CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 19 gennaio 2016
575.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Trasporti, poste e telecomunicazioni (IX)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante definizione dei criteri di privatizzazione e delle modalità di dismissione della partecipazione detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale di Ferrovie dello Stato italiane SpA. Atto n. 251.

PARERE APPROVATO

  La IX Commissione (Trasporti, poste e telecomunicazioni),
   esaminato lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante definizione dei criteri di privatizzazione e delle modalità di dismissione della partecipazione detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale di Ferrovie dello Stato italiane SpA (Atto n. 251);
   premesso che:
    lo schema di decreto è adottato in attuazione di quanto disposto dall'articolo 1, comma 2, della legge n. 481 del 1995, ai sensi del quale, in caso di privatizzazione dei servizi di pubblica utilità, il Governo definisce i criteri per la privatizzazione di ciascuna impresa e le relative modalità di dismissione e li trasmette al Parlamento ai fini dell'espressione del parere da parte delle competenti Commissioni parlamentari;
    lo schema di decreto prevede l'alienazione di una quota della partecipazione al capitale sociale di Ferrovie dello Stato Italiane S.p.A., con valore nominale pari a 36,34 miliardi di euro, detenuta al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze in da effettuarsi, anche in più fasi, attraverso un'offerta pubblica di vendita rivolta al pubblico dei risparmiatori, ai dipendenti del Gruppo Ferrovie dello Stato e a investitori istituzionali italiani e internazionali;
    a seguito dell'alienazione, dovrà in ogni caso, come espressamente previsto, essere mantenuta una partecipazione dello Stato al capitale di Ferrovie dello Stato Italiane S.p.A. non inferiore al 60 per cento;
    si precisa altresì che l'ingresso di soci diversi dallo Stato nel capitale di Ferrovie dello Stato Italiane S.p.A. dovrà avvenire in modo tale da assicurare l'assegnazione allo Stato della proprietà dell'infrastruttura ferroviaria relativa alla rete;
    nelle premesse del decreto si precisa al riguardo che il Governo intende assicurare, anche attraverso l'introduzione di nuove disposizioni, che il gestore dell'infrastruttura ferroviaria continui a garantire a tutti gli operatori l'accesso equo e non discriminatorio all'infrastruttura stessa, valutando a tal fine anche l'evoluzione verso una completa indipendenza societaria del gestore medesimo;
    per quanto concerne le modalità di effettuazione dell'operazione di alienazione, lo schema di decreto precisa altresì che potranno essere previste forme di incentivazione finalizzate a favorire la partecipazione all'offerta pubblica di vendita da parte dei dipendenti del Gruppo Ferrovie dello Stato;
    si stabilisce infine che potranno essere previste per i risparmiatori che partecipino all'offerta pubblica di vendita forme di incentivazione in termini di prezzo con l'obiettivo di favorire l'azionariato diffuso;Pag. 63
    richiamate le mozioni approvate dall'Assemblea della Camera sul processo di privatizzazione di Ferrovie dello Stato Italiane S.p.A. nella seduta del 3 dicembre 2015;
    considerati gli elementi di informazione forniti e le valutazioni formulate dal Ministro dell'economia e delle finanze nell'audizione svolta il 12 gennaio 2016;
    rilevato che, come indicato dal Ministro dell'economia e delle finanze nell'audizione richiamata, la quotazione di Ferrovie dello Stato Italiane S.p.A. sarà effettuata in un arco temporale che terrà conto delle condizioni di mercato e del grado di preparazione dell'azienda alla quotazione stessa, che potrebbe anche travalicare l'anno 2016;
    evidenziata altresì la conferma dell'impegno, anche in attuazione delle mozioni citate, a trasmettere al Parlamento una relazione che offra una compiuta informazione sugli aspetti e sulle conseguenze, sotto il profilo finanziario, industriale, occupazionale e di gestione del servizio, della operazione di privatizzazione,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti osservazioni:
   a) il Governo adotti tutte le iniziative opportune per assicurare che l'alienazione di una quota della partecipazione dello Stato, comunque non superiore al 40 per cento, al capitale di Ferrovie dello Stato Italiane S.p.A. abbia luogo con modalità tali da favorire l'ampliamento delle fonti di finanziamento e da promuovere il recupero dell'efficienza sia per quanto riguarda gli investimenti nell'infrastruttura ferroviaria, sia per quanto riguarda la prestazione dei servizi di trasporto;
   b) in particolare il Governo individui e adotti tutte le iniziative che, in relazione all'operazione di alienazione in oggetto, possano permettere il reperimento di ulteriori risorse finanziarie e il miglioramento della qualità dei servizi di trasporto ferroviario che hanno carattere di servizio pubblico e che sono prevalentemente rivolti all'utenza pendolare, nonché dei servizi di trasporto ferroviario merci; a tal fine il Governo valuti altresì l'opportunità, fermi restando gli obiettivi complessivi di riduzione del debito pubblico assunti anche in sede di Unione europea, di destinare, attraverso apposite previsioni legislative, una quota dei proventi dell'alienazione al rinnovo del materiale rotabile impiegato per i servizi di trasporto pubblico ferroviario a livello nazionale e regionale e al finanziamento del trasporto ferroviario merci;
   c) il Governo adotti tutte le iniziative opportune per fare in modo che l'operazione di cui allo schema di decreto in esame favorisca lo sviluppo del trasporto ferroviario di passeggeri e di merci, con le conseguenti ricadute positive sotto il profilo occupazionale e industriale; al riguardo si segnala in particolare l'esigenza, come indicato nelle premesse dello schema di decreto in esame, di assicurare che il gestore dell'infrastruttura garantisca a tutti gli operatori l'accesso equo e non discriminatorio all'infrastruttura stessa;
   d) al fine di garantire pienamente la proprietà pubblica della rete ferroviaria, il Governo consideri l'opportunità di porre in essere misure che portino alla completa indipendenza societaria del gestore dell'infrastruttura rispetto alla holding Ferrovie dello Stato Italiane S.p.A., oggetto dell'operazione in questione;
   e) per quanto concerne le modalità di effettuazione dell'operazione di alienazione, il Governo individui gli strumenti più efficaci per favorire la creazione di un azionariato diffuso, anche attraverso l'introduzione di limiti al possesso azionario.
   f) prima di procedere alla quotazione azionaria di Ferrovie dello Stato Italiane S.p.A., il Governo, in considerazione degli aspetti di maggior rilievo emersi nel corso Pag. 64dell'esame parlamentare dello schema di decreto in oggetto ed evidenziati nel presente parere, riferisca al Parlamento:
    1) sulle modalità con cui sarà effettuata l'alienazione di una quota del capitale sociale di Ferrovie dello Stato Italiane S.p.A., con particolare riguardo alle misure adottate per mantenere la proprietà pubblica dell'infrastruttura ferroviaria e all'assetto societario del gestore della rete;
    2) sugli effetti finanziari dell'operazione di alienazione per il bilancio dello Stato e sulle conseguenze che tale operazione potrà determinare dal punto di vista economico, industriale, occupazionale e di gestione del servizio;
    3) sulla situazione finanziaria ed economica del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane e sulle linee fondamentali del Piano industriale del Gruppo stesso in vista della privatizzazione, nonché su eventuali interventi di carattere legislativo e regolatorio che possano incidere sui settori di attività del Gruppo, sulla sua operatività e sui risultati finanziari ed economici che può conseguire.

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ALLEGATO 2

Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante definizione dei criteri di privatizzazione e delle modalità di dismissione della partecipazione detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale di Ferrovie dello Stato italiane SpA. Atto n. 251.

PROPOSTA ALTERNATIVA DI PARERE DEL GRUPPO MOVIMENTO 5 STELLE

  La IX Commissione,
   esaminato lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante definizione dei criteri di privatizzazione e delle modalità di dismissione della partecipazione detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale di Ferrovie dello Stato italiane Spa (Atto n. 251),
   considerato che:
    Ferrovie dello Stato Italiane Spa opera in svariati settori offrendo molteplici ed eterogenei servizi sia a mercato che universale attraverso le società del Gruppo. Tra i servizi offerti, oltre a quello di trasporto passeggeri e merci, su rotaia e gomma, di lunga percorrenza, regionale e locale, sono presenti servizi di logistica, di infrastruttura, immobiliari, finanziari e commerciali, nonché attività di progettazione ingegneristica di alto profilo. Secondo quanto riportato nello schema di decreto non è dato sapere quali e come i settori in cui opera l'intera holding saranno interessati dalle operazioni di vendita e quotazione in borsa, atteso che come nel caso di Grandi Stazioni spa, i servizi commerciali del Gruppo sono già stati interessati da un rilevante processo di privatizzazione e scissione societaria;
    da quanto emerso nel corso dell'esame dello schema di decreto l'obiettivo prioritario della dismissione della partecipazione nel capitale di Ferrovie dello Stato Italiane Spa, come dichiarato dallo stesso Ministro dell'economia e delle finanze, sarebbe quello della riduzione del debito pubblico, peraltro così riportato con riferimento all'articolo 13 del decreto-legge n. 332 del 1994;
    nel corso delle audizioni è emerso altresì che sarebbero presenti ulteriori e altrettanto importanti obiettivi come la maggiore efficienza delle società del Gruppo e delle performance manageriali, nonché la maggiore trasparenza e separazioni societarie più nette che però non hanno alcuna collocazione né riferimento normativo all'interno dello schema di decreto. Sono parimenti assenti riferimenti all'eventuale impiego di una quota degli introiti derivanti dalla operazione di privatizzazione al fine di garantire quei necessari e improcrastinabili investimenti tesi a migliorare e efficientare i settori e i servizi maggiormente in crisi di Ferrovie dello Stato Italiane Spa, atteso che, secondo quanto manifestato dai Ministri auditi, tali investimenti sarebbero direttamente connessi all'obiettivo di maggiore efficienza dell'azienda e che secondo i vertici del Gruppo il comparto trasporto merci e quello del trasporto pubblico locale rappresentano ad oggi i settori maggiormente in crisi;
    lo schema di decreto è stato deliberato in una fase di particolari tensioni all'interno dei vertici del Gruppo, ma soprattutto tra questi e il Governo, in particolar modo in merito alle modalità, ai tempi e all'approccio del processo di dismissione Pag. 66e privatizzazione della società, fortemente e pubblicamente criticati e osteggiati;
    i nuovi vertici di Ferrovie dello Stato Italiane Spa hanno segnalato come i settori del trasporto merci e quello del trasporto pubblico regionale/locale versino in gravi condizioni al contrario di quello del trasporto passeggeri a mercato, ovvero il più noto «Alta Velocità», unico asset per il quale oggi sarebbe possibile avviare la quotazione poiché redditizio e disciplinato da un contesto normativo più semplice e definito. Ciò nonostante il Ministro dell'economia e delle finanze ha ravvisato rischi per una eventuale quotazione dei soli asset più redditizi e appetibili per il mercato, giustificando il tal senso la cessione delle quote dell'intera holding, segnando così una evidente discrasia tra il piano politico-istituzionale, socio unico, e il piano aziendale che risulta presente anche in questa nuova fase del management;
    gli stessi Presidente e Amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Italiane Spa hanno sottolineato come il processo di dismissione e privatizzazione dovrebbe considerarsi come successivo alla definizione di un piano industriale. La centralità del piano industriale è stata parimenti sostenuta dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Ciò nonostante, gli stessi vertici di Ferrovie dello Stato Italiane Spa hanno sottolineato come, senza disposizioni normative organiche e adeguate in materia di trasporto pubblico locale – che risulterebbe attualmente allo studio presso il Ministero delle infrastrutture e trasporti – il fondamentale piano industriale propedeutico alla privatizzazione non può essere definito;
    attualmente il valore patrimoniale di Ferrovie dello Stato Italiane Spa è maggiormente rappresentato dalla infrastruttura, ovvero dalla rete; la proprietà di quest'ultima, secondo quanto indicato nelle premesse e dal comma 1 dell'unico articolo dello schema di decreto, e secondo quanto esposto dallo stesso Ministro dell'economia e delle finanze, rimarrà in capo allo Stato, senza peraltro che venga indicato esattamente come questo possa essere garantito in termini procedurali e normativi; appare quindi poco chiaro quale possa essere il reale valore che si intende sottoporre all'interesse dei privati;
    le competenze dell'Autorità di regolazione dei trasporti sono, tra l'altro, volte a monitorare, verificare e garantire che in presenza di obblighi di servizio pubblico, erogato da una società che sia pubblica o privata, vi sia il rispetto della libera concorrenza nonché la piena e non discriminatoria accessibilità alle infrastrutture e ai servizi offerti. In tal senso, in base alle competenze riconosciutele, l'Autorità non ha gli strumenti né la capacità di individuare in questa fase alcuna incompatibilità o rilievo ostativo tra i generici criteri di dismissione esposti nello schema di decreto e gli obblighi di servizio pubblico;
    lo schema di decreto non dispone in alcun modo l'obbligo di pubblicità dei dati relativi alle operazioni di vendita e all'utilizzo dei proventi. Non viene dunque introdotto l'obbligo a carico dello Stato di pubblicare i dati secondo un formato aperto, così come definito dall'articolo 68 comma 3 lettera a) del codice dell'amministrazione digitale di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82 e successive modificazioni e integrazioni;
   atteso che:
    nel corso dell'esame la Commissione ha riconosciuto, alla luce della genericità dello schema di decreto, nonché della rilevanza rivestita dall'operazione, la necessità stringente di monitorare e esaminare l'intero percorso di dismissione e privatizzazione, con particolare interesse alle potenziali ricadute in termini di qualità del servizio, valorizzazione e efficienza delle società, garantendo così la necessaria e adeguata trasparenza e partecipazione parlamentare all'operazione di vendita, corroborando in tal senso l'idea che lo schema di decreto presenti numerose e Pag. 67importanti lacune così come lacunoso si è dimostrato l’iter informativo propedeutico all'espressione del parere;
   ritenuto che:
    la repentina rimozione e sostituzione dei vertici in concomitanza con l'approvazione dello schema di decreto desta inoltre perplessità e preoccupazioni nei confronti di un percorso che si dimostra già ricco di incognite e passaggi oggettivamente delicati e rischiosi, e che avrebbe dovuto pertanto essere intrapreso in un contesto societario stabile e definito;
    non essendo presente al momento, e – stante quanto emerso dalle audizioni dei vertici di Ferrovie dello Stato Italiane Spa, non potrà essere disponibile nel breve periodo – alcun piano industriale, lo schema di decreto in esame appare pressoché inutile e irricevibile, quanto meno prematuro, atteso che si intenda permettere alle commissioni parlamentari competenti di procedere con un esame adeguato e nel merito del progetto di dismissione e privatizzazione;
    dalla relazione illustrativa non è possibile rinvenire alcun riferimento all'assunzione del parere del Comitato permanente di consulenza globale e di garanzia per le privatizzazioni da parte del Ministero dell'economia e delle finanze ai sensi del decreto-legge 31 ottobre 2013, n. 126;
    per quanto concerne i servizi merci e di trasporto pubblico locale interessati dalla privatizzazione non godrebbero di alcun miglioramento giacché è plausibile che i nuovi grandi azionisti privati avrebbero l'interesse di orientare le scelte di investimenti nei confronti dei servizi più remunerativi e non verso quelli che già oggi risultano essere più deboli e poco appetibili per il mercato;
    l'idea che la privatizzazione possa contribuire ad una maggiore efficienza delle società del Gruppo nonché ad una attività manageriale più performante, così come sostenuto dai Ministri interessati, non è necessariamente giusta o sbagliata pur restando nel campo delle mere opinioni che se non corroborate da dati concreti non possono offrire alcun appiglio sostanziale a sostegno di una o dell'altra argomentazione. Appare però evidente come al momento non sia possibile prendere in considerazione alcun dato sugli effetti – anche solo potenziali – della privatizzazione in termini di qualità dei servizi, a mercato e soprattutto universali, in termini di investimenti infrastrutturali, in particolar modo per quanto riguarda il comparto merci e trasporto pubblico locale/regionale, in termini di risorse umane, di valorizzazione del patrimonio e del know how, offrendo in tal modo solo molta incertezza;
    il Governo, né nello schema di decreto, né durante le audizioni svolte ha indicato come a si intende a seguito della privatizzazione e quindi in vista degli introiti derivanti dalla vendita delle azioni far fronte alla perdita di utili ripartiti per ciascun anno all'attuale azionista unico, lo stesso Ministero dell'economia e delle finanze, da Ferrovie dello Stato Italiane Spa;
    le precedenti operazioni di privatizzazione, si veda il caso Alitalia e Telecom Italia, hanno finito per favorire le note cordate imprenditoriali senza produrre alcun significativo effetto sul risanamento del debito pubblico. D'altro canto per i casi a cui il Governo fa riferimento come modelli esemplari di privatizzazione, in particolare quella recente di Poste Italiane, appare evidente come ancora non sia possibile poter valutare adeguatamente le reali ricadute della cessione di quote pubbliche sul piano del servizio universale che peraltro è stato già ampiamente e duramente colpito dalle politiche di razionalizzazione adottato da Poste Italiane. Risulta pertanto inopportuno procedere ad un medesimo percorso di dismissione senza avere dati attendibili sulle conseguenze in termini di qualità, efficienza e adeguatezza dei servizi offerti,
  esprime

PARERE CONTRARIO.

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ALLEGATO 3

Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante definizione dei criteri di privatizzazione e delle modalità di dismissione della partecipazione detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale di Ferrovie dello Stato italiane SpA. Atto n. 251.

PROPOSTA ALTERNATIVA DI PARERE PRESENTATA DAL GRUPPO SINISTRA ITALIANA-SINISTRA ECOLOGIA LIBERTÀ

  La IX Commissione,
   esaminato lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante definizione dei criteri di privatizzazione e delle modalità di dismissione della partecipazione detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale di Ferrovie dello Stato italiane Spa;
   premesso che:
    Ferrovie dello Stato Italiane Spa è la più importante società operante nel trasporto ferroviario italiano, con un fatturato di 8,4 miliardi di euro, 70.000 dipendenti e un totale di 16.700 chilometri di rete Ferroviaria;
    Ferrovie dello Stato Italiane Spa ha chiuso i primi sei mesi del 2015 con un fatturato di oltre 2 punti percentuali rispetto all'anno 2014, anno in cui ha segnato un Ebitda di 2,1 miliardi di euro, per un totale di 4,3 miliardi di euro di investimenti (in crescita fino a 6,5 miliardi di euro nel 2016);
    il Gruppo conta circa 70.000 dipendenti, di cui circa 5.000 in Germania (Netinera). La linea ferroviaria è lunga 16.726 chilometri, di cui circa 1.000 ad alta velocità. Il sistema Alta Velocità-Alta Capacità parte da Torino e arriva fino a Salerno (Torino – Milano – Bologna – Roma – Napoli – Salerno). Ulteriori tratti sono tra Milano e Treviglio e tra Padova e Mestre. Attualmente, si sta completando il tratto Milano – Verona – Venezia per disegnare la cosiddetta «T». La frequenza è di 8.000 treni al giorno di cui circa 7.000 regionali e 1.000 tra alta velocità, media e lunga percorrenza e treni merci;
    le Ferrovie dello Stato nacquero nel 1905 dopo la statalizzazione di numerose ferrovie italiane. Già dal 1945 azienda autonoma delle Ferrovie dello Stato, sotto il controllo del Ministero dei trasporti, nel 1986 si trasforma in ente pubblico economico. Nel 1992 l'ente fu trasformato in società per azioni con partecipazione statale totale attraverso il Ministero dell'economia e delle finanze. Nel 1999 ha inizio la divisionalizzazione della società con la nascita di Trenitalia nel 2000 e di RFI nel 2001. Il 24 maggio del 2011 le Ferrovie dello Stato divengono Ferrovie dello Stato Italiane Spa, in breve FS Italiane;
    Trenitalia è l'impresa di trasporto passeggeri e merci mentre Rete Ferroviaria Italiana (RFI) è la società che si occupa della gestione dell'infrastruttura: entrambe sono partecipate al 100 per cento di Ferrovie dello Stato Italiane;
    secondo i dati Mediobanca del 2015 il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane è la seconda azienda italiana per investimenti, quinta per dipendenti, decima per redditività e tredicesima per fatturato. Infine, Ferrovie dello Stato Italiane quest'anno ha conquistato il primo posto nella classifica delle aziende dove i giovani neolaureati desiderano lavorare ed è risultata prima nel ranking «Best Employer of Choice 2015»; Pag. 69
    nel Documento di economia e finanza (DEF) 2014, approvato in via definitiva dalle Camere il 17 aprile 2014, il Governo aveva già manifestato l'intenzione di attuare un piano di privatizzazioni mediante la dismissione di partecipazioni in società controllate anche indirettamente dallo Stato e l'attivazione di strumenti per consentire le dismissioni anche da parte degli enti territoriali; come riportato nel programma nazionale di riforma contenuto nello stesso Documento, le società coinvolte nell'operazione includono società a partecipazione diretta quali ENI, STMicroelectronics, ENAV, nonché società in cui lo Stato detiene partecipazioni indirettamente tramite Cassa depositi e prestiti, quali SACE, FINCANTIERI, CDP Reti, TAG (Trans Austria Gastleitung Gmbh) e, tramite Ferrovie dello Stato, in Grandi Stazioni – Cento Stazioni;
    il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, ha annunciato recentissimamente che sarà avviata la procedura di privatizzazione di Ferrovie dello Stato Italiane, specificando che, comunque, non potrà andare oltre il 40 per cento. In particolare, il Ministro Delrio ha dichiarato che si tratta di un percorso che tiene presenti alcune questioni per cui l'infrastruttura ferroviaria dovrà rimanere pubblica e dovrà essere garantito l'accesso a tutti in maniera uguale. Il 40 per cento potenzialmente alienabile andrà a un azionariato diffuso e investitori istituzionali;
    considerato che le privatizzazioni in Italia sono state sempre caratterizzate da un percorso particolarmente complesso, pieno di fallimenti e di incognite in cui spesso si sono intrecciate operazioni finanziarie poco trasparenti, per cui lo Stato quasi mai ne ha tratto vantaggio né dal punto di vista economico, né tanto meno sotto il profilo della competitività;
    con riferimento alla privatizzazione di Ferrovie dello Stato Italiane, si è sempre parlato in questi mesi della possibile attuazione di due strategie. La prima, battezzata del «carciofo da sfogliare», è caratterizzata da una vendita di pezzi del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, in prospettiva lasciando in mano pubblica solo la rete ferroviaria – d'importanza strategica per il Paese e bisognosa di forti investimenti – per collocare subito sul mercato alta velocità e trasporto merci, servizi già redditizi o potenzialmente tali. La seconda consiste nella la vendita secca di una quota di minoranza della holding che controlla il Gruppo, riportando direttamente allo Stato la rete ferroviaria o comunque regolandone la gestione da parte di Rete Ferroviaria Italiana in modo da garantire l'accesso paritario agli operatori;
    sotto tale profilo si evidenzia che, qualunque strategia avesse voluto intraprendere il Governo, il Parlamento, innanzitutto, avrebbe dovuto esercitare una funzione di controllo e indirizzo politico importante al riguardo, in quanto Ferrovie dello Stato italiane non è solo società controllata dallo Stato, ma una grande impresa partecipata pubblica la cui privatizzazione potrebbe determinare l'indebolimento di rilevanti potenzialità industriali nazionali in termini di riconversione ecologica, civile e tecnologica del sistema economico italiano, senza peraltro un sostanziale effetto di diminuzione del debito pubblico, ma con una riduzione delle entrate fornite al bilancio dello Stato dai dividendi della stessa società;
    qualsiasi disegno di privatizzazione che coinvolga il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane appare infatti delicato e destinato a suscitare preoccupazioni, oltre che interessi, anche e soprattutto per il valore patrimoniale dei ricchi asset di cui dispone che per la redditività economica della gestione industriale. Si tratta, infatti, di una società dal voluminoso valore patrimoniale che viene da una storia ultrasecolare e resta fondamentale per la mobilità integrata del sistema Paese;
    le ferrovie rappresentano un bene strategico per il Paese ed una risorsa per tutti gli italiani, ma l'attuale Governo, nel farsi promotore e forte sostenitore della privatizzazione delle Ferrovie dello Stato Pag. 70Italiane, sembra dimenticare i temi ancora caldi da sciogliere a partire dal rapporto con Rete Ferroviaria Italiana (la controllata che gestisce la rete) e Trenitalia con i vari contratti (dalla lunga percorrenza sino a tutta la partita del trasporto locale). Soprattutto, il timore è che il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiana verrebbe, in sostanza, svuotato di valore e di contenuti e il tutto per raccogliere pochi miliardi di euro (tra i 5 e i 10 miliardi a quanto risulta) che non sono assolutamente nulla rispetto ai 2000 miliardi di debito pubblico accumulati dal nostro Paese;
    in buona sostanza, appare inspiegabile il motivo per cui si intenda in controtendenza a quanto accade in altri Paesi europei come la Francia e la Germania, privatizzare una società solida e in crescita come Ferrovie dello Stato, capace di operare sul mercato italiano e di aprirsi ad una competitività nel trasporto ferroviario e alla logistica anche a livello continentale per garantirsi nell'immediato quella che sembrerebbe una modesta entrata economica, mettendo a repentaglio profitti, livelli occupazionali e qualità professionali;
    l'imminente alienazione di quote di Ferrovie dello Stato Italiane non sembra, infatti, considerare i rischi derivanti da una affrettata privatizzazione, soprattutto sotto il profilo della salvaguardia del mantenimento dei diritti e delle tutele per le lavoratrici ed i lavoratori operanti nel comparto ferroviario, che rappresenta il prerequisito per la sicurezza e il buon funzionamento del sistema ferroviario e per servizi di alta qualità nei confronti delle persone. Senza contare che, con l'estensione della concorrenza nel trasporto nazionale ferroviario di passeggeri, il processo di privatizzazione e la possibile pressione finalizzata al taglio dei costi, l'attuale situazione di crisi economica in cui versa il Paese potrebbe ulteriormente aggravarsi con inevitabili conseguenze sul piano della riduzione del numero dei dipendenti, il maggior ricorso all’outsourcing e al subappalto dei servizi, l'aumento dei contratti atipici, l'incremento dell'utilizzo dei lavoratori in somministrazione, l'intensificazione dei carichi e della pressione sul lavoro, l'aumento degli orari di lavoro flessibili, del frazionamento dei turni di lavoro e del ricorso al lavoro straordinario;
    le recenti affermazioni del Ministro Delrio, non tengono minimamente conto dei rischi da un'ulteriore e affrettata liberalizzazione e frammentazione del servizio ferroviario italiano, soprattutto rispetto alla necessità di garantire ai milioni di utenti attraverso prezzi sostenibili e la certezza di non vedersi tagliare o ridurre ulteriormente le corse su linee che potrebbero venire considerate non redditizie, ma fondamentali per garantire un trasporto pubblico che, come tale, deve garantire i collegamenti con tutte le aree del Paese, includendo anche le cosiddette zone periferiche;
    il Governo, piuttosto che procedere ad una privatizzazione affrettata del Gruppo, dovrebbe quantomeno prima illustrare esaustivamente alle Camere in modo puntuale tutti gli aspetti e i risvolti economici, industriali, occupazionali e sociali conseguenti all'annunciato piano di privatizzazione del gruppo. In particolare, sarebbe opportuno, prima di procedere a qualsiasi iniziativa di alienazione di quote di società direttamente o indirettamente di proprietà dello Stato, consegnare al Parlamento una relazione contenente i dati finanziari e industriali degli effetti della alienazione sul bilancio dello Stato e i minori dividendi versati al bilancio dello Stato in conseguenza dell'alienazione;
    al contrario, più nello specifico, lo schema di decreto non reca nel dettaglio una disciplina di alienazione esaustiva, sia nella fase di mantenimento di una quota di controllo pubblico nel capitale, sia in merito alle eventuali determinazioni in merito all'offerta pubblica di vendita. In audizione, il Ministro Padoan ha parlato di un interesse di investitori istituzionali, anche internazionali, ma poco o nulla si sa in merito al lavoro che stanno svolgendo gli advisor del Ministero per la quotazione, Pag. 71come del resto ben poco il Governo ha fatto sapere su questi possibili investitori interessati. Al riguardo va sottolineato che, come dimostra anche il recente caso della quotazione in Borsa di Fincantieri, le modalità attraverso le quali si procede all'offerta pubblica di vendita sono da considerarsi quali elementi cruciali per la creazione di valore e il rafforzamento finanziario della società;
    in conclusione, se da un lato il Governo conferma la volontà di privatizzare Ferrovie dello Stato Italiane, dall'altro, piuttosto che a potenziare i servizi e la rete, nell'interesse generale del Paese, l'operazione disciplinata dallo schema di decreto serve al mero scopo di fare cassa e abbattere il debito pubblico, con conseguenze difficilmente percepibili in termini di impatto positivo sulla finanza pubblica;
    l'opzione di privatizzare l'intero Gruppo, con la possibilità che dei privati possano quindi controllare anche le società che detengono la rete e l'infrastruttura che offre il servizio pubblico a carattere universale come Rete Ferroviaria Italiana (RFI), rischia dunque di creare un pericoloso e dannoso precedente. Inoltre, pochi o nulli sono gli effetti positivi che lo schema di decreto inerente la privatizzazione del Gruppo reca sul trasporto pubblico locale;
    si evidenzia, inoltre, che durante la discussione del disegno di legge di stabilità 2016 è stato approvato in Assemblea un emendamento del Gruppo Sinistra Italiana a prima firma del deputato Franco Bordo ove si prevede che, proprio con riferimento alla privatizzazione del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, prima della privatizzazione di quote di società direttamente o indirettamente di proprietà dello Stato si preveda la presentazione di una relazione al Parlamento contenente precisi elementi informativi in termini di impatto economico, industriale, occupazionale e sociale cui ancora il Governo ha dato ancora seguito;
    il Governo, come peraltro affermato dal Ministro delle Finanze Padoan nel corso dell'audizione presso la Commissione IX della Camera dei deputati, attualmente, non dispone neanche della previsione di quanto possa corrispondere l'ammontare complessivo degli introiti derivanti dalla privatizzazione in oggetto,
  esprime

PARERE CONTRARIO.