CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 17 marzo 2016
612.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-07930 Baruffi: Iniziative per promuovere la continuità produttiva nello stabilimento Maserati di Modena.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Lo stabilimento Maserati di Modena facente capo al gruppo FCA (Fiat Chrysler Automobiles) produce autovetture a marchio Maserati e a marchio Alfa Romeo.
  Chiarisco, altresì, che la società nello stabilimento di Modena produce i modelli Maserati GranTurismo, Maserati GranCabrio e Alfa Romeo C4.
  Dalle informazioni acquisite dalla competente Direzione territoriale del lavoro, la produzione di autovetture dei due marchi nello stabilimento di Modena è stato di 6.254 nell'anno 2014, di 6.425 nell'anno 2015, di 837 nei primi due mesi dell'anno 2016 con la previsione di ulteriori 396 autovetture nel mese di marzo.
  Da quanto rappresentato dagli uffici territoriali, nel mese di febbraio la società ha fatto ha fatto ricorso alla cassa integrazione ordinaria per quattro giorni che ha interessato 250 operai e 55 impiegati, mentre per i mesi di marzo e aprile, è stata aperta la procedura per la richiesta di ulteriori nove giorni che interesseranno 250 operai e 54 impiegati.
  Per quanto riguarda la sostituzione dei modelli fino ad ora prodotti, la Società ha precisato che eventuali nuovi modelli da assegnare allo stabilimento di Modena saranno oggetto di valutazione nel quadro dell'attuazione del complessivo piano industriale del gruppo Fiat Chrysler.
  Va considerato che Maserati è un marchio di grande prestigio, che opera sui mercati internazionali, sensibili, tuttavia, alle fluttuazioni dell'economia globale e alle difficoltà che tuttora attraversano alcuni mercati di sbocco.
  Segnalo, altresì, che la Regione Emilia Romagna, a conoscenza delle preoccupazioni più volte sollecitate anche dalle organizzazioni sindacali del comparto relativa alla diminuzione del numero di autovetture prodotte e alle tipologie di modelli in produzione, ha avviato un dialogo con i vertici dell'azienda, per approfondire le questioni oggetto della interrogazione ed avere un quadro puntuale della situazione e delle prospettive concernenti il futuro della produzione.
  In proposito, il Governo registra positivamente la conferma dell'obiettivo di piena occupazione negli stabilimenti italiani comunicata ieri da Fiat Chrysler Automobiles a seguito di un incontro dei vertici aziendali con le organizzazioni aziendali.
  In ogni caso, il Governo continuerà a monitorare i futuri sviluppi della vicenda, auspicando che il prestigioso marchio Maserati continui ad essere valorizzato come merita per la sua tradizione e il suo potenziale anche a livello internazionale.

Pag. 132

ALLEGATO 2

5-08075 Lombardi: Licenziamento di dipendenti e utilizzo di ammortizzatori sociali da parte di Alitalia – Società Aerea Italiana.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con il presente atto parlamentare, gli Onorevoli interroganti richiamano l'attenzione del Governo in ordine alle vicende occupazionali di Alitalia-Società Aerea Italiana (SAI).
  A tale proposito, Alitalia ha reso noto che gli esuberi di personale sono riconducibili alla situazione organizzativa di Alitalia-Compagnia Aerea Italiana (CAI) e non all'operazione che, successivamente, ha coinvolto Alitalia SAI.
  Alitalia CAI si trovava in regime di sospensione dagli obblighi occupazionali previsti dalla legge n. 68 del 1999 in conseguenza dell'attivazione degli ammortizzatori sociali prima delle procedure di licenziamento collettivo concordate in ambito istituzionale.
  Alitalia ha altresì precisato che i licenziamenti collettivi, che hanno anche riguardato trentadue lavoratori appartenenti alle categorie protette, sono stati effettuati nel rispetto della normativa e dei criteri concordati con le organizzazioni sindacali.
  La medesima società ha reso noto che la maggioranza dei provvedimenti adottati dal tribunale di Civitavecchia hanno confermato la legittimità della risoluzione dei rapporti di lavoro.
  Il Tribunale di Roma, invece, con ordinanza del 15 gennaio scorso, ha disposto la reintegrazione di cinque lavoratori nei confronti della cessionaria Alitalia SAI, dichiarando la nullità del licenziamento collettivo, intimato da Alitalia CAI. In tale caso il Giudice procedente ha ritenuto che il licenziamento, giustificato dalla cessione di azienda, era stato disposto in violazione dell'articolo 2112 del codice civile e dell'articolo 4 della direttiva 2001/23/CE. Avverso tale ordinanza pende attualmente giudizio di opposizione. Il medesimo Tribunale ha accolto, con la stessa motivazione, un analogo ricorso, disponendo però la reintegrazione nei confronti della cedente Alitalia CAI. Si fa presente, inoltre che in altre occasioni i giudici del Tribunale di Roma hanno accolto i ricorsi dei lavoratori, anche in sede di opposizione, con altre argomentazioni, dichiarando l'illegittimità dei licenziamenti intimati e condannando, tuttavia, Alitalia CAI al solo pagamento di un'indennità risarcitoria. Quanto ai licenziamenti impugnati da lavoratori appartenenti alle categorie protette, un unico ricorso è stato iscritto e accolto dal predetto Tribunale, che ha reintegrato il lavoratore presso la cessionaria Alitalia SAI, sotto il profilo della violazione della quota di riserva normativamente prevista.
  Alitalia SAI ha reso noto inoltre che nel rispetto della normativa vigente, sta completando l'iter di attivazione di una convenzione, con decorrenza 2017, volta a consentire gradualmente le coperture dei posti riservati alle categorie dei disabili.
  Infine, Alitalia SAI ha reso noto che anche grazie a nuovi investimenti, di aver proceduto ad assunzioni con contratto a tempo indeterminato in conformità alla normativa vigente e agli accordi sottoscritti in materia, nel rispetto dei diritti di precedenza in capo al personale collocato in mobilità.
  Ciò posto, in relazione a quanto evidenziato dall'interrogante ricordo che con il Jobs Act i licenziamenti sono diminuiti. Infatti, nel 2015 i rapporti di lavoro cessati Pag. 133a causa di un licenziamento sono stati 841.781, con un calo dell'8,14 per cento rispetto al 2014. La diminuzione più consistente riguarda l'ultimo trimestre in cui si sono registrati 42.487 licenziamenti in meno rispetto all'ottobre-dicembre del 2014 con un calo pari al 14,9 per cento.
  Proprio un anno fa con la nuova disciplina del cosiddetto contratto a tutele crescenti, applicabile ai nuovi assunti, è stato ribadito che il contratto a tempo indeterminato costituisce la forma ordinaria di contratto di lavoro. La nuova disciplina ha consentito di assorbire, la maggiore parte, della nuova domanda di lavoro mediante l'utilizzo di contratti a tempo indeterminato, abbattendo le forme di precariato più diffuse (contratto a termine, lavoro accessorio, co.co.co. e co.co.pro.) e garantendo le tutele proprie di tale tipologia contrattuale. A tale proposito i numeri indicano che nel quarto trimestre del 2015 l'aumento dei contratti a tempo determinato è di oltre il 100 per rispetto allo stesso periodo del 2014 (371.519 in più). Nell'intero 2015 sono stati attivati 2.346.101 nuovi contratti a tempo indeterminato con un aumento del 43,5 per cento sul 2014 (+711.620 assunzioni stabili). Inoltre, i dati Istat sull'occupazione a gennaio, indicano un aumento degli occupati pari a settantamila unità rispetto a dicembre 2015 e di 299.000 unità rispetto a gennaio dello scorso anno. Pertanto, dopo anni difficili dal punto di vista occupazionale, il bilancio della riforma del lavoro è molto positivo e indicativo di un cambiamento netto nel sistema socio-economico del Paese.
  A ciò si aggiunga che l'Istat ha rivisto il dato del PIL al +0,8 per cento, mentre la stima provvisoria indicava un +0,7 per cento. La sostanza è che l'Italia, dopo tre anni di calo consecutivo, torna a vedere il segno più davanti alla dinamica del prodotto interno lordo. L'Italia è ripartita e sebbene sia presto per considerare conclusa la lunga fase di stagnazione della nostra economia, è arrivato il momento di guardare al futuro con sempre più ottimismo. Sono tutti segnali forti a dimostrazione che il Paese è in grado di ribaltare positivamente i numeri della crisi. Certo come sono, che per cogliere appieno i segnali non più timidi di ripresa occorra la collaborazione attiva di tutte le istituzioni e le parti sociali, abbandonando una volta per tutte i risentimenti del passato.
  Il Jobs Act, inoltre, opera in stretta sinergia con le disposizioni della legge di stabilità per il 2015 e 2016 che introducono significativi sgravi contributivi proprio per agevolare le assunzioni a tempo indeterminato.
  Ricordo inoltre, che con il Jobs Act è stato rivisto il sistema delle integrazioni salariali prevedendo una maggiore compartecipazione contributiva da parte delle imprese utilizzatrici. È prevista, infatti, l'applicazione di un contributo addizionale a carico delle imprese che presentano domanda di integrazione salariale non più commisurato all'organico dell'impresa, ma connesso all'effettivo utilizzo del trattamento (cosiddetto meccanismo del «chi usa di più paga di più»).
  Rispetto al passato, è preclusa la possibilità di un utilizzo prolungato delle integrazioni salariali in assenza di prospettive di ripresa dell'attività aziendale.
  Ricordo, infine, che la concessione degli ammortizzatori è subordinata alla verifica della effettiva sussistenza dei presupposti previsti dalla normativa vigente che prevede anche specifici accertamenti da parte degli uffici territoriali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Nel 2015, infatti, sono state effettuati circa 3.000 accertamenti in materia di cassa integrazione guadagni, anche in deroga, e di contratti di solidarietà.
  Da ultimo, nell'evidenziare che la questione segnalata non può che trovare una compiuta definizione sul piano giudiziario, non posso che garantire la disponibilità del Ministero che rappresento a monitorare la vicenda occupazionale dei lavoratori di Alitalia e la disponibilità ad intervenire, per quanto di competenza, laddove emergessero eventuali problematicità.