CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 11 novembre 2015
538.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Risoluzioni nn. 7-00700 De Rosa, 7-00711 Stella Bianchi, 7-00712 Zaratti e 7-00716 Segoni: Sui criteri di assegnazione dei proventi delle aste per lo scambio di quote di emissione di gas a effetto serra.

PROPOSTA DI TESTO UNIFICATO

  L'VIII Commissione,
   premesso che:
    con il decreto legislativo n. 30 del 2013, l'Italia ha emanato la norma di attuazione della direttiva 2009/29/CE, che modifica la direttiva 2003/87/CE, al fine di perfezionare ed estendere il sistema comunitario per lo scambio di quote di emissione di gas a effetto serra;
    ai sensi dell'articolo 19 del citato decreto legislativo, la messa all'asta della quantità di quote determinata con decisione della Commissione europea, ai sensi dell'articolo 10, paragrafo 2, della direttiva 2003/87/CE, è disciplinata dal regolamento sulle aste;
    alla ripartizione delle risorse si provvede con appositi decreti del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM), di concerto con il Ministero dello sviluppo economico (MSE) e il Ministero dell'economia e delle finanze (MEF), da emanarsi entro il 31 maggio dell'anno successivo a quello di effettuazione delle aste, nella misura del 70 per cento a favore del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del 30 per cento a favore del Ministero dell'economia e delle finanze;
    il 9 maggio 2014, ai sensi del comma 4 del sopra citato articolo 19, è stata firmata la convenzione tra il Ministero dell'economia e delle finanze e il Gestore del servizio elettrico, che disciplina le modalità con le quali il Gestore del servizio elettrico adempie al proprio ruolo di responsabile del collocamento delle quote italiane, nel rispetto di quanto già previsto dalla regolazione europea di settore e in particolare dal regolamento aste;
    secondo quanto reso noto dal Gestore del servizio elettrico tramite il rapporto annuale sulle aste di quote europee di emissione 2014 al 31 dicembre 2014, in coerenza con quanto previsto dalla convenzione, sono stati trasferiti alla tesoreria dello Stato proventi per oltre 464 milioni di euro relativi alle aste e agli interessi maturati nel corso degli anni 2012 e 2013;
    i ricavi complessivamente generati dalle aste nell'anno 2014, circa 365 milioni di euro, resteranno sotto la temporanea custodia del Gestore del servizio elettrico fino al loro trasferimento alla tesoreria dello Stato che, in conformità con le indicazioni della convenzione del Ministero dell'economia e delle finanze – Gestore del servizio elettrico del 9 maggio 2014, deve avvenire entro e non oltre il 20 maggio 2015 al netto dei costi di gestione;
    i proventi delle aste di competenza dell'anno 2013, sono così ripartiti:
   a) il 50 per cento, pari a 213,2 milioni di euro, è assegnato al Ministero dello sviluppo economico per il rimborso dei crediti spettanti agli operatori degli impianti ETS (Emissions Trading System) cosiddetti «nuovi entranti»;Pag. 92
   b) il restante 50 per cento, è destinato alle finalità ambientali ed è suddiviso come segue:
    il 70 per cento, pari a 149,2 milioni di euro, è assegnato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il rimanente 30 per cento, pari a 64 milioni di euro, è assegnato al Ministero dello sviluppo economico;
    con riferimento a queste ultime risorse destinate a finalità ambientali, il Ministero dell'ambiente e quello dello sviluppo economico stanno dando seguito alla realizzazione di programmi per l'efficienza energetica (di cui al decreto legislativo n. 102 del 2014), la lotta ai cambiamenti climatici e la mobilità sostenibile. In particolare:
     1) per il programma «Miglioramento della prestazione energetica degli immobili della Pubblica amministrazione centrale» sono destinati fino a 20 milioni di euro per l'anno 2014 e fino a 30 milioni di euro annui per il periodo 2015/2020;
     2) per il «Fondo nazionale per l'efficienza energetica» sono destinati fino a 50 milioni annui dal 2014 al 2020;
     3) per il «Programma di promozione delle diagnosi energetiche presso le Piccole e Medie Imprese» sono destinati fino a 15 milioni annui dal 2014 al 2020;
     4) per il «Programma di informazione e formazione per promuovere e facilitare l'uso efficiente dell'energia» sono destinati fino a 1 milione annuo dal 2015 al 2017;
     5) per il «Programma di verifiche e controlli in relazione alla diagnosi energetica per le grandi imprese e le imprese a forte consumo di energia» sono destinati fino a 0,3 milioni annui dal 2014 al 2020;
     6) per il «Il Green Climate Fund (GCF)» è destinata una somma pari a 50 milioni di euro nell'ambito dell'impegno preso dall'Italia;
     7) per il «Fondo mobilità sostenibile» sono destinati fino a 35 milioni di euro;
    in ambito europeo ogni anno l'ETS movimenta almeno 90 miliardi di euro, ma già dal 2009 sono state scoperte frodi pari ad almeno cinque miliardi. Ogni «obbligazione» vale una tonnellata di emissioni equivalenti, che negli scambi è arrivata fino al valore di 15 euro, e ciascuno Stato ne dovrebbe avere in circolazione tante quante sono le tonnellate di inquinamento annuo concesse dai complessi meccanismi di Kyoto: il problema è che le istituzioni nazionali non si limitano ad assegnare in parte gratuitamente (o vendere mediante aste pubbliche) i crediti alle industrie che ne hanno necessità, ma concedono agli acquirenti di scambiarle, rivenderle e attuare una vera e propria speculazione che ha creato un mercato mondiale e una serie impressionante di frodi, truffe e metodi per aggirare la legge ed evadere le tasse. Le truffe sul mercato dei crediti sono una delle priorità di Eurojust, il centro europeo specializzato contro la criminalità organizzata, per il periodo 2014-2017;
    vale la pena segnalare che nella stessa Enciclica del Pontefice «Laudato si», resa pubblica nei giorni scorsi, al punto 171, si legge: «La strategia di compravendita di «crediti di emissione» può dar luogo a una nuova forma di speculazione e non servirebbe a ridurre l'emissione globale di gas inquinanti. Questo sistema sembra essere una soluzione rapida e facile, con l'apparenza di un certo impegno per l'ambiente, che però non implica affatto un cambiamento radicale all'altezza delle circostanze. Anzi, può diventare un espediente che consente di sostenere il super-consumo di alcuni Paesi e settori»;
    a quanto suesposto, si aggiunga, per quanto riguarda il nostro Paese, quanto segnalato in un articolo pubblicato il 16 aprile 2015 su «La Stampa.it» a firma di Giulio de Gasperis, proprio riguardo alla trasparenza sull'utilizzo dei proventi delle aste per lo scambio di quote Pag. 93di emissione di gas a effetto serra: «Fonti autorevoli di via Cristoforo Colombo, dietro garanzia di anonimato, raccontano che al momento il Ministero ha in cassa circa il 70 per cento dei 460 milioni della prima tranche, di cui almeno la metà sarebbero destinati alla «Direzione generale per lo sviluppo sostenibile, il clima e l'energia», attualmente guidata da Francesco La Camera, che si occupa anche di progetti e convenzioni internazionali. Al Ministero dicono anche che la maggior parte di questi fondi saranno utilizzati per pagare gli stipendi ministeriali oppure quelli della Sogesid, la società in house i cui dipendenti partecipano spesso a questo genere di attività. Una realtà, quella di Sogesid, che resiste a richieste di chiusura o ridimensionamento provenienti un po’ da tutte le parti politiche (...) e solo nel 2013 ha fatturato 23 milioni di euro, di cui 13,7 provenienti proprio dal MAT, nella maggior parte dei casi per attività che istituzionalmente spetterebbero allo stesso Ministero o all'ISPRA»;
    è peraltro necessario prevedere che una quota dei suddetti proventi, da destinare a finalità ambientali, vada a favore della sempre più complessa e delicata attività che viene svolta in campo ambientale dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) e dalle agenzie regionali. Competenze e responsabilità ad esso assegnate nello stesso citato decreto legislativo 30 del 2013 dagli articoli 42, commi 2 e 4, e dall'articolo 28, comma 1, e per quanto disposto alla lettera a) del comma 6 del su citato articolo 19; «(...) favorire l'adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici e finanziare attività di ricerca e di sviluppo e progetti dimostrativi volti all'abbattimento delle emissioni e all'adattamento ai cambiamenti climatici (...)» e al comma 4 dell'articolo 6 del medesimo decreto legislativo n. 30 del 2013 dove si individua la destinazione per le «iniziative contro i cambiamenti climatici nella Unione europea e nei Paesi terzi, e «(...) per finanziare la ricerca e lo sviluppo ai fini della mitigazione e dell'adattamento (...)», ambiti di eccellenza per ISPRA»;
    tali risorse, se assegnate, potrebbero essere una bella boccata d'ossigeno, per l'ISPRA e le agenzie regionali. Si ricorda che l'ISPRA, a fronte di sempre maggiori compiti, ha visto il suo bilancio tagliato negli ultimi anni per oltre 11 milioni di euro. Tra l'altro, l'ISPRA gestisce il registro ETS;
    peraltro, in risposta all'interrogazione n. 5-05661, la sottosegretaria Silvia Velo, ha dichiarato la possibilità che il Governo possa utilizzare quota parte dei proventi delle aste (anche valutando possibili accordi e convenzioni) da destinare all'implementazione dell'attività svolta dall'ISPRA;
    in Italia il GSE è parte del Comitato ETS (Comitato nazionale per la gestione della direttiva 2009/29/EC e per il supporto nella gestione delle attività di progetto del protocollo di Kyoto), l'organo interministeriale che assolve alla funzione di autorità nazionale competente per la gestione della direttiva ETS. Il Comitato ETS è presieduto, in alternanza, dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dal Ministro dello sviluppo economico. Il registro ETS è gestito dall'ISPRA, che finora ha collaborato con le indagini gestendo situazioni complicate, ma come ente pubblico di ricerca è stato colpito negli anni da pesanti tagli finanziari, e difficilmente potrà investire, come necessario, per far fronte alle nuove sfide della criminalità finanziaria;
    più in generale il sistema EU-ETS ha mostrato forti limiti nel suo funzionamento e in particolare non ha portato alla formazione di un effettivo prezzo per il carbonio in grado di orientare efficacemente gli investimenti delle imprese presso attività a bassissime emissioni di carbonio; rimane la necessità di verificare con grande attenzione l'efficacia della riforma in corso del sistema EU-ETS e l'opportunità di esaminare e definire un sistema di carbon tax,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per modificare le disposizioni in merito all'assegnazione Pag. 94dei proventi delle aste in senso di una maggiore efficienza delle allocazioni, da destinare integralmente al finanziamento di ricerca e sviluppo di tecnologie e pratiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici secondo le linee generali espresse dalla «Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici»;
   ad assicurare trasparenza nella selezione dei membri del Comitato ETS attraverso l'introduzione di forme di selezione pubblica dei candidati in base alla determinazione di criteri minimi per la selezione;
   a potenziare i dispositivi di controllo per eliminare i margini di speculazione finanziaria sui costi di impresa finalizzati all'abbattimento delle emissioni;
   ad assumere le iniziative di competenza per sanare nel minor tempo possibile la questione dei crediti spettanti ai cosiddetti «nuovi entranti»;
   ad adoperarsi in sede europea per rafforzare le misure di riforma del sistema EU-ETS al fine di renderne efficace il funzionamento complessivo e a promuovere la definizione nelle sedi opportune di misure fiscali di tassazione del carbonio in modo da costruire un sistema di regole e disincentivi economici coerente e stabile nel tempo che consenta di rendere onerose le attività economiche che comportano consistenti emissioni di gas serra, in modo da indirizzare le scelte di investimento delle imprese verso tecnologie e attività economiche a bassissime emissioni di carbonio;
   ad avviare le opportune iniziative volte a garantire la massima trasparenza e informazione riguardo alla destinazione dei proventi delle aste per lo scambio di quote di emissione di gas serra, finalizzati a interventi di carattere ambientale, anche prevedendo a tal fine di integrare annualmente il documento allegato al documento di economia e finanza predisposto dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra (legge n. 196 del 2009, articolo 10, comma 9), con una puntuale e dettagliata indicazione della destinazione e dell'utilizzo dei suddetti proventi;
   ad attivarsi in sede di Unione europea, al fine di attivare idonei ed efficaci strumenti di contrasto alle frodi e alle truffe legate al sistema ETS;
   a prevedere che una quota parte delle suddette risorse ripartite con decreto interministeriale, venga assegnata anche all'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e alle Agenzie ambientali, per lo svolgimento dei costituzionali, in quanto funzionali agli obiettivi di cui al suddetto decreto legislativo n. 30 del 2013, e comunque che detta quota di risorse sia perlomeno finalizzata, attraverso opportuni accordi e convenzioni, all'implementazione dell'attività svolta dall'ISPRA, così come prospettato – e riportato in premessa – dalla stessa sottosegretaria per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare;
   ad assumere iniziative per escludere le fonti energetiche basate sulla combustione dalle energie rinnovabili il cui sviluppo viene finanziato con i proventi delle aste.

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ALLEGATO 2

Decreto-legge 174/2015: Proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione. C. 3393 Governo.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La VIII Commissione,
   esaminato, per le parti di competenza, il decreto-legge n. 174 del 2015, recante «Proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle Organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione» (C. 3393 Governo);
   considerato il recente svolgimento di esercitazioni militari in Sardegna in siti di importanza comunitaria e che andrebbe valutata l'opportunità di iniziative per interdire l'uso dei siti di importanza comunitaria a qualsiasi scopo militare, al fine di restituirli alle popolazioni e garantire la tutela ambientale e naturalistica dei territori,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE.

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ALLEGATO 3

Decreto-legge 174/2015: Proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione. C. 3393 Governo.

PROPOSTA DI PARERE ALTERNATIVA PRESENTATA DAL GRUPPO MOVIMENTO 5 STELLE

  La Commissione,
   premesso che:
    ci troviamo di fronte ad un nuovo, ennesimo, decreto-legge di proroga di tutte le diverse missioni internazionali nelle quali è impegnato il nostro Paese che reitera una delle peggiori consuetudini del Governo, ritornando a finanziare le missioni internazionali militari, nonché gli interventi di cooperazione allo sviluppo, per soli tre mesi, non trovando così alcuna giustificazione, non programmabile, di urgenza;
    da un punto di vista istituzionale, il decreto sembra teso a prefabbricare «un pacchetto» legislativo disorganico e slegato tra le varie parti, obbligando le Camere a un inaccettabile «prendere o lasciare» trattando il decreto di missioni talmente diverse tra di loro (spesso di segno opposto) e sul quale i singoli gruppi e parlamentari possono, coerentemente con il mandato conferito dai cittadini, avere sulle stesse opinioni diametralmente diverse;
    non si comprende inoltre perché, limitatamente alla parte sulle missioni internazionali, sia stata abbandonata la prassi inaugurata nella scorsa legislatura sulla decretazione annuale in tale materia;
    manca, tuttora, una legge quadro che disciplini la partecipazione dei contingenti italiani alle missioni militari internazionali malgrado le reiterate assicurazioni più volte enunciate dai Governi succedutisi in questi anni; attualmente, peraltro, la discussione risulta avviata presso l'aula del Senato della Repubblica – dopo che il testo è già stato approvato dalla Camera – ma i cui lavori stanno procedendo con grande fatica non essendo, evidentemente, materia in cima alle priorità politiche della maggioranza, che ha provveduto, in Commissione, a modificare in peggio il testo alterandone il già precario equilibrio politico trovato in prima lettura;
   considerato che:
    la fallimentare partecipazione italiana all'invasione dell'Afghanistan a seguito degli Stati Uniti di America fosse, dal punto di vista del diritto internazionale, del tutto illegittima, avendo lo scopo di infliggere una punizione collettiva al popolo afghano, nonostante fosse provato che gli attentatori dell'11 settembre 2001 erano tutti cittadini dell'Arabia Saudita;
    la guerra in Afghanistan ha prodotto una destabilizzazione di tutta quella area, rafforzando l'odio verso l'Occidente e potenziando il fondamentalismo islamico e terroristico;
    il decreto in titolo prevede la reiterazione e il potenziamento del nostro contingente militare della denominata Resolute Support Mission in Afghanistan. Nonostante tutte le assicurazioni politiche di un progressivo disimpegno italiano Pag. 97in questo scenario di guerra che doveva terminare con la chiusura della missione ISAF il 31 dicembre 2014, non solo registriamo il perdurare sotto altra sigla della partecipazione italiana alla occupazione dell'Afghanistan, ma assistiamo anche all'aumento del contingente – sia come consistenza dei militari in teatro (204 in più rispetto al precedente decreto) sia come consistenza dei mezzi militari in teatro (+ 46) – fa pensare che tale crescita di uomini e mezzi sia stata voluta per sostituire il contingente spagnolo che invece è stato dal governo di Madrid opportunamente richiamato in Patria. Il maggior coinvolgimento italiano nel teatro afghano avviene cioè in assenza dei necessari requisiti di solidarietà tra gli altri Paesi della UE che fino allo scorso settembre erano presenti con uomini e mezzi in Afghanistan e dimostra una inaccettabile subalternità ai voleri del governo Usa in evidente assenza di quelle condizioni «di parità con gli altri Stati» che l'articolo 11 della Costituzione stabilisce come requisito necessario per consentire «limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni»;
    è necessario invertire questa tragica situazione, conferendo nelle mani del popolo afghano il proprio destino e ritirando al più presto le nostre truppe da quel Paese;
    si reiterano le missioni «antipirateria» nonostante la situazione riguardante la restrizione della libertà dei due marò Girone e Latorre non sia affatto cambiata, mentre le citate missioni sono state comunque rifinanziate senza l'apposita preventiva valutazione delle Commissioni parlamentari;
    il comma 7 dell'articolo 1 del presente decreto autorizza la spesa per la proroga della partecipazione di personale militare all'operazione militare dell'Unione europea nel Mediterraneo centro-meridionale denominata EUNAVFOR MED, ma questa rischia di essere una autorizzazione in bianco del Parlamento al Governo in quanto un eventuale intervento nelle acque e nel territorio libero non è ancora stato autorizzato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e che iniziative unilaterali possono degenerare in tutto il bacino del Mediterraneo comportando una escalation dagli esiti drammatici;
    non esiste proporzione tra le (scarse) risorse investite nel decreto a favore di processi di stabilizzazione della pace e di cooperazione allo sviluppo rispetto alla soverchiante spesa per il mantenimento di truppe e mezzi militari nello scenario di guerra; in riferimento alle iniziative di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, con riguardo al regime degli interventi, l'articolo 10 dispone mediatamente il rinvio al comma 4 del decreto-legge n. 227 del 2012 il quale rimanda all'applicazione dell'articolo 57 del decreto legislativo n. 163 del 2006 che prevede negli appalti pubblici la procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara. Le circostanze invocate a giustificazione della estrema urgenza che legittima il ricorso alla predetta procedura dovrebbero, in ogni caso, essere adeguatamente motivate,
  esprime

PARERE CONTRARIO.