CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 22 aprile 2015
429.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Documento di economia e finanza 2015
(Doc. LVII, n. 3 e allegati).

PROPOSTA DI PARERE DEL RELATORE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La XIII Commissione Agricoltura
   esaminato, per quanto di competenza, il Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3 ed allegati);
   considerato che il comparto agricolo rappresenta una leva strategica fondamentale per il potenziamento delle esportazioni e che, a tal fine, il Governo intende attuare entro l'anno il Piano per la promozione straordinaria del Made in Italy e l'attrazione degli investimenti in Italia (previsto dal decreto-legge n. 133 del 2014 e finanziato con la legge di stabilità 2015), finalizzato al sostegno delle imprese italiane (soprattutto PMI) che si rivolgono ai mercati esteri, comprese quelle del settore agroalimentare, che mostra un andamento delle esportazioni particolarmente favorevole e crescente;
   preso atto che le politiche per il rilancio della competitività del settore agricolo e agroalimentare contenute nel documento di economia e finanza 2015 si muovono in sostanziale continuità con le azioni già avviate nel corso dell'anno scorso, con il decreto-legge n. 66 del 2014, e, in maggiore misura, nel decreto-legge n. 91 del 2014, ed attendono un completamento con l'approvazione del disegno di legge collegato alla decisione di bilancio, recante disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività agricole del settore agricolo, agroalimentare e della pesca, attualmente all'esame del Senato e con l'applicazione del programma nazionale per la pesca e l'acquacoltura;
   considerato che il Piano nazionale delle riforme considera particolarmente rilevante il processo di semplificazione e sistemazione normativa del settore, che si sostanzia in una serie di interventi già approvati, quali la semplificazione e la riduzione degli adempimenti per le aziende relative alla gestione della PAC 2014-2020 e l'incorporazione di INEA nel CRA con l'Istituzione del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria, e che prevede l'approvazione di ulteriori provvedimenti, tra i quali, le proposte di legge (C. 2236 Sani e C. 2618 Oliverio) di riorganizzazione e semplificazione della disciplina della coltivazione della vite e produzione e commercio del vino sulle quali è attualmente impegnata la Commissione Agricoltura;
   rilevato che nel Piano nazionale delle riforme si evidenzia l'importanza di procedere ad una celere implementazione delle politiche europee in materia di politica agricola comune e di sviluppo rurale;
  in particolare, per ciò che attiene allo sviluppo rurale, l'obiettivo evidenziato dal PNR è quello di dare avvio al Programma di Sviluppo Rurale nazionale (PSRN) relativo alla gestione del rischio in agricoltura (che prevede l'attivazione di risorse pubbliche, europee e statali, per complessivi 1.640 milioni nel periodo 2014-2020), con l'introduzione, in linea con quanto previsto dal Reg. UE 1305/2013, di nuove forme di mutualità per la stabilizzazione del reddito e per fronteggiare le emergenze climatiche;Pag. 198
   considerato, ancora, che ulteriori misure, annunciate come urgenti nel PNR, sono strettamente connesse alla necessità di dare sostegno a settori non più assoggettati a specifica regolamentazione a livello europeo, come il settore lattiero-caseario, che necessitano di un rilancio di competitività;
   considerato, infine, la particolare rilevanza che assume il ripristino delle agevolazioni fiscali in tema di acquisto dei terreni agricoli;
   ritenuto, altresì, di poter concordare sull'opportunità di proseguire nelle politiche volte a:
    sostenere le imprese agricole condotte dai giovani;
    assicurare la corretta informazione del consumatore, attraverso chiare informazioni in etichetta;
    rafforzare lo strumento dei contratti di filiera;
    promuovere politiche di sostegno alle imprese agroalimentari con efficaci strumenti finanziari e creditizi ed avviare misure per l'attivazione di nuovi canali commerciali;
    salvaguardare la biodiversità delle specie e razze di interesse zootecnico anche a rischio di estinzione;
    valorizzare l'apporto decisivo del settore agricolo alla sostenibilità ambientale dell'economia italiana, attraverso l'assorbimento del carbonio, la difesa idrogeologica nei territori di montagna, la riduzione del consumo energetico e lo sviluppo delle produzioni agroenergetiche di origine zootecnica o da sottoprodotti e la efficiente gestione del suolo agricolo;
    investire sull'innovazione e quindi, sul settore della ricerca, proseguendo nell'utilizzare la leva fiscale del credito di imposta per l'occupazione di giovani ricercatori, lo sviluppo di nuovi prodotti e la cooperazione di filiera;
    favorire lo sviluppo della banda larga nei territori agricoli facilitando forme di e-commerce dei prodotti agroalimentari con la conferma del credito di imposta previsto;
    ridurre l'impermeabilizzazione del suolo agricolo;
    favorire politiche per lo sviluppo dell'agricoltura multifunzionale, comprendendovi anche le nuove forme di agricoltura sociale;
    rafforzare le strutture deputate alla difesa fitosanitaria delle nostre produzioni, in particolare potenziando i controlli alle frontiere,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con la seguente osservazione:
   si valuti la possibilità di ampliare il sistema di esenzioni dall'IMU, riconoscendo le stesse ai terreni siti nelle aree svantaggiate, tenendo in conto le condizioni geografiche e socioeconomiche dei territori al fine di garantire una maggiore equità nell'applicazione del tributo, dando priorità ai coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli professionali, iscritti alla previdenza agricola.

Pag. 199

ALLEGATO 2

Documento di economia e finanza 2015
(Doc. LVII, n. 3 e allegati).

PROPOSTA DI PARERE CONTRARIO DEL GRUPPO FI-PdL

  La XIII Commissione (Agricoltura),
   esaminato, per le parti di competenza, il Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3 e allegati);
   premesso che:
    le prospettive di miglioramento del quadro economico nazionale nonostante le ottimistiche valutazioni del Governo, permangono fragili e lente, sia a causa del continuo aumento del debito pubblico e della pressione fiscale, che anche e soprattutto, dalle difficoltà nell'innestare un processo virtuoso in grado di stimolare la domanda interna, la crescita e l'aumento duraturo dell'occupazione;
    in tale ambito, il Documento di economia e finanza 2015, che traccia gli impegni, sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche e gli indirizzi, sul versante delle diverse politiche pubbliche, adottati dall'Italia per il rispetto del Patto di Stabilità e Crescita europeo, (all'interno della Strategia Europa 2020), sebbene evidenzi uno scenario d'indirizzo del Governo meramente previsionale, volto a sostenere la ripresa economica, evitando aumenti del prelievo fiscale e allo stesso tempo rilanciare gli investimenti, in realtà attraverso i dati numerici indicati, conferma un quadro tendenziale pressoché debole ed astratto;
    nel quadro delle misure attribuite al settore agricolo, il Documento si contraddistingue negativamente, anche in questa occasione, per una sempre più ridotta visuale degli interventi prefigurati dal Governo nel settore agricolo, nonché sulla effettiva realizzabilità delle stesse finalità enunciate in esso;
    a tal fine, il medesimo Documento programmatico, sulla base del quale sarà estesa la prossima legge di stabilità per il 2016, tra le misure d'intervento, contenute all'interno del Programma nazionale di riforma (PNR), non include un segmento dimensionale fondamentale per l'economia nazionale quale quello delle piccole e medie aziende agricole che da anni chiedono interventi strutturali sul reddito agricolo, sulla sburocratizzazione del settore; sull'ammodernamento della filiera agroalimentare e sul riequilibrio dei rapporti tra le fasi della produzione e quelle della distribuzione e commercializzazione;
    appaiono altresì contraddittorie quanto d'improbabile realizzazione, le azioni contenute all'interno del Programma nazionale di riforma (PNR), ed in particolare quelle previste al capitolo 13, che contemplano linee d'intervento per il rilancio del settore agricolo e agroalimentare, in quanto se da un lato, si segnala un quadro di misure finalizzate alla crescita, allo sviluppo e alla competitività: dalla semplificazione dei documenti contabili per le aziende agricole, alle iniziative per favore l'ingresso delle nuove generazioni nel settore e al rafforzamento degli interventi d'identificazione dei prodotti italiani e della provenienza certificata; dall'altro si riscontrano costanti difficoltà nell'attuazione delle suindicate misure in quanto:
     a) un quarto dell'ammontare dei fondi agricoli comunitari (PAC) è utilizzato Pag. 200per garantire i danni aziendali causati da calamità e dissesto idrogeologico, che sono risultati pari a circa 1 miliardo di euro nel 2014;
     b) il 43-45 per cento in media del reddito imponibile ai fini IRPEF delle aziende agricole è utilizzato per pagare l'IMU sui terreni;
     c) il numero degli adempimenti burocratici, amministrativi e fiscali, permane ancora troppo elevato e la mancata riduzione in agricoltura del cuneo fiscale accresce le difficoltà economiche e occupazionali del comparto;
     d) la riduzione di un ulteriore 8 per cento del contingente agevolato di gasolio per uso agricolo, decurtato negli ultimi 3 anni del 23 per cento e le persistenti difficoltà di accesso al credito all'imprenditorialità rurale, (nonostante i contributi provenienti dalla Politica Agricola Comunitaria, fondamentali ma insufficienti per favorire gli investimenti riguardanti l'ammodernamento aziendale), delineano uno scenario ancora complesso e pesante per l'economia agricola e agroalimentare italiana;
    ai suesposti rilievi critici che rappresentano soltanto una parte degli aspetti tuttora problematici che affliggono il comparto, il Documento (che non indica nel concreto le misure di attuazione per l'agricoltura), risulta insufficiente anche nell'ambito della sostenibilità dell'attività agricola connessa all'intersettorialità con le attività turistiche e di salvaguardia ambientale, oltre che scarsamente incisivo nell'attività di tutela del made in Italy nell'agroalimentare e al contrasto delle frodi;
    in definitiva, il Documento di programmazione della politica economica e di bilancio per il 2015, nell'ambito delle parti concernenti il settore agricolo e agroalimentare, delinea un quadro di obiettivi programmatici e d'indirizzo, decisamente modesto sul piano dell'effettivo compimento di quanto enunciato, composto da semplici dati numerici potenziali (a cui non corrispondono nel corso degli anni successivi realtà tangibili di crescita e di sviluppo) e, a tal fine, non considera l'impatto negativo derivante dall'applicazione dell'IMU sui terreni agricoli, i cui effetti negativi e distorsivi, graveranno sull'intera economia agricola e sul tessuto delle imprese di piccola e media dimensione, allontanando anche per il 2015, il consolidamento della ripresa economica per un settore vitale per il prodotto interno lordo,
   esprime

PARERE CONTRARIO

Pag. 201

ALLEGATO 3

Documento di economia e finanza 2015
(Doc. LVII, n. 3 e allegati).

PROPOSTA DI PARERE CONTRARIO DEL GRUPPO M5S

  La XIII Commissione Agricoltura,
   esaminato, per quanto di competenza, il Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3 ed allegati);
   premesso che:
    la strategia delineata dal Governo nel Documento di economia e finanza per il 2015 con riferimento al comparto primario appare del tutto insufficiente ad incidere in modo significativo sul processo di riforma di cui necessita il settore. L'aumento continuo dei costi di produzione, la riduzione dei prezzi delle materie prime agricole, le conseguenze del cambiamento climatico in atto, la concorrenza sleale, la contraffazione e l'aumento della tassazione sono le criticità più evidenti per le aziende agricole e delle pesca;
    alcuni interventi previsti dal disegno di legge recante «disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività agricole, del settore agricolo, agroalimentare e della pesca (collegato alla manovra di finanza pubblica 2014)» sono ancora lontani dall'essere adottati posto che il provvedimento, collegato alla manovra di finanza pubblica 2014, è ancora all'esame del Senato;
    l'elevata pressione fiscale sui terreni ed immobili rurali frena la crescita di un settore che oltre all'aumento dei costi di produzione (non solo energetici ma anche quelli imposti dall'adeguamento ai sempre più pressanti obblighi connessi alla sostenibilità ambientale) deve fronteggiare la stretta creditizia e la riduzione dei prezzi delle materie prime con conseguenze estremamente penalizzanti per i redditi degli agricoltori. È quindi indispensabile operare una revisione della fiscalità rurale e, in particolare, procedere con urgenza alla soppressione dell'imposta municipale propria IMU sui terreni agricoli posto che, tale tassazione, oltreché iniqua con riferimento ai criteri di esenzione è del tutto inopportuna nei confronti di milioni di agricoltori italiani che con rese sempre meno redditizie a causa della crisi economica continuano a lavorare la terra e contribuiscono a produrre una parte considerevole di Pil nazionale;
    come noto, i settori dell'agricoltura e della pesca risultano interessati solo in via marginale dagli interventi a favore delle attività produttive normalmente varati. Al fine di rilanciare il settore si richiedono azioni strutturali integrate miranti a introdurre adeguate misure di semplificazione e sburocratizzazione, a riordinare il sistema dei controlli, a ridurre i termini dei procedimenti amministrativi, a potenziare i servizi di rete nelle aree rurali, a rafforzare i canali di penetrazione commerciale all'estero;
    in materia di semplificazione e riduzione degli adempimenti burocratici è quanto mai opportuno procedere ad una revisione complessiva del cosiddetto «spesometro» relativo ai produttori agricoli che realizzano un volume d'affari non superiore a 7 mila euro annui e che sono soggetti all'obbligo delle comunicazioni rilevanti ai fini IVA. Tale prescrizione è contraddittoria nella misura in cui una categoria di soggetti che non è tenuta per legge a registrare le operazioni IVA è Pag. 202obbligata tuttavia a comunicare le operazioni rilevanti ai fini dell'accertamento fiscale;
    nell'attuale fase economica, risulta inoltre cruciale, per le imprese agroalimentari, ricercare un incremento dei ricavi sui mercati, specialmente internazionali, e quindi superare i fattori di debolezza che tradizionalmente le caratterizzano in tale azione (dimensioni inadeguate, inadeguatezza finanziaria, frammentazione, insufficiente aggregazione dell'offerta, inesistenza di canali commerciali e di distribuzione capaci di veicolare le produzioni nazionali all'estero); non si ravvisano a tale proposito interventi significativi del Governo volti a facilitare l'accesso al credito da parte delle aziende del comparto primario né si registrano risultati significativi con riferimento alle azioni intraprese in sede comunitaria per favorire l'evoluzione della normativa europea in materia di etichettatura d'origine (unico strumento in grado di contrastare la contraffazione e l’italian sounding che costano miliardi di euro l'anno alla nostra economia);
    con riferimento alla politica agricola comune e alla politica comune della pesca è necessario che l'Amministrazione competente provveda ad adottare nel più breve tempo possibile le norme attuative nazionali secondo quanto disposto dai regolamenti comunitari e con particolare attenzione ad evitare complicazioni burocratiche e procedurali a carico degli operatori del settore. Al medesimo fine risulta altresì urgente la razionalizzazione e la riforma complessiva degli enti partecipati dal ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, in particolare dell'organismo pagatore AGEA;
    come previsto dalla riforma comunitaria, il sostegno allo sviluppo dell'interprofessione, segnatamente in alcuni settori, e l'incentivazione al ricorso a strumenti di gestione del rischio devono costituire punti programmatici fondamentali dell'azione di governo;
    al fine di gestire la liberalizzazione che segue la cessazione del regime delle quote è indispensabile assicurare il più ampio sostegno al settore lattiero caseario anche attraverso l'introduzione dell'obbligo di indicare in etichetta il luogo dello stabilimento di produzione e confezionamento, la promozione dell'interprofessione e l'applicazione dell'articolo 62 del decreto-legge n. 1 del 2012 relativo ai contratti di cessione dei prodotti agricoli e alimenti;
    in considerazione dei continui danni agricoli provocati dalla fauna selvatica, la cui entità è da considerare una vera e propria emergenza, non si ravvisano interventi significativi volti ad assicurare risorse aggiuntive alla legge n. 157 del 1992;
    la gestione delle fitopatie e delle infestazioni che hanno colpito importanti produzioni nazionali quali la cinipide del castagno, la Xylella fastidiosa e la mosca dell'olio è apparsa estremamente critica e i ritardi con cui sono stati avviati i dovuti interventi stanno provocando danni irreversibili ad alcuni comparti eccellenti del nostro agroalimentare nazionale quali quello olivicolo-oleario,
   esprime

PARERE CONTRARIO

Pag. 203

ALLEGATO 4

Interrogazione 5-04590 Vallascas: Sulla pesca del tonno rosso.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Ritengo opportuno ricordare che la ripartizione del contingente nazionale di cattura del tonno rosso e dei criteri relativi all'individuazione della cosiddetta «quota indivisa», sono di stretta competenza dell'Amministrazione centrale cui spetta il controllo delle relative attività di prelievo, in virtù del principio di unitarietà della gestione delle risorse.
  Queste ultime, come noto, non possono eccedere il quantitativo annualmente assegnato dall'Unione europea all'Italia, in ossequio alla pertinente normativa europea ed internazionale.
  All'interno del limite massimo di cattura consentito, con decreto del Ministro, viene fissata annualmente su base nazionale la cosiddetta «quota indivisa».
  L'individuazione di tale quota ha la funzione di assicurare adeguata copertura sia alle catture accessorie, ovvero quelle realizzate da unità da pesca non espressamente autorizzate alla cattura del tonno rosso, sia alle catture illecite che sono oggetto di sequestro da parte dei preposti organi territoriali di controllo.
  Alla luce di tali premesse, risulta evidente l'impossibilità di ripartire la cosiddetta «quota indivisa» su base regionale anziché nazionale. Quest'ultima, infatti, è sempre stata fissata a livello nazionale proprio per consentire un immediato controllo del livello delle catture accessorie.
  Nel caso in cui, invece, si dovesse pensare di ripartire la citata quota su base regionale, l'efficacia di tali controlli risulterebbe fortemente compromessa in ragione delle rilevanti difficoltà che si verrebbero a creare nello svolgimento dell'attività di monitoraggio.
  Evidenzio che con l'elaborazione del nuovo piano pluriennale previsto dal paragrafo 5 della Raccomandazione ICCAT 14-04, l'incremento del contingente nazionale di cattura interesserà, in misura proporzionale, anche la predetta quota indivisa.
  Faccio infine presente che proprio la scorsa settimana abbiamo firmato il decreto che fissa i criteri per la campagna di pesca del tonno rosso. Il testo prevede, tra l'altro, che le necessità delle attività di pesca effettuate con attrezzi come i palangari, siano favorite attraverso un meccanismo di flessibilità particolarmente innovativo.
  Grazie ad una fissazione triennale del totale ammissibile di cattura da parte dell'ICCAT abbiamo potuto lavorare ad una programmazione di pesca con maggiore prospettiva.
  In un contesto normativo molto rigido e con pochi spazi di manovra, la nostra attenzione è andata soprattutto alle piccole realtà di pesca scarsamente selettive che hanno bisogno di maggiore flessibilità.

Pag. 204

ALLEGATO 5

Interrogazione 5-01911 Lupo: Sulla filiera nazionale del legno.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il nostro patrimonio forestale rappresenta un valore non solo economico, ma ambientale, paesaggistico e identitario, spesso legato anche alla cultura della montagna. Proprio per la sua tutela, dopo anni in cui non era stato organizzato un lavoro di concerto, è stato messo a punto da Governo e regioni un Piano per la valorizzazione e la gestione dei boschi con risorse per 1,8 miliardi di euro fino al 2020.
  Il Ministero ha attuato questa politica consapevole delle necessità del settore forestale nazionale, rese evidenti anche dagli impegni sottoscritti in tema di lotta al cambiamento climatico, salvaguardia ambientale, lotta alla raccolta ed al commercio illegale di legname e alle conseguenti ricadute ecologiche, occupazionali ed economiche, sia sulla tutela dei territori, sia sui produttori e gli operatori della filiera.
  Il prossimo passo sarà nella direzione della semplificazione della normativa per la gestione delle foreste. Sappiamo che la salvaguardia del territorio boschivo, che in Italia si estende su 11 milioni di ettari, è funzionale a una corretta gestione del suolo contro il dissesto idrogeologico. Vogliamo passare dalla fase della gestione dell'emergenza a quella della prevenzione, anche attraverso una cura attenta dei boschi.
  L'opera di manutenzione e pulizia delle nostre foreste e dei torrenti riveste quindi una notevole importanza. In quest'ottica, la gestione forestale è uno strumento per prevenire il rischio idrogeologico e gli incendi, nonché in prospettiva deve promuovere la valorizzazione economica del bosco. Particolare attenzione viene infatti rivolta a promuovere il coinvolgimento dei proprietari nella gestione forestale (il 65 per cento della proprietà è privata), riconoscendo i servizi ecosistemici, e quindi anche le azioni contro il dissesto idrogeologico, generati dalle azioni e dagli interventi di gestione, individuando e definendo pertanto strumenti idonei a premiare le buone prassi e i comportamenti virtuosi.
  Al riguardo, la legge n. 116 del 2014 ha previsto inoltre che, a partire dalla programmazione 2015, il 20 per cento almeno delle risorse siano destinate alle regioni per la realizzazione degli interventi «integrati» di mitigazione del dissesto idrogeologico, che dovranno essere in grado di garantire contestualmente la riduzione del rischio idrogeologico, il miglioramento dello stato ecologico dei corsi d'acqua, la tutela degli ecosistemi e della biodiversità.
  Ricordo che nel corso del 2013, con il Ministero dell'ambiente della tutela del territorio e del mare, l'Agea e l'ISPRA, sono state redatte le «Linee guida per la valutazione del dissesto idrogeologico e la sua mitigazione» attraverso misure e interventi in campo agricolo e forestale. Lo scopo è di suggerire indirizzi e metodologie che consentono l'individuazione, su tutto il territorio nazionale, delle aree prioritarie di intervento e delle misure più idonee per la mitigazione del dissesto idrogeologico in campo agricolo e forestale.
  Sempre con il Ministero dell'ambiente, è stata proposta un'iniziativa legislativa volta al contenimento del consumo del suolo, oggi all'esame delle Commissioni congiunte agricoltura e ambiente territorio e lavori pubblici, che detta princìpi fondamentali Pag. 205per la valorizzazione e la tutela del suolo, con particolare riguardo alle superfici agricole e alle aree sottoposte a tutela paesaggistica, al fine di promuovere e tutelare l'attività agricola, il paesaggio e l'ambiente. L'approvazione da parte del Parlamento di questa legge è urgente e necessaria.
  Sul fronte delle importazioni abbiamo scelto di valorizzare la sostenibilità della produzione e la legalità e tracciabilità delle transazioni commerciali. Per questo abbiamo attuato, dopo anni di stallo, la norma per il divieto di importazione di legno illegale dall'estero.
  Per la promozione del settore, infine, con decreto ministeriale del 14 dicembre 2012 è stato istituito il Tavolo della filiera legno con il compito di coordinare le diverse componenti della filiera foresta-legno ed energia nonché le diverse politiche di settore nazionali e regionali, in linea con la strategia nazionale di settore definita dal Programma-quadro per il settore forestale (PQSF) e gli impegni sottoscritti a livello internazionale ed europeo.