CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 8 aprile 2015
420.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-03241 Pinna: Iniziative per il completamento del mercato unico dell'energia con particolare riferimento al settore dell'alluminio.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'interrogazione in particolare fa riferimento all'attuale situazione di crisi del settore dell'alluminio in Europa e in Italia, con particolare attenzione al caso dell'Alcoa.
  Relativamente alle iniziative del Governo italiano con riferimento allo sviluppo del mercato europeo dell'energia si rappresenta che il Ministero dello sviluppo economico e l'Autorità per l'energia elettrica, il gas ed il sistema idrico già da tempo lavorano, in sede europea, sui temi dell'armonizzazione delle regole di funzionamento dei mercati e delle reti e sul conseguente adeguamento del quadro regolatorio nazionale, con l'obiettivo di minimizzare l'impatto e i costi per il sistema e di massimizzare invece i benefici che possono derivare dal far parte di un mercato dell'energia di dimensione europea.
  La maggiore concorrenzialità tra le imprese di produzione di energia nel nuovo mercato integrato e l'adozione di regole comuni per un funzionamento più efficiente delle reti di trasmissione e di trasporto e dei mercati energetici rappresentano clementi essenziali per l'auspicato processo di allineamento dei prezzi dell'energia tra i diversi Paesi europei. Pertanto il Governo italiano proseguirà il suo impegno volto ad assicurare un ruolo attivo dell'Italia nella creazione e nello sviluppo dei mercati energetici integrati affinché i benefici del mercato europeo si traducano in minori costi anche per i consumatori finali italiani.
  Con riferimento al tema dell'impatto negativo sulla crescita industriale dell'eccessivo costo dell'energia, si evidenzia che dal 2014 sono diventate pienamente operative le agevolazioni a favore delle imprese ad elevata intensità energetica, che consentono alle imprese dei settori maggiormente energivori, quale quello dell'alluminio, di beneficiare di riduzioni dei cosiddetti oneri di sistema elettrico in funzione dell'intensità elettrica. Nell'attuale contesto di forte pressione competitiva, la misura è finalizzata al sostegno della competitività dell'industria nazionale soprattutto dei settori più esposti alla concorrenza globale e al rischio di carbon leakage.
  Sul fronte della pianificazione di interventi infrastrutturali e sul mantenimento delle competenze nel settore industriale nel Sulcis, si fa presente che in data 2 agosto 2013 è stato siglato un protocollo d'intesa tra il Ministero dello sviluppo economico e La Regione Autonoma della Sardegna (RAS), dedicato al rilancio dell'economia industriale nell'area. Il protocollo, in particolare, prevede la realizzazione di una centrale termoelettrica a carbone pulito, dotata di tecnologie innovative per la cattura e sequestro della CO2 e la creazione di un Polo tecnologico presso il quale sarà realizzato un progetto di impianto di ossicombustione da 50 MW1 ed altre attività di ricerca, nell'ambito di un piano pluriennale, sia nel campo del carbone pulito che nell'ambito delle vanti rinnovabili e dell'efficienza energetica.
  Si segnala, altresì, che in data 8 agosto 2014 è stato ufficializzato l'accordo di attuazione tra i firmatari del Protocollo (MiSE e RAS) ed i soggetti incaricati per lo svolgimento delle attività di ricerca Pag. 57ricadenti nel piano decennale, per un importo di 30 milioni di euro (Enea e Sotacarbo).
  Per quanto concerne, in particolare, la situazione della società Alcoa informo che in data 6 febbraio scorso, si è svolto presso il Ministero dello sviluppo economico, un incontro sullo stato del confronto Alcoa-Glencore per l'eventuale acquisizione dello smelter di Portovesme, le misure utilizzabili per il contenimento del costo dell'energia e, le necessarie bonifiche sono stati pertanto al centro della riunione della Task Force.
  All'incontro hanno partecipato oltre ai rappresentanti del Ministero, la regione Sardegna e le Organizzazioni Sindacali di riferimento.
  Il Governo e la Regione hanno fatto il punto sullo stato dell'interlocuzione tra le due multinazionali e sulle azioni di precipua competenza delle Istituzioni.
  Nel corso della riunione, oltre a confermare l'utilizzo degli strumenti previsti dalla normativa italiana atti a contenere il costo dell'energia, si è riferito sugli approfondimenti in corso per la questione bonifiche, approfondimenti finalizzati a definire un quadro chiaro di responsabilità per i soggetti coinvolti. Sul tema, sono stati messi in agenda incontri tecnici.
  Tra Alcoa e Glencore è stato definito un piano di lavoro comune che consente di affrontare le difficoltà relative ai quesiti posti.
  Infine, nel corso del dibattito sono stati discussi i risultati dell'ultima riunione della Cabina di Regia (Governo, regione Sardegna ed Enti Locali), svoltasi a fine gennaio e che ha avuto al suo centro le politiche occupazionali e gli strumenti necessari alla formazione dei lavoratori, anche dell'indotto Alcoa, nel quadro degli interventi previsti dal Piano Sulcis.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-04267 Ricciatti: Adozione del regolamento sulla sicurezza dei prodotti di consumo.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con l'atto ispettivo in questione, l'Onorevole chiede di conoscere quali iniziative il Governo intenda intraprendere per agevolare l'adozione del Regolamento «made in», stante la sua mancata approvazione durante il semestre di Presidenza italiana del Consiglio UE.
  In proposito, si evidenzia che la questione del «made in» ha rilevanza prioritaria per il Governo italiano. Come è noto, il dossier «Pacchetto Sicurezza Prodotti» è costituito dai due Regolamenti, relativi: alla sicurezza dei prodotti e alla vigilanza del mercato.
  Nell'ambito del primo, figura l'articolo 7 (che introduce l'obbligo di indicazione di origine per i prodotti di consumo non alimentari), in relazione al quale si sono manifestate le principali difficoltà che hanno ostacolato l'approvazione dell'intero dossier. Di fatto, sull'articolo 7 vi è una forte opposizione della Germania, alla quale si associano altri 16 Stati membri, tra cui il Regno Unito. Tra le motivazioni della contrarietà tedesca vi è anche quella della mancata valutazione d'impatto che l'adozione dell'articolo 7 comporterebbe.
  Orbene, una prova concreta del forte interesse italiano per la questione è rappresentata dal fatto che, proprio sotto presidenza italiana, il dossier è stato riportato all'ordine del giorno del Gruppo Consumatori del Consiglio del 16 settembre scorso, che ne ha ripreso la discussione dopo quasi un anno, per esaminare il testo approvato in prima lettura dal Parlamento.
  In tale occasione, la Presidenza Italiana, per dare risposta alla richiesta unanime dei membri del Gruppo di acquisire nuovi elementi di analisi utili a facilitare la prosecuzione dei lavori a livello tecnico, ha chiesto alla Commissione europea uno studio di analisi sull'impatto dell'articolo 7, analisi che la Commissione si è impegnata a realizzare in tempi stretti.
  Indipendentemente dagli obiettivi perseguiti dalla delegazione italiana, la discussione del citato dossier in Consiglio non potrà riprendere prima della diffusione da parte della Commissione dello studio d'impatto preannunciato.
  L'analisi d'impatto è stata avviata nel mese di gennaio con l'inoltro di due differenti questionari da parte della società di consulenza, individuata dalla Commissione, alle Autorità di vigilanza degli Stati membri ed alle associazioni di riferimento dei sei settori individuati, precisamente: giocattoli, elettrodomestici, elettronica di consumo, tessile, calzature, ceramica.
  Il primo, valuterà i costi ed i benefici per le imprese; il secondo, gli oneri connessi alla vigilanza e le opportunità per gli Stati membri. Contestualmente è stato previsto un focus su sei settori industriali che saranno invece consultati telefonicamente.
  Al riguardo, il Ministero quale Autorità nazionale di vigilanza del mercato nonché punto di contatto per il coordinamento dei dati richiesti nel «questionario» ha avviato tutte le possibili iniziative, coordinandosi con le associazioni di categoria e tutti gli operatori economici del settore, al fine di fornire alla Commissione gli elementi utili richiesti per agevolare l'adozione del regolamento sulla sicurezza generale Pag. 59dei prodotti, comprensivo della citata norma in esame, quale ulteriore requisito di tracciabilità che riguarda sia il prodotto che il produttore, con il chiaro scopo di identificare il luogo di produzione nel caso in cui non sia possibile rintracciare il costruttore o nel caso in cui l'indirizzo fornito sia diverso da quello in cui il prodotto è stato fabbricato.
  Per quanto riguarda le possibili proposte italiane, si evidenzia che già in occasione del Consiglio Competitività UE del 4 dicembre scorso, si è auspicato che i risultati dello studio possano aiutare a riaprire in modo costruttivo la discussione, al fine di raggiungere un compromesso che potrebbe prevedere: la perimetrazione del campo di applicazione, l'introduzione di eventuali clausole di revisione, l'individuazione di eventuali criteri alternativi per la determinazione dell'indicazione di origine, anche con riferimento al processo in corso di attuazione della revisione del Codice doganale europeo.
  Per parte sua, la nuova Presidenza lettone ha annunciato che, dopo la presentazione dello studio d'impatto da parte della Commissione europea, intende esplorare la possibilità di un accordo tra gli Stati Membri, con l'obiettivo di conseguire un orientamento generale al Consiglio Competitività del 28 maggio 2015.
  La delegazione italiana, che partecipa ai lavori in seno al competente Comitato del Consiglio, continuerà a seguire il dossier con la dovuta attenzione, cercando in particolare di far convergere il maggior numero possibile di delegazioni sull'esigenza di salvaguardare la disposizione di cui al citato articolo 7 relativa al «made in».

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-04643 Ricciatti: Iniziative per la tutela del made in Italy.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Oltre a quanto ho già riferito nelle precedente risposta all'atto n. 5-04267 sugli interventi normativi di modifica delle disposizioni normative riguardanti l'indicazione di origine dei prodotti a tutela del made in Italy, e sulla rilevanza che tale proposta ha per la tutela dello stesso, mi soffermerò, più in particolare, sul fenomeno della contraffazione.
  Preliminarmente, evidenzio che tale evento negativo è controllato dalla criminalità organizzata ed è esteso a tutti i settori produttivi; esso è, inoltre, caratterizzato da una specializzazione territoriale e da una notevole capacità di adattamento alle mutevoli esigenze del mercato. Da tale fenomeno scaturiscono rilevanti conseguenze sul piano economico e sociale e conseguentemente la necessità di individuare efficaci pratiche di contrasto.
  A questo scopo, presso il Ministero è stato costituito il CNAC (Consiglio Nazionale Anticontraffazione), che riunisce tutti gli operatori del sistema anticontraffazione.
  Il Consiglio, istituito con la legge 23 luglio 2009 n. 99, operativo dal 2011, è l'organismo interministeriale con funzioni di indirizzo, impulso e coordinamento strategico delle iniziative intraprese da ogni Amministrazione in materia di lotta alla contraffazione. Vi partecipano undici Ministeri, oltre allo sviluppo economico, il Ministero dell'economia e delle finanze, degli affari esteri, della difesa, delle politiche agricole alimentari e forestali, dell'interno, della giustizia, dei beni e delle attività culturali, del lavoro e delle politiche sociali, della salute, della funzione pubblica e l'ANCI, l'Associazione nazionale dei comuni italiani.
  Il Consiglio ha predisposto un piano nazionale anticontraffazione e indicato gli indirizzi per orientare e migliorare anche l'azione delle Amministrazioni. Il Piano ha individuato sei ambiti prioritari in materia di lotta alla contraffazione: comunicazione, informazione e formazione destinate ai consumatori; rafforzamento dei presidi territoriali; lotta alla contraffazione via internet; formazione alle imprese in tutela della proprietà industriale; tutela del made in Italy dai fenomeni di usurpazione all'estero.
  Il 25 novembre dello scorso anno, si è tenuta a Roma una riunione dei Consigli Nazionali Anticontraffazione CNAC EUMED; nel corso della stessa i rappresentanti dei Governi di Algeria, Bulgaria, Croazia, Egitto, Francia, Grecia, Giordania, Italia, Libano, Malta, Marocco, Portogallo, Romania, Serbia, Slovenia e Spagna hanno firmato un nuovo documento d'intesa, la «Carta di Roma per il rafforzamento della lotta alla contraffazione», dando ulteriore impulso alle politiche e alle azioni anticontraffazione.
  La «Dichiarazione di Roma» mira al rafforzamento, nell'ambito di ciascun Paese, del coordinamento tra Autorità pubbliche e private, attraverso la creazione ed il mantenimento di Comitati Nazionali Anticontraffazione (sul modello del Consiglio Nazionale Anticontraffazione italiano e del Comitato Nazionale Anticontraffazione francese) e al miglioramento del raccordo tra di essi.Pag. 61
  Ciò avverrà rafforzando la collaborazione internazionale nel campo:
   dei diritti di proprietà intellettuale, al fine di rafforzare la capacità, la tempestività e l'efficacia delle autorità;
   della lotta alla contraffazione on line, per ottenere informazioni su questo fenomeno in rapida e continua evoluzione;
   della comunicazione/informazione/educazione, rivolta ai consumatori, ai produttori ed alle istituzioni, al fine di aumentare la consapevolezza dei problemi collegati alla contraffazione;
   della formazione del personale, che si occupa della lotta alla contraffazione;
   delle strutture legislative ed istituzionali, per la promozione di scambi di conoscenze e informazioni sul sistema legale nazionale, sui rispettivi Piani Nazionali Anti-Contraffazione e le relative attuazioni.

  Per raggiungere tutti gli obiettivi prefissati nella «Dichiarazione di Roma», i Paesi partecipanti hanno concordato di creare una Rete (li Comitati Nazionali Anticontraffazione (Rete CNAC EUMED). Hanno inoltre concordato di identificare in ogni Paese un focal point che faccia da facilitatore nei confronti delle proprie autorità nazionali nel caso giunga ad esso, da parte delle autorità di altri Paesi Firmatari, la segnalazione di casi di contraffazione per la risoluzione dei quali è necessario il coinvolgimento delle autorità nazionali.
  Inoltre, su base di alcune proposte avanzate dal Consiglio Nazionale Anticontraffazione, è stata definita una proposta di «Legge Speciale Expo» per la tutela dei segni distintivi collegati all'Esposizione Universale, che si terrà a Milano da maggio ad ottobre di quest'anno.
  È stato deciso, anche, il varo di una norma, anch'essa formalizzata, per incentivare l'adozione dei marchi collettivi di fonte privata gestiti in forma consortile o equivalente con lo scopo di valorizzare e rendere riconoscibile l'eccellenza dei prodotti italiani sui mercati esteri. Nell'ambito del rafforzamento territoriale, è stato proposto ancora un ulteriore intervento al fine di rendere effettiva l'applicazione delle sanzioni nei confronti degli acquirenti consapevoli di prodotti contraffatti.
  Ricordo che è stata posta in essere un'apposita convenzione stipulata (in data 6 dicembre 2013), con la quale il MiSE ha affidato all'ICE – Agenzia la costituzione di quattro desk per la tutela dei diritti di proprietà intellettuale e di assistenza per gli ostacoli al commercio.
  I desk sono entrati in funzione, a maggio dello scorso anno, presso gli Uffici dell'ICE-Agenzia di Pechino, Mosca, Istanbul e New York.
  Le sedi sono state individuate sulla base della rilevanza commerciale del mercato e della diffusione del fenomeno della contraffazione, oltreché della particolare difficoltà di accesso al mercato stesso. Il personale incaricato ha il compito di prestare assistenza ad aziende e associazioni italiane sulle problematiche e criticità specifiche sia della contraffazione che della tutela dei marchi.
  Il contatto diretto con importatori e distributori di prodotti italiani permetterà di monitorare gli aspetti di maggiore interesse per le imprese italiane.
  In aggiunta a quanto riportato, gli uffici competenti del MiSE, nel quadro delle sue attività istituzionali, hanno avviato, dallo scorso anno, in collaborazione con Unioncamere, un altro progetto, complementare a quello sopra enunciato, volto a fornire, con l'ausilio di suoi funzionari qualificati, un servizio di informazione, supporto e orientamento alle imprese italiane all'estero in materia di tutela della proprietà industriale e lotta alla contraffazione. Tale servizio è fornito, per il momento, nei paesi Brasile (San Paolo) e Marocco (Casablanca), che sono considerati mercati di prioritario e prevalente intervento a sostegno del nostro sistema imprenditoriale, con il supporto della rete delle Camere di commercio italiane all'estero.
  Infine, il Ministero con i propri uffici, assiste di continuo le imprese italiane Pag. 62fornendo orientamento ed informazioni sui mercati esteri. A tale scopo, ha attivato due servizi: uno «sportello informativo» gratuito presso la propria sede, svolto con la collaborazione di esperti volontari iscritti all'Ordine dei consulenti in proprietà industriale e propri funzionari, con il quale si forniscono informazioni preventive sulla protezione dei diritti di proprietà industriale in Cina, in Russia e in Brasile; l'altro attraverso la «Linea diretta anticontraffazione», per consentire anche l'attivazione di procedure di contrasto a livello internazionale, nell'ambito dei rapporti di collaborazione con le competenti istituzioni straniere. Tale servizio è operato da personale specializzato della Guardia di Finanza, distaccato presso il Ministero dello sviluppo economico, che riceve e valuta le segnalazioni pervenute ed è in diretto collegamento, per eventuali seguiti di rispettiva competenza, con le istituzioni nazionali (Nuclei Speciali della Guardia di Finanza e Servizio Antifrode dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli) e internazionali.
  Infine, fornisco alcune informazioni sui sequestri effettuati in Italia di prodotti contraffatti, da parte dall'Agenzia delle Dogane e dalla Guardia di Finanza nel periodo 2008-2013 essi ammontano a circa 335 milioni, per un valore stimato di quasi 3,8 miliardi di euro.
  Attraverso la banca dati IPERICO (Intellectual Property Elahorated Report of the Investigation on Counterfeiting), nell'ambito di un'attività di monitoraggio del fenomeno in maniera integrata e globale, i dati sulle attività di contrasto vengono raccolti e armonizzati dai diversi corpi preposti (Guardia di Finanza, Agenzia delle Dogane, Carabinieri, Polizia di Stato, Polizie locali), anche con riferimento alle diverse tipologie di illeciti, che vanno dalla contraffazione alla pirateria, dalla violazione in materia di made in Italy, alla normativa sulla sicurezza dei prodotti.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-04656 Crippa: Rilancio delle attività e salvaguardia dei livelli occupazionali nei siti produttivi del gruppo Arcese Spa.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il 12 gennaio 2015 si è svolta una riunione per la verifica delle problematiche del Gruppo Arcese in Italia.
  Alla riunione erano presenti i rappresentanti del Ministero dello sviluppo economico, della Regione Piemonte, della direzione aziendale di Arcese Trasporti, nonché le Organizzazioni Sindacali nazionali e territoriali di Filt-CGIL, Fit-CISL, Uil Trasporti nazionali e territoriali, unitamente alle RSU.
  In apertura l'azienda ha fornito un aggiornamento sulla procedura di mobilità, aperta il 18 dicembre u.s., per 73 unità di personale viaggiante, nella prospettiva dell'obbiettivo dichiarato del MiSE che è quello di cercare soluzioni alternative ai licenziamenti.
  L'Azienda ha comunicato, inoltre, che a seguito di alcune adesioni volontarie, il numero degli esuberi si era ridotto a 66 unità delle quali 12 avrebbero maturato i requisiti alla pensione, eventualmente anche tramite un incentivo aziendale, 47 potrebbero essere ricollocate internamente con vari ruoli e in varie sedi, 6 avrebbero ricollocazione all'esterno nella Miralog e 2 o 3 sarebbero ricollocabili nella cooperativa che fa capo a SAD, presso la provincia di Bolzano.
   Le OO.SS, al di là dei chiarimenti riguardanti il caso e concernenti le mansioni e le tipologie dei contratti dei ricollocamenti degli esuberi, ecc., fattori che saranno esaminati in sede di contrattazione separata per addivenire ad un accordo tra le parti, hanno espresso preoccupazione per i problemi strutturali del settore dell'autotrasporto, comparto che richiede l'urgente attenzione delle istituzioni soprattutto per ciò che riguarda le normative che regolamentano il lavoro del personale viaggiante e la loro applicazione.
  Gli Uffici del Ministero dello sviluppo economico hanno, pertanto, espresso la propria disponibilità ad attivare un tavolo di settore con tutte le istituzioni competenti nonché l'impegno del Ministero a monitorare la trattativa sindacale sulla mobilità di Arcese, al fine di giungere ad una intesa che escludesse licenziamenti non condivisi.
  Infine, si comunica che, in data 19 febbraio 2015, si è conclusa al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con esito positivo, la fase amministrativa della procedura di licenziamento collettivo, ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991, con un accordo che prevede 5 mesi di CIG in deroga, per 111 lavoratori con riduzione oraria, a rotazione tra loro, per le sedi di Arco (Trento), Rovereto (Trento) e Torino, come misura alternativa ai licenziamenti previsti da tale procedura.
  L'accordo prevede, altresì, la possibilità a tutti i 66 addetti in esubero di chiedere il ricollocamento all'interno dello stesso Gruppo, oppure la mobilità incentivata fino al 31 luglio 2015.

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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-04808 Crippa: Eliminazione delle tutele di prezzo nel settore elettrico e del gas.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In primo luogo si rileva che le disposizioni relative all'eliminazione del servizio di maggior tutela, previste agli articoli 19, 20, 21 dello schema di disegno di legge annuale sulla concorrenza, adottato nella seduta del Consiglio dei ministri del 20 febbraio u.s., prevedono che l'abrogazione della disciplina transitoria dei prezzi dell'energia elettrica e del gas decorra dal 1o gennaio 2018, anziché, come evidentemente previsto in una precedente versione dello schema, cui l'interrogante fa riferimento, a giugno 2015 (giugno 2016 per i consumatori domestici nel caso dell'elettricità). L'articolo 21, peraltro, prevede che con decreto dello sviluppo economico, sia adottato il monitoraggio dei prezzi sia nella fase precedente che in quella successiva alla cessazione della disciplina transitoria dei prezzi, proprio al fine di verificare eventuali turbative del mercato.
  Lo stesso articolo prevede peraltro l'adozione di disposizioni atte a garantire la piena informazione del consumatore in merito alla piena apertura del mercato, il contrasto alla morosità, la separazione delle politiche di comunicazione del marchio tra imprese verticalmente integrate, nonché la facilitazione della mobilità dei clienti e l'efficacia, efficienza, trasparenza e puntualità delle operazioni di switching e fatturazione.
  Si rammenta peraltro che l'attuazione di tali disposizioni è stata fortemente caldeggiata a più riprese dall'Antitrust, che, ancora nell'ultima segnalazione AS1137 del 4 luglio 2014 «Proposte di riforma concorrenziale ai fini della legge annuale per il mercato e la concorrenza anno 2014», proponeva un programma di uscita graduale di tutti i consumatori dal regime di maggior tutela e la regolazione di modalità di fornitura di «ultima istanza» per le utenze effettivamente vulnerabili. L'obiettivo dichiarato dell'Autorità è di consentire «lo sviluppo di dinamiche concorrenziali atte a generare, nel medio periodo, significative diminuzioni di prezzi all'utenza».
  Infine, nelle more dell'attuazione di quanto previsto nell'attuale decreto di legge concorrenza, è opportuno ricordare ad ogni buon fine che con il decreto legislativo 4 luglio 2014, n. 102 si è esercitata la delega di cui alla legge 96/2013 per il recepimento della Direttiva europea sull'efficienza energetica prevedendo che l'Autorità per l'energia elettrica, il gas e i servizi idrici (AEEGSI) riformi la composizione della tariffa applicata ai clienti domestici, in particolare adeguandola ai costi del servizio.
   In particolare la spesa complessiva del cliente domestico per la fornitura del cliente domestico è composta da: una quota per i servizi di rete, una quota per i servizi di vendita, i cosiddetti oneri generali (fonti rinnovabili, smantellamento impianti nucleari ecc.) e le imposte (accise ed IVA).
   La quota per i servizi di rete e gli oneri risultano, sulla base di un'impostazione che risale agli anni ’70, fortemente progressivi, il che contribuisce insieme ad altri elementi alla rigidità della tariffa stessa.
   L'Autorità ha già avviato il procedimento di revisione della struttura tariffaria anche mediante il coinvolgimento delle associazioni dei consumatori e parallelamente Pag. 65ha avviato le procedure per la revisione dei bonus per i clienti vulnerabili. Tali attività saranno, pertanto, prodromiche a successivi sviluppi consentendo maggiore linearità e trasparenza nella composizione della tariffa, aiutando quindi anche i consumatori ad un accrescimento di consapevolezza rispetto alla lettura delle bollette e alla comparazione delle stesse.