CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 25 febbraio 2016
599.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazioni nn. 5-07791 Pini, 5-07797 Pili, 5-07484 Tullo, 5-07846 Di Stefano, 5-07851 Pili, 5-07863 Picchi: Sull'accordo del 21 marzo 2015 relativo alla delimitazione dei mari territoriali e delle zone sotto giurisdizione nazionale tra l'Italia e la Francia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Ringrazio per quest'ulteriore opportunità che mi viene data per fornire chiarimenti sul tema delle delimitazioni degli spazi marini fra Italia e Francia, tema sul quale credo siano state diffuse notizie parziali e talvolta allarmistiche.
  Vorrei intanto ricordare quanto detto ieri dal Ministro Gentiloni ovvero che l'Accordo di Caen non è in vigore né per l'Italia né per la Francia e che, comunque, non è mai esistito né esiste a questo momento, un accordo internazionale di delimitazione fra Italia e Francia, non potendo assimilarsi ad un trattato internazionale l'intesa di fatto del 1892, relativa peraltro ad una area (Baia di Mentone) assai ristretta, lungo una delimitazione che ha una proiezione in mare di non oltre due miglia marine dalla costa. Vorrei anche stabilire una tantum che non si tratta di un cedimento di tratti di mare pescosi o di cose di questo genere. Questo accordo è il frutto di un negoziato andato avanti dal 2006 al 2012, ha coinvolto diversi Governi e diverse amministrazioni tecniche, come sempre avviene in questi casi: il Ministero dell'ambiente per gli aspetti di protezione ambientale, il Ministero della difesa per gli aspetti di sicurezza, il Ministero dello sviluppo economico per la piattaforma continentale, il Ministero delle politiche agricole per le questioni legate alla pesca, e il Ministero dei beni culturali per gli aspetti di protezione dei beni culturali. Nel corso del negoziato i Dicasteri competenti per materia hanno avuto modo di rappresentare le proprie, autonome valutazioni ed esprimere il proprio assenso.
  Ho già avuto modo di dire, rispondendo a un'interpellanza nell'Aula della Camera, che l'Accordo di Caen risponde alla necessità di stabilire fra l'Italia e la Francia dei confini marittimi certi e univoci. Il regime dei mari sta infatti vivendo mutamenti radicali dovuti, da una parte, alla tendenza di tutti gli Stati ad estendere la propria giurisdizione sull'alto mare, sulla base di quanto previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982, e, dall'altra, all'espansione della normativa europea relativa alla politica comune sulla pesca.
  Ricordo che, in attesa di un accordo di delimitazione dei confini marittimi, i francesi hanno creato la Zona di Protezione Ecologica (2004) e poi la Zona Economica Esclusiva (2012). In tal modo, Parigi ha potuto, in conformità alla Convenzione ONU, legittimamente estendere la propria giurisdizione sull'alto mare. Anche l'Italia ha istituito la propria Zona di Protezione Ecologica (2011). Con tali atti normativi interni, Francia e Italia hanno fissato, in via provvisoria, i limiti esterni delle rispettive aree di giurisdizione, in attesa dell'accordo di delimitazione con il Paese vicino.
  Con riferimento alla Sardegna vorrei chiarire che le linee già tracciate nell'unico accordo bilaterale in vigore, quello sulle Bocche di Bonifacio del 1986, resterebbero, se l'accordo di Caen entrasse in vigore, immutate. Tale accordo non solo non «cede» nulla, ma anzi per la prima Pag. 33volta, fissando in modo chiaro le aree di competenza tra Italia e Francia, potrà dare concreta attuazione all'obiettivo di proteggere i mari italiani anche oltre le 12 miglia dalla costa, che costituisce attualmente il limite del mare territoriale. Anche in tema di risorse, l'accordo tutela gli interessi nazionali, prevedendo la concertazione tra Italia e Francia per lo sfruttamento di giacimenti sui fondali a cavallo della linea di delimitazione.
  Anche per quel che riguarda la Baia di Mentone, nel confine del mare territoriale fra Italia e Francia, nel Mar Ligure, in assenza di un precedente accordo di delimitazione, l'Accordo di Caen segue il principio dell'equidistanza, come previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite del 1982.
  La questione della pesca costiera emersa recentemente con l'incidente del peschereccio Mina, e non nei sei anni di discussione tra vari Governi e varie amministrazioni, sarà affrontata anche alla luce della pertinente legislazione europea in materia. Si stanno ora raccogliendo eventuali ulteriori valutazioni ed elementi tecnici dal Ministero competente al fine di considerare eventuali strumenti integrativi dell'Accordo. Solo allora il Governo potrà procedere e avviare l’iter di ratifica parlamentare.
  Quanto a eventuali fermi di pescherecci italiani da parte delle autorità francesi vorrei confermare che il Governo continuerà ad agire a protezione dei nostri interessi, come ha fatto in occasione del sequestro del peschereccio Mina, quando il «deprecabile errore» è stato riconosciuto per iscritto dai francesi e non solo ha assicurato il dissequestro del peschereccio ma ha anche posto le basi per l'avvio di un'azione risarcitoria, su cui sarà chiamata a pronunciarsi la magistratura francese.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-07786 Porta: Sulla tutela dell'incolumità di un cittadino italiano in Venezuela.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Ringrazio l'Onorevole interrogante per aver attirato l'attenzione su un tema che la Farnesina segue da sempre con grande attenzione, come la sicurezza dei connazionali in Venezuela.
  Il Venezuela sta purtroppo attraversando una delle fasi più critiche della sua storia. La crisi economica e finanziaria, accelerata dalla caduta del prezzo del petrolio, non accenna a diminuire con gravi ripercussioni sulla vita quotidiana dei cittadini. Il continuo impoverimento della popolazione, la grave penuria di alimenti e medicine, l'inflazione (quasi 200 per cento) e il deterioramento delle condizioni sociali hanno portato ad un importante aumento della criminalità organizzata, dedita al narcotraffico ed al contrabbando, aiutata da una diffusa corruzione.
  La situazione sul versante della sicurezza si presenta sempre più critica, non solo per i connazionali ma per tutti i cittadini venezuelani, con indici di criminalità e di omicidi tra i più alti al mondo. L'Osservatorio Venezuelano sulla Violenza ha calcolato che nel 2015 le morti violente hanno raggiunto quasi le 28.000 unità, con un tasso di 90 omicidi per 100 mila abitanti (circa 77 al giorno), confermando una costante crescita rispetto a quanto riportato nei due anni precedenti (+10 per cento all'anno). In questo scenario, secondo varie fonti internazionali, Caracas è diventata la città più pericolosa al mondo.
  Riguardo alla vicenda del connazionale F. S., la nostra Ambasciata a Caracas è venuta a conoscenza dell'accaduto il 9 febbraio, grazie a una segnalazione del Presidente della Società Dante Alighieri di Maracay. L'Ambasciata, sentito il signor F. S., ha immediatamente rappresentato il problema al Ministero degli Esteri venezuelano che ha a sua volta provveduto a mettersi direttamente in contatto con il connazionale. Anche in questi giorni l'Ambasciata continua a restare in contatto con il signor F. S. e a ricevere da lui elementi utili.
  La questione della sicurezza viene posta sistematicamente nell'agenda di tutti gli incontri che l'Ambasciata ha con l'Amministrazione nazionale e gli esponenti del Governo del Venezuela. Presso l'Ambasciata d'Italia a Caracas opera un Esperto per la Sicurezza, che riceve e segue, tutte i connazionali che siano stati oggetto di violenze o minacce, per approfondire i loro casi, consigliare l'adozione di utili precauzioni ed effettuare le necessarie segnalazioni alle Forze di Sicurezza venezuelane.
  Si è inoltre lavorato per migliorare e rendere ancora più stretto il coordinamento fra la nostra Sede e i rappresentanti di COMITES, CGIE associazionismo italiano, istituzioni culturali, imprese, consoli onorari – oltre ovviamente che con i due Consolati in Venezuela. In tal modo, l'Ambasciata ha inteso migliorare e rendere ancora più veloce il flusso di informazioni su ogni problema o difficoltà che riguarda i nostri connazionali, con particolare attenzione sulle questioni di sicurezza. La segnalazione pervenuta dal Presidente della Società Dante Alighieri di Maracay per il caso del signor F. S. è un risultato di questo coordinamento.
  La fruttuosa collaborazione fra istituzioni e rappresentanti della collettività ha fatto sì che lo scorso 15 ottobre si sia Pag. 35tenuta a Caracas, una riunione organizzata dall'Ambasciata a Caracas con i rappresentanti di COMITES, CGIE, associazionismo italiano, istituzioni culturali, imprese e consoli onorari, alla presenza del Viceministro degli Esteri venezuelano Alejandro Fleming. Tale occasione è stata utile per sensibilizzare ulteriormente il Governo del Venezuela sui temi che più preoccupano i nostri connazionali residenti nel Paese e, è particolare, quello della sicurezza.