CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 1 luglio 2015
473.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-05429 D'Ottavio: Sulla chiusura a tutte le attività dell'edificio denominato «Palazzo Nuovo» dell'Università di Torino.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In merito a quanto rappresentato dagli On.li interroganti, si forniscono di seguito gli elementi informativi acquisiti dall'Università di Torino con nota del 19 giugno 2015.
  Nel luglio 2014 l'Università degli Studi di Torino ha stipulato con l'Agenzia per la Protezione Ambientale del Piemonte una Convenzione per il supporto all'approfondimento del censimento e conseguente mappatura di manufatti contenenti amianto negli edifici dell'Università.
  In adempimento di tale Convenzione, l'ARPA ha attivato una serie di sopralluoghi a seguito dei quali ha segnalato all'Ateneo di aver rilevato la presenza di frammenti di mastici contenenti amianto all'interno dei fan coil presenti in due stanze «verosimilmente residui di lavori effettuati in passato sugli infissi».
  A fronte di tale segnalazione l'Ateneo ha ordinato immediatamente la chiusura delle due stanze interessate e ha chiesto all'ARPA di effettuare campionamenti ambientali. Da tali campionamenti è risultata l'assenza di fibre di amianto disperse nell'aria.
  In virtù di successivi sopralluoghi effettuati nei giorni seguenti dal Servizio prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro (S.Pre.S.A.L.) dell'Azienda sanitaria locale di Torino, lo stesso servizio ha notifico al Rettore il divieto dell'uso di alcuni locali dell'edificio di Palazzo Nuovo. Con successivo verbale del 23 aprile 2015 ha altresì prescritto di adeguare il documento di valutazione del rischio (DVR) e di adottare idonee misure di prevenzione e protezione.
  Alla luce del quadro così configuratosi – a scopo precauzionale e al fine di svolgere e rendere più facile ed efficace il completamento dei sopralluoghi già avviati per provvedere agli eventuali interventi necessari – è stata disposta da parte dell'Ateneo la chiusura dell'intero edificio con relativa sospensione di tutte le attività didattiche nella settimana da lunedì 20 aprile a venerdì 24 aprile 2015. Con successivo decreto rettorale è stata disposta la proroga della chiusura con la riserva di riapertura dello stesso immobile, o di sue parti, all'esito degli adempimenti delle succitate prescrizioni e al consequenziale aggiornamento del documento di valutazione del rischio.
  Come riferito dallo stesso Ateneo, la suddetta decisione è stata tempestivamente comunicata al sindaco della città, permettendo così di individuare adeguati spazi alternativi utili a proseguire le attività didattiche fino alla fine del semestre.
  L'ARPA Piemonte ha continuato la propria attività e in data 16 giugno 2015 ha trasmesso la relazione finale sull'edificio. Nella succitata nota informativa trasmessa dall'Università a questo Ministero, si evidenzia che dei 151 campionamenti effettuati su materiali, 37 hanno rilevato la presenza di amianto. A maggior tutela di studenti e personale, risulta che l'Università ha proceduto a sottoscrivere una convenzione con il Politecnico di Torino sulla base della quale sono stati effettuati ulteriori campionamenti, questa volta ambientali: tutti sono risultati al di sotto della soglia di rischio.
  Allo scopo di portare avanti e concludere le complesse attività previste dalle Pag. 88prescrizioni l'Ateneo ha richiesto al Servizio prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro (S.Pre.S.A.L.) dell'ASL di Torino due proroghe, l'ultima delle quali resasi necessaria per completare l'integrazione del documento di valutazione del rischio e per la pianificazione dei lavori che ad oggi, sulla base di quanto riferito dall'Ateneo, risulta così sintetizzabile:
   sono stati individuati interventi di bonifica mediante rimozione programmata e interventi di confinamento, con priorità immediata, riguardo alle aree afferenti alla didattica e alle biblioteche, con differenti ipotesi di intervento;
   si è proceduto mediante affidamento dei lavori in somma urgenza ai sensi degli artt.175 e 176 del Regolamento n. 207 del 2010;
   inoltre l'Ateneo ha proceduto mediante selezione ad inviti con procedura negoziata ad affidare due lotti di lavori.

  L'Ateneo ha stimato, secondo quanto riferito al MIUR con la succitata nota, un costo per tutti gli interventi necessari per l'intero edificio superiore ai due milioni di euro.
  Nell'ambito di quanto sopra rappresentato sulla base della nota trasmessa a questo Ministero dall'Ateneo in questione, questo Dicastero potrà contribuire a dare un supporto all'Università per risolvere nel minore tempo possibile le problematiche legate alla prevenzione e alla sicurezza nella misura in cui siano disponibili fondi per interventi specifici di manutenzione straordinaria o di investimento.
  Al riguardo si ricorda che ai sensi della cosiddetta legge finanziaria 2001 (l. n. 388 del 23 dicembre 2000, articolo 144, comma 1) nell'anno 2011 è stato definito una apposito accordo di programma tra il MIUR e l'Università di Torino per un importo complessivo pari a circa euro 237 milioni di cui il 50 per cento a carico del Ministero.
  In virtù di tale accordo negli anni l'Ateneo ha potuto effettuare significativi investimenti sul fronte edilizio, anche funzionali a concorrere a risolvere i problemi in tema di sicurezza delle sedi e degli ambienti di lavoro.
  Posto ciò, sarà cura del Ministero monitorare modalità e oneri connessi alla soluzione definitiva della problematica rappresentata.

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ALLEGATO 2

5-05451 Di Benedetto: Su un provvedimento disciplinare nei confronti di un docente dell'Istituto San Gallo di Terni.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Si ripercorrono, preliminarmente, le fasi della vicenda che ha visto come protagonista il docente citato nell'atto di sindacato ispettivo sulla base delle informazioni fornite con nota dell'8 giugno scorso dal competente ufficio scolastico regionale per l'Umbria.
  Con nota dell'11 dicembre 2014 la dirigente scolastica dell'Istituto tecnico «Sangallo» di Terni richiedeva all'Ufficio scolastico regionale per l'Umbria la formale apertura di un procedimento disciplinare nei confronti del professore, per avere lo stesso divelto i crocefissi da quattro aule. I punti specifici riguardanti la contestazione venivano esplicitati nella relazione allegata alla nota medesima.
  In particolare si evidenziavano:
   il comportamento arbitrario con cui si era, tra l'altro, arrecato danno alle pareti, danno di cui il professore dimostrava di avere consapevolezza avendo proceduto a ripararlo a sue spese;
   la consapevolezza, da parte dell'interessato, del complesso di norme in base alle quali l'istituto scolastico ha sempre agito, essendo egli già stato sanzionato per un analogo comportamento nell'anno 2009 e vedendosi respinto il proprio ricorso;
   l'avere più volte addotto motivi di discriminazione nei suoi confronti, in relazione all'esercizio del mandato sindacale, agli obblighi di partecipazione alle assemblee d'istituto, ed altro, laddove i fatti non connotavano alcun comportamento antigiuridico nei suoi riguardi.

  Ricevuta la documentazione, il competente ufficio territoriale procedeva alla contestazione. Il docente, dapprima, presentava le controdeduzioni, quindi svolgeva in data 13 febbraio 2015, presso la sede territoriale di Terni, la prevista audizione assistito dal proprio rappresentante sindacale, nel corso della quale esponeva le proprie argomentazioni difensive.
  Valutati gli atti e tutti gli elementi emersi dall'istruttoria, il responsabile dell'Ufficio scolastico regionale concludeva il procedimento infliggendo la sanzione della sospensione dall'insegnamento per trenta giorni, ritenendo che il comportamento contestato, nonostante le motivazioni difensive addotte, costituisse una violazione dei doveri cui deve essere sempre improntata l'azione e la condotta di un docente.
  Il competente ufficio scolastico regionale ha, altresì, precisato, con la medesima succitata nota, che gli esiti della vicenda non attengono ovviamente a valutazioni di carattere ideologico. Infatti, ai fini dell'adozione della suddetta decisione si è unicamente tenuto conto del comportamento del docente, indipendentemente dalla ragionevolezza delle tesi presupposte e dallo stesso sostenute, le quali non sono state mai oggetto di valutazione.
  In sostanza, si è inteso sanzionare un comportamento che si è ritenuto configurare un vero e proprio esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Pag. 90
  Per completezza, si aggiunge che l'Ufficio scolastico regionale ha tenuto conto della richiesta, presentata dal docente, e intesa ad ottenere la riabilitazione dalla precedente sanzione, sebbene il relativo provvedimento non sia stato ancora emesso. In tal modo, è stato possibile non applicare la recidiva all'attuale procedimento disciplinare che, altrimenti, si sarebbe dovuto concludere con una sanzione superiore a quella irrogata.

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ALLEGATO 3

5-05308 Di Benedetto: Sull'area denominata «Muro dei Francesi», sita nel comune di Ciampino (RM).

TESTO DELLA RISPOSTA

  Mi riferisco all'interrogazione parlamentare dell'Onorevole Di Benedetto e di altri colleghi parlamentari, in merito alla tutela cosiddetta «indiretta» del sito storico denominato «Portale seicentesco e Mura dei Francesi» in comune di Ciampino.
  Il sito, oggetto di indagini archeologiche già nell'Ottocento, è stato dichiarato di interesse storico artistico, ai sensi dell'articolo 10 del decreto legislativo n. 42 del 2004, con decreto del 15 giugno 2009. Al fine di tutelare maggiormente il sito l'Amministrazione ha adottato, a norma dell'articolo 45 del Codice dei beni culturali, con decreto del 20 novembre 2013, prescrizioni di tutela indiretta delimitando un'area di rispetto del bene culturale, suddivisa in tre fasce, ciascuna con prescrizioni via via più stringenti, fino all'inedificabilità, in prossimità del sito. Tali prescrizioni sono immediatamente precettive e devono essere recepite nei regolamenti edilizi e negli strumenti urbanistici.
  Il TAR del Lazio, con sentenza n. 185/2015, ha annullato tale ultimo provvedimento, ritenendo non specificatamente valutate dall'amministrazione le osservazioni, presentate nel corso del procedimento ex articolo 45, dalle cooperative edilizie ricorrenti, in considerazione dell'interesse del quale le stesse erano portatrici relativamente all'attuazione di un piano di edilizia residenziale pubblica. Il TAR ha fatto salve le ulteriori valutazioni dell'amministrazione, alla quale spetta di rideterminarsi alla luce delle normae agendi esplicitate.
  Come enunciato dal Tribunale Amministrativo succitato, pur essendo le prescrizioni di tutela indiretta caratterizzate da notevole discrezionalità sia di contenuto, comprendendo ogni misura idonea allo scopo, sia di spazio, tuttavia le stesse vanno contemperate in relazione al sacrificio imposto al proprietario secondo criteri di congruenza, ragionevolezza e proporzionalità.
  A seguito della sentenza l'amministrazione si è immediatamente attivata al fine di sollecitare gli uffici periferici a provvedere, ognuno per quanto di competenza, agli adempimenti necessari per l'adozione di un nuovo provvedimento di tutela indiretta, emendato dai vizi formali rilevati dal Tribunale, richiamando l'urgenza di riavviare il procedimento per evitare compromissioni all'area interessata.
  Il Segretariato regionale ha manifestato la volontà di esaminare la questione quanto prima in sede di convocazione della Commissione regionale per il patrimonio culturale, competente all'adozione del provvedimento ai sensi del nuovo regolamento di organizzazione del Ministero disposto con il DPCM n. 171 del 2014.
  La Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le province di Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo, titolare dell'istruttoria, sta provvedendo ai necessari accertamenti e approfondimenti documentali, consistenti in cartografie storiche e documentazione d'archivio, al fine di avviare il procedimento di apposizione del vincolo indiretto in termini tali da contemperare – come prescritto dal TAR – le esigenze di tutela con le legittime posizioni soggettive dei privati interessati.