CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 30 settembre 2015
513.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015. (Doc. LVII, n. 3-bis e allegati).

PROPOSTA DI PARERE DELLA RELATRICE

  La XI Commissione,
   esaminata, per le parti di competenza, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis) e i relativi allegati;
   considerato che la Nota evidenzia come l'economia italiana abbia mostrato di recente segnali di ripresa, testimoniati in primo luogo dall'incremento dello 0,7 per cento del prodotto interno lordo registrato nel primo trimestre dell'esercizio in corso, e come tali segnali pongano le basi per una ulteriore crescita tanto nel corso dell'anno 2015 quanto nell'arco del prossimo quadriennio;
   osservato che, alla luce di tale positivo andamento dell'economia nel corso della prima parte dell'esercizio, il documento in esame rivede al rialzo le previsioni tendenziali riferite al prodotto interno lordo per il 2015, che passano dallo 0,7 per cento indicato dal Documento di economia e finanza 2015 allo 0,9 per cento e scontano anche negli anni successivi un miglioramento dell'economia sulla base dei ritmi attuali;
   rilevato che, come evidenziato anche nella Relazione ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243 (Doc. LVII, n. 3-bis), il contesto economico internazionale presenta margini di rischio maggiori rispetto a quelli attesi all'inizio dell'anno, in relazione ai segnali di rallentamento mostrati dalle grandi economie emergenti di Cina, Russia, Brasile e Turchia, che determinano un indebolimento delle prospettive di mercato per le esportazioni italiane e maggiori pressioni concorrenziali dovute all'indebolimento delle valute di tali Paesi sul mercato dei cambi, nonché una crescita del commercio mondiale inferiore alle previsioni;
   apprezzata la circostanza che, a fronte della descritta evoluzione del contesto economico mondiale e dell'esigenza di fronteggiare le ripercussioni ancora in atto della grave e protratta crisi economica affrontata dal nostro Paese, il Governo abbia manifestato l'intenzione di avvalersi pienamente dei margini di flessibilità riconosciuti dalla disciplina dell'Unione europea in correlazione alle riforme strutturali e alle spese per investimenti;
   osservato, in particolare, che il Governo intende utilizzare i margini di flessibilità in materia di riforme strutturali con riferimento al 2016 per un complessivo 0,5 per cento del prodotto interno lordo e avvalersi della flessibilità connessa alla cosiddetta clausola per gli investimenti per lo 0,3 per cento del prodotto interno lordo;
   considerato, altresì, che nella Nota di aggiornamento l'Esecutivo rappresenta che presenterà alla Commissione europea una richiesta di un'ulteriore margine di manovra per un importo quantificabile in circa 0,2 punti percentuali del prodotto interno lordo, in relazione all'impatto economico-finanziario delle ondate migratore provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente;
   condivisa, in questo quadro, la scelta di mantenere fermo l'obiettivo di consolidare le finanze pubbliche e ridurre il Pag. 173rapporto tra il debito pubblico e il prodotto interno lordo, procedendo tuttavia al rallentamento del ritmo del consolidamento fiscale, con il rinvio all'anno 2018 del conseguimento del pareggio di bilancio in termini strutturali, che nel precedente quadro programmatico era previsto per il 2017;
   rilevato che, anche in ragione delle misure che il Governo intende adottare nell'ambito della prossima manovra di bilancio, il nuovo quadro programmatico recato dalla Nota prevede un incremento del prodotto interno lordo pari allo 0,9 per cento per l'anno in corso, in linea con quanto indicato nel quadro tendenziale, all'1,6 per cento per ciascuno degli anni 2016 e 2017, all'1,5 per cento per l'anno 2018 e all'1,3 per cento nell'anno 2019, con un costante miglioramento rispetto al quadro tendenziale riportato nella medesima Nota;
   considerato, in particolare, che tra gli interventi suscettibili di determinare effetti espansivi negli anni 2016 e 2017 la Nota richiama, tra l'altro, il prosieguo di politiche di stimolo già esistenti e il recepimento della sentenza della Corte costituzionale n. 178 del 2015 in materia di rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici;
   evidenziato che, nell'ambito del quadro macroeconomico programmatico, la Nota prevede una progressiva riduzione del tasso di disoccupazione, che passa dal 12,7 per cento del 2014 al 12,2 per cento nell'anno 2015, all'11,9 per cento nell'anno 2016, all'11,3 per cento nell'anno 2017, al 10,7 per cento nell'anno 2018 e al 10,2 per cento nell'anno 2019, segnando un miglioramento rispetto ai dati tendenziali a decorrere dall'anno 2017;
   rilevato che analoghi progressi si determinerebbero con riferimento al tasso di occupazione dei soggetti tra i 15 e i 64 anni, che passa dal 55,7 per cento dello scorso anno, al 56,1 per cento del 2015, per poi crescere al 56,4 per cento nel 2016, al 56,8 per cento nel 2017, al 57,2 per cento nel 2018 e al 57,6 per cento nel 2019, anche in questo caso segnando incrementi rispetto al quadro macroeconomico tendenziale a partire dall'anno 2017;
   valutato che, nonostante tali progressi, il tasso di disoccupazione al termine del periodo di riferimento si manterrà su livelli ancora significativamente superiori a quelli registrati prima del manifestarsi della crisi economica del 2008, ancorché la Nota segnali che, a partire dall'ultima parte del 2012, l'occupazione abbia dimostrato una elevata reattività rispetto all'andamento del prodotto interno lordo, potendosi con ciò determinare un recupero dei livelli occupazionali pre-crisi in tempi più rapidi rispetto a quanto previsto da diversi analisti;
   considerato che, nonostante la positiva crescita del tasso di occupazione, occorre compiere ulteriori sforzi per promuoverne il consolidamento, in linea con gli obiettivi della Strategia Europa 2020;
   osservato che, nell'ambito dei nuovi saldi programmatici di finanza pubblica, il Governo ha indicato quali iniziative prioritarie in vista della legge di stabilità 2016, misure per l'alleviamento della povertà e stimolo all'occupazione, agli investimenti privati, all'innovazione, all'efficienza energetica e alla rivitalizzazione dell'economia anche meridionale, il sostegno alle famiglie e alle imprese anche attraverso l'eliminazione dell'imposizione fiscale sulla prima casa, sui terreni agricoli e sui macchinari «imbullonati», nonché l'azzeramento per l'anno 2016 delle clausole di salvaguardia, mentre per l'anno 2017 si prospetta una riduzione della tassazione gravante sugli utili aziendali al fine di avvicinarne i livelli agli standard europei e accrescere l'occupazione e la competitività del nostro Paese nell'attrazione di nuovi investimenti e soggetti imprenditoriali;
   vista la raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea del 14 luglio 2015 sul programma nazionale di riforma 2015 dell'Italia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2015 dell'Italia (2015/C 272/16), che, al numero 5, sollecita il nostro Paese: ad adottare i Pag. 174decreti legislativi riguardanti la configurazione e il ricorso alla cassa integrazione guadagni, la revisione degli strumenti contrattuali, l'equilibrio tra attività professionale e vita privata e il rafforzamento delle politiche attive del mercato del lavoro; a promuovere, di concerto con le parti sociali e conformemente alle prassi nazionali, un quadro efficace per la contrattazione di secondo livello; nell'ambito degli sforzi per ovviare alla disoccupazione giovanile, ad adottare e attuare la prevista riforma della scuola e ad ampliare l'istruzione terziaria professionalizzante;
   considerato che, con l'adozione dei decreti legislativi n. 148, 149, 150 e 151 del 2015, si è completato il percorso di attuazione della delega di cui alla legge 10 dicembre 2014, n. 183, salva l'adozione di decreti legislativi recanti disposizioni integrative e correttive ai sensi dell'articolo 1, comma 13, della medesima legge;
   segnalata l'esigenza di assicurare il monitoraggio permanente degli effetti degli interventi previsti dai decreti legislativi attuativi delle deleghe di cui alla legge n. 183 del 2014, anche in vista della possibile adozione di tali disposizioni integrative e correttive;
   riaffermata l'esigenza di perseguire, nell'ambito delle misure di stimolo all'occupazione, una duratura inversione di tendenza nell'ambito delle nuove assunzioni, privilegiando la stipula di contratti di lavoro a tempo indeterminato attraverso una apprezzabile riduzione del relativo costo per il datore di lavoro, mediante l'applicazione di significativi sgravi contributivi anche in relazione alle assunzioni che verranno effettuate a decorrere dall'anno 2016;
   richiamata, a tale proposito, la risoluzione n. 6-00136 Marchi ed altri, approvata dalla Camera dei deputati il 23 aprile 2015, al termine dell'esame del Documento di economia e finanza 2015, che ha invitato il Governo a valutare l'opportunità di mantenere anche successivamente all'anno 2015 misure di sgravio contributivo con riferimento ai nuovi contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato, eventualmente modificando l'entità e l'area di applicazione del beneficio;
   osservato che l'aliquota di contribuzione previdenziale per i lavoratori autonomi, titolari di posizione fiscale ai fini dell'imposta sul valore aggiunto, iscritti alla gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, che non risultino iscritti ad altre gestioni di previdenza obbligatoria né pensionati, il cui aumento progressivo è stato sterilizzato nell'anno 2015 grazie alle modifiche introdotte dall'articolo 10-bis, del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2015, n. 11, riprenderà la sua crescita a decorrere dall'anno 2016;
   ricordato che con la sentenza n. 178 del 2015 la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale sopravvenuta, a decorrere dalla data di pubblicazione della medesima sentenza, delle disposizioni che determinavano il regime di sospensione della contrattazione collettiva nel pubblico impiego;
   rilevato che la medesima sentenza evidenzia che sarà compito del legislatore dare nuovo impulso all'ordinaria dialettica contrattuale, scegliendo i modi e le forme che meglio ne rispecchino la natura, disgiunta da ogni vincolo di risultato, precisando altresì che il carattere essenzialmente dinamico e procedurale della contrattazione collettiva non può che essere ridefinito dal legislatore, nel rispetto dei vincoli di spesa;
   evidenziato che l'articolo 11, comma 3, lettera g), della legge 31 dicembre 2009, n. 196, affida alla legge di stabilità il compito di individuare l'importo complessivo massimo destinato, in ciascuno degli anni compresi nel bilancio pluriennale, al rinnovo dei contratti del pubblico impiego e alle modifiche del trattamento economico e normativo del personale dipendente dalle amministrazioni statali in regime di diritto pubblico;
   ritenuto che la ripresa della contrattazione nel pubblico impiego rappresenti Pag. 175una importante opportunità per una piena valorizzazione dei lavoratori delle amministrazioni pubbliche, anche in vista del conseguimento degli obiettivi di rinnovamento, semplificazione e qualificazione dell'azione di tali amministrazioni perseguiti dalla riforma di cui alla legge 7 agosto 2015, n. 124;
   considerato che l'articolo 40, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, come modificato dall'articolo 54 del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, affida ad appositi accordi tra l'ARAN e le confederazioni sindacali il compito di riordinare e ridurre i comparti e le aree di contrattazione dei dipendenti pubblici, con la definizione di un massimo di quattro comparti di contrattazione collettiva nazionale, cui corrispondono non più di quattro separate aree per la dirigenza,
   osservato che allo stato tale procedimento negoziale, che rappresenta una condizione necessaria per la ripresa dell'attività contrattuale nelle pubbliche amministrazioni non si è ancora realizzato e che, pertanto, in vista della ripresa dell'attività contrattuale, appare prioritario pervenire alla definizione degli accordi di cui all'articolo 40, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001;
   richiamati gli impegni recati dalle mozioni in materia di pubblico impiego approvate dall'Assemblea della Camera nella seduta del 24 settembre 2015;
   osservato che nel consueto approfondimento dedicato alle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico italiano, la Nota evidenzia come, a partire dal 2015-2016, in presenza di un andamento della crescita più favorevole, del progressivo innalzamento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento e del progressivo passaggio al metodo di calcolo contributivo, il rapporto fra spesa pensionistica e prodotto interno lordo tenderà a ridursi fino al 2030, in un contesto di piena sostenibilità nel lungo periodo della spesa pensionistica;
   ricordato che nel corso dell'audizione sullo stato di utilizzo delle risorse destinate alle misure di salvaguardia in materia di accesso ai trattamenti pensionistici, svoltasi il 24 settembre 2015 presso le Commissioni riunite V e XI della Camera dei deputati e 5a e 11a del Senato della Repubblica, il Ministro dell'economia e delle finanze Pier Carlo Padoan ha assicurato l'impegno del Governo a utilizzare eventuali risorse disponibili per gli anni futuri per dare copertura a un eventuale nuovo ma definitivo intervento in materia di salvaguardia dei lavoratori dall'applicazione dei requisiti pensionistici di cui al decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, nonché a ricercare soluzioni finalizzate al recupero delle economie accertate per gli esercizi pregressi e al relativo utilizzo per gli esercizi successivi, previa compensazione sui saldi di finanza pubblica nel rispetto degli obiettivi programmati, precisando che tali interventi potranno essere attuati nell'ambito della prossima legge di stabilità, eventualmente affrontando in quella sede anche la questione relativa alla cosiddetta «opzione donna»;
   osservato che nella medesima audizione il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ha rilevato che in sede di discussione della prossima legge di stabilità si potranno valutare e tenere in considerazione le eventuali correlazioni tra tali misure e le valutazioni attualmente in corso sulla possibilità di introdurre forme di flessibilità rispetto alle attuali regole per l'accesso al pensionamento;
   sottolineato che sono attualmente all'esame della Commissione le proposte di legge C. 857 e abbinate, recanti disposizioni in materia di accesso dei lavoratori e delle lavoratrici ai trattamenti pensionistici e di riconoscimento a fini previdenziali dei lavori di cura familiare, nonché le proposte di legge C. 2514 e abbinate, recanti modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti Pag. 176l'accesso al pensionamento e la decorrenza delle prestazioni pensionistiche,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti osservazioni:
   si richiami l'opportunità di rendere strutturali le misure di sgravio contributivo attualmente previste dall'articolo 1, comma 118, della legge di stabilità 2015, con riferimento ai soli nuovi contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato stipulati nel corso dell'anno 2015, applicandole anche a quanti saranno assunti negli anni successivi, valutando eventualmente una riconsiderazione della configurazione degli incentivi che ne assicuri la massima efficacia sotto il profilo della creazione di posti di lavoro stabili e di qualità;
   nel quadro delle misure volte al contrasto della disoccupazione, con particolare riferimento a quella giovanile, si rappresenti l'esigenza di adottare specifiche iniziative volte a promuovere l'occupazione femminile e la creazione di nuovi posti di lavoro nel Mezzogiorno;
   si segnali al Governo l'esigenza di assicurare un attento monitoraggio degli effetti delle riforme in materia di mercato del lavoro e ammortizzatori sociali realizzate in attuazione delle deleghe di cui alla legge n. 183 del 2014, in linea con quanto previsto dall'articolo 1, comma 13, della medesima legge, anche al fine di valutare modifiche e integrazioni delle disposizioni adottate, eventualmente attraverso opportuni interventi di carattere finanziario, tese a rafforzare le politiche attive del lavoro e i servizi per l'impiego e a garantire la più ampia copertura degli ammortizzatori sociali in caso di disoccupazione involontaria, tenuto conto anche del processo di progressivo superamento degli ammortizzatori sociali in deroga;
   si rappresenti l'opportunità di rendere definitivo, a decorrere dal 2016, il blocco dell'incremento dell'aliquota di contribuzione previdenziale per i lavoratori autonomi, titolari di posizione fiscale ai fini dell'imposta sul valore aggiunto, iscritti alla gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, che non risultino iscritti ad altre gestioni di previdenza obbligatoria né pensionati;
   si raccomandi l'esigenza di promuovere la chiusura degli accordi di cui all'articolo 40, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001, al fine di concludere rapidamente, entro il 2015, il processo di riordino e riduzione dei comparti del pubblico impiego, nonché di prevedere, nell'ambito del disegno di legge di stabilità 2016 e nel quadro delle compatibilità finanziarie individuate in quella sede, adeguate risorse da destinare al rinnovo dei contratti del pubblico impiego;
   si segnali l'opportunità di definire, nel quadro della manovra finanziaria per il 2016, un nuovo intervento in materia di salvaguardia dei lavoratori dall'applicazione dei requisiti pensionistici di cui al decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, e di riconoscimento dell'opzione per il sistema contributivo di cui all'articolo 1, comma 9, della legge 23 agosto 2004, n. 243, a tutte le lavoratrici che maturino i requisiti anagrafici e contributivi previsti da tale ultima disposizione entro il 31 dicembre 2015;
   si verifichi la possibilità di promuovere, nell'ambito della legge di stabilità per il 2016 interventi in materia previdenziale volti a introdurre elementi di flessibilità per quanto attiene all'età di accesso al pensionamento, anche attraverso l'introduzione di meccanismi di incentivazione e disincentivazione, che assicurino il riconoscimento di trattamenti pensionistici adeguati e non eccessivamente penalizzanti e promuovano l'inserimento di giovani nel mondo del lavoro.

Pag. 177

ALLEGATO 2

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015. (Doc. LVII, n. 3-bis e allegati).

PROPOSTA ALTERNATIVA DI PARERE DEI DEPUTATI AIRAUDO E PLACIDO

  La XI Commissione,
  esaminata la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis ed allegati),
   premesso che:
    la Nota di aggiornamento del documento di programmazione economica e finanziaria 2015 conferma gli errori di valutazione del DEF 2015, così come denunciato a suo tempo da SEL, con un quadro macroeconomico fortemente deteriorato rispetto al Documento dello scorso mese di aprile;
    il 2016 deve essere l'anno di svolta per la ripresa dell'Italia. Non possiamo andare avanti, dopo una caduta di quasi 10 punti percentuali del Pil dall'inizio della crisi, rassegnati a obiettivi di crescita di zero virgola e una disoccupazione sostanzialmente immutata dietro la sistematica propaganda sui numeri dei contratti a tempo indeterminato;
    l'esercito dei cosiddetti senza lavoro si allarga a macchia d'olio: ai disoccupati ufficiali bisogna aggiungere gli scoraggiati, quelli cioè che un lavoro lo vorrebbero volentieri ma che sono talmente rassegnati che nemmeno lo cercano più. Secondo l'Istat, questa forza lavoro potenziale nel secondo trimestre 2015 era rappresentata da 3,6 milioni di persone (cifra che prima della crisi sfiorava i 2,2 milioni), componente alla quale aggiungere quella dei disoccupati. Tale scenario, come ammesso dalla stessa Nota di aggiornamento del DEF 2015, fa sensibilmente ridimensionare quei deboli segnali di diminuzione dell'area della mancata occupazione riferibili ai primi due trimestri del 2015;
    con riferimento al dato occupazionale il Governo sembra aver «dato i numeri». Infatti lo stesso Ministro dell'economia e delle finanze Pier Carlo Padoan nel volgere di venti giorni è riuscito a divulgare tre diversi dati: il 1o ottobre scorso, con la Nota di aggiornamento del DEF, ha affermato che la disoccupazione raggiungerà il 12,6 per cento nel 2015, il 12,4 per cento nel 2016 e il 12,1 per cento nel 2017, grazie alla creazione di ben 127 mila nuovi posti di lavoro; successivamente nel corso della trasmissione televisiva «In mezz'ora» lo stesso Ministro ha affermato che le misure del Governo avranno vita, in soli tre anni, circa 800 mila posti di lavoro, portando così nel 2017 il tasso di disoccupazione al 9,4 per cento; nel frattempo però il 15 ottobre veniva pubblicata la legge di stabilità 2016 che nella relazione tecnica sottolinea che quale risultato delle norme sulla decontribuzione triennale sui neoassunti a tempo indeterminato, si realizzeranno un milione di posti di lavoro, portando stavolta la riduzione del tasso di disoccupazione nel 2017 al 8,7 per cento;
    un altro aspetto «creativo» del DEF 2015 è legato alle previsioni ottimistiche dell'impatto della recente riforma del mercato del lavoro sulla crescita: tra più 0,1 e 0,3 per cento del PIL. Se consideriamo il livello attuale di disoccupazione, Pag. 178immaginare una crescita dello 0,6 per cento del PIL a fine anno 2015 è un puro atto di fede. Forte si affaccia il sospetto che la crescita «programmata» del PIL allo 0,6 per cento per il 2015 sia più che altro funzionale a costruire un certo quadro di finanza pubblica più che una previsione con un qualche fondamento su base scientifica;
    il Governo nella Nota ribadisce che punterà tutto anche sulle riforme strutturali (dal mercato del lavoro alla riforma della Pubblica amministrazione passando per quelle istituzionali). Un pacchetto di interventi che garantiranno, a suo dire, una crescita del PIL di 3,4 punti nel 2020 e di 8,1 punti nel lungo periodo;
    è inaccettabile che su temi così drammatici quali lavoro e disoccupazione si continuino a dare numeri falsi ed illusori che nascondono solo l'intento propagandistico di misure, come il Jobs Act, incapaci di combattere la disoccupazione, ma orientate ad alimentare la precarietà, a legittimare forme di licenziamento selvagge ed a distruggere sistematicamente quell'universo di diritti che i lavoratori si erano conquistati con tenaci battaglie sindacali: tutte iniziative che nel limitare la forza negoziale ai lavoratori individuano risposte sbagliate ad una crisi occupazionale che trova la sua causa principale non tanto nelle supposte rigidità del mercato del lavoro quanto piuttosto nel perdurante calo della domanda interna;
    tutti gli indicatori economici insegnano che non esiste una correlazione univoca e positiva tra la flessibilizzazione del mercato del lavoro e la crescita occupazionale. Quest'ultima, infatti, è strettamente legata ad una domanda di lavoro che, a sua volta, non dipende dalle condizioni dell'offerta, anche se precarie e a basso costo, del lavoro, ma dalle prospettive di vendita e di allocazione della produzione industriale. L'unico effetto ascrivibile al Jobs Act è semmai quello di incentivare il turn over e non già la stabilità dei rapporti di lavoro, che se non corroborato da una reale ripresa economica, moltiplicherà la quantità di esclusi dal mercato;
    e infatti, secondo gli ultimi dati INPS, il Jobs Act e le misure di sostegno fiscale alle nuove assunzioni previste dalla legge di stabilità per il 2015 non stanno generando nuova occupazione e, al contrario, stanno producendo soprattutto sostituzioni e trasformazioni in contratti a tutele crescenti di posizioni lavorative in essere (che secondo l'Ufficio parlamentare di bilancio in tutto il 2015 si possono stimare in 363 mila), affiancate dall'altra forma di impiego, quello a tempo determinato come già liberalizzato da questo stesso Governo;
    il DEF 2015 aveva fissato un cronoprogramma per l'attuazione del Jobs Act e di tutte le misure contenute nel cosiddetto «Sblocca Italia» o nel pacchetto «Investment Compact» (compresa la riforma delle banche popolari), confermando la scelta del Governo di favorire le imprese e creare l’«ambiente» per gli investimenti privati, ovvero il contesto giuridico e istituzionale favorevole, anche all'attrazione di quei capitali che avessero apprezzato la deregolazione dei mercati e, in particolare, quella del mercato del lavoro. Ma non esiste alcuna evidenza empirica a sostegno di questa scelta. Al contrario, numerosi studi ormai dimostrano che tutte le riduzioni della protezione del lavoro, sia a tempo indeterminato che a termine, avvenute per via legislativa non abbiano portato aumenti dell'occupazione o della produttività. Anzi, ad una diminuzione delle tutele e dei diritti, così come del tasso di sindacalizzazione o di copertura contrattuale, corrisponde sempre una flessione della produttività e una riduzione di occupazione e investimenti, perciò una perdita di competitività;
    invero, la cura per la riqualificazione e la ripresa robusta e sostenibile della nostra economia sono gli investimenti, innanzitutto pubblici, e le politiche industriali. Al contrario, la Nota di aggiornamento del DEF, nonostante l'utilizzo Pag. 179della Clausola degli investimenti, prospetta una riduzione degli investimenti pubblici, a partire dal livello minimo attuale;
    la previsione di una crescita del Pil pari all'1,6 per cento per il 2016 potrebbe risultare eccessivamente ottimista. Aumentano rischi al ribasso derivanti da un rallentamento più brusco della Cina e degli altri maggiori emergenti. Al riguardo, lo stesso Ufficio parlamentare di bilancio ha messo in guardia il Governo;
    l'agenzia di rating Standard & Poor's sostiene che in Italia nel prossimo futuro la domanda dei consumatori rimarrà bassa, e che per invertire in modo più deciso il trend servirà un forte aumento degli investimenti;
    quindi, l'opzione è secca: o per il 2016 c’è un'accelerazione, sorprendente per qualità e quantità in termini di crescita, o l'Italia, che ancora oggi dispone di una manifattura seconda in Europa alle spalle della Germania, si condanna ad una linea di galleggiamento che non sarà in grado di arginare la pressione competitiva proveniente da tutti i lati del mondo, compreso quello interno europeo già in tensione per la drammatica vicenda dei migranti;
    ma la manovra, delineata dalla Nota di aggiornamento, non mettendo in discussione i parametri del Fiscal compact e giocando su alcuni eventuali decimali di flessibilità, non riuscirà ad invertire questa tendenza;
    per invertire la tendenza occorre un «Piano straordinario per il lavoro», inteso come insieme di interventi coordinati, orientati a promuovere, direttamente o indirettamente, il lavoro di qualità lungo un sentiero di sviluppo sostenibile sul versante sociale e ambientale;
    gli investimenti proposti, oltre a riqualificare i territori e migliorare la qualità della vita e il reddito delle persone, hanno elevato impatto (anti-ciclico) sull'economia reale, impatto minimo sulle importazioni e sono labour-intensive (in particolare, nell'edilizia e nell'artigianato). Gli investimenti sulla mobilità sostenibile consentono di innalzare la produzione degli impianti in Italia (dalla Irisbus di Avellino, alle officine dell'Ansaldo Breda);
    per cambiare radicalmente rotta è necessario rivedere la Nota di Aggiornamento del DEF 2015 prevedendo spazi finanziari necessari per poter inserire nel disegno di legge Stabilità 2016 un «Piano straordinario per il lavoro» da indirizzare prioritariamente al Mezzogiorno attraverso un vincolo di destinazione del 45 per cento del totale delle risorse individuate per gli investimenti, alla stregua del criterio distributivo introdotto durante il primo Governo Prodi dall'allora Ministro Ciampi, Piano finanziato da un allentamento pari ad un punto percentuale di PIL (18 miliardi di euro all'anno) per un triennio (2016-2018) del deficit programmato per finanziare gli interventi congiunturali (ossia non permanenti) e da misure anti-evasione per gli interventi strutturali (ossia permanenti), i cui punti qualificanti prevedano le seguenti misure congiunturali da finanziare attraverso l'allentamento una tantum del deficit:
   a) programma di investimenti in piccole opere affidati ai Comuni attraverso l'allentamento del Patto di Stabilità Interno (circa 8 miliardi di euro all'anno) per la messa in sicurezza del territorio, per il miglioramento delle periferie, per investimenti per l'efficienza energetica negli immobili della Pubblica Amministrazione, per la costruzione di asili nido (per il raggiungimento di quota minima del 25 per cento di presa in carica per regione, in particolare per redditi bassi e medi);
   b) programma per la mobilità sostenibile per il rinnovo e l'integrazione dello stock di treni per i pendolari e di autobus urbani ed extraurbani (4 miliardi di euro all'anno);
   c) programma straordinario di contrasto alla povertà e inserimento al lavoro in uno schema di reddito minimo per l'inclusione attiva, nonché finanziamento di un settimo intervento di salvaguardia di lavoratrici e lavoratori dall'applicazione Pag. 180dei requisiti pensionistici introdotti dalla «riforma Fornero» (3 miliardi di euro all'anno);
   d) programma di politiche industriali (in senso lato al fine di includere anche i servizi e l'agroindustria) da affidare al Fondo Strategico o al Fondo di turn-over della Cassa depositi e prestiti (2 miliardi di euro all'anno) in intesa con le aziende;
   e) Fondo per la redistribuzione dei tempi di lavoro (1 miliardo di euro all'anno) per:
    1) l'anticipo del pensionamento dei lavoratori e lavoratrici impegnati in attività usuranti;
    2) il part-time pensionistico e l'ingresso part-time di giovani al lavoro;
    3) i contratti di solidarietà difensivi e, soprattutto, espansivi;
    4) il finanziamento dei congedi parentali;
   grazie al suddetto piano straordinario per l'occupazione, che svolgerebbe anche un'azione di risanamento dei conti pubblici, non solo si interverrebbe a sostegno della domanda effettiva, ma si attiverebbero moltiplicatori dei redditi e acceleratori degli investimenti in grado di riqualificare anche l'offerta, all'insegna dell'innovazione e dello sviluppo locale,
  esprime

PARERE CONTRARIO.

«Airaudo, Placido».

Pag. 181

ALLEGATO 3

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015. (Doc. LVII, n. 3-bis e allegati).

PARERE APPROVATO

  La XI Commissione,
   esaminata, per le parti di competenza, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis) e i relativi allegati;
   considerato che la Nota evidenzia come l'economia italiana abbia mostrato di recente segnali di ripresa, testimoniati in primo luogo dall'incremento dello 0,7 per cento del prodotto interno lordo registrato nel primo trimestre dell'esercizio in corso, e come tali segnali pongano le basi per una ulteriore crescita tanto nel corso dell'anno 2015 quanto nell'arco del prossimo quadriennio;
   osservato che, alla luce di tale positivo andamento dell'economia nel corso della prima parte dell'esercizio, il documento in esame rivede al rialzo le previsioni tendenziali riferite al prodotto interno lordo per il 2015, che passano dallo 0,7 per cento indicato dal Documento di economia e finanza 2015 allo 0,9 per cento e scontano anche negli anni successivi un miglioramento dell'economia sulla base dei ritmi attuali;
   rilevato che, come evidenziato anche nella Relazione ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243 (Doc. LVII, n. 3-bis), il contesto economico internazionale presenta margini di rischio maggiori rispetto a quelli attesi all'inizio dell'anno, in relazione ai segnali di rallentamento mostrati dalle grandi economie emergenti di Cina, Russia, Brasile e Turchia, che determinano un peggioramento delle prospettive di mercato per le esportazioni italiane e maggiori pressioni concorrenziali dovute all'indebolimento delle valute di tali Paesi sul mercato dei cambi, nonché una crescita del commercio mondiale inferiore alle previsioni;
   apprezzata la circostanza che, a fronte della descritta evoluzione del contesto economico mondiale e dell'esigenza di fronteggiare le ripercussioni ancora in atto della grave e protratta crisi economica affrontata dal nostro Paese, il Governo abbia manifestato l'intenzione di avvalersi pienamente dei margini di flessibilità riconosciuti dalla disciplina dell'Unione europea in correlazione alle riforme strutturali e alle spese per investimenti;
   osservato, in particolare, che il Governo intende utilizzare i margini di flessibilità in materia di riforme strutturali con riferimento al 2016 per un complessivo 0,5 per cento del prodotto interno lordo e avvalersi della flessibilità connessa alla cosiddetta clausola per gli investimenti per lo 0,3 per cento del prodotto interno lordo;
   considerato, altresì, che nella Nota di aggiornamento l'Esecutivo rappresenta che presenterà alla Commissione europea una richiesta di un'ulteriore margine di manovra per un importo quantificabile in circa 0,2 punti percentuali del prodotto interno lordo, in relazione all'impatto economico-finanziario delle ondate migratore provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente;
   condivisa, in questo quadro, la scelta di mantenere fermo l'obiettivo di consolidare Pag. 182le finanze pubbliche e ridurre il rapporto tra il debito pubblico e il prodotto interno lordo, procedendo tuttavia al rallentamento del ritmo del consolidamento fiscale, con il rinvio all'anno 2018 del conseguimento del pareggio di bilancio in termini strutturali, che nel precedente quadro programmatico era previsto per il 2017;
   rilevato che, anche in ragione delle misure che il Governo intende adottare nell'ambito della prossima manovra di bilancio, il nuovo quadro programmatico recato dalla Nota prevede un incremento del prodotto interno lordo pari allo 0,9 per cento per l'anno in corso, in linea con quanto indicato nel quadro tendenziale, all'1,6 per cento per ciascuno degli anni 2016 e 2017, all'1,5 per cento per l'anno 2018 e all'1,3 per cento nell'anno 2019, con un costante miglioramento rispetto al quadro tendenziale riportato nella medesima Nota;
   considerato, in particolare, che tra gli interventi suscettibili di determinare effetti espansivi negli anni 2016 e 2017 la Nota richiama, tra l'altro, il prosieguo di politiche di stimolo già esistenti e il recepimento della sentenza della Corte costituzionale n. 178 del 2015 in materia di rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici;
   evidenziato che, nell'ambito del quadro macroeconomico programmatico, la Nota prevede una progressiva riduzione del tasso di disoccupazione, che passa dal 12,7 per cento del 2014 al 12,2 per cento nell'anno 2015, all'11,9 per cento nell'anno 2016, all'11,3 per cento nell'anno 2017, al 10,7 per cento nell'anno 2018 e al 10,2 per cento nell'anno 2019, segnando un miglioramento rispetto ai dati tendenziali a decorrere dall'anno 2017;
   rilevato che analoghi progressi si determinerebbero con riferimento al tasso di occupazione dei soggetti tra i 15 e i 64 anni, che passa dal 55,7 per cento dello scorso anno, al 56,1 per cento del 2015, per poi crescere al 56,4 per cento nel 2016, al 56,8 per cento nel 2017, al 57,2 per cento nel 2018 e al 57,6 per cento nel 2019, anche in questo caso segnando incrementi rispetto al quadro macroeconomico tendenziale a partire dall'anno 2017;
   valutato che, nonostante tali progressi, il tasso di disoccupazione al termine del periodo di riferimento si manterrà su livelli ancora significativamente superiori a quelli registrati prima del manifestarsi della crisi economica del 2008, ancorché la Nota segnali che, a partire dall'ultima parte del 2012, l'occupazione abbia dimostrato una elevata reattività rispetto all'andamento del prodotto interno lordo, potendosi con ciò determinare un recupero dei livelli occupazionali pre-crisi in tempi più rapidi rispetto a quanto previsto da diversi analisti;
   considerato che, nonostante la positiva crescita del tasso di occupazione, occorre compiere ulteriori sforzi per promuoverne il consolidamento, in linea con gli obiettivi della Strategia Europa 2020;
   osservato che, nell'ambito dei nuovi saldi programmatici di finanza pubblica, il Governo ha indicato quali iniziative prioritarie in vista della legge di stabilità 2016, misure per l'alleviamento della povertà e lo stimolo all'occupazione, agli investimenti privati, all'innovazione, all'efficienza energetica e alla rivitalizzazione dell'economia anche meridionale, il sostegno alle famiglie e alle imprese anche attraverso l'eliminazione dell'imposizione fiscale sulla prima casa, sui terreni agricoli e sui macchinari «imbullonati», nonché l'azzeramento per l'anno 2016 delle clausole di salvaguardia, mentre per l'anno 2017 si prospetta una riduzione della tassazione gravante sugli utili aziendali al fine di avvicinarne i livelli agli standard europei e accrescere l'occupazione e la competitività del nostro Paese nell'attrazione di nuovi investimenti e soggetti imprenditoriali;
   vista la raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea del 14 luglio 2015 sul programma nazionale di riforma Pag. 1832015 dell'Italia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2015 dell'Italia (2015/C 272/16), che, al numero 5, sollecita il nostro Paese: ad adottare i decreti legislativi riguardanti la configurazione e il ricorso alla cassa integrazione guadagni, la revisione degli strumenti contrattuali, l'equilibrio tra attività professionale e vita privata e il rafforzamento delle politiche attive del mercato del lavoro; a promuovere, di concerto con le parti sociali e conformemente alle prassi nazionali, un quadro efficace per la contrattazione di secondo livello; nell'ambito degli sforzi per ovviare alla disoccupazione giovanile, ad adottare e attuare la prevista riforma della scuola e ad ampliare l'istruzione terziaria professionalizzante;
   considerato che, con l'adozione dei decreti legislativi n. 148, 149, 150 e 151 del 2015, si è completato il percorso di attuazione della delega di cui alla legge 10 dicembre 2014, n. 183, salva l'adozione di decreti legislativi recanti disposizioni integrative e correttive ai sensi dell'articolo 1, comma 13, della medesima legge;
   segnalata l'esigenza di assicurare il monitoraggio permanente degli effetti degli interventi previsti dai decreti legislativi attuativi delle deleghe di cui alla legge n. 183 del 2014, anche in vista della possibile adozione di tali disposizioni integrative e correttive;
   riaffermata l'esigenza di perseguire, nell'ambito delle misure di stimolo all'occupazione, una duratura inversione di tendenza nell'ambito delle nuove assunzioni, privilegiando la stipula di contratti di lavoro a tempo indeterminato attraverso una apprezzabile riduzione del relativo costo per il datore di lavoro, mediante l'applicazione di significativi sgravi contributivi anche in relazione alle assunzioni che verranno effettuate a decorrere dall'anno 2016;
   richiamata, a tale proposito, la risoluzione n. 6-00136 Marchi ed altri, approvata dalla Camera dei deputati il 23 aprile 2015, al termine dell'esame del Documento di economia e finanza 2015, che ha invitato il Governo a valutare l'opportunità di mantenere anche successivamente all'anno 2015 misure di sgravio contributivo con riferimento ai nuovi contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato, eventualmente modificando l'entità e l'area di applicazione del beneficio;
   osservato che l'aliquota di contribuzione previdenziale per i lavoratori autonomi, titolari di posizione fiscale ai fini dell'imposta sul valore aggiunto, iscritti alla gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, che non risultino iscritti ad altre gestioni di previdenza obbligatoria né pensionati, il cui aumento progressivo è stato sterilizzato nell'anno 2015 grazie alle modifiche introdotte dall'articolo 10-bis, del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2015, n. 11, riprenderà la sua crescita a decorrere dall'anno 2016;
   ricordato che con la sentenza n. 178 del 2015 la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale sopravvenuta, a decorrere dalla data di pubblicazione della medesima sentenza, delle disposizioni che determinavano il regime di sospensione della contrattazione collettiva nel pubblico impiego;
   rilevato che la medesima sentenza evidenzia che sarà compito del legislatore dare nuovo impulso all'ordinaria dialettica contrattuale, scegliendo i modi e le forme che meglio ne rispecchino la natura, disgiunta da ogni vincolo di risultato, precisando altresì che il carattere essenzialmente dinamico e procedurale della contrattazione collettiva non può che essere ridefinito dal legislatore, nel rispetto dei vincoli di spesa;
   evidenziato che l'articolo 11, comma 3, lettera g), della legge 31 dicembre 2009, n. 196, affida alla legge di stabilità il compito di individuare l'importo complessivo massimo destinato, in ciascuno degli Pag. 184anni compresi nel bilancio pluriennale, al rinnovo dei contratti del pubblico impiego e alle modifiche del trattamento economico e normativo del personale dipendente dalle amministrazioni statali in regime di diritto pubblico;
   ritenuto che la ripresa della contrattazione nel pubblico impiego rappresenti una importante opportunità per una piena valorizzazione dei lavoratori delle amministrazioni pubbliche, anche in vista del conseguimento degli obiettivi di rinnovamento, semplificazione e qualificazione dell'azione di tali amministrazioni perseguiti dalla riforma di cui alla legge 7 agosto 2015, n. 124;
   considerato che l'articolo 40, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, come modificato dall'articolo 54 del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, affida ad appositi accordi tra l'ARAN e le confederazioni sindacali il compito di riordinare e ridurre i comparti e le aree di contrattazione dei dipendenti pubblici, con la definizione di un massimo di quattro comparti di contrattazione collettiva nazionale, cui corrispondono non più di quattro separate aree per la dirigenza;
   osservato che allo stato tale procedimento negoziale, che rappresenta una condizione necessaria per la ripresa dell'attività contrattuale nelle pubbliche amministrazioni non si è ancora realizzato e che, pertanto, in vista della ripresa dell'attività contrattuale, appare prioritario pervenire alla definizione degli accordi di cui all'articolo 40, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001;
   richiamati gli impegni recati dalle mozioni in materia di pubblico impiego approvate dall'Assemblea della Camera nella seduta del 24 settembre 2015;
   osservato che nel consueto approfondimento dedicato alle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico italiano, la Nota evidenzia come, a partire dal 2015-2016, in presenza di un andamento della crescita più favorevole, del graduale innalzamento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento e del progressivo passaggio al metodo di calcolo contributivo, il rapporto fra spesa pensionistica e prodotto interno lordo tenderà a ridursi fino al 2030, in un contesto di piena sostenibilità nel lungo periodo della spesa pensionistica;
   ricordato che nel corso dell'audizione sullo stato di utilizzo delle risorse destinate alle misure di salvaguardia in materia di accesso ai trattamenti pensionistici, svoltasi il 24 settembre 2015 presso le Commissioni riunite V e XI della Camera dei deputati e 5a e 11a del Senato della Repubblica, il Ministro dell'economia e delle finanze Pier Carlo Padoan ha assicurato l'impegno del Governo a utilizzare eventuali risorse disponibili per gli anni futuri nell'ambito degli stanziamenti destinati alle precedenti misure di salvaguardia, per dare copertura a un eventuale nuovo ma definitivo intervento in materia di salvaguardia dei lavoratori dall'applicazione dei requisiti pensionistici di cui al decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, nonché a ricercare soluzioni finalizzate al recupero delle economie accertate per gli esercizi pregressi e al relativo utilizzo per gli esercizi successivi, previa compensazione sui saldi di finanza pubblica nel rispetto degli obiettivi programmati, precisando che tali interventi potranno essere attuati nell'ambito della prossima legge di stabilità, eventualmente affrontando in quella sede anche la questione relativa alla cosiddetta «opzione donna»;
   osservato che nella medesima audizione il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ha rilevato che in sede di discussione della prossima legge di stabilità si potranno valutare e tenere in considerazione le eventuali correlazioni tra tali misure e le valutazioni attualmente in corso sulla possibilità di introdurre forme di flessibilità rispetto alle attuali regole per l'accesso al pensionamento;Pag. 185
   sottolineato che sono attualmente all'esame della Commissione le proposte di legge C. 857 e abbinate, recanti disposizioni in materia di accesso dei lavoratori e delle lavoratrici ai trattamenti pensionistici e di riconoscimento a fini previdenziali dei lavori di cura familiare, nonché le proposte di legge C. 2514 e abbinate, recanti modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l'accesso al pensionamento e la decorrenza delle prestazioni pensionistiche,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti osservazioni:
   si richiami l'opportunità di rendere strutturali le misure di sgravio contributivo attualmente previste dall'articolo 1, comma 118, della legge di stabilità 2015, con riferimento ai soli nuovi contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato stipulati nel corso dell'anno 2015, applicandole anche a quanti saranno assunti negli anni successivi, valutando eventualmente una riconsiderazione della configurazione degli incentivi che ne assicuri la massima efficacia sotto il profilo della creazione di posti di lavoro stabili e di qualità, nonché verificando l'opportunità di individuare misure volte a escludere un utilizzo distorto degli sgravi contributivi;
   nel quadro delle misure volte al contrasto della disoccupazione, con particolare riferimento a quella giovanile, si rappresenti l'esigenza di adottare specifiche iniziative volte a promuovere l'occupazione femminile e la creazione di nuovi posti di lavoro nel Mezzogiorno;
   si segnali al Governo l'esigenza di assicurare un attento monitoraggio degli effetti delle riforme in materia di mercato del lavoro e ammortizzatori sociali realizzate in attuazione delle deleghe di cui alla legge n. 183 del 2014, in linea con quanto previsto dall'articolo 1, comma 13, della medesima legge, anche al fine di valutare modifiche e integrazioni delle disposizioni adottate, eventualmente attraverso opportuni interventi di carattere finanziario, tese a rafforzare le politiche attive del lavoro e i servizi per l'impiego e a garantire la più ampia copertura degli ammortizzatori sociali in caso di disoccupazione involontaria, tenuto conto anche del processo di progressivo superamento degli ammortizzatori sociali in deroga;
   si rappresenti l'opportunità di rendere definitivo, a decorrere dal 2016, il blocco dell'incremento dell'aliquota di contribuzione previdenziale per i lavoratori autonomi, titolari di posizione fiscale ai fini dell'imposta sul valore aggiunto, iscritti alla gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, che non risultino iscritti ad altre gestioni di previdenza obbligatoria né pensionati, nella prospettiva di una sua progressiva riduzione e una sua tendenziale equiparazione a quella prevista per la generalità dei lavoratori autonomi;
   si raccomandi l'esigenza di promuovere la chiusura degli accordi di cui all'articolo 40, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001, al fine di concludere rapidamente, entro il 2015, il processo di riordino e riduzione dei comparti del pubblico impiego, nonché di prevedere, nell'ambito del disegno di legge di stabilità 2016 e nel quadro delle compatibilità finanziarie individuate in quella sede, adeguate risorse da destinare al rinnovo dei contratti del pubblico impiego;
   si segnali l'opportunità di definire, nel quadro della manovra finanziaria per il 2016, un nuovo intervento in materia di salvaguardia dei lavoratori dall'applicazione dei requisiti pensionistici di cui al decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, e di riconoscimento dell'opzione per il sistema contributivo di cui all'articolo 1, comma 9, della legge 23 agosto 2004, n. 243, a tutte le lavoratrici che maturino i requisiti anagrafici e contributivi previsti Pag. 186da tale ultima disposizione entro il 31 dicembre 2015;
   si verifichi la possibilità di promuovere, nell'ambito della legge di stabilità per il 2016 interventi in materia previdenziale volti a introdurre elementi di flessibilità per quanto attiene all'età di accesso al pensionamento, anche attraverso l'introduzione di meccanismi di incentivazione e disincentivazione, che assicurino il riconoscimento di trattamenti pensionistici adeguati e non eccessivamente penalizzanti e promuovano l'inserimento di giovani nel mondo del lavoro.

Pag. 187

ALLEGATO 4

Modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l'accesso al pensionamento e la decorrenza delle prestazioni pensionistiche. (Testo unificato C. 2514 Fedriga, C. 2958 Gnecchi e C. 3002 Fedriga).

EMENDAMENTO APPROVATO

  Al comma 1, lettera a), apportare le seguenti modificazioni:
   a) al primo periodo, sostituire le parole: 5.000 soggetti con le seguenti: 5.300 soggetti;
   b) al primo periodo sostituire le parole: dodici mesi con le seguenti: trentasei mesi;
   c) al terzo periodo, sostituire le parole: dodici mesi con le seguenti: trentasei mesi.

  Conseguentemente, apportare le seguenti modificazioni:
   a) al comma 2, sostituire le parole: dodici mesi con le seguenti: trentasei mesi;
   b) al comma 5, primo periodo:
    1) sostituire le parole: 26.000 soggetti con le seguenti: 26.300 soggetti;
    2) sostituire le parole: di 35 milioni di euro per l'anno 2015, di 177 milioni di euro per l'anno 2016, di 306 milioni di euro per l'anno 2017, di 287 milioni di euro per l'anno 2018, di 245 milioni di euro per l'anno 2019, di 164 milioni di euro per l'anno 2020, di 104 milioni di euro per l'anno 2021, di 40 milioni di euro per l'anno 2022 e di 3 milioni di euro per l'anno 2023 con le seguenti: di 35,3 milioni di euro per l'anno 2015, di 178,1 milioni di euro per l'anno 2016, di 309,2 milioni di euro per l'anno 2017, di 291,2 milioni di euro per l'anno 2018, di 248 milioni di euro per l'anno 2019, di 166,2 milioni di euro per l'anno 2020, di 105,8 milioni di euro per l'anno 2021, di 40,7 milioni di euro per l'anno 2022 e di 3,1 milioni di euro per l'anno 2023.
2. 8. La Relatrice.