CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 30 settembre 2015
513.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis).

PROPOSTA DI PARERE DEL RELATORE

  La XIII Commissione (Agricoltura),
   esaminata, per le parti di competenza, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis);
   preso atto positivamente che la Nota rivede al rialzo le stime di crescita del prodotto interno lordo con un aumento dello 0,9 per cento nel 2015 e dell'1,6 per cento nel 2016 (rispettivamente contro lo 0,7 per cento e l'1,4 per cento stimato ad aprile) sulla base di alcuni fattori, fra i quali l'andamento dell'economia più favorevole e la crescita dell'occupazione nei primi due trimestri dell'anno;
   considerato con favore che nella Relazione al Parlamento (Doc. LVII, n. 3-bis, Allegato III) si specifica che nel 2016 l'azione del Governo si concentrerà sul sostegno alle famiglie e alle imprese, anche attraverso l'eliminazione della TASI sulla prima casa al cui pagamento sono tenuti anche i fabbricati rurali, dell'IMU sui terreni agricoli e sui macchinari cosiddetti «imbullonati»;
   considerato che la Nota di aggiornamento ricorda come il Governo abbia adottato provvedimenti per risolvere il problema della scarsa accessibilità al credito da parte delle aziende, questione molto sentita anche nel comparto primario, e che, in tal senso, ha ritenuto essenziale approvare una riforma della legge fallimentare, con misure che intervengono per favorire le imprese in crisi;
   preso atto che la Nota di aggiornamento ricorda, altresì, le principali misure adottate per rendere maggiormente efficiente e moderna l'economia del Paese fra cui la legge delega di riforma della Pubblica Amministrazione, provvedimento che avrà un importante impatto sul settore agroalimentare, in quanto demanda al Governo l'adozione di uno o più decreti legislativi per il riordino delle funzioni di polizia di tutela dell'ambiente, del territorio e del mare, nonché per il riordino delle funzioni nel campo della sicurezza e dei controlli nel settore agroalimentare, con conseguente riorganizzazione del Corpo forestale dello Stato ed eventuale assorbimento del medesimo in altra Forza di polizia (articolo 8, comma 1, lett. a) nn. 1), 2) e 4));
   considerato che nella Nota di aggiornamento al DEF sono anche richiamati, nel quadro della modernizzazione della P.A., i provvedimenti in materia di attuazione e semplificazione della PAC, realizzati a marzo 2015;
   preso infine atto che tra gli Allegati alla Nota di aggiornamento vi è la Relazione sulle spese di investimento e relative leggi pluriennali, suddivisa per Ministeri, nella quale si rileva che, per quanto riguarda il Ministero delle politiche agricole, Pag. 200alimentari e forestali, l'opportunità di incrementare le risorse di bilancio necessario per supportare le azioni svolte dal Corpo forestale dello Stato, l'erogazione degli incentivi assicurativi a valere sul Fondo di solidarietà nazionale, il completamento del Piano irriguo nazionale, e la realizzazione delle azioni a favore del settore della pesca, con particolare riguardo allo sviluppo della cooperazione e dell'associazionismo e all'attuazione del programma triennale della pesca e dell'acquacoltura 2013-2015,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

Pag. 201

ALLEGATO 2

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis).

PROPOSTA DI PARERE CONTRARIO DEL GRUPPO SEL

  La XIII Commissione della Camera dei Deputati,
   esaminata la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis), e le relazioni sulle spese d'investimento e sulle relative leggi pluriennali, previste dall'articolo 10-bis della legge 31 dicembre 2009, n. 196 (Allegato I), il rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto dell'evasione fiscale, di cui all'articolo 2, comma 36.1, del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148 (Allegato II), nonché la relazione ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243 (Allegato III);
   premesso che:
    il 2016 sarebbe dovuto essere l'anno di svolta per la ripresa dell'Italia, che non può andare avanti, dopo una caduta di quasi 10 punti percentuali del PIL dall'inizio della crisi, rassegnata rispetto a obiettivi di crescita di poco superiori allo zero e una disoccupazione sostanzialmente immutata dietro la sistematica propaganda sui numeri dei contratti a tempo indeterminato;
    continuare con tagli delle tasse, principalmente definiti per scopi elettorali, indifferenziati e regressivi e finanziati da tagli di spesa vuol dire determinare effetti negativi sull'economia reale, nonostante le favole liberiste. La manovra di finanza pubblica per il triennio 2016-2018, prospettata dalla Nota di aggiornamento del DEF 2015, non solo non ha segno espansivo, come raccontato dal Governo, ma dopo il primo anno di sostanziale neutralità diventa pesantemente restrittiva con obiettivi di saldo primario irrealistici a partire dal 2017, anche in considerazione dei moltiplicatori fiscali applicati per stimare gli effetti delle riduzioni di entrate e spese;
    l'esercito di chi è senza lavoro resta numerosissimo: oltre ai disoccupati ufficiali occorre calcolare gli scoraggiati, quelli cioè che un lavoro lo vorrebbero volentieri ma sono così rassegnati che non lo cercano più. Secondo l'Istat, questa forza-lavoro potenziale nel secondo trimestre 2015 era di 3,6 milioni di persone (prima della crisi erano 2,2 milioni). Aggiungendo questa componente ai disoccupati – ammette la stessa Nota di aggiornamento del DEF 2015 – i deboli segnali di diminuzione dell'area della mancata occupazione dei primi due trimestri del 2015 vengono fortemente ridimensionati;
    la cura per la riqualificazione e la ripresa robusta e sostenibile della nostra economia sono gli investimenti, innanzitutto pubblici, e le politiche industriali. Al contrario, la Nota di aggiornamento al DEF, nonostante l'utilizzo della «Clausola degli investimenti», prospetta una riduzione degli investimenti pubblici, a partire dal livello minimo attuale;
    secondo il Governo la riduzione delle tasse – l'unica politica economica dell'Esecutivo – e l'equivalente taglio di spesa pubblica aumenterà il PIL nazionale, Pag. 202seguendo la dottrina dell'austerità espansiva, teoria smentita dallo stesso Fondo Monetario Internazionale poiché la crescita del PIL legata alla riduzione delle tasse è inferiore al mantenimento della spesa pubblica in essere (la spesa pubblica ha infatti moltiplicatori più alti rispetto ai tagli delle tasse);
    la stessa Corte dei Conti nella sua Relazione sul Rendiconto generale dello Stato per il 2014 (giugno 2015), aveva affermato che: «Poca attenzione è stata rivolta al fatto che le condizioni di sostenibilità di lungo periodo della finanza pubblica richiedono, al nostro Paese, la costruzione di una traiettoria macroeconomica ambiziosa»;
    la previsione di una crescita del PIL pari all'1,6 per cento per il 2016 potrebbe risultare eccessivamente ottimista, visti gli aumentati i rischi al ribasso derivanti da un rallentamento più brusco delle economie della Cina e degli altri maggiori Paesi emergenti. Al riguardo, lo stesso Ufficio parlamentare di Bilancio ha messo in guardia il Governo;
    l'agenzia di rating Standard & Poor's sostiene che in Italia nel prossimo futuro la domanda dei consumatori rimarrà bassa, e che per invertire in modo più deciso il trend servirà un forte aumento degli investimenti;
    quindi, l'opzione è secca: o per il 2016 c’è un'accelerazione, sorprendente per qualità e quantità in termini di crescita, o l'Italia, che ancora oggi dispone di una manifattura seconda in Europa alle spalle della Germania, si condanna ad una linea di galleggiamento che non sarà in grado di arginare la pressione competitiva proveniente da tutti i lati del mondo, compreso quello interno europeo già in tensione per la drammatica vicenda dei migranti;
    la manovra, delineata dalla Nota di aggiornamento, non mettendo in discussione i parametri del Fiscal compact e giocando su alcuni eventuali decimali di flessibilità, non riuscirà ad invertire questa tendenza;
    per invertire la tendenza occorre un Piano per il lavoro, inteso come insieme di interventi coordinati, orientati a promuovere, direttamente o indirettamente, il lavoro di qualità lungo un sentiero di sviluppo sostenibile sul versante sociale e ambientale;
    gli investimenti proposti, oltre a riqualificare i territori e migliorare la qualità della vita e il reddito delle persone, hanno elevato impatto (anti-ciclico) sull'economia reale, impatto minimo sulle importazioni e sono labour-intensive (in particolare, nell'edilizia e nell'artigianato) e che gli investimenti sulla mobilità sostenibile consentono di innalzare la produzione degli impianti in Italia (dalla Irisbus di Avellino, alle officine dell'Ansaldo Breda);
    la spending review va portata avanti ma, contrariamente alla linea del Governo, i risparmi raggiungibili, grazie a maggiore efficienza e all'eliminazione della corruzione, devono essere riallocati su programmi di spesa carenti, colpiti dai tagli orizzontali degli scorsi anni, altrimenti tagliare altri 30 miliardi all'anno dalla spesa corrente significherà ridurre ulteriormente servizi essenziali;
   e, in particolare, per le parti di competenza, considerato che:
    l'Allegato I della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2015 nella relazione programmatica per missioni di spesa del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, vengono riportate le missioni e i relativi programmi di intervento, specificatamente la missione 09 «Agricoltura, politiche agroalimentari e pesca», interessa le attività di tre diversi centri di responsabilità amministrativa del Ministero e costituisce il core business della mission del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. La suddetta missione è suddivisa in programmi d'intervento di cui il primo denominato programma 02: «Politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale», il quale prevede interventi contributivi per la spesa assicurativa agevolata Pag. 203a copertura dei rischi delle imprese agricole e somme per garantire l'avvio della realizzazione delle opere previste dal Piano irriguo nazionale; il secondo denominato programma 05: «Vigilanza e repressione nel settore agricolo, agroalimentare, agroindustriale e forestale», il quale prevede l'acquisizione di apparecchiature di laboratorio ed informatiche necessarie a sostituire alcuni strumenti non più in uso o che occorre eliminare per vetustà; il terzo denominato programma 06: «Politiche competitive, della qualità agroalimentare, ippiche e della pesca», il quale attiene alla qualità agroalimentare, alla tracciabilità, alle certificazioni delle attività agricole ecocompatibili, alle politiche di sviluppo delle imprese agricole, alla cooperazione, alla trasformazione, allo sviluppo settoriale, di filiera, di distretto, agli incentivi del settore agricolo e agroalimentare, allo sviluppo delle fonti rinnovabili, alla promozione della produzione agroalimentare italiana in ambito UE e interazionale, all'attività, in sede UE e internazionale, della ricerca scientifica su pesca ed acquacoltura; alla conservazione delle risorse ittiche, il Piano triennale pesca e legislazione nazionale; alla gestione, erogazione e vigilanza relative ai fondi UE; al potenziamento IT; alla comunicazione e all'informazione della qualità dei prodotti agricoli, agroalimentari e della pesca;
    il programma 02, «Politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale», prevede risorse disponibili nel triennio 2015-2017 per un totale di 167,08 milioni di euro, di cui per la spesa assicurativa 120 milioni di euro per il 2015 e per il Piano irriguo nazionale 47.075.441 milioni di euro;
    lo stesso Allegato I della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2015, sottolinea l'importanza che riveste il sistema assicurativo in agricoltura quale strumento efficiente: «per il miglioramento della competitività delle imprese agricole italiane, in quanto con una spesa pubblica di 300 milioni di euro (tra risorse comunitarie e nazionali) si riesce a coprire un valore complessivo tra produzioni agricole e strutture aziendali, di circa 7 miliardi di euro e ad erogare in caso di sinistro i risarcimenti agli agricoltori in tempi brevi». Per il 2016, a fronte di un fabbisogno di 170 milioni di euro, il documento non prevede stanziamenti nonostante vi è l'esigenza di un adeguato stanziamento economico per consentire di intervenire con le medesime modalità finora adottate con cui far fronte al finanziamento delle polizze assicurative agevolate non finanziabili con le risorse comunitarie, quali quelle che attengono lo smaltimento delle carcasse animali e per quelle senza soglia di danno a copertura dei rischi sulle coltivazioni, nonché per integrare i plafond di spesa delle misure di intervento comunitarie che risultano insufficienti a coprire il fabbisogno;
    per il Piano irriguo nazionale sono previste risorse annue per un importo di 47.075.441 milioni di euro per il triennio 2015-2017, a seguito di tagli disposti dalla legge n. 133 del 2008, dal decreto-legge n. 78 del 2010 e dalla legge di stabilità 2015, a fronte dei 100 milioni all'anno per 15 anni che prevedeva la legge finanziaria n. 244 del 2007 (articolo 2, comma 133, punto B). Le predette risorse sono destinate a finanziare il Programma di completamento al Piano irriguo nazionale e al programma di opere del Sud d'Italia, approvati, rispettivamente, dalle delibere Cipe n. 69/10 e n. 92/10. A tale riguardo, è indispensabile rifinanziare il Piano irriguo nazionale e il programma di opere del Sud d'Italia, perché con l'attuazione delle due delibere Cipe si esauriscono le risorse destinate a interventi infrastrutturali di rilevanza nazionale per l'irrigazione e, le uniche risorse stanziate sono pari a 300 milioni grazie all'approvazione della misura Piano irriguo nazionale su fondi FEASR, le cui risorse sono del tutto insufficienti per soddisfare la domanda di tali opere;
    il programma 06, «Politiche competitive, della qualità agroalimentare, ippiche e della pesca», prevede risorse disponibili per un totale di 20,1 milioni di euro, di cui «spese per l'informatica» 4,5 Pag. 204milioni di euro nel 2015, 4,3 milioni di euro nel 2016 e nel 2017 e 7 milioni di euro saranno i «contributi per la ricerca scientifica e tecnologica applicata alla pesca marittima» le altre misure verranno finanziate attraverso la ripartizione dei fondi di cui alla legge 499 del 1999, allocati nella missione 33. Lo stesso Allegato I della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2015 a pagina 703 afferma che: «nel settore della pesca si evidenzia la forte criticità costituita dai rilevanti tagli apportati ai capitoli di investimento del Piano Pesca che hanno comportato il completo definanziamento nel triennio 2015-2017 dei capitoli 7080 e 7094. L'attività di programmazione risente evidentemente di tali pesanti contrazioni degli stanziamenti e allo stato attuale si concentra essenzialmente sullo sviluppo della ricerca scientifica applicata alla pesca e all'acquacoltura finalizzata alla gestione e alla produzione normativa in coerenza con gli obblighi internazionali e di programmazione nazionale ed europea. Per quanto concerne i capitoli 7080 o 7094 afferenti alla promozione della cooperazione, dell'associazionismo e delle iniziative in favore dei lavoratori dipendenti, la tutela della concorrenza sui mercati internazionali nonché la tutela del consumatore in termini di tracciabilità dei prodotti ittici e di valorizzazione della qualità della produzione nazionale, si evidenzia la necessità di un rifinanziamento in quanto le risorse destinate ai suddetti capitoli rappresentano uno strumento indispensabile per permettere lo svolgimento di importanti attività economiche attraverso misure nazionali, necessarie altresì a garantire una compliance normativa con i regolamenti comunitari». Per quanto concerne il capitolo 7080 «Contributi alle imprese che esercitano la pesca» e il capitolo 7094 «Spese per specifiche iniziative volte alla realizzazione di centri di servizi promosse dalle organizzazioni sindacali nazionali compreso l'adeguamento ed il potenziamento delle strutture immobiliari», non sono previste risorse per il triennio 2015/2017;
   e premesso ancora che è necessario:
    cambiare radicalmente rotta e rivedere la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 prevedendo spazi finanziari necessari per poter inserire nel disegno di legge di Stabilità 2016 un Piano per il lavoro che abbia come due principali fonti di finanziamento un allentamento per circa un punto percentuale di Pil (18 miliardi di euro all'anno) per un triennio (2016-2018) del deficit programmato per finanziare gli interventi congiunturali (ossia non permanenti), e misure anti-evasione per gli interventi strutturali (ossia permanenti);
    indirizzare prioritariamente tale Piano al Mezzogiorno attraverso un vincolo di destinazione del 45 per cento del totale delle risorse individuate per gli investimenti (criterio distributivo introdotto da Ciampi durante il primo Governo Prodi e mai rispettato);
    prevedere che i principali punti del Piano per il Lavoro siano i seguenti:
     A. misure «congiunturali» da finanziare attraverso l'allentamento una tantum del deficit,
     1. programma di investimenti in piccole opere affidate ai Comuni attraverso l'allentamento del Patto di Stabilità Interno (circa 8 miliardi di euro all'anno) per la messa in sicurezza del territorio, per il miglioramento delle periferie, per investimenti per l'efficienza energetica negli immobili della Pubblica Amministrazione, per la costruzione di asili nido (per il raggiungimento di quota minima del 25 per cento di presa in carico per regione, in particolare per i redditi bassi e medi);
     2. programma per la mobilità sostenibile per il rinnovo e l'integrazione dello stock di treni per i pendolari e di autobus urbani e extraurbani (4 miliardi di euro all'anno);
     3. programma straordinario di contrasto alla povertà e inserimento al lavoro in uno schema di reddito minimo per l'inclusione attiva, nonché finanziamento Pag. 205di un settimo intervento di salvaguardia di lavoratrici e lavoratori dall'applicazione dei requisiti pensionistici introdotti dalla riforma Fornero (3 miliardi di euro all'anno);
     4. programma di politiche industriali (in senso lato al fine di includere anche i servizi e l'agro-industria) da affidare al Fondo Strategico o al Fondo di turn-over della Cassa Depositi e Prestiti (2 miliardi di euro all'anno) in intesa con le aziende;
     5. fondo per la redistribuzione dei tempi di lavoro (1 miliardo di euro all'anno) per:
      l'anticipo del pensionamento dei lavoratori e lavoratrici impegnati in attività usuranti;
      il part-time pensionistico e l'ingresso part-time di giovani al lavoro;
      i contratti di solidarietà difensivi e, soprattutto, espansivi;
      il finanziamento dei congedi parentali;
     B. misure «strutturali», da finanziare attraverso interventi anti-evasione:
     1. intervento selettivo su TASI (con detrazione fissa e detrazioni aggiuntive in base alla numerosità del nucleo familiare) e contestuale approvazione del Decreto legislativo di revisione del Catasto, eliminazione dell'IMU agricola e dell'IMU sugli impianti (cosiddetti «imbullonati») e detrazioni per affitti per redditi bassi e medi; detrazione abbonamenti al trasporto pubblico;
     2. eliminazione innalzamento contribuzione previdenziale per le partite IVA iscritte alla gestione separata INPS;
     3. revisione normativa supplenze per evitare l'insostenibile distribuzione degli alunni delle classi scoperte nelle altri classi;
     4. revisione normativa per i contribuenti minimi al fine di allargare la platea dei beneficiari e semplificare gli adempimenti;
     5. finanziamento delle misure di carattere permanente le cui risorse economiche dovrebbero derivare dalle seguenti misure anti-evasione: a regime, la comunicazione telematica all'amministrazione fiscale dei dati relativi alle fatturazioni. Tale sistema consentirebbe di verificare automaticamente e in tempo reale le posizioni a debito e quelle a credito, consentendo di intervenire con efficacia nei casi di incongruenze. In riferimento a uno studio NENS, una stima prudenziale indica un recupero di gettito superiore ai 10 miliardi all'anno (in considerazione del recupero Iva e imposte sui redditi). Poiché l'introduzione della comunicazione telematica delle fatturazioni richiede tempo per essere generalizzata, nell'immediato va introdotta la trasmissione telematica dei dati delle fatture ai fornitori. Si tratta di una misura più circoscritta. L'obbligatorietà della comunicazione telematica dei dati delle fatture potrebbe inizialmente essere richiesta soltanto ad una parte dei contribuenti, come la grande distribuzione. In questo modo, senza ricorrere al reverse charge, la cui estensione alla grande distribuzione è stata bocciata dalla Commissione Europea, se ne seguirebbe la logica. Infine, si propone di introdurre, nei settori a maggiore rischio di evasione, l'obbligo di pagamento elettronico. Gli effetti di gettito già a partire dal primo anno consentono di coprire le misure strutturali descritte nei punti 1-4;
    attuare la revisione della spesa riallocando i risparmi raggiungibili su programmi di spesa carenti, colpiti dai tagli orizzontali degli scorsi anni;
    indirizzare tale integrazione, in particolare: alla Sanità; al Fondo di Finanziamento ordinario delle Università; ai servizi sociali dei Comuni; al diritto allo studio; alla salvaguardia e promozione del patrimonio storico-artistico; alla riduzione dei costi energia per famiglia e imprese e Pag. 206all'accelerazione degli obiettivi della «Roadmap 2050» nel quadro di un aggiornamento della Strategia Energetica Nazionale; al potenziamento dell'Agenzia per la Coesione Territoriale; a porre in essere azioni strutturali per le politiche del territorio con cui far fronte al problema ciclico del dissesto idrogeologico; alla ricerca e allo sviluppo, valorizzando gli spin-off universitari consentendo l'implementazione delle start-up del mondo accademico nel quadro di un cluster tecnologico integrato con i sistemi produttivi del Paese e della ricerca scientifica;
    cambiare radicalmente rotta rivedendo il Documento di economia e finanza 2015 e i suoi Allegati prevedendo:
    per il 2016, a fronte di una necessità di 170 milioni di euro, provvedere al finanziamento del fabbisogno necessario per consentire di intervenire con le medesime modalità finora adottate con cui far fronte al finanziamento delle polizze assicurative agevolate non finanziabili con le risorse comunitarie, nonché per integrare i plafond di spesa delle misure di intervento comunitarie che risultano insufficienti a coprire il fabbisogno;
    il rifinanziamento del Piano irriguo nazionale – settore strategico non solo per l'agricoltura ma per tutto l'indotto che tali investimenti sviluppano – del programma di opere del Sud d'Italia, quanto mai necessario in un periodo di recessione quale l'attuale e per il vero rilancio del Mezzogiorno quale geografia socio-produttiva del sistema Paese che, di fatto, è scomparso dall'agenda del Governo Renzi come tema di vera sfida per il rilancio dell'economia italiana;
    adeguare le risorse finanziarie per il Piano Pesca – Programma nazionale triennale della pesca e dell'acquacoltura 2013-2015 adottato con decreto ministeriale del 31 gennaio 2013 – con lo scopo di restituire carattere di effettiva pluriannualità della spesa per il programma nazionale della pesca e dell'acquacoltura, e inoltre, così come recita tra l'altro, a pagina 706, l'Allegato I della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2015: «al fine di consentire la definizione di piani e programmi almeno di medio periodo che determinano in maniera rilevante l'economia e la gestione della pesca e dell'acquacoltura anche a motivo di precisi obblighi europei od interazionali» anche al fine: «di finanziare adeguatamente ed in modo mirato l'acquisizione di apparecchiature di laboratorio ed informatiche necessarie alla tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari che permettano un adeguato contrasto agli illeciti e sofisticazioni dei prodotti, per mantenere l'elevato livello di specializzazione raggiunto dal personale in grado di ottenere un elevato output analitico».
  esprime

PARERE CONTRARIO