CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 23 marzo 2016
615.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica Ceca sulla cooperazione in materia di cultura, istruzione, scienza e tecnologia, fatto a Praga l'8 febbraio 2011. C. 2004 Di Stefano.

EMENDAMENTO APPROVATO DALLA COMMISSIONE

ART. 3.

  Sostituire i commi 1 e 2 con i seguenti:
  1. Agli oneri derivanti dalle spese di cui agli articoli 8, 10 e 15 e da quota parte delle spese di cui agli articoli 5, 6 e 13 dell'Accordo di cui all'articolo 1, valutati in euro 33.840 per ciascuno degli anni 2016 e 2017 e in euro 37.740 annui a decorrere dall'anno 2018, e dalle spese di cui agli articoli 3 e 12 e da quota parte delle spese di cui agli articoli 5, 6 e 13 del medesimo Accordo, pari a euro 443.500 annui a decorrere dall'anno 2016, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2016-2018, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2016, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.».
  2. Ai sensi dell'articolo 17, comma 12, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, per le previsioni di spesa di cui agli articoli 5, 6, 8, 10, 13 e 15 dell'Accordo di cui all'articolo 1, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo e il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca provvedono al monitoraggio dei relativi oneri e riferiscono in merito al Ministro dell'economia e delle finanze. Nel caso si verifichino o siano in procinto di verificarsi scostamenti rispetto alle previsioni di cui al comma 1 del presente articolo, il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro competente, provvede mediante riduzione, nella misura necessaria alla copertura finanziaria del maggior onere risultante dall'attività di monitoraggio, delle dotazioni finanziarie di parte corrente aventi la natura di spese rimodulabili ai sensi dell'articolo 21, comma 5, lettera b), della legge 31 dicembre 2009, n. 196, destinate alle spese di missione nell'ambito del programma di spesa «Ricerca scientifica e tecnologica di base e applicata» della missione «Ricerca e innovazione» e i programmi «Istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica» e «Diritto allo studio nell'istruzione universitaria» della missione «Istruzione universitaria e formazione post-universitaria» dello stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca; del programma «Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo» della missione «Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici», del programma «Tutela e valorizzazione dei beni librari, promozione e sostegno del libro e dell'editoria» della missione «Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici», del programma «Tutela e valorizzazione dei beni archivistici» della missione Pag. 56«Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici», del programma «Tutela dei beni archeologici» della missione «Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici» e del programma «Valorizzazione del patrimonio culturale e coordinamento del sistema museale» della missione «Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici» dello stato di previsione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo; del programma «Promozione del Sistema Paese» della missione «L'Italia in Europa e nel mondo» dello stato di previsione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Si intende corrispondentemente ridotto, per il medesimo anno, di un ammontare pari all'importo dello scostamento, il limite di cui all'articolo 6, comma 12, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, e successive modificazioni.
3. 1. Il Relatore.

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ALLEGATO 2

Sugli esiti della missione a Berlino in occasione della International Parliamentary Conference on Combating Antisemitism e della visita al Bundestag (13-15 marzo 2016).

COMUNICAZIONI

III Conferenza Internazionale Parlamentare per la lotta contro l'Antisemitismo (ICCA)

  Una delegazione della Commissione, guidata dal presidente Cicchitto e composta dai deputati Lia Quartapelle Procopio ed Edmondo Cirielli, rispettivamente in rappresentanza della maggioranza e dell'opposizione, ha preso parte dal 13 al 15 marzo 2016, su invito da parte dell'ICCA, la Coalizione Internazionale per la Lotta contro l'Antisemitismo, alla Terza Conferenza promossa su tale tematica e realizzata in collaborazione con il Bundestag e con il Ministero degli Affari Esteri tedesco. La visita a Berlino è stata anche occasionata dall'invito ad un incontro presso la Commissione esteri del Bundestag rivolto al Presidente Cicchitto dall'omologo Presidente tedesco, on. Norbert Roettgen (CDU).
  Quanto alla Conferenza sull'antisemitismo, essa si è tenuta a cinque anni di distanza dalla seconda Conferenza tenutasi ad Ottawa nel 2010, alla quale la Commissione prese parte anche nel contesto di un'indagine conoscitiva sul tema dell'antisemitismo, svolta nel corso della XVI legislatura. In precedenza la Commissione ha preso parte anche alla prima Conferenza svoltasi a Londra nel 2009.
  Quanto all'ICCA, si tratta di una coalizione di parlamentari appartenenti ad oltre sessanta Paesi, uniti nell'obiettivo del contrasto all'antisemitismo e di un'azione di monitoraggio e di mobilitazione dell'opinione pubblica. L'ICCA è stata fondata nel 2008 dal deputato tedesco Gert Weisskirchen, già Rappresentante personale della Presidenza dell'OSCE sull'antisemitismo dal 2005 al 2008, e dal deputato britannico John Mann, che dal 2005 è presidente dell'intergruppo contro l'antisemitismo, nonché promotore di un'indagine conoscitiva sul tema svolta dalla House of Commons.
  La Conferenza di Berlino si è svolta in un'ottica di implementazione e attualizzazione della Dichiarazione adottata a Londra del 2009, nonché di valutazione degli strumenti internazionali ad oggi esistenti sul tema, con particolare riferimento alla decisione quadro 2008/913 /GAI del Consiglio del 28 novembre 2008; del Rapporto sull'antisemitismo adottato dalla Fundamental Rights Agency (FRA) dell'Unione europea «Antisemitism Summary Overview of the Situation in the EU 2004-2014»; della definizione operativa di antisemitismo elaborata nel 2005 dall'EUMC (Centro di monitoraggio europeo sul razzismo e la xenofobia); della Raccomandazione dell'ECRI (European Commission Against Racism and Intolerance) n. 8 del Consiglio d'Europa del 25 giugno 2004 e delle Conferenze ad alto livello organizzate sul tema dell'antisemitismo dall'OSCE, che ha anche istituito un proprio Rappresentante Speciale sulla tematica e la cui presidenza nel 2004 ha adottato proprio a Berlino una Dichiarazione sull'antisemitismo.
  I lavori della Conferenza si sono caratterizzati per una partecipazione ad alto livello istituzionale, con particolare riferimento agli interventi della Cancelliera Angela Merkel, del presidente del Bundestag, Norbert Lammert, del Primo Vice Presidente Pag. 58della Commissione europea, Frans Timmermans. Per l'Italia, oltre al presidente Cicchitto, è intervenuto anche il Ministro della giustizia, Andrea Orlando.
  La Conferenza ha rappresentato un evento di notevole rilevanza sul piano storico e politico innanzitutto in ragione del suo svolgersi su suolo tedesco e nella capitale Berlino; inoltre, in ragione dell'attenzione innovativa dedicata alle connessioni tra antisemitismo e mondo islamico, anche alla luce dell'emergenza rifugiati diretti dal Medio Oriente e dall'Africa verso l'Europa, e alla strategia di contrasto all'antisemitismo rispetto ai fenomeni sportivi e al mondo del calcio in particolare. È stato annunciato che i lavori della quarta Conferenza si terranno a Washington. 
  Un elemento di interesse politico è stato rappresentato dalla contestualità tra i lavori della Conferenza e le elezioni regionali per il rinnovo dei Parlamenti di tre Laender tedeschi (Sassonia-Anhalt, Baden-Wuerttenberg, Renania-Palatinato), che hanno segnato la vittoria de nuovo partito di destra xenofoba e anti-immigrati guidato da Frauke Petry «Alternative fuer Deutschland». Se tale risultato fa presagire l'ingresso del nuovo partito nel Bundestag alle prossime elezioni politiche del 2018 e il superamento del modello tedesco di coalizione a due partiti, esso ha anche destato immediate preoccupazioni sul piano della lotta contro razzismo, xenofobia e antisemitismo, emerse negli interventi introduttivi del co-fondatore dell'ICCA, il deputato tedesco Prof. Gert Weisskirchen come pure del presidente Lammert.
  Sul terreno del rapporto tra islam, immigrazione e antisemitismo le dichiarazioni ripetute degli interlocutori istituzionali tedeschi sono state nel senso che, data la storia specifica della Germania, i rifugiati dovranno interamente abbracciare i valori costituzionali della tolleranza e del contrasto all'antisemitismo, non potendo diversamente contare sull'accoglienza in territorio tedesco. La Germania, peraltro, registra dopo decenni una forte ripresa di vitalità della comunità ebraica nazionale, come testimoniano numerose iniziative culturali anche in campo sportivo, come nel caso degli European Maccabi Games, disputati a Berlino nel 2015. Crescono i numeri degli appartenenti alla comunità ebraica tedesca anche grazie all'afflusso di molti giovani da Israele, e ciò anche grazie ad un sistema di tutele rafforzate nei confronti dei siti simbolo e ad un illuminato dinamismo culturale, registrato negli ultimi anni.
  La Conferenza, la cui organizzazione è stata affidata alla vicepresidente del Bundestag Petra Pau, esponente del partito di sinistra Die Linke, si è avvalsa, in generale, del patrimonio di acquisizioni concettuali già maturate nelle edizioni precedenti, con particolare riferimento alla individuazione delle nuove forme di antisemitismo, oltre a quelle tradizionali incarnate dalla destra xenofoba, nelle manifestazioni di antisionismo, presente soprattutto nelle formazioni politiche europee di sinistra, e di vera a propria «israeolofobia», termine riportato nell'intervento del presidente Cicchitto. Nel corso della Conferenza sono, inoltre, stati forniti i dati aggiornati sugli attacchi antisemiti registrati in Europa, in aumento soprattutto in Francia, Svezia, Belgio ma anche in Europa Orientale, aggravati da una sensibilità decrescente da parte della società civile.
  Passando ai contenuti di dettaglio, alla sessione di inquadramento del tema, affidata alla stessa vicepresidente Pau, sono intervenuti il direttore dell'Ufficio dell'OSCE sui diritti umani e le istituzioni democratiche (ODIHR), Michael Link, il direttore dell'Agenzia Europea FRA, Michael ÒFlaherty, alla professoressa Monika Schwarz Friesl, del Politecnico di Berlino ed esperta di antisemitismo, Alvin Rosenfeld, dell'Università dell'Indiana.
  È emerso che l'impegno contro l'antisemitismo non ha colore politico, trattandosi di questione che attiene la sopravvivenza stessa di società democratiche. Per questo i Parlamenti hanno un ruolo specifico di advocacy e per il monitoraggio. Secondo i dati raccolti in un'indagine della FRA sulla percezione degli ebrei europei negli ultimi due anni sulla propria sicurezza, Pag. 59il 66 per cento ritiene che l'antisemitismo sia un grave problema; il 76 percento ritiene che sia cresciuto e il 75 per cento ritiene che sia peggiorato a causa di internet. Il 33 per cento degli interpellati teme di essere vittima di attacchi fisici. Emerge che i Paesi europei sono carenti nella raccolta di dati sul fenomeno e ciò impedisce alle istituzioni di definire strategie di contrasto adeguate. Un ulteriore problema è dato dalla riluttanza delle vittime alla denuncia: il 76 per cento aggrediti non ha denunciato (il dato sale anche al 90 per cento in uno dei paesi oggetto di indagine) poiché la denuncia non è ritenuta utile, gli episodi sono troppo frequenti o perché c’è scarsa fiducia nelle autorità di sicurezza. Il quadro permane negativo e preoccupante pur a fronte di un apparato normativo ormai corposo, soprattutto a livello internazionale ed europeo anche sul fenomeno online e sui casi di vittimizzazione sul lavoro. Ad esito dell'indagine, che sarà reiterata, la FRA ha redatto un compendio di buone pratiche di prossima pubblicazione.
  Quanto alla lotta all'antisemitismo, di cui all'intervento della professoressa Monika Schwarz Friesl, è emerso che essa si fonda su tre cardini: la sensibilizzazione e consapevolezza sui diritti fondamentali; la formazione scolastica cui la Commissione europea ha dedicato progetti mirati sul tema dell'antisemitismo e dell'islamofobia; il richiamo alla responsabilità collettiva, per non lasciare sole le comunità ebraiche e per sancire il danno collettivo dell'antisemitismo come crimine contro la nazione e l'identità degli Stati europei. Le ricerche effettuate sugli oltre 200 mila messaggi email pervenuti alle istituzioni della sola comunità ebraica tedesca e all'ambasciata di Israele in Germania testimoniano che i testi antisemiti solo ascrivibili in misura ridotta alla destra, per il 20 si riconducono ad una opinione di sinistra mentre il 65 percento proviene dalla società moderata e borghese, in cui persistono stereotipi classici e la demonizzazione di Israele come «ebreo collettivo». Inoltre, nell'opinione di destra e di sinistra gli argomenti antisemiti si confondono e sovrappongo. Quanto al diritto di critica di Israele il crinale oltre il quale si configura antisemitismo si registrerebbe laddove la critica è finalizzata ad istigare all'odio contro Israele e alla giudeofobia. Permane un approccio emotivo e tendenzialmente disinformato, fondato su pregiudizi ereditati e che si spiegano con la tradizione millenaria di antisemitismo in Europa rispetto ad altri gruppi che oggi sono vittime di odio e intolleranza. Questo spiega l'esigenza di una attenzione continua e di una azione consapevole nel mondo della politica e nella società.
  Il professor Rosenfeld ha ricordato le parole del Papa Francesco che ha riconosciuto come sia antisemitismo anche l'attacco ad Israele e come l'antisemitismo rappresentato nel mondo islamico, in cui esso diventa denuncia contro Israele in quanto Stato che attua apartheid, pulizia etnica e genocidio, ricordi l'antisemitismo presente in Europa prima della Shoah. D'altra parte le ripetute dichiarazioni violentemente antisemite sono tollerate anche nelle sedi istituzionali, quando ne sono artefici leader politici o parlamentari. I messaggi di antisemita sono diffusi con regolarità anche e soprattutto dalle autorità religiose come nel caso dello sceicco Al Karadoui, il maggiore teologo sunnita e leader di fratellanza musulmana che ha predicato: «Oh Allah, prendi questa banda sionista opprimente, prendili, contali e uccidili tutti». Nel mondo islamico, e in quello iraniano in particolare, è diffusa la credenza che l'islam sia assediato da un immaginario malvagio ebreo e proliferano le teorie della cospirazione e del complotto sionista per distruggere l'islam e dominare il pianeta. Questo conferma che l'antisemitismo non nasce e non finirà con il conflitto arabo-israeliano, erroneamente considerato alla base del problema. Nelle dichiarazioni contro Israele non traspare amore per la Palestina ma solo l'odio per gli ebrei, soprattutto tra giovani. È sorta di psicosi di gruppo.
  Il rappresentante dell'ODIHR ha riferito che solo 10 dei 57 Paesi membri dell'OSCE raccolgono e mandano dati ufficiali Pag. 60sugli attacchi antisemiti mentre in 29 Paesi tale lavoro è svolto da ong. Ha sottolineato che i Paesi OSCE sono quelli a percezione più bassa di sicurezza e dove maggiore è l'esigenza di un impegno sul piano del law enforcement e della formazione scolastica e sull'uso della rete, come nel caso del progetto della Casa Anne Frank. Ha quindi spiegato che l'OSCE lavora su crimini d'odio in quanto connessi a tutti i comparti della società e premessa per l'instabilità e i conflitti. In tal senso i parlamentari sono riconosciuti come una forza proattiva efficace anche affinché i governi sia attivino nella trasmissione dei dati.
  Nel dibattito è stato affrontato il tema della discrepanza tra reale conoscenza del mondo ebraico e di Israele ed odio antisemita, della non riducibilità dell'antisemitismo in quanto fenomeno culturale e storico agli altri razzismi e alla xenofobia, come pure della compatibilità tra antisemitismo e non razzismo verso altri gruppi. È emerso il caso della Albania in quanto caso positivo e unico Paese, per di più a maggioranza islamica, ad avere accolto durante la seconda guerra mondiale più ebrei di quanti ne avesse mai ospitato sul proprio territorio e ad avere loro concesso il proprio passaporto. È anche stato posto il tema della lotta dell'antisemitismo nei Paesi cui l'Unione europea dà risorse nel quadro delle politiche di vicinato.
  Nella sessione dedicata all'odio antisemita in rete è intervenuto il Ministro della giustizia Andrea Orlando che ricordato la valenza giuridica dei primi 12 articoli della Costituzione, funzionali alla organizzazione pubblici dei poteri. Nell'inquadrare il caso italiano ha richiamato l'esame in corso del disegno di legge di ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla criminalità informatica, siglata nel 2011, e che amplia la portata repressiva della Convenzione del 2008. Quanto al negazionismo della Shoah, ha richiamato il provvedimento, tuttora in corso di esame per l'inserimento nel nostro ordinamento di una specifica aggravante. In generale ha sottolineato la centralità della cura della memoria, della individuazione di nuove forme di antisemitismo, del monitoraggio dei social network in uno sforzo non solo normativo ma di costume e comportamenti. Ha inoltre ribadito il suo impegno per un protocollo d'intesa con l'UNAR, volto a coordinare gli strumenti monitoraggio già esistenti e per iniziative di formazione e sensibilizzazione. Gli accordi con i gestori della rete, come è avvenuto in Germania sono essenziali, per contrastare campagne di disinformazione che non hanno contenuto d'odio ma che sono finalizzate a manipolare in negativo l'immagine delle minoranze e che non possono essere contrastate con verità di Stato. Occorre, in sostanza, investire sulla controinformazione poiché difficilmente la politica può contrastare il fenomeno con la sola repressione o i profili di denuncia. Ha insistito sul ruolo della formazione dei giovani, cui contribuisce il manuale per le scuole europee elaborato dal Consiglio d'Europa, sulla necessità di studiare i nuovi fenomeni migratori per scongiurare nuovo antisemitismo ma anche il venir meno di uno spirito europeo di ospitalità e di accoglienza.
  Rilevante anche l'intervento di Harlem Desir, Ministro di Stato francese per gli affari europei, che ha riferito dei provvedimenti assunti dalla Presidenza Hollande sul piano della sicurezza, del Piano nazionale ad hoc per il triennio 2015-2017 e della piattaforma Pharos contro l'antisemitismo in rete. A fronte del numero di attacchi in rete (nel 2015 114 mila, nel 2016 già 32 mila) è stato istituito un Gruppo di contatto permanente presso il Ministero dell'interno con incontri bimestrali ed una attività regolare di report. Il Governo francese ha evaso ben 1000 richieste per la chiusura di siti e ha investito 7 milioni di euro contro il cybercrime. Dopo gli attentati del 2015 si sono intensificate le trattative con i dirigenti dei social network e si è acquisita la collaborazione della piattaforma Anonymous. Ha evidenziato che, nel rispetto della libertà di espressione, ci sono soluzioni di carattere tecnico per aggirare la tutela della privacy ma individuare che predica odio Pag. 61antisemita. Ha quindi ricordato il piano europeo 2014-2020 per il sostegno alla società civile e alla conservazione della memoria.
  Simon Milner, il responsabile di Facebook per Medio Oriente, ha rappresentato tutta la delicatezza e difficoltà di reprimere i crimini d'odio rispetto agli 1,4 miliardi di utenti Facebook, tra di loro interconnessi e con in media 150 amici in condivisione. Il controllo è un problema di fondi ma è anche un problema di tecniche. Facebook ha individuato otto categorie di condotte sottoposte a tutela, tra cui figurano i discorsi antisemiti. Tuttavia non esiste un algoritmo per individuare gli autori; il contrasto di basa sulla segnalazione e sulle condotte attive e responsabili. Inoltre ci sono standard diversi e modi di gestione diversa anche in base alla lingua e al contesto culturale. Per gli utenti in lingua araba lo standard di linguaggio è definito rispetto alle categorie interessate. Sicuramente l'interazione con l'esterno è importante ma è più efficace la contronarrativa, oltre alla rimozione dei messaggi, e in particolare la contronarrativa non di governo ma quella posta in essere da soggetti efficaci a tal fine positiva. Ha riferito infine del partenariato importante con istituti di ricerca, come la Fondazione Amadeo Antonio in Germania.
  Nel corso del dibattito è emerso il caso della «guerra informatica» realizzata dai russi in contro le manifestazioni ucraine di Piazza Maidan come pure della difficoltà di acquisire il sostegno di Paesi chiave come la Turchia. Quanto alla efficacia degli strumenti normativi contro il cybercrime, è emersa la centralità della cooperazione internazionale, considerato che i siti antisemiti raramente hanno sede giuridica nei Paesi europei. Il Ministro Orlando ha riferito del dibattito europeo per una direttiva antiterrorismo che potrebbe contemplare la misura della rimozione dei siti pro-jihad e dell'opposizione registrata da parte di molti Paesi, favorevoli ad un approccio nazionale. Sui temi della rete ha osservato che essa tende a creare gruppi sempre più omogenei, in cui le persone sono accomunate dalla stessa opinione, e che taluni siti diventano per questo incubatori di odio.
  La sessione dedicata al rapporto tra antisemitismo e calcio è stata di particolare interesse. Vi sono intervenuti Roisin Wood, rappresentante della iniziativa Kick it out, una app finalizzata alla denuncia. È intervenuto Fabian Weissbarth, un calciatore componente dell'unica squadra ebrea di Berlino TuS Makkabi Berlin, che ha ricordato il successo dei giochi maccabei, disputati a Berlino nel 2015. Ha evidenziato l'esigenza di dare all'antisemitismo questo nome e di lavorare sull'assenza di sensibilità nel mondo del calcio ricorrendo agli standard definiti dall'EUMC. Occorre anche una campagna informativa rivolta agli arbitri e sollecitare le società sportive a realizzare programmai didattici. È importante ogni manifestazione di solidarietà tra società sportive ebraiche e non come in un caso positivo che ha riguardato la squadra Borussia. Eberhardt Schulz, portavoce della campagna «Never Again ! Remembrance day in German Soccer» e vicepresidente della Associazione Calcio in Germania, ha ricordato come il 19 aprile 1939 tutti i funzionari e sportivi ebrei furono cacciati e come a questo gesto Kurt Landauer allenatore del Bayer Muenchen fece seguire le proprie dimissioni. L'organizzazione Nie wieder aiuta i tifosi a dare un senso nuovo al loro impegno e passione sportiva ed è oggi presente e attiva in tutta la Germania, è nota in Svizzera e in Austria. È nata il 27 gennaio 2004, su imitazione di quando il portavoce comunità ebraica a Roma in Italia lanciò l'idea, poi realizzata, per cui le squadre sarebbero scese in campo con t-shirt recante lo slogan «Per non dimenticare». Ulien Zylberstein, rappresentante della UEFA, ha ricordato la ricorrenza dei 51 anni dalla instaurazione di relazioni diplomatiche tra la Repubblica Federale e Israele e come la UEFA usi il football come piattaforma per la lotta contro l'antisemitismo rispetto al quale la tolleranza è zero.
  È seguito l'intervento della Cancelliera Angela Merkel, di alto profilo politico e Pag. 62storico, che ha ricordato le celebrazioni presso il Bundestag della giornata della memoria, condivise con Ruth Klueger, sopravvissuta alla Shoah. Ha riconosciuto il tempo che è dovuto trascorrere prima che in Germania il tema dell'antisemitismo avesse ascolto e fosse rielaborato, divenendo parte della coscienza storica nazionale: la memoria di quanto è accaduto è ciò che ci muove nei confronti del mondo, per questo è nostro dovere tenerla viva. Per potere «dire mai più» occorrono i fatti, non le parole di fronte al ferimento della dignità delle persone e alla necessità di salvaguardare la coscienza umana, facendo valere lo stato di diritto. Si deve gratitudine ai sopravvissuti alla Shoah e amplificare i loro racconti finché sarà possibile. La lotta all'antisemitismo è presa con grande serietà dalla Germania ed è un dovere per lo Stato e per i cittadini. È importante il calcio e lo sport che possono aiutare a lottare contro pregiudizi. Quanto ai profughi, non si tratta di essere contrari al loro arrivo ma si deve essere contrari alla importazione di pregiudizi che siano pericolosi per l'equilibrio che la Germania ha trovato con fatica. Per cui sono legittime preoccupazioni le preoccupazioni di coloro che guardano con apprensione agli immigrati cresciuti alla cultura antiisraeliana o antisemita. Tuttavia, in Germania non ha posto chi condivida e sostenga queste posizione poiché si tratta della base della nostra Costituzione, così come il principio della uguaglianza tra uomini e donne. L'impegno dei parlamentari nella attuazione della attualissima Dichiarazione di Londra è essenziale anche nell'interesse del rapporto tra la Germania e Israele. È una questione di fiducia che ci è stata data ed è un impegno per il futuro e per il passato. Ha, infine, auspicato che gli esiti della Conferenza possano essere diffusi e che ci sia ascolto a questi temi.
  In risposta alla Cancelliera il presidente John Mann ha ribadito che in Germania gli ebrei si sentono al sicuro e ciò è possibile grazie a sua leadership.
  Ulteriore intervento di alto profilo istituzionale e valoriale è stato quello di Frans Timmermarns che ha esortato a riflettere che il passato può tornare e che occorre dire ai nostri figli che sta di nuovo succedendo perché quando una minoranza è attaccata anche lo altre lo saranno, né si devono mettere le minoranze l'una contro l'altra. In Germania c’è stata solidarietà per i rifugiati più che in ogni altro Paese e, a suo avviso, le elezioni di domenica non sono motivo di disperazione. C’è, infatti, tanta solidarietà inespressa da cogliere e si sottovaluta che il nostro nemico principale è l'indifferenza. Le comunità ebraiche che lanciano appelli allarmati rischiano la demonizzazione per il loro coraggio ma non è nostra Europa quella in cui gli ebrei non si sentono sicuri. C’è un forte antisionismo di destra ma anche di sinistra e anche nel mondo islamico. Eppure, si sa, si comincia con gli ebrei ma non si finisce con loro, basti pensare al nesso tra gli attentati di Parigi all'Hypercacher e al Bataclan. Oggi in Europa chi indossa la kippah o il velo e per questo è perseguitato è vittima di discriminazione per quello che rappresenta ed è. Le leggi a livello europeo sono chiare ma non dappertutto applicate. Non è problema di integrazione, ma di diritto penale. Si tratta di applicare la legge e in modo diffuso da parte degli Stati membri: solo 13 dei 28 Stati UE hanno infatti criminalizzato la negazione della Shoah. La repressione online non può nascondersi dietro alle leggi. La formazione, la scuola solo gli strumenti più importanti, oltre allo sport. Sicuramente ai profughi vanno spiegate le regole delle nostre Costituzioni, senza con questo rifiutare la diversità, come vogliono alcuni leader europei. Ha menzionato anche il ruolo della società civile e di ogni singolo cittadino europeo che è responsabile per quanto è avvenuto e per il futuro. Nessuno può liberarsi da questa responsabilità poiché l'antisemitismo fa parte della nostra identità profonda e non è non è negando questo dato che si risolve il problema.
  Nella sessione dedicata al contrasto all'antisemitismo nelle comunità islamiche si è distinto l'intervento della professoressa Esther Webman, docente presso l'Università di Tel Aviv, e quello di Aiman Mazyek, presidente del Consiglio Centrale Pag. 63dei musulmani tedeschi. Quest'ultimo ha riferito che l'antisemitismo è tematizzato dalla comunità islamica e che il timore degli ebrei non è infondato. Ma chi insulta gli ebrei insulta i profeti del vecchio e nuovo Testamento. L'insulto agli ebrei ignora che uno dei maggiori studiosi islamici era ebreo. Chi lancia molotov contro le sinagoghe pensando di averne diritto non sa che il Corano prevede che sinagoga sia sotto tutela divina. Inoltre, ogni individuo non è solo definito dalla sua minoranza di appartenenza. I musulmani dotati di pensiero autonomo e critico si esprimano, ad esempio contro Pegida. Se un imam predica l'odio contro gli ebrei facciamoci sentire e rifiutiamolo. Prediche d'odio diffondo solo odio che non ha posto nell'islam. L'islamofobia è un canale per capire quali sono i comportamenti antisemiti. L'AfD non è novità e non è alternativa. Voleva limitare la circoncisione.
  La professoressa Webman ha parlato del rapporto tra Fratellanza Musulmana e antisemitismo, citando le accuse che oggi sono mosse ad Al Sisi circa presunte ascendenze ebraiche e ciò in quanto l'ebraicità come metafora multifunzionale che allude al male assoluto, soprattutto per un leader di un Paese a maggioranza islamica. La stessa accusa giunge dai detrattori al decano Karadauoi o allo stesso Al Baghdadi. Oggi nel mondo islamico si assiste, inoltre, ad una commistione tra antisemitismo tradizionale e moderno, in cui riemergono i temi antisemiti tipici del mondo cristiano. Il ricorso alle terminologie del nazismo si è poi rafforzato dopo il 1967 e con la seconda intifada del settembre 2000. I gruppi islamisti sono oggi i primi vettori di antisemitismo, soprattutto dopo l'11 settembre, ed è oggi divenuto impossibile separare l'odio profondo per l'Occidente dal sentimento antiebraico e ciò ha avuto ripercussioni gravi sulle minoranze cristiane nel mondo. Ciò nonostante ci sono voci coraggiose nel mondo islamico che vanno in controtendenza, che devono essere valorizzate, e che sono attive in Turchia e anche presso l'Autorità nazionale palestinese.
  Il Ministro degli esteri tedesco Frank Walter Steinmeyer ha svolto un articolato intervento enfatizzando che l'antisemitismo non è solo un fenomeno storico superato, come dimostrano gli attentati del 2015 e che il pregiudizio e l'odio sono diffusi anche in Germania. La storia proietta dunque ombre ma anche luci sul presente. E le luci sono rappresentante dalla assunzione di responsabilità tedesca, che dà energia speciale contro l'odio antisemita. Questa luce va usata per illuminare aspetti non abbastanza affrontati e per stimolare la collaborazione tra istituzioni e società civile. La lotta all'antisemitismo è una linea di fondo della presidenza tedesca dell'OSCE nel 2016, alla luce della fondamentale Dichiarazione di Berlino del 2004. I Parlamenti hanno un ruolo centrale da svolgere e devono contribuire con il proprio lavoro a individuare soluzioni e strategie più efficaci.
  Sulla risposta legislativa sono intervenuti i ministri della giustizia di Germania, Australia, Regno Unito, nonché l'ex ministro israeliano ed oggi co-leader dell'Unione Sionista, Tzipi Livni.
  Dalla sessione è emerso che nelle democrazie occidentali i limiti alla libertà d'espressione risentono di standard e limiti diversi, derivanti dalla storia, in assenza di uno standard internazionale sull'antisemitismo. Nel caso tedesco è significativo che le autorità di sicurezza hanno adesso l'obbligo di connotare come antisemiti, dunque non più con formule generiche, gli attacchi a siti e luoghi simbolo per la comunità ebraica, Modifica in linguaggio giuridico per cui adesso polizia deve adesso motivare gli attacchi come antisemiti. Quanto alla propaganda su internet, occorre pressione comune sui gestori, sulla base della iniziativa assunta dalla Commissione europea su proposta tedesca. Oggi tale passaggio è rilevante anche per la tutela di altri gruppi etnici e minoranze. L'intervento di Tzipi Livni ha riferito della necessità come Stato del popolo ebraico di combattere il fenomeno che non è solo un problema per gli ebrei o per Israele. Non ha espressamente chiesto indulgenza su ogni decisione del governo Pag. 64israeliano. Ha riferito delle iniziative contro la discriminazione commerciale di Israele come esempio del discrimine tra critiche legittime e antisemitismo. Oggi sui temi dell'antisemitismo serve più leadership mondiale e nuovi standard internazionali.
  L'intervento del Presidente Cicchitto ha contribuito alla fase conclusiva dei lavori e si è caratterizzato per un riferimento alle decisioni assunte da vari Parlamenti sul riconoscimento dello Stato palestinese.

Visita presso il Bundestag e presso la Fondazione Konrad Adenauer.

  La delegazione della Commissione in visita a Berlino, guidata dal presidente Cicchitto e composta dai deputati Lia Quartapelle Procopio ed Edmondo Cirielli, rispettivamente in rappresentanza della maggioranza e dell'opposizione, ha incontrato il presidente dell'omologa Commissione del Bundestag, Norbert Roettgen (CDU), per uno scambio di idee sui temi della crisi dei profughi, della situazione in Libia e del ruolo oggi assolto dall'Unione europea nello scenario internazionale. La delegazione ha quindi incontrato il presidente della Fondazion Konrad Adenauer, Hans-Gert Poettering, con cui ha trattato analoghe questioni, oltre ad un'analisi sulla situazione politica tedesca alla luce delle elezioni amministrative svolte domenica 13 marzo.
  Quanto all'incontro presso il Bundestag, esso è stato introdotto dal presidente Roettgen che ha rappresentato la situazione senza precedenti che l'Europa sta vivendo, alla luce della situazione in Medioriente e del ritiro da parte degli Stati Uniti. Il Medioriente è una regione ormai divenuta centrale nell'interesse della stabilità e della sicurezza europea. Ciononostante l'Unione europea fatica a raggiungere dei compromessi e ad individuare delle strategie politiche sostenibili sia sui temi della sicurezza sia su quelli economici. Quanto ai flussi migratori diretti verso l'Europa, ha prospettato una ripresa di attività nel Mediterraneo come conseguenza della chiusura delle rotte balcaniche. D'altra parte in Libia, pur in presenza di un progetto politico di derivazione esterna, stenta a consolidarsi un consenso interno tra i due gruppi prevalenti. Non è accertata, inoltre, la reale capacità di impegno dell'esercito libico, che non si esaurisce nelle forze guidate dal generale Haftar. In questo quadro, in assenza di misure tempestive, Daesh è destinato a consolidarsi e rafforzarsi.
  Il presidente Roettgen ha quindi espresso perplessità su un possibile intervento militare in Libia, ritenendo consigliabile una strategia di contenimento del Daesh contestuale ad una cooperazione con i gruppi locali finalizzata al medesimo obiettivo. Ha quindi affrontato il tema del ritiro della Russia dalla Siria ponendo dei quesiti circa l'impatto di tale decisione sul piano militare e sul senso complessivo di tale scelta. In tale ottica, così come resta centrale il nostro rapporto con la Russia, così è essenziale che le sanzioni permangano in assenza di un sostanziale cambiamento di linea da parte di Putin. Le sanzioni non possono essere revocate solo in ragione della rinuncia russa all'impiego dello strumento militare nello scenario siriano.
  Rispetto a tale impostazione, il presidente Cicchitto, nel dichiararsi del tutto d'accordo, ha approfondito il quadro di contraddizioni e di errori che hanno caratterizzato l'operato dei Paesi occidentali in Libia, in Iraq e rispetto all'emergere del fenomeno Daesh. Quanto al ritiro russo dalla Siria e alla contestuale risposta da parte del Presidente Obama, ha prospettato il rischio di un totale azzeramento della situazione in atto con esiti negativi sul flusso di profughi diretti verso la Turchia e la Grecia. Ha quindi illustrato talune analogie tra Putin ed Erdogan quanto alla condivisione di obiettivi di tipo imperiale. Tale analisi prelude ad un mantenimento fermo del regime sanzionatorio nei riguardi di Mosca, che potrà essere messo in discussione solo dopo il pieno ripristino di un rapporto contrattuale tra la Russia e la Comunità internazionale. Il presidente Cicchitto ha peraltro riconosciuto, Pag. 65confermando quanto già a conoscenza del presidente Roettgen, la divergenza di vedute che in Italia si registra all'interno delle forze di maggioranza e di opposizione su tali temi.
  Inoltre, in caso di nuovi flussi migratori attraverso il Mediterraneo, il presidente Cicchitto ha sottolineato che per l'Italia, nell'impossibilità di erigere muri o di praticare respingimenti in mare, resta l'unica strada dell'accoglienza, accompagnata da un rigoroso regime di controlli e di selezione tra migranti economici e profughi. Anche a tali fini, l'evolvere della situazione in Libia interessa al nostro Paese, che promuove in Europa la revisione del Regolamento di Dublino, al fine di facilitare una distribuzione omogenea dei profughi tra i vari Paesi UE.
  Sulla questione, il presidente Roettgen ha sottolineato l'esigenza di coinvolgere pienamente la Francia, se si vuole risolvere l'emergenza migratoria, ed è anche per questo motivo che è necessario raggiungere un nuovo compromesso europeo anche sui temi economici. Il presidente Roettgen ha quindi proposto al presidente Cicchitto di sottoscrivere per l'Italia un appello franco-tedesco, promosso da un gruppo di personalità rappresentative del mondo politico e culturale dei due Paesi, finalizzato a rilanciare il progetto europeo anche attraverso una riconsiderazione delle politiche di austerity. Il presidente Roettgen, nell'auspicare l'opportuno coinvolgimento della Polonia in un complessivo ripensamento della strategia europea, ha segnalato che l'appello include anche l'auspicio affinché la Germania riconsideri talune posizioni nell'ambito della politica energetica.
  Il presidente Cicchitto ha accolto con entusiasmo la proposta, ritenendola espressione di una nuova opinione da parte tedesca di cui si avverte l'esigenza nell'interesse della sopravvivenza della stessa Unione europea. Il presidente Cicchitto ha colto l'opportunità per consegnare all'interlocutore tedesco della documentazione predisposta dal Ministero dell'economia e delle finanze, esplicativa della posizione italiana sui temi economici ed europei.
  L'incontro si è concluso nell'auspicio condiviso dai due presidenti affinché il dialogo anche parlamentare tra i due Paesi possa essere ulteriormente rafforzato anche attraverso iniziative comuni di grande respiro come il Forum ad alto livello di dialogo italo-tedesco, che avrà luogo a Torino il 13 aprile prossimo.
  Quanto all'incontro con il presidente Poettering, è stato introdotto da un'analisi del presidente Cicchitto sulla complessa e in parte anomala situazione italiana in politica ed economia a partire dalla fine del Governo Monti e fino all'attuale governo Renzi, a testimonianza delle conseguenze sul piano politico derivanti dalla recessione, dalla crisi internazionale senza precedenti e da quella nel Mediterraneo e dall'implodere della crisi migratoria, aggravata dalla solitudine in cui a lungo tempo è stata lasciata l'Italia e dal «risveglio» europeo dettato dal nuovo flusso diretto al cuore dell'Europa settentrionale attraverso la Turchia e i Balcani. Il sistema politico italiano, in quanto più fragile di quello tedesco, nel 2013 ha visto andare in crisi suo bipolarismo. Quello tedesco è sì più ma manifesta a sua volta segnali di grave crisi, una crisi superabile grazie alla leadership attuale ma derivante dalla questione immigrazione. A questo punto o l'Europa fa un salto di qualità sui temi dell'immigrazione e della politica economica, oppure entra in crisi tutta la costruzione europea, cui tutti pur teniamo. Sui temi dell'immigrazione ci sono punti comuni tra la Cancelliera Merkel, la CDU e la posizione italiana e occorre fronteggiare le critiche provenienti dall'opposizione di destra. Su politica economica la questione è aperta: l'eccesso di austerity e di rigore è la spiegazione della crisi in atto, del populismo più forte che serpeggia in anche in Italia, in Polonia e adesso anche in Germania. Per garantire i confini esterni dell'Europa si devono assicurare, sulla base di parametri certi e condivisi, individuare meccanismi di ripartizione per far sì che l'Europa sia un'entità geopolitica Pag. 66e non solo geografica. Sull'euro e sull'immigrazione si gioca il futuro dell'Unione europea. La questione dei confini esterni si confronta con la crisi in Siria e Libia, dove oggi si registra l'azione positiva dell'Inviato Kobler dopo i tragici errori del 2011. Se le crisi si protrarranno avremo ulteriori masse di disperati diretti verso l'Italia e l'Europa. Peraltro, poiché non sussiste alcuna forma di collaborazione con la Libia su questi temi, diventa impossibile distinguere tra profughi e migranti economici. L'Italia non costruisce «muri», tanto meno può farlo in mare e a questo proposito ricorda l'esperienza tragica dei respingimenti fatti dal Governo Prodi al largo del golfo di Otranto. Nel quadro descritto si assiste ad una partita cinica giocata da Turchia e Russia, con elementi di ricatto nei confronti dell'Europa. Solo dal rapporto stretto tra Paesi fondatori può derivare la soluzione crisi; ad oggi un ruolo supplente di collante interno è stato assolto dal solo presidente della BCE, Mario Draghi.
  Il presidente Poettering si è detto concorde sul tema dei profughi, sul compito comune che ci attende e sulla necessità di convincere gli altri Paesi europei. Occorre sicuramente pervenire ad una posizione comune. Per la CDU, di cui Poettering si è reso portavoce, e in un'ottica di umanesimo cristiano ogni profugo è una persona umana ed ha, pertanto, diritti e dignità e non va considerato come invasore. Tuttavia, non possiamo però accogliere tutti; occorre assicurare asilo ai profughi con preferenza rispetto ai migranti economici, di cui pur si comprendono le difficoltà. L'Italia e la Grecia sono state effettivamente lasciate sole ad assicurare la tenuta delle frontiere esterne, che è però compito europeo comune. Sicuramente occorre accogliere i profughi e redistribuirne il carico tra tutti i Paesi UE.
  L'onorevole Cirielli è intervenuto aderendo all'analisi svolta sui temi dell'immigrazione: siamo tutti titolari del diritto alla dignità e chi scappa dalle guerre gode di un diritto speciale all'accoglienza. Chi vive male economicamente va compreso e sostenuto ma sono miliardi di persone in povertà. A suo avviso, in Italia, una certa sinistra ha fatto sì che l'ondata migratoria derivante dai conflitti in corso fosse gestita non solo a tutela dei profughi e richiedenti asili ma anche a tutela dei migranti economici. Per questo motivo, secondo il suo parere personale, il governo Renzi chiede all'Europa di assumere una linea più decisa in materia di espulsioni e in generale di avere una politica unitaria sui flussi di migranti per scongiurare, anche in un Paese tendenzialmente immune, derive razziste e xenofobe.
  L'onorevole Quartapelle ha osservato che la risposta ai problemi evocati non può essere nazionale e questa è un'opinione su cui maggioranza e opposizione convergono. In Italia si registra una genuina richiesta di più Europa che viene sistematicamente delusa dai vertici europei, utili a ratificano il dissenso tra gli Stati membri e la nostra incapacità a mantenere gli accordi presi. Tale situazione rappresenta una sfida per il rapporto tra Italia e Germania, chiamate responsabilmente a rendere più efficace l'Unione europea, atteso che il metodo intergovernativo, basato sulla non cogenza delle decisioni, per simili questioni non è più sostenibile.
  Il presidente Poettering si è detto molto d'accordo sul rafforzamento del ruolo della Commissione, a fronte della cifra intergovernativa che caratterizza il Consiglio europeo. Si è detto fautore di sistema federale in cui Commissione agisca come governo europeo con il superamento della regola della unanimità, secondo un'idea che fu dell'allora presidente della Commissione Romano Prodi. D'altra parte il Trattato di Lisbona già prevede le cooperazioni strutturate anche senza accordo unanime e questo deve preludere alla istituzione di uno strumento europeo per garanzie le frontiere esterne. Quanto al ruolo della Turchia, sul cui ingresso in Europa si è detto contrario anche come esponente della CDU, occorre adesso collaborarvi per fronteggiare la crisi dei profughi e dei rifugiati. D'altra parte l'apertura di nuovi capitoli negoziali non significa preannunciarne l'adesione, prospettiva Pag. 67che porterebbe i cittadini tedeschi ancora più lontani da un sostegno al progetto europeo.
  Per il presidente Cicchitto il fallimento dell'ipotesi federale deriva da una dimensione eccessiva dell'Europa dei 28 Stati membri. Ad oggi la prima iniziativa da intraprendere è intanto assicurare fondi adeguati a FRONTEX. Quanto alla Turchia, averne rinviato sine die l'ingresso on ha giovato e oggi essa rappresenta un'occasione persa, come ha anche sostenuto Berlusconi. Fino a poco tempo fa la Turchia era diversa, era insieme Europa e Islam. Oggi con la Russia rappresenta invece una realtà imperialista e avventurista. Con Ankara occorre affrontare un percorso difficile di trattativa e di non cedimento allo stesso tempo, in cui la collaborazione italo-tedesca è essenziale.
  L'onorevole Cirielli si è detto concorde con tale analisi, osservando che la Turchia oggi contiene gli elementi negativi del panturchismo e dell'estremismo islamico, con ciò essendo divenuta una minaccia maggiore rispetto all'Iran. Essa inoltre condivide con l'Arabia Saudita la maggiore responsabilità per la destabilizzazione della Siria e del Medio Oriente. Questa situazione ha determinato un cambiamento della nostra comune linea di politica estera a vantaggio della Russia e dell'Iran, nei cui confronti l'approccio è più moderato. Con pragmatismo occorre negoziare con Ankara a fronte di garanzie necessarie, come anni fa con Iran: si ispezionino e si controllino i campi profughi siriani; ci siano garanzie politiche circa i finanziamenti elargiti da parte europea e anche affinché non prosegua l'azione militare destabilizzante in area siro-irachena. Ne dovremo parlare in sede NATO e soprattutto nel nostro dialogo con gli USA, senza trascurare la questione curda.
  Quanto alla situazione politica interna, il presidente Poettering, che non ha dato riscontro sui temi dell'economia, ha descritto la preoccupazione della CDU per i risultati delle amministrative, i cui esiti sono frutto diretto della questione rifugiati, oltre alla preesistente protesta contro il governo Merkel. Sicuramente il rifiuto della Cancelliera Merkel a modificare la linea sui temi migratori è stato determinante, tuttavia se nel Baden Wurtemberg i Verdi restano il primo partito anche per la speciale credibilità di cui gode il ministro presidente, negli altri due Laender la sconfitta è anche derivata dallo scostamento dei leader della CDU dalla linea Merkel sui profughi, con una conseguente perdite di credibilità della CDU in tali Laender. In generale, ha concluso, l'autorevolezza della Merkel sulla scena politica tedesca e nel suo partito non è in discussione.