CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 26 gennaio 2016
580.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-06239 Grande: Sull'esportazione di armi in Ucraina.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Ringrazio l'onorevole Interrogante per avermi dato la possibilità di chiarire la posizione del Governo italiano in merito alla presunta vendita di armi all'Ucraina. Innanzitutto, vorrei sottolineare che l'Italia non è fra i Paesi che, secondo quanto affermato, avrebbero assicurato forniture militari a Kiev.
  Sin dal 2014, le evoluzioni della crisi in Ucraina hanno fortemente sconsigliato, pur in assenza di un bando all'esportazione di armamenti, di procedere ad autorizzazioni alle forniture commerciali di armi e materiale offensivo, nella convinzione che un eventuale utilizzo improprio potesse contribuire a una escalation delle ostilità.
  Il Governo italiano ha sempre sostenuto che la soluzione della crisi ucraina dovesse necessariamente passare attraverso la strada del dialogo e della soluzione concordata, piuttosto che trovare un esito sul piano militare. In tale contesto, sosteniamo con convinzione gli sforzi portati avanti dal quartetto di Normandia (Francia, Germania, Russia ed Ucraina), con la mediazione dell'OSCE in seno al cosiddetto «gruppo trilaterale di contatto» (con Mosca e Kiev ed all'uopo ampliato a rappresentanti dei gruppi separatisti), al fine di trovare una soluzione di compromesso nell'interesse del Paese e dell'intera Europa. Tale architettura negoziale è stata peraltro alla base delle intese di Minsk del febbraio 2015, la cui piena attuazione costituisce al momento l'unica piattaforma di compromesso possibile. I risultati finora raggiunti in tale ambito, grazie agli sforzi congiunti del quartetto normanno e dell'OSCE, sono positivi e importanti e confermano la nostra convinzione che il sentiero intrapreso sia quello giusto e che sia necessario sostenerlo con convinzione e coerenza.
  Il Governo italiano continuerà pertanto a incoraggiare le parti affinché si giunga tempestivamente ad una soluzione sostenibile e duratura del conflitto in corso, che tenga debitamente conto delle legittime aspirazioni delle minoranze d'Ucraina nel rispetto della integrità territoriale del Paese e contribuisca alla ripresa economica del Paese, nel quadro delle attività e delle iniziative a tal fine decise sia in ambito UE che nel contesto del G7.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-06370 Anzaldi: Su tre cittadini italiani detenuti in Guinea Equatoriale.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Vorrei iniziare fornendovi degli aggiornamenti sul caso dei connazionali Fabio e Filippo Galassi e Daniel Candio. La Farnesina ha seguito la vicenda sin dalle prime fasi con la massima attenzione sia direttamente, sia tramite l'Ambasciata in Camerun, competente per la Guinea Equatoriale, e il Corrispondente consolare a Bata, prestando tutta l'assistenza possibile ai nostri connazionali e mantenendo contatti costanti con i familiari e i legali.
  Per quanto riguarda le vicende processuali dei connazionali vorrei segnalare come, anche grazie all'azione portata avanti dalla Farnesina e ai ripetuti passi compiuti dal nostro Ambasciatore a Yaoundé presso le Autorità equatoguineane, la posizione di Daniel Candio sia stata chiarita e il connazionale abbia potuto fare rientro in Italia dopo essere stato scarcerato il 1o ottobre scorso. Quanto a Fabio e Filippo Galassi, come noto sono accusati di appropriazione indebita, truffa, riciclaggio, falsificazione di documenti, stoccaggio e vendita fraudolenta di beni. Lo scorso 10 dicembre si è conclusa la fase dibattimentale del processo a loro carico avviato il 25 novembre presso il Tribunale di Bata e si è ora in attesa della decisione della magistratura locale. Le udienze si sono svolte senza particolari criticità, nel rispetto delle procedure locali. Il Pubblico Ministero ha chiesto la condanna a 15 anni di reclusione per Fabio Galassi (per la sua posizione ritenuta più influente all'interno della società General Works) e a 10 anni per Filippo, mentre la difesa ha chiesto la piena assoluzione per insussistenza delle accuse e delle prove a loro carico.
  Nelle more della decisione che verrà presa dal tribunale, sin dalle fasi dell'arresto l'Ambasciatore a Yaoundé è intervenuto in numerose occasioni presso le Autorità locali al fine di tutelare i diritti dei nostri connazionali. Sono stati effettuati passi ai più alti livelli e, in particolare, presso il Presidente della Repubblica Teodoro Obiang – che si è impegnato a seguire il caso e a favorire la ricerca di una soluzione – e il Ministero degli Esteri. Sono inoltre state sensibilizzate le Autorità Giudiziarie locali, alle quali è stata espressa la forte aspettativa che sia garantito un giudizio equo e spedito. Tali posizioni sono state di recente ribadite anche dal Corrispondente consolare a Bata, che si è anche occupato di effettuare numerose visite in carcere ai nostri connazionali nel corso degli ultimi mesi, al fine di monitorare le loro condizioni di salute e fornirgli generi di conforto.
  Vorrei pertanto assicurare che i nostri connazionali beneficiano di condizioni detentive migliori rispetto a quelle degli altri detenuti e per loro è stata inoltre richiesta la possibilità di comunicare telefonicamente con i familiari in Italia. Quanto allo stato di salute di Fabio Galassi, il corrispondente consolare lo ha accompagnato ad una prima visita oculistica nell'ottobre scorso, a cui ha fatto seguito un successivo consulto, che ha escluso l'ipotesi di un possibile distacco della retina e confermato la necessità di riposo.Pag. 36
  Oltre all'azione portata avanti dalla nostra Ambasciata in loco, abbiamo compiuto dei passi ufficiali anche sull'Ambasciatore della Guinea Equatoriale in Italia per segnalare la delicatezza della situazione e la necessità di una rapida conclusione del processo in corso. Alla Farnesina sono stati inoltre ricevuti più volte i familiari dei nostri connazionali, ai quali sono stati forniti costanti aggiornamenti sulle azioni intraprese e sull'assistenza loro fornita.
  Le famiglie mantengono peraltro contatti costanti sia con l'Ambasciata in Camerun che con il corrispondente consolare a Bata.
  Infine vorrei sottolineare come l'azione del Governo si sia sviluppata anche in ambito UE al fine di assicurare che le pressioni e sensibilizzazioni sul governo equatoguineano fossero effettuate anche a livello europeo. Al riguardo abbiamo interessato della vicenda sia il Servizio Europeo per l'Azione Esterna a Bruxelles sia, per il tramite della nostra Ambasciata a Yaoundé, l'Ambasciata spagnola in Guinea Equatoriale – titolare della Presidenza di turno dell'Unione europea in loco – perché intervenissero a garanzia di un processo giusto e rapido per i nostri connazionali.
  Vorrei concludere confermando che il Governo continuerà a seguire con la massima attenzione l'evolversi della vicenda in tutti i suoi aspetti, al fine di sollecitare una rapida ed equa conclusione sul piano giudiziario. Continueremo pertanto la nostra azione di sensibilizzazione sia in loco, in collaborazione con le Ambasciate dei Paesi partner, che a livello nazionale ed europeo, continuando al contempo a fornire ogni possibile assistenza consolare ai nostri connazionali e ai loro familiari.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-06805 Gagnarli: Sull'espulsione di tre cittadine italiane dalla Danimarca a seguito di manifestazioni di protesta per la tutela di specie marine protette dalla Convenzione di Berna del 1979.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Permettetemi in primo luogo di ricordare che il Governo italiano ha sempre mantenuto una posizione di ferma contrarietà alla caccia ai cetacei e ad altri mammiferi marini, impegnandosi attivamente sia in ambito europeo che internazionale (in particolare all'interno della Commissione Baleniera Internazionale – IWC) al fine di promuovere politiche ambientali incentrate sulla conservazione e protezione delle specie animali selvatiche.
  La legislazione europea in tale settore, con particolare riferimento alla direttiva Habitat, è tra le più avanzate e garantisce una protezione rigorosa di tutti i cetacei. Tale normativa non è tuttavia applicabile alle Isole Far Oer che, pur facendo parte del Regno di Danimarca, non sono parte dell'Unione europea ai sensi del Trattato di adesione della Danimarca alla UE. Le isole Far Oer sono state parimenti escluse dalla Convenzione di Berna del 1979 al momento dell'adesione di Copenaghen, sempre per la questione della tradizionale caccia ai globicefali denominata «Grindadrap».
  Ciò rende di fatto inapplicabili le disposizioni della direttiva habitat e della Convenzione di Berna ai territori delle Far Oer, limitando fortemente il margine di azione dell'Italia e delle istituzioni europee sulla Danimarca per spingerla ad abbandonare tale pratica nei suoi territori. Ciò nonostante, il Governo si è sempre battuto in tutte le sedi opportune e con i mezzi consentiti dai trattati per ribadire la propria contrarietà ad ogni forma di caccia ai mammiferi, promuovendo attivamente politiche ambientali in linea con gli standard europei, e tale azione di sensibilizzazione verrà portata avanti con coerenza e determinazione in coordinamento con i nostri partner internazionali.
  Sul caso delle connazionali Marianna Baldo e Alice Rusconi Bodin, l'Ambasciata d'Italia a Copenaghen si è immediatamente attivata, anche per il tramite del Console Onorario, al fine di fornire ogni possibile assistenza alle nostre connazionali, mantenendo contatti costanti con i familiari e i legali, oltre che con le autorità locali.
  Ad entrambe è stato notificato un decreto di espulsione dalle Isole Far Oer per un anno (fino a settembre 2016) e comminata un'ammenda di circa 25000 Corone a testa, pari a circa 3500 euro. Nei confronti di quest'ultimo provvedimento le connazionali hanno presentato ricorso in Appello e il 9/10 marzo 2016 è attesa la pronuncia della Corte, che deciderà altresì della sorte del materiale loro sequestrato al momento del fermo (apparecchi fotografici, e altro). Le signore Baldo e Rusconi Bodin potranno presenziare alla seduta della Corte, ma dovranno chiedere alle Autorità faroesi un permesso speciale per poter rientrare nel Paese.
  Vorrei concludere assicurando sin d'ora che, pur nel pieno rispetto dell'autonomia del potere giudiziario e dell'ordinamento locale, la nostra Ambasciata continuerà a fornire tutta l'assistenza necessaria alle nostre connazionali nel corso del processo.