CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 27 gennaio 2016
581.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Trasporti, poste e telecomunicazioni (IX)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-07509 Franco Bordo: Misure per la promozione e lo sviluppo della banda ultralarga su tutto il territorio nazionale.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il 3 marzo scorso il Governo ha approvato il Piano Strategico Banda Ultra Larga che si propone di allineare il Paese agli obiettivi europei per copertura della rete e sviluppo dei servizi garantendo, entro il 2020, un collegamento a 30 Mbps al 100 per cento dei cittadini e una velocità oltre i 100 Mbps al 50 per cento della popolazione.
  Il piano prevede un intervento pubblico complessivo per 7 miliardi di euro, ma da sempre il Governo ha ricordato che, senza il contributo degli operatori privati, il Piano non potrà essere completato.
  In attuazione di una prima tranche di interventi, la delibera Cipe del 6 agosto 2015 ha assegnato al Ministero dello sviluppo economico 2,2 miliardi a valere sulla disponibilità FSC (Fondo sviluppo e coesione) 2014-2020 per il finanziamento della banda ultralarga nei cluster C e D, ovvero nelle zone cosiddette «a fallimento di mercato» dove gli operatori privati hanno dichiarato di non voler investire nei prossimi tre anni.
  Il Piano Strategico Banda Ultra Larga fornirà valore aggiunto a tutti gli stakeholder del settore. Studi e previsioni concordano sul fatto che la domanda di connettività e di servizi digitali tenderà ad aumentare in modo significativo nei prossimi anni.
  La società Telecom Italia ha più volte annunciato un aumento degli investimenti sulla banda ultralarga, anche con modello FTTH e FTTB e, nel corso del 2015, ha chiesto la riapertura della consultazione pubblica di Mise e Infratel che periodicamente aggiorna la mappa delle cosiddette «aree bianche». Altri investimenti sono annunciati per il prossimo anno. I vertici di Telecom Italia hanno sempre dichiarato di condividere gli obiettivi del piano del governo sulla banda ultralarga.

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ALLEGATO 2

5-07510 De Lorenzis: Modalità di realizzazione della rete a banda ultralarga, con particolare riguardo alle zone a fallimento di mercato.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Dopo l'approvazione del Piano banda ultralarga del marzo scorso, la delibera Cipe del 6 agosto 2015 ha assegnato al Ministero dello sviluppo economico 2,2 miliardi a valere sulla disponibilità FSC (fondo sviluppo e coesione) 2014-2020 per il finanziamento della banda ultra larga nei cluster C e D, ovvero nelle «aree bianche», cosiddette a «fallimento di mercato», da aggiungere ai circa 1,8 miliardi di fondi FESR e FEASR gestiti dalle regioni.
  La scelta del Governo risponde all'idea che se lasciassimo fare al mercato avremmo inevitabilmente un'Italia a due velocità. Lo sviluppo delle reti a banda larga e ultralarga deve essere invece in grado di alzare verso l'alto la qualità della vita e del lavoro di tutti i cittadini.
  Va ricordato, infatti, che il 21 ottobre 2015 Mise e Infratel Spa hanno reso noto noti i risultati dell'ultima Consultazione pubblica banda ultralarga relativa ai piani degli operatori per il triennio 2016-2018, secondo i quali senza intervento pubblico il 36,3 per cento delle unità immobiliari nel 2018 non sarebbe collegato ad alcuna rete a banda ultralarga, mentre solo il 21,42 per cento del totale sarebbe collegato in modalità FTTB/FTTH.
  A fine dicembre il COBUL (Comitato Banda ultralarga convocato presso la Presidenza del Consiglio) ha deciso la modalità di intervento diretto per le aree bianche (cluster C e D) e lo ha prenotificato a Bruxelles. Stiamo parlando di circa 7.300 i Comuni con almeno un'area comunale interamente bianca, 5.500 dei quali non raggiunti del tutto dalla banda ultra larga. Le unità abitative nelle aree bianche sono circa 8,8 milioni per una popolazione di circa 19 milioni.
  In sostanza dove non arriva il mercato si costruisce una rete che rimane di proprietà pubblica, neutra, naturalmente aperta agli operatori privati che potranno offrire i propri servizi.
  Per il perseguimento degli obiettivi di realizzazione degli interventi, il MiSE si avvarrà della società in house Infratel con funzioni di soggetto attuatore.
  Il Piano Nazionale Banda Ultralarga prevede la costruzione di nuove infrastrutture in fibra ottica in aree bianche secondo un'architettura: FTTB (fiber to the building) per aree bianche appartenenti al Cluster C (70 per cento); FTTN (fiber to the node) per aree bianche appartenenti al Cluster D (100 per cento).
  Ricordo che già con le risorse della vecchia programmazione partiranno a breve interventi diretti per banda ultralarga in aree bianche di 8 regioni (Abruzzo, Calabria, Marche, Lazio, Puglia, Sardegna, Lombardia, Toscana) per circa 700 comuni coinvolti dagli interventi.
  Una volta acquisito il via libera da parte della Commissione europea sulla compatibilità con il regime di aiuti di stato saranno nei prossimi mesi sottoscritti Accordi di programma tra il MiSE e le singole regioni al fine di coordinare gli interventi pubblici finanziati dal Ministero con quelli finanziati dalle Regioni con i POR FESR e FEASR 2014-2020.
  Infine, voglio ricordare l'importanza strategica del progetto SINFI, il Sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture, Pag. 74che metterà in comune le informazioni relative alle infrastrutture presenti sul territorio, sia nel sottosuolo che nel soprasuolo, per velocizzare la posa delle reti in fibra ottica a banda ultralarga e risparmiare sui costi per almeno il 30 per cento. Il catasto nazionale rappresenterà anche un importante strumento di trasparenza nei confronti di cittadini e imprese e aiuterà a seguire i tempi di applicazione del Piano banda ultralarga approvato lo scorso 3 marzo: per esempio, diventerà fondamentale per monitorare la cablatura in fibra ottica delle scuole primarie e secondarie, come previsto dal protocollo che abbiamo appena firmato con il Miur.

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ALLEGATO 3

5-07511 Tullo: Effetti del piano di riorganizzazione della rete degli uffici postali sul territorio nazionale.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Premetto che il settore postale, a livello nazionale e comunitario, è stato interessato negli ultimi anni da profondi cambiamenti che hanno riguardato il contesto normativo, ed in particolare il passaggio delle funzioni di regolamentazione e di vigilanza da questo Ministero all'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni per effetto della legge n. 214 del 2011.
  Si sono inoltre verificati notevoli mutamenti concernenti la concorrenza e l'evoluzione delle esigenze dell'utenza verso una significativa differenziazione dell'offerta dei servizi. In tale contesto la fornitura del servizio universale presenta problematiche relative a particolari condizioni demografiche e territoriali, caratterizzate da vaste zone di difficile accessibilità ed a scarsa densità abitativa.
  L'AGCOM, nell'esercizio dei propri poteri di vigilanza, svolge un'attività di valutazione del piano di razionalizzazione della gestione degli uffici postali, al fine di verificarne la conformità ai criteri di distribuzione dei punti di accesso alla rete postale.
  Ciò premesso, evidenzio che a seguito della presentazione dell'ultimo piano di razionalizzazione, il Ministero è in più occasioni intervenuto, pur avendo perso le proprie funzioni di regolamentazione e di vigilanza, affinché ogni intervento di Poste Italiane fosse preceduto da una fase di effettivo confronto con le regioni e gli enti locali. Tale attività ha dato luogo ad una effettiva modifica del piano di Poste italiane che si è basata su accordi realizzati nei diversi territori con i rappresentanti degli enti locali e delle regioni così come in più occasioni riconosciuto e apprezzato da questi ultimi.
  Si è proceduto in questi direzione anche nell'ambito di definizione del nuovo Contatto di programma tra il MiSE e Poste Italiane per gli anni 2016-2019, sottoscritto in data 15 dicembre 2015, attualmente in fase di registrazione alla Corte dei Conti e che ha introdotto significative novità. All'articolo 2 è stato previsto che Poste Italiane debba fornire adeguata informazione degli interventi, anche di carattere sostitutivo mediante ricorso alle possibilità offerte dalle tecnologie informatiche e digitali nella fornitura dei servizi postali, all'ente locale interessato ed al MiSE che ha facoltà di promuovere, prima dell'attuazione degli interventi previsti, un confronto tra gli organi rappresentativi degli enti interessati e Poste.
  La nuova impostazione si basa, infatti, sull'assunto che la capillarità della presenza di Poste non debba essere considerata più un peso o un onere bensì un asset strategico, un valore dal punto di vista anche industriale: dunque ogni chiusura, per quanto giustificata e dentro le regole del servizio universale, impoverirebbe un asset della società. In particolare, all'articolo 5 comma 5 del Contratto di Programma, per la prima volta Poste Italiane – anche tenuto conto del perseguimento di obiettivi di coesione sociale ed economica – si è impegnata a ricercare e valutare prioritariamente ogni possibilità di potenziamento complessivo dei servizi, anche attraverso accordi con le regioni e gli enti locali; dando seguito all'indicazione del Pag. 76Ministero secondo il quale l'ipotesi di intervento in riduzione deve essere considerata come estrema ratio dopo aver considerato possibilità alternative.
  Poste Italiane, nella logica del potenziamento e di una maggiore efficienza dei servizi, dovrà inoltre valutare il rapporto costi-ricavi non sulla base del singolo ufficio postale ma in un ambito territoriale più ampio fino a una scala anche regionale.
  Nel nuovo Contratto è previsto, infine, che Poste Italiane dovrà valutare, prioritariamente alla decisione di rimodulazione e razionalizzazione, iniziative proposte da enti e istituzioni territoriali in grado di aumentare la redditività della rete degli uffici postali in un ambito territoriale. Tali proposte dovranno pervenire, a regime, entro il 30 settembre di ogni anno. Per l'anno 2015, tale termine è posticipato al 31 marzo 2016. La Società è tenuta a trasmettere il suddetto Piano all'Autorità entro il 1o luglio 2016.
  In sostanza con il nuovo Contratto di programma anche il Governo ragiona in termini di politica industriale, non più solo in termini di valore sociale, e Poste è invitata a valorizzare la propria rete coerentemente con quanto comunicato in occasione della recente quotazione in Borsa.