CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 23 aprile 2015
430.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (III e IV)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Legge quadro missioni internazionali (Testo unificato C. 45 Cirielli, C. 933 Duranti, C. 952 Garofani e C. 1959 Artini).

EMENDAMENTI APPROVATI

ART. 1.

  All'articolo 1, premettere il seguente:

Art. 01.
(Ambito di applicazione).

  1. Al di fuori dei casi di cui agli articoli 78 e 87, nono comma, della Costituzione, la partecipazione delle Forze armate, delle Forze di Polizia ad ordinamento militare o civile e dei corpi civili di pace a missioni internazionali istituite nell'ambito dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) o di altre organizzazioni internazionali cui l'Italia appartiene o comunque istituite in conformità al diritto internazionale, comprese le operazioni militari e le missioni civili di polizia e per lo stato di diritto dell'Unione europea, è consentita, nei termini di cui agli articoli successivi, a condizione che avvenga nel rispetto dei principi di cui all'articolo 11 della Costituzione, del diritto internazionale generale, del diritto internazionale dei diritti umani, del diritto internazionale umanitario e del diritto penale internazionale.
  2. Rientra nell'ambito di applicazione della presente legge l'invio di personale e di assetti, civili e militari, fuori del territorio nazionale, che avvenga secondo i termini della legalità internazionale, delle disposizioni e delle finalità costituzionali, in ottemperanza agli obblighi di alleanze o ad accordi internazionali o intergovernativi, o per eccezionali interventi umanitari.
01. 50. I relatori.

  Sostituirlo con il seguente:

Art. 1.
(Deliberazione e autorizzazione della partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali).

  1. La partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali è deliberata dal Consiglio dei ministri, previa comunicazione al Presidente della Repubblica. Ove se ne ravvisi la necessità, può essere convocato, ai sensi dell'articolo 8, comma 2, del codice dell'ordinamento militare di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, il Consiglio supremo di difesa.
  2. Le missioni deliberate ai sensi del comma 1 sono dal Governo comunicate alle Camere, che tempestivamente le discutono e, con appositi atti di indirizzo, secondo le norme dei rispettivi regolamenti, le autorizzano, eventualmente definendo impegni per il Governo, ovvero ne negano l'autorizzazione. Nelle sue comunicazioni alle Camere, il Governo indica, per ciascuna missione, l'area geografica di intervento, gli obiettivi, la base giuridica di riferimento, la composizione degli assetti da inviare, compreso il numero massimo delle unità di personale coinvolte, nonché la durata programmata e l'ammontare delle risorse finanziarie stanziate a valere sul fondo di cui all'articolo 3.
  3. Il procedimento di cui ai commi 1 e 2 si applica anche in caso di proroga di una missione internazionale oltre la durata inizialmente programmata ovvero in Pag. 11caso di modifica di uno o più dei caratteri di una missione comunicati alle Camere ai sensi del comma 2.
1. 50. I relatori.

  Dopo il comma 3 aggiungere il seguente:
  3-bis. Nell'ambito della partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali sono attuate iniziative volte a implementare la Risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (2000) e le successive Risoluzioni UNSCR 1820 (2008), UNSCR 1888 (2009), UNSCR 1889 (2009), e UNSCR 1960 (2010), UNSCR 2106 (2013) e UNSCR 2122 (2013), e il Piano nazionale su Donne, pace e sicurezza 2014-2016 e successivi.
1. 15. (nuova formulazione) Locatelli, Malvezzi, Quartapelle Procopio, Villecco Calipari.

Pag. 12

ALLEGATO 2

Sulla missione svolta a Riga dal 4 al 6 marzo 2015 per la partecipazione alla Conferenza per il controllo parlamentare sulla politica estera e di sicurezza comune e sulla politica di sicurezza e difesa comune.

RELAZIONE DEL DEPUTATO MASSIMO ARTINI

  Una delegazione bicamerale ha preso parte a Riga, dal 4 al 6 marzo scorso, alla Conferenza interparlamentare sulla Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla Politica di sicurezza e difesa comune (PSDC) nell'ambito del semestre lettone di presidenza del Consiglio dell'Unione europea.
  Alla missione hanno preso parte, per la Camera, l'onorevole Massimo Artini, in qualità di Vicepresidente della Commissione difesa, e gli onorevoli Paolo Alli e Lia Quartapelle Procopio, quali membri della Commissione Affari esteri. Per il Senato hanno preso parte il Presidente della 3a Commissione, sen. Pierferdinando Casini ed il Vicepresidente della stessa, senatore Peppe De Cristofaro.
  Mercoledì 4 marzo si è svolta la riunione dei Presidenti dei Parlamenti dell'Europa meridionale, alla quale ha preso parte, in rappresentanza della delegazione italiana, l'onorevole Artini. Nel corso dei lavori, mentre il capo della delegazione spagnola, l'onorevole Vicente Ferrer Roselló, ha puntato l'accento sulle necessità di approfondire nella successiva riunione della Conferenza interparlamentare la situazione in Algeria, l'onorevole Artini ha avanzato la proposta, successivamente integrata nelle conclusioni, di prevedere un'apposita sessioni sul problema delle migrazioni nel Mediterraneo nel programma dei lavori della Conferenza interparlamentare di Città del Lussemburgo. La delegazione cipriota ha inoltre illustrato una proposta emendativa delle Final Conclusions, che esprime preoccupazione nei riguardi del progetto di costruzione di una centrale nucleare ad Akkuyu, nella Turchia meridionale, e dunque in prossimità dell'isola di Cipro ed invita la Commissione europea a sollevare tale questione nella prossima tornata del negoziato di adesione della Turchia all'UE. La proposta, sostenuta dalla delegazione italiana nei lavori della troika, è stata accolta ed è stata inserita nel documento finale.
  Lo stesso giorno si è svolta la riunione della troika di presidenza, integrata dal Parlamento europeo: in rappresentanza del Parlamento italiano, che prendeva parte ai lavori avendo assicurato la presidenza nel semestre precedente, ha preso parte ai lavori l'onorevole Artini. La versione originaria della bozza delle Conclusioni, predisposte in larga parte dal Parlamento europeo e dal Parlamento lettone, è stata oggetto di numerose proposte emendative presentate dalla delegazione italiana e – dopo un serrato dibattito con l'onorevole Elmar Brok, capo della delegazione del Parlamento europeo – sono confluite nel documento finale, approvato al termine dei lavori della Conferenza per consensus.
  Le principali proposte approvate hanno riguardato innanzitutto l'articolazione interna del documento che, rispetto al testo originario, si diffonde maggiormente sulla lotta al terrorismo internazionale e sulle aree di crisi del Mediterraneo riequilibrando la formulazione di partenza che Pag. 13riservava uno spazio preponderante alle prospettive di riforma del Partenariato orientale ed alla crisi ucraina. A tali modifiche, sostenute dalla delegazione italiana, se ne aggiungono altre a carattere più puntuale, parimenti avanzate dalla delegazione italiana, tra le quali si segnala una più accurata puntualizzazione sul riassetto dei raggruppamenti tattici dell'UE che consolida i risultati conseguiti alla Conferenza interparlamentare di Roma e chiede all'Alta Rappresentante di esporre al prossimo Consiglio europeo di giugno alcune proposte in tal senso, alla luce delle risultanze della Conferenza.
  Il 5 marzo, i lavori sono stati aperti dalla Presidente della Sæima lettone, l'onorevole Inara Murniece, che ha richiamato il nuovo ruolo attivo che i Parlamenti nazionali sono chiamati a svolgere in un quadro internazionale scosso da conflitti e da crisi. Ha inoltre condannato il ricorso alla cd. «guerra ibrida» da parte della Russia nella crisi ucraina e ha auspicato che gli Accordi di Minsk 2 portino ad una de-escalation del conflitto. La presidente ha concluso rivolgendo un invito all'Alta rappresentante per intensificare i contatti con i parlamenti nazionali.
  Il Presidente della Commissione Affari esteri del Parlamento lettore, l'onorevole Ojārs Ērik Kalninsha evidenziato che l'Unione europea, potenza a tutto raggio, «non è un isola», ma deve confrontarsi con una serie di conflitti ai suoi conflitti che si riflettono sulla sua sicurezza interna. Sul partenariato orientale ha ribadito le posizioni dell'UE, sottolineando che l'idea di fondo non è scalfita dalla politica aggressiva di Mosca. Alla politica degli accordi di associazione va affiancata una politica di visti. Occorre al tempo confrontarsi la propaganda di guerra promossa dalla Russia anche attraverso una contro propaganda, mobilitando il Centro d'eccellenza per la comunicazione strategica di Riga della NATO (NATO STratCom COE). Una delle maggiori priorità che l'UE deve affrontare oggi è la definizione di una nuova Strategia europea della sicurezza.
  A parere dell'onorevole Kalniņš uno degli assi portanti di questa strategia deve essere il rafforzamento della cooperazione tra NATO ed UE, considerato che 22 degli Stati UE è parte anche dell'Alleanza atlantica. In tale prospettiva la dimensione parlamentare della cooperazione NATO-UE può offrire un'ottima opportunità per l'adozione di impegni costruttivi, poiché molti dei parlamentari che prendono parte a questa Conferenza sono membri dell'Assemblea parlamentare atlantica e quindi perfettamente consapevoli dell'esigenza di approfondire questa cooperazione. Operando assieme, NATO ed UE possono creare utili sinergie di contrasto alle minacce ibride, al terrorismo ed alla guerra dell'informazione (information warfare). Egli ha richiamato inoltre l'azione del NATO STratCom COE che focalizza le proprie attività sui nuovi profili della guerra dell'informazione, che sta assumendo ora nuovi obiettivi di disinformazione nel campo degli interessi politici e sociali. Sul piano commerciale, dopo avere ricordato che l'accordo tra UE e Canada deve essere soltanto ratificato, sottolinea l'importanza storica del TTIP tra UE e Stati Uniti che porterà ad un forte rilancio delle economie delle due sponde dell'Atlantico e rafforzerà le nostre condivise responsabilità sullo scenario mondiale.
  Il Presidente della Commissione Affari esteri del Parlamento europeo, onorevole Elmar Brok, ha ribadito fermamente il principio dell'integrità territoriale e della sovranità delle nazioni di fronte alle minacce rappresentate dall'espansionismo russo in Crimea ed ai confini orientali dell'Ucraina. Ha sottolineato altresì la piena validità delle sanzioni contro Mosca che adotta un'attitudine fondamentalista di fronte alle democrazie europee. Occorre altresì superare la scarsa coerenza della politica estera europea, con un'organica visione strategica. Ha respinto l'islamofobia mentre, per quanto attiene alla gestione dei flussi migratori, ha affermato che occorre evitare una discussione a compartimenti stagni né una terapia meramente sintomatica. Si dichiara favorevole al TTIP.Pag. 14
  I lavori della prima sessione si sono incentrati sui progressi della Politica europea di vicinato: sono intervenuti Edgar Rinkeēvicš, Ministro lettone degli affari esteri Lettonia, Carl Bildt, ex Primo Ministro e Ministro degli Affari esteri svedese, e Fathallah Sijilmassi, Segretario generale dell'Unione per il Mediterraneo (UpM).
  Il capo della diplomazia lettone ha illustrato le priorità di politica estera dell'UE nel semestre di presidenza lettone, sottolineando in particolare l'esigenza di raccordare meglio la Politica di vicinato che continua a strutturarsi su un versante orientale ed uno mediterraneo. Ha altresì esposto gli obiettivi che la Presidenza lettone intende perseguire attraverso il Vertice sul Partenariato orientale, programmato nella capitale lettone il 22 e 23 marzo, con la partecipazione dell'Armenia, dell'Azerbaigian, della Bielorussia, della Georgia, della Moldova e dell'Ucraina. La Politica di vicinato resta un impegno a lungo, soprattutto alla luce della difficile situazione economico-sociale che grava su tutta l'Europa.
  In particolare, per quanto attiene al Partenariato orientale, ha auspicato un superamento del sistema dei visti per i Paesi che già rispettano le condizioni previste dall'UE. Sul versante della lotta antiterroristica ed anti-Daesh, occorre puntare su un più forte coordinamento tra le forze di intelligence e di polizia degli Stati UE e degli Stati destinatari della Politica di vicinato. La Politica di vicinato rappresenta oggi una grande sfida per l'UE, che necessità tuttavia di obiettivi chiari e di priorità nette, a partire da una disamina delle esigenze di sicurezze e di difesa che oggi caratterizzano l'UE.
  Carl Bildt si è soffermato sul futuro delle politiche europee di vicinato, notando in primo luogo i due distinti approcci perseguiti dall'UE nei riguardi dei suoi vicini orientali (attraverso il Partenariato orientale) e meridionali (attraverso l'Unione per il Mediterraneo): il Partenariato è pienamente integrato nelle strutture istituzionali dell'UE laddove l'UpM venne ideata come una struttura a sé. L'esperienza delle politiche di vicinato resta, a parere di Bildt, ancora fondamentalmente positiva, come dimostra il caso dell'accordo doganale sottoscritto nel 1958 tra la Spagna e la Comunità economica europea e l'intesa del 1995 tra la Comunità europea e la Turchia: in entrambi i casi i benefici per la crescita economica, sociale e politica dei due paesi sono stati rilevantissimi, come dimostra lo stesso processo di pace curdo semplicemente impensabile fino a pochi anni fa. In questa medesima prospettiva potranno operare i nuovi accordi inclusivi di aree di libero scambio (DCFTA) recentemente sottoscritti dall'UE con la Moldova, la Georgia e l'Ucraina.
  Fathallah Sijilmassi ha richiamato preliminarmente il principio della contitolarità delle iniziative promosse nell'ambito dell'UpM che sta alla base della definizione di un'agenda comune, definita dagli Stati UE e da quelli della sponda meridionale del Mediterraneo. In questa ottica si collocano le recenti conferenze ministeriali sui temi principali della collaborazione euro-mediterranea che stanno portando ad una rivitalizzazione dell'UpM. Si tratta adesso di proseguire in questi sforzi ed agevolare un processo d'integrazione tra i diversi paesi del Maghreb che è l'area dei paesi meno integrata al mondo. L'anno 2015 riveste un'importanza cruciale per la Politica di vicinato verso gli Stati della sponda meridionale del Mediterraneo, per il ventesimo anniversario del Processo di Barcellona: si tratta ora di mantenere un approccio equilibrato tra la sicurezza e lo sviluppo, cogliendo le numerose opportunità economiche, interculturali che caratterizzano oggi quell'area. Le sole risposte alle sfide securitarie vanno ricercate nel processo di consolidamento economico e di promozione sociale.
  Nel corso della sessione di domande e risposte, è emersa la consapevolezza di sagomare diversamente le esigenze ed i bisogni dei paesi destinatari della Politica di vicinato e differenziare conseguentemente l'approccio da parte dell'UE. Da parte dei rappresentanti baltici è stata richiamata l'esigenza di un forte impegno Pag. 15da parte delle istituzioni dell'UE, a partire dal Vertice di Riga, per contenere e contrastare le minacce alla stabilità ed alla sicurezza di quell'area provenienti dalla Russa. Al tempo stesso alcuni parlamentari di Stati dell'Europa meridionale ha evidenziato come il caos libico rischi di disarticolare i fragili equilibri interni dell'Egitto, del Marocco e dell'Algeria, e che sia necessario consolidare questi paesi completando il processo di transizione.
  I lavori della seconda sessione, dedicata alla cooperazione tra l'UE e l'Alleanza atlantica per fare fronte alla nuove sfide alla sicurezza sono stati introdotti da Ainars Latkovskis, Presidente della Commissione Difesa, affari interni e prevenzione della corruzione del Parlamento lettone.
  La prima relazione è stata svolta dal Ministro della difesa lettone, Raimonds Vējonis, che ha sottolineato l'esigenza di una «collaborazione intelligente» tra NATO ed UE che può consentire un forte abbattimento dei costi della difesa per tutti gli Stati membri e che finora ha stentato a realizzarsi e che deve evitare ogni costosa duplicazione delle strutture. Per quanto attiene ai raggruppamenti tattici dell'UE ha stigmatizzato il fatto che sia mancata finora la volontà politica di impiegarli. Si è quindi soffermato sui profili della nuova «guerra ibrida» richiamando la piena vigenza degli articoli 4 e 5 del Trattato istitutivo dell'Alleanza atlantica anche di fronte a queste nuove minacce alla sicurezza.
  Per quanto attiene alla Libia ha il Ministro lettone ha sottolineato l'esigenza di sostenere gli sforzi diplomatici in atto per pervenire alla creazione di un esecutivo di unità nazionale, mentre per la crisi ucraina, ha prospettato un inasprimento delle sanzioni a carico della Russia nel caso in cui Mosca non si attenga agli Accordi di Minsk 2.
  Raimonds Vējonis ha inoltre richiamato l'esigenza di sincronizzare le esercitazioni svolte dalla NATO e dalla UE così come quella di promuovere consultazioni periodiche per i programmi di addestramento, sulla scorta dell'esperienza maturata nel settore dei piani di sviluppo delle capacità, fortemente armonizzata tra NATO ed UE. Si tratta altresì di potenziare i momenti di raccordo anche in occasione del verificarsi di grandi crisi: l'esempio dell'emergenza ucraina è sicuramente positivo perché ha evidenziato un'efficiente «divisione del lavoro» tra UE e NATO
  L'Ambasciatore Alexander Vershbow, Vice Segretario generale della NATO, nella sua relazione, ha ricordato come l'Alleanza atlantica e l'UE siano organizzazioni diverse che fondano i loro rapporti su una collaborazione leale e continuativa che si è andata rafforzando negli ultimi tempi soprattutto sotto il profilo tecnico. L'Alleanza atlantica chiede oggi all'UE una maggiore cooperazione, attraverso cicli di addestramento condivisi ed una maggiore armonizzazione nei piani di gestione delle situazioni di crisi. Resta altresì centrale il problema di una maggiore condivisione degli oneri della difesa da parte dei partner europei della NATO, anche attraverso un intelligente ricorso al pooling and sharing.
  Sul piano delle grandi crisi internazionali in atto, il diplomatico statunitense ha sottolineato l'esigenza di una piena attuazione degli accordi di Kiev 2, unitamente alla necessità di definire una strategia di risposta alla «guerra ibrida» lanciata dalla Russia. Altri paesi confinanti con Mosca, come la Georgia e la Moldova devono essere sostenuti dall'UE con un pacchetto di misure che non può limitarsi alla sola assistenza militare.
  Sul versante del Nord Africa e del Medio Oriente, l'Ambasciatore Alexander Vershbow ha ribadito l'impegno dell'Alleanza atlantica in Giordania, Iraq e Libia per proiettare stabilità anche al di là delle frontiere dell'Alleanza.
  Da parte sua, l'Ambasciatore MaciejPopowski, Vice Segretario generale del SEAE, ha ribadito che il Trattato di Lisbona è una solida base per la cooperazione NATO-UEL che si è andata ulteriormente perfezionando sul terreno concreto dei rapporti tra Alto Rappresentante e Segretario generale dell'Alleanza atlantica.Pag. 16
  La stessa percezione degli Stati Uniti nei riguardi della politica estera dell'UE si sta modificando in meglio, anche perché Washington apprezza la «divisione del lavoro» insita nel raccordo NATO-UE, in base al quale quest'ultima può intervenire in teatri di crisi dove l'Alleanza atlantica non può farlo, come ad esempio il Corno d'Africa. L'UE può svolgere altresì un ruolo essenziale nel institutional building in Ucraina, dalla riforma della polizia a quella del sistema giudiziario.
  Il prossimo Consiglio europeo di giugno servirà a dare un importante segnale strategico alla Comunità internazionale, dimostrando la coerenza e l'unitarietà della comunità transatlantica, in un contesto di profondo cambiamento degli scenari internazionali che non potrà non riflettersi nella nuova strategia di sicurezza dell'UE.
  Nel corso del dibattito è intervenuto l'onorevole Alli, anche nella sua veste di Vicepresidente dell'Assemblea parlamentare della NATO, che ha evidenziato la rilevanza del rapporto di collaborazione tra la NATO e l'UE, anche al di là dei soli profili militari. L'Alleanza atlantica ha oggi sviluppato tutta una serie di capacità tecniche nel settore della lotta al terrorismo, alla pirateria internazionale ed alla criminalità informatica, oggi particolarmente utili per contrastare le minacce della «guerra ibrida». Al tempo stesso, attraverso i programmi di partenariato, la NATO associa tutta una serie di Stati dell'Asia centrale, del Medio Oriente e dell'Africa settentrionale. Ha inoltre sottolineato l'esigenza di definire un Piano di risposta rapida anche per il versante meridionale della NATO. L'UE da parte sua non può più nascondersi dietro la potenza americana ma deve rafforzare la propria azione di politica estera e di difesa. Ciò implica una riflessione, che deve coinvolgere gli stessi Parlamenti nazionali, sulle spese per la difesa, che rappresentano una garanzia per un avvenire delle nostre società. Le crisi geopolitiche odierne possono costituire un'opportunità da cogliere per rispondere con misure adeguate alla domanda di sicurezza che proviene dai cittadini, rispetto alla quale passano in secondo piano anche le preoccupazioni per gli oneri finanziari connessi a questa strategia di sicurezza.
  La discussione ha altresì fatto emergere la necessità di migliorare il quadro organizzativo dell'UE in materia di difesa e di sicurezza che registra ancora oggi l'assenza di un vero e proprio quartier generale, di una specifica tipologia di Consiglio dei ministri di settore, di un'apposita commissione permanente del Parlamento europeo e di un Commissario europeo di settore. È stata parimenti stigmatizzata da un lato la carenza di coordinamento tra l'azione della NATO e quella dell'UE che finisce per indebolire il ruolo internazionale giocato da queste due organizzazioni e, dall'altro, l'incapacità dell'UE di aprirsi alla collaborazione di partner non unionali alle difesa europea, come la Turchia.
  La sessione successiva si è incentrata sull'intervento di Federica Mogherini, Alta Rappresentante dell'UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, molto apprezzato dai parlamentari presenti. In primo luogo, ha richiamato il suo duplice ruolo di Vice Presidente e di Alta Rappresentante, che consente un più efficace coordinamento della proiezione internazionale dell'UE, attraverso il raccordo con gli altri Commissari europei competenti per alcuni profili dell'azione esterna dell'UE, come la politica commerciale. In un contesto globalizzato tale dimensione dell'azione internazionale assume una sua centralità come dimostrano le aspettative per il TTIP che ella valuta fondamentale per rinsaldare i legami transatlantici e per riequilibrare gli effetti dell'accordo transpacifico tra Stati Uniti e Cina.
  Sul piano generale, l'Alta Rappresentante ha ribadito il suo netto rifiuto di una visione del quadro geopolitico attuale strutturato attorno allo «scontro di civiltà»: l'idea-guida dell'azione internazionale dell'UE è, al contrario, quella di un'alleanza di civiltà – che coinvolga anche le comunità islamiche – contro il terrorismo di matrice religiosa.
  Con riferimento alla questione ucraina, l'Alta Rappresentante ha tenuto a precisare il ruolo-guida svolto dall'UE nel definire Pag. 17il contenuto dei nuovi accordi di Minsk, che è poi stato finalizzato da Francia e Germania sulla base di un mandato fornito dal Consiglio europeo nei giorni precedenti. Si è poi detta fiduciosa che l'UE possa sostenere coerentemente la dinamica di attuazione degli Accordi di Minsk 2, sostenendo un approccio volto più a prevenire le crisi che a reprimerle. Resta centrale il monitoraggio del cessate il fuoco e la de-escalation militare, anche se già si profila l'esigenza di aumentare le risorse finanziarie, di proseguire nell'assistenza umanitaria da parte e di dare avvio concreto ai progetti d’institutional building in Ucraina per sostenere il processo di riforma istituzionale, secondo lo «spirito di Maidan».
  Per la crisi libica ha sottolineato l'esigenza di individuare un interlocutore credibile che sappia controllare l'emergenza dei flussi di profughi e di richiedenti asilo e che si vincoli al rispetto di alcune norme internazionali di base, quali quelle fissate dalla Convenzione di Ginevra del 1951: è una questione non solo umanitaria ma politica e di sicurezza che deve essere affrontata in sinergia con le leadership dei paesi mediorientali.
  Per quanto attiene alla Russia, se è prematuro pensare ad un annullamento delle sanzioni e altrettanto è importante fare evolvere le relazioni tra l'UE e Mosca al di fuori di una logica di scontro che non è nel patrimonio genetico dell'UE anche attraverso la condivisione di alcune posizioni comuni di fronte ad alcune emergenze internazionali, come nel caso della lotta al terrorismo internazionale, o del dossier nucleare iraniano, rispetto al quale si è detta ottimista circa una soluzione positiva del percorso negoziale. Con riferimento a quest'area, l'Alta Rappresentante, ha affermato che occorre costruire un tessuto istituzionale per avviare un colloquio costruttivo, poiché al momento non esiste alcuna compagine statuale libica. In vista del Vertice di Riga, ha sottolineato l'importanza di superare un approccio basato sulle sfere d'influenza.
  Nel corso del dibattito seguito all'intervento, sono stati posti molti quesiti sulle priorità della Politica estera e di sicurezza comune ai quali l'Alta Rappresentante ha replicato con estrema puntualità: alcuni dei quesiti hanno riguardato le iniziative a sostegno dell'Africa sub-sahariana, lo stato di avanzamento dei percorso d'integrazione europea dei Paesi dei Balcani occidentali, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico rispetto a quelle fornite dalla Russia, l'avvio di nuove forme di cooperazione strutturata permanente, la definizione di una politica europea sulla gestione dei flussi migratori non basata esclusivamente su esigenze securitarie, sul negoziato del TTIP. L'onorevole Quartapelle Procopio, dopo avere espresso apprezzamento per le posizioni dell'Alta Rappresentate sulle prospettive di soluzione delle crisi nell'area mediterranea, ha richiamato l'esigenza di trovare una soluzione politica per la Libia, rafforzando le pressioni internazionali sulle fazioni in lotta ed ha chiesto delucidazioni in merito all'ipotesi di un embargo verso le coste libiche. L'onorevole Artini si è invece soffermato sul ruolo delle forze di reazione rapida dell'UE, chiedendo quali sviluppi possano avere i raggruppamenti tattici dell'UE.
  I lavori sono poi proseguiti nell'ambito di gruppi di lavoro, cui la delegazione italiana ha autorevolmente contribuito, sulla scorta del forte contributo fornito durante gli incontri interparlamentari svoltisi durante il semestre italiano di presidenza, appena conclusosi.
  Il primo gruppo di lavoro, dedicato all'imminente Vertice di Riga sul Partenariato orientale, è stato moderato da Lolita Čigāne, Presidente della Commissione Affari europei del Parlamento europeo ed ha avuto per rapporteur, Petras Auštrevičius, componente della Commissione Affari esteri del Parlamento europeo. I tre relatori vi è stato il Vicepresidente della Commissione Affari esteri del Sejm polacco, Andrzej Gafażeski, insieme a Maciej Popowski, Vice Segretario generale del SEAE.
  Nel corso dei lavori si è discusso sulla politica di vicinato come una delle priorità dell'azione esterna dell'UE: per un verso Pag. 18ogni evoluzione del quadro politico dei paesi vicini può incidere sugli equilibri interni dell'Unione e dall'altro lato, gli Stati vicini possono dare un contributo positivo all'UE. Questa duplicità di valutazioni si riflette anche nel giudizio sul Partenariato orientale, a dieci anni dal suo avvio. Da un lato infatti non sono mancate valutazioni sostanzialmente positive di questo processo, a partire da una disamina positiva dei risultati raggiunti da alcuni Stati vicini sotto il profilo degli standard economici, sociali ed istituzionali, d'altro lato, alcuni parlamentari hanno espresso forti perplessità circa i tempi per la creazione di legami più stretti tra l'UE ed i suoi vicini orientali. Lo stesso contesto internazionale non sembra incoraggiare il processo di avvicinamento all'Europa di Paesi caratterizzati da una forte pressione della Russia e da profonde controversie territoriali.
  Il secondo gruppo di lavoro ha esaminato le risposte europeo all'instabilità ed alle minacce nel Nord Africa e nel Medio Oriente: Atis Lejins, componente della Commissione Affari esteri del Parlamento lettone, fondatore ed ex direttore dell'Istituto lettone degli affari internazionali ha coordinato il seminario, in cui Francis Zammit Dimech, componente della Commissione Affari esteri ed europei della Camera dei deputati maltese, ha svolto le funzioni di rapporteur. La sessione è consistita in presentazione di Guy-Michel Chauveau, membro della Commissione Affari esteri dell'Assemblea nazionale francese, di Pier Antonio Panzeri, componente della Commissione Affari esteri del Parlamento europeo e Presidente della Delegazione per le relazioni con i Paesi del Maghreb e dell'Unione del Maghreb arabo, di Christian Berger, Direttore per l'Africa settentrionale, il Medio Oriente, la Penisola araba, l'Iran e l'Irak del SEAE e di PēterisVeits, ricercatore dell'Istituto lettone degli affari internazionali. I lavori di questo seminario si sono concentrati sulle sfide poste all'UE ed alla Comunità internazionale dal Daesh sono rilevante sia sotto il profilo della sicurezza e della gestione dei flussi migratori che sotto quello più prettamente geopolitico. Si è condivisa l'esigenza, in questa sede, di svolgere un gruppo di lavoro sulla questione dei flussi migratori nel Mediterraneo nella prossima riunione della Conferenza interparlamentare di settembre.
  Il terzo gruppo di lavoro ha esaminato la questione della «guerra ibrida», come nuova sfida alla sicurezza europea: i lavori sono stati coordinati da Rihard Kols, Vicepresidente della Commissione Affari esteri della Sæima lettone, mentre Raimonds Bergmanis, Vicepresidente della Commissione Difesa, degli affari interni e della lotta contro la corruzione della medesima assemblea è stato il rapporteur. Gli interventi sono stati svolti da Ioan Mircea Pascu, Vicepresidente della Commissione Affari esteri del Parlamento europeo, da Jānis Kārklis, Direttore del NATO STratCom COE, dal Waldemar Gluzko, Vicedirettore generale del personale militare dell'UE del SEAE, da James Sherr, membro associato del Programma Russia/Eurasia del RoyalInstitute of International Affairs britannico (Chatam House), da Oleksiy Melnyk, Codirettore dei Programmi relazioni esterne e sicurezza internazionale del Centro di ricerca ucraino Razumkov e da Andis Kudors, Direttore esecutivo del Centro lettone di studi politici sull'Europa orientale. Il dibattito si è concentrato sui tratti caratterizzanti di questo strumento concettuale elaborato nell'ambito dell'Alleanza atlantica e sull'ipotesi che questa nuova tipologia possa essere inquadrata nell'ambito dell'articolo 5 del Trattato dell'Alleanza Atlantica. Ai lavori hanno preso parte l'onorevole Alli ed il senatore Casini, che ha espresso forti perplessità sulla concetto di «guerra ibrida» come strumento concettuale idoneo a decifrare la realtà dell'attuale confrontation politico-strategica internazionale.
  Il quarto seminario, incentrato sul dispiegamento dei raggruppamenti tattici dell'UE è stato coordinato da Michael Gahler, componente della Sottocommissione Sicurezza e Difesa del Parlamento europeo ed ha avuto come rapporteur l'onorevole Massimo Artini. Sono intervenuti in questa sede Frank E. van Kappen, Pag. 19Presidente della Commissione Affari esteri, difesa e cooperazione del Senato olandese, Ton van Loon, tenente generale (ris.) dell'Esercito olandese e Nora Vanaga, ricercatrice del Centro di ricerca strategica dell'Accademia nazionale della difesa lettone, che hanno fornito contributi qualificati per l'analisi di questa problematica. Nel corso della discussione sono intervenuti parlamentari tedeschi, francesi, britannici ed olandesi e segnatamente l'onorevole Yves Fromion, componente della Commissione Difesa dell'Assemblea nazionale francese, che ha inquadrato il tema dei raggruppamenti tattici dell'UE in quello più ampio della cooperazione strutturata permanente prevista dal Trattato di Lisbona e l'onorevole Angelien Eijsink, capo della delegazione olandese. L'onorevole Artini, nel suo intervento, ha sintetizzato l'articolato percorso di riflessione e di proposte sull'impiego dei raggruppamenti tattici svolto nelle ultime riunioni della Conferenza interparlamentare, soprattutto per impulso della delegazione italiana ed olandese.
  Il Vicepresidente della Commissione Difesa della Camera ha poi avanzato alcune nuove soluzioni per un ripensamento complessivo ed una valorizzazione di questo modulo tattico, che sono state tutte successivamente trasposte nel documento finale. In particolare ha prospettato l'adozione di un concetto modulare per i raggruppamenti tattici funzionale ad un loro impiego come forza d'intervento rapido, per operazioni di stabilizzazione nei teatri di crisi ed ha proposto che l'Alta Rappresentante presenti proprie proposte di riforma di questo strumento tattico al Consiglio europeo di giugno che tengano conto delle conclusioni adottate in proposito da questa Conferenza interparlamentare.
  Inoltre, d'intesa con l'onorevole Eijsink, ha proposto l'invio di una missiva che solleciti, in vista della Conferenza interparlamentare che si terrà a Città del Lussemburgo a settembre, l'adozione, da parte dei Parlamenti degli Stati membri e del Parlamento europeo, di appositi atti d'indirizzo che fissino i prossimi passaggi del percorso di revisione dei raggruppamenti tattici dell'UE. La proposta è stata largamente condivisa dal gruppo di lavoro e verrà attuata per iniziativa della delegazione italiana.
  Infine, nel corso del dibattito conclusivo sono intervenuti i rapporteurs dei quattro gruppi di lavoro (rispettivamente, gli onorevoli Austrevicius, Dimech, Begmamis ed Artini) e sono state adottate, per consensus, le Final Conclusions (riportate al termine di questa relazione), che delineano – tra l'altro – le tematiche sulle quali s'incentreranno i gruppi di lavoro della Conferenza di Città del Lussemburgo, quali la gestione funzionale dei flussi migratori e l'attuazione delle conclusioni del Consiglio europeo di Riga di giugno in tema di riassetto dei raggruppamenti tattici dell'UE – così come proposto dalla delegazione italiana – nonché l'assetto delle missioni civili promosse dall'UE.

Pag. 20

Pag. 21

Pag. 22

Pag. 23

Pag. 24

Pag. 25

Pag. 26