CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 16 dicembre 2015
563.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (VI e X)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Risoluzione n. 7-00844 Arlotti: Misure di sostegno del turismo nautico.

TESTO RIFORMULATO DELLA RISOLUZIONE

  Le Commissioni VI e X,
   premesso che:
    l'industria nautica è una componente importante dell'economia del Paese. Il surplus commerciale colloca la produzione di imbarcazioni ai vertici del «made in Italy», al 13o posto su oltre 5.000 prodotti censiti, con un valore superiore a quello di produzioni quali l'occhialeria, la pasta, i mobili in legno;
    è anche un simbolo dell'Italia, che detiene un terzo del a produzione mondiale surclassando USA, Germania e Regno Unito, e trova nelle regioni Lombardia, Piemonte, Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Campania, Sicilia, Marche, Veneto e Friuli Venezia Giulia i suoi massimi centri di eccellenza;
    l'indotto derivante dall'uso turistico della barca generava un contributo al prodotto interno lordo che, sempre secondo il Censis, nel 2009 si aggirava sui 4,55 miliardi di euro e che oggi a causa della crisi, ma anche di politiche recessive, vale 1,5 miliardi di euro (Osservatorio nautico nazionale);
    il turismo nautico dà lavoro a circa 85.000 persone (ufficio studi UCINA Confindustria nautica);
    la spesa media del diportista sul territorio è circa il doppio di quella effettuata dal turista cittadino (Osservatorio nautico nazionale);
    secondo il Censis ogni 3,8 imbarcazioni si genera un posto di lavoro in attività turistiche e nei servizi. Una marina turistica genera complessivamente novanta posti di lavoro, di cui 12 direttamente alle dipendenze del porto, 55 occupati in attività inserite nell'area portuale e 23 occupati nel territorio (Osservatorio nautica nazionale);
    basti pensare alla posizione centrale del nostro Paese nel bacino mediterraneo, gli oltre 7.500 chilometri di coste marine, la bellezza dei mari e l'unicità dell'offerta turistica, culturale e naturalistica per comprendere che il nostro Paese può esercitare un ruolo di assoluto protagonista per uno sviluppo ulteriore della nautica da diporto. Ciò però non è avvenuto sia per un erroneo approccio culturale, che ha portato a considerare la nautica questione di una ristretta élite, sia, da ultimo, per interventi legislativi di precedenti Governi che hanno provocato la fuoriuscita dal nostro Paese di circa 40.000 barche, ma, soprattutto, hanno scoraggiato l'arrivo di diportisti esteri, facendo la «fortuna» dei diretti competitor quali Francia, Croazia, Grecia e Turchia;
    è necessario intervenire per invertire questo trend anche in considerazione del significativo impatto che ha la nautica da diporto nell'economia del Paese;
    un segnale in controtendenza rispetto al passato è arrivato con la legge di stabilità 2015 che ha riconosciuto i cosiddetti «Marina resort» (le porzioni dei porti turistici destinate all'ormeggio a breve per il pernotto a bordo) equiparandoli alle strutture turistiche all'aria aperta, rendendo applicabile l'iva turistica al 10 per cento (gli ormeggi a medio e lungo termine e tutte le attività connesse, manutenzione, refitting, ricovero, alaggio e Pag. 34varo, ecc. continuano invece a scontare l'aliquota ordinaria) e che con la Legge di Stabilità 2016 verrà resa strutturale;
    un ulteriore segnale importante è arrivato con il progetto cosiddetto «Signa Maris» promosso dall'Organismo intermedio POIn Turismo del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo attraverso i fondi del programma «Attrattori culturali, naturali e turismo» Linea II.2.1 risorse FESR 2007/2013;
    il progetto, partendo dall'assunto che ogni porto è «porta d'accesso al territorio», mira a creare interconnessione tra patrimonio culturale italiano e mondo diportistico, andando a valorizzare e promuovere le bellezze uniche del territorio come plus dell'offerta di turismo nautico che il nostro Paese può mettere in campo. Questo in quanto la promozione del sistema turistico integrato «mare-terra» e la rete della portualità da diporto, sono elementi che, per la loro unicità, possono rendere vincenti i territori italiani sui mercati internazionali;
    Signa Maris, in questo primo step, ha coinvolto 38 porti delle quattro regioni convergenza (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia) rappresentando una best practice che dal Sud Italia può essere sviluppata sull'intero territorio nazionale;
    il progetto seppur operativo da solo 5 mesi ha ottenuto grande attenzione sia dal mondo della nautica e del turismo che dai media nazionali ed internazionali, ma, soprattutto, è stato apprezzato da diportisti internazionali per la facilità di approcci all'offerta turistica italiana che offre anche grazie alla declinazione del sito in 5 lingue e alla presenza costantemente aggiornata nei contenuti sui principali social. La relativa «APP» è stata concepita offline proprio per consentirne l'uso anche in mare in assenza di campo. Successivamente il progetto è stato implementato con la declinazione di nuovi itinerari che vedono come porta di accesso 4 aeroporti regionali minori;
    i fondi del programma «attrattori culturali, naturali e turismo» linea II.2.1 risorse FESR 2007/2013 con i quali è stato realizzato il progetto scadono nel mese di dicembre 2015;
    appare fondamentale non interrompere il progetto, pena il vanificarsi delle attività e delle risorse sin qui impegnate e la perdita totale degli effetti positivi dell'azione di marketing e di promozione sviluppati,

impegnano il Governo

a individuare risorse aggiuntive che permettano di completare il progetto cosiddetto «Signa Maris» ed estenderlo a tutto il territorio nazionale.
(7-00844)
«Arlotti, Fragomeli, Benamati, Tullo, Montroni, Camani, Vico, Cani, Martella, Impegno, Basso, Donati, Bargero, Senaldi, Bini, Crivellari».

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ALLEGATO 2

Risoluzione n. 7-00391 Alberti: Revisione della disciplina concernente l'obbligo di accettare pagamenti mediante carte di debito e misure a sostegno del commercio elettronico.

TESTO RIFORMULATO DELLA RISOLUZIONE

  Le Commissioni VI e X,
   premesso che:
    l'articolo 15, comma 4, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, ha stabilito che a decorrere dal 1o gennaio 2014, i soggetti che effettuano l'attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali, sono tenuti ad accettare anche pagamenti effettuati attraverso carte di debito;
    al fine di consentire alla platea degli interessati di adeguarsi all'obbligo di dotarsi di strumenti per i pagamenti mediante carta di debito (POS), con l'articolo 9, comma 15-bis, del decreto-legge 30 dicembre 2013, n. 150, è stata prorogata la decorrenza dell'obbligo al 30 giugno 2014;
    successivamente, con decreto del Ministero dello sviluppo economico 24 gennaio 2014, sono stati definiti gli ambiti di applicazione prevedendo l'obbligo di accettare pagamenti effettuati attraverso carte di debito per tutti i pagamenti di importo superiore a trenta euro;
    il comma 2 dell'articolo 2 dello stesso decreto, visti gli effetti della norma e dato il numero dei soggetti destinatari delle disposizioni, ritenuto di dover individuare dei criteri di gradualità e sostenibilità per l'applicazione di questa imposizione, prevede che in sede di prima applicazione, e fino al 30 giugno 2014, l'obbligo si applichi limitatamente ai pagamenti effettuati a favore dei soggetti esercenti il cui fatturato dell'anno precedente a quello nel corso del quale è effettuato il pagamento sia superiore a duecentomila euro;
    la data del 30 giugno 2014 indicata nel predetto comma 2 dell'articolo 2 coincide con quella per cui l'obbligo di dotazione è già previsto per tutte le categorie, dal decreto-legge a cui lo stesso fa riferimento (decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179);
    la finalità dello stesso comma 2 è prevedere una agevolazione che rimandi temporalmente l'obbligo di dotazione per una determinata fascia di reddito e per questo motivo si deve intervenire posticipando il termine di almeno sei mesi;
    l'obbligo di accettare pagamenti effettuati attraverso carte di debito impone costi organizzativi ed economici connessi al doversi dotare di un POS (tecnologia di accettazione multipla di strumenti di pagamento);
    questa imposizione risulta vessatoria per tutti i professionisti e le imprese italiane, ai quali vengono imposte spese obbligatorie facilmente evitabili attraverso altri strumenti, quali ad esempio il bonifico elettronico e assegni bancari, strumenti che garantiscono gli stessi livelli di tracciabilità e di trasparenza per qualsiasi movimento di denaro;
    si introduce obbligatoriamente e ingiustamente un intermediario, la banca, alla quale viene garantito un introito aggiuntivo a discapito degli esercenti, pur non svolgendo alcun ruolo reale e concreto nel rapporto tra lo stesso e l'utente; Pag. 36
    l'obbligo di dotazione di un POS genera un'ulteriore spesa fissa aggiuntiva anche per le nuove piccole e medie imprese (start-up);
    l'obbligo di accettare pagamenti effettuati attraverso carte di debito non è legato al reddito dell'impresa o del professionista e quindi risulta particolarmente vessatorio per piccole e micro imprese;
    è considerata scorretta la pratica commerciale che richieda un sovrapprezzo dei costi per il completamento di una transazione elettronica con un fornitore di beni o servizi, ai sensi dell'articolo 21, comma 4-bis, del codice del consumo, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, come modificato dall'articolo 15, comma 5-quater, del sopracitato decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179;
    il comma 5 dell'articolo 15 dello stesso decreto-legge n. 179 del 2012 prevede che, con uno o più decreti del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Banca d'Italia, vengano disciplinati gli eventuali importi minimi, le modalità e i termini, anche in relazione ai soggetti interessati, di attuazione della disposizione di cui sopra;
    è chiaro che la normativa su descritta ha provocato lo scontento tra i professionisti e le imprese cui toccherà, dal 30 giugno, dotarsi di POS e accettare i pagamenti effettuati con bancomat;
    la diffusione della moneta elettronica è importante anche sotto l'aspetto del mercato e-commerce in Italia, secondo le stime attese, nel 2013, ha raggiunto gli 11 miliardi di euro, determinando un aumento di competitività sui prezzi dei prodotti a vantaggio dei clienti;
    mai come oggi appare importante ed urgente concedere l'opportunità di effettuare la connessione ad internet mediante l'infrastruttura telematica a «banda larga», e ciò al fine di poter usufruire, in modo conveniente e rapido, ma anche attraverso un prodotto di qualità, di tutti i servizi che si sono sviluppati in rete (dall’e-government, all’e-business, all’e-commerce, all’e-learning e all’e-health);
    gli operatori italiani, nonostante gli elevati livelli raggiunti in termini di attrattività e di qualità dei prodotti, presentano ancora molte difficoltà nell'approcciare mercati europei ed internazionali a causa della mancanza del know-how specifico relativamente a sistemi di pagamento, logistica, distributiva, abitudini/comportamenti di acquisto, comunicazione online,

impegnano il Governo:

  ad assumere ogni iniziativa normativa necessaria al fine di:
   a) predisporre misure di monitoraggio preposte ad accertare le eventuali violazioni delle disposizioni nazionali ed europee a tutela dei consumatori da parte delle azione nell'uso e nella gestione dei servizi relativi all’e-commerce;
   b) rafforzare lo sviluppo del commercio elettronico promuovendo:
    1) la nascita di distretti industriali dotati di banda larga adeguati ai diversi livelli di business;
    2) la formazione delle imprese, anche mediante sinergie tra università ed associazioni di categoria;
    3) le certificazioni Netcomm (Consorzio del commercio elettronico che garantisce l'affidabilità del sito e-commerce, cosiddetto «bollino blu»);
   c) promuovere la realizzazione delle misure previste dall'Agenda digitale europea preposte al contrasto del digital divide che di fatto frena la diffusione dell'e-commerce;
   d) escludere dall'obbligo di dotazione di strumenti di pagamento mediante POS tutte le nuove attività per un periodo non inferiore a due anni;Pag. 37
   e) prevedere che, per i professionisti, le ditte individuali, le micro e piccole imprese, ogni genere di costo o commissione derivanti dall'obbligo di accettare pagamenti mediante POS sia a carico delle banche;
   f) ridurre il costo delle commissioni per le transazioni effettuate mediante l'utilizzo del POS introducendo un limite massimo pari a:
    1) 7 millesimi nell'ipotesi di transazioni effettuate con carte di debito;
    2) 1 centesimo nell'ipotesi di transazioni effettuate con carte di credito.
(7-00391)
«Alberti, Barbanti, Villarosa, Cancelleri, Ruocco, Pisano, Pesco, Crippa, Da Villa, Vallascas, Della Valle, Fantinati, Mucci, Petraroli, Prodani».