CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 9 luglio 2015
479.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
ALLEGATO

ALLEGATO

Risoluzioni 7-00666 Benedetti e 7-00681 Venittelli: Iniziative relative al fermo pesca biologico.

NUOVA FORMULAZIONE DELLA RISOLUZIONE VENITTELLI N. 7-00681 APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La XIII Commissione,
   premesso che:
    le più recenti misure di revisione della Politica comune della pesca sviluppate nell'ambito dell'Unione Europea vanno inserite nel contesto della Politica marittima Integrata (IMP, COM (2007) 575), che ha stabilito un'architettura generale delle politiche marittime integrando una serie di strumenti trasversali rispetto ai diversi usi cui l'ambito marittimo è sottoposto. Tra questi ricordiamo in particolare in questa sede la Marine Strategy Framework Directive (MSFD, 200B/56/EC), la Blue Growth (COM (2012) 494), ed il Maritime Spatial Planning (COM (2013) 133);
    questi strumenti legislativi mirano a conseguire un uso armonico dell'insieme delle risorse marine, fornendo strumenti pianificatori rivolti a favorire una crescita economica associata ai diversi usi del mare;
    in particolare, la direttiva quadro strategia marina 2008/56/CE (Marine Strategy) mira a monitorare e a migliorare lo «stato di salute» dell'ambiente marino nelle acque poste sotto la sovranità o di pertinenza degli Stati membri, al fine di pervenire ad un uso delle varie risorse marine che non provochi a lungo termine gravi alterazioni dell'ambiente marino. Più recentemente l'Unione Europea ha anche sviluppato una strategia di supporto allo sviluppo sostenibile della crescita dei settori marittimi nel loro insieme, denominato Blue growth (Crescita blu, COM (2012) 484). Questa Direttiva ha come obiettivo prioritario lo sviluppo di settori che hanno un elevato potenziale per lo sviluppo di opportunità occupazionali. In questo contesto si inserisce la Direttiva sulla Pianificazione dello spazio marittimo (Maritime Spatial Planning, COM (2013)133), che mira invece a creare un quadro comunitario al fine di favorire uno sviluppo armonico dei diversi usi del mare, in un contesto di pianificazione dei diversi settori economici che sia anche in questo caso trasparente ed armonico. Tale Direttiva richiede che gli Stati membri forniscano informazioni rispetto alla pianificazione dell'utilizzo del mare per i maggiori settori economici, ivi inclusi la pesca e l'acquacoltura;
    lo sviluppo di questi strumenti legislativi indica che la Gestione marittima integrata del mare mira a conseguire un uso sostenibile dell'ambiente marino nel suo complesso ed allo stesso modo a gestire l'uso del mare in un contesto multi-settoriale;
    va infatti sottolineato che, negli ultimi anni, la gestione della pesca e delle risorse biologiche marine si sta progressivamente trasformando da un approccio legato alla singole specie oggetto di sfruttamento, in un approccio multispecifico, che tiene in considerazione gli effetti dello sfruttamento anche sulle specie non bersaglio (by catch) e sull'intero ecosistema marino, di cui le comunità ittiche sfruttate dalla pesca fanno parte;
    di contro, l'evidente stato di crisi delle risorse europee e la conseguente Pag. 183necessità di ridurre il livello del loro sfruttamento spiegano perché a livello comunitario siano state introdotte misure sempre più rigide in materia di pesca;
    i Regolamenti (CE) 2371/2002 e (UE) 1380/2013 hanno fissato per la Politica Comune della Pesca dell'Unione europea l'obiettivo di raggiungere il rendimento massimo sostenibile («Maximum Sustainable Yield», MSY) – ossia il massimo livello di catture che le singole popolazioni oggetto di pesca possono sopportare in maniera stabile in condizioni ambientali «medie» – o, in assenza di idonei dati scientifici per la definizione dello stesso MSY, di mantenere il prelievo di pesca entro «valori di riferimento» per alcuni indicatori dello stato delle popolazioni (ad esempio stabilità dei rendimenti di pesca su valori storicamente alti), onde garantire la sostenibilità ambientale a lungo termine delle attività di pesca e una gestione di tali attività in grado di conseguire vantaggi a livello socioeconomico e occupazionale, e di contribuire alla disponibilità dell'approvvigionamento alimentare;
    le possibilità di pesca devono essere fissate in conformità all'articolo 2, paragrafo 2, del regolamento (UE) n. 1380 del 2013 (regolamento sulla PCP), e dunque in linea con l'obiettivo di ricostituire gradualmente e mantenere le popolazioni degli stock ittici al di sopra dei livelli di mortalità da pesca coerenti con il rendimento massimo sostenibile. L'obiettivo dell'MSY va raggiunto per quanto possibile entro il 2015 e comunque, in modo progressivo, entro il 2020 per tutti gli stock ittici, sulla base di adeguate informazioni scientifiche;
    per quanto riguarda la pesca, l'area mediterranea rappresenta una grande opportunità non solo di tipo economico e commerciale, ma anche per una gestione unitaria e sostenibile delle risorse, della politica ambientale e della ricerca;
    nel Mediterraneo la regolamentazione della pesca è principalmente basata sulla limitazione dello sforzo attraverso misure di fermo temporaneo dell'attività di pesca, che possono produrre riduzioni dello sforzo, su scala annuale, fino al 20 per cento;
    il fermo pesca biologico, attivato nel nostro Paese, da ultimo, in attuazione della normativa comunitaria recata dal regolamento (CE) n. 1198 del 2006 relativo al Fondo europeo per la pesca (FEP), è una della misure obbligatorie utili a preservare gli stock ittici e a contribuire al ripopolamento della flora e della fauna acquatiche gravemente compromesse, nel corso degli anni, da catture eccessive e da sistemi di pesca inadeguati;
    in virtù di tale arresto temporaneo, comunemente detto «fermo biologico», per le navi da pesca autorizzate ad esercitare l'attività di pesca con il sistema strascico e/o volante, iscritte nei compartimenti marittimi nazionali, ogni anno viene disposta l'interruzione temporanea obbligatoria delle attività di pesca per un periodo che va da 4 a 6 settimane, nel rispetto dei periodi contemplati nei piani di gestione, attualmente compresi tra il 15 giugno e il 15 settembre;
    la normativa europea reca disposizioni specifiche in materia di aiuti pubblici per l'arresto temporaneo della pesca da erogare ai pescatori, tramite cassa integrazione in deroga, e agli armatori, tramite risorse comunitarie, a parziale indennizzo del mancato reddito derivante dall'interruzione della loro attività;
    in particolare, gli armatori usufruiscono di un contributo derivante dalle risorse del FEP/FEAMP che opera quale strumento finanziario comunitario volto a contribuire alla promozione dello sviluppo sostenibile nel settore della pesca, delle zone di pesca e della pesca nelle acque interne;
    il contributo derivante dalle risorse FEP/FEAMP è messo a disposizione dalle Regioni: infatti, per il FEP/FEAMP è prevista la presentazione di un piano strategico e un programma operativo nazionale;
    il 30 ottobre 2014, in occasione della manifestazione nazionale «Blue Pag. 184day» ad Augusta, il ministro Martina ha affermato che nella nuova programmazione sono disponibili 1 miliardo di fondi da utilizzare «per contrastare la crisi e dare un futuro concreto all'intera filiera ittica... il nostro obiettivo principale è sostenere l'occupazione, il reddito e l'attività stessa dei nostri pescatori, rilanciando la pesca in termini strategici attraverso un progetto complessivo di medio e lungo periodo»,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità, previa verifica scientifica, di prevedere un rafforzamento della ricerca scientifica connessa alla biologia ittica e all'ecosistema marino, con l'obiettivo di acquisire elementi conoscitivi aggiornati e completi sulla consistenza delle specie target catturate a fini commerciali, presupposto imprescindibile per la definizione di Piani pluriennali di pesca conformi all'obiettivo del rendimento massimo sostenibile;
   a valutare l'opportunità, in alternativa al fermo di tempo e previa verifica scientifica, di adottare il fermo di spazio;
   a valutare la possibilità di assumere, previa verifica scientifica, nell'ambito dei periodi contemplati nei piani di gestione, un approccio flessibile rispetto all'autonomia di scelta delle marinerie di aree omogenee, del periodo obbligatorio di 30 giorni del fermo pesca biologico;
   a sostenere il perseguimento delle finalità del FEAMP (Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca), in particolare quanto ai temi della competitività delle piccole e medie imprese del settore della pesca e dell'acquacoltura, preservando l'ambiente e favorendo l'uso razionale delle risorse, naturalmente in coerenza con la politica nazionale e i relativi interventi previsti dal Programma nazionale triennale della pesca e dell'acquacoltura;
   a promuovere un'occupazione sostenibile nel comparto ittico e nell'acquacoltura anche dal punto di vista della creazione di nuove ed integrative opportunità di reddito, a supporto dello sviluppo e della multifunzionalità delle imprese di settore, in senso integrato con la sostenibilità ambientale;
   a sostenere il rafforzamento del ruolo e dell'azione della Commissione generale pesca nel Mediterraneo (CGPM), in particolare riguardo alla necessità di tenere in adeguata considerazione le specificità della pesca nel bacino del Mediterraneo, anche in relazione alle difformità di regolamentazione e, pertanto, alla coesistenza economica con le flotte dei Paesi non comunitari del Mar Mediterraneo, non soggette alla disciplina uniforme europea, e realizzando altresì coordinate azioni con i Paesi comunitari;
   a rafforzare gli strumenti per l'effettiva operatività delle aree di ripopolamento, già individuate nei vari GSA e non ancora realizzate, utilizzando le indicazioni della Nuova politica comune della pesca anche al fine di individuare nuove aree di ripopolamento.
(7-00681)
«Venittelli, Oliverio, Capozzolo, Luciano Agostini, Ginoble, Arlotti, Covello, D'Incecco, Minnucci, Amato, Cova, Antezza, Borghi».