CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 16 dicembre 2015
563.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Sulla missione svolta a Bruxelles in occasione della Riunione interparlamentare presso il Parlamento europeo sul tema Unfulfilled Millennium Development Goals and the implementation of the newly-agreed Sustainable Development Goals (13 ottobre 2015).

COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENTE

  Il 13 ottobre 2015 le deputate Maria Edera Spadoni e Lia Quartapelle hanno preso parte, in rappresentanza della III Commissione, alla Riunione interparlamentare, promossa e ospitata dalla Commissione sviluppo (DEVE) del Parlamento europeo, sul tema del mancato raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDG) e sull'attuazione dei nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibili (SDG), adottati nel settembre 2015 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
  La riunione è stata introdotta dalla Presidente della Commissione Sviluppo del Parlamento europeo, Linda McAvan, PSE, che ha ricordato che, nell'anno europeo dello sviluppo, l'Unione europea si conferma come il maggiore donatore a livello mondiale, chiamato più che nel passato a garantire che i fondi stanziati abbiano il più alto impatto possibile in loco. Ha quindi messo a fuoco i due temi al centro della riunione: la programmazione del prossimo quindicennio di lavoro e la riflessione sui nuovi SDG, i quali combinano in modo innovativo il processo avviato a livello ONU con i singoli processi nazionali. Conseguentemente, tutti gli Stati dovranno adottare un proprio piano, ivi compresa l'Unione europea, a tal fine rappresentata dalla Commissione e dal SEAE.
  Il Vicesegretario generale del SEAE, Christian Leffler, alla luce del mancato conseguimento degli MDG, ha indicato come priorità la concertazione tra i diversi attori ai vari livelli, compresi i Parlamenti nazionali e l'opinione pubblica. La maggiore causa di insuccesso degli MDG è, a suo avviso, derivata dal deteriorato quadro internazionale, per cui il presupposto di successo di ogni politica per lo sviluppo è rappresentato da stabilità e sicurezza, oltre che da diritti umani, rule of law e buon governo. Un'ulteriore lezione derivante dall'esperienza degli MDG è consistita nella necessità di definire gli obiettivi in modo puntuale, così da concentrare gli sforzi nella giusta direzione. In tal senso, i nuovi SDG rappresentano un'agenda onnicomprensiva, ben definita e che coinvolte anche i Paesi riceventi.
  L'ulteriore intervento introduttivo del responsabile europeo per il negoziato sugli SDG, Klaus Rudischhauser, Vice Direttore Generale per lo Sviluppo e la Cooperazione della Commissione europea, ha evidenziato la difficoltà di individuare in sede europea una posizione comune da portare in sede Nazioni Unite. Ciononostante, l'obiettivo è stato conseguito e senza l'Unione europea non sarebbe stato possibile pervenire ad un accordo a livello globale. Ha infatti segnalato che ad Addis Abeba gli Stati Uniti e la Russia hanno chiesto all'Unione europea di farsi carico di un ruolo guida nel negoziato. In tal senso è stato prezioso il dibattito maturato negli Stati membri e a livello europeo, essendo così emersa una specifica expertise europea. Oltre a creare condizioni di pace e sicurezza, occorre mobilitare flussi e strumenti finanziari innovativi, in aggiunta alle consuete forme del finanziamento pubblico allo sviluppo, e sviluppare politiche più articolate e mirate rispetto al Pag. 80passato. L'auspicio è che i governi e i parlamenti nazionali facciano proprio un approccio onnicomprensivo e che si sviluppi una collaborazione tra le diverse famiglie politiche europee, in alleanza con la società civile e con il settore privato. Un ruolo importante è ricoperto dalle politiche commerciali, considerata la rilevanza delle scelte operate dai consumatori a favore di prodotti realizzati in modo sostenibile. L'Unione europea ha guadagnato il ruolo leader in campo internazionale anche in quanto unico attore impegnato nel mantenimento della percentuale dello 0,7 per cento del proprio bilancio a favore della APS e che destina a tale comparto il 55 per cento degli aiuti mondiali. In tal senso Rudischhauser ha rivolto un appello agli Stati membri, in vista della revisione dell'Agenda 2020 su crescita e occupazione. Ha anche sollevato il tema della crisi dei rifugiati e del nuovo fondo europeo di 1,8 miliardi di euro, istituito per affrontare le cause profonde dell'immigrazione e di cui il rappresentante dell'Unione europea ha dato conto a New York ponendo la questione in connessione con gli SDG.
  Ad introduzione del primo panel, dedicato ad un bilancio sul livello di adempimento degli MDG, l'on. Ivo Stier, componente della Commissione DEVE e relatore del rapporto del PE sull'UE e il quadro di sviluppo globale dopo il 2015, ha operato un richiamo al record conseguito dall'UE nell'aiuto allo sviluppo in connessione con i precedenti MDG, oltre che ai 60 milioni di rifugiati oggi registrati in tutto il mondo, mai cifra raggiunta dopo il secondo conflitto mondiale.
  Il presidente della Commissione sviluppo del Lussemburgo, Marc Angel, titolare della presidenza di turno nel secondo semestre del 2015, ha poi descritto le linee guida della politica nazionale in tema di aiuti allo sviluppo, a partire dal dato dell'1, 05 per cento del RNL (pari a 25 milioni di euro) e dalla priorità del tema sanità (lotta all'Aids, salute materno-infantile). Ha segnalato come best practice la commissione interministeriale sullo sviluppo che ogni mese pubblica una relazione sui temi dello sviluppo sostenibile e in cui sono valutati i modelli e gli indicatori a disposizione delle ong, che ricevono un «barometro della coerenza», vale a dire un'analisi sulla adeguatezza delle politiche rispetto agli obiettivi.
  Il dibattito che ne è seguito ha registrato l'intervento della presidente Spadoni che ha auspicato un monitoraggio sull'attuazione degli SDG anche all'interno degli Stati membri dell'UE, con particolare riferimento a quelli colpiti dalle politiche di austerità economica e alla luce del numero crescente di cittadini europei al di sotto della soglia di povertà (9 milioni per quanto riguarda l'Italia, con una prevalenza di giovani disoccupati). Ha, infatti, osservato che su questo aspetto si fonda la ricostruzione della fiducia da parte dei cittadini e dei popoli europei nelle istituzioni di Bruxelles. Occorre tornare all'Europa solidale delle origini e ridare dignità ai cittadini europei. Quanto al fondo per i rifugiati, la deputata Spadoni ha auspicato una politica estera meno contraddittoria, alla luce delle responsabilità dell'Occidente e dell'Europa nello sfruttamento delle risorse del pianeta e nella destabilizzazione di quelle regioni da cui oggi i profughi scappano. Le politiche di sviluppo senza una coerente strategia internazionale mirata alla pace e alla stabilità non possono conseguire risultati ma rischiano di tradursi in sprechi e sforzo vano. La deputata Spadoni ha annunciato il sostegno del suo gruppo di opposizione all'impegno dell'Italia sugli SDG in un'ottica di integrazione coerente con lo sforzo europeo.
  Nel dibattito si è distinto anche l'onorevole Guerrero, PSE, vicepresidente della Commissione DEVE e relatore permanente per l'aiuto umanitario, che ha evidenziato l'assenza della dimensione sociale nella Strategia 2020 su crescita e occupazione. Il deputato europeo Schleimm ha manifestato delusione per gli esiti di Addis Abeba quanto alla quantificazione degli impegni finanziari della comunità internazionale e ha evidenziato la universalità come autentico elemento innovativo degli SDG. Ha anche individuato nella questione degli indicatori, in corso di definizione in sede Pag. 81ONU, un nodo centrale che i Parlamenti nazionali sono chiamati ad approfondire prima di procedere alla propria naturale azione di monitoraggio e di controllo politico.
  L'intervento dell'altra delegata italiana, l'onorevole Quartapelle, ha consentito di portare il caso italiano all'attenzione delle altre Commissioni parlamentari europee competenti sul tema dello sviluppo. L'on. Quartapelle ha indicato tre linee direttrici della strategia italiana: l'attuazione della riforma per conseguire l'obiettivo dell'efficienza; l'incremento degli stanziamenti con un impegno al raddoppiamento degli stanziamenti per il 2017; il coinvolgimento della società civile. Ha quindi offerto come spunto di riflessione per i 28 Paesi membri la questione dei costi connessi alle rimesse e alle transazioni finanziarie.
  Il presidente Angel ha quindi approfondito la riflessione sul rapporto tra politica per lo sviluppo e politica per la sicurezza, cui ha positivamente contribuito l'Alto Rappresentante Mogherini, come pure sulla necessità che l'Ecofin lavori in connessione con le altre istanze delle politiche sociali europee, e ciò anche per scongiurare un antagonismo tra rifugiati e nuovi poveri europei.
  In sede di replica il Vice segretario generale del SEAE Loeffler ha stimato non del tutto deludente il risultato di Addis Abeba e ha richiamato la necessità di mantenere un dialogo politico forte con i Paesi riceventi anche la fine di sollecitarli a maggiori investimenti interni sulle politiche di sviluppo, colmando il gap valoriale che le loro politiche a volte tradiscono. Occorre inoltre operare sul buongoverno in quanto la disponibilità dei cittadini al pagamento delle tasse si fonda sulla fiducia nelle istituzioni, sull'inclusione e sulla sostenibilità dei consumi, questione su cui l'Unione europea può svolgere un ruolo chiave. In risposta alla deputata Spadoni ha ammesso le responsabilità europee nel passato ma ha rivendicato i programmi europei di riforestazione, le misure di trasparenza introdotte nel settore estrattivo, le politiche di conservazione e riuso dell'energia. Oltre a sottolineare a sua volta l'importanza di una gamma di indicatori il più possibile obiettivi e «depoliticizzati», ha incoraggiato in particolare i Paesi dell'Europa orientale a mettere a frutto la loro esperienza di Paesi riceventi per meglio indirizzare le politiche europee in tema di sviluppo.
  Il Vice Direttore Rudischhauser ha ricordato che tra le conclusioni di Addis Abeba figura l'aumento del gettito fiscale destinato alle politiche di sviluppo e che l'Unione europea ha adottato un Piano in 12 punti tra cui figura l'impegno affinché le imprese del settore estrattivo versino tributi specifici agli Stati ai cui territori devono i propri profitti.
  Sul tema dei rifugiati l'onorevole Lydeka (ALDE), presidente della Commissione esteri della Lituania, ha lamentato l'assenza di ogni previsione, pur possibile, sullo straordinario flusso in corso ed ha auspicato una maggiore capacità europea nel fare simulazioni e nel coordinare le proprie azioni. Sullo stesso tema la delegazione della Repubblica Ceca, guidata dal presidente della Commissione esteri Schwarzenberg, ha difeso le scelte del suo Paese sulla questione delle quote, ritenendo che l'imposizione di vincoli su simili questioni sia complessa in Paesi democratici. Quanto agli SDG ha posto la problematica relativa al controllo sul loro andamento, attesa l'assenza di obblighi stringenti in ambito internazionale, e ha giudicato l'esperienza degli MDG un successo parziale, almeno per quanto concerne le politiche sanitarie.
  Infine, la deputata europea di nazionalità italiana Elly Schlein (PSE) ha svolto un articolato intervento sul piano europeo di implementazione degli SDG insistendo sull'impegno al monitoraggio sia da parte europea che a livello nazionale.
  La riunione si è conclusa con l'invito della presidente Mc Avan ad una prossima riunione di bilancio sul percorso intrapreso a due anni dall'adozione della nuova Agenda 2030.

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ALLEGATO 2

Sulla missione svolta a Lussemburgo in occasione della Riunione dei Presidenti delle Commissioni per la cooperazione allo sviluppo (Lussemburgo 11 dicembre 2015).

COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENTE

  La deputata Maria Edera Spadoni, nella sua qualità di presidente del Comitato permanente per l'Agenda 2030 e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibili, ha preso parte in rappresentanza della Camera dei deputati e della III Commissione alla riunione in titolo, cui hanno partecipato 20 delegazioni di 15 Paesi membri, del Parlamento europeo, oltre a tre Paesi candidati all'adesione all'Unione europea (Albania, Montenegro e Turchia).
  La riunione, promossa dalla Presidenza della Camera dei deputati lussemburghese, è stata organizzata e presieduta dal Presidente lussemburghese della Commissione per gli Affari esteri ed europei, della difesa, gli aiuti esteri e immigrazione, Marc Angel.
  Nell'intervento introduttivo della Presidente della Camera lussemburghese, Mars Di Bartolomeo, è stato ricordato che la Riunione, convocata alla fine dell'Anno europeo per lo sviluppo, ha inteso marcare il passaggio dai Millennium Development Goals ai nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile, caratterizzati da universalità e globalità e da cui ci si attende la eliminazione della povertà, non la sua riduzione, e l'ulteriore incremento della aspettativa di vita a livello globale: si tratta di un salto di qualità che deve rappresentare una fonte di ispirazione per tutti coloro che credono nei benefici della cooperazione allo sviluppo e che deve indurre i governanti e i Parlamenti a coordinare le proprie politiche.
  Il controllo parlamentare sulla politica di sviluppo e degli aiuti umanitari è stato il tema all'ordine del giorno della prima sessione della Riunione, in cui sono interventi Linda McAvan, Presidente della Commissione per lo sviluppo del Parlamento europeo, e Danièle Lamarque, componente della Corte dei conti europea.
  Linda McAvan ha valorizzato la leadership dimostrata dal Lussemburgo sui temi della cooperazione allo sviluppo, soprattutto alla luce del dato relativo al superamento dell'obiettivo del 0,7 per cento del PIL destinato ad aiuti pubblici allo sviluppo. La Presidente della Commissione DEVE ha sottolineato che il vero banco di prova è rappresentato dal modo in cui l'UE e i suoi Stati membri sapranno attuare gli obiettivi dell'Agenda 2030: in questa sfida risiede il compito dei Parlamenti di vigilare e assolvere fino in fondo alla propria funzione di scrutiny. Ha menzionato la crisi dei rifugiati che ha messo duramente alla prova il principio della solidarietà europea e ha, pertanto, rilanciato lo slogan dell'Agenda 2030, vale a dire il fatto che nessuno deve essere lasciato indietro.
  Danièle Lamarque ha presentato brevemente il funzionamento della Corte dei conti europea, chiamata a monitorare e controllare il bilancio dell'Unione europea. Sulla grande sfida rappresentata dagli SDGs ha sottolineato la necessità di agire immediatamente, soprattutto in stretta collaborazione con i Paesi in via di sviluppo al fine di costruire società pacifiche e prospere.
  La seconda sessione della Riunione si è incentrata sul tema del coordinamento dell'azione europea in materia di sviluppo dopo il 2015, cui hanno contribuito il Pag. 83Commissario europeo per la cooperazione internazionale e lo sviluppo, il croato Neven Mimica, e il Ministro lussemburghese per la cooperazione e dell'azione umanitaria, Romain Schneider.
  Il Commissario Mimica ha sottolineato che l'UE ha svolto una funzione chiave nel guidare i negoziati internazionali in tema di cooperazione allo sviluppo (Conferenza di Addis Abeba e Summit Onu nel settembre 2015) e che i Parlamenti nazionali hanno giocato un ruolo importante e di sostegno in questo contesto. Occorre adesso che i Parlamenti giochino un ruolo attivo nel monitoraggio sugli SDG, con il coinvolgimento della società civile e del settore privato, a presidio della coerenza della strategia dell'UE.
  Il Ministro lussemburghese per la cooperazione e dell'azione umanitaria, Romain Schneider, ha dato risalto alla priorità della Presidenza lussemburghese relativa alla coerenza, al coordinamento delle politiche e all'integrazione del segmento sviluppo nelle varie sedi del Consiglio europeo. Ha ricordato la scadenza del marzo 2016 per la conclusione del lavoro a livello tecnico sugli indicatori. In questo contesto ha sollecitato l'UE e i suoi Stati membri a sviluppare un metodo e ad individuare risorse adeguate al proprio livello di ambizione. Nell'ottica lussemburghese, il coordinamento interministeriale, la consultazione con la società civile e la Commissione parlamentare competente hanno rappresentato i pilastri della strategia nazionale.
  Sulla lezione da trarre dalla gestione della crisi umanitaria, che è stato un ulteriore tema della Riunione, sono intervenuti il lussemburghese Charles Goerens, componente della Commissione per lo sviluppo del Parlamento europeo per il gruppo ALDE, il cipriota Christos Stylianides, Commissario europeo responsabile degli aiuti umanitari e la gestione delle crisi, Hamadou Konaté, Ministro responsabile della solidarietà e dell'azione umanitaria del Mali, e Paul Delaunois, direttore generale di «Medici senza frontiere».
  Goerens, che ha svolto il ruolo di relatore sulla crisi per il virus Ebola, ha criticato la risposta carente, incoerente e tardiva dell'UE alla crisi, controbilanciata da una società civile straordinaria anche nel lavoro di sensibilizzazione dell'opinione pubblica. La crisi ha messo in evidenza le carenze anche in termini di malgoverno e di malasanità dei Paesi colpiti, suggerendo un approccio più strutturale e più mirato ai risultati. Infine, Goerens ha criticato il permanere del metodo intergovernativo, soprattutto per quanto riguarda la crisi dei rifugiati.
  Il Commissario Stylianides ha definito la crisi dei rifugiati come una crisi globale con implicazioni internazionali e bisognosa di una risposta globale. Inoltre, ha aggiunto che questa crisi è stato un test di stress per l'UE e i suoi Stati membri e che la cooperazione e il coordinamento tra tutti gli attori sono la risposta chiave. Stylianides ha anche aggiunto che il conflitto in Siria è la causa principale della crisi dei rifugiati e, pertanto, la soluzione è innanzitutto di tipo politico. Per quanto riguarda la crisi di Ebola, il Commissario ha dichiarato che l'Unione europea è stata purtroppo colta di sorpresa. Alla fine del suo intervento, il Commissario ha sottolineato che un impegno forte e politico è imprescindibile in vista del Vertice Mondiale Umanitario, indetto per la prima volta dal Segretario generale delle Nazioni Unite (ONU) e che sarà convocato a Istanbul dal 23 al 24 maggio 2016.
  Alla fine della sessione il presidente Angel ha informato i delegati che la Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio europeo hanno firmato una dichiarazione interistituzionale in cui riconoscevano l'eredità di questo anno importante.
  Sempre a chiusura della Riunione Ben Fayot, ambasciatore straordinario dell'Unione europea per lo sviluppo, in chiave di sintesi e di consegna di testimone alla presidenza olandese di turno dell'UE nel primo semestre del 2016, ha accentuato la necessità di rafforzare la dimensione parlamentare della politica di sviluppo, approfondendo la cooperazione tra i Parlamenti nazionali e il Parlamento europeo.