CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 18 novembre 2015
543.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-06944 Ricciatti, Kronbichler: Mappatura delle concessioni di esplorazione, prospezione ed estrazione di idrocarburi.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Premesso che il nostro Paese è fortemente dipendente da fonti di approvvigionamento esterne, sempre più incerte e rischiose, la Strategia Energetica Nazionale (SEN) e il Decreto «Sblocca Italia» indicano tra gli obiettivi in materia energetica quello di valorizzare le risorse nazionali di idrocarburi potenzialmente sfruttabili, prevedendo dei meccanismi di razionalizzazione dei relativi procedimenti amministrativi e conferendo carattere di strategicità alle attività upstream, sia in mare che a terra.
  Rappresento inoltre che attualmente sono vigenti nel nostro Paese 111 permessi di ricerca (88 in terraferma e 23 nel sottofondo marino) e 202 concessioni di coltivazione (133 in terraferma e 69 a mare). Tali dati, aggiornati al 31 ottobre 2015, sono facilmente reperibili sul sito http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it del Ministero dello sviluppo economico, tramite il quale viene data massima trasparenza e pubblicità a tutte le attività svolte.
  In particolare, con riferimento alle specifiche informazioni richieste dagli Onorevoli Interroganti preciso che vi è un'apposita sezione sul sito indicato, interamente dedicata alle attività di prospezione, ricerca e produzione di idrocarburi, in cui è possibile rinvenire tutti i permessi e le concessioni già rilasciate, sia in terra che in mare, con le rispettive mappe e l'indicazione degli operatori titolari, delle Regioni coinvolte o delle aree marine interessate nonché dei provvedimenti rilasciati.
   Nel medesimo sito è, inoltre, possibile reperire tutte le informazioni relative alle istanze presentate per il conferimento di nuovi permessi di prospezione e di ricerca o di concessioni di coltivazione, con indicazione degli operatori richiedenti e dello stato aggiornato dell'iter procedimentale.
  Relativamente ai bilanci, evidenzio che nella maggior parte dei casi trattasi di società i cui bilanci sono resi pubblici.
  Rappresento, infine, che esistono diversi tipi di convivenza di attività di esplorazione, prospezione ed estrazione di idrocarburi, con le attività turistiche (per es. Emilia Romagna, Sicilia). Tali attività di utilizzo degli idrocarburi sono svolte nel rispetto dei massimi standard di sicurezza sia a terra che a mare; questi ultimi sono stati, peraltro, rafforzati attualmente con riferimento all’offshore, grazie al tempestivo recepimento da parte dell'Italia della direttiva 2013/30/UE sulla sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli di idrocarburi, mediante il decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 145.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-06945 Benamati: Diffusione in Italia del modello Industria 4.0.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In merito alla questione posta dall'onorevole Benamati riferisco che da tempo stiamo lavorando in modo organico per il rilancio del nostro sistema industriale.
  I dati confermano la bontà del nostro operato: le ultime rilevazioni attestano che dopo anni, la produzione industriale è tornata a crescere in tutti i principali settori produttivi.
   Rilanciare il settore manifatturiero è uno degli obiettivi strategici del Governo. In particolare, il Ministero dello Sviluppo Economico sta attuando una strategia complessiva rivolta allo sviluppo high tech dell'industria italiana allo scopo di valorizzarne i punti di forza e contribuire a una complessiva modernizzazione, laddove necessario. Pertanto, il perno del nostro impegno è la digitalizzazione dei processi produttivi e delle filiere, nonché la promozione degli investimenti in innovazione.
  Industry 4.0 modificherà il modo di fare industria attraverso l'introduzione di soluzioni avanzate che permetteranno alle aziende di re-interpretare il proprio ruolo lungo la catena del valore, consentendo un abbassamento dei costi di produzione e un miglioramento della produttività.
  Sarà infatti possibile gestire secondo logiche industriali anche produzioni in piccola serie con un'amplissima gamma di specifiche, creando così una sempre più forte convergenza fra il saper fare tipico della produzione artigianale e l'efficienza della scala di produzione industriale.
   Per non perdere un «treno» che potrebbe essere particolarmente promettente per il nostro manifatturiero, il Governo sta mettendo a fattor comune i propri sforzi. Presso il Ministero dello Sviluppo Economico è stata istituita una task force sulla politica industriale, che sta predisponendo un documento di posizionamento strategico sulla trasformazione digitale del sistema produttivo italiano proprio in questa chiave.
  Alcune delle principali linee di intervento individuate dal documento mirano a:
   rilanciare gli investimenti industriali con particolare attenzione a quelli in ricerca, sviluppo e innovazione;
   assicurare adeguate infrastrutture di rete attraverso la piena attuazione del Piano Banda ultralarga, accelerandone l'attuazione soprattutto nelle aree ad alta densità e vocazione industriale;
   diffondere le competenze per Industry 4.0, rafforzando i percorsi di alternanza scuola-lavoro;
   favorire la nuova imprenditorialità innovativa spingendo ulteriormente la collaborazione fra startup ad alto contenuto innovativo e imprese industriali consolidate;
   canalizzare le risorse finanziarie, favorendo un maggior ricorso al mercato dei capitali da parte delle PMI e la raccolta di capitale sui mercati borsistici lungo le linee tracciate dal progetto Finanza per la Crescita.

  Infine, sulle azioni generali per il rafforzamento della competitività, si segnalano altre iniziative del Governo in sede europea, come la promozione del ruolo del Consiglio Competitività o l'istituzione dell'High Level Group, strumenti indispensabili per la promozione di una politica industriale integrata.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-06946 Allasia: Apertura di un tavolo di confronto per la continuità produttiva dello stabilimento Dr. Fisher di Alpignano.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Gruppo tedesco Dr. Fisher è uno più grandi fornitori e produttori internazionali di lampade e apparecchi di illuminazione. Lo stabilimento di Alpignano è stato acquisito dalla Philips circa cinque anni fa ma negli ultimi anni sembra aver subito un forte ridimensionamento delle commesse.
  I lavoratori hanno occupato recentemente la sede in quanto temono la fine della produzione e la chiusura dello stabilimento, anche se dagli elementi pervenuti dal Ministero del Lavoro, non sembrano risultare procedure pendenti.
  Attualmente la vertenza è stata seguita dalle istituzioni locali che si sono rese tutte disponibili a collaborare per una soluzione.
  Il Ministero dello sviluppo economico, per quanto di sua competenza, sebbene non ancora investito della vicenda, fornisce fin d'ora la massima disponibilità all'apertura di un tavolo di confronto, così come richiesto dall'interrogante, ove richiesto dalle parti, al fine di favorire un'evoluzione positiva della vicenda in questione.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-06947 Galgano: Iniziative urgenti a favore delle micro e piccole imprese della regione Umbria.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Premesso che le misure poste in essere per Industry 4.0 di cui ho già riferito, ovviamente riguardano anche le piccole e medie imprese, aggiungerei nello specifico che il Governo, negli ultimi anni, ha mostrato un'attenzione sempre più intensa al mondo delle MicroPMI. Tale atteggiamento, in linea anche con la Direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri in attuazione dello SBA, ha inteso andare al di là delle emergenze di breve periodo, adottando misure finalizzate a superare alcuni nodi strutturali del nostro apparato produttivo.
  In particolar modo, l'attenzione si è concentrata sull'innovazione tecnologica, attraverso diverse misure tra cui, il cosiddetto Patent Box ovvero il credito di imposta su investimenti incrementali in R&S nel periodo 2015-2019, nonché diverse agevolazioni amministrative, fiscali e monetarie tese a favorire l'ecosistema delle startup innovative.
  La finalità di queste ultime misure, in particolar modo, è duplice: da una parte aumentare la modesta propensione all'innovazione tecnologica che caratterizza una gran parte del sistema produttivo e, dall'altra, spingere soprattutto i giovani in possesso di una laurea e/o di un dottorato di ricerca in materie scientifiche verso attività di carattere imprenditoriale. Si evidenzia anche che il MiSe ha messo a disposizione risorse pari a 50 milioni di euro per agevolare per le imprese giovanili e femminili di micro e piccola dimensione.
  In merito all'accesso al credito sono state adottate varie misure volte a migliorare le condizioni di liquidità delle imprese, nonché a ridurre il grado di sottocapitalizzazione e la forte dipendenza del sistema produttivo italiano dal mondo bancario. Tra le principali ricordo quelle finalizzate:
   all'individuazione di nuovi attori nel mercato attraverso la liberalizzazione dei finanziamenti diretti alle imprese da parte di altri operatori, tra cui compagnie di assicurazione, società di cartolarizzazioni e fondi di credito;
   il rimborso di un'ulteriore tranche di debiti arretrati della P.A., accompagnato da un meccanismo volto ad agevolare la cessione dei crediti delle imprese, grazie a una garanzia dello Stato;
   l'ampliamento dell'applicabilità dell'ACE.

  Infine segnalo che per le imprese operanti nella Regione Umbria è in corso di elaborazione un programma di attività, per cui il 14 settembre scorso si è tenuta presso il MiSE, la prima riunione tecnica del tavolo di confronto tra il Ministero e la Regione Umbria.
  Tra gli argomenti trattati che costituiscono oggetto di lavoro comune vi sono:
   1) l'individuazione delle misure, strumenti e procedure finalizzate alla reindustrializzazione ed allo sviluppo di aree del territorio regionale quali quella di Terni e Narni;
   2) la rapida attuazione dell'accordo di programma Merloni unitamente alla regione Marche;
   3) la definizione di un quadro comune di operatività su temi di politica industriale di comune interesse.

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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-06948 Da Villa: Iniziative urgenti per la nomina del direttore dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (ISIN).

TESTO DELLA RISPOSTA

  Come noto agli interroganti il decreto legislativo del 4 marzo 2014, n. 45, all'articolo 6, comma 4, prevede la procedura di nomina del Direttore dell'ISIN. In data 26 settembre 2014 i Ministri preposti, ovvero il Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare di concerto con il Ministro dello Sviluppo Economico hanno proposto la nomina del Consigliere Antonio Agostini acquisendo i pareri favorevoli delle Commissioni parlamentari competenti di Camera e Senato.
  Nel condividere, tuttavia, la necessità di definire quanto prima la governance dell'ISIN, sono tutt'ora in corso le necessarie valutazioni procedimentali nel rispetto del percorso stabilito dalla legge.
  In questo senso non possono non essere tenute nel debito conto, le esigenze di alta qualificazione professionale richieste per il delicato ruolo in questione in una valutazione da effettuare anche alla luce delle indicazioni provenienti dal Parlamento rispetto alla complessità delle funzioni attribuite all'ISIN.
  In definitiva, chiuso in modo responsabile ed attento il percorso procedimentale, quanto prima il Governo provvederà, a completare la governance dell'Istituto attraverso la deliberazione del Consiglio dei Ministri cui spetta la decisione finale.

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ALLEGATO 6

7-00557 Cani: Definizione di un piano strategico di rilancio dell'industria dell'alluminio primario in Italia.

RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La X Commissione,
   premesso che:
    la produzione manifatturiera italiana ha avuto, nel periodo 2000-2013, un andamento opposto ai principali Paesi industriali, poiché mentre la produzione manifatturiera mondiale è cresciuta del 36 per cento, l'Italia ha registrato un crollo del 25 per cento, con cadute in tutti i comparti ad eccezione di quello alimentare;
    ad ottobre 2014 l'indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dello 0,1 per cento rispetto a settembre, mentre nella media del trimestre agosto-ottobre la produzione è diminuita dello 0,9 per cento rispetto al trimestre precedente;
    nel 2015 si è registrata una modesta ripresa delle produzioni industriali che purtroppo non riguarda il settore della produzione di alluminio;
    sono di tutta evidenza la necessità e l'urgenza di rilanciare le politiche industriali specie in quei settori che possono maggiormente contribuire alla ripresa della crescita nel nostro Paese;
    in tale quadro, si può rivelare strategico il settore dell'alluminio, un materiale il cui consumo rappresenta una risorsa fondamentale per qualsiasi economia e, inoltre, essendo interamente riciclabile, questo metallo permette di limitare di molto le emissioni dei gas serra e rappresenta una risorsa fondamentale per quelle economie dove crescita e rispetto dell'ambiente e delle risorse naturali sono considerati elementi strategici non in conflitto;
    i prodotti finiti della lavorazione dell'alluminio sono destinati in gran parte a settori economici che risentono ampiamente dell'andamento del ciclo, come le costruzioni e la meccanica e quindi i trasformatori risentono molto dei cambiamenti della domanda interna;
    la crescita del mercato dell'alluminio ha avuto nel tempo un andamento inizialmente piuttosto lineare, mentre dal 1990 in poi ha avuto uno sviluppo quasi esponenziale: ciò è stato in gran parte dovuto al cambiamento della struttura del mercato con l'ingresso da protagonisti della Cina e degli altri Paesi orientali;
    l'Europa rappresenta il secondo mercato mondiale dell'alluminio, con ulteriori e significativi margini di crescita grazie ad un'industria di trasformazione tecnologicamente all'avanguardia e alla capacità di innovazione e sviluppo delle applicazioni;
    dal punto di vista merceologico, la produzione di alluminio si divide fondamentalmente in due differenti categorie: alluminio primario, ossia il metallo ottenuto per via industriale dalla bauxite mediante l'allumina, e alluminio secondario, ottenuto dalla lavorazione dell'alluminio già esistente;
    l'Italia, il cui import assomma a circa 764.000 tonnellate all'anno, pari al 47 per cento del fabbisogno, si pone come trasformatore di alluminio primario, generatore Pag. 138di alluminio secondario mediante riciclo di alluminio già utilizzato e rottami e consumatore di semilavorati e prodotti finiti;
    la produzione nazionale di primario era pari, prima della chiusura degli stabilimenti di Fusina e Portovesme a circa 190.000 tonnellate all'anno, e copriva solo il 12 per cento del fabbisogno interno, il valore più basso tra i Paesi industrializzati;
    la produzione di alluminio primario risulta fondamentale per l'economia nazionale perché è integrata all'industria di trasformazione e rappresenta, allo stesso tempo, un indiretto sostegno della industria del secondario, la più evoluta in Europa, che incontra difficoltà crescenti nell'approvvigionamento dell'estero del rottame;
    l'industria dell'alluminio primario è ad alta intensità di capitale con investimenti ad elevata durata di vita economica ed è energy intensive;
    l'energia elettrica è la vera materia prima del processo produttivo incidendo per oltre il 30 per cento sui costi operativi;
    la produzione di alluminio secondario, è di 700.000 tonnellate all'anno, pari al 43 per cento dell'intera domanda;
    l'Italia è stata tra le prime nazioni, dalla seconda metà del novecento a utilizzare tecnologie produttive sempre più efficienti riuscendo a riciclare completamente le scorie saline rimanenti alla fine del processo produttivo e ricopre un ruolo leader nelle produzioni mondiali di alluminio da riciclo, piazzandosi stabilmente al quarto posto dopo Usa, Giappone e Germania;
    la crisi economica, cominciata nel 2008, ha avuto effetto sulla filiera dell'alluminio in senso verticale, colpendo alcuni tra i comparti più importanti tra cui in particolare ne hanno risentito i settori dell'estrusione e quello dell'alluminio destinato all'edilizia, molto importanti in Italia;
    nel settore dell'estrusione, a fronte di una capacità produttiva di 950.000 tonnellate, nel 2012 il consumo è stato di sole 465.000 tonnellate, di cui 320.000 destinate al mercato interno;
    secondo i database Bureau Van Duk su dati Istat, risultano presenti oggi in Italia 1791 aziende attive nel settore dell'alluminio;
    il Nord (Ovest ed Est) comprende il maggior numero di unità produttive nel settore dell'alluminio, ma spicca comunque l'importanza che il settore ha sia nel Centro che nel Sud e nelle isole;
    la produzione di alluminio primario in Italia era effettuata in due stabilimenti, entrambi appartenenti alla multinazionale Alcoa, che li ha acquistati nel 1996 in seguito alla privatizzazione dell'industria nazionale dell'alluminio:
   a) Portovesme, nel Sulcis Iglesiente (Sardegna) con capacità di 150.000 tonnellate all'anno;
   b) Fusina, nel Veneto, con capacità di 45.000 tonnellate all'anno e che attualmente invece dell'allumino primario produce prodotti laminati in alluminio;
    condizione essenziale per il perfezionamento di tale privatizzazione è stata la fornitura ai suddetti stabilimenti di energia elettrica ad un prezzo allineato a quello medio applicato nel resto dell'Europa per un periodo di almeno dieci anni, ossia sino al 31 dicembre 2005;
    nel luglio 2006, la Commissione europea, ritenendo che il suddetto regime potesse costituire un aiuto di Stato, ha aperto un'indagine conoscitiva conclusasi con una pesante condanna per il Governo italiano, e conseguentemente per Alcoa, al pagamento di oltre 300.000.000 di euro;
    il 30 novembre 2012 Alcoa ha deciso di fermare le produzioni di alluminio primario ed ha chiuso lo stabilimento;
    il fermo della produzione, nello stabilimento di Portovesme, ha comportato Pag. 139il ricorso agli ammortizzatori sociali per circa 1000 lavoratori, 500 dei quali direttamente dipendenti e altri 500 occupati nell'indotto;
    ad oggi lo stabilimento è ancora chiuso e sono cessate anche le attività di manutenzione ordinaria propedeutiche a mantenere efficienti gli impianti e immediatamente attivabili per la produzione;
    sono state avviate interlocuzioni e trattative con una serie di potenziali investitori stranieri tra cui il gruppo Glencore che ha manifestato interesse nel possibile subentro; la trattativa con il gruppo Glencore è ancora in corso e si auspica una positiva conclusione in tempi rapidi;
    il mantenimento delle attività produttive di alluminio primario dell'ultimo impianto rimasto in Italia si pone come occasione per riprendere il filo di una politica industriale che:
   a) fermi le delocalizzazioni di attività produttive attive e remunerative;
   b) eviti che la competitività del sistema industriale sia danneggiata dalla rinuncia a una forma di approvvigionamento interna e dalla dipendenza economica da importazioni extra-Unione europea;
   c) consenta il rilancio di un settore strategico che può contribuire anche a fare da apripista della ripresa per molti di quei settori dell'industria italiana che coniugano lavorazioni artigianali tradizionali e innovazioni di prodotto e di processo;
   d) dia un segnale forte ad un territorio, quello del Sulcis-lglesiente che è stremato dalle numerose crisi aziendali e che rischia, continuando la chiusura di impianti, il collasso del tessuto produttivo rimasto, con effetti devastanti per l'occupazione,

impegna il Governo:

  a porre in essere tutte le iniziative necessarie al fine di definire un piano strategico di rilancio dell'industria di alluminio primario in Italia che consenta di riavviare gli impianti di produzione esistenti e di sviluppare nuove attività produttive;
  a proseguire il confronto con la Commissione europea sugli strumenti necessari da adottare per:
   a) conseguire l'abbattimento dei costi dell'energia a carico delle imprese metallurgiche e, in tal modo, non perdere la produzione industriale primaria a favore di Paesi extraeuropei;
   b) implementare gli strumenti normativi, già previsti dal Regolamento (CE) 14/06/2006, n. 1013/2006, in materia di esportazione di rifiuti (rottami) dell'alluminio in quei Paesi dove le norme ambientali e sanitarie per il riciclo sono poco rigorose;
  a rendere il settore della raccolta e del riciclo dell'alluminio ancora più efficiente, promuovendo tutte le best practice di cui l'Italia è punto di riferimento a livello mondiale.
(8-00153) «Cani, Benamati, Bargero, Basso, Galperti, Marrocu, Montroni, Peluffo, Pes, Giovanna Sanna, Francesco Sanna, Senaldi, Tidei, Vico».