CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 10 giugno 2015
460.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
ALLEGATO

ALLEGATO

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE (dal n. 309 al n. 315)

  NESCI, LIUZZI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   il sistema radiotelevisivo è informato ai principi costituzionali della libertà di espressione e di opinione ed è chiamato a garantire ai cittadini un'informazione completa ed obiettiva, così da porli in condizione di maturare ed esprimere la propria volontà «avendo presenti punti di vista e orientamenti culturali differenti», come affermato dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 112 del 1993;
   l'obiettività, la completezza, la lealtà, l'imparzialità, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, fra gli altri, costituiscono principi generali del sistema radiotelevisivo ai sensi dell'articolo 3 del Testo unico dei servizi di media audiovisivi;
   ai sensi dell'articolo 7 del Testo unico, l'attività di informazione radiotelevisiva deve garantire «l'accesso di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione e di propaganda elettorale e politica in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità, nelle forme e secondo le modalità indicate dalla legge»;
   la legge 22 febbraio 2000, n. 28, disciplina l'accesso dei soggetti politici al mezzo radiotelevisivo e distingue tra programmi di comunicazione politica e programmi di informazione, specificando che a questi ultimi non si applicano i vincoli più stringenti della comunicazione politica, fermo restando il principio della parità di trattamento;
   la diversità «ontologica» tra programmi di informazione e programmi di comunicazione politica è stata confermata anche dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 155 del 2002 e dalla giurisprudenza amministrativa, fra le altre, nelle sentenze del T.A.R. Lazio nn. 11187 e 11188 del 13 maggio 2010, nonché, da ultimo, nelle sentenze del Consiglio di Stato nn. 6066 e 6067 del 2014, nelle quali il Giudice amministrativo ha stigmatizzato il ricorso al criterio quantitativo per la valutazione del pluralismo politico nei programmi di informazione nel periodo non elettorale;
   nei programmi di informazione il parametro quantitativo deve essere interpretato con un certo margine di flessibilità al fine di non pregiudicare il diritto di cronaca e la libertà editoriale, nello stesso tempo assumono particolare rilevanza i criteri qualitativi dell'imparzialità, della completezza e della obiettività nella diffusione delle informazioni e nella presentazione delle notizie;
   secondo il consolidato orientamento dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nei programmi di informazione il principio della parità di trattamento deve essere interpretato nel senso che forze politiche analoghe debbono essere trattate in maniera analoga;
   ai sensi della delibera n. 243/10/CSP, ai fini della valutazione del pluralismo politico nei telegiornali riveste peso prevalente il tempo di parola in quanto «indicatore più sintomatico del grado di pluralismo»;
   i principi e le norme citati si applicano sia nei periodi non interessati dalle campagne elettorali, sia, con particolare rigore, nei periodi di campagna elettorale, a norma della legge n. 28 del 2000;Pag. 164
   la legge n. 28 del 2000 demanda alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ciascuna nel proprio ambito di competenza, il compito di attuare e rendere applicativi i principi di equità e parità di trattamento dei soggetti politici da parte dei mezzi di informazione nei periodi di campagna elettorale;
   nelle more dell'entrata in vigore delle delibere attuative sono «auto-applicativi» i principi e le norme della legge n. 28 del 2000 relativi al pluralismo politico nei programmi di informazione, ricondotti alla responsabilità di una specifica testata giornalistica;
   con il decreto del Prefetto della provincia di Genova del 1o aprile 2015 sono stati convocati per il giorno 31 maggio 2015 i comizi per l'elezione del Presidente e del Consiglio regionale della Liguria. Tale decreto segna l'avvio della campagna elettorale e contestualmente, ai sensi della legge 22 febbraio 2000, n. 28, anche della cosiddetta par condicio;
   con le delibere approvate il 14 aprile 2015, la Commissione parlamentare di vigilanza ha dettato le disposizioni di attuazione della disciplina in materia di comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione relative alla campagna per le elezioni regionali e amministrative indette per il giorno 31 maggio 2015;
   le trasmissioni della concessionaria pubblica relative alla consultazioni amministrative hanno luogo esclusivamente in sede regionale e sono organizzate e programmate a cura della Testata Giornalistica Regionale;
   ai sensi delle citate delibere, i notiziari diffusi dalla Rai e tutti gli altri programmi a contenuto informativo debbono garantire «la presenza paritaria» dei soggetti politici ed uniformarsi «con particolare rigore ai criteri di tutela del pluralismo, della completezza, della imparzialità, della obiettività, dell'equilibrata rappresentanza di genere e di parità di trattamento tra le diverse forze politiche, evitando di determinare, anche indirettamente, situazioni di vantaggio o svantaggio per determinate forze politiche»;
   le medesime delibere stabiliscono che i direttori responsabili dei programmi, nonché i conduttori e i registi, «curano che l'organizzazione e lo svolgimento del programma, anche con riferimento ai contributi filmati, alla ricostruzione delle vicende narrate, alla composizione e al comportamento del pubblico in studio, risultino inequivocabilmente finalizzati ad assicurare il rispetto» dei principi di imparzialità, correttezza e parità di trattamento, in modo tale «che gli utenti non siano oggettivamente nella condizione di poter attribuire, in base alla conduzione del programma, specifici orientamenti politici ai conduttori o alla testata, e che, nei notiziari propriamente detti, non si determini un uso ingiustificato di riprese con presenza diretta di membri del Governo, di esponenti politici o comunque di persone chiaramente riconducibili ai partiti e alle liste concorrenti per il ruolo che ricoprono o hanno ricoperto nelle istituzioni nell'ultimo anno;
   i direttori responsabili dei programmi informativi Rai sono tenuti inoltre a osservare comunque «in maniera particolarmente rigorosa ogni cautela atta ad evitare che si determinino situazioni di vantaggio per determinate forze politiche o determinati competitori elettorali, prestando anche la massima attenzione alla scelta degli esponenti politici invitati e alle posizioni di contenuto politico espresse dagli altri ospiti; a tal fine, deve essere garantito il contraddittorio in condizioni di effettiva parità, in assenza del quale non possono essere trattati temi di chiara rilevanza politica ovvero che riguardino vicende o fatti personali di personaggi politici»;
   per tutto il periodo della campagna elettorale la Rai è tenuta a pubblicare sul proprio sito web i dati del monitoraggio del pluralismo relativi a ogni testata; Pag. 165
   qualora dal monitoraggio dei dati, a partire dalla data di convocazione dei comizi elettorali, «emergessero costanti o comunque significativi disequilibri nei programmi a contenuto informativo non giustificati da oggettive esigenze informative, la direzione generale della Rai è chiamata a richiedere alla testata interessata misure di riequilibrio a favore dei soggetti politici danneggiati»;
   la visione dei notiziari diffusi in questo avvio di campagna elettorale dalla testata TGR Liguria consente di riscontrare agevolmente la sottorappresentazione del Movimento 5 Stelle rispetto ai soggetti analoghi;
   solo a titolo di esempio, basti citare il servizio del telegiornale del 3 maggio – edizione delle 22.30 – dedicato alla campagna elettorale, che si è concentrato esclusivamente sulla presenza del Ministro Boschi a Genova a sostegno della candidata Presidente Raffaella Paita, ma alcun riferimento è stato fatto all'analogo, contestuale evento del Movimento 5 Stelle, con la presenza del deputato Di Battista a sostegno della candidata Presidente Alice Salvatore;
   a prescindere dalle singole edizioni dei tg, la sottorappresentazione, più correttamente l'estromissione del Movimento 5 Stelle dall'informazione diffusa dalla testata in oggetto, è confermata dai dati diffusi dalla Rai attraverso il portale della TGR;
   dai dati risulta che nel periodo 20 aprile-1o maggio 2015 (ultimo aggiornamento disponibile) i notiziari diffusi dalla TGR Liguria non hanno dedicato neppure un secondo a un esponente del Movimento 5 Stelle, né in termini di tempo gestito direttamente, né in termini di tempo totale;
   pur nel rispetto delle esigenze di correlazione all'attualità e alla cronaca, la cancellazione di un soggetto politico come il Movimento 5 Stelle dall'informazione diffusa dalla testata TGR Liguria configura una violazione gravissima e ingiustificabile dei principi di obiettività, completezza e imparzialità dell'informazione, del principio della parità di trattamento delle forze analoghe, nonché del principio della eguaglianza delle opportunità fra i soggetti politici nella fase preparatoria delle elezioni;
   le citate delibere della Commissione di vigilanza, sopra citate, stabiliscono che «qualora dal monitoraggio dei dati quantitativi e qualitativi, considerati su base settimanale a partire dalla data di convocazione dei comizi elettorali, emergessero costanti o comunque significativi disequilibri nei programmi a contenuto informativo non giustificati da oggettive esigenze informative, la direzione generale della Rai è chiamata a richiedere alla testata interessata misure di riequilibrio a favore dei soggetti politici danneggiati»;
   è pleonastico osservare che l'inesistenza del dato quantitativo relativo al Movimento 5 Stelle impedisce alla radice qualsiasi valutazione di tipo qualitativo;
   l'inosservanza della disciplina da parte del consiglio di amministrazione e del direttore generale della Rai costituisce violazione degli indirizzi della Commissione di vigilanza ai sensi dell'articolo 1, comma 6, lettera c), n. 10, della legge 31 luglio 1997, n. 249;
  si chiede di sapere:
   quali misure i vertici della Rai intendano assumere affinché la testata TGR Liguria proceda ad un immediato e rigoroso riequilibrio a favore dei soggetti sottorappresentati – rectius, cancellati – nell'informazione diffusa dalla testata nel corso della campagna elettorale, rammentando al direttore responsabile che gli squilibri riscontrati non soltanto costituiscono gravi e ingiustificabili violazioni dei principi e delle norme in materia di pluralismo politico nell'informazione radiotelevisiva, ma sono altresì suscettibili di incidere negativamente sul corretto svolgimento del confronto politico e sullo stesso esito della consultazione elettorale in Liguria.
(309/1610)

Pag. 166

  RISPOSTA – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
  In linea generale si ritiene opportuno evidenziare le specificità editoriali dell'informazione regionale della Rai; a tal fine si riportano di seguito alcune considerazioni formulate dall'Osservatorio di Pavia sul tema.
  La TGR, sottolinea l'Osservatorio di Pavia, nel determinare la scaletta delle notizie dei tg regionali deve inevitabilmente attenersi al «criterio della notiziabilità in ambito locale correlato all'attività delle Amministrazioni presenti sul territorio». Dunque, attenendosi prevalentemente ai fatti concreti dettati dall'agenda politica locale nonché agli altri avvenimenti dell'attualità, può capitare che in un ristretto arco temporale e circoscritto ambito territoriale non ricorrano occasioni informative afferenti determinate forze politiche.
  Sottolinea ancora l'Osservatorio di Pavia che «La breve durata dei notiziari, oltre tutto con frequenti ripetizioni delle notizie più importanti, fa sì che il tempo in valore assoluto dedicato alla politica risulti assai esiguo e quindi estremamente sensibile all'agenda. Bastano pochi eventi con la presenza di un soggetto pertinente (ad esempio un fatto di cronaca che vede protagonista l'amministrazione locale, una decisione importante di politica locale, un'emergenza che merita la registrazione delle posizioni di amministratori e/o politici locali anche di località molto piccole, ecc.) a rendere «concentrata» la distribuzione dei tempi tra le forze politiche, senza che da ciò ne derivi necessariamente uno squilibrio dal punto di vista del pluralismo». Più in particolare, «l'articolazione delle istituzioni locali tra Regione, Province e Comuni rende impossibile applicare il criterio utilizzato a livello nazionale circa un'equa ripartizione degli spazi tra Governo, maggioranza e opposizione. È necessario tenere conto della struttura amministrativa di una Regione, per una corretta interpretazione dei dati. Ci sono Regioni in cui le Amministrazioni della Regione, della Provincia e del Comune capoluogo, appartengono tutte alla stessa coalizione: ciò comporta che gli spazi risultino concentrati a favore della medesima coalizione».
  Tutto ciò premesso, va segnalato che nel periodo successivo a quello oggetto dell'interrogazione si registrano, tra l'altro, i seguenti elementi:
   il 2 maggio un servizio sulla presentazione delle liste, con doverosa citazione della candidata Presidente del M5S Alice Salvatore;
   il 4 maggio un'ampia mappa di tutte le liste in corsa, senza alcuna intervento in voce, con grafica e fotografia dei candidati, compresa naturalmente la rappresentante del M5S. Il servizio è stato ritrasmesso anche nell'edizione serale;
   l'8 maggio un confronto tra candidati inclusa Alice Salvatore e, nell'edizione serale, è stata trasmessa una dichiarazione della stessa;
   il 9 maggio servizi con immagini sulla «marcia di Grillo» e partecipazione della candidata del Movimento;
   il 10 maggio un servizio con intervista ad Alice Salvatore.

  Sotto il profilo tecnico-operativo, da ultimo, si sottolinea che la redazione ligure della TGR precedentemente all'8 maggio aveva trovato enormi difficoltà nel contattare la candidata Presidente o il suo Ufficio stampa per ottenere un'intervista.

  DI VITA, AIROLA. – Al Presidente della Rai. – Premesso che:
   l'articolo 3 del Testo unico dei servizi media audiovisivi annovera fra i principi fondamentali del sistema radiotelevisivo l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione;
   ai sensi dell'articolo 7, comma 2, del Testo unico, «la disciplina dell'informazione radiotelevisiva garantisce la presentazione Pag. 167veritiera dei fatti e degli avvenimenti, in modo tale da favorire la libera formazione delle opinioni»;
   il Codice etico della Rai regola il complesso di diritti, doveri e responsabilità che l'azienda assume espressamente nei confronti degli utenti con i quali interagisce nell'ambito dello svolgimento delle proprie attività. In qualità di concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, la cui attività risulta regolamentata dalla legge e dal contratto di Servizio, RAI deve garantire un'offerta televisiva realizzata nel rispetto di una programmazione di qualità;
   a tal fine, per quanto occorre in questa sede rilevare, lo stesso codice etico riconosce tra i suoi obiettivi prioritari i seguenti:
    la libertà, la completezza, la trasparenza, l'obiettività, l'imparzialità, il pluralismo e la lealtà dell'informazione;
    un elevato livello qualitativo della programmazione informativa caratterizzata (...) dalla garanzia del contraddittorio adeguato, effettivo e leale al fine di garantire l'informazione, l'apprendimento e lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nazionale, nel rispetto del diritto/dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto dei cittadini a essere informati;
   il medesimo Codice afferma che «l'aderenza all'etica è approccio indispensabile per l'affidabilità di RAI nei rapporti (...) con gli utenti e, più in generale, con l'intero contesto civile ed economico in cui RAI opera. Tale approccio è, altresì, strettamente connesso ai fondamenti etici della comunicazione pubblica ai quali RAI s'ispira attraverso l'adozione di modalità comunicative improntate, sia all'interno che all'esterno, a politiche di trasparenza e imparzialità e a una informazione puntuale e corretta»;
   tra i principi di condotta generali presenti nel codice etico Rai rilevano anche quelli di diligenza, correttezza, buona fede e lealtà, per cui si prescrive di mantenere un comportamento irreprensibile con i terzi interlocutori, assicurando verità di informazione e piena credibilità;
   Official Partner di Expo Milano 2015 per il Cluster Bio-Mediterraneo è la Regione Siciliana;
   numerose fonti di stampa dello scorso 2 maggio (Repubblica.it Palermo, «Expo 2015, il padiglione della Sicilia in un mercato vuoto. Lo scultore Cossyro: «Mi sembra un ghetto» e «Deserto, sporco e allagato: il flop del padiglione siciliano all'Expo. L'ultimatum della Regione: «Sistemate o ci ritiriamo»; ilFattoQuotidiano.it, «Expo 2015, pioggia e sporcizia: esordio-disastro nel cluster Bio-Mediterraneo») riferiscono che l'inaugurazione e i primi lavori del cluster «Bio Mediterraneo» di Expo 2015 guidato dalla Regione Siciliana, spazio di oltre sette mila metri quadrati in cui confluiscono le eccellenze di undici paesi dell'area Mediterranea, sono stati contraddistinti da un netto insuccesso, a causa delle numerose problematiche riscontrate;
   lo spazio espositivo in questione è stato variamente descritto in maniera senz'altro negativa dalle note stampa pubblicate in seguito: pannelli attaccati male al tetto, polvere, sporcizia, vuoto, allagato, inagibile, nessun collegamento internet, senza segnaletica, nascosto ai visitatori;
   addirittura, come mostrato peraltro in diverse riprese televisive effettuate nel giorno inaugurale dell'esposizione, il dirigente generale del dipartimento dell'agricoltura siciliana Dario Cartabellotta, responsabile unico del cluster, ha dovuto personalmente armarsi di scopa e paletta per spazzare lo stand, prima dell'inaugurazione, poiché lo stesso sarebbe stato consegnato in pessime condizioni igieniche;
   Cartabellotta ha inoltre dichiarato che «la copertura sarà anche suggestiva e gradevole, ma è poco funzionale: in più lascia passare la pioggia», denunciando altresì la scarsa visibilità dell'intera zona: «I visitatori ci cercano senza trovarci, la Pag. 168mancanza di segnali e del nome all'esterno non permette ai visitatori di capire cosa ci sia dentro questo grosso spazio». È per questo motivo che nelle prime ore di vita di Expo, l'affluenza ai locali del Cluster sarebbe stata ridotta al minimo: sulle pareti esterne dello stand, infatti, non c’è nemmeno il nome, al contrario di quello che accade per tutti gli altri luoghi espositivi;
   il commissario ha poi lanciato un aut aut: «Ho chiamato i vertici di Expo per dire loro che i problemi del padiglione devono essere risolti al più presto. Altrimenti, sia chiaro: noi siamo pronti ad andarcene»;
   le attività del cluster bio-mediterraneo sono costate tre milioni di euro, degli 11 milioni di euro totali previsti per partecipare a Expo Milano 2015. Fondi che l'amministrazione siciliana, però, non ha ancora erogato;
   duro anche il commento dell'assessore regionale all'agricoltura Nino Caleca che ha subito espresso il suo disagio attraverso un post su Facebook: «Non sprecherò di certo i soldi che il mio assessorato ha stanziato per il Cluster. Se entro pochi giorni non sarà tutto in ordine, riconoscendo il ruolo fondamentale dei Paesi del Mediterraneo, non verserò un solo centesimo di quelli messi in bilancio»;
   come si evince da ulteriori fonti di stampa del 5 maggio 2015 (ilFattoQuotidiano.it, «Cluster Bio Mediterraneo sporco e disordinato: Crocetta lo commissaria»), il governatore della Regione Siciliana Rosario Crocetta ha persino deciso di commissariare il responsabile unico del padiglione Cartabellotta: «La Sicilia ha avuto un danno di immagine grave, che occorre immediatamente riparare. Per tale finalità il governo della Regione istituisce subito un comitato di supporto e controllo per la gestione dello spazio Cluster» – ha spiegato una nota diramata da Palazzo d'Orleans;
   il 3 maggio 2015, all'indomani di tali aspre dichiarazioni riportate fedelmente dai citati autorevoli organi di stampa, l'edizione del Tg2 delle 13 ha lanciato un servizio (min. 9.56 – 11.28) dedicato proprio al padiglione della Sicilia di Expo 2015 (http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-532a86e7-ffc2-412d-83ff-65188bee5e10.html);
   in sintesi, dopo l'annuncio della giornalista in studio, il servizio si apre con immagini che non si riferiscono al cluster, bensì all'inaugurazione di Expo; scorrono poi delle fotografie rappresentative; appare poi Cartabellotta che, apparentemente in maniera soddisfatta, descrive il contenuto teorico del cluster. Del padiglione vero e proprio vengono poi inquadrati (solo) i nomi dei Paesi partecipanti, una dimostrazione culinaria siciliana (come detto, l'unica presente infatti) e istantanee panoramiche che lasciano intuire lo stato ampiamente vuoto del luogo, per poi passare in conclusione all'importanza della dieta mediterranea e del tenersi in forma;
   il servizio in questione, nel suo contenuto edulcorato, ometteva però qualsiasi riferimento alle reali condizioni del cluster, ai problemi riscontrati pubblicamente dagli stessi addetti ai lavori, al potenziale danno per la Regione Sicilia e ai conseguenti provvedimenti che i vertici avrebbero intrapreso a riguardo, come riferito dalla stampa appena un giorno prima negli articoli sopra citati;
   si è trattato, in sostanza, di un servizio viziato da grave incompletezza e incoerente con la missione del servizio pubblico radiotelevisivo, nella misura in cui non ha dato minimamente conto delle gravi problematiche del cluster bio-mediterraneo, peraltro già denunciate da numerosi organi d'informazione;
   proprio a causa del potenziale danno per la Regione Sicilia appare lecito intravedere nei toni e nei contenuti del servizio in oggetto un intento quasi «risarcitorio» dell'immagine della Regione stessa;Pag. 169
  si chiede di sapere:
   se non sia un preciso dovere della concessionaria pubblica, pur nel rispetto dell'autonomia che contraddistingue l'attività giornalistica, offrire sempre un'informazione completa, obiettiva e improntata alla verità dei fatti;
   se non ritenga che l'indipendenza connaturata alla missione del servizio pubblico non implichi l'esercizio di una funzione critica, ove necessario, da parte dei suoi giornalisti, anche se esercitata in relazione a grandi eventi nazionali come l'Expo 2015;
   quali iniziative intenda assumere al fine di offrire agli utenti della RAI un'informazione non edulcorata, bensì completa ed obiettiva, in relazione ai fatti esposti nelle premesse.
(310/1614)

  RISPOSTA – In merito all'interrogazione sopra citata si precisa quanto segue.
  La linea editoriale scelta dal Tg2 nel seguire l'avvio di un importante evento come l'Expò di Milano è stata, nei primi giorni, quella di offrire grande visibilità e di raccontare tutte le particolarità e la complessità dell'evento. Ovviamente l'impegno e l'attenzione che il Tg2 e tutta l'informazione Rai impiegherà nei prossimi mesi nell'accompagnare l'Expò saranno di tale portata che sarà possibile seguire l'evento in tutta la sua evoluzione e poter mostrare al pubblico sempre più dettagliatamente cosa avviene dentro i padiglioni.
  Riguardo lo specifico servizio del Tg2 andato in onda il 3 maggio scorso nell'edizione delle 13,00 è opportuno precisare che in quell'edizione sul tema dell'Expò sono stati trasmessi diversi pezzi: uno sull'inchiesta a seguito dei fatti di cui sono stati protagonisti i
black bloc nel giorno dell'inaugurazione dell'evento; uno sulla manifestazione «nessuno tocchi Milano»; un'altro sul padiglione della Cina; uno sul cluster «Bio Mediterraneo».
  In tale ultimo servizio il giornalista Bruno Gambacorta, curatore della rubrica «Eat Parade», si è soffermato sull'evento in corso quel giorno, spiegando che all'Expò sono presenti
cluster di prodotto e cluster di territorio pensati per quei Paesi che non possono permettersi un padiglione personale, come quello sul Mediterraneo gestito dalla Regione Sicilia. Obiettivo principale del padiglione è quello di evidenziare e promuovere le virtù della dieta mediterranea e del relativo stile di vita. Nel servizio si spiega, ad esempio, che nel padiglione si alternano lezioni di educazione alimentare e proposte degli chef di piatti tipici.
  In tale articolato contesto informativo, il servizio in questione si inserisce – come sopra sintetizzato – nella linea editoriale scelta sulla manifestazione in quanto si pone l'obiettivo di descrivere le attività e l'offerta dei padiglioni; successivamente sarà possibile seguire l'evento in tutta la sua evoluzione e informare il pubblico sempre più puntualmente su cosa avviene all'interno dei diversi padiglioni.

  NESCI, LIUZZI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   il sistema radiotelevisivo è informato ai principi costituzionali della libertà di espressione e di opinione ed è chiamato a garantire ai cittadini un'informazione completa ed obiettiva, così da porli in condizione di maturare ed esprimere la propria volontà «avendo presenti punti di vista e orientamenti culturali differenti», come affermato dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 112 del 1993;
   l'obiettività, la completezza, la lealtà, l'imparzialità, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, fra gli altri, costituiscono principi generali del sistema radiotelevisivo ai sensi dell'articolo 3 del Testo unico dei servizi di media audiovisivi;
   ai sensi dell'articolo 7 del Testo unico, l'attività di informazione radiotelevisiva deve garantire «l'accesso di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione Pag. 170e di propaganda elettorale e politica in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità, nelle forme e secondo le modalità indicate dalla legge»;
   la legge 22 febbraio 2000, n. 28, disciplina l'accesso dei soggetti politici al mezzo radiotelevisivo e distingue tra programmi di comunicazione politica e programmi di informazione, specificando che a questi ultimi non si applicano i vincoli più stringenti della comunicazione politica, fermo restando il principio della parità di trattamento;
   la diversità «ontologica» tra programmi di informazione e programmi di comunicazione politica è stata confermata anche dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 155 del 2002 e dalla giurisprudenza amministrativa, fra le altre, nelle sentenze del T.A.R. Lazio nn. 11187 e 11188 del 13 maggio 2010, nonché, da ultimo, nelle sentenze del Consiglio di Stato nn. 6066 e 6067 del 2014, nelle quali il Giudice amministrativo ha stigmatizzato il ricorso al criterio quantitativo per la valutazione del pluralismo politico nei programmi di informazione nel periodo non elettorale;
   nei programmi di informazione il parametro quantitativo deve essere interpretato con un certo margine di flessibilità al fine di non pregiudicare il diritto di cronaca e la libertà editoriale, nello stesso tempo assumono particolare rilevanza i criteri qualitativi dell'imparzialità, della completezza e della obiettività nella diffusione delle informazioni e nella presentazione delle notizie;
   secondo il consolidato orientamento dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nei programmi di informazione il principio della parità di trattamento deve essere interpretato nel senso che forze politiche analoghe debbono essere trattate in maniera analoga;
   ai sensi della delibera n. 243/10/CSP, ai fini della valutazione del pluralismo politico nei telegiornali riveste peso prevalente il tempo di parola in quanto «indicatore più sintomatico del grado di pluralismo»;
   i principi e le norme citati si applicano sia nei periodi non interessati dalle campagne elettorali, sia, con particolare rigore, nei periodi di campagna elettorale, a norma della legge n. 28 del 2000;
   la legge n. 28 del 2000 demanda alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ciascuna nel proprio ambito di competenza, il compito di attuare e rendere applicativi i principi di equità e parità di trattamento dei soggetti politici da parte dei mezzi di informazione nei periodi di campagna elettorale;
   nelle more dell'entrata in vigore delle delibere attuative sono «auto-applicativi» i principi e le norme della legge n. 28 del 2000 relativi al pluralismo politico nei programmi di informazione, ricondotti alla responsabilità di una specifica testata giornalistica;
   con il decreto del Prefetto della provincia di Genova del 1o aprile 2015 sono stati convocati per il giorno 31 maggio 2015 i comizi per l'elezione del Presidente e del Consiglio regionale della Liguria;
   con il decreto del Presidente della Giunta regionale del Veneto n. 44 del 27 marzo 2015 sono stati convocati per il giorno 31 maggio 2015 i comizi per l'elezione del Presidente e del Consiglio regionale del Veneto;
   con il decreto del Presidente della Regione Puglia n. 199 del 7 aprile 2015 sono stati convocati per il giorno 31 maggio 2015 i comizi per l'elezione del Presidente e del Consiglio regionale della Puglia;
   con il decreto del Presidente di Giunta regionale delle Marche n. 121 del 3 aprile 2015 sono stati convocati per il giorno 31 maggio 2015 i comizi per l'elezione del Presidente e del Consiglio regionale delle Marche;Pag. 171
   con le delibere approvate il 14 aprile 2015, la Commissione parlamentare di vigilanza ha dettato le disposizioni di attuazione della disciplina in materia di comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione relative alla campagna per le elezioni regionali e amministrative indette per il giorno 31 maggio 2015;
   le trasmissioni della concessionaria pubblica relative alla consultazioni amministrative hanno luogo esclusivamente in sede regionale e sono organizzate e programmate a cura della Testata Giornalistica Regionale;
   ai sensi delle citate delibere, i notiziari diffusi dalla Rai e tutti gli altri programmi a contenuto informativo debbono garantire «la presenza paritaria» dei soggetti politici ed uniformarsi «con particolare rigore ai criteri di tutela del pluralismo, della completezza, della imparzialità, della obiettività, dell'equilibrata rappresentanza di genere e di parità di trattamento tra le diverse forze politiche, evitando di determinare, anche indirettamente, situazioni di vantaggio o svantaggio per determinate forze politiche»;
   le medesime delibere stabiliscono che i direttori responsabili dei programmi, nonché i conduttori e i registi, «curano che l'organizzazione e lo svolgimento del programma, anche con riferimento ai contributi filmati, alla ricostruzione delle vicende narrate, alla composizione e al comportamento del pubblico in studio, risultino inequivocabilmente finalizzati ad assicurare il rispetto» dei principi di imparzialità, correttezza e parità di trattamento, in modo tale «che gli utenti non siano oggettivamente nella condizione di poter attribuire, in base alla conduzione del programma, specifici orientamenti politici ai conduttori o alla testata, e che, nei notiziari propriamente detti, non si determini un uso ingiustificato di riprese con presenza diretta di membri del Governo, di esponenti politici o comunque di persone chiaramente riconducibili ai partiti e alle liste concorrenti per il ruolo che ricoprono o hanno ricoperto nelle istituzioni nell'ultimo anno;
   i direttori responsabili dei programmi informativi Rai sono tenuti inoltre a osservare comunque «in maniera particolarmente rigorosa ogni cautela atta ad evitare che si determinino situazioni di vantaggio per determinate forze politiche o determinati competitori elettorali, prestando anche la massima attenzione alla scelta degli esponenti politici invitati e alle posizioni di contenuto politico espresse dagli altri ospiti; a tal fine, deve essere garantito il contraddittorio in condizioni di effettiva parità, in assenza del quale non possono essere trattati temi di chiara rilevanza politica ovvero che riguardino vicende o fatti personali di personaggi politici»;
   per tutto il periodo della campagna elettorale la Rai è tenuta a pubblicare sul proprio sito web i dati del monitoraggio del pluralismo relativi a ogni testata;
   qualora dal monitoraggio dei dati, a partire dalla data di convocazione dei comizi elettorali, «emergessero costanti o comunque significativi disequilibri nei programmi a contenuto informativo non giustificati da oggettive esigenze informative, la direzione generale della Rai è chiamata a richiedere alla testata interessata misure di riequilibrio a favore dei soggetti politici danneggiati»;
   in un precedente quesito, con riferimento alle prime due settimane della campagna elettorale, lo scrivente segnalava la vera e propria cancellazione del Movimento 5 Stelle dall'informazione diffusa dalla testata TGR Liguria;
   i dati del monitoraggio pubblicati dalla Rai attraverso il portale della TGR attestano che il Movimento 5 Stelle è stato gravemente sottorappresentato anche nel periodo 29 aprile-1o maggio, non soltanto nell'informazione diffusa dalla testata TGR Liguria, ma anche nei notiziari delle testate TGR Veneto, TGR Puglia e TGR Marche;Pag. 172
   con riferimento ai notiziari della TGR Liguria, nel periodo di riferimento il soggetto politico Movimento 5 Stelle è rappresentato unicamente in due notiziari del 4 maggio, attraverso il tempo di notizia del candidato alla presidenza della Regione, Alice Salvatore, per un totale di 23 secondi. La testata persegue, dunque, nella sottorappresentazione oltre ogni limite di ragionevolezza del M5S;
   con riferimento ai notiziari della testata TGR Veneto, nel periodo di riferimento il soggetto politico Movimento 5 Stelle risulta evidentemente sottorappresentato rispetto alle forze politiche analoghe, in termini sia di tempo gestito direttamente, sia di tempo totale;
   con riferimento ai notiziari della testata TGR Puglia, nel periodo di riferimento il soggetto politico Movimento 5 Stelle risulta gravemente sottorappresentato rispetto alle forze politiche analoghe. In tutte le edizioni dei notiziari del 29 aprile, del 30 aprile, del 5 maggio e del 6 maggio, nonostante la significativa pluralità di soggetti politici rappresentati, non vi è neppure un secondo di trasmissione dedicato al Movimento 5 Stelle;
   con riferimento ai notiziari della testata TGR Marche, nel periodo di riferimento il soggetto politico Movimento 5 Stelle risulta gravemente sottorappresentato, ovvero addirittura assente in tutte le edizioni del 29 aprile, del 4, 5 e 6 maggio, a dispetto della significativa pluralità di soggetti politici rappresentati nelle medesime edizioni;
   pur nel rispetto dell'autonomia editoriale delle testate, nonché delle esigenze di correlazione all'attualità e alla cronaca, la netta sottorappresentazione, quando non addirittura la stessa cancellazione di un soggetto politico come il Movimento 5 Stelle dall'informazione diffusa dalle citate testate regionali, configura una violazione gravissima e ingiustificabile dei principi di obiettività, completezza e imparzialità dell'informazione, del principio della parità di trattamento delle forze analoghe, nonché del principio della eguaglianza delle opportunità fra i soggetti politici nella fase preparatoria delle elezioni;
   le citate delibere della Commissione di vigilanza, sopra citate, stabiliscono che «qualora dal monitoraggio dei dati quantitativi e qualitativi, considerati su base settimanale a partire dalla data di convocazione dei comizi elettorali, emergessero costanti o comunque significativi disequilibri nei programmi a contenuto informativo non giustificati da oggettive esigenze informative, la direzione generale della Rai è chiamata a richiedere alla testata interessata misure di riequilibrio a favore dei soggetti politici danneggiati»;
   è pleonastico osservare che in taluni casi l'inesistenza del dato quantitativo relativo al Movimento 5 Stelle impedisce alla radice qualsiasi valutazione di tipo qualitativo;
   l'inosservanza della disciplina da parte del consiglio di amministrazione e del direttore generale della Rai costituisce violazione degli indirizzi della Commissione di vigilanza ai sensi dell'articolo 1, comma 6, lettera c), n. 10, della legge 31 luglio 1997, n. 249;
  si chiede di sapere:
   quali misure i vertici della Rai intendano assumere affinché le testate TGR Liguria, TGR Puglia, TGR Veneto e TGR Marche procedano ad un immediato e rigoroso riequilibrio a favore dei soggetti sottorappresentati – rectius, cancellati – nell'informazione diffusa dalle suddette testate, rammentando ai direttori responsabili che gli squilibri riscontrati a tre settimane dal voto non soltanto costituiscono gravi e ingiustificabili violazioni dei principi e delle norme in materia di pluralismo politico nell'informazione radiotelevisiva, ma sono altresì suscettibili di incidere negativamente sulla genuinità delle consultazioni elettorali.
(311/1615)

  RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.Pag. 173
  In linea generale, si mettono in evidenza – di seguito – alcune considerazioni e criteri di analisi validi in generale per l'informazione regionale della Rai.
  La TGR, sottolinea l'Osservatorio di Pavia, nel determinare la scaletta delle notizie dei tg regionali deve inevitabilmente attenersi al «criterio della notiziabilità in ambito locale correlato all'attività delle Amministrazioni presenti sul territorio». Dunque, attenendosi prevalentemente ai fatti concreti dettati dall'agenda politica locale nonché agli altri avvenimenti dell'attualità, può capitare che in un ristretto arco temporale e circoscritto ambito territoriale non ricorrano occasioni informative afferenti determinate forze politiche.
  Sottolinea ancora l'Osservatorio di Pavia che «La breve durata dei notiziari, oltre tutto con frequenti ripetizioni delle notizie più importanti, fa sì che il tempo in valore assoluto dedicato alla politica risulti assai esiguo e quindi estremamente sensibile all'agenda. Bastano pochi eventi con la presenza di un soggetto pertinente (ad esempio un fatto di cronaca che vede protagonista l'amministrazione locale, una decisione importante di politica locale, un'emergenza che merita la registrazione delle posizioni di amministratori e/o politici locali anche di località molto piccole, ecc.) a rendere «concentrata» la distribuzione dei tempi tra le forze politiche, senza che da ciò ne derivi necessariamente uno squilibrio dal punto di vista del pluralismo».
  Più in particolare, «l'articolazione delle istituzioni locali tra Regione, Province e Comuni rende impossibile applicare il criterio utilizzato a livello nazionale circa un'equa ripartizione degli spazi tra Governo, maggioranza e opposizione. È necessario tenere conto della struttura amministrativa di una Regione, per una corretta interpretazione dei dati. Ci sono Regioni in cui le Amministrazioni della Regione, della Provincia e del Comune capoluogo, appartengono tutte alla stessa coalizione: ciò comporta che gli spazi risultino concentrati a favore della medesima coalizione».
  Specificamente riguardo l'informazione fornita dalla TGR del Veneto, si riportano i seguenti elementi relativi alla prima parte del mese di maggio:
   2/05/2015: TGR seconda edizione e notturna, notizie sul Movimento 5 Stelle (Jacopo Berti);
   3/05/2015: TGR seconda edizione, Jacopo Berti nell'ambito di un servizio con tutti i candidati alle regionali;
   4/05/2015: Buongiorno Regione, Jacopo Berti nell'ambito di un servizio con tutti i candidati alle regionali;
   7/05/2015: Buongiorno Regione, notizie sul Movimento 5 Stelle (Alvise Maniero) e TGR prima e seconda edizione con intervento di Francesca Spolaor;
   12/05/2015: TGR, servizio con notizie sul Movimento 5 Stelle (Vernelli Ivaldo);
   13/05/2015: Buongiorno Regione, Jacopo Berti, dibattito con studenti Ca’ Foscari sul tema dei trasporti in Veneto;
   13/05/2015: TGR prima edizione, Jacopo Berti, dibattito con studenti sul tema dei trasporti in Veneto.

  Relativamente all'informazione diffusa dalla TGR Marche, si sottolinea come la visibilità del M5S vada valutata seguendo l'andamento complessivo del periodo oggetto dell'interrogazione; più in particolare, si riportano i seguenti elementi:
   30/04/2015: prima edizione della TGR, servizio con notizie relative al M5S;
   30/04/2015: nella seconda edizione della TGR, servizio con notizie relative al M5S;
   1/05/2015: edizione notturna della TGR, servizio con notizie relative al M5S;
   2/05/2015: prima edizione della TGR, servizio con notizie relative al M5S (Maggi Gianni);
   2/05/2015: nella seconda edizione della TGR, servizio con notizie relative al Movimento 5 Stelle (Maggi Gianni);Pag. 174
   2/05/2015: edizione notturna della TGR, servizio con notizie relative al M5S (Maggi Gianni);
   10/05/2015: nella prima edizione della TGR, servizio con notizie relative al M5S (Morra Nicola e Maggi Gianni);
   10/05/2015: nella seconda edizione della TGR, servizio con notizie relative al M5S (Morra Nicola e Maggi Gianni).
   10/05/2015: edizione notturna della TGR, servizio con notizie relative al M5S (Morra Nicola e Maggi Gianni);
   11/05/2015: Buongiorno Regione, servizio con notizie relative al M5S.

  Per quanto concerne i rilievi all'informazione della TGR Puglia si fa presente che il Co.Re.Com Puglia con provvedimento n. 23 del 14 maggio 2015, in ragione dell'attività informativa svolta dalla Testata nel periodo successivo alla presentazione delle liste (oggetto di un esposto analogo ai quesiti posti con l'interrogazione in questione), ha già deliberato di «archiviare la presunta violazione».
  Quanto infine alla TGR Liguria si rinvia agli elementi già forniti con il riscontro all'interrogazione prot. n. 1610/COMRAI.

  BRUNETTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   l'articolo 2, comma 3 della legge 28 febbraio 2000, n. 22 meglio conosciuta con il nome di par condicio stabilisce che: «È assicurata parità di condizioni nell'esposizione di opinioni e posizioni politiche nelle tribune politiche, nei dibattiti, nelle tavole rotonde, nelle presentazioni in contraddittorio di programmi politici, nei confronti, nelle interviste e in ogni altra trasmissione nella quale assuma carattere rilevante l'esposizione di opinioni e valutazioni politiche»;
   l'articolo 9 comma 1 della citata legge stabilisce che: «Dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l'efficace assolvimento delle proprie funzioni»;
   domenica 17 maggio nel programma di intrattenimento «L'Arena – Protagonisti» condotto da Massimo Giletti è stato ospite unico il premier Matteo Renzi, con un'intervista a lui esclusivamente dedicata di circa trenta minuti;
   la presenza del premier Renzi, a due settimane dalle elezioni regionali risulta, a parere dell'interrogante aver violato le regole della par condicio contenute nella legge n. 22 del 2000, che stabiliscono che la comunicazione politica sia svolta sempre garantendo il contraddittorio;
  si chiede di sapere:
   quali iniziative intendano assumere i vertici Rai per riequilibrare prontamente, prima dello svolgimento delle elezioni regionali e amministrative, la presenza di Matteo Renzi nel programma «L'Arena» di RaiUno, garantendo un analogo spazio e la stessa rilevanza in termini di ascolto.
(312/1621)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
  La rubrica «L'Arena» è una trasmissione ricondotta, per il periodo elettorale, sotto la responsabilità della testata giornalistica del Tg1 e deve, pertanto, essere considerata a pieno titolo «programma di informazione», nell'ambito dei quali è ammissibile la presenza sia di soggetti politici in senso stretto (per l'approfondimento di temi anche elettorali), sia di soggetti Istituzionali, in relazione all'attualità ed all'agenda politica.
  Dunque il fatto che Matteo Renzi ricopra la duplice veste di Segretario del P.D. e di Presidente del Consiglio, non può costituire ostacolo alla sua partecipazione alle trasmissioni di approfondimento informativo a condizione, ovviamente, che siano rispettati i principi del pluralismo, della parità di trattamento, dell'obiettività, della Pag. 175completezza e dell'imparzialità (articolo 5, legge n. 28 del 2000 e articolo 5 Regolamento Commissione di vigilanza del 14 aprile 2015) e che il tempo dedicato alla trattazione di temi prettamente politici sia correttamente assegnato al partito di riferimento e non alla figura istituzionale o al Governo.
  I dati dell'Osservatorio di Pavia confermano che gli argomenti trattati nella puntata de «L'Arena» sono correttamente riconducibili al ruolo istituzionale: il Presidente del Consiglio è stato infatti intervistato sulla situazione economica generale italiana e le prospettive di uscita dalla crisi, riguardo la sentenza della Corte Costituzionale (n. 82 del 15 maggio 2015) sulla «Legge Fornero», sulla riforma della scuola ancora in discussione in Parlamento, sulla riforma elettorale, circa le azioni anti-corruzione e sull'emergenza immigrazione. Si sottolinea che sull'intera intervista solo 153 secondi sono riconducibili al ruolo di
leader del P.D. in quanto si è parlato delle candidature del partito nelle elezioni regionali con particolare riferimento ai candidati democratici in Puglia e Campania, a seguito delle polemiche generate in quei giorni dalla composizione delle liste collegate.
  Si evidenzia come la stessa giurisprudenza riconosca la libertà di format ovvero di «confezionare» il programma secondo le linee editoriali preferite da ogni emittente. Nel caso in questione, con la formula dell'intervista, faccia-a-faccia, spetta al conduttore il ruolo di contraddittore dell'ospite politico e il tempo assegnato all'intervistato va valutato in relazione alle esigenze dell'attualità e della cronaca e a quello attribuito agli altri soggetti politici e istituzionali nel ciclo completo di trasmissione.

  AIROLA, NESCI, LIUZZI, CIAMPOLILLO, GIROTTO. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   il sistema radiotelevisivo è informato ai principi costituzionali della libertà di espressione e di opinione ed è chiamato a garantire ai cittadini un'informazione completa ed obiettiva, così da porli in condizione di maturare ed esprimere la propria volontà «avendo presenti punti di vista e orientamenti culturali differenti», come affermato dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 112 del 1993;
   l'obiettività, la completezza, la lealtà, l'imparzialità, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, fra gli altri, costituiscono principi generali del sistema radiotelevisivo ai sensi dell'articolo 3 del Testo unico dei servizi di media audiovisivi;
   ai sensi dell'articolo 7 del Testo unico, l'attività di informazione radiotelevisiva deve garantire «l'accesso di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione e di propaganda elettorale e politica in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità, nelle forme e secondo le modalità indicate dalla legge»;
   la legge 22 febbraio 2000, n. 28, disciplina l'accesso dei soggetti politici al mezzo radiotelevisivo e distingue tra programmi di comunicazione politica e programmi di informazione, specificando che a questi ultimi non si applicano i vincoli più stringenti della comunicazione politica, fermi restando i principi generali della parità di trattamento e dell'equità;
   la diversità «ontologica» tra programmi di informazione e programmi di comunicazione politica è stata confermata anche dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 155 del 2002 e dalla giurisprudenza amministrativa, fra le altre, nelle sentenze del T.A.R. Lazio nn. 11187 e 11188 del 13 maggio 2010, nonché, da ultimo, nelle sentenze del Consiglio di Stato nn. 6066 e 6067 del 2014, nelle quali il Giudice amministrativo ha stigmatizzato il ricorso al criterio quantitativo per la valutazione del pluralismo politico nei programmi di informazione nel periodo non elettorale;
   la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi Pag. 176radiotelevisivi, con delibera del 18 dicembre 2002, ha prescritto ai direttori responsabili delle testate di assicurare che «i programmi di informazione a contenuto politico-parlamentare attuino un'equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche assicurando la parità di condizioni nell'esposizione di opinioni politiche presenti nel Parlamento nazionale e nel Parlamento europeo»;
   nei programmi di informazione il parametro quantitativo deve essere interpretato con un certo margine di flessibilità al fine di non pregiudicare il diritto di cronaca e la libertà editoriale, nello stesso tempo assumono particolare rilevanza i criteri qualitativi dell'imparzialità, della completezza e della obiettività nella diffusione delle informazioni e nella presentazione delle notizie;
   secondo il consolidato orientamento dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nei programmi di informazione il principio della parità di trattamento deve essere interpretato nel senso che situazioni analoghe debbono essere trattate in maniera analoga;
   ai sensi della delibera n. 243/10/CSP, ai fini della valutazione del pluralismo politico nei telegiornali riveste peso prevalente il tempo di parola in quanto «indicatore più sintomatico del grado di pluralismo»;
   i principi e le norme citati si applicano sia nei periodi non interessati dalle campagne elettorali, sia, con particolare rigore, nei periodi di campagna elettorale, a norma della legge n. 28 del 2000;
   con i decreti dei Presidenti delle Giunte delle regioni interessate dal voto sono stati indetti i comizi elettorali per il giorno 31 maggio 2015;
   il decreto di indizione dei comizi segna l'avvio della campagna elettorale e contestualmente, ai sensi della legge 22 febbraio 2000, n. 28, anche della c.d. par condicio;
   la legge n. 28 del 2000 demanda alla Commissione di vigilanza e all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ciascuna nel proprio ambito di competenza, il compito di attuare e rendere applicativi i principi di equità e parità di trattamento dei soggetti politici da parte dei mezzi di informazione nei periodi di campagna elettorale;
   l'articolo 1, comma 5, della legge 10 dicembre 1993, n. 515, stabilisce che «dalla data di convocazione dei comizi elettorali, nelle trasmissioni informative riconducibili alla specifica responsabilità di una specifica testata giornalistica [...] la presenza di candidati, esponenti di partiti e movimenti politici, membri del Governo [...] deve essere limitata esclusivamente alla esigenza di assicurare la completezza e l'imparzialità dell'informazione»;
   il contenuto della legge n. 515 del 1993 è stato «recepito» ed esteso nella portata dalla legge n. 28 del 2000, che com’è noto si applica a tutte le elezioni. Le stesse delibere attuative della legge n. 28 del 2000, emanate dalla Commissione di vigilanza e dall'Autorità in occasione di consultazioni elettorali, richiamano opportunamente nelle premesse la legge n. 515 del 1993;
   l'articolo 9 della legge n. 28 del 2000 stabilisce che «dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l'efficace assolvimento delle proprie funzioni»;
   con la delibera approvata il 14 aprile 2015 la Commissione parlamentare di vigilanza ha dettato le disposizioni di attuazione della disciplina in materia di comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione relative alla campagna per le elezioni regionali indette per il giorno 31 maggio 2015;
   ai sensi dell'articolo 5, comma 2, della delibera, «i notiziari diffusi dalla Rai Pag. 177e tutti gli altri programmi a contenuto informativo» debbono garantire «la presenza paritaria» dei soggetti politici ed uniformarsi «con particolare rigore ai criteri di tutela del pluralismo, della completezza, della imparzialità, della obiettività, dell'equilibrata rappresentanza di genere e di parità di trattamento tra le diverse forze politiche, evitando di determinare, anche indirettamente, situazioni di vantaggio o svantaggio per determinate forze politiche»;
   ai sensi dell'articolo 5, comma 3, della delibera, i direttori responsabili dei programmi curano «che gli utenti non siano oggettivamente nella condizione di poter attribuire, in base alla conduzione del programma, specifici orientamenti politici ai conduttori o alla testata, e che, nei notiziari propriamente detti, non si determini un uso ingiustificato di riprese con presenza diretta di membri del Governo, di esponenti politici o comunque di persone chiaramente riconducibili ai partiti e alle liste concorrenti per il ruolo che ricoprono o hanno ricoperto nelle istituzioni nell'ultimo anno. Infine, essi osservano comunque in maniera particolarmente rigorosa ogni cautela atta ad evitare che si determinino situazioni di vantaggio per determinate forze politiche o determinati competitori elettorali, prestando anche la massima attenzione alla scelta degli esponenti politici invitati e alle posizioni di contenuto politico espresse dagli altri ospiti; a tal fine, deve essere garantito il contraddittorio in condizioni di effettiva parità, in assenza del quale non possono essere trattati temi di chiara rilevanza politica ovvero che riguardino vicende o fatti personali di personaggi politici»;
   per quanto riguarda i programmi di informazione, il comma 4 del medesimo articolo stabilisce che «i rappresentanti delle istituzioni partecipano secondo le regole stabilite dalla legge n. 28 del 2000 per tutti i candidati e gli esponenti politici, salvo nei casi in cui intervengano su materie attinenti all'esclusivo esercizio delle funzioni istituzionali svolte»;
   dai dati ufficiali del monitoraggio pubblicati dall'Agcom in data 5 maggio 2015, relativi al tempo di parola fruito dai soggetti politico-istituzionali nell'informazione diffusa dalle testate TG1, TG2, TG3 e Rainews, è emersa una netta sovraesposizione del Presidente del Consiglio (e del Governo nel suo complesso), il cui tempo in alcuni casi appare superiore a quello complessivamente fruito dai tre principali partiti parlamentari;
   le elevatissime percentuali del tempo di parola del Presidente del Consiglio e del Governo nella campagna elettorale in corso, già denunciate dagli scriventi in un altro quesito alla concessionaria, suggeriscono che gli interventi in voce degli esponenti governativi non siano strettamente collegati all'esercizio delle rispettive funzioni istituzionali;
   l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, in una comunicazione inviata al Gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle il 14 maggio 2015, ha riferito di aver inviato ad alcune testate, fra cui il TG1, una nota con la quale ha raccomandato alle stesse «il rispetto rigoroso durante il periodo elettorale dei principi della parità di trattamento tra soggetti politici e dell'equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche», facendo particolare riferimento alla «esigenza di una puntuale distinzione tra l'esercizio delle funzioni istituzionali, correlate alla completezza dell'informazione, e l'attività politica in capo agli esponenti del Governo, onde garantire il corretto svolgimento del confronto politico su cui si fonda il sistema democratico durante tutto il periodo elettorale». Tale richiamo ad una pronta inversione di tendenza si è reso necessario in quanto il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Governo hanno fruito di un tempo di parola molto elevato, in molti casi superiore a quello fruito dai soggetti politici;
   il giorno 17 maggio 2015 il Presidente del Consiglio è stato ospite a «L'Arena», trasmissione temporaneamente ricondotta alla responsabilità della testata TG1;Pag. 178
   il Presidente del Consiglio dei Ministri ha goduto di uno spazio di circa 35 minuti, nel quale ha risposto ad alcune domande del conduttore concernenti, fra le altre, la sentenza della Corte costituzionale in materia di indicizzazione delle pensioni, il completamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, la riforma della scuola;
   alla luce dei dati sul pluralismo dei soggetti politico-istituzionali già esibiti dalla testata TG1 nel primo periodo della campagna elettorale, tale presenza del Presidente del Consiglio certamente non riflette quella necessaria inversione di tendenza prescritta dall'Agcom alle principali testate nazionali alla luce della netta sovraesposizione del Governo nell'informazione radiotelevisiva;
   dal punto di vista qualitativo, il confronto tra il conduttore Giletti e il Presidente del Consiglio dei Ministri alla trasmissione «L'Arena» ha determinato plurime violazioni delle disposizioni vigenti in materia di par condicio;
   a due settimane dal voto, infatti, il Presidente del Consiglio ha goduto di uno spazio molto significativo secondo la modalità del «faccia a faccia» con il conduttore Massimo Giletti, a differenza degli altri esponenti politici ospitati nella stessa trasmissione con la formula del contraddittorio;
   ai sensi dell'articolo 5, comma 3, della citata delibera della Commissione parlamentare di vigilanza, il «contraddittorio in condizioni di parità» costituisce la forma attraverso cui i direttori responsabili delle trasmissioni informative possono trattare «temi di chiara rilevanza politica ovvero che riguardino vicende o fatti personali di personaggi politici»;
   il faccia a faccia andato in onda a «L'Arena» è sintomatico della – ormai sistematica – sovrapposizione dei ruoli rivestiti da Matteo Renzi, nello stesso tempo segretario del Partito democratico e Presidente del Consiglio dei ministri. È infatti mancata qualsiasi «puntuale distinzione» delle due figure, nonostante lo sforzo (peraltro, irrituale) del conduttore Giletti di indicare il momento in cui Renzi avrebbe iniziato a parlare come soggetto politico. Nel corso dell'intervista, infatti, non vi è stato un solo momento in cui il Presidente del Consiglio sia intervenuto in stretta relazione all'esercizio delle funzioni istituzionali. Al contrario, questi ha approfittato della sede televisiva per annunciare un decreto-legge in materia di pensioni, oppure, poco prima, il completamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria. Si è trattato, in sostanza, di una vera e propria comunicazione elettorale mediante lo sfruttamento della veste istituzionale, una situazione che, in ottemperanza alle disposizioni vigenti, avrebbe dovuto essere accuratamente evitata dal responsabile della trasmissione;
   merita soffermarsi, ancora dal punto di vista qualitativo, sulle modalità di conduzione di Massimo Giletti, con particolare riguardo alle considerazioni da questi svolte, al modo in cui siano state poste le domande e alle modalità di trattamento dell'ospite, tutte palesemente in contrasto con i principi di obiettività, lealtà e imparzialità dell'informazione radiotelevisiva. Alcuni esempi: nel rivolgere la prima domanda al Presidente del Consiglio, il conduttore Giletti ha illustrato gli effetti positivi del primo anno di governo («Un PIL che ha superato finalmente lo 0,3 per cento», «dati dell'occupazione importanti (sic !)»; il conduttore ha inoltre chiesto all'ospite perché parlassero male di lui nei seguenti termini: «si possono fare tante critiche, ma ricordiamoci dove eravamo qualche tempo fa», «forse sta antipatico perché va contro i sistemi ?»; successivamente il conduttore si è finanche spinto a giudicare la recente sentenza con cui la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità del blocco all'indicizzazione delle pensioni. Anziché porre la questione in termini problematici, il conduttore ha affermato, neppure velatamente, la natura politica della sentenza: «una sentenza per dare fastidio a Renzi ?» Ed ancora: «una sentenza strana»; non sono mancati espliciti apprezzamenti del conduttore all'azione Pag. 179del Presidente del Consiglio, ad esempio con riferimento all'elezione del Presidente della Repubblica: «è stato talmente bravo che ha fatto arrabbiare Berlusconi, diciamolo che è stato bravo»; ed ancora, merita sottolineare il paragone, citando il giornalista Vittorio Feltri, tra Berlusconi e Renzi, che secondo Giletti sarebbero accomunati dalla «ostilità delle toghe» nei loro confronti, come se appunto la sentenza della Corte costituzionale possa interpretarsi come un atto politico ostile nei confronti del Presidente del Consiglio; infine, l'atteggiamento del conduttore nei confronti del disegno di legge governativo in materia scolastica: «perché tutta questa ostilità, nonostante abbiate messo più soldi sulla scuola ?», ed ancora: «perché (a coloro che protestano, ndr) non bastano questi soldi ?», «protestano forse per la meritocrazia che avete introdotto ?», «siamo nel paese degli amici degli amici, capisco che qualcuno abbia paura di essere valutato dal preside», ancora le parole del conduttore Giletti;
   ai fini dell'analisi qualitativa del rispetto del pluralismo politico nell'informazione radiotelevisiva, le considerazioni e le domande formulate da Giletti, nonché le modalità di conduzione e di trattamento dell'ospite, appaiono di particolare gravità e costituiscono un'aperta violazione dei principi in materia di informazione radiotelevisiva, delle norme sulla par condicio, delle regole deontologiche che distinguono l'attività del servizio pubblico radiotelevisivo;
   tali violazioni, di carattere sia qualitativo sia quantitativo, determinano una situazione di vantaggio per una determinata forza politica, minando quindi il principio di eguaglianza delle opportunità fra i soggetti politici nella fase preparatoria delle elezioni, che è appunto il principio presidiato dalla legge n. 28 del 2000;
   la citata delibera della Commissione parlamentare di vigilanza stabilisce che «qualora dal monitoraggio dei dati quantitativi e qualitativi, considerati su base settimanale a partire dalla data di convocazione dei comizi elettorali, emergessero costanti o comunque significativi disequilibri nei programmi a contenuto informativo non giustificati da oggettive esigenze informative, la direzione generale della Rai è chiamata a richiedere alla testata interessata misure di riequilibrio a favore dei soggetti politici danneggiati»;
   l'inosservanza della disciplina da parte del consiglio di amministrazione e del direttore generale della Rai costituisce violazione degli indirizzi della Commissione di vigilanza ai sensi dell'articolo 1, comma 6, lettera c), n. 10, della legge 31 luglio 1997, n. 249;
  si chiede di sapere:
   se non ritengano che sia un preciso dovere del servizio pubblico radiotelevisivo, nonché delle esigenze di correlazione all'attualità e alla cronaca, garantire che le trasmissioni informative, in particolare durante le campagne elettorali, siano rigorosamente uniformate ai principi di completezza, imparzialità, obiettività e di parità di trattamento tra le diverse forze politiche, al fine di evitare che possano determinarsi, anche indirettamente, situazioni di vantaggio o svantaggio per determinate forze politiche;
   se non ritengano che sia un preciso dovere del servizio pubblico radiotelevisivo assicurare che i cittadini non si trovino mai nella condizione di poter attribuire, in base alla conduzione del programma, specifici orientamenti politici ai conduttori o alla testata;
   se non ritengano che le modalità di conduzione di Massimo Giletti, puntualmente descritte nelle premesse, costituiscano una manifesta violazione dei principi e delle norme appena citati e siano in ogni caso offensive della funzione democratica che contraddistingue il servizio pubblico;
   se ritengano che sia coerente con la missione del servizio pubblico radiotelevisivo il fatto che il conduttore di una trasmissione informativa esalti in modo acritico l'attività di un Governo, qualunque Pag. 180esso sia, oppure si spinga ad affermare la natura politica di una sentenza della Corte costituzionale, facendo derivare da essa una presunta ostilità delle «toghe» (sic !) nei confronti del Presidente del Consiglio, oppure ancora mostri apertamente il sostegno ad un provvedimento governativo, quale il disegno di legge in materia scolastica, ponendo al suo interlocutore domande contenenti chiari giudizi di valore e svalutando la vasta e legittima protesta degli insegnanti;
   se non ritengano che il faccia a faccia con Matteo Renzi costituisca una violazione dell'articolo 5, comma 3, della delibera della Commissione parlamentare di vigilanza, secondo cui nelle trasmissioni di informazione «deve essere garantito il contraddittorio in condizioni di effettiva parità, in assenza del quale non possono essere trattati temi di chiara rilevanza politica ovvero che riguardino vicende o fatti personali di personaggi politici»;
   se, in caso di riconosciuta compatibilità dell'intervista con la citata disposizione regolamentare, non ritengano che la trasmissione «L'Arena» sia tenuta a ripristinare immediatamente la parità di trattamento attraverso confronti con altri soggetti politici organizzati con le stesse modalità;
   se non ritengano necessario prescrivere alla testata TG1 il rispetto rigoroso della distinzione tra l'esercizio dell'attività istituzionale e l'esercizio dell'attività politica del Presidente del Consiglio e degli altri esponenti del Governo, avendo cura che questi ultimi intervengano limitatamente all'informazione relativa alle funzioni istituzionali e non utilizzino la propria veste istituzionale per finalità elettorali, come evidentemente avvenuto nella fattispecie in esame;
   quali misure urgenti intendano adottare affinché la testata responsabile e il conduttore della trasmissione «L'Arena» procedano al ripristino immediato della presenza paritaria e della parità di trattamento dei soggetti politici, sia dal punto di vista quantitativo sia dal punto di vista qualitativo, alla luce delle gravi violazioni della normativa esposte in presenza.
(313/1622)

  RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra citata si precisa quanto segue.
  In linea generale si ritiene opportuno evidenziare come la circostanza che Matteo Renzi ricopra la duplice veste di Segretario del P.D. e di Presidente del Consiglio non possa costituire ostacolo alla sua partecipazione alle trasmissioni di approfondimento informativo a condizione, ovviamente, che siano rispettati i principi del pluralismo, della parità di trattamento, dell'obiettività, della completezza e dell'imparzialità (articolo 5, legge n. 28 del 2000 e articolo 5 Regolamento Commissione di vigilanza del 14 aprile 2015) e che il tempo dedicato alla trattazione di temi prettamente politici sia correttamente assegnato al partito di riferimento e non alla figura istituzionale o al Governo.
  I dati dell'Osservatorio di Pavia confermano che gli argomenti trattati nella puntata de «L'Arena» sono correttamente riconducibili al ruolo istituzionale: il Presidente del Consiglio è stato infatti intervistato sulla situazione economica generale italiana e le prospettive di uscita dalla crisi, riguardo la sentenza della Corte Costituzionale (n. 82 del 15 maggio 2015) sulla «Legge Fornero», sulla riforma della scuola ancora in discussione in Parlamento, sulla riforma elettorale, circa le azioni anti-corruzione e sull'emergenza immigrazione. Si pone in evidenza che sull'intera intervista solo 153 secondi sono riconducibili al ruolo di
leader del P.D. in quanto si è parlato delle candidature del partito nelle elezioni regionali con particolare riferimento ai candidati democratici in Puglia e Campania, a seguito delle polemiche generate in quei giorni dalla composizione delle liste collegate.
  Sotto il profilo qualitativo, si segnala come la stessa giurisprudenza riconosca la libertà di format ovvero di «confezionare» il programma secondo le linee editoriali Pag. 181preferite da ogni emittente. Nel caso in questione, con la formula dell'intervista, faccia-a-faccia, spetta al conduttore il ruolo di contraddittore dell'ospite politico e il tempo assegnato all'intervistato va valutato in relazione alle esigenze dell'attualità e della cronaca e a quello attribuito agli altri soggetti politici e istituzionali nel ciclo completo di trasmissione. In tale contesto, si ritiene che il conduttore Giletti abbia condotto l'intervista con il suo consueto stile a tratti colloquiale e pacato, a tratti più incalzante, che ha contrassegnato ciascun faccia-a-faccia con ospiti politici e istituzionali del suo programma.

  CROSIO. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   nell'edizione delle 19.30 del Tg regionale Umbria del giorno 15 maggio 2015 è andato in onda un servizio riferito alla visita del segretario della Lega Nord Matteo Salvini, in cui si mostravano esclusivamente immagini riferite alle contestazioni subite;
   i cittadini che hanno visto tale servizio sono stati messi nella condizione di conoscere solo una parte di quanto accaduto, come se l'arrivo di Matteo Salvini a Perugia fosse stato accolto solo da alcuni ragazzi violenti dei centri sociali e non da piazze affollate di cittadini interessati ai temi trattati dal leader leghista;
   se la disinformazione parziale e fuorviante è sempre e comunque condannabile, quella resa da un telegiornale della rete del servizio radiotelevisivo pubblico, alla quale è affidato il compito di garantire una corretta informazione a tutta la cittadinanza, è a dir poco oltraggiosa;
   non può essere tollerato un atteggiamento di simile superficialità e di approssimazione dalla Rai che, per la missione collegata alla sua stessa esistenza, deve rispondere prioritariamente ai requisiti di pluralismo, completezza e imparzialità;
  si chiede di sapere:
   le ragioni alla base della scelta del caporedattore di turno del Tgr Umbria di limitare le notizie relative alla campagna elettorale di Salvini in Umbria alle sole poche contestazioni, senza informare sul consenso ricevuto dai numerosi cittadini presenti nelle piazze;
   i dati relativi al rispetto della par condicio da parte della testata editoriale di cui in premessa e se, in particolare, siano stati rispettati i tempi di parola garantiti al movimento politico della Lega Nord concorrente nella campagna elettorale in atto;
   quali siano le misure che intende adottare per porre rimedio a quanto accaduto e per far sì che episodi di disinformazione come quello descritto non possano più avvenire.
(314/1623)

  RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
  Della visita in Umbria, lo scorso 15 maggio, del Segretario della Lega Matteo Salvini è stata data informazione il giorno stesso dalla TGR Umbria nel telegiornale delle 14,00 con un servizio della durata di 30» e poi nell'edizione delle 19,30 con un pezzo della durata 50». In entrambi i casi i notiziari hanno cercato di offrire una tempestiva, puntuale e corretta informazione degli eventi che hanno caratterizzato la visita di Salvini. Al riguardo, sotto il profilo delle difficoltà operative, si sottolinea che tali eventi erano avvenuti a ridosso della messa in onda dei servizi.
  In particolare per la manifestazione di Perugia (l'evento di cui si è dato conto nell'edizione delle 19,30) diversi organi di stampa nel dare la notizia hanno dato predominante rilevanza alle forti proteste caratterizzate da scontri tra dimostranti e forze dell'ordine (di tale cronaca si allegano alcuni articoli della stampa locale).
  Ad ulteriore informazione sulla visita del
leader leghista anche il giorno successivo, il 16 maggio, nell'edizione delle 14,00 è stato dato spazio nell'ambito di un servizio riepilogativo di tutte le posizioni politiche (cosiddetto «pastone»), con un tempo di Pag. 182parola pari a 15 secondi, e riportando delle dichiarazioni che lo stesso Salvini aveva ritenuto di rilasciare proprio per parlare dei tafferugli avvenuti nel corso della manifestazione.
  Per quanto riguarda il tema del pluralismo nella TGR Umbria durante la campagna elettorale appena terminata – nel sottolineare che la Lega in Umbria non è impegnata con un proprio candidato alla Presidenza della Regione ma sostiene la candidatura di Claudio Ricci assieme a Forza Italia, Fratelli d'Italia, e tre liste civiche – si evidenzia che il tempo di parola assegnato al blocco di Centro-Destra (composto non solo dal candidato Presidente ma anche dagli esponenti delle forze politiche e dei movimenti che lo sostengono) risulta nettamente prevalente a quello assegnato agli altri blocchi; per quanto riguarda specificamente la quota relativa alla Lega Nord, questa risulta pari a circa un settimo.

  NESCI. – Al Presidente della Rai. – Premesso che:
   l'attuale caporedattore della sede Rai della Calabria, Anna Maria Terremoto, è ormai prossima alla pensione;
   l'Azienda, a breve, dovrà nominare un nuovo caporedattore;
   nelle ultime settimane circola con insistenza la notizia della nomina di Luca Ponzi, attualmente in servizio presso la Tgr Emilia Romagna, a caporedattore della sede Rai della Calabria;
   non sembrerebbe allo stato che Luca Ponzi abbia maturato alcuna esperienza di rilievo sulla situazione sociale, economica e culturale della Calabria;
   per tale motivo sembrerebbe preferibile che il caporedattore della sede Rai della Calabria sia scelto tra i giornalisti che già lavorano nella stessa sede, anche al fine di valorizzare le professionalità formatesi – grazie alla Rai e dunque ai soldi degli italiani – nel luogo, in ossequio agli impegni – in definizione – riguardanti il servizio pubblico rispetto al ruolo e al futuro delle sedi regionali e per la necessità crescente che il Mezzogiorno si racconti con maggiore profondità, specie per mezzo della Rai;
   se Rai scegliesse un caporedattore di altra regione, e nello specifico del Nord, ciò sembrerebbe oggettivamente contrario alla dichiarata volontà di valorizzare le redazioni territoriali e alla stessa logica federalistico-autonomistica che ha permeato la cultura organizzativa e costituzionale degli ultimi anni;
   sembrerebbe preferibile, attesi i complessi problemi sociali della Calabria e le sue evidenti necessità d'informazione, investire sulle risorse già formate della sede locale;
  si chiede di sapere:
   pur nel rispetto di quella autonomia manageriale che deve contraddistinguere l'azione dei vertici della Rai, ma anche di quella trasparenza che deve caratterizzare l'operato di chi amministra del denaro pubblico, quali criteri si intendano seguire per la nomina del nuovo caporedattore;
   quali iniziative si intendano assumere, a partire dalla predetta nomina, a garanzia dell'efficienza della sede regionale della Rai calabrese, della professionalità dei suoi giornalisti e della piena valorizzazione di tutte le risorse umane colà impiegate, in modo da assicurare un servizio di qualità e un racconto dall'interno di quella regione del Sud.
(315/1624)

  RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
  La nomina del caporedattore della TGR Calabria viene effettuata – in coerenza con il quadro normativo contrattuale – dal Direttore Generale su proposta del Direttore di Testata.
  In tale quadro, peraltro, si segnala che – in linea con la politica aziendale attualmente in atto – è stata lanciata nelle scorse settimane una specifica procedura di
job posting aperta a tutti i giornalisti Pag. 183impegnati con contratto di lavoro ex articolo 1 C.N.L.G. subordinato a tempo indeterminato, con la qualifica di Capo Redattore, nonché ai giornalisti impegnati con contratto di lavoro ex articolo 1 C.N.L.G. subordinato a tempo indeterminato, in servizio presso la Testata Giornalistica Regionale, in qualità di Vice Capo Redattore, nonché del personale attualmente inquadrato nell'ambito della Redazione Regionale TGR-Calabria, con la qualifica di Capo Servizio. Ogni valutazione viene svolta nel rispetto delle previsioni del Contratto di Lavoro, nonché delle disposizioni aziendali vigenti.