CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 22 aprile 2015
429.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Finanze (VI)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3 e Allegati)

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La VI Commissione,
   esaminato il Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3 e Allegati);
   evidenziato come il DEF registri i primi segnali di stabilizzazione del quadro economico italiano, evidenziando nel 2015 l'avvio di una fase di moderata ripresa dell'economia;
   rilevato come tale prima inversione della dinamica recessiva, quantificata in termini responsabilmente prudenziali dalle stime recate nel DEF, ma registrata da diversi indicatori macroeconomici, sia dovuta a diversi fattori, alcuni di natura esogena internazionale, quali il deprezzamento dell'euro e l'ampia flessione del prezzo del petrolio, altri di contesto europeo, legati al complesso delle misure espansive adottate dalla BCE, altri ancora di matrice nazionale, connessi con la politica economica del Governo;
   sottolineata in particolare, a tale proposito, la rilevanza strategica delle misure di politica monetaria adottate dalla Banca centrale europea nel corso degli ultimi anni, in particolare in relazione alla riduzione dei tassi d'interesse, all'incremento della liquidità per gli intermediari condizionata al finanziamento di attività produttive, nonché, da ultimo, all'avvio del programma di acquisto di titoli di Stato Quantitative Easing, le quali hanno contribuito significativamente al rafforzamento delle condizioni di liquidità delle banche italiane, a migliorare l'erogazione di prestiti al settore privato e a stabilizzare i mercati finanziari, costituendo quindi una condizione fondamentale per la ripresa dell'economia;
   evidenziato inoltre come tale mutamento nella dinamica economica rivesta una particolare importanza, innanzitutto sotto il profilo politico, in quanto testimonia della capacità delle scelte di Governo di invertire un processo di caduta che pareva inarrestabile e che condizionava negativamente le aspettative e le scelte dei cittadini e degli operatori economici, in una spirale perversa di sfiducia tale da accelerare la contrazione dell'economia e amplificarne le conseguenze;
   evidenziato come, in attuazione della nuova linea di politica economica e di bilancio del Governo, focalizzata non più solo sul rispetto dei vincoli del Patto di stabilità ma anche sull'obiettivo prioritario della crescita, l'Esecutivo intenda continuare ad avvalersi delle possibilità offerte dagli spazi di flessibilità previsti dalle regole di bilancio del Patto di stabilità e crescita per gli Stati i quali stanno attuando riforme strutturali importanti, che avranno effetti diretti positivi di lungo periodo sul bilancio, rinviando a tal fine il raggiungimento dell'obiettivo di pareggio del saldo strutturale di bilancio, che pure sarebbe conseguibile già dal 2016, al 2017;
   rilevato come tale decisione strategica del Governo comporti necessariamente un peggioramento dei saldi del quadro programmatico rispetto al quadro tendenziale, con riguardo sia all'indebitamento netto sia al saldo primario, a cui corrisponderà tuttavia la disponibilità di maggiori risorse da destinare a azioni espansive che, quantificate in termini assoluti, saranno pari a circa 1,6 miliardi di euro per il 2015, a 6,7 miliardi di euro per il Pag. 902016, a 10,4 miliardi di euro per il 2017 e a 9,0 miliardi di euro nel 2018;
   rilevato in tale contesto come i dati riportati nel DEF relativi al 2014 espongano comunque un risultato dell'indebitamento netto pari al 3 per cento del PIL, in linea con l'obiettivo programmatico, derivante da una dinamica delle entrate che, pur in crescita di 0,1 punti percentuali in quota PIL è stata inferiore a quella delle spese finali, a causa del consistente incremento della voce relativa alle prestazioni sociali, nonché dal fatto che in tale voce è stato contabilizzato il bonus IRPEF riconosciuto ai lavoratori a basso reddito introdotto dal decreto-legge n. 66 del 2014;
   segnalato inoltre come al relativo peggioramento del dato dell'indebitamento per gli anni 2015 e 2016 si contrapponga il miglioramento, nel 2015, di 0,2 punti percentuali di PIL dell'indebitamento netto strutturale rispetto al 2014, nonché il miglioramento di 0,1 punti percentuali di tale dato per il 2016;
   evidenziato come il rapporto tra debito e PIL, dopo un'ulteriore crescita nel 2015 che ne porterà il livello al 132,5 per cento del PIL, sia previsto in riduzione a partire dal 2016, fino a raggiungere il livello del 120 per cento nel 2019, anche in funzione della realizzazione del processo di privatizzazione richiamato dal DEF;
   evidenziato come le entrate totali siano aumentate nel 2014 dello 0,6 per cento in termini nominali rispetto al 2013, attestandosi al 48,1 per cento del PIL, in funzione di un incremento delle entrate correnti dello 0,9 per cento, riflesso a sua volta di una crescita del gettito delle imposte indirette (3,5 per cento) parzialmente assorbita dal calo delle imposte dirette (-1,4 per cento);
   segnalato inoltre il significativo incremento delle entrate attese dal settore dei giochi, derivante, in particolare, da misure che prevedono: l'affidamento del servizio di raccolta del gioco del lotto e degli altri giochi a quota fissa a concessionari individuati mediante procedure ad evidenza pubblica; la riduzione dei compensi e degli aggi per gli operatori che agiscono nel settore della raccolta del gioco; la regolarizzazione dei soggetti che operano senza concessione e non sono collegati al totalizzatore nazionale dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli;
   rilevato come i dati contenuti nel DEF relativi alla pressione fiscale, che è pari nel 2014 al 43,5 per cento, in leggero rialzo (0,1 punti percentuali) rispetto al 2013, risultando quindi invariata nel 2015 per poi salire al 44,1 per cento negli anni 2016 e 2017, e riscendere rispettivamente al 44 e al 43,7 per cento nel 2018 e nel 2019, debbano essere valutati considerando, da un lato, la rivalutazione del PIL conseguente all'applicazione dei nuovi criteri contabili, e dall'altro, sia il fatto che le predette stime incorporano per gli anni successivi al 2015 l'aumento del gettito atteso dall'entrata in vigore della clausola di salvaguardia introdotta dalla legge di stabilità 2015, la quale prevede aumenti delle aliquote IVA e delle accise sugli oli minerali e che il Governo si è impegnato a eliminare, sia la circostanza, già richiamata in precedenza, che i criteri di classificazione contabile impongono di registrare la misura relativa al riconoscimento del bonus 80 euro come spese per prestazioni sociali, mentre tale sgravio ha comportato in realtà una minore pressione fiscale sui redditi da lavoro dipendente;
   sottolineato pertanto come, in forza di tali elementi, l'andamento reale della pressione fiscale risulterà migliore, attestandosi al 43,1 per cento nel 2014, al 42,9 per cento nel 2015, al 42,6 per cento nel 2016, al 42,1 nel 2017, al 41,9 per cento nel 2018 e al 41,6 per cento nel 2019;
   evidenziato inoltre come la disattivazione delle predette clausole di salvaguardia, nonché le altre misure di sostegno tributario già realizzate o previste dal DEF, consentano di evitare aumenti del prelievo, interrompendone la dinamica crescente, incentivando conseguentemente gli investimenti pubblici e privati, nonché Pag. 91determinando, attraverso la ripresa della crescita del PIL, una riduzione del rapporto percentuale relativo al debito pubblico;
   segnalata la consistente riduzione delle spese per consumi intermedi, effetto dell'attività di controllo della spesa da tempo operante per tale categoria;
   rilevato, per quanto riguarda i profili relativi alla politica tributaria, come l'azione perseguita dal Governo si ponga in piena consonanza con le indicazioni contenute nella Raccomandazione n. 2 della Commissione europea, in particolare per quanto riguarda l'obiettivo fondamentale di alleggerire l'imposizione sul lavoro, attraverso una serie di misure già adottate, quali: il bonus degli 80 euro; la deduzione dall'IRAP del costo del lavoro dei dipendenti a tempo indeterminato; la decontribuzione per i nuovi assunti; il nuovo regime agevolato dei minimi; l'anticipo del TFR in busta paga per i lavoratori dipendenti del settore privato; la nuova disciplina del credito d'imposta per spese di ricerca e sviluppo, contenuto nella legge di stabilità 2015; il regime opzionale di tassazione agevolata per i redditi derivanti da opere dell'ingegno, brevetti e marchi d'impresa; il prolungamento delle agevolazioni fiscali per i lavoratori qualificati che rientrano in Italia; le detrazioni per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio, di riqualificazione energetica e in funzione antisismica;
   evidenziato come a tali misure, le quali produrranno un significativo impatto positivo sul PIL, dovranno aggiungersene altre, orientate anch'esse a alleggerire la pressione tributaria sul fattore lavoro;
   rilevato come sia recentemente emersa una grave condizione di disordine organizzativo nelle Agenzie fiscali (entrate-territorio e dogane-monopoli), per effetto della sentenza della Corte Costituzionale n. 37 del 27 marzo 2015, e come il perdurare di tale condizione verrebbe a costituire un grave fattore di rischio per il raggiungimento degli obiettivi programmati tanto per il 2015 che per gli anni successivi; ciò sia per quanto riguarda le previsioni di gettito, in particolare nei processi produttivi non standardizzati, che richiedono lavorazioni complesse, come ad esempio il ravvedimento operoso «lungo» introdotto dalla legge di stabilità 2015 e il procedimento per l'emersione dei capitali nascosti all'estero e in Italia (cosiddetta «voluntary disclosure»), sia per quanto riguarda l'obiettivo di deflazione del contenzioso, che rischia invece di esplodere in modo imprevisto;
   rilevato inoltre come, in relazione alle condizioni di disordine organizzativo sopra menzionate, un prolungato periodo di disfunzione degli uffici delle Agenzie fiscali rischi di esercitare un impatto fortemente negativo sull'ordinato svolgimento delle normali attività economiche del Paese, ad esempio ritardando il processo dei rimborsi IVA, che da quest'anno riveste un'importanza ancora più forte alla luce dell'introduzione dei meccanismi di split payment e di reverse charge, ovvero, sempre a titolo di esempio, rallentando l'attività doganale, con un intralcio quindi alle attività di import-export, peraltro proprio nell'anno di Expo 2015;
   condivisa l'esigenza, indicata nella Raccomandazione n. 4 indirizzata all'Italia dagli organismi dell'UE, di proseguire, anche in considerazione dello stretto legame esistente tra il settore bancario e il sistema imprenditoriale italiano, nelle iniziative, di natura pubblica e privata, già assunte nel corso dell'ultimo anno per il rafforzamento ulteriore del settore bancario, che pure ha mostrato una condizione di sostanziale stabilità e adeguatezza patrimoniale, nonché di promuovere l'accesso delle imprese, soprattutto di piccole e medie dimensioni, ai finanziamenti non bancari, al fine di colmare il divario esistente in tale ambito tra grandi e piccole imprese;
   evidenziati a tale proposito i significativi progressi compiuti, grazie ai numerosi interventi in questo campo adottati in questa Legislatura, sul tema dell'agevolazione e della diversificazione dell'accesso Pag. 92delle imprese ai capitali non bancari, il quale costituisce, come segnalato anche dalla Commissione Finanze nel documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sugli strumenti fiscali e finanziari a sostegno della crescita, uno snodo fondamentale per consentire la ripresa dell'economia;
   richiamata in particolare l'esigenza di affrontare il problema dei crediti deteriorati che condizionano l'operatività del sistema creditizio italiano, individuando a tal fine, anche attraverso un'attenta interlocuzione con gli organismi europei e con le autorità di vigilanza, una soluzione che consenta la cessione da parte degli intermediari di una quota delle sofferenze contabilizzate, ampliando in tal modo la loro capacità di erogazione creditizia e migliorando la redditività dello stesso sistema bancario;
   evidenziata la rilevanza, ai fini di un più moderno ed efficiente assetto del sistema creditizio, della riforma del settore delle banche popolari operata con il decreto-legge n. 3 del 2015, la quale risponde a esigenze da tempo in discussione, nonché alle sollecitazioni delle autorità di vigilanza nazionali e europee;
   richiamata l'opportunità di accompagnare adeguatamente le iniziative bilaterali in corso per favorire l'evoluzione del mondo delle fondazioni bancarie, in particolare al fine di introdurre più efficaci meccanismi di gestione del patrimonio delle stesse fondazioni bancarie e di prevenzione del rischio, nonché al fine di modernizzarne e renderne più trasparente la governance interna;
   sottolineata la necessità di procedere ulteriormente nel processo di valorizzazione e dismissione del patrimonio pubblico, che costituisce uno degli elementi rilevanti per il risanamento della finanza pubblica, coinvolgendo e responsabilizzando a tal fine gli enti territoriali e sciogliendo i nodi, anche normativi, che da tempo rallentano tale dinamica;
   condivisa l'opportunità, già segnalata in passato dalla Commissione Finanze anche attraverso specifiche iniziative legislative, di razionalizzare l'utilizzo degli spazi immobiliari da parte delle Amministrazioni pubbliche, non solo in un'ottica di risparmio, ma anche in una prospettiva di maggiore efficienza a vantaggio dei cittadini, portando a questo fine a compimento il progetto, anch'esso raccomandato in precedenza dalla Commissione Finanze, di concentrare la presenza fisica dello Stato nelle diverse articolazioni territoriali in un singolo sito a livello cittadino, in cui collocare tutti gli uffici;
   evidenziato il rilievo centrale che assumerà il disegno di legge sulla concorrenza 2015 (C. 3012) prossimamente all'esame in sede referente delle Commissioni riunite VI e X, in particolare per quanto riguarda la tutela dei consumatori e la trasparenza nei settori bancario e assicurativo, il miglioramento del livello concorrenziale in tali mercati, la certezza del diritto, il contrasto alle frodi e la riduzione dei costi per gli utenti;
   sottolineato complessivamente come il DEF e le misure in esso prospettate rispondano pienamente all'esigenza di sostenere la ripresa dello sviluppo economico del Paese, in un quadro di rispetto degli obblighi stabiliti in sede UE, consentendo all'Italia di disporre di maggior forza negoziale e autorevolezza politica nelle sedi comunitarie,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con la seguente condizione:
   in sede di risoluzione parlamentare per l'approvazione del DEF, si impegni il Governo a definire in tempi brevi la questione relativa alle posizioni dirigenziali nelle Agenzie fiscali, individuando al riguardo soluzioni di carattere amministrativo e, se necessario, normativo, che, nel pieno rispetto dei principi di legalità, trasparenza e promozione del merito, consentano di assicurare la piena efficacia Pag. 93nell'azione delle Agenzie, nonché il raggiungimento degli obiettivi di gettito indicati dal DEF;
   e con le seguenti osservazioni:
    a) si richiama la necessità di proseguire e concludere, confermando il metodo di stretto confronto collaborativo tra Parlamento e Governo finora seguito, il processo di attuazione della delega per la riforma del sistema fiscale, la quale costituisce lo strumento fondamentale per dare risposta a molte delle raccomandazioni espresse dall'Unione europea e ai prioritari obiettivi di riforma in questo campo indicati dal PNR, costituiti:
     dalla riduzione della pressione fiscale;
     dalla semplificazione dell'ordinamento e dalla riduzione degli adempimenti tributari;
     dal rafforzamento della lotta all'evasione fiscale e all'economia sommersa;
     dalla riforma del sistema estimativo catastale e della tassazione degli immobili;
     dalla disciplina dell'abuso del diritto;
     dalla razionalizzazione delle tax expenditure;
     dalla revisione dell'imposizione sulle imprese in un'ottica di attrazione degli investimenti;
     dalla revisione dell'imposizione ambientale;
     dalla generalizzazione della fatturazione elettronica in una prospettiva di semplificazione e di tracciabilità delle transazioni;
     dalla riforma della tassazione dei giochi pubblici;
     dal miglioramento dei meccanismi di riscossione;
     dalla revisione del contenzioso e del sistema sanzionatorio tributario;
     dal miglioramento della trasparenza e collaborazione nei rapporti tra fisco e contribuenti;
     dalla modernizzazione dell'amministrazione fiscale;
   b) in tale ambito si sottolinea come la riforma del sistema tributario debba costituire una delle misure strategiche per cogliere le opportunità di ripresa dell'economia determinate dalle favorevoli condizioni di contesto macroeconomico internazionale, quali il calo del prezzo del petrolio e il deprezzamento dell'euro sul dollaro, nonché dalla positiva azione di politica monetaria della BCE, al fine di confermare e ampliare i segnali di ripresa forniti anche a livello nazionale da alcuni indicatori macroeconomici;
   c) si evidenzia come l'obiettivo strategico, indicato anche dalla citata delega per la riforma del sistema fiscale, di contrasto dell'evasione fiscale, possa essere realizzato solo attraverso una serie articolata di iniziative tra loro coordinate, tra cui quali in particolare:
    la chiara identificazione delle principali causali dell'evasione e la realizzazione di un'analisi quantitativa e qualitativa del fenomeno evasivo;
    la focalizzazione dell'azione di controllo sulle diverse tipologie di contribuenti e la conseguente adozione di metodologie di intervento differenziate per ciascuna di esse, anche alla luce delle peculiarità che connotano le diverse realtà territoriali ed economiche;
    la sinergia tra le diverse componenti dell'amministrazione fiscale e le diverse banche dati esistenti;
    l'estensione della fatturazione elettronica, oggi introdotta nei rapporti con la Pubblica Amministrazione, anche ai rapporti fra imprese, con la contestuale introduzione di meccanismi di collegamento telematico che possano portare all'abolizione di una serie di adempimenti a cui le Pag. 94imprese sono oggi soggette, con un risultato quindi di semplificazione e riduzione di oneri;
    la collaborazione tra i Comuni e l'Amministrazione finanziaria;
    la diffusione degli strumenti di pagamento tracciabili e della trasmissione telematica dei corrispettivi;
    il miglioramento del rapporto di fiducia e collaborazione reciproca tra Amministrazione fiscale e contribuente;
    la realizzazione di uno stretto rapporto informativo e collaborativo tra Governo e Parlamento in merito ai dati relativi a tale fenomeno, nonché circa le strategie di intervento, le iniziative normative da intraprendere in materia, i risultati conseguiti e la destinazione, attraverso il Fondo per la riduzione della pressione fiscale, delle maggiori entrate conseguite;
   d) nel contesto della più generale strategia di contrasto all'evasione fiscale, si segnala la necessità di rafforzare gli strumenti di compliance agli obblighi tributari, proseguendo nell'azione già avviata con la legge n. 186 del 2014, in materia di emersione e rientro di capitali detenuti all'estero (cosiddetta voluntary disclosure), e con la legge di attuazione dell'Accordo sottoscritto con gli USA sul Foreign Account Tax Compliance Act (FATCA), in primo luogo applicando le linee guida sulla cooperative compliance proposte dall'OCSE, nonché prevedendo sistemi di gestione e controllo interni dei rischi fiscali da parte dei grandi contribuenti;
   e) si evidenzia la necessità di portare a compimento le iniziative poste in essere a vari livelli per eliminare i «paradisi fiscali» e instaurare un sistema di pieno ed effettivo scambio di informazioni tra le amministrazioni fiscali dei diversi Stati, recependo a tal fine nell'ordinamento nazionale il Common Reporting Standard approvato dall'OCSE e introdotto nella legislazione comunitaria dalla direttiva 2014/107/UE, nonché estendendo il novero degli Stati con cui vigono accordi di Tax Information Exchange secondo il modello definito dall'OCSE;
   f) si evidenzia l'urgenza di realizzare una definitiva revisione del sistema di tassazione locale sugli immobili, dando stabilità a un settore dell'ordinamento tributario che costituisce uno snodo nevralgico nei rapporti tra cittadini e fisco e che ha conosciuto troppe modifiche nel corso degli ultimi anni, perseguendo gli obiettivi prioritari di:
    semplificare il quadro dei tributi locali sugli immobili;
    ridurre i costi di compliance per i contribuenti e gli adempimenti amministrativi;
    dare certezza ai comuni circa le risorse derivanti da tale fonte di entrata;
    responsabilizzare gli stessi enti locali nelle loro scelte di politica tributaria in questo campo;
    coniugare l'esigenza di disporre di strumenti di prelievo di natura patrimoniale con quelle di salvaguardare la piccola proprietà immobiliare nonché di dare nuove prospettive al settore edilizio
    ridurre, compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica, il carico fiscale sugli immobili residenziali dati in locazione e sugli immobili delle imprese che contengono macchinari produttivi;
   g) a tale proposito si sottolinea inoltre l'esigenza di procedere a una revisione del regime impositivo dei terreni agricoli, parametrandolo alle effettive potenzialità produttive dei terreni stessi, nonché di risolvere in modo chiaro e definitivo la questione relativa all'imposizione IMU dei cosiddetti «macchinari imbullonati», individuando in merito una soluzione equilibrata che non penalizzi gli insediamenti produttivi nel territorio nazionale;
   h) si segnala la necessità di coinvolgere il Parlamento in una discussione approfondita circa le modalità per risolvere la problematica relativa ai crediti Pag. 95bancari deteriorati, nella prospettiva di rafforzare, in un contesto di parità concorrenziale tra tutti gli intermediari bancari, la stabilità patrimoniale delle banche e di ampliare conseguentemente la disponibilità di credito per le famiglie e le imprese;
   i) si evidenzia la necessità di utilizzare appieno tutti gli strumenti già in campo per sostenere la crescita dimensionale, l'innovazione tecnologica e la competitività delle imprese, sia per quanto riguarda le misure tributarie, sia per quel che concerne gli strumenti di carattere finanziario e creditizio, sia per quanto attiene ai profili di diritto societario, sia con riferimento al ruolo svolto in questo campo dalla Cassa depositi e prestiti, dalla SACE, dalla SIMEST, dal sistema creditizio privato e dal sistema assicurativo, nonché di orientare ulteriormente l'azione di politica tributaria in questa direzione;
   l) si sottolinea altresì l'esigenza di migliorare il livello di conoscenza, da parte delle piccole e medie imprese, circa le misure già adottate per favorirne l'accesso ai canali di finanziamento non bancario (tra i quali si segnalano in particolare le agevolazioni per l'investimento in strumenti finanziari delle PMI e segnatamente nei cosiddetti mini-bond; l'estensione dell'azione del Fondo Centrale di Garanzia anche alle emissioni di Mini-bond sottoscritte da fondi di credito; la creazione del segmento AIM Italia di Borsa Italiana; la disciplina agevolativa delle imprese innovative, delle start up e delle PMI; l'avvio dell'operatività dei portali di equity crowdfunding; l'implementazione del Fondo per la Crescita sostenibile, del Fondo Strategico italiano e del Fondo Italiano di Investimento; il rafforzamento del ruolo della Cassa depositi e prestiti a sostegno delle PMI), assicurando a tal fine una maggiore valorizzazione e coordinamento delle politiche in tal senso;
   m) si rileva, nella medesima prospettiva, la necessità di cogliere appieno tutte le opportunità connesse alle risorse finanziarie che saranno poste a disposizione dal Piano Juncker, realizzando ogni possibile sinergia tra interventi nazionali e interventi comunitari;
   n) si richiama l'opportunità di procedere alla manutenzione degli assetti di vigilanza nei settori del credito, dei mercati finanziari e delle assicurazioni, per aggiornarli agli sviluppi della disciplina europea in materia, al fine di garantire la migliore efficacia degli assetti di vigilanza pubblicistica in materia, in particolare sviluppando più strette forme di collaborazione tra le diverse autorità competenti nei rispettivi ambiti, nonché eliminando lacune, duplicazioni, sovrapposizioni o conflitti di competenza tra le medesime autorità.

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ALLEGATO 2

Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3 e Allegati)

PROPOSTA DI PARERE ALTERNATIVA PRESENTATA DAL DEPUTATO PESCO E ALTRI

  La VI Commissione,
   esaminato il Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3 e Allegati);
   premesso che:
    nelle premesse del Documento in esame si delineano scenari macroeconomici favorevoli e ipotesi di un percorso di rilancio dell'economia, in quanto l'Italia è uscita dalla fase recessiva nel IV trimestre, con previsioni più positive di tassi di crescita sia per l'Area Euro sia per l'Italia: infatti, per il 2015 si registra una crescita nella misura dello 0,7 per cento fino a un possibile 1,4 per cento, nel 2016 e nel 2017 si prevede una crescita nella misura del 1,5 per cento;
    sono confermati gli indici dell'indebitamento netto, come previsti nella Nota di aggiornamento al DEF del novembre 2014, ossia: 2015: 2,6 per cento; 2016: 1,8 per cento; 2017: 0,8 per cento;
    per quanto riguarda il pareggio di bilancio strutturale, il Governo prevede ottimisticamente che esso sarà raggiunto nel 2017: dunque il Governo intende adottare il percorso di miglioramento graduale del saldo strutturale, previsto dalla clausola europea sulle riforme;
    in merito alla politica fiscale, il Governo prevede di non attivare la clausola di salvaguardia che lo stesso Governo ha inserito e fatto approvare al Parlamento nella legge di stabilità 2015, consistente nell'aumento progressivo delle aliquote IVA, a partire dal 2016, del 10 e del 22 per cento, e che costerebbe ai contribuenti 12,8 miliardi nel 2016, 19,2 miliardi nel 2017 e 21,3 miliardi dal 2018, per i seguenti fattori:
     a) migliori performance del PIL, che garantirà un maggior gettito tributario;
     b) la riduzione della spesa per interessi pari allo 0,4 per cento del PIL, circa 6 miliardi di euro;
     c) l'adozione di misure di spending review, nei prossimi mesi, per conseguire risparmi nella misura dello 0,6 per cento di PIL, circa 10 miliardi di euro;
   la razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica, cosiddetta «spending review» del piano Cottarelli non ha avuto piena attuazione fino ad oggi, se non in misura prevalente a carico degli enti locali e territoriali, che hanno contribuito al miglioramento dei saldi di finanza pubblica con circa 7 miliardi nel 2014 e ulteriori 8,5 miliardi nel 2015, consentendo al Governo di finanziare il «bonus fiscale»; tale scelta ha ridotto sensibilmente le risorse delle autonomie locali, incidendo negativamente sulla erogazione dei servizi sociali ed assistenziali forniti a livello territoriale dai comuni ai cittadini bisognosi;
   nella programmazione economica del prossimo triennio la realizzazione della spending review diventa necessaria, non per aumentare le risorse da destinare agli investimenti produttivi e per ridurre la pressione fiscale, ma per evitare l'ulteriore aggravio delle aliquote IVA;Pag. 97
   dunque, non solo la programmazione per il triennio 2016-2018 non include un percorso di riduzione della pressione fiscale, fondamentale sia per sostenere la domanda di beni e servizi, sia per incentivare gli investimenti nel nostro Paese, ma dal Documento in esame si rileva come la pressione fiscale sia prevista in aumento dal 43,5 per cento del PIL del 2014 al 43,7 per cento nel 2019, con un picco del 44,1 per cento nel 2016 e 2017;
   il debito pubblico è aumentato nel 2015 in rapporto al PIL dal 132,1 per cento al 132,5 per cento; la fase discendente del debito è prevista, secondo il Governo, a partire dall'anno 2016, quando scenderà il rapporto scenderà al 130,9 per cento nel 2016, al 127,4 per cento nel 2017 e al 123,7 per cento nel 2018;
   i margini di flessibilità, in cui si muove il Governo per sostenere la crescita, sono molto ridotti, in considerazione del forzoso rispetto del limite del 3 per cento del rapporto deficit/PIL, da cui ci siamo allontanati in misura ridotta nel corso dell'anno (2,6 per cento) e la permanenza di un debito elevatissimo;
   in materia di imposte locali, il Governo prevede la revisione del sistema fiscale locale al fine di semplificare il quadro dei tributi locali sugli immobili e ridurre i costi di compliance per i contribuenti. In particolare, il Governo ha annunciato l'introduzione, nel corso del 2015, di una nuova local tax, che unifichi IMU e TASI e semplifichi il numero delle imposte comunali, mediante un unico tributo/canone in sostituzione delle imposte e tasse minori e dei canoni esistenti, con aliquote differenziate: più basse sulle abitazioni principali; più alte sulle altre abitazioni; inoltre, si prevede di aumentare la quota dei trasferimenti Stato-enti locali, allocati sulla base della capacità fiscale e dei fabbisogni standard, superando il criterio basato sulla spesa storica;
   ritenuto che:
    le misure indicate dal Governo in merito alla delega per la riforma del sistema fiscale appaiono in ogni modo insufficienti e poco compatibili con l'obiettivo principale che dovrebbe essere perseguito da questo Parlamento, quale l'urgente e improcrastinabile abbassamento della pressione fiscale;
    condividendo lo spirito di unificazione e semplificazione, ma non quello dell'estensione della tassazione sulle abitazioni principali, in ordine all'innovazione prevista dal DEF sulle imposte locali tuttavia, sembra assai arduo affermare che nel corso del 2015 verrà introdotta la nuova «local tax» che a detta del Governo dovrebbe rendere più equo e trasparente il sistema fiscale: tale affermazione rischia dunque di creare l'ennesimo imbarazzo al Governo e allo stesso Parlamento;
    le riforme fiscali di questo Governo appaiono lente, sempre più cupe e poco trasparenti: significativa al riguardo è stata proprio l'attuazione della delega fiscale, prorogata al 26 settembre 2015 dopo aver bloccato per mesi i lavori sui decreti delegati, e per di più a causa di una norma introdotta all'ultimo minuto che avrebbe favorito alcuni cittadini tra cui ex membri del Parlamento (come peraltro ammesso dallo stesso Presidente del Consiglio con conseguente ritiro dello schema di decreto già annunciato); queste modalità operative rallentano e rendono poco trasparente l'operato del Parlamento stesso;
    si può affermare inoltre che il DEF 2015 non prevede alcuna novità rispetto agli obiettivi programmati nel precedente anno; l'obiettivo principale resta sempre l'attuazione della delega fiscale, prorogata al 26 settembre 2015; la programmazione economica finanziaria non prevede dunque particolari novità per la materia tributaria, mentre ci si aspettava una programmazione fiscale più incisiva e coraggiosa, soprattutto a favore delle piccole e medie imprese, nonché per le nuove iniziative imprenditoriali, per le quali resta tuttora da capire il regime di favore applicabile una volta terminato il regime speciale con imposta sostitutiva del 5 per cento (si ricorda infatti che il nuovo regime Pag. 98forfettario introdotto con la stabilità 2015 è stato oggetto di critiche da parte dello stesso Governo che ha di fatto prorogato per un altro anno il regime speciale vigente); anche in merito alla semplificazione fiscale ed in particolare alla fatturazione elettronica, non vengono indicate misure volte ad incentivare i contribuenti all'esercizio dell'opzione per la digitalizzazione della contabilità (quali, ad esempio, la riduzione della pressione fiscale attraverso aliquote ridotte); quanto poi alla riduzione della pressione fiscale, non si prevede alcunché: anzi al riguardo appare contraddittoria la scelta di reperire risorse per la riduzione fiscale attraverso la revisione del sistema delle agevolazioni fiscali; per quel che riguarda infine la semplificazione fiscale in materia di tributi locali, l'introduzione di un tributo unico sarebbe auspicabile a condizione che esso di fatto realizzi una riduzione della pressione fiscale locale e non si trasformi nell'ennesimo strumento di compensazione del minor gettito erariale nazionale;
    la non corretta gestione delle imprese bancarie, l'aumento del volume di sofferenze, crediti inesigibili e titoli tossici implica la necessità di rivedere i criteri di vigilanza prudenziale, valutando l'opportunità di introdurre normativamente il divieto per lo Stato, le Fondazioni bancarie, nonché le imprese bancarie, finanziarie ed assicurative di effettuare investimenti in strumenti finanziari derivati che implichino il rischio di perdite patrimoniali e siano pregiudizievoli per le risorse erariali e per il risparmio dei cittadini;
    si auspicavano dunque scelte di politica fiscale e bancaria differenti, soprattutto al fine di ridurre la pressione fiscale, garantire la certezza del prelievo e rilanciare il settore produttivo e dei consumi: in particolare, si ritengono prioritari per le scelte programmatiche del Governo i seguenti obiettivi:
     evitare ogni genere di intervento dello Stato italiano, espletato in modo diretto o indiretto, finalizzato alla riduzione del volume di titoli anomali, tossici e difficilmente esigibili, nonché crediti inesigibili e sofferenze delle banche private, escludendo così un impegno di risorse erariali per rimediare a una non corretta gestione della governance delle banche, eventualmente sottoposte anche a commissariamento; si precisa che un intervento dello Stato italiano a favore delle banche, così come descritto, potrebbe annoverarsi tra gli aiuti di Stato vietati dalla disciplina europea;
    promuovere la separazione tra banche commerciali e banche d'investimento, favorendo l'istituzione di banche, anche di natura pubblica, preposte al finanziamento della sola economia reale, senza la possibilità di investire in strumenti finanziari speculativi o rischiosi per l'integrità patrimoniale e il risparmio dei cittadini;
    introdurre disposizioni di carattere normativo, con relative sanzioni, al fine di vietare allo Stato, alle Fondazioni bancarie, nonché alle imprese bancarie, finanziarie e assicurative di effettuare investimenti in strumenti finanziari derivati che implichino il rischio di perdite patrimoniali e siano pregiudizievoli per le risorse erariali e per il risparmio dei cittadini;
     predisporre nuovi criteri e limiti di indebitamento per le imprese bancarie, finanziarie ed assicurative, riducendo in tal modo i potenziali rischi di perdite patrimoniali;
     sollecitare la Banca d'Italia ad avviare indagini e azioni di controllo serie ed efficaci su banche e intermediari finanziari caratterizzati da consistenti volumi di sofferenze e individuare i responsabili della non corretta gestione;
     verificare eventuali responsabilità degli amministratori bancari e dei vertici delle società bancarie per una non corretta e non prudenziale gestione del risparmio dei cittadini e in particolar modo accertare se l'emissione del credito sia stata affetta da compiacenze e collusioni; Pag. 99
     favorire l'accesso della magistratura nell'accertamento di eventuali reati nella gestione dell'emissione del credito;
     avviare indagini e azioni di controllo serie ed efficaci al fine di verificare il rispetto della normativa sulla concorrenza e antitrust da parte delle compagnie assicurative e assumere iniziative volte a escludere l'esclusiva vigenza delle convenzioni tra compagnie assicurative e gestori di servizi medico-sanitari o di riparazione degli autoveicoli, garantendo la libera facoltà di scelta del cliente tra soggetti convenzionati e non;
     ridurre l'onere e il costo degli adempimenti fiscali a carico dei contribuenti favorendo il processo di automazione e telematizzazione di tutte le operazioni contabili in materia di determinazione dell'imposta sul valore aggiunto (IVA): emissione, ricezione e registrazione delle fatture, liquidazione e versamento del tributo, redazione e invio dei dichiarativi fiscali, attraverso la predisposizione di software gratuiti che agevolino i contribuenti nella esecuzione dei menzionati adempimenti e nella comunicazione delle informazioni all'Amministrazione finanziaria in un'ottica di normalizzazione, riduzione dei costi di compliance e progressiva sostituzione delle attuali, obsolete modalità cartacee di tenuta delle citate operazioni;
     revisionare gli obiettivi di budget in tema di accertamenti dell'Agenzia delle entrate per il miglioramento e l'intensificazione delle attività di controllo formale e sostanziale dei cosiddetti grandi contribuenti, nonché previsione obiettivi di produzione distinti per ciascuna categoria di contribuenti;
     ridefinire l'organizzazione interna dell'Agenzie e dei sistemi di reclutamento del personale garantendo la pubblicità dei concorsi, il buon andamento e l'imparzialità dell'azione amministrativa;
     revisionare gli attuali criteri di determinazione standardizzata e presuntiva degli accertamenti (con particolare riferimento agli studi di settore ed al redditometro), sostituendoli con sistemi di controllo che incentivino una compliance preventiva tra contribuenti e Amministrazione finanziaria, anche attraverso la predisposizione di strumenti informatici gratuiti che consentano agli esercenti di confrontare in tempo reale l'andamento economico e finanziario delle proprie attività rispetto ai modelli statistici standard, al fine di comprendere le cause di eventuali scostamenti e porvi rimedio, ove necessario senza attendere i termini previsti per le dichiarazioni fiscali;
     intensificare le attività di controllo dell'Agenzia delle entrate, anche ampliando il campo di applicazione degli strumenti deflattivi del contenzioso, nello spirito della leale collaborazione tra contribuente e amministrazione finanziaria; in ogni caso, garantire allo stesso tempo l'esercizio del diritto di difesa del contribuente, anche attraverso una progressiva riduzione delle imposte in materia di giustizia che di fatto costituiscono un ostacolo all'eccesso alla giustizia tributaria;
     potenziare e intensificare la lotta all'evasione internazionale e il ricorso allo scambio di informazioni in ambito comunitario e, in generale, gli strumenti di cooperazione internazionale, con particolare riguardo all'invio di richieste di assistenza amministrativa e di scambi informativi spontanei, nonché all'attivazione dei controlli multilaterali, anche in conseguenza delle molteplici convenzioni stipulate con gli Stati della comunità europea ed internazionale in materia di scambio di informazioni e rimozione del segreto bancario;
     introdurre misure di contrasto all'evasione e all'elusione internazionale (triangolazioni societarie, transfer pricing, mispricing, sottofatturazione, società offshore e trust, treaty shopping), in relazione alle quali la mera stipulazione di accordi bilaterali in materia di scambio di informazioni appare inadeguata e, in alcuni casi, controproducente in assenza di una reciproca attuazione, da parte dell'altro Pag. 100Stato contraente, delle normative di contrasto all'elusione e all'evasione; pertanto, occorre assumere iniziative volte a favorire la stipula di accordi multilaterali per la lotta all'evasione internazionale, a rimuovere il segreto bancario e a introdurre blacklist comuni ai vari Stati della comunità europea ed internazionale;
     migliorare gli strumenti compensativi esistenti, anche attraverso l'istituzione presso l'Agenzia delle entrate di una «Camera di compensazione» preposta a compensare debiti e crediti di natura tributaria, provvedendo direttamente anche ai relativi adempimenti fiscali;
     agevolare le piccole e medie imprese e le nuove iniziative imprenditoriali anche attraverso l'estensione della disciplina del «regime fiscale di vantaggio per l'imprenditoria giovanile e lavoratori in mobilità» alle società di persone o di capitali di nuova costituzione;
     incentivare, attraverso la previsione di benefici fiscali, gli investimenti in tecnologie a basso impatto ambientale nei processi di riconversione industriale dei siti di interesse nazionale contaminati, al fine di attivare crescita ed occupazione «verde», a condizione che il saldo occupazionale netto di tali investimenti sia positivo;
     introdurre misure di sostegno al reddito tali da garantire a ciascun cittadino, anche mediante integrazione del reddito percepito, un reddito minimo di cittadinanza al fine di assicurare un livello minimo di soddisfacimento delle esigenze fondamentali e primarie di vita, individuali e familiari;
     incentivare forme alternative di accesso al credito tra cui l'istituto del «crowfunding», rimuovendo innanzitutto i vincoli che oggi lo rendono uno strumento poco efficace e quindi poco utilizzato, potenziandone l'utilizzo anche per le società diverse dalle «startup innovative» anche attraverso gli strumenti di garanzia (come ad esempio, l'utilizzo del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese per garantire le operazioni di crowfunding);
     introdurre misure normative volte alla riforma del sistema sanzionatorio tributario, amministrativo e penale, ampliando le fattispecie vigenti alla luce dell'evoluzione delle pratiche societarie e delle accertate tecniche di evasione, nonché evitando qualsivoglia forma di depenalizzazione delle condotte di reato già previste;
     introdurre misure normative volta a garantire una maggiore efficacia della lotta all'evasione fiscale e in particolare a rimuovere i dubbi interpretativi e applicativi circa la nuova fattispecie di reato di autoriciclaggio;
     riformare il regime tributario cosiddetto «dei minimi», elevando il limite massimo di imponibile ai fini dell'applicazione, in armonia con gli orientamenti espressi in ambito comunitario e alle normative esistenti negli altri Stati comunitari;
     introdurre misure normative volte a recuperare gettito attraverso l'incentivazione e la disciplina di fattispecie e pratiche commerciali, come ad esempio gli affitti brevi, fino ad oggi carenti di disciplina normativa e pertanto non adeguatamente ed efficacemente controllabili ai fini fiscali;
     introdurre misure normative volte all'abolizione dell'IRAP per le microimprese;
     introdurre misure normative volte a prevedere un maggiore controllo, anche fiscale, su general contractor di grandi opere, partiti politici, cooperative, assicurazioni, fondazioni e grande distribuzione;
     introdurre misure normative per la revisione del sistema nazionale di riscossione, mediante l'attribuzione di tale funzione al Ministero dell'economia e delle finanze, con conseguente abolizione del sistema di gestione mediante concessionari della riscossione; Pag. 101
     al fine di scongiurare il rischio di contenzioso, con grave danno erariale per lo Stato, assumere iniziative normative per la rimozione dei profili di incostituzionalità emersi in merito alla procedura della dichiarazione dei redditi precompilata ed in particolare alla disposizione che prevede, in caso di errore nella compilazione, l'obbligo del professionista di provvedere al pagamento delle imposte dovute dal contribuente, in chiaro contrasto con l'articolo 53 della Costituzione;
     compatibilmente con i vincoli europei in tema di libero commercio e tutela della concorrenza, assumere iniziative normative per revisionare il sistema delle accise in materia di tabacchi, aumentando il prelievo fiscale sulla componente specifica dell'accisa su quella ad valorem, evitando l'effetto distorsivo sui prezzi a favore delle sigarette della fascia più richiesta e garantendo, dunque, un'equa distribuzione del carico fiscale; introdurre altresì nuove forme di prelievo, tra cui la previsione di un contributo di solidarietà in misura fissa, da porre a carico dei produttori di sigarette e derivati, calcolato sulle quantità di prodotto immesse in commercio e da destinare a copertura della spese sanitarie nazionali connesse alla cura di patologie legate al consumo di sigarette e derivati;
     assumere tutte le iniziative necessarie, anche a carattere normativo, al fine di ridurre l'aliquota dell'accisa sulla birra, così tutelando un settore in crescita e in fermento, che appena due anni fa aveva fatto segnare un +4,4 per cento di occupazione, e dando peraltro seguito al parere della Ragioneria dello Stato del 26 luglio 2013 con il quale si invitava il Parlamento ad agire sul versante della spesa pubblica e non su quello delle entrate,
   esprime

PARERE CONTRARIO.
Pesco, Alberti, Cancelleri, Pisano, Ruocco, Villarosa.

Pag. 102

ALLEGATO 3

Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2014 (C. 2977 Governo).

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La VI Commissione,
   esaminato il disegno di legge C. 2977, recante disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2014;
   segnalata la rilevanza del provvedimento, il quale rappresenta uno strumento fondamentale per assicurare il corretto recepimento della normativa dell'Unione europea nell'ordinamento nazionale, in quanto esso apporta all'ordinamento giuridico italiano le integrazioni e modifiche necessarie a consentire la chiusura di procedure di pre-infrazione e di infrazione avviate dagli organismi dell'Unione europea nei confronti dell'Italia;
   evidenziato come l'unico aspetto del disegno di legge rilevante per gli ambiti di competenza della Commissione Finanze sia costituito dall'articolo 11, il quale modifica il trattamento fiscale applicabile ai servizi accessori relativi alle piccole spedizioni a carattere non commerciale, nonché alle spedizioni di «valore trascurabile» di cui alle direttive 2006/79/CE e 2009/132/CE, estendendo la franchigia IVA all'importazione, attualmente applicabile alle suddette spedizioni, anche alle relative spese accessorie, a prescindere dal loro ammontare;
   rilevato come le modifiche recate dal predetto articolo 11 all'articolo 9, primo comma, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 siano finalizzate a ottenere l'archiviazione della procedura di infrazione n. 2012/2088, avviata in relazione alla disciplina IVA italiana dei costi accessori quali i costi di trasporto, relativi ad invii di valore modesto, che la Commissione europea ritiene incompatibile con gli articoli 143 e 144 della direttiva 2006/112/CE, relativa al sistema comune di imposta sul valore aggiunto,

DELIBERA DI RIFERIRE IN SENSO FAVOREVOLE.

Pag. 103

ALLEGATO 4

Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea relativa all'anno 2013
(Doc. LXXXVII, n. 2).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La VI Commissione,
   esaminata la Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea relativa all'anno 2013 (Doc. LXXXVII, n. 2);
   preso atto del contenuto della Relazione, la quale affronta diverse tematiche di competenza della Commissione Finanze, in particolare per quanto riguarda i temi all'Unione bancaria, della regolazione dei mercati finanziari, della lotta alla frode e all'evasione fiscale, della tassazione del risparmio, del rafforzamento e della semplificazione del sistema dell'IVA, dell'informatizzazione e del miglioramento dell'efficacia del sistema doganale nell'UE, nonché dello scambio automatico di informazioni tra le autorità fiscali;
   evidenziato come alcuni degli interventi legislativi prefigurati dalla Relazione siano già stati esaminati dalla Commissione;
   rilevato come il tempo intercorso rispetto al periodo cui si riferisce la Relazione ne riduca notevolmente la rilevanza, sia sotto il profilo politico sia sotto quello conoscitivo;
   segnalata la necessità che in futuro sia assicurato un più puntuale rispetto dei termini di presentazione della Relazione consuntiva, al fine di fornire in tempo utile al Parlamento gli elementi conoscitivi circa le attività svolte e le posizioni assunte dal Governo nel quadro della partecipazione dell'Italia all'Unione europea, necessari per consentire alle Camere di svolgere efficacemente la loro funzione di controllo ex post in materia;
   ribadita l'esigenza di proseguire con determinazione nel miglioramento dei processi di adeguamento dell'ordinamento nazionale alla normativa comunitaria,
   esprime

NULLA OSTA.