CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 13 gennaio 2016
572.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
ALLEGATO

ALLEGATO

QUESITO PER IL QUALE È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE
(n. 377/1880)

  GASPARRI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   la Corte di Cassazione, in data 10 novembre 2015, ha sancito che «rappresenta danno professionale conferire promozioni senza un comando effettivo»; la suprema Corte lo ha deciso respingendo un ricorso dell'azienda Rai avverso la decisione con cui la Corte d'appello di Roma, nel 2012, aveva stabilito il diritto al risarcimento dei danni professionali nei confronti di Sandro Testi, nominato condirettore di “Rai International” ma, di fatto, relegato in disparte senza mansioni;
   la cifra che l'azienda radiotelevisiva summenzionata dovrà pagare ammonterebbe a circa 170 mila euro, più interessi e rivalutazione. Il danno è stato calcolato nella misura del 30 per cento dello stipendio del dott. Testi pari a circa 11 mila euro al mese, per ogni mese di «inattività»;
   a giudizio dei suddetti giudici – sentenza 22930 della Sezione lavoro – «non può negarsi la sussistenza di un danno alla professionalità, considerata la durata del demansionamento (protrattosi dal 2002 al 2012), l'entità dello stesso in rapporto alle qualificate mansioni precedentemente svolte di vice direttore della testata «Gr» e la preclusa possibilità di svolgere compiti di direttore giornalistico e di condirettore presso una qualificata struttura, esperienza idonea ad arricchire il patrimonio di conoscenze tecniche e personali»;
   inoltre, secondo i supremi giudici, il danno alla professionalità si sarebbe verificato anche a causa del «comportamento aziendale che prima ha attribuito una data qualifica e specifiche mansioni, al fine di evitare un contenzioso, e poi si è sottratta a tale impegno, lasciando inattivo il dipendente nonostante l'ordine del giudice»;
   a detto proposito, la sentenza della Corte potrà divenire «dottrina» e, quindi, provocherebbe il risarcimento per «danno professionale» in favore di molti giornalisti della Rai nominati in ruoli apicali senza però l'effettivo incarico di svolgere il lavoro per il quale hanno ricevuto la promozione;
   a giudizio dell'interrogante, la situazione sovraesposta è grave e fuorviante: vi è un serio rischio di ingenti problemi per l'azienda radiotelevisiva visti i molti giornalisti che verserebbero nelle medesime condizioni dell'allora direttore di Rai International,
  si chiede di sapere:
   quali orientamenti intenda esprimere, in riferimento a quanto esposto in premessa e, conseguentemente, quali iniziative voglia intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze, per porre rimedio all'annosa questione dei demansionamenti dei giornalisti Rai;
   se sia a conoscenza di quali decisioni intenda assumere la Rai per evitare di subire ulteriori condanne e, conseguentemente, maggiori oneri per casi analoghi;
   se sia a conoscenza di quanti contenziosi vi siano in essere e quanti dirigenti vengano inappropriatamente utilizzati, con funzioni fittizie, precarie o di vaga definizione. (377/1880)

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  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
  In primo luogo si ritiene opportuno porre in rilievo l'obiettivo che l'azienda persegue nel ricercare la più efficace ottimizzazione nell'impiego dei suoi dipendenti, e non solo dei dirigenti; in merito ai risultati di tale impegno incidono vari ordini di fattori:
   l'azienda non può non seguire un continuo processo di cambiamento, in parallelo all'evoluzione dello scenario di riferimento; in tale quadro, gli avvicendamenti alla responsabilità delle varie strutture sono fisiologici e non solo a livello apicale, ma anche di vicedirettori, capistruttura, caporedattori, ecc. Si tratta di provvedimenti necessari per il buon funzionamento dell'azienda e addirittura, in certi contesti, auspicati dalle norme anticorruzione che dettano regole generali di rotazione negli incarichi. Ciò inevitabilmente comporta, tuttavia, sostituzioni per le quali debbono essere trovate continuamente collocazioni alternative equivalenti;
   le persone avvicendate presentano qualifiche elevate e la loro collocazione in mansioni equivalenti rende quanto mai opportuno – anche al fine di rendere meno complessa la loro accoglienza nelle varie strutture – adottare logiche di prudenza e gradualismo, con l'obiettivo di evitare il rischio che tali interventi possano apparire unilaterali e forzati, peraltro senza risolvere il problema.

  In linea generale, ancora, si evidenzia come in situazioni di continuità gestionale gli avvicendamenti tendano a verificarsi in misura inferiore rispetto a quanto avvenga in momenti di cambio dei vertici, nei quali il fenomeno, ciclicamente, torna ad avere un'espansione seppur naturale e fisiologica.
  Tutto ciò premesso, sotto il profilo quantitativo si segnala che nel corso degli ultimi due anni le cause per demansionamento in corso con dipendenti dirigenti e giornalisti in servizio sono state ridotte drasticamente, passando da circa 70 casi a meno di 20 (livello che appare assolutamente fisiologico per un'azienda delle dimensioni della Rai). L'impegno per la ricollocazione è quotidiano. In questi ultimi giorni si sta procedendo alla ricollocazione, condivisa, di 4 giornalisti.