CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 25 giugno 2015
471.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-02107 Parentela: Sulla ristrutturazione del Castello di Carlo V a Crotone.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Rispondo all'interrogazione con la quale l'On.le Parentela richiede notizie in merito al progetto ed agli interventi di ristrutturazioni interessanti il Castello di Carlo V a Crotone.
  Vorrei, a tale proposito riferire che la fortezza di Carlo V di Crotone, che appartiene al Demanio dello Stato, ramo storico ed artistico, è in parziale consegna, a titolo gratuito, al Comune di Crotone, giusta verbale del 16 gennaio 1987, allora sottoscritto dal Comune medesimo, con la Soprintendenza per i beni archeologici della Calabria, con la Soprintendenza per i beni architettonici, artistici e storici della Calabria e con l'intendenza di Finanza di Catanzaro.
  In particolare, sono in consegna al Comune di Crotone gli edifici costituiti dalle Caserme, già utilizzate dalla Guardia di Finanza, costruite sull'area dell'antica acropoli ricompresa entro il perimetro delle mura del Castello e denominate, rispettivamente, Caserma Campana (integralmente consegnata al Comune) e Caserma Sottocampana (in consegna parziale al Comune).
  Detti edifici ospitano, rispettivamente, la Biblioteca comunale e il cosiddetto Museo Civico.
  L'accorcio del 1987 è stato rinnovato nel 2003 mediante la stipula di una convenzione fra il Comune di Crotone e l'Agenzia del Demanio di Catanzaro.
  È ancora da dire che, al momento, il Museo nazionale archeologico di Crotone ha sede in uno stabile progettato dall'architetto Minissi nel 1968 e conta circa 13.000 visitatori l'anno; i ricchi depositi e alcuni uffici della Soprintendenza sono invece all'interno di palazzo Morelli, di proprietà privata, per il cui utilizzo viene pagato un canone di locazione annuo, da parte di questo Ministero, di 54.000 euro.
  Pertanto l'attuale sistemazione del Museo è del tutto inadeguata, sia perché non consente di esporre, per mancanza di spazi, tutte le opere che invece potrebbero trovare idonea collocazione in un ampliato percorso espositivo, sia perché non consente un'ottimale dislocazione del personale ad esso afferente.
  Nel 2007 è stato finanziato dall'Unione Europea il progetto «Restauro dei bastioni e di alcuni locali del castello» per circa 1.300.000 euro, progetto la cui realizzazione è stata affidata, dal Comune di Crotone, con Delibera del primo dicembre 2008, al Raggruppamento Temporaneo di professionisti (RTP) con capogruppo il prof. arch. M. Dezzi Bardeschi.
  L'elaborato predisposto da detto professionista prevedeva una sistemazione a verde del fossato del Castello con l'inserimento di vasche, poi realizzate con il primo finanziamento di cui s’è detto, e quindi la costruzione di una nuova torre faro panoramica collocata sulla sommità della collina al posto dell'antica Torre Marchesana, abbattuta nel 1873. Tale nuova edificazione è però rimasta, al momento solo a livello progettuale.
  Nel 2012 la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici, la Soprintendenza beni archeologici della Calabria, la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Cosenza, Crotone e Catanzaro, il Comune e la Provincia di Crotone, Pag. 153hanno stipulato un Protocollo d'intesa finalizzato alla valorizzazione del Castello.
  All'interno del protocollo è riportata la volontà di trasformare il castello in «un polo culturale fortemente interconnesso con gli spazi urbani, insediandovi istituti culturali e organizzandovi attività ed eventi attrattivi di alto profilo culturale»; viene ribadito che il progetto preliminare dell'arch. Dezzi Bardeschi è coerente con gli obiettivi prefissati anche se interessa solo una parte del Castello; sono definite le aree di utilizzo di ogni singolo sottoscrittore del protocollo onde consentire la realizzazione, all'interno dell'area del Castello, dei locali per allocarvi il Museo nazionale archeologico di Crotone e, al contempo, mantenervi le strutture comunali al momento presenti.
  Le modalità di utilizzo avrebbero dovuto essere definite tramite un regolamento interno, condiviso tra le parti, che si sarebbe dovuto emanare entro il 31 ottobre 2012 (articolo 2 del suddetto Protocollo di intesa).
  Con il detto protocollo il Comune di Crotone si è assunto l'onere della progettazione complessiva del recupero e dell'adeguamento funzionale degli spazi, mentre la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Calabria si è fatta carico di «coordinare ed indirizzare le attività di progettazione e definizione del modello di gestione».
  Nello stesso anno 2012 è stato finanziato con risorse POIN «Attrattori culturali, turistici e naturali» (fondi FESR 2007-2013) un nuovo progetto, «Recupero funzionale degli spazi interni ai bastioni per la nuova localizzazione del Museo archeologico nazionale di Crotone» per 10.000.000 euro suddivisi in 4 anni, con completamento dei lavori previsto per il 2015.
  La redazione di tale ultimo progetto è stata affidata, dal Comune di Crotone, direttamente all'arch. M. Dezzi Bardeschi, perché è stata considerata una progettazione in prosecuzione del lavoro del 2007, così come riportato anche nel suddetto Protocollo d'intesa all'articolo 1.
  Il progetto è stato presentato a Ferrara in occasione del Salone internazionale del Restauro nel 2012.
  In data 3 marzo 2014, il Ministero dei beni e della attività culturali e del turismo ha approvato l'elenco degli interventi finanziabili con le risorse POlIN e PAC: nell'allegato A, alla voce «ulteriori interventi ammissibili fuori programmazione II fase» è riportato il Castello di Carlo V e i Bastioni del castello di Carlo V, per importi rispettivamente di 10.500.000 euro e di 3.000.000 euro, a condizione di avviare le procedure di evidenza pubblica entro il 30 aprile 2014.
  Nello stesso mese di marzo 2014 è stato presentato un nuovo progetto al Salone Internazionale del Restauro di Ferrara, solo parzialmente reso pubblico.
  Il 15 maggio 2014 si è tenuta una Conferenza dei servizi sul progetto, convocata dal Comune di Crotone, alla quale, nonostante le richieste, non hanno potuto partecipare alcune associazioni locali che avevano presentato regolare domanda. In mancanza di un piano antincendio, i Vigili del fuoco non hanno espresso alcun parere e data anche l'assenza del rappresentante della ASL, all'esito della Conferenza dei servizi non è stata presa alcuna risoluzione.
  La Direzione regionale e la Soprintendenza per i beni archeologici hanno dato parere favorevole.
  La Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici, nel maggio del 2014 ha invece espresso un parere condizionato all'acquisizione di ulteriori dati progettuali, in quanto l'attuale proposta, sulla base degli elaborati pervenuti, interferisce in modo non trascurabile con le strutture antiche; non garantisce gli equilibri statici esistenti, e presenta nuovi corpi di fabbrica con volumetrie ed altezze che altererebbero la percezione dei luoghi, costituendo di fatto corpi estranei dissonanti e non compatibili con la dignità storica ed artistica del Castello, in violazione del disposto di cui all'articolo 21 del Codice dei beni culturali e del paesaggio.Pag. 154
  La stessa Soprintendenza si è poi riservata di esprimere l'autorizzazione definitiva subordinandola agli esiti favorevoli delle prescrizioni dettate.
  Il progetto prevede, principalmente, la realizzazione di un museo, ricavato nel terreno alle spalle del muraglione, ricostruito sul fronte sud negli anni sessanta, dopo il crollo di cui s’è detto, fra il Bastione San Giacomo e la Torre Comandante. Le nuove strutture dovrebbero, come riportato dagli stessi progettisti, garantire anche la soluzione alle complesse problematiche statiche ancora presenti lungo quel versante.
  Il nuovo museo, con ingresso indipendente sul fronte, dovrebbe avere uno sviluppo verticale di cinque piani, ricavati nel vuoto creatosi a seguito delle frane degli anni passati. Un edificio che, per come progettato, sembrerebbe scavato nella terra e al cui centro svettano sette grandi alberi in acciaio che sostengono, a mo’ di «chiome», dei pannelli solari.
  Non avendo al momento conoscenza dei dettagli tecnici del progetto definitivo, sui quali esprimere valutazioni più attente, la stessa Direzione generale Archeologia concorda con quanto dichiarato nel parere espresso dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici (ora belle arti e paesaggio), e a constatare che tale tipo di progetto sembra non includere alcuna previsione di intervento sullo stato di conservazione complessivo della fortezza, che pure presenta diffusi e spesso gravi fenomeni di fessurazione e distacchi profondi: inoltre la progettazione del nuovo si sovrappone alla preesistenza senza tener conto della sua consistenza materica e della ormai consolidata percezione del luogo stesso.
  In pratica, l'intervento progettato utilizza il Castello come mero «contenitore» entro cui inserire volumi edificati e spunti architettonici (ci si riferisce in particolare ai dettagli dei pali in acciaio su cui sono impostati i pannelli solari) del tutto indifferenti alle valenze storico-architettoniche del manufatto che li ospita e con il quale non cercano alcun tipo di rapporto armonico o quanto meno rispettoso della sua identità e della sua forma architettonica.
  Viceversa, il complesso avrebbe bisogno di urgenti interventi di restauro e consolidamento in grado di assicurarne in modo adeguato la conservazione.
  La Direzione generale Archeologia di questo Ministero ha chiaramente espresso fortissime perplessità circa l'attuazione del progetto e pertanto sta valutando l'adozione di provvedimenti idonei a scongiurare una tale eventualità, qualora dovesse risultare confermato lo stanziamento di fondi di cui s’è detto in precedenza.

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ALLEGATO 2

5-04685 Di Benedetto: Su talune dichiarazioni svolte presso l'istituto tecnico Giovanni XXIII di Roma, in occasione della giornata dedicata alla cultura della legalità e alla lotta alla corruzione.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle dichiarazioni espresse dal già Procuratore generale della Corte dei conti, in occasione dell'incontro con gli studenti dell'Istituto Tecnico Industriale Statale «Giovanni XXIII» di Roma del 29 gennaio 2015, gli Onorevoli interroganti chiedono chi abbia inoltrato l'invito.
  Appare opportuno riferire, preliminarmente, che nell'ottobre 2013, la Procura Generale della Corte dei conti ha stipulato un protocollo d'intesa con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per sviluppare un programma di incontri con il mondo della scuola allo scopo di diffondere la cultura della legalità.
  Il progetto denominato «Legalità e Scuola» si propone di coinvolgere gli studenti attraverso uno scambio paritetico di informazioni e di opinioni. La diffusione dell'iniziativa su tutto il territorio nazionale è garantita dal coinvolgimento delle strutture periferiche della Corte dei conti e del MIUR.
  Nel 2014, nell'ambito del citato Progetto, è stato indetto un concorso, intitolato «L'Italia incompiuta», sui danni provocati alle risorse pubbliche dal mancato completamento delle opere pubbliche, cui hanno potuto partecipare le scuole di ogni ordine e grado.
  L'adesione all'iniziativa è stata notevole e la premiazione ha assunto un alto significato culturale e di civiltà in quanto è avvenuta sulla cosiddetta «Nave della legalità», durante il viaggio per Palermo nell'anniversario della strage di Capaci.
  Ciò posto, in riferimento all'iniziativa citata nell'atto di sindacato ispettivo cui si risponde, si precisa quanto segue sulla base delle informazioni acquisite dal competente ufficio scolastico regionale con nota del 20 febbraio 2015.
  L'intervento del Procuratore generale non è avvenuto «in occasione della giornata dedicata alla cultura della legalità e alla lotta alla corruzione», come indicato nell'atto di sindacato ispettivo, ma in occasione di un incontro con gli studenti tenutosi in data 29 gennaio 2015 presso l'istituto «Giovanni XXIII» di Roma, cui il Procuratore generale della Corte de i conti si è offerto di partecipare.
  L'iniziativa si è incentrata sui temi dell'ambiente e sull'attività della Corte dei conti a tutela dello stesso sotto i profili economici. Alla medesima manifestazione è intervenuta anche la professoressa Maria Falcone.
  L'evento è stato concepito dalla succitata istituzione scolastica nei primi mesi dell'anno scolastico, avviando i necessari contatti con gli ospiti.
  Il Convegno, quindi, risulta essere stato organizzato dalla stessa istituzione scolastica in seguito alla accertata disponibilità degli invitati, rispettivamente, del Procuratore generale della Corte dei conti e della professoressa Maria Falcone, Presidente della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone. È stata la stessa istituzione scolastica, pertanto, a invitare i suddetti relatori.

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ALLEGATO 3

5-03912 Ascani: Sulle iniziative tese a contrastare le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'Onorevole interrogante, in relazione ad un episodio verificatosi in una scuola di Passignano sul Lago Trago Trasimeno (PG), chiede quali misure, anche in ambito scolastico, vengano promosse al fine di sensibilizzare la pubblica opinione sui temi del contrasto alle discriminazioni fondate sulla diversità di genere.
  Corre l'obbligo precisare conio il MIUR ha avviato da tempo iniziative mirate alla prevenzione e al contrasto dei fenomeni di violenza e di discriminazione di ogni genere.
  A tal riguardo si cita, solo a titolo di esempio, il Protocollo d'Intesa siglato tra il MIUR e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali con delega alle pari opportunità del 30 gennaio 2013 a seguito del quale è stata istituita la «Settimana Nazionale contro la violenza e la discriminazione».
  In occasione di questa ricorrenza, sono promosse, presso le scuole di ogni ordine e grado, iniziative di sensibilizzazione, informazione e formazione rivolte agli studenti, ai genitori e ai docenti sulla prevenzione e il contrasto ad ogni forma di violenza e discriminazione.
  In particolare, quest'anno, in occasione della Settimana nazionale contro la violenza e la discriminazione, è stato bandito un avviso pubblico destinato al finanziamento, per 500.000 euro, di progetti contro la violenza e la discriminazione rivolto alle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado. Si sta, attualmente, procedendo ad una loro attenta disamina. La valutazione definitiva sarà comunicata in tempo utile per programmare i relativi interventi nel corso del prossimo anno scolastico.
  Inoltre, il disegno di legge rubricato «Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti», attualmente all'esame del Senato della Repubblica è assolutamente in linea con le azioni sino ad ora intrapresa dal MIUR su tali tematiche, Infatti esso introduce la previsione secondo cui: «Il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall'articolo 5, comma 2, del decreto-legge 14 agosto 2013. n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119... omissis».
  Difatti, il richiamato articolo 5 istituisce un «Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere», in particolare il comma 2, alla lettera c), sancisce che sia promossa un'adeguata formazione del personale della scuola alla relazione e contro la violenza e la discriminazione di genere e promossa, nell'ambito delle indicazioni, nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione, delle indicazioni nazionali per i licei e delle linee guida per gli istituti tecnici e professionali, nella programmazione didattica curricolare ed extracurricolare delle Pag. 157scuole di ogni ordine e grado, la sensibilizzazione, l'informazione e la formazione degli studenti al fine di prevenire la violenza nei confronti delle donne e la discriminazione di genere, anche attraverso un'adeguata valorizzazione della tematica nei libri di testo.
  Da quanto sopra accennato è di tutta evidenza l'impegno del MIUR su tale fronte.
  Per quanto riguarda, in particolare, l'episodio segnalato nell'interrogazione, il competente Ufficio scolastico regionale ha precisato, con nota del 10 febbraio 2015 a questo Ministero, che si è trattato di una circostanza generatasi dall'iniziativa di singoli individui i quali hanno espresso personali giudizi, evidentemente inadeguati, nei confronti del maestro di danza.
  A tale atteggiamento si è contrapposta la posizione dalla scuola che ha sempre mirato a salvaguardare la dignità del maestro di danza, al quale è stata manifestata piena solidarietà. Non solo l'istituzione scolastica si è rifiutata di proseguire il progetto di danza, del resto liberamente scelto tra le attività aggiuntive programmate e, quindi, non obbligatorio, se non fosse stato portato avanti con lo stesso esperto inizialmente incaricato.

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ALLEGATO 4

5-03625 Binetti: Sulla prova di selezione per l'accesso ai corsi regionali di formazione specifica di medicina generale.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Rispondo all'interrogazione parlamentare in esame, a seguito di delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e nei limiti di competenza del Ministero della salute.
  In via preliminare e a carattere generate, preciso che la problematica sollevata si riferisce a fatti e situazioni verificatesi nell'autunno 2014; ritengo, inoltre, doveroso precisare l'esatto ambito nel quale si colloca il concorso di accesso ai corsi di formazione specifica in Medicina Generale, al fine di poter meglio comprendere l'effettivo riparto di competenze e responsabilità in merito alte vicende contestate.
  In particolare, il decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368, ed il successivo decreto ministeriale 7 marzo 2006, pongono in capo alle Regioni la competenza in materia di formazione specifica in Medicina Generale, sia per quanto attiene all'organizzazione ed alla gestione dei corsi triennali, sia per quanto concerne l'organizzazione e l'espletamento del concorso (ivi compresi la costituzione delle Commissioni di esame, gli adempimenti delle medesime, nonché quelli del Presidente di Commissione).
  Pertanto, è di tutta evidenza che il Ministero della salute non ha competenza specifica, né compiti di vigilanza.
  Riguardo all'espletamento del concorso, infatti, l'attività del Ministero della salute è del tutto marginale, dovendosi limitare a pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale il giorno e l'ora di svolgimento dello stesso, e a fornire supporto alla Commissione di esperti (di cui all'articolo 3, comma 3, del citato d.m. 7 marzo 2006), incaricata di predisporre i quiz a risposta multipla oggetto della prova, così come previsto dall'articolo 3, comma 7, del medesimo decreto ministeriale.
  Al riguardo, le attività di supporto alla Commissione che, predispone le prove di esame sono fornite dalla competente Direzione Generale del Ministero della salute, preciso meglio: la formulazione dei 100 quesiti a risposta multipla, nonché l'indicazione delle risposte esatte, è di esclusiva pertinenza dei componenti di detta Commissione, all'interno della quale non è prevista alcuna presenza da parte di funzionari di questo Dicastero.
  A livello comunitario, la formazione specifica in Medicina Generale è disciplinata da una serie di direttive: il legislatore comunitario ha prescritto detta formazione come requisito obbligatorio per l'esercizio dell'attività di medico di Medicina Generale negli Stati membri.
  Scopo delle direttive è quello di garantire la libera circolazione dei professionisti dell'area sanitaria all'interno dell'Unione europea, fondata sul reciproco riconoscimento dei titoli di formazione. La normativa comunitaria in questione è stata recepita ed attuata nell'ordinamento nazionale: in data 7 marzo 2006, è stato emanato il citato decreto ministeriale recante i «Principi fondamentali per la disciplina unitaria in materia di formazione specifica in medicina generale», in attuazione di quinto previsto dal comma 2, dell'articolo 25, del decreto legislativo n. 368 del 1999.
  A seguito di ciò, le Regioni e le Province Autonome hanno cominciato ad emanare, ogni anno, i bandi di concorso per l'ammissione al corso in parola, in conformità ai principi fondamentali definiti Pag. 159dal Ministero della salute e in relazione alle proprie esigenze ed alle necessità formative evidenziate nelle rilevazioni dei fabbisogni.
  Il concorso si struttura in una prova scritta, identica per tutte le Regioni e le Province Autonome, da svolgersi nel medesimo giorno e ora, avente ad oggetto la soluzione di cento quesiti a risposta multipla su argomenti di medicina clinica. Come già riferito, i quiz vengono formulati da una Commissione di sette esperti – di cui ben sei individuati dalle singole Regioni e Province Autonome a rotazione e designati dalla Conferenza delle Regioni e solo uno designato dal Ministero della salute – individuati tra medici di Medicina Generale, professori universitari ordinari di medicina interna o discipline equipollenti o direttori di struttura complessa.
  La Commissione di esperti provvede anche a predisporre la griglia delle risposte esatte.
  Tutte le operazioni di stampa dei quiz, l'inserimento degli opuscoli nei plichi ed il trasporto presso le sedi regionali è di spettanza delle Regioni che, fino ad oggi, si sono avvalse della Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali.
  Una volta ammessi al corso triennale di formazione specifica in Medicina Generale, durante i 36 mesi di corso, ai medici in formazione è corrisposta, sempre ad opera delle Regioni e Province Autonome, una borsa di studio annuale di 11.603,00 che è strettamente correlata all'effettivo svolgimento delle attività di formazione.
  Nel rispetto delle competenze sopra descritte, in data 17 settembre 2014 si è svolto il concorso per l'accesso al corso di formazione specifica in Medicina Generale per il triennio 2014/2017.
  Successivamente all'espletamento della prova di accesso, sia tramite gli organi di stampa che tramite il Web, sono state diffuse notizie riguardanti gravi «disservizi» e «presunte irregolarità» che avrebbero caratterizzato, in tutta Italia, tale espletamento.
  Le contestazioni formulate dai partecipanti riguardavano gravi carenze organizzative e gestionali.
  In considerazione della delicatezza della vicenda, il Ministero ha ritenuto opportuno avviare un confronto con tutte le Regioni, che si è svolto il giorno 2 ottobre 2014.
  Nel corso dell'incontro, alcune Regioni (Marche, Campania, Toscana, Piemonte e Molise) hanno comunicato di avere già provveduto alla pubblicazione delle rispettive graduatorie, mentre le altre Regioni hanno segnalato di essere in procinto di farlo.
  In merito alle segnalazioni pervenute, la quasi totalità delle Regioni ha riferito il regolare svolgimento delle prove, durante le quali non si sarebbero verificati incidenti e/o disservizi, né sarebbero state sollevate dai candidati le contestazioni in seguito riportate.
  Secondo quanto riferito da alcuni rappresentanti regionali, il regolare espletamento delle prove troverebbe indiretta conferma nel fatto che – sulla scorta di una preliminare analisi dei dati – il numero dei candidati che si sarebbe collocato nella parte alta della graduatoria, avendo conseguito un punteggio pari o superiore a 80/100, è in linea con il «trend» degli anni precedenti.
  È stata negata senza ombra di dubbio l'attendibilità di alcune specifiche segnalazioni quali, ad esempio, l'espulsione nel Lazio di un candidato per aver chiesto l'annullamento della prova a causa di gravi disservizi ed irregolarità rilevate dal candidato medesimo.
  Nel corso dell'incontro i presenti hanno manifestato perplessità in ordine all'intera vicenda, non escludendo possibili «orchestrazioni». Con riferimento a tale aspetto, sono stati posti a conoscenza del Ministero due documenti.
  Il primo è stato messo a disposizione dal Presidente dell'ordine dei Medici di Firenze: si tratta di una lettera predisposta da alcuni studi legali e diffusa sul Web, con la quale si invitano i partecipanti al concorso ad aderire «alla attivazione della controversia amministrativa di impugnazione degli atti di tutti i concorsi».
  In essa si sostiene che la prova di ammissione ai corsi regionali è stata caratterizzata Pag. 160da numerose irregolarità non solo durante l'espletamento della prova, ma anche «nella fase di formulazione dei quesiti».
  Il secondo documento concerne un comunicato datato 17 settembre 2014 (ore 07:03, ben tre ore prima dell'inizio del concorso) in cui si parla già di disservizi nello svolgimento delle prove.
  A seguito di alcune contestazioni formulate alle Regioni da parte di alcuni candidati, e successivamente trasmesse per le vie formali a questo Ministero da parte delle Regioni, per ottenere la revisione di alcuni quiz in via stragiudiziale ed in sede di autotutela, il Ministero ha prontamente proceduto a convocare nuovamente la Commissione che ha elaborato i quiz in questione, al fine di esaminare le argomentazioni addotte dai candidati e di valutarne l'accoglibilità o meno.
  Attesa l'insolita copiosità delle contestazioni pervenute, la Commissione si è dovuta riunire due volte, il 6 novembre ed il 1o dicembre 2014.
  La Commissione ha accolto solo le contestazioni che hanno avuto ad oggetto la seguente domanda: «Solo uno dei seguenti farmaci non è indicato nel trattamento della angina instabile. Quale?», esprimendosi in senso positivo in merito alle contestazioni dei candidati che sostenevano che la risposta esatta fosse «digossina», contrariamente a quanto indicato nella griglia di risposte esatte, predisposta dalla Commissione medesima, ove era riportato «nitrati».
  Di tale determinazione della Commissione, questo Ministero ha prontamente informato tutte le Regioni, al fine di consentire a ciascuna Amministrazione regionale di assumere le iniziative di propria competenza.
  I fatti descritti, hanno generato vari contenziosi in sede amministrativa, mentre si registra un solo esposto alla Procura della Repubblica, relativo al concorso svoltosi nella Regione Liguria, attivato dai responsabili regionali nei confronti di un candidato che si sarebbe introdotto in un'aula differente da quella allo stesso assegnata, per non meglio precisati motivi.
  Va anche detto che il Ministero della salute, all'indomani delle denunce di brogli ed irregolarità, non ha potuto imporre alle Amministrazioni regionali alcun provvedimento di congelamento e/o di sospensione delle attività connesse alla formazione specifica in Medicina Generale, atteso che in alcune realtà regionali, le procedure di ammissione ai corsi in parola erano già in stato avanzato di espletamento e che, in caso contrario, eventuali blocchi alle attività formative avrebbero ingenerato gravi danni ai concorrenti regolarmente risultati vincitori del concorso.
  D'altro canto, nei rispetto del riparto di competenze Stato-Regioni, qualsiasi provvedimento non poteva che essere adottato dall'Amministrazione competente, che in questo caso è ogni singola Regione.
  Inoltre, le Regioni si sono espresse sulla sostanziale infondatezza delle contestazioni e sul regolare svolgimento delle prove, assumendosi la totale responsabilità del proprio operato.