CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 7 giugno 2016
651.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri
ALLEGATO

ALLEGATO

Documento riassuntivo sugli atti parlamentari inerenti la morte di Emanuele Scieri presentato dall'On. Prestigiacomo.

Premessa

  Parallelamente alle indagini giudiziarie e all'inchiesta amministrativa, il Parlamento si è occupato del caso «Scieri» con una lunga serie di atti che si sono protratti dai giorni immediatamente successivi al tragico evento ai giorni nostri.
  Scopo di questa Relazione è rappresentare, sia pur sinteticamente, tutte le attività sin qui svolte da parlamentari di diverse appartenenze politiche, uniti dal comune intento di fare chiarezza su una vicenda che a tutti è apparsa sin da subito opaca e che ancora oggi è avvolta da troppi misteri, sia sulla dinamica che, ancor più, sulle responsabilità.
  Ogni atto, proposta di legge o di sindacato ispettivo presentata nel corso di questi anni, è stato sempre finalizzato a conoscere la verità sui fatti e a individuare i nomi di chi ha causato l'evento e di coloro che, in modi e in ruoli diversi, non ha contribuito lealmente all'accertamento della verità.
  Da un punto di vista cronologico, tenendo conto che la morte di Emanuele Scieri è avvenuta il 13 agosto 1999, ho ritenuto di dividere il mio lavoro prendendo come riferimento temporale le Legislature che si sono succedute.

XIII Legislatura dal 9 maggio 1996 al 29 maggio 2001

  Certamente il periodo di maggior interesse è da considerarsi quello delle settimane immediatamente successive all'evento.
  Visto che nei drammatici giorni agostani il Parlamento era chiuso per la pausa estiva, con la ripresa dei lavori tutti i gruppi parlamentari hanno fatto subito sentire la propria voce nei confronti del Governo.
  Il 10 settembre 1999, alla ripresa dei lavori della Camera sono state presentati ben dodici atti di sindacato ispettivo sulla vicenda, praticamente da tutte le forze politiche presenti, un fatto che ha pochi precedenti negli archivi di Montecitorio.
  A quella data risultano infatti depositate tre «Interpellanze» (2/01903 – 2/01910 – 2/01916) dagli onorevoli Paissan, Soro e Tassone, cinque «Interrogazioni a risposta orale» (3/04158 – 3/04170 – 3/04202 – 3/04203 – 3/04206) dagli onorevoli Gasparri, Del Mastro Della Vedova, Bono e Prestigiacomo e quattro «Interrogazioni a risposta scritta» (4/25270 – 4/25271 – 4/25291 – 4/25373) dagli onorevoli Piscitello, Alemanno, Foti e Spini.
  Il 14 settembre 1999, alla ripresa dei lavori del Senato sono stati presentati ben undici atti di sindacato ispettivo e indirizzo da quasi tutti i gruppi parlamentari: una «Mozione» (1/00435) dal senatore De Luca, tre «Interpellanze» (2/00887 – 2/00894 – 2/00898) dai senatori Peruzzotti, Semenzato e Manca, cinque «Interrogazioni a risposta scritta» (4/16131 – 4/16133 – 4/16139 – 4/16153 – 4/16214) dai senatori Russo Spena, Lo Curzio, Dolazza, De Luca e Occhipinti, e due «Interrogazioni a risposta orale» (3/03049 – 3/03050), entrambe dal senatore Centaro.
  Nei giorni successivi è rimasta alta l'attenzione in entrambi i rami del Parlamento sulla vicenda.
  Alla Camera, sempre il 14 settembre, vengono depositati altri otto atti ispettivi: tre «Interpellanze» (2/01919 – 2/01920 – 2/01922) dagli onorevoli Prestigiacomo, Manzione e Mussi, e cinque «Interrogazioni Pag. 170a risposta orale» (3/04210 – 3/04212 – 3/04213 – 3/04214 – 3/04219) dagli onorevoli Piscitello, La Malfa, Alemanno, Spini e Gnaca.
  Mentre al Senato il 15 settembre viene depositata una «Interrogazione a risposta orale» (3/03059) dal senatore Curto e il 24 settembre una «Interrogazione a risposta scritta» (4/16449), dal senatore Russo Spena.
  Per quanto concerne l'attività legislativa, alla Camera vengono depositate tre «Proposte di inchiesta parlamentare sulla morte di Emanuele Scieri» (Doc. XXII n. 58 – XXII n. 59 – XXII n. 60) a prima firma Prestigiacomo, Manzione e Rizza, mentre al Senato viene depositato un Disegno di Legge per l’«Istituzione di una Commissione di inchiesta sui casi di violenza denunciati nell'ambito delle Forze Armate e sul fenomeno del nonnismo» (A.S. 4298), primo firmatario il senatore Manfredi.
  Nel complesso, quindi, nella prima settimana dei lavori parlamentari successivamente alla morte del militare risultano indirizzati al Governo ben trentatré atti di sindacati ispettivo.
  A tutti questi atti il Governo rispose sostanzialmente nello stesso modo.
  Nella seduta della Commissione Difesa della Camera del 14 settembre 1999 il Ministro della Difesa, Carlo Scognamiglio Pasini fu audito sul tema dei «recenti episodi di violenza nelle caserme» e il giorno successivo, il Ministro intervenne in Aula, alla Camera, per rispondere a tutte le interrogazioni e interpellanze vertenti sul caso Scieri, che furono illustrate dai proponenti e su cui rispose congiuntamente.
  Le parole dell'esponente del Governo in entrambe le occasioni meritano un approfondimento, perché, come vedremo, sono le medesime argomentazioni, spesso di circostanza, che hanno rappresentato i diversi membri di Governo che si sono succeduti nelle legislature successive.
  Nel suo intervento il Ministro garantì ogni sforzo per fare piena luce sul caso «senza che si alimenti “l'infondato timore” che possa scendere “una coltre di silenzio o un velo di complicità e copertura”» e ricordò che furono avviate tre inchieste indipendenti – due dalla magistratura, ordinaria e militare, e una amministrativa – sulle cause della morte e sul grave ritardo nel ritrovamento del corpo.
  Ma nella gran parte del suo pur lunghissimo intervento affrontò in generale il tema del nonnismo, unendo ad alcune affermazioni demagogiche e scontate tutta una serie di affermazioni tendenti a rimarcare l'impegno del Governo per il contrasto del fenomeno.
  Spostare l'attenzione dal gravissimo caso di Emanuele Scieri, inquadrandolo come un caso di «bullismo da caserma» invece che in un vero e proprio atto criminale , come vedremo, fu una vera e propria strategia politico-parlamentare che, con il senno di poi, certo non contribuì all'accertamento della verità.
  Gli interroganti manifestarono quasi unanimemente la propria insoddisfazione.
  La necessità di chiarezza aveva dei presupposti essenziali su cui molti deputati insistettero.
  In particolare, in molti rimarcarono la gravità della mancata rimozione del Generale Celentano e della non previsione di adeguate modalità di protezione dei commilitoni testimoni dell'accaduto dal rischio di pressioni indebite nelle loro testimonianze in sede giudiziaria e amministrativa.
  Era un caso in cui erano responsabili e testimoni tutti militari.
  E militari erano (e sono, da sempre) tutti gli alti burocrati del ministero della Difesa.
  Chi si trovava a capo del dicastero – così come i suoi successori – avrebbe dovuto esercitare tutta la propria autorevolezza con la massima determinazione affinché non ci fossero chiusure, omertà e tendenze autoassolutorie caratteristiche di ambienti abituati a «autogestire» tutti i problemi che accadono nelle caserme.
  Anche al Senato, nella seduta dell'Aula del 14 settembre 1999, le risposte del Governo ai diversi atti di sindacato ispettivi seguirono la stessa linea.Pag. 171
  In quasi tutti gli atti, dopo aver affrontato con frasi di circostanza il fatto in se e aver ricordato le tre inchieste in corso, si tornò a parlare del tema del nonnismo in generale, con costanti richiami a quanto già fatto dal Ministero della Difesa sul punto, ricordando l'istituzione dell’»Osservatorio permanente sul nonnismo» (nel maggio 1988), la costituzione di una Commissione di esperti per approfondire le pratiche di nonnismo, la costituzione di Gruppi di lavoro con esperti di giustizia militare, le sette Direttive emanate in materia e le riunioni con i vertici militari per esaminare la questione.
  Ma sul fatto, sulla rimozione di tutti i vertici della catena di comando – e non solo del comandante della caserma e del suo vice – e la tutela dei testimoni, niente. Nessuna decisione e nessuna informazione.
  Contemporaneamente allo svolgimento degli atti di sindacato ispettivo, tutti i gruppi parlamentari erano fortemente determinati a istituire una Commissione d'inchiesta.
  Tra Camera e Senato quattro furono le proposte avanzate in quei giorni in tal senso, tutte aventi l'obiettivo di accertare la dinamica dei fatti e le responsabilità sulla morte del militare.
  Il Governo mostrò immediatamente estrema preoccupazione per l'istituzione della Commissione d'inchiesta e si impegnò in ogni modo per scongiurarla.
  Nella Commissione Difesa della Camera si aprì subito un acceso dibattito sul punto.
  Il Governo si adoperò formalmente per evitare una sovrapposizione di inchieste sul fatto, e invitò tutti i gruppi parlamentari alla cautela e fece ogni sforzo per trasformare la richiesta di Commissione d'inchiesta sullo specifico fatto in una mera Indagine Conoscitiva sul tema, generico, del nonnismo.
  Le pressioni furono così forti che tutti i Gruppi Parlamentari aderirono alla proposta e già il 16 settembre 1999 la Commissione Difesa della Camera deliberò di svolgere una Indagine Conoscitiva avente ad oggetto «Episodi di violenza e qualità della vita nelle caserme delle Forze Armate».
  Si evitò così che il Parlamento potesse indagare concretamente sul fatto e si attivò uno strumento finalizzato non ad accertare fatti e responsabilità ma a ottenere un risultato politico, di analisi della situazione in generale del problema del nonnismo e di proposta di iniziative legislative sul punto.
  Il lavoro fu certamente importante e corposo.
  Furono audite trenta persone, tra cui tutti i vertici delle Forze Armate, i Capi di molte Procure Militari, esponenti della rappresentanza militare e le Associazioni dei genitori delle vittime di episodi di violenza nelle caserme.
  Le analisi delle condizioni di vita nelle caserme e delle cause dei ricorrenti episodi di violenza rappresentarono certamente una utile riflessione sulle iniziative da adottare per contrastare e reprimere il fenomeno.
  I dati che emersero sulla effettiva estensione del fenomeno nel corso del solo 1998 furono sorprendenti: 268 casi di violenza accertata, con 391 militari coinvolti di cui 375 denunciati all'Autorità Giudiziaria e 307 puniti da sanzioni disciplinari.
  L'inquadramento giuridico del fenomeno, il mite trattamento sanzionatorio, la perseguibilità dei reati subordinata alla richiesta del comandante del corpo, la sostanziale impossibilità della vittima a presentare querela diedero a tutti conferma di un impianto normativo obsoleto e, per certi aspetti, addirittura assurdo.
  Anche sulla qualità delle vita nelle caserme furono rilevate forti carenze, sia organizzative che infrastrutturali, potenziali cause indirette di frustrazione e disagio. In particolare, la condizione dei cosiddetti «servizi di caserma» – intesi come vettovagliamento, pulizia e vigilanza – ancorati a una sorta di autogestione, rappresentavano da sempre uno dei principali elementi di disagio e di malessere per i militari.Pag. 172
  La quasi assenza di attività ricreative, la grandissima carenza di tecnologia (pochissime televisioni, computer e scarsissime possibilità di accesso a internet) e la pochissima flessibilità nei permessi e nelle licenze furono indicate da molti come importanti cause di solitudine, isolamento e di problemi psicologici.
  Il documento conclusivo dell'Indagine conoscitiva, pubblicato il 16 febbraio 2000, fu una importante Relazione di sedici pagine in cui si affrontò in generale il nonnismo, si analizzò la normativa vigente e le sue criticità e si proposero molte iniziative legislative e amministrative per migliorare la vita dei militari in caserma, ma il nome di Emanuele Scieri non venne nemmeno citato.
  Sul suo caso tutto il lavoro della Commissione non ebbe nessun effetto.
  E su questo, forse, dovremmo fare tutti, di ogni appartenenza politica, una seria e severa autocritica, visto che il Governo ha certamente avuto grande responsabilità nel mancato accertamento della verità, ma il Parlamento, con il senno di poi, doveva e poteva esigere di più.
  Dopo questo periodo immediatamente successivo al fatto, l'attività parlamentare sulla questione proseguì, l'attenzione rimase alta e tutti gli atti furono direttamente conseguenti l'evoluzione delle inchieste.
  Alla Camera furono depositate altri otto atti di sindacati ispettivo, tre Interrogazioni a risposta orale (3/04945 – 3/05163 – 3/06018) dagli onorevoli Volonté, Prestigiacomo e Delmastro Delle Vedove, due Interrogazioni a risposta scritta (4/30821 – 4/30873) dagli onorevoli Pisapia e Paissan, due Interpellanze (2/02536 – 2/02662) dagli onorevoli Boato e Manzione, una Interrogazione a risposta immediata in Assemblea (3/05251) dall'onorevole Manzione e una Interrogazione a risposta orale (3/06018) dall'onorevole Delmastro Delle Vedove e una nuova Proposta di inchiesta parlamentare (Doc. XXII, n. 67), dall'onorevole Paissan.
  Sempre nello stesso periodo, al Senato furono depositati altri otto atti di sindacato ispettivo, tre Interrogazioni a risposta orale (3/03476 – 3/03599 – 3/03869) dai senatori Centaro, Russo Spena e Lo Curzio, e cinque Interrogazioni a risposta scritta (4/19994 – 4/20056 – 4/20131 – 4/20996 – 4/21587) dai senatori Semenzato, Marchetti, Russo Spena, Lo Curzio e, di nuovo, Russo Spena.
  Anche rispetto a questi atti le risposte del Governo non furono mai considerate esaustive dai proponenti.
  Nella seduta dell'Aula della Camera del 8 marzo 2000, a rispondere all'interrogazione a risposta immediata dell'onorevole Manzione fu il nuovo Ministro della Difesa, Sergio Mattarella, che si limitò a ribadire fiducia nelle inchieste giudiziarie in corso, rese noto che ogni eventuale intervento disciplinare e di rimozione dagli incarichi dei superiori gerarchici dei responsabili della caserma in cui accadde il fatto sarebbe avvenuto alla conclusione delle inchieste, e tornò, anche lui, a parlare del problema del nonnismo nelle caserme e delle iniziative adottate dal Governo sul punto.
  Il 26 ottobre 2000, sempre alla Camera l'onorevole Manzione nella sua Interpellanza incalzò il Governo per avere informazioni in ordine alla richiesta di archiviazione sul caso avanzata dalla Procura della Repubblica di Pisa, alle modalità di conduzione delle indagini, all'attività di polizia giudiziaria svolta dai Carabinieri e sulle risultanze della perizia medico legale svolta sul corpo di Scieri.
  Anche in questo caso, le risposte del Sottosegretario alla Giustizia, Marianna Li Calzi, non diedero soddisfazione in alcun modo all'interrogante.
  Nell'ultimo periodo della XIII legislatura certamente è opportuno ricordare altresì la Proposta di inchiesta parlamentare avanza dall'onorevole Paissan il 18 ottobre 2000, pochi giorni dopo la richiesta di archiviazione della Procura della Repubblica di Pisa.
  Anche questa fu certamente una preziosa occasione persa dal Parlamento per l'accertamento della verità che i gruppi parlamentari non seppero cogliere, molto probabilmente perché arrivò nella fase Pag. 173finale della legislatura con i partiti distratti dagli imminenti appuntamenti elettorali.

XIV Legislatura dal 30 maggio 2001 al 27 aprile 2006

  Nel corso di questa legislatura fu certamente meno consistente la presentazione di atti parlamentari dal punto di vista numerico, ma l'attenzione e l'interesse del Parlamento per l'accertamento delle verità rimase intatto.
  Alla Camera furono depositate tre Proposte di inchiesta parlamentare (DOC. XXII, n. 2 – DOC. XXII, n. 5 – DOC. XXII, n. 6) dagli onorevoli Ruzzante, Gianni e Boato, e una Interrogazione a risposta scritta (4/00883) dall'onorevole Realacci.
  Al Senato fu depositato un Disegno di Legge per l'Istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta (A.S. 1800) dal senatore Rotondo e due Interrogazioni a risposta scritta (4/00565 – 4/02113) dai senatori Berlinguer e Malabarba.
  Alla base di tutte le richieste di inchiesta parlamentare vi fu la delusione dei risultati delle inchieste e la sentita necessità che una ricostruzione dei fatti e degli eventi successivi in sede parlamentare sarebbe potuta essere decisiva per l'accertamento della verità.
  Nel corso dell'esame in Commissione Difesa, si è purtroppo assistito a percorso lento e tortuoso che l'allora maggioranza parlamentare, o meglio, alcuni suoi esponenti, non assecondò affatto, anche a causa delle perplessità e dell'indecisione del Governo.
  Stessa sorte toccò al Disegno di Legge all'esame del Senato.
  E da esponente di quel centrodestra, e ancor di più di quel Governo, non posso non fare una sincera autocritica e stigmatizzare il comportamento della maggioranza che arrivò a respingere, dopo un lunghissimo esame in sede referente, in modo repentino la proposta di testo unificato su cui, peraltro, moltissimi esponenti del centrodestra mostrarono il proprio apprezzamento.
  Fu un atto di miopia politica, un errore grave purtroppo molto simile a quello fatto dalla maggioranza di centrosinistra con la deliberazione dell'Indagine conoscitiva nella XIII legislatura.
  Le risposte ai tre atti di sindacato ispettivo non fornirono elementi utili né, tantomeno, soddisfecero gli interroganti.

XV Legislatura dal 28 aprile 2006 al 28 aprile 2008

  In questa legislatura l'attenzione sul caso si ridusse molto.
  L'unico atto fu depositato alla Camera: una Proposta di inchiesta parlamentare (DOC. XXII, n. 16), presentata dall'onorevole Rotondo.
  I proponenti fecero espresso riferimento alle intervenute archiviazioni di entrambi i procedimenti giudiziari sul caso e rappresentarono la necessità che il parlamento indagasse sul caso anche e soprattutto tenuto conto dell'appello al Presidente della Repubblica del fratello e dei genitori di Emanuele Scieri, per chiedere giustizia, visti i numerosi dubbi e lati oscuri dell'inchiesta.
  La proposta, presentata il 16 luglio 2007, non ebbe alcun seguito anche per l'intervenuta interruzione anticipata della legislatura.

XVI Legislatura dal 29 aprile 2008 al 14 settembre 2013

  Nella scorsa legislatura l'attività parlamentare si sviluppò esclusivamente alla Camera e si concretizzò in un Progetto di Legge di «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di cittadini italiani in servizio di leva nel periodo dal 1985 al 2005, con particolare riferimento alla morte dei signori Garro, Lombardo, Cordori, Bergonzini e Scieri» (A.C. 2705), presentata dall'onorevole Maurizio Turco, e in due ulteriori atti, uno di sindacato ispettivo, Interrogazione a risposta scritta (4/04357), presentata sempre da Maurizio Turco, e uno di Pag. 174controllo, Ordine del Giorno in Assemblea (n. 9/03016/012), presentato dall'onorevole Matteo Mecacci.
  La proposta di inchiesta presentata il 22 settembre 2009 mirava a indagare su cinque specifici casi di militari morti durante il servizio di leva.
  Il caso Scieri era tra i più emblematici tra quelli in oggetto. E scopo dell'inchiesta era quello di verificare se le indagini fossero state condotte con la massima attenzione necessaria e accertare eventuali piste investigative non percorse.
  Fu assegnata alla Commissione Difesa della Camera ma non fu mai esaminata.
  L'onorevole Matteo Mecacci, nella seduta della Camera del 17 dicembre 2010 convocata per l'esame della Legge Finanziaria 2010 presentò un Ordine del Giorno che impegnava il Governo «a istituire una Commissione ministeriale d'indagine finalizzata a far luce sulla morte di cittadini italiani in servizio di leva con particolare riferimento alla morte dei signori Garro, Lombardo, Cordori, Bergonzini e Scieri». Ma fu dichiarato inammissibile dal Presidente della Camera per estraneità della materia.
  Nell'interrogazione a risposta scritta, l'onorevole Turco chiese al Ministro della Difesa e a quello della Giustizia informazioni sull'accertamento delle responsabilità, sulle eventuali sanzioni disciplinari comminate dalle stesse Forze armate nei confronti dei militari eventualmente riconosciuti come responsabili, sugli eventuali risarcimenti in sede civile, e se i responsabili fossero stati rimossi dal loro incarico o se fossero ancora operativi.
  Il Governo non diede mai risposta, nonostante ben ventidue richieste di sollecito.

XVII Legislatura dal 25 marzo 2013

  In questa legislatura l'attività parlamentare sul caso è consistita essenzialmente su una serie di atti di richiesta di istituzione di una Commissione d'inchiesta, e non risulta depositato nessun atto di sindacato ispettivo.
  Al Senato il 18 dicembre 2014 è stata annunciata la Petizione (n. 1384) con la quale «il sindaco di Pachino (Siracusa), Roberto Bruno, e numerosissimi altri cittadini chiedono l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte del militare di leva Emanuele Scieri».
  Assegnata alla Commissione Difesa del Senato, non è mai stata esaminata.
  Alla Camera sono state depositate due Proposte di Legge (A.C. 2410 e 2411) dagli onorevoli Amoddio e Zappulla, entrambe per l’»Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare di leva Emanuele Scieri» e tre Proposte di inchiesta parlamentare (DOC. XXII, n. 46 – DOC. XXII, n. 51 – DOC. XXII nn. 46-51), sempre per l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul caso, dai medesimi parlamentari.
  Le diverse proposte partivano tutte dal medesimo assunto, ovvero che in esito alle inchieste giudiziarie ci fosse il ragionevole dubbio che l'accertamento delle responsabilità fosse ancora da compiere, anche e soprattutto tenuto conto dei molteplici aspetti trascurati dalle indagini.
  La Commissione Difesa della Camera ha esaminato tutte le proposte, alcune tendenti a istituire una Commissione bicamerale, altre una monocamerale, riscontrando una disponibilità da parte di tutte le forze politiche di giungere a una proposta unitaria che potesse includere le diverse posizioni dei gruppi.
  Nel corso dell'esame in sede referente si è giunti all'elaborazione di un testo unificato delle proposte che prevedeva una inchiesta monocamerale, in modo da evitare ulteriori inutili perdite di tempo, e si caratterizzava principalmente per il non prevedere tra i compiti quello di indagare in generale sulle pratiche di nonnismo, per evitare espressamente di disperdere l'attenzione impedendo di concentrarsi sull'obiettivo di fare luce sulla morte di Emanuele Scieri.
  Anche il Governo, durante i lavori della Commissione Difesa ha più volte ritenuto Pag. 175opportuno e congruo che l'istituenda Commissione si concentrasse espressamente sul caso Scieri, garantendo la massima collaborazione per l'accertamento della verità.
  Nella seduta del 4 novembre 2015 l'Aula ha approvato a larghissima maggioranza, l'istituzione della nostra Commissione con la sola astensione dei deputati del Gruppo della Lega Nord.

Considerazioni finali

  Sono passati quasi diciassette anni dalla tragica morte di Emanuele Scieri, ma l'attenzione sul suo caso non è mai venuta meno.
  Il Parlamento ha mostrato in questi anni interesse e impegno incessanti sulla vicenda.
  Tutte le forza politiche, pur nella diversità delle posizioni, si sono adoperate per tenere alta la tensione sul caso, da tutti ritenuto un vulnus grave per le nostre Forze armate e per il nostro Paese.
  Certo si poteva fare di più. Ma, soprattutto, si poteva e si doveva fare prima.
  L'autocritica di tutte le forze politiche, dei gruppi parlamentari e dei singoli parlamentari è importante e doverosa, anche per evitare che certe dinamiche possano riverificarsi in futuro, in casi analoghi.
  Il ruolo stesso del Parlamento è stato troppo spesso svilito davanti agli occhi dei cittadini anche per l'incapacità di dare risposte rapide e di prendere decisioni.
  In questi anni non è mancato l'impegno, ma il coraggio e la determinazione per non rimanere impaludati nelle consuete pratiche del rinvio sine die, quelle opache dinamiche burocratiche verso cui i cittadini mostrano sempre più insofferenza.
  Un ultima considerazione sul ruolo del Governo, senza alcun intento polemico nei confronti di quello attualmente in carica che ha, anzi, mostrato sul caso estrema attenzione.
  In questi diciassette lunghi anni si sono succeduti ben otto Ministri della Difesa, di diversa connotazione politica.
  In tutti abbiamo riscontrato una eccessiva prudenza, una quasi ossessiva intenzione di protezione dell'apparato, degli uffici, dei Gabinetti e dei Comandi e degli Stati Maggiori.
  Le Forze armate meritano da tutto il Paese e dal Parlamento il massimo rispetto, la massima considerazione e il massimo sostegno.
  Ma la democrazia e il bilanciamento dei poteri vuole che il Ministro svolga il suo ruolo con il massimo dell'autorevolezza e determinazione anche nei confronti dei propri collaboratori, siano essi civili o militari.
  Nel caso di Emanuele Scieri, purtroppo, ciò non emerge affatto.
  E le inammissibili e sconcertanti pratiche omertose riscontrate nelle inchieste sono probabilmente proprie di un mondo ego riferito su cui si poteva e doveva agire con maggiore fermezza da subito, per evitare che l'accertamento della verità e delle responsabilità fossero ostacolate.