CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 21 ottobre 2015
525.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
ALLEGATO

ALLEGATO

Sulla missione svolta a Bruxelles, il 14 e 15 settembre 2015.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  1. Premessa. Su invito del Parlamento europeo e della Commissione europea, si è svolta a Bruxelles una missione dei deputati della VII Commissione cultura, Anna Ascani (PD) e Francesco D'Uva (M5S).
  I parlamentari hanno partecipato all'iniziativa La Scienza incontra i Parlamenti, evento organizzato dal Centro comune di ricerca della Commissione europea (JRC) congiuntamente con il Panel di valutazione delle scelte scientifiche e tecnologiche (STOA) del Parlamento europeo.
  Diversi erano gli obiettivi dell'evento ma il principale – che di fatto è stato il filo conduttore delle diverse sessioni – era di promuovere il senso e l'immagine di una cultura politica basata su fondamenti scientifici.
  Entro tale impostazione, gli attori coinvolti nel processo decisionale nell'ambito dell'Unione europea, inclusi i membri del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali, dovrebbero avere uno scambio regolare con scienziati che possano veicolare meglio il contenuto scientifico che pervade molte decisioni politiche, consentendo, al contempo, agli scienziati di comprendere meglio il contesto politico di riferimento.
  Lo scopo dell'evento è stato anche quello di lanciare l'iniziativa, «The MEP-Scientist Pairing Scheme»: un progetto dello STOA volto a potenziare la reciproca comprensione e favorire legami tra i membri del Parlamento europeo e gli scienziati attraverso la presentazione ai membri del Parlamento europeo di una rete di esperti, in modo da accrescere la loro consapevolezza riguardo al processo scientifico e alla scoperta scientifica, aiutandoli a comprendere meglio il punto di vista degli scienziati su questioni politiche e aiutando gli scienziati ad imparare come interagire efficacemente con i politici e come informarli in maniera proattiva su temi di reciproco interesse.
  Il seminario del 15 settembre si è articolato nelle seguenti sessioni:
  Nella mattinata, v’è stata una sessione di apertura, con interventi del Commissario europeo per istruzione, cultura, giovani e sport e del Commissario europeo per la ricerca, scienza e innovazione, e rappresentanti del Parlamento europeo. È stata poi affrontata la dimensione dei parlamenti nazionali e la tematica della risposta della scienza alle aspettative dei politici europei e nazionali.
  È poi seguita la presentazione del progetto MEP-Scientist Pairing Scheme, che – come accennato – si pone l'obiettivo di favorire l'interazione tra membri del Parlamento europeo e scienziati.
  Nel pomeriggio si è svolta una tavola rotonda sulle migliori pratiche riguardanti «la scienza incontra i Parlamenti» a livello nazionale.

  2. Contenuti della discussione. Nella sessione di apertura, dopo i saluti del direttore generale del JRC, Vladimir Sucha e del Presidente dello STOA, Paul Rubig, è intervenuto il Commissario europeo per l'istruzione, la cultura e lo sport, l'ungherese Tibor Navracsics.
  È poi intervenuto il portoghese Carlos Moedas, Commissario europeo per la ricerca, la scienza e l'innovazione, il quale ha messo in evidenza come il discorso scientifico sia cruciale per il nesso di fiducia che lega i cittadini alle istituzioni politiche. Gli è parso infatti evidente che gli esponenti politici possono conservare la Pag. 98credibilità necessaria per mantenere la fiducia dei cittadini solo se le loro tesi e le loro strategie programmatiche abbiano un valido sostrato di fondatezza scientifica. A tal riguardo egli ha fatto gli esempi della tematica degli OGM rispetto a cui oggettivamente sia la comunità politica, sia l'opinione pubblica appaiono divisi e dell'effettivo pericolo dell'epidemia Ebola per l'Europa.
  Moedas ha poi sottolineato come l'opinione pubblica sappia bene la differenza tra l'infarinatura scientifica generale e le competenze specialistiche più approfondite e più avanzate. Il sentire comune dell'elettorato si forma sulla prima, molto più che sulle seconde. Per questo è importante che la consulenza scientifica degli esponenti politici sia all'altezza del compito di introdurre e inoculare i risultati della scienza specialistica nel più generale consenso che si afferma nella società.
  Il presidente della Commissione europea, Junker – ha proseguito Moedas – ha dato la direttiva che i centri di consulenza scientifica comunitari restino al massimo grado di indipendenza e degni di fiducia. Per evitare che si percepiscano il JRC e lo STOA come troppo dipendenti dalla Commissione, Junker ha anche favorito l'accesso di consulenze esterne indipendenti.
  Moedas ha concluso che la Commissione continuerà a finanziare a tutti i livelli enti e programmi di ricerca per far si che la decisione politica possa contare su risultanze scientifiche valide.
  È poi intervenuta la vicepresidente del Parlamento europeo, l'irlandese Mairead McGuinness la quale ha sottolineato come i problemi dei politici si declinano con tre «T»: Time, Technology, Trust (tempo, tecnologia e fiducia).
  Quanto alla fiducia, ha concordato con Moedas che il discorso scientifico incide sul rapporto di fiducia tra politici e cittadini. Qui ella ha inserito il tema della comunicazione scientifica, giacché proprio come il messaggio politico anche il messaggio scientifico deve obbedire alle logiche di una comunicazione rapida ed efficace. È così passata al fattore tempo: la decisione politica spesso deve essere tempestiva e non sempre gli scienziati sono in grado di proporre soluzioni, dettate da analisi e ricerche, nel tempi che i politici vorrebbero.
  Da ultimo, ma non per importanza, l'onorevole McGuinnes ha evidenziato come il tema della tecnologia sia ancora un terreno bisognoso di ulteriore esplorazione, specie per quanto riguarda le biotecnologie e gli OGM.
  Ha quindi preso la parola il polacco Jerzy Buzek, già Presidente del Parlamento europeo e attualmente presidente della Commissione Industria, ricerca ed energia del medesimo Parlamento.
  L'on. Buzek ha constatato come la cooperazione tra politici e scienziati non è una facoltà, ma una necessità. Gli esponenti politici devono rassegnarsi al fatto che la scienza, per sua stessa natura, non consegna risposte definitive ma offre un percorso di progressivo avanzamento tramite la conoscenza ed è in grado di porre le giuste domande e in modo aperto. Da questo punto di vista, la scienza – come la politica – ha disperato bisogno di pluralismo e di confronto schietto tra diverse scuole di pensiero. Inoltre, in fondo al percorso sia la scienza sia la politica incontrano i valori etici. Politici e scienziati, infatti, sono accomunati dalla passione della ricerca di soluzioni valide per la società. Gli scienziati hanno in più che devono avere il coraggio della verità e mettere le loro nuove idee al servizio del pubblico.

  3. Segue: la versione dei Parlamenti nazionali e degli esperti di settore. Ha poi preso la parola il Presidente della Commissione cultura del Parlamento austriaco, Andreas Karisbock, il quale ha affrontato un problema specifico, avvertito dalla Comunità universitaria e scientifica austriaca.
  Nell'Unione europea vige il principio della libertà di circolazione delle persone e dei servizi e quindi esiste la mobilità di docenti e studenti. Questo principio tuttavia non è declinato secondo un metodo di effettiva reciprocità, per cui (in definitiva) taluni paesi comunitari mettono requisiti di accesso e numeri chiusi che penalizzano Pag. 99l'Austria. Il cosiddetto «sistema di Bologna» deve essere pertanto rivisto: l'Unione europea deve certamente essere un'area di conoscenza comune, ma deve essere anche regolata in maniera equilibrata.
  Dopo l'intervento dell'on. Rozsa Hoffmann (vicepresidente della Commissione cultura dell'Assemblea nazionale ungherese), la quale ha messo in evidenza le differenze tra l'attività politica e quella scientifica, ha preso la parola Stefan Kaufmann, deputato della CDU/CSU al Bundestag.
  Egli ha rilevato come in sessantacinque anni la comunità scientifica mondiale si sia enormemente arricchita passando dai 10 milioni di scienziati del 1950 ai 100 milioni di oggi. Del resto, questo contribuisce a spiegare come anche presso i politici si vada affermando la convinzione che le decisioni pubbliche raramente possano essere bianche o nere ma debbano essere sempre più sfumate. In Germania però non c’è una tradizione di consulenza scientifica diretta al Cancelliere, come invece c’è negli Stati Uniti. Il Bundestag ha un proprio Ufficio scientifico indipendente oltre che il Servizio Studi.
  È stata poi data la parola a Friedrich W. Hesse, vicepresidente di LEIBNIZ, un'associazione di rete che raggruppa molte decine di istituti ed enti di ricerca che in Germania approfondiscono tematiche scientifiche di vario genere e che poi forniscono a Leibniz esiti e proposte. In qualche misure Leibniz concorre così a plasmare il dibattito pubblico sui temi di particolare rilievo scientifico. Sono poi intervenuti Jos van der Meer (presidente dell'EASAC, l'accademia europea delle scienze), Torbjorn Digernes, per conto della CESAER (la conferenza europea delle alte scuole di ingegneria), Bjorn Nilsson, del Comitato esecutivo di Euro-CASE (l'ente europeo delle scienze applicate), Gunter Stock, presidente dell'ALLEA (la federazione delle Accademie europee delle scienze umane) e Flavia Schlegel, vicedirettrice dell'UNESCO per le scienze naturali.
  In tutti questi interventi è emersa la differenza tra l'approccio politico della decisione pubblica e quello scientifico e le difficoltà del dialogo tra i due versanti. In particolare, il professor Nilsson ha citato una famosa battuta del senatore del Maine (USA) Edmund Muskie, che auspicava scienziati «con un lato solo», riferendosi al fatto che gli esperti scientifici tendono sempre a riservarsi una via di uscita, ponendo la questione in termini binari (se da un lato... tuttavia dall'altro...).
  Si è poi aperta una movimentata fase di dibattito tra il pubblico dei partecipanti, in cui hanno preso la parola il professor Vivian Linssen, un docente belga che ha offerto consulenze al Parlamento europeo, che ha messo in evidenza gli aspetti neurologici della diffusione delle conclusioni scientifiche nell'opinione pubblica; e la dottoressa Erika Widegren, la quale ha sottolineato l'importanza del ruolo dei mass-media nel definire ed inquadrare i termini del dibattito scientifico. Secondo la dott.ssa Widegren non sempre giornali, televisioni e social-media svolgono un buon servizio perché influenzano precocemente i termini dei problemi scientifici e gli scienziati hanno poi difficoltà serie a rimettere sui binari giusti l'ordine delle questioni; è poi intervenuto il professor Manfred Horvat, anche lui della CESAER.
  Ha preso quindi la parola l'on. Francesco D'UVA, il quale si è detto d'accordo con Buzek circa la missione della scienza (quella di cercare la verità, a prescindere dagli interessi in campo) e quindi anche con la onorevole Hoffmann (la quale aveva osservato che – viceversa – la politica è influenzata dagli interessi, di cui costituisce il confronto e lo scontro). Due, a suo avviso, sono i temi che dovrebbero essere affrontati in sede comunitaria.
  Il primo concerne la valutazione della ricerca, i suoi metodi, i suoi esiti e il suo uso. Sotto quest'ultimo aspetto, egli ha affermato che i risultati della valutazione possano – sì – essere utilizzati come criterio selettivo per il finanziamento dei centri e delle iniziative di ricerca, ma non per privilegiare in via esclusiva l'eccellenza di oggi, perché un simile criterio guarderebbe necessariamente al passato e cioè ai risultati già conseguiti e giudicati eccellenti. Occorre, invece, che la valutazione Pag. 100della ricerca sia adoperata anche come metro per finanziare le potenzialità e le esigenze di riequilibrio territoriale.
  Il secondo tema, che è stato toccato sia dall'onorevole McGuinness, sia dalla dottoressa Widegren, è quello della comunicazione. Crede che gli scienziati debbano trovare un canale diretto per comunicare con l'opinione pubblica per scavalcare le strettoie della propaganda politica.
  A tali osservazioni ha replicato il Professor Stock il quale, dettosi del tutto d'accordo con l'onorevole D'Uva ha osservato che, in fondo, anche l'eccellenza dimostrata in un passato recente è indice di potenzialità per il futuro.

  4. Sessione pomeridiana. Nel pomeriggio si è svolta la sessione sulle buone pratiche nazionali e sono emerse tre impostazioni diverse.
  La prima è quella della Germania, illustrata – anche qui – dal professor Hesse, per l'associazione LEIBNIZ, e dall'on. Kaufmann. La citata associazione, che – come accennato – svolge un ruolo di collegamento e messa in rete dei diversi centri di ricerca e think tank della Germania, produce studi e papers che fornisce ai parlamentari interessati. Periodicamente, l'associazione offre anche una giornata di affiancamento tematico, tramite propri esperti, ai parlamentari che lo desiderino. È emerso durante l'esposizione che molti parlamentari tedeschi si avvalgono delle elaborazioni di LEIBNIZ non solo per le tematiche legate alle scienze esatte e sperimentarli (come, per esempio, la questione della resistenza degli organismi viventi agli antibiotici), ma anche alle scienze umane e sociali (come, per esempio, le relazioni internazionali e la politica dei trattati commerciali).
  La seconda impostazione è quella del Regno Unito, illustrata dalla dottoressa Julie Maxton, direttrice esecutivo della ROYAL SOCIETY, l'equivalente dell'accademia dei Lincei in Italia. La ROYAL SOCIETY prevede programmi di affiancamento di singoli parlamentari che vogliano avvalersi di supporto scientifico. Tale collaborazione tra un esperto della ROYAL SOCIETY e i parlamentari interessati può durare anche molti mesi, finché la specifica tematica non venga esaurita.
  La terza e ultima impostazione – quella francese – è stata illustrata dal dottor Bruno Revellin-Falcoz, ingegnere aeronautico. Egli ha esposto che le due Camere del Parlamento francese si avvalgono di una Commissione bicamerale (8 deputati e 8 senatori) che affronta specificamente i problemi politici con risvolti tecnico-scientifici. La Commissione bicamerale è assistita da un organo tecnico-amministrativo di esperti, di cui egli fa parte. I regolamenti parlamentari prevedono che le questioni siano deferite alla Commissione bicamerale dalle Presidenze delle Assemblee e che essa renda il proprio parere in modalità redazionali tali che se ne possa trarre facilmente un testo normativo. Esempi di questioni assegnate alla Commissione bicamerale sono state, nel recente passato, la prosecuzione delle politiche energetiche nucleari, l'introduzione del sistema digitale nelle comunicazioni televisive e la diffusione dei semiconduttori.
  Anche a questa sessione è seguito un dibattito, dal quale è emerso che raramente la consulenza scientifica ha modificato l'indirizzo politico. Sono stati citati ancora una volta i temi degli OGM1 e del cambiamento climatico. La dottoressa Maxton ha fatto presente però che per quanto riguarda le tecniche estrattive cosiddette fracking, il Regno Unito si è determinato a rinunciarvi proprio sulla base degli studi della ROYAL SOCIETY.
On. Anna ASCANI
On. Francesco D'UVA

(1) In diversi interventi è stato sostenuto che gli organismi geneticamente modificati non sono nocivi. La scienza (chimica e biologica) sarebbe ormai concorde sul punto. Nondimeno le scelte politico-legislative nazionali e dell'UE non tengono conto di questo assunto. Vale la pena segnalare, al proposito, la querelle recentissima sul quotidiano la Repubblica del 4 ottobre 2015, tra la scienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo (Fermiamo l'inganno antiscientifico, pagine 1 e 37) e il presidente di Slowfood, Carlo Petrini (Così l'Italia libererà l'Europa dagli OGM, ivi).