CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 7 ottobre 2015
517.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa. Testo unificato C. 1373 Lupo, C. 1797 Zaccagnini, C. 1859 Oliverio e C. 2987 Dorina Bianchi.

PROPOSTA DI PARERE DEL RELATORE

  La VIII Commissione,
   esaminato, per le parti di competenza, il testo unificato delle proposte di legge C. 1373 Lupo, C. 1797 Zaccagnini, C. 1859 Oliverio e C. 2987 Dorina Bianchi recante «Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa»;
   rilevato che:
    il provvedimento persegue l'obiettivo di promuovere la coltivazione della canapa, quale coltura in grado di contribuire alla riduzione dell'impatto ambientale in agricoltura, alla riduzione del consumo dei suoli e della desertificazione e alla perdita di biodiversità;
    la coltura della canapa ha conseguenze positive sul piano ambientale, per la connessa riduzione dell'uso di pesticidi, del consumo idrico in agricoltura, dell'erosione del terreno, nonché per la conseguente cattura dell'anidride carbonica;
    tenuto conto che:
     l'articolo 2, comma 3, prevede che l'uso della canapa come biomassa ai fini energetici è consentita esclusivamente per l'autoproduzione energetica aziendale e nel caso della coltivazione destinata alla fitodepurazione di superfici inquinate;
     il decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, in vigore fino ad aprile 2006, ha inquadrato tutti i materiali vegetali residuali nella categoria dei rifiuti, vincolandone la conversione energetica con provvedimenti predisposti per i rifiuti, in particolare il decreto ministeriale 5 febbraio 1998; successivamente il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2002 ha individuato le biomasse da inserire nel novero dei combustibili ammessi per impianti industriali e civili, fra i quali non risulta la canapa;
     il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, (»codice ambientale») ha mantenuto l'impostazione sopra riportata;

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con la seguente osservazione:
   si valuti, al comma 3 dell'articolo 2, l'opportunità di sopprimere la parte della disposizione che prevede l'uso della canapa come biomassa ai fini energetici nel caso della coltivazione destinata alla fitodepurazione di superfici inquinate, considerato che i residui di canapa da bonifica di terreni inquinati non sono ammessi dalla normativa vigente come combustibile per impianti industriali e civili a biomassa.

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ALLEGATO 2

Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa. Testo unificato C. 1373 Lupo, C. 1797 Zaccagnini, C. 1859 Oliverio e C. 2987 Dorina Bianchi.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La VIII Commissione,
   esaminato, per le parti di competenza, il testo unificato delle proposte di legge C. 1373 Lupo, C. 1797 Zaccagnini, C. 1859 Oliverio e C. 2987 Dorina Bianchi recante «Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa»;
   rilevato che:
    il provvedimento persegue l'obiettivo di promuovere la coltivazione della canapa, quale coltura in grado di contribuire alla riduzione dell'impatto ambientale in agricoltura, alla riduzione del consumo dei suoli e della desertificazione e alla perdita di biodiversità;
    la coltura della canapa ha conseguenze positive sul piano ambientale, per la connessa riduzione dell'uso di pesticidi, del consumo idrico in agricoltura, dell'erosione del terreno, nonché per la cattura dell'anidride carbonica;
    tenuto conto che:
     l'articolo 2, comma 3, prevede che l'uso della canapa come biomassa ai fini energetici è consentita esclusivamente per l'autoproduzione energetica aziendale e nel caso della coltivazione destinata alla fitodepurazione di superfici inquinate;
     il decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, in vigore fino ad aprile 2006, ha inquadrato tutti i materiali vegetali residuali nella categoria dei rifiuti, vincolandone la conversione energetica con provvedimenti predisposti per i rifiuti, in particolare il decreto ministeriale 5 febbraio 1998; successivamente il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2002 ha individuato le biomasse da inserire nel novero dei combustibili ammessi per impianti industriali e civili, fra le quali non risulta la canapa;
     il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, ( «codice ambientale») ha mantenuto l'impostazione sopra riportata;

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti osservazioni:
   a) si valuti, al comma 3 dell'articolo 2, l'opportunità di sopprimere la parte della disposizione che prevede l'uso della canapa come biomassa ai fini energetici nel caso della coltivazione destinata alla fitodepurazione di superfici inquinate, considerato che i residui di canapa da bonifica di terreni inquinati non sono ammessi dalla normativa vigente come combustibile per impianti industriali e civili a biomassa;
   b) si valuti l'opportunità di prevedere specifiche modalità di smaltimento della canapa destinata alla fitodepurazione di superfici inquinate.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-06575 Marroni: Sulla realizzazione della «Città dello sport» di Tor Vergata.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Non avendo il MIT alcuna competenza sulla gestione dell'opera in argomento né sul territorio in cui essa ricade, sono stati richiesti elementi al Ministero dell'istruzione, università e ricerca e pertanto riferisco quanto pervenuto dal Rettore dell'Università degli studi di Roma «Tor Vergata».
  Il progetto per la realizzazione dell'imponente complesso sportivo a Tor Vergata, denominato comunemente «Vela di Calatrava», presente nel territorio universitario, si avvia nel 2005 nel quadro della candidatura presentata dalla Capitale per l'assegnazione dei XIII Campionati del Mondo di Nuoto FINA previsti per il 2009. Nelle intenzioni dei Promotori di allora, la nuova struttura è chiamata a rispondere ad una duplice esigenza di sviluppo urbano: la prima di carattere contingente – la realizzazione di strutture dedicate al grande evento sportivo – la seconda di natura strategica, consistente nella creazione di un nuovo centro permanente per servizi sportivi e ricreativi a favore della Città e dell'Università di Tor Vergata, sui cui terreni si sarebbe edificata l'opera.
  La progettazione comprende quale opera principale un palazzetto per il nuoto a forma di «vela» con 15.000 posti, diverse piscine indoor e all'aperto per gare, allenamento e tuffi, una seconda «vela» ospita invece palestre e campi sportivi per la preparazione atletica, infine, un campus per alloggiare le squadre e in seguito gli studenti universitari, e una torre per il Rettorato dell'Università.
  Ne risulta un masterplan composito, caratterizzato da moderne, ampie e avveniristiche strutture che concorrono a delineare una vera e propria «Città dello Sport» a fianco di una nuova sede universitaria. Le fasi progettuali furono approvate dalle sedi competenti e la regolarità dell'affidamento dei lavori venne verificata dalla Commissione europea.
  Tuttavia, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 dicembre 2008 l'opera, sia per la natura complessa delle «vele» che per l'esplodere della crisi economico-finanziaria del 2007-2008, è stata dichiarata non più funzionale all'originaria destinazione, con conseguente chiusura del cantiere.
  Nel 2011, nell'ambito della predisposizione della candidatura di Roma quale Città ospitante i Giochi Olimpici del 2020, il cantiere di Tor Vergata viene riaperto, senza però una data precisa per la consegna dell'impianto. Il ritiro della candidatura olimpica prima della fase di selezione ha portato ad una nuova sospensione dei lavori.
  L'Università, nel 2015, ha provveduto a registrare l'opera in questione al Sistema informativo monitoraggio opere incompiute (SIMOI) con il preciso intento di sottoporre al Governo, impegnato ad assumere coraggiose politiche di rilancio del paese anche attraverso il riavvio dei cantieri, la necessità di far ripartire le attività di completamento della stessa. In proposito, come attività ricognitiva a carattere generale, richiamo quanto di recente dichiarato dal Ministro Delrio circa la decisione di voler istituire, come avvenuto con l'Agenzia per la coesione territoriale, una apposita task force con il compito di verificare puntualmente le opere meritevoli di essere completate, con ciò affrontando Pag. 197in modo concreto e risolutivo la delicata problematica delle opere incompiute e dei finanziamenti pubblici ad esse sottesi.
  Allo stato attuale, per l'opera in argomento, il Rettore evidenzia uno scenario che vede sì una spesa già sostenuta di euro 200.000.000,00 a valere sulla legge 15 dicembre 1990, n. 396 riguardante «Interventi per Roma Capitale della Repubblica», oltre ad euro 1.549.716,56 successivamente assegnati ma anche l'impegno dell'Ateneo di Tor Vergata ad assicurare azioni manutentive e di vigilanza i cui oneri ricadono esclusivamente sul bilancio universitario.
  Il Rettore evidenzia, altresì, il proprio impegno personale e dell'Ateneo tutto a ricercare, di concerto con soggetti pubblici istituzionali, soluzioni che consentano il completamento dell'opera per preservare quanto realizzato rispetto all'inevitabile degrado conseguente al fermo lavori, pensando a soluzioni di destinazione didattico scientifica e di utilizzo di parte dell'area per la realizzazione di un polo destinato ad ospitare eventi sportivi.
  È proprio di questi giorni la decisione del comune di Roma condivisa dal Comitato promotore della candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024 di inserire, nel Progetto da sottoporre agli organismi internazionali, Tor Vergata quale sede idonea ad ospitare il Villaggio olimpico. A tale scopo, da subito è stato attivato un tavolo di lavoro congiunto con il compito di individuare le migliori soluzioni di utilizzo dell'area, anche in ragione della specificità territoriale del quadrante ove insiste il campus universitario.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-06576 Pastorelli: Sulla messa in sicurezza del ponte di Santa Margherita nel comune di Borgo Velino.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Per quanto riguarda i possibili interventi finalizzati al miglioramento della viabilità sul ponte di Santa Margherita, situato al km. 94+450 della SS 4 Salaria, nel territorio comunale di Borgo Velino (Rieti), l'ANAS segnala di aver provveduto a redigere la perizia dei lavori inerenti l'adeguamento dell'infrastruttura e il relativo progetto, acquisendo tutti i pareri previsti dalle norme in vigore.
  Il progetto dell'intervento anzidetto prevede l'ampliamento in sede della carreggiata sul ponte monumentale esistente, da mt. 5,80 a mt. 8,17 circa, con esclusione dei parapetti.
  I lavori potranno essere appaltati non appena si renderanno disponibili le necessarie risorse finanziarie. L'intervento, infatti, è inserito nel 3o Programma ponti, viadotti e gallerie di cui al decreto-legge n. 133/2014, e relativa legge di conversione, per un importo di euro 382.035,21 euro – Priorità 2.
  Le opere facenti parte della Priorità 2 saranno finanziate secondo le modalità di cui all'articolo 5 della Convenzione MIT-ANAS stipulata in data 22 dicembre 2014, e precisamente:
   l'80 per cento del ribasso d'asta e le eventuali somme, previste nel quadro economico degli interventi (comprensivo del 20 per cento del ribasso d'asta) e che alla fine dei lavori risultassero inutilizzate, concorreranno a formare le economie;
   le somme predette dovranno essere impegnate per finanziare gli interventi di Priorità 2, individuati secondo l'elenco di priorità del Programma, tenendo conto delle esigenze manutentive derivanti anche da eventi eccezionali.

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ALLEGATO 5

Interrogazione 5-06577 Mannino: Sulla riduzione delle opere infrastrutturali prioritarie operata dal Programma delle infrastrutture strategiche 2015.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il superamento della legge Obiettivo per volontà del Governo e del Legislatore, come si sta affermando nei passaggi parlamentari della «Delega Appalti», comporta la necessità di rivedere l'attuale sistema programmatorio, con il concorso attivo delle regioni e delle realtà territoriali, per conseguire gli obiettivi della celere conclusione delle opere in corso e la definizione di priorità condivise sulle opere da avviare, con una particolare attenzione alla corrispondenza risorse-programmazione e la gestione attraverso le procedure ordinarie, superando quindi l'impianto della legge n. 443 del 2001.
  Sempre in questa direzione sono stati predisposti e approvati due rilevanti strumenti di pianificazione strategica quali il Piano per la portualità e la logistica e il Piano aeroporti.
  Per quanto attiene all'allegato infrastrutture, fermo restando i 25 interventi già stabiliti nell'allegato al DEF, si segnala che è in corso il monitoraggio di tutti gli interventi di cui alla delibera CIPE del 1o agosto 2014.
  Tale monitoraggio consentirà di stabilire le diverse tipologie di intervento che saranno così suddivise:
   interventi realizzati;
   interventi in fase di realizzazione che già dispongono della copertura finanziaria;
   interventi iniziati ma che necessitano di ulteriori risorse finanziarie per poter proseguire;
   interventi indicati nella delibera CIPE del 1o agosto 2014 privi di obblighi giuridicamente vincolanti e di copertura finanziaria.

  Parallelamente a tale puntuale azione di monitoraggio, il Governo, d'intesa con le regioni, sta predisponendo un rinnovato quadro della programmazione infrastrutturale che tiene conto delle istanze avanzate dalle regioni stesse e delle linee guida descritte nella prima parte dell'allegato al DEF.
  Nel contempo, il MIT è impegnato a redigere le linee guida del documento di programmazione pluriennale che rappresenterà la cornice strategica che a valle del confronto con la Conferenza Unificata offrirà il nuovo quadro strategico delle priorità.
  In questo contesto il superamento del gap infrastrutturale del sud, di cui fanno parte anche opere previste nelle precedenti programmazioni, è certamente una priorità.
  A titolo esemplificativo possiamo citare i 60 miliardi, derivanti dalla conclusione della programmazione 2007-2013 e dalla programmazione 2014-2020, del Fondo sviluppo e coesione di cui ben oltre l'80 per cento destinati al sud, così come gli 842 milioni di finanziamenti ordinari del Contratto di programma ANAS 2015-2019 previsti per la manutenzione della A19 con l'introduzione anche di tecnologie per il controllo remoto delle infrastrutture e per la sicurezza.
  Il combinato disposto delle attività in corso andrà a definire il quadro dei fabbisogni in termini di risorse da confermare, programmare e riprogrammare.

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ALLEGATO 6

Interrogazione n. 5-06578 Castiello e Catanoso: Sull'assetto viario della Sicilia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'evento emergenziale verificatosi il 5 ottobre scorso ha interessato l'autostrada A18 Messina-Catania, nella tratta Giardini Naxos-Roccalumera. Si è trattato di un movimento franoso di significativa entità, attivatosi nelle prime ore del giorno sul versante a monte della carreggiata autostradale in direzione Catania, al km 32+600 circa (zona comune di Letojanni), che ha interessato sia le opere d'arte di contenimento ivi presenti (muro di controripa) della carreggiata di monte della A18 Messina-Catania, in direzione Catania, sia entrambe le carreggiate.
  Il concessionario, Consorzio per le Autostrade Siciliane (CAS), di concerto con la Polizia Stradale, sin dalle ore 4.15 ha adottato i provvedimenti di interdizione al traffico, istituendo in una prima fase l'uscita obbligatoria allo svincolo di Roccalumera per il traffico proveniente da Messina e diretto a Catania e l'uscita obbligatoria a Taormina per il traffico proveniente da Catania, in direzione Messina.
  Alle ore 8.25 è stata comunicata dal CAS la variazione dell'uscita obbligatoria per il traffico proveniente da Catania, anticipata al casello di Giardini Naxos, anziché a Taormina. Il traffico veicolare è stato indirizzato lungo la SS114 e/o la SS 185 e le azioni di smistamento dei mezzi pesanti in direzione Messina sono state effettuate presso la barriera di San Gregorio ad opera della Polstrada.
  La Prefettura di Messina ha indetto apposita riunione per il coordinamento delle attività da porre in essere per la gestione della viabilità. A seguito di tale riunione e dei sopralluoghi effettuati dal CAS, alle ore 21.55 è stata disposta l'apertura della carreggiata di valle per il solo traffico in direzione Messina, permanendo l'uscita obbligatoria al casello di Roccalumera per il traffico in direzione Catania con rientro in autostrada al casello di Taormina e la chiusura della carreggiata di monte interessata significativamente dal movimento franoso, con disposizione da parte del CAS di presidio h24 con squadre di vigilanza e pronto intervento al fine di garantire il transito in sicurezza lungo la carreggiata di valle.
  Il CAS ha comunicato che i lavori sul pendio avanzeranno ad esaurimento del fenomeno franoso.
  Proprio ieri mattina, a seguito di ulteriore sopralluogo, è stata decisa la riapertura totale a doppio senso della carreggiata di valle per entrambe le direzioni e sono iniziate le operazioni di rimozione dalla carreggiata dei materiali franati.
  Più in generale, in merito alle ben note carenze della situazione viaria siciliana, il MIT ha avanzato e adottato numerose misure volte a conseguire un maggiore efficientamento nella conduzione delle tratte autostradali attualmente assentite al CAS, con particolare riguardo al miglioramento del livello di sicurezza quale obbiettivo prioritario.
  In tal senso, come ricordato dall'Onorevole interrogante, già dall'anno 2006 è stata avviata una procedura di contestazione nei confronti del CAS per gravi inadempienze agli obblighi convenzionali a seguito di molteplici criticità riscontrate sia di natura tecnica che gestionale e amministrativa. Tale procedura si è conclusa con il decreto interministeriale Pag. 201n. 457 del 5 luglio 2010, che ha disposto la decadenza della concessione assentita al CAS. Tuttavia tale provvedimento è stato dichiarato nullo con sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativa della regione siciliana n. 784/2012.
  Ciò nonostante, ai sensi del vigente rapporto convenzionale, il MIT ha continuato a contestare puntualmente le «non conformità» periodicamente rilevate sulle autostrade gestite dal CAS, anche per il tramite di una specifica attività di controllo espletata dall'Ufficio Territoriale, avviando nel gennaio 2013 una nuova procedura di contestazione verso il CAS e formalizzata in data 4 dicembre 2014 con atto di diffida e messa in mora per un nuovo pronunciamento di decadenza della concessione, in corso di istruttoria.
  Il MIT assicura che proseguirà nell'azione di monitoraggio costante delle criticità rappresentate al fine di ridurre i disservizi e i disagi.