  L'unità di crisi si è inoltre adoperata per permettere ad alcune delle famiglie delle vittime e dei feriti di raggiungere Barcellona il più rapidamente possibile. Le famiglie sono state accolte al loro arrivo a Tortosa dal Console Generale e, sostenute in quei drammatici frangenti da funzionari consolari, sono state accompagnate presso il centro di medicina legale dell'ospedale locale, dove sono iniziate le non facili operazioni di identificazione delle vittime. Il giorno successivo, sono giunti sul posto anche l'Ambasciatore d'Italia a Madrid, con un team di funzionari della stessa rappresentanza diplomatica, per proseguire l'azione di sostegno ed assistenza alle famiglie delle vittime.Pag. 9
  Nel primo pomeriggio di lunedì 21 marzo, inoltre, lo stesso Presidente del Consiglio Matteo Renzi, accompagnato da un funzionario dell'Unità di Crisi del MAECI, si è recato a Tortosa per incontrare i familiari delle vittime e porgere loro il cordoglio e la solidarietà di tutto il Paese, nonché per ribadire loro che la Farnesina avrebbe fornito loro tutta l'assistenza necessaria. Il Presidente Renzi ha inoltre trasmesso personalmente al Presidente della Generalitat di Catalogna, Carles Puigdemont, il vivo auspicio di un intervento delle Autorità locali per facilitare un rientro rapido delle salme ed assistere nel miglior modo possibile le famiglie. Il Presidente Renzi, infine, ha visitato alcuni feriti ricoverati presso gli ospedali di Tortosa e Tarragona ed ha rassicurato i loro familiari circa l'impegno delle Istituzioni, e della Farnesina in particolare, per agevolare il rientro dei giovani connazionali.
  A partire dal giorno successivo l'Ambasciata d'Italia e il Consolato Generale hanno moltiplicato gli sforzi, attraverso contatti con le Autorità locali, per accelerare le procedure di riconoscimento delle salme e la loro messa a disposizione delle famiglie dopo l'autopsia. Durante tutta questa fase, le famiglie sono state assistite dal legale di fiducia del Consolato Generale e dal personale delle nostre Rappresentanze diplomatiche presenti sul posto. Nella serata del 22 marzo, l'Unità di Crisi ha organizzato il rimpatrio delle salme di Francesca BONELLO, Serena SARACINO ed Elisa SCARASCIA MUGNOZZA (grazie al più agevole riconoscimento) con un volo dedicato, atterrato a Pisa.
  Il 24 marzo l'Unità di Crisi ha organizzato due ulteriori voli dedicati diretti all'aeroporto militare di Pisa ed a Torino-Caselle: il primo per il rimpatrio delle restanti salme (la cui identificazione è stata possibile solamente attraverso le risultanze delle prove del DNA), Valentina GALLO, Lucrezia BORGHI, Elena MAESTRINI ed Elisa VALENT; il secondo – adattato a specifiche esigenze mediche – per la ferita Annalisa RIBA, che necessitava di un intervento specialistico presso l'ospedale di Torino. La Farnesina si è in quei giorni mantenuta in stretto raccordo con Comuni e Prefetture di Pisa e Torino per garantire la necessaria assistenza all'arrivo.
  Dopo il rimpatrio delle salme, il Consolato Generale ha continuato costantemente ad interessarsi dello stato di salute dei feriti, anche attraverso le visite nei diversi ospedali di Barcellona dove erano stati trasferiti gli studenti più gravi. Lo stesso Consolato si è mobilitato per trovare – attraverso il concorso di una Fondazione catalana – una sistemazione di lungo periodo a titolo pressoché gratuito per i genitori della ragazza.
  L'istruttoria penale dell'incidente è stata disposta dal «Juzgado de Instrucciòn» (G.I.P.) n. 3 di Amposta (procedimento n. 201/2016), che ha già potuto raccogliere la maggior parte delle testimonianze dei giovani e delle persone che sono state coinvolte nell'incidente. Ad oggi non risulta tuttavia che l'autista del pullman abbia rilasciato la propria deposizione, in quanto ancora ricoverato in ospedale. Si è appreso inoltre che le Autorità di polizia non hanno ancora predisposto il complesso verbale dell'incidente, che sarà determinante per fornire una precisa spiegazione della dinamica e delle cause che lo hanno prodotto.
  I legali che intervengono nel processo hanno informato il Consolato Generale a Barcellona che, proprio a causa dell'elevato numero di persone coinvolte nell'incidente, della loro diversa provenienza e della complessità dell'istruttoria in generale, il giudice ha disposto che i termini della stessa possano essere prorogati fino a 18 mesi.
  Sia il Consolato Generale di Barcellona che l'Ambasciata a Madrid continueranno a monitorare con attenzione gli sviluppi del caso sul fronte del processo penale, nel pieno rispetto dell'autonomia dell'autorità giudiziaria inquirente.

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ALLEGATO 2

5-05813 Zampa: Sulla vicenda della giornalista azera Khadila Ismaylova.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Vorrei innanzitutto far presente che la giornalista Khadija Ismayilova è stata rilasciata in regime di libertà condizionata lo scorso 25 maggio, in seguito ad una decisione della Corte Suprema dell'Azerbaigian. La giornalista si trovava in carcere dal dicembre 2014 a seguito di una condanna a sette anni e mezzo di detenzione per una serie di reati finanziari, tra cui evasione fiscale, malversazione, attività economiche illecite. La recente decisione ha ora ridotto a 3 anni e mezzo il periodo di carcerazione, sospendendo nel contempo l'applicazione della pena. Il rilascio della Ismajilova segue la decisione del Presidente Aliyev lo scorso 17 marzo, in occasione della festività nazionale del Novruz, di concedere il «perdono presidenziale» a circa 150 detenuti, tra cui numerosi prigionieri politici.
  L'Italia ha seguito con attenzione il caso di Khadija Ismayilova e di altri detenuti, monitorando – in raccordo con i Partner europei e con il Servizio Europeo d'Azione Esterna – le condizioni di detenzione e lo stato di salute. Ha inoltre sostenuto con convinzione l'azione del Rappresentante Speciale UE per i Diritti Umani, Stavros Lambrinidis, il quale, nel corso della sua visita a Baku nel 2015, aveva anche potuto visitare in carcere tre prigionieri politici, segnalando alle Autorità locali l'importanza che rivestiva la loro situazione per l'UE, per il nostro Paese e per gli altri Stati Membri.
  Il rilascio della giornalista rappresenta indubbiamente uno sviluppo positivo che l'Italia incoraggia con spirito costruttivo, nell'ottica di favorire una sempre più ampia tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali, anche presso le organizzazioni internazionali e regionali. La stessa posizione è stata espressa anche dall'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'UE, secondo la quale il rilascio della Ismayilova rappresenta un ulteriore progresso dell'Azerbaigian nel rispetto degli obblighi assunti in sede internazionale. In quest'ottica, l'Italia non può che far proprio l'auspicio, espresso dall'Unione Europea, che possa essere revocato il divieto di viaggio cui è sottoposta la Ismayilova e vengano rilasciati anche gli altri detenuti e individui sottoposti a restrizioni di movimento per motivi politici.
  L'Italia, pertanto, continuerà a partecipare attivamente alla preparazione delle iniziative di dialogo sui diritti umani condotte dalla UE con l'Azerbaigian, così come con altri Paesi terzi. Credo dunque sia importante guardare con particolare attenzione alla prossima sessione del dialogo strutturato con l'Azerbaigian, che è in programma nell'autunno di quest'anno (l'ultima sessione si era svolta a febbraio 2014).
  Sempre nell'ambito dei diritti umani, vorrei ricordare che il nostro Paese ha svolto un ruolo attivo e importante in occasione del secondo ciclo della Revisione Periodica Universale presso le Nazioni Unite cui l'Azerbaigian si è sottoposto nell'aprile del 2013. Su iniziativa italiana, infatti, è stato raccomandato di garantire la libertà di espressione per i giornalisti e i media, oltre che di assicurare il rispetto della libertà di associazione, di assicurare una efficace attuazione della legge sulla violenza domestica, di promuovere la libertà di religione per tutte le confessioni. Tutte queste raccomandazioni sono state accettate dall'Azerbaigian.

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ALLEGATO 3

5-08805 La Marca: Sull'insegnamento della lingua italiana in Ontario.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Ringrazio innanzitutto l'On. Interrogante per aver dato al Governo la possibilità di affrontare il tema della promozione della lingua e della cultura italiana in Canada, che costituisce da sempre una priorità nell'ambito dell'attività svolta dalla Farnesina in tale settore. L'insegnamento dell'italiano nel Paese assume infatti particolare rilevanza sia dal punto di vista quantitativo, in considerazione della numerosa comunità italiana presente, in particolare nella Regione dell'Ontario, che qualitativo, grazie alla diffusione di best practices altamente innovative.
  Guardiamo pertanto con preoccupazione alla riduzione da parte delle autorità scolastiche locali del sostegno finanziario ai Programmi che includono l'insegnamento dell'italiano nella regione dello York – programmi ai quali il Governo italiano ha peraltro contribuito attraverso l'Ente gestore Centro Scuola e Cultura italiana – in considerazione delle ricadute negative che una tale decisione avrebbe non solo sulla diffusione della lingua e della cultura italiana, ma anche sulla qualità del servizio linguistico-culturale offerto all'intera popolazione.
  Il Consolato Generale a Toronto, in coordinamento con l'Ambasciata italiana a Ottawa e con la Farnesina, si è pertanto immediatamente mobilitato in raccordo con il citato Ente Gestore, avviando una serie di iniziative volte a sensibilizzare sulla questione le varie istanze rappresentative della comunità italiana (associazioni italiane e italo-canadesi, mezzi di informazione, eletti italiani e italo-canadesi a vari livelli del Governo federale, provinciale e municipale) ed effettuando dei passi ufficiali presso le competenti Autorità locali, tra cui si segnala la lettera a firma congiunta dell'Ambasciatore italiano in Canada e del Console Generale a Toronto inviata il 26 maggio scorso al Premier canadese Trudeau e al Ministro dell'istruzione. Tali interventi sono stati, in particolare, mirati a mettere in rilievo il sostegno di cui il Programma di insegnamento gode tra le famiglie e gli studenti, chiamando a raccolta la comunità locale, e ad individuare con le Autorità scolastiche in loco possibili soluzioni di risanamento alternative, in modo da scongiurare una decisione del Provveditorato sotto il mero profilo della riduzione dei costi.
  L'azione di sensibilizzazione congiunta da parte del Consolato Generale e dell'Ambasciata si è sviluppata, da ultimo, anche in occasione della recente riunione del Provveditorato cattolico di York, svoltasi il 31 maggio scorso. Anche in tale sede è stata, infatti, ribadita la posizione italiana di ferma contrarietà alla chiusura dei corsi integrati e la disponibilità del nostro Governo a valutare congiuntamente le modalità più opportune per assicurarne la sostenibilità nel lungo periodo e migliorarne ulteriormente la qualità. Al riguardo, vorrei ringraziare l'On. La Marca per l'intervento effettuato nel corso di tale riunione a sostegno della posizione italiana, contribuendo in tal modo a rafforzare l'azione delle nostre autorità diplomatico-consolari sul Provveditorato dello York al fine di evitare che in occasione della prossima riunione, prevista il 14 giugno 2016, venga deciso il ridimensionamento dei Programmi internazionali.
  Si conferma, pertanto, che è in corso un intenso lavoro di squadra tra le varie componenti del sistema Paese al fine di tutelare l'insegnamento della lingua italiana in Canada, data la priorità che tale questione riveste per il nostro Paese.

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ALLEGATO 4

5-08846 Sibilia: Sull'adeguamento delle retribuzioni del personale a contratto presso la Rappresentanza permanente d'Italia presso le Nazioni Unite di New York.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Vorrei innanzitutto sottolineare come la Farnesina sia ben consapevole del ruolo essenziale svolto dal personale a contratto nell'attività degli Uffici diplomatico-consolari italiani negli Stati Uniti d'America e sia impegnata a garantire a tale categoria professionale i diritti e le tutele previste dal nostro ordinamento e dalla normativa ad essa applicabile.
  In tale ottica, confermo che la Farnesina ha recentemente accordato, con decorrenza 1o aprile 2016, un adeguamento retributivo del 5 per cento per tutti gli impiegati a legge locale e a legge italiana post ‘97, accogliendo la richiesta avanzata in tal senso dall'Ambasciata d'Italia a Washington nel 2015. Tale aumento è stato deciso sulla base della normativa vigente, che vincola la revisione dei trattamenti economici del personale a contratto degli Uffici del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale all'estero al variare di alcuni parametri, di cui il principale è rappresentato dalla comparazione con le retribuzioni offerte da altre rappresentanze diplomatiche-consolari, in particolare quelle dell'Unione europea, e da organizzazioni internazionali operanti nella stessa Sede. Si tiene poi conto delle condizioni del mercato del lavoro locale e dell'andamento del costo della vita. La Farnesina è pertanto tenuta a vagliare attentamente ogni richiesta di adeguamento salariale proveniente dalla rete all'estero alla luce di questi criteri e in base alle limitate risorse disponibili, verificando la sostenibilità della spesa sul medio periodo e definendo una scala di priorità volta in primo luogo ad alleviare le situazioni più critiche. Alla luce di queste considerazioni, gli Stati Uniti sono stati inclusi nella recente tornata di aumenti retributivi, del valore di 1.050.000 euro, che ha interessato complessivamente 500 dipendenti in 29 Paesi.
  Premesso ciò, occorre tuttavia tenere presente il diverso regime contrattuale degli impiegati a legge locale rispetto a quelli a legge italiana.
  Questi ultimi – che rappresentano una categoria ad esaurimento, a seguito della complessiva riforma operata dal decreto legislativo n. 103 del 2000 – godono della copertura sanitaria nei limiti delle prestazioni garantite dal Sistema Sanitario Nazionale per i cittadini italiani (le spese sono sostenute dal Ministero della salute, tramite una convenzione stipulata con una compagnia americana) e della tutela previdenziale, garantita dall'iscrizione all'INPS. I relativi contributi sono commisurati a una retribuzione convenzionale rivalutata annualmente sulla base degli indici del costo della vita in Italia. La Farnesina, su richiesta dei dipendenti negli USA, ha avviato nel 2016 un tavolo negoziale con il Ministero del lavoro e con quello dell'economia e delle finanze al fine di giungere ad una revisione delle summenzionate retribuzioni convenzionali.
  Il regime contrattuale del personale a contratto locale è invece regolato dalla normativa americana, con le ulteriori garanzie offerte dalla legislazione italiana (decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967), le quali fanno sì che i dipendenti degli Uffici diplomatico/consolari italiani negli USA beneficino di un Pag. 13trattamento più favorevole rispetto ad altri lavoratori locali. Essi godono infatti di un'assicurazione sanitaria nei limiti previsti dal Sistema Sanitario Nazionale, secondo modalità differenziate per gli impiegati iscritti all'INPS (copertura assicurata nelle stesse forme previste per il personale a legge italiana) e per quelli che non lo sono (copertura a carico della Farnesina, con polizza sanitaria contratta con una compagnia americana e attiva dal 1o gennaio 2016). Sul piano previdenziale, l'articolo 158 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967 prevede le seguenti forme di tutela: iscrizione al Social Security Fund per coloro che sono in possesso della cittadinanza americana (la Farnesina versa il 50 per cento dei contributi totali, nonostante la legge americana preveda che i contributi siano integralmente a carico del lavoratore); copertura tramite assicurazione privata per gli impiegati cittadini di Paesi terzi (con contribuzione ripartita a metà tra Amministrazione ed impiegato); iscrizione all'INPS su richiesta degli impiegati che hanno la cittadinanza italiana. In quest'ultimo caso, i contributi sono calcolati sul 50 per cento della retribuzione, sulla base dell'equivalenza tra base contributiva e base imponibile (fissata al 50 per cento della retribuzione per i soggetti IRPEF), ma si sta valutando da parte della Farnesina una soluzione che permetta, per coloro che sono soggetti al fisco americano, un aumento della contribuzione previdenziale da calcolare sul 100 per cento della retribuzione.
  Alla luce di quanto sopra esposto, non credo si possa negare il forte impegno messo in campo dalla Farnesina per superare le criticità attuali e fornire riscontro alle aspettative del personale a contratto, attraverso l'attuazione di varie iniziative sul piano dell'adeguamento retributivo, nonché sul fronte sanitario e previdenziale. Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale è altresì pronto ad esaminare tempestivamente eventuali istanze di modifica del contratto del personale a legge locale che siano motivate da aggiornamenti delle pertinenti norme USA.
  Con riferimento, infine, all'Accordo di sicurezza sociale tra Italia e Stati Uniti, in vigore dal 1o novembre 1978, si assicura l'intenzione del Governo di promuoverne la revisione, al fine di adeguare il testo ai cambiamenti intervenuti nella legislazione dei due Paesi e al mutato scenario migratorio.

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ALLEGATO 5

5-08847 Palazzotto: Sugli accordi tra Italia e Gambia in materia di immigrazione.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Vorrei iniziare il mio intervento segnalando che, su un piano generale, dall'inizio dell'anno sono sbarcati in Italia oltre 48.000 migranti. Si tratta di un flusso migratorio misto all'interno del quale cresce la componente dei migranti economici rispetto a quella dei richiedenti asilo.
  In linea con l'approccio proposto dal nostro Paese con il Migration Compact, la Commissione Europea ha presentato martedì scorso delle proposte che prevedono strumenti immediati per contenere i flussi, nonché strumenti di medio lungo periodo per lo sviluppo e gli investimenti nei paesi africani, fondamentali per affrontare in maniera sostenibile, ed in un quadro di partnership, il grande fenomeno delle migrazioni.
  Il Governo è infatti fortemente convinto che sia necessario affrontare le cause profonde delle migrazioni in Africa. Per tale motivo, in ambito Europeo, l'Italia sostiene con 10 milioni di euro il Fondo Fiduciario di emergenza lanciato nel novembre scorso a La Valletta.
  In tale contesto, assume particolare importanza anche una efficace politica di rimpatri dei migranti irregolari. Il Ministero dell'interno ha infatti intrapreso mirate forme di collaborazione pratica volte al rafforzamento della collaborazione operativa per la lotta all'immigrazione irregolare e in materia di riammissione con i principali Paesi di origine dei flussi, per conferire maggiore efficacia alla politica di rimpatrio, in linea con le strategie di contenimento dei flussi migratori illegali adottate dall'Unione europea.
  Riguardo al caso specifico della Gambia, i migranti che arrivano in Italia e che si dichiarano di nazionalità gambiana sono stati 8.707 nel 2014, 8.454 nel 2015 e al 7 giugno 2016 sono già 4.273, il che ne fa la terza nazionalità di provenienza dopo Nigeria ed Eritrea.
  Il 29 luglio 2010 è stato firmato a Banjul tra i rispettivi Ministeri dell'interno un accordo fra Italia e Gambia per il rafforzamento della cooperazione di polizia nella lotta contro il traffico di migranti e l'immigrazione irregolare, che prevede forme di assistenza tecnica e di fornitura di materiali, corsi di formazione, nonché lo scambio di funzionari. Tale accordo è stato sostituito il 6 giugno 2015 da un memorandum d'intesa, sottoscritto dal Capo della Polizia e il suo omologo della Gambia, che ricalca e aggiorna i contenuti del precedente. Esso prevede che all'impegno italiano nel settore dell'assistenza tecnica e della formazione in favore delle autorità gambiane corrisponda l'impegno di queste ultime a rilasciare, entro 48 ore dal riconoscimento della nazionalità sulla base dell'intervista a cura degli esperti di polizia gambiani già presenti in Italia, il lasciapassare necessario per eseguire il rimpatrio. Nel Memorandum si prevede anche la possibilità di estendere la cooperazione a specifici aspetti economici e sociali connessi con l'immigrazione, coinvolgendo a tal fine le competenti amministrazioni dei due Paesi e avvalendosi del supporto dell'Unione Europea.
  Come precisa il competente Ministero dell'interno, il Memorandum d'intesa firmato con la Gambia il 6 giugno 2015, così come gli altri analoghi accordi ancora in fase negoziale, non deroga alle norme nazionali, europee ed internazionali che Pag. 15sanciscono i diritti del migrante in generale e il diritto di asilo e alla protezione internazionale. Ne deriva che i cittadini gambiani, al pari degli altri stranieri che giungono in Italia o vengono soccorsi in mare, vedono garantiti i loro diritti fondamentali in virtù delle procedure nazionali di gestione dei migranti, da sempre ispirate ai principi di legalità e di pieno rispetto dei diritti fondamentali dell'individuo e, peraltro, applicate in stretta collaborazione con le competenti istituzioni e agenzie dell'Unione europea.
  Il Ministero dell'interno segnala, inoltre, che nel quadro dei seguiti dell'intesa del giugno 2015, ha condotto nell'aprile scorso una missione tecnica in Gambia per valutare la possibilità di realizzare in quel Paese un sistema automatizzato di rilevamento e comparazione delle impronte digitali (AFIS) utilizzabile anche ai fini dell'identificazione dei migranti giunti irregolarmente in Italia. Inoltre, è in discussione un organico progetto volto a porre in essere iniziative concrete di prima assistenza e reintegrazione dei gambiani rimpatriati, creando così le condizioni per il loro definitivo radicamento nel proprio Paese. Il Ministero dell'interno segnala, infine, che sono in programma iniziative miranti a rafforzare le capacità operative delle competenti autorità gambiane. In tale contesto operano attualmente in Italia, per collaborare con le autorità di polizia italiane, due ufficiali gambiani.

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ALLEGATO 6

5-08848 Porta: Sull'uccisione di un funzionario italiano a Caracas.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Vorrei iniziare il mio intervento esprimendo il mio più vivo e sentito cordoglio ai familiari di Mauro Monciatti, che era in servizio presso il Consolato Generale a Caracas. Il suo omicidio ci addolora molto ed è purtroppo indicativo della drammatica e sempre più preoccupante situazione in Venezuela. Il Paese sta attraversando una delle fasi più critiche della sua storia, che si sta ripercuotendo anche sulla numerosa comunità italiana residente nel Paese, le cui condizioni economiche e sociali sono fortemente deteriorate.
  La Farnesina continua a seguire con molta attenzione l'evoluzione della situazione. La nostra ambasciata a Caracas ha, innanzitutto, provveduto a rafforzare il coordinamento con la rete degli uffici consolari presenti nel Paese, con i consoli onorari e con le istanze rappresentative della nostra comunità: i COMITES, i CGIE, le associazioni, le istituzioni culturali e le imprese. In questo modo, si mira a rendere ancora più rapida la comunicazione con i nostri connazionali e creare le condizioni per interventi per quanto possibile tempestivi a loro tutela.
  Sulle questioni legate alla sicurezza, l'ambasciata sta svolgendo un lavoro a tutto campo, grazie anche all'esperto che opera in loco e che si occupa delle denunce di violenze o minacce da parte dei connazionali, oltre che di eventuali casi di sequestri. La sicurezza viene, poi, posta sistematicamente all'ordine del giorno degli incontri con gli esponenti del Governo di Caracas, alla luce del continuo innalzamento degli indici di criminalità che si registrano nel Paese e, in particolare, nella capitale. A tal proposito, sottolineo che l'ambasciata italiana è l'unica fra le rappresentanze occidentali che ha concordato con il Ministero degli affari esteri venezuelano un programma di incontri bilaterali a cadenza regolare per fare il punto sulle segnalazioni e le richieste della collettività italiana.
  L'Unità di Crisi della Farnesina mantiene costanti contatti con le omologhe strutture dei partner europei per assicurare un monitoraggio costante della situazione e continuerà ad aggiornare sia le informazioni disponibili che le indicazioni di comportamento per i connazionali presenti sulla scheda del sito Viaggiare Sicuri. Nelle scorse settimane la nostra Ambasciata è stata inoltre dotata di un sistema di comunicazioni satellitari di emergenza per far fronte al rischio di interruzioni delle comunicazioni. Un'ulteriore dotazione di sistemi di comunicazione satellitari è prevista anche per le Sedi consolari dipendenti. E stato inoltre predisposto il rafforzamento della presenza di militari dell'Arma presso l'Ambasciata d'Italia. Intensi contatti vengono anche mantenuti con la rete delle principali aziende italiane operanti in Venezuela in merito alla situazione del personale espatriato presente nel Paese (attualmente circa 250 persone, inclusi i connazionali temporaneamente residenti).
  Per quanto concerne la grave penuria di medicinali, segnalo che, su istruzioni della Farnesina, l'ambasciatore italiano a Caracas ha rappresentato alla Ministra degli esteri venezuelana, Delcy Rodríguez, la forte preoccupazione del Governo italiano e ha proposto delle modalità operative per far pervenire dall'Italia una lista di medicinali essenziali ai nostri connazionali, in particolare agli anziani. La Pag. 17Ministra Rodrìguez ha, tuttavia, negato che nel Paese vi sia un'emergenza sanitaria e ha aggiunto che, in caso di necessità, il Governo venezuelano potrebbe eventualmente chiedere ad alcuni organismi internazionali, come la FAO o l'OMS, la fornitura dei farmaci mancanti. La nostra Ambasciata continuerà a monitorare attentamente la situazione in cui versa il Paese, anche dal punto di vista sanitario, sollecitando nuovamente le autorità venezuelane a concedere il permesso per l'invio dei medicinali destinati alla collettività.
  Nell'attuale contesto di crisi economica, particolare attenzione viene, inoltre, riservata dalla Farnesina alla situazione dei pensionati italiani nel Paese, che rappresentano una delle categorie sociali più vulnerabili. Alla luce delle specifiche richieste pervenute dalla comunità italiana, la Farnesina è in costante contatto con il Ministero dell'economia e delle finanze, l'INPS e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali per vagliare la possibilità di riconsiderare il tasso di cambio attualmente utilizzato per pagare le pensioni agli italiani in Venezuela ed attuare il tasso di concambio flessibile, di valore più o meno corrispondente al precedente tasso SIMADI recentemente soppresso. In tal modo, verrebbe calcolato in maniera più congrua il rateo di pensione spettante e garantito un potere d'acquisto reale, superando almeno in parte le criticità legate al tasso di cambio ufficiale attualmente utilizzato, che sovrastima la valuta locale.
  Nel frattempo, prosegue, nonostante le obiettive condizioni di difficoltà ed estrema pericolosità, la quotidiana ed intensa attività delle nostre strutture diplomatiche e consolari a favore della collettività locale.
  Si stanno valutando possibili misure di rafforzamento dei servizi consolari e dell'attività di assistenza sociale in favore dei connazionali che si trovano in situazioni di emergenza o di difficoltà. A tale riguardo, segnalo che al fine di assistere direttamente i connazionali più disagiati, inclusi quelli che vivono in centri più isolati rispetto alle maggiori realtà urbane, si è recentemente fatto un più ampio ricorso alla stipula di atti di cottimo con società locali e centri italiani nel Paese.
  Vorrei concludere riaffermando l'impegno della Farnesina e del Governo a tutela della nostra comunità in Venezuela, in particolare, nella fase di crisi attuale. Continueremo a monitorare attentamente l'evoluzione della situazione sul terreno in stretto coordinamento con la rete diplomatico-consolare nel Paese e con gli enti rappresentativi della collettività, al fine di fornire adeguata assistenza ai connazionali e sollecitare gli opportuni interventi da parte delle autorità locali.