CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 10 settembre 2015
502.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-03877 Di Benedetto: Sulla messa in sicurezza degli edifici scolastici.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento all'interrogazione in discussione, si conferma anzitutto che l'edilizia scolastica rappresenta una priorità per il Governo. Negli ultimi anni sono state investite ingenti risorse finanziarie, destinate soprattutto alla realizzazione di interventi per prevenire ed evitare che si ripetano ancora episodi del tipo di quello ricordato dagli onorevole interroganti.
  Tali risorse, in particolare, comprendono:
   150 milioni di euro del cosiddetto «decreto del Fare» (decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 98), rispetto ai quali circa l'80 per cento degli interventi risulta ad oggi concluso e il restante 20 per cento in corso di esecuzione;
   400 milioni di euro della delibera CIPE n. 22 del 30 giugno 2014, per i quali tutti i circa 1.600 interventi finanziati risultano in corso di esecuzione;
   905 milioni di euro del cosiddetto Piano BEI (articolo 10 del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2013, n. 128);
   244 milioni di euro per lo sblocco del patto di stabilità per i comuni per gli anni 2014 e 2015;
   100 milioni di euro per lo sblocco del patto di stabilità per province e città metropolitane per il 2015;
   le risorse dei fondi strutturali della vecchia programmazione 2007-2013 (circa 223 milioni più 380 milioni relativi al Piano di azione e coesione), ancora in corso di attuazione, nonché le risorse della nuova programmazione 2014-2020 (circa 380 milioni).

  Inoltre, attraverso il sistema di monitoraggio degli edifici scolastici del MIUR è stato possibile effettuare un'accurata gestione di risorse che ha portato al recupero di 23 milioni di euro sull'85 per cento degli interventi conclusi del decreto del Fare in poco più di un anno. Tale recupero consentirà l'avvio di 113 nuovi cantieri.
  È in questo ambito, quindi, che va ad inserirsi anche la recente legge di riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione (legge n. 107 del 2015) che introduce misure specifiche per prevenire e ridurre al massimo le cause di incidenti connessi all'edilizia scolastica. Essa, in particolare, prevede:
   un investimento di ulteriori 200 milioni circa per l'ampliamento del suddetto Piano BEI in corso di attuazione;
   lo sblocco di 300 milioni dei fondi INAIL per la costrizione di scuole innovative, attraverso un investimento ulteriore di 9 milioni all'anno a titolo di corrispettivo per i canoni di locazione a INAIL;
   un investimento di 40 milioni per indagini diagnostiche su edifici scolastici per prevenire il crollo di solai e controsoffitti. Il decreto di assegnazione è stato firmato dal Ministro in data 7 agosto scorso;
   il citato provvedimento, inoltre, prevede di avviare un'importantissima procedura Pag. 64di recupero delle risorse in passato stanziate per procedure di edilizia scolastica che, però, non sono state mai avviate. Ciò consentirà, finalmente, di poter disporre di risorse impegnate, ma rimaste inutilizzate e favorire, così, il recupero e il reimpiego delle stesse che potranno essere utilizzate anche per intervenire su quegli edifici scolastici nei quali le indagini diagnostiche hanno rilevato situazioni di criticità.

  In merito alla manifestata esigenza di prevedere criteri oggettivi nell'assegnazione dei finanziamenti, si evidenzia che, in tutte le procedure avviate nel settore dell'edilizia scolastica, il MIUR si è sempre conformato.
  Infatti, nel decreto ministeriale n. 906 del 5 novembre 2013, attuativo del decreto c.d. del fare (articolo 18, commi 8-ter e 8-quater, del decreto-legge n. 69 del 2013 convertito con modificazioni dalla legge 9 agosto 2013, n. 98), i parametri, ai quali si è fatto riferimento per il riparto delle risorse, sono stati il numero di alunni per regione e il numero di edifici scolastici presenti per regione.
  Parimenti, il decreto interministeriale del 29 gennaio 2015, decreto c.d. mutui BEI adottato in attuazione dell'articolo 10 del decreto-legge n. 104 del 2013 (convertito con modificazioni dalla legge 8 novembre 2013, n. 128), ha tenuto in considerazione il numero degli alunni, il numero degli edifici scolastici e la densità tra popolazione scolastica ed edifici.
  La citata legge di riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione ha previsto, inoltre, la riassegnazione delle economie anche sulla base dei dati contenuti dall'Anagrafe dell'edilizia scolastica, prevista dall'articolo 7 della legge n. 23 del 1996.
  A tal proposito, in data 7 agosto scorso, il Ministro ha presentato l'Anagrafe dell'edilizia scolastica che rappresenta la base informativa non solo delle condizioni di sicurezza e di salute degli edifici scolastici ma anche la base dati sulla mobilità e sostenibilità ambientale degli istituti scolastici. Ad esempio, nel 63 per cento dei casi gli istituti dispongono del servizio di scuolabus e nel 40 per cento del trasporto per alunni disabili. Il 71 per cento degli edifici scolastici ha poi adottato degli accorgimenti per superare le barriere architettoniche; mentre nel 58 per cento dei casi hanno individuato soluzioni per ridurre i consumi energetici.
  Quanto alle condizioni di sicurezza, oltre il 70 per cento delle scuole è in possesso del documento di valutazione del rischio (72 per cento) e di un Piano di emergenza (73 per cento). Il 39 per cento è in possesso del certificato di agibilità/abitabilità. Al riguardo è da ricordare che il 50 per cento degli edifici scolastici è stato costruito prima del 1971, anno di entrata in vigore della normativa che rende obbligatorio il certificato di collaudo statico. L'agibilità, dunque, va confrontata con tale dato e con gli ulteriori adempimenti previsti dalla normativa vigente.
  L'Anagrafe in parola è stata resa disponibile, per la prima volta a vent'anni dall'entrata in vigore della succitata legge che l'aveva istituita. Si dispone, cosa, di un importante strumento non solo di controllo dello stato dell'arte ma anche di ausilio alla programmazione dei futuri interventi finanziari a favore degli edifici delle istituzioni scolastiche. In particolare, tale strumento consentirà al Ministero di programmare ed investire al meglio i circa 3 miliardi e mezzo già disponibili.
  Inoltre, è opportuno precisare anche, al fine di programmare in modo coordinato i futuri interventi, che essa mostra come nel 77 per cento dei casi gli edifici scolastici sono di proprietà dei Comuni, mentre nel 9 per cento appartengono alle Province. Il 2 per cento è riconducibile ad altri Enti pubblici e una analoga percentuale a società o persone private.
  Con riferimento, infine, all'ulteriore richiesta degli onorevoli interroganti relativa allo svolgimento, per quanto di competenza, di controlli da parte del Ministero in relazione all'effettiva messa in sicurezza degli edifici scolastici ai quali vengono assegnati i finanziamenti, si rappresenta che è già attivo presso il MIUR un sistema on line di monitoraggio e di controllo delle Pag. 65varie fasi delle procedure, per verificare sia la regolarità delle gare sia gli stati di avanzamento dei lavori.
  Il sistema di monitoraggio, così predisposto, permette, quindi, di ottenere e di disporre di dati sempre aggiornati, tra i quali è compresa anche l'acquisizione del certificato di regolare esecuzione dei lavori e del collaudo delle opere, fermo restando, comunque, che la competenza in materia è esclusivamente degli enti locali che, pertanto, hanno il compito di vigilare e controllare la corretta esecuzione dei lavori.

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ALLEGATO 2

5-05220 Carinelli: Sulla chiusura di due sezioni di scuola dell'infanzia nel comune di San Donato Milanese.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Gli Onorevoli interroganti chiedono:
   di quali elementi disponga il Governo in merito alle ragioni dell'ipotesi di chiusura della scuola dell'infanzia di via Unica Bolgiano ubicata nel comune di San Donato Milanese afferente all'Istituto comprensivo di via Croce Rossa;
   come il medesimo Istituto comprensivo intenda affrontare la questione relativa alla prevista chiusura delle due sezioni della scuola dell'infanzia di Bolgiano.

  Al riguardo, occorre premettere che la gestione degli edifici che ospitano le scuole d'infanzia è affidata ai comuni e, nel caso specifico, al comune di San Donato Milanese. Difatti, l'articolo 3 della legge 11 gennaio 1996, n. 23, nel ripartire le competenze degli enti locali in materia di edilizia scolastica, prevede che i comuni provvedano alla realizzazione, alla fornitura e alla manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici da destinare a sede di scuole materne, elementari e medie.
  Ciò posto, si forniscono le notizie acquisite sulla vicenda in argomento dall'Ufficio scolastico regionale per la Lombardia con nota del 29 aprile 2015.
  Il sindaco di San Donato Milanese ha informato il competente Ufficio scolastico periferico, dirigenti scolastici e famiglie della chiusura del plesso della scuola di via Bolgiano a decorrere dal corrente anno scolastico, dando nel contempo assicurazione della possibilità di utilizzare conseguentemente le aule della scuola dell'infanzia di via Greppi, facente parte del III Circolo didattico di San Donato Milanese.
  Le motivazioni alla base della decisione, esplicitate in dettaglio in un comunicato stampa del 30 gennaio 2015, si riassumono nell'intendimento da parte dell'amministrazione comunale di ridurre i costi e di utilizzare nel modo più proficuo e razionale gli spazi disponibili, tenendo conto delle mutate situazioni demografiche intervenute e garantendo, comunque, la stessa qualità dei servizi erogati.
  Nel prendere atto di tale situazione, l'Ufficio scolastico territoriale di Milano ha provveduto agli adempimenti propedeutici al pieno funzionamento del nuovo plesso, così come individuato dal comune, in particolare per ciò che attiene alla determinazione dell'organico. Ciò ha consentito di accogliere tutte le iscrizioni presentate nei termini previsti per l'anno scolastico 2015/2016, scongiurando così il rischio della formazione di liste d'attesa e altri inconvenienti paventati nell'interrogazione.

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ALLEGATO 3

5-05384 Rubinato: Sul versamento dei contributi dovuti alle scuole paritarie dell'infanzia per gli anni 2014 e 2015.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'Onorevole interrogante chiede di conoscere per quale motivazione non siano stati ancora disposti i mandati di pagamento relativamente alle risorse imputate al capitolo di spesa n. 1299 («Somme da trasferire alle regioni per il sostegno alle scuole paritarie»), nonostante si rivelasse l'urgenza già nelle premesse del decreto interministeriale del 25 novembre 2014.
  Chiede, inoltre, per quel che attiene ai fondi di cui al capitolo di spesa n. 1477 («Contributi alle scuole paritarie comprese quelle della Valle d'Aosta»), le ragioni del ritardo della firma del decreto ministeriale che dispone i criteri e i parametri di assegnazione, la registrazione agli organi di controllo e il conseguente decreto di assegnazione dei contributi agli Uffici scolastici regionali per il successivo trasferimento alle scuole.
  Al riguardo si rappresenta quanto segue.
  Per quanto riguarda le risorse assegnate con legge di stabilità 2014 e allocate sul capitolo n. 1299, con nota n. 2378 del 21 marzo scorso, la Direzione generale per gli Ordinamenti ha trasmesso ai direttori generali degli Uffici scolastici regionali e agli assessori regionali all'istruzione, il decreto interministeriale del 25 novembre 2014, n. 869, regolarmente registrato dalla Corte dei conti in data 23 dicembre 2014, con il quale è stato disposto il trasferimento alle Regioni delle risorse finanziarie, per l'anno scolastico 2014/2015, suddivise in base ai criteri e parametri dettati dal decreto ministeriale del 18 aprile 2014, n. 261.
  In merito al capitolo n. 1477, si precisa che esso è, invece, direttamente gestito da questo Ministero il quale assegna, in gestione pro quota, lo stanziamento agli Uffici scolastici regionali.
  Si evidenzia, in particolare, che è stato emanato sia il decreto ministeriale del 22 aprile 2015, n. 313, registrato dalla Corte dei conti in data 25 maggio 2015, che definisce i criteri e parametri per l'assegnazione dei contributi per l'anno scolastico 2014/2015 alle scuole dell'infanzia, primarie e secondarie di primo e secondo grado in possesso del riconoscimento della parità scolastica, sia il decreto direttoriale dell'8 giugno 2015, n. 449, con il quale il Direttore generale per gli Ordinamenti ha disposto l'assegnazione delle risorse finanziarie, pari a euro 471.268.912, agli Uffici scolastici regionali.
  I due suddetti decreti del 2015 sono stati già trasmessi agli Uffici scolastici regionali precisamente in data 22 giugno scorso.

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ALLEGATO 4

5-04822 Mannino: Sul restauro di parte della Basilica di San Francesco ad Assisi.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Riferisco in merito all'interrogazione parlamentare dell'onorevole Mannino, e di altri colleghi parlamentari, in merito a recenti lavori intrapresi all'interno della Basilica di S. Francesco d'Assisi, e precisamente di manutenzione sugli affreschi di Lorenzetti, nel transetto della Basilica inferiore, e di pulitura del parametro di pietra del Subasio, operando anche nella navata, poi sospesi cautelativamente dal Ministero.
  Come è noto, dal giorno 26 settembre 1997 una lunga serie di forti scosse di terremoto colpì l'Umbria e le Marche, causando, oltre a danni ingenti alle case e vittime tra la popolazione, il crollo di parte degli affreschi e delle volte della Basilica superiore di San Francesco in Assisi. Danni alla Basilica inferiore furono evitati grazie ai restauri precedentemente ivi condotti e grazie al pronto intervento di messa in sicurezza delle masse pericolanti prima della scossa del 4 ottobre.
  I primi interventi post terremoto furono indirizzati soprattutto al consolidamento dell'edificio sacro e al recupero delle centinaia di frammenti di intonaco dipinto sparsi tra le macerie, coinvolgendo, oltre ai tecnici della Soprintendenza e ai restauratori dell'Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro (ISCR, allora ICR), anche molti volontari da tutta Italia, soprattutto studenti dei corsi universitari di Conservazione e di Storia dell'arte di Viterbo e Roma.
  Gli interventi di restauro dopo il terremoto sono stati eseguiti sotto la direzione dell'ISCR, fino a conclusione degli stessi. Attualmente, il sito è oggetto periodicamente di manutenzione preventiva e di lavori di consolidamento, autorizzati e sorvegliati dalla Soprintendenza.
  Il transetto della Basilica inferiore di Assisi presenta notissimi cicli pittorici che non è certo qui il caso, in breve, di illustrare. Le scene si dispiegano sulla volta a botte e sulle pareti della cappella, compresi gli spicchi sopra l'arco verso la cappella di San Giovanni.
  Nella Cappella del Lorenzetti sono stati intrapresi, recentemente, lavori di manutenzione ordinaria per evitare e prevenire eventuali distacchi. Risulta necessario distinguere gli interventi di restauro da quelli di manutenzione, anche se naturalmente i confini tra le diverse operazioni non sono netti e definibili in astratto, ma solo caso per caso. Il Codice dei beni culturali introduce le nozioni – ben note fra gli addetti ai lavori – di prevenzione e di manutenzione come attività imprescindibili connesse alla tutela del patrimonio, non meno importanti dell'attività del restauro e ad essa complementari. In base al Codice dei beni culturali e del paesaggio (articolo 29), si intende con prevenzione «il complesso delle attività idonee a limitare le situazioni di rischio connesse al bene culturale nel suo contesto»; con manutenzione «il complesso delle attività e degli interventi destinati al controllo delle condizioni del bene culturale e al mantenimento dell'integrità, dell'efficienza funzionale e dell'identità del bene»; con restauro «l'intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzate all'integrità materiale e al recupero del bene medesimo, alla protezione e alla Pag. 69trasmissione dei suoi valori culturali». Tutte queste operazioni devono essere comunque preliminarmente e di volta in volta autorizzate e seguite dalla Soprintendenza, a maggior ragione nel caso di tali capolavori. Con un paragone al quale si fa ormai da secoli frequente ricorso, se si trattasse di cure mediche e non di restauri, si tratterebbe in questo caso della discussione sulla migliore dieta (assimilabile alla manutenzione) di un paziente molto anziano affetto da patologie estremamente complesse e già sottoposto a delicatissimi interventi chirurgici (assimilabili al restauro).
  Preme precisare che nel caso in argomento non si è trattato di critiche mosse ad un vero e proprio intervento di restauro, ma relative ad attività manutentive, condotte sulle superfici dipinte e operando solo i pochi consolidamenti necessari.
  Premesso che ogni cosa è sempre e continuamente perfettibile, tali interventi nella Basilica di San Francesco si svolgono in un clima di cooperazione reciproca, con il coordinamento degli uffici del Ministero e con apprezzamento del lavoro svolto dai restauratori, e, malgrado gli equivoci alimentati dai mezzi di informazione, non vi è alcuna incrinatura nei rapporti istituzionali intercorrenti tra gli uffici del Ministero e la Custodia Generale del Sacro Convento.
  L'intervento sugli affreschi di Lorenzetti è stato condotto da Sergio Fusetti, maestro stimato per la sua competenza e passione, profondo conoscitore della tutela del patrimonio assisiate, ed è stato svolto sempre col placet della Soprintendenza dell'Umbria che ha seguito i lavori e apprezzato il risultato finale, insieme a Giuseppe Basile dell'ISCR, purtroppo recentemente scomparso.
  Le integrazioni fatte nella Cappella di San Nicola, invece, sono relative a un lavoro iniziato nel 2010 e finito nel 2012 e in ogni caso sono tutte reversibili e riguardano solo parti decorative, non figurative.
  All'insorgere delle polemiche sulla stampa, occasionate da un articolo del professor Tomaso Montanari apparso su «La Repubblica» nel febbraio 2015, che ha evidenziato criticità, la Soprintendenza dell'Umbria ha chiesto cautelativamente la sospensione dei lavori di manutenzione in atto sugli affreschi che decorano il transetto della Chiesa inferiore della Basilica di San Francesco in Assisi, sulla base di una nota interlocutoria della Direzione generale Belle Arti e Paesaggio.
  Poiché il Custode Generale del Sacro Convento di San Francesco in Assisi ha chiesto la ripresa dei lavori, la Soprintendenza ha comunicato la necessità di un sopralluogo da parte del Ministero, al fine di concordare le soluzioni più idonee per la ripresa dei lavori.
  Nel frattempo, la Direzione generale, nell'aprile 2015, ha dettato alla Soprintendenza le linee guida per garantire da ulteriori polemiche i lavori in corso nella Basilica inferiore di San Francesco, assicurandone anche per il seguito la correttezza, tra le quali si richiamano in sintesi:
   predisposizione da parte della Soprintendenza di un disciplinare tecnico, d'intesa con la Direzione, al quale i lavori di manutenzione dovranno di volta in volta attenersi;
   sopralluogo almeno settimanale di un tecnico della Soprintendenza che abbia maturato una pregressa esperienza nella manutenzione degli affreschi; in aggiunta, un'eventuale visita almeno mensile da parte di un restauratore dell'ISCR;
   ricorso solo ai minimi interventi indispensabili, evitando ogni trasformazione;
   prosecuzione nella consueta selezione delle maestranze da parte della stazione appaltante Sacro Convento d'intesa con gli uffici del Ministero, con preferenza per coloro che hanno già operato manutenzioni o interventi di altro genere sullo stesso monumento.

  La Soprintendenza ha pertanto prontamente coinvolto l'ISCR al fine di verificare le condizioni dei dipinti e dei paramenti lapidei e concordare le migliori azioni per la ripresa della manutenzione dei medesimi.Pag. 70
  Conclusivamente, gli interventi de quibus sono apparsi forse sovradimensionati, poiché la manutenzione degli anni Ottanta/Novanta aveva dimostrato un'ottima conservazione dei dipinti della Basilica inferiore, e, col terremoto del 1997, non era caduto nemmeno un loro minimo frammento. Tuttavia, tali azioni si giustificano proprio in considerazione del rischio sismico dell'area, che comporta la necessità di un monitoraggio e di un controllo continuo delle opere.
  In ogni caso, tali lavori manutentivi non hanno comportato cospicue azioni di restauro dei beni culturali, nel significato proprio del termine fornito dal Codice dei beni culturali e del paesaggio, ma interventi di prevenzione e manutenzione, che appaiono congrui. Per il futuro si tratterà di operare a secco, con morbidi pennelli di pelo naturale, fissando l'intonaco solo nei punti in cui minaccia davvero di crollare, evitando di intervenire sui dipinti con acqua e di condurre una nuova reintegrazione pittorica, operando insomma con la dovuta leggerezza richiesta dalla situazione e limitando gli interventi al minimo indispensabile.
  Tali lavori, condotti secondo le specifiche linee guida diffuse dalla Direzione generale Belle Arti e Paesaggio, sono attualmente supervisionati non solo dalla Soprintendenza, ma anche dall'ISCR.

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ALLEGATO 5

5-05893 Carrescia: Sulla salvaguardia del Museo tattile statale Omero di Ancona.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Mi riferisco all'interrogazione parlamentare con la quale gli onorevoli Carrescia e Manzi chiedono quali iniziative questo Ministero intenda assumere al fine di assicurare la continuità operativa del museo tattile statale Omero, con sede ad Ancona, presso la Mole Vanvitelliana.
  Il museo Omero, sorto nel 1993 come innovativa struttura comunale per ciechi e ipovedenti, è stato successivamente trasformato, con la legge n. 452 del 25 novembre 1999, in museo tattile statale con la finalità di «raccogliere materiali, oggetti o perfette riproduzioni delle diverse forme di arti plastiche e delle manifestazioni storico-culturali dell'organizzazione dell'ambiente, dello spazio e della vita dell'uomo, al fine di promuovere la crescita e l'integrazione culturale dei minorati della vista e di diffondere tra essi la conoscenza della realtà».
  Tale legge rimetteva a una convenzione tra Ministero e comune di Ancona l'organizzazione del museo; inoltre, a fini collaborativi e gestionali, istituiva un Comitato consultivo composto da rappresentanti del Ministero e degli Enti locali interessati.
  Con tale legge venivano stanziati i fondi per l'istituzione del museo Omero; in particolare, veniva autorizzata una spesa di lire 300 milioni nel 1998 e di lire 500 milioni nel 1999. Per il funzionamento del Museo veniva autorizzata una spesa di lire 460 milioni annue, a decorrere dal 1999; per il funzionamento del Comitato veniva autorizzata una spesa annua massima di lire 40 milioni a decorrere dal 1999.
  Nato come un museo eminentemente destinato ai privi della vista, il museo Omero può ora meglio definirsi come un museo senza barriere, in quanto, attraverso la valorizzazione della tattilità e di nuovi indirizzi multisensoriali, offre i suoi servizi a un pubblico sempre più articolato, costituito non solo da minorati della vista, ma anche da portatori di altre disabilità e da persone così dette normodotate, costituendo in tal modo una splendida possibilità d'integrazione nel segno della cultura.
  Il museo Omero ha fatto dell'osservazione tattile il suo principale canale di conoscenza, una via percettiva esclusa da quasi tutti i musei, un approccio all'estetica in gran parte ancora inesplorato dai non vedenti, nonostante la sua profonda valenza epistemologica. La mission dichiarata del museo è infatti «toccare volti, corpi, gesti, espressioni, scoprire volumi e prospettive attraverso le proprie mani».
  Il museo tattile statale Omero è nato con lo scopo di colmare questo vuoto nel panorama dei servizi culturali per non vedenti, ma anche per offrire uno spazio innovativo dove la percezione artistica passa attraverso suggestioni plurisensoriali extra visive.
  Il notevole impegno profuso nella ricerca metodologica in campo didattico e nell'approfondimento scientifico, oltre che tecnico, delle tematiche relative all'estetica della tattilità e dell'accessibilità ai beni culturali a categorie di pubblico rimaste finora escluse, consente al museo Omero di svolgere una preziosa attività formativa che si esplica mediante l'attività di laboratori Pag. 72destinati alle scuole, di diretti interventi in molte di esse, nonché attraverso l'organizzazione di corsi di formazione rivolti ad operatori museali ed educatori, ai quali hanno partecipato anche funzionari del Ministero e alcuni responsabili di importanti musei italiani.
  L'impegno del museo si è concretizzato nell'attività di consulenza resa a numerose istituzioni italiane sui temi dell'accessibilità e nella vivace collaborazione con importanti istituzioni straniere in campo scientifico (Spagna, Francia, Inghilterra, Polonia, Russia, Giappone, ecc.) e in campo musicale, collaborazione culminata, tra l'altro, nell'organizzazione di sei mostre tattili in Polonia, Repubblica Ceca e Croazia, mentre attualmente si sta studiando la possibilità di una mostra presso il Tretyakov di Mosca.
  Successivamente ai fondi previsti per l'istituzione e il funzionamento del museo dalla ricordata legge istitutiva n. 452 del 1999, nel corso degli anni venivano attribuiti al museo, a fini di implementazione e valorizzazione, ulteriori finanziamenti, a carattere straordinario, reiterati nel tempo, che gli hanno consentito di divenire un unicum nel suo genere, riconosciuto a livello internazionale.
  In particolare, con decreto ministeriale 14 settembre 2007, registrato alla Corte dei conti in data 19 ottobre 2007, lo stanziamento di 10 milioni di euro di cui alla legge finanziaria 2007, articolo 1 comma 1141, destinato a «contributi per il restauro, la conservazione e la valorizzazione dei beni culturali, nonché al fondo in favore dell'editoria per ipovedenti e non vedenti» veniva ripartito attribuendo al museo tattile l'importo di euro 1.000.000,00 sul capitolo 7825 pg 12.
  Su tale stanziamento è stata erogata nell'ottobre del 2010, dalla Direzione generale Biblioteche e Istituti Culturali, una prima tranche di euro 614.974,00 sulla contabilità speciale intestata alla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici delle Marche, volendosi in tal modo prevenire la perenzione amministrativa che sarebbe occorsa al 31 dicembre 2010.
  Dopo l'assegnazione di un milione di euro annuo, prevista dall'articolo 2, comma 250, della legge n. 191 del 2009 per le annualità 2010, 2011 e 2012, il finanziamento non è stato reiterato nella c.d. «legge di stabilità» per il 2013, fatta eccezione per un contributo di euro 55.991,00 per le spese di funzionamento relative all'anno 2013.
  Con il cosiddetto decreto «valore cultura» (decreto-legge 8 agosto n. 91, convertito con legge n. 112 del 2013) viene stanziata la somma di euro 500.000,00 l'anno per il triennio 2013-2015 in favore del museo. A tale somma va ad aggiungersi lo stanziamento previsto per le spese di funzionamento del museo Omero, per ciascuno degli anni dal 2016 al 2018, pari a euro 43.288,00.
  Da quanto sopra risulta evidente che questo Ministero è ben consapevole dell'alto valore culturale, prima ancora che sociale, svolto dal museo tattile statale «Omero», che ha goduto nel corso degli anni di finanziamenti assai numerosi e consistenti proprio per garantire il grado di operatività che in effetti il museo ha pienamente raggiunto. Ferma restando dunque la dotazione ordinaria annua garantita per legge, appare tuttavia chiaro il divario fra il limitato ammontare della dotazione stessa e gli stanziamenti straordinari assegnati al Museo negli anni passati da disposizioni speciali ad hoc. Tale divario rappresenta indubbiamente un fattore di criticità, per il cui superamento il Ministero intende operare, pur senza poter prescindere dai vincoli di bilancio, particolarmente stringenti nella presente fase, confidando anche nel contributo che potrà venire dal confronto parlamentare.