CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 19 marzo 2015
409.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione 5-05060 Ricciatti: Strategicità e previsioni di sviluppo del progetto GNL di Zaule.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il progetto del terminale di Zaule, che risponde ai requisiti previsti per le Infrastrutture Strategiche previste dalla Strategia Energetica Nazionale (SEN) approvata nel marzo 2013 dai Ministri dello Sviluppo Economico e dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, per soddisfare le esigenze di diversificazione e di sicurezza d'approvvigionamento di gas, nonché per lo sviluppo dell'Italia come Hub sud-europeo, è stato incluso (unico terminale di rigassificazione italiano) anche nella lista dei «Progetti di Interesse Comune» (da ora PCI), redatta secondo il Regolamento numero 347 del 2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 aprile 2013 recante gli orientamenti per le infrastrutture energetiche transeuropee (TEN-E).
  Tale elenco, fondamentalmente, è stato composto a partire dai piani decennali dei gestori delle reti energetiche ed integrati da richieste di inserimento di progetti effettuate direttamente dagli investitori privati, fra cui il progetto Zaule.
  Tali progetti sono stati vagliati da gruppi di esperti della Commissione Europea in funzione dell'interesse transfrontaliero, requisito che ha ovviamente privilegiato le interconnessioni tra reti di Stati membri. Nel caso di stoccaggi di gas e terminali di rigassificazione di GNL, che per definizione non possono che essere collocati nel territorio di un solo Stato Membro, sono stati mantenuti solo quelli per i quali le Autorità di regolazione abbiano attestato il beneficio transfrontaliero, circostanza che si è verificata nel caso del terminale di Zaule, per l'intervento del Regolatore austriaco.
  In data 24 luglio 2013, a Bruxelles, la riunione del gruppo decisionale sui PCI definì la lista dei progetti energetici sottoposti in seguito alla Commissione europea che adottò la lista definitiva con atto delegato. In tale lista è rimasto il progetto con il nome «Onshore LNG Terminal in the Northern Adriatic». Nella succitata lista il progetto fu denominato come «rigassificatore in terraferma nel Nord Adriatico» proprio per tener conto di una sua possibile delocalizzazione nell'area del Nord Adriatico, come previsto dal decreto di sospensione della VIA adottato nel mese di aprile 2013 dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare di concerto col Ministero dei Beni (MATTM) e delle Attività Culturali e del Turismo.
   A seguito della citata sospensione per sei mesi dell'efficacia del Decreto di V.I.A. positiva, adottata dal medesimo Ministero, non essendosi verificata nessuna delle due ipotesi ivi previste (una diversa localizzazione dell'impianto o una modifica del piano portuale da parte dell'Autorità Portuale che aveva segnalato la incompatibilità del progetto con il futuro previsto incremento dei traffici portuali), il Ministero dell'Ambiente (MATTM) avviò il procedimento di revoca, con ciò ponendo il MiSE, attesa la natura endoprocedimentale della V.I.A., nella condizione di dover sospendere l'iter del proprio procedimento in attesa del provvedimento di revoca.
  In seguito il Ministero dell'Ambiente con propria nota (n.1706) del 6 febbraio 2015 ha espresso un parere di conferma della VIA «previa attenta valutazione dell'ulteriore documentazione pervenuta» affermando Pag. 105«che non si evidenziano incompatibilità ambientali tra le previsioni del Piano Regolatore Portuale di Trieste ed il progetto del rigassificatore GNL di Zaule».
  Pertanto, in conseguenza di tale ultima nota del Ministero dell'Ambiente, il Ministero dello sviluppo economico ha dovuto riaprire i termini del procedimento di autorizzazione chiedendo comunque alla società proponente, la vigenza dell'interesse alla realizzazione del progetto.
  Per quanto premesso, faccio presente che il MiSE non può negare l'autorizzazione alla costruzione senza un motivo giuridicamente valido, né esprimersi sull'incompatibilità dell'infrastruttura con il traffico marittimo del porto di Trieste, poiché sull'argomento si è già espresso il MATTM. Infine evidenzio che la normativa sul procedimento amministrativo prevede che il MiSE non potrà rilasciare l'autorizzazione dell'infrastruttura senza una intesa con l'Ente regionale.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-05061 Allasia: Interesse del gruppo Arcelor Mittal all'acquisizione di Ilva.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Com’è noto, la procedura di amministrazione straordinaria relativa ad Ilva spa è nella sua fase iniziale ed è anzi ancora in corso l'estensione della procedura ad altre imprese del gruppo, tutte sinergiche e funzionali dal punto di vista industriale.
  È evidente che l'apertura di una procedura, di per sé a carattere necessariamente temporaneo quale l'amministrazione straordinaria, a carico di un player industriale della rilevanza di Ilva determina l'attenzione ed eventualmente anche la manifestazione dell'interesse degli operatori del mercato. Ciò avviene nella generalità delle procedure in corso ed a maggior ragione nel caso di Ilva, trattandosi di un primario operatore a livello mondiale.
  In tale quadro, è compito dei Commissari vagliare ogni interesse e disponibilità del mercato e riferirne al Governo.
  Per quanto riguarda il richiamo alla necessità del rispetto di procedure e principi di trasparenza e imparzialità, si dà rassicurazione che, ai sensi di legge, i commissari dovranno predisporre il programma di cessione entro 180 giorni, prorogabili di ulteriori massimo 90 giorni, a far data dal decreto di apertura della procedura.
   In tale documento dovranno essere individuate le linee fondamentali sulle quali svolgere la procedura sia con riferimento alla prosecuzione delle attività d'impresa ed alla gestione delle specifiche, complesse problematiche ambientali e relative fonti di finanziamento, che alle modalità di ricollocazione sul mercato delle attività stesse, nelle forme previste per le vendite di aziende in amministrazione straordinaria, nonché nel rispetto della normativa nazionale e comunitaria vigente, ivi compresa quella in materia antitrust nel caso di operazioni di concentrazione.
  Con riferimento, nello specifico all'interessamento da parte del gruppo euro- asiatico Arcelor Mittal, in cordata con la società italiana Marcegaglia, il Commissario, dopo numerosi incontri, ha ricevuto una manifestazione di interesse nella quale è stata evidenziata la necessità, da parte di Arcelor Mittal/Marcegaglia, di ottenere idonee garanzie al fine di rimuovere, prima dell'invio di una loro offerta vincolante, alcune rilevanti criticità, tra le quali segnalo la definizione delle problematiche giudiziarie sui beni di proprietà del Gruppo Ilva, il conseguimento di una Autorizzazione Integrata Ambientale avente una durata pari a 16 anni dalla data di acquisto dell'azienda e l'ottenimento di una netta separazione giuridica al fine di eliminare qualsiasi responsabilità e passività derivanti dalle problematiche ambientali, finanziarie e giudiziarie del Gruppo Ilva.
  Tali condizioni hanno quindi decretato il non soddisfacente esito delle trattative di cui sopra e ciò, unitamente all'ormai critica situazione patrimoniale e finanziaria di Ilva Spa, ha comportato, come è noto, l'inevitabile richiesta di ammissione alla procedura di Amministrazione Straordinaria.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-05062 Benamati: Iniziative in materia di politica energetica e di infrastrutture finalizzate a garantire la sicurezza degli approvvigionamenti.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'Italia è il terzo mercato europeo per il gas naturale, con un consumo di circa 62 miliardi di mc nel 2014 ed una dipendenza dall'import per circa il 90,0 per cento. La produzione nazionale di gas, dopo alcuni anni di aumento, è infatti calata a circa 7,1 miliardi di metri cubi anno, mentre avrebbe ancora prospettive di incremento.
  Dei circa 56 miliardi di metri cubi importati, 26,1 miliardi di metri cubi, equivalenti a circa il 44 per cento della domanda italiana, provengono fisicamente dalla Russia.
  Il progetto South Stream, con una capacità del gasdotto di 63 miliardi di metri cubi all'anno, non era previsto che portasse gas aggiuntivo all'Italia ma che continuasse a fornire i volumi attuali attraverso una nuova rotta, aumentando la diversificazione delle rotte e quindi la sicurezza delle forniture rispetto al transito in Ucraina.
  Il Turkish Stream, progetto di gasdotto che parte dalla Russia verso la Turchia attraversando il Mar Nero, prevedrebbe la realizzazione di 4 linee per un totale di 63 miliardi di mc l'anno. Il volume di gas che sarà consegnato al confine tra Turchia e Paesi della UE è stimato in 47 miliardi di mc in quanto 16 miliardi di mc, che sarebbero trasportati con la prima linea, sarebbero destinati al mercato turco. Il progetto potrebbe essere verosimilmente sviluppato per fasi successive con una seconda linea che potrebbe raggiungere l'esistente interconnessione fra Turchia e Grecia per ulteriori 16 miliardi di mc.
  In funzione dell'ulteriore numero di linee che saranno costruite si potrà valutare se realmente la Russia e GazProm intenderanno non estendere, oltre il 2019, i transiti di gas attraverso l'Ucraina.
  Preme evidenziare che il sistema italiano degli stoccaggi di gas risulta essere particolarmente efficiente, essendo considerato a livello europeo quale «best practice», e capace di stoccare, a regime, quantità significative: circa 11,4 miliardi di mc di stoccaggio commerciale e circa 4,6 miliardi di mc di stoccaggio strategico, ciò che permette al Paese una autonomia importante anche nei momenti di crisi.
  Nello specifico, il Governo sta ponendo in essere una serie di azioni che sintetizzo:

  diversificare le fonti e le rotte del gas, a mezzo di gasdotti (il TAP ne è un concreto esempio) e rigassificatori GNL. Il TAP potrà portare in Italia fino a 10 miliardi di metri cubi nel 2020, aumentabili a 20 successivamente. Tali primi volumi di gas azero corrispondono a quanto abbiamo importato nel 2014 da Algeria o Libia e al 40 per cento circa di quanto importiamo attualmente dalla Russia;

  continuare con lo sviluppo delle fonti rinnovabili, dato che già nel 2014 abbiamo raggiunto, con sei anni di anticipo, l'obiettivo comunitario del 17 per cento assegnato all'Italia;

   promuovere ulteriormente l'efficienza energetica;

   implementare le infrastrutture di interconnessioni gas ed elettricità in Europa, Pag. 108per rendere il sistema energetico europeo più liquido e flessibile, anche per consentire l'utilizzo, senza problemi di rete, della sempre maggiore quota di rinnovabili variabili nella produzione di elettricità;

   rendere più liquido ed accessibile il mercato di GNL con nuovi fornitori, modernizzando le infrastrutture già esistenti nonché costruendo nuovi rigassificatori;

   sviluppare una politica di ricerca e coltivazione di gas sostenibile nel Mediterraneo orientale e nel Nord Africa, promuovendo l'esportazione di questa risorsa verso l'Europa;

   infine, incrementare la produzione nazionale sia di petrolio che di gas in modo sicuro per l'ambiente, come da implementazione della Direttiva europea offshore (Direttiva 2013/30/EU of European Parliament and of the Council of 12/06/2013 on Safety Offshore Oil and Gas Operation).

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-05063 Crippa: Quesiti relativi all'eventuale traslazione in bolletta dell'addizionale IRES sul reddito delle società petrolifere ed energetiche.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In merito alle affermazioni contenute nell'Atto in esame, relative alle verifiche effettuate dall'Autorità per l'energia elettrica, il gas ed i servizi idrici e ai procedimenti sanzionatori conclusi e in corso, evidenzio che 144 sono gli operatori vigilati per il 2011 e non quelli sanzionati.
  Per tali operatori, gli accertamenti svolti dall'Autorità sono finalizzati a verificare le possibili condotte traslative e non sono correlati ai procedimenti sanzionatori in corso (15), menzionati nell'interrogazione. Questi ultimi procedimenti hanno invece ad oggetto il mancato riscontro agli obblighi informativi (ovvero gli operatori non hanno trasmesso i dati necessari all'AEEGSI per adempiere al proprio compito di vigilanza).
  La mancata collaborazione con il Garante da parte di talune società ha comportato infatti l'avvio di procedimenti sanzionatori (37 di cui 15 ancora in corso) e non ha consentito l'accertamento di condotte traslative.
  Con riferimento alla richiesta del Codacons di rendere pubblici i provvedimenti adottati dal 2008, rilevo che i provvedimenti sanzionatori o di accertamento della traslazione, di competenza dell'AEEGSI, sono atti pubblici e come tali sono pubblicati sul sito internet dell'Autorità. I provvedimenti relativi alle irregolarità nel pagamento dell'imposta sono, invece, di competenza dell'Agenzia delle entrate e, pertanto, potrà fornire le pertinenti informazioni il Ministero di riferimento.
  Per quanto concerne l'impatto dell'esito di eventuali contenziosi, in nessun caso ci sono riflessi negativi a carico delle bollette. Infatti, i contenziosi relativi alla restituzione dell'imposta pagata sono di competenza dell'Agenzia delle entrate; in caso di contenziosi relativi all'accertamento della traslazione, non sono contemplate sanzioni o restituzioni, poiché non previste dall'articolo 81 del D. L. n. 112/08; quelli inerenti i procedimenti sanzionatori, non attengono l'imposta ma hanno ad oggetto la mancata collaborazione allo svolgimento dell'attività di vigilanza da parte dell'AEEGSI.
  Pertanto, non vi è correlazione tra i contenziosi in essere (o eventuali) nei confronti dell'Autorità e gli eventuali impatti sui prezzi dell'energia, dal momento che i procedimenti dell'AEEGSI riguardano l'accertamento di eventuali inadempimenti ad obblighi informativi.

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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-03702 Mucci: Questioni relative alla nomina di Andrea Babbi a direttore generale di Enit.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Mi riferisco all'interrogazione dell'Onorevole Mucci, relativa alla nomina e agli incarichi aggiuntivi ricoperti dal direttore generale dell'ENIT, Andrea Babbi.
  In tema di trasparenza e pubblicità dell'attività amministrativa, e prima di entrare nello specifico dell'interrogazione, intendo evidenziare che il Ministero ha già provveduto a dare attuazione alla disposizione contenuta all'articolo 12, comma 1-ter, del decreto legge n. 83 del 31 maggio 2014, in base alla quale tutti gli atti aventi rilevanza esterna e i provvedimenti adottati dagli organi centrali e periferici del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo nell'esercizio delle funzioni di tutela e valorizzazione di cui al codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, sono pubblicati integralmente nel sito internet del Ministero e in quello, ove esistente, dell'organo che ha adottato l'atto, secondo le disposizioni in materia di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni di cui al decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, fatta salva l'applicazione delle disposizioni del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196. Il sito del Ministero è stato aggiornato e, nelle pagine dedicate all'Amministrazione trasparente, è stata inserita una sezione per pubblicare gli atti indicati nella disposizione sopra richiamata.
  Quanto alla nomina del Direttore generale dell'ENIT, si precisa che il procedimento è disciplinato dall'articolo 7 del Decreto del Presidente della Repubblica 6 aprile 2006, n. 207 e dall'articolo 13 dello Statuto vigente e che tale nomina è stata disposta con deliberazione n. 24/2012 del Consiglio di amministrazione dell'ENIT, allora vigilato dal Dipartimento per gli Affari regionali, il turismo e lo sport presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, in un periodo antecedente al trasferimento delle competenze in materia di turismo dalla Presidenza del Consiglio al Mibact.
  Il dott. Babbi è stato nominato direttore generale dell'Enit con decreto del Ministro pro tempore per gli Affari generali, il turismo e lo Sport del 14 settembre 2012, con un contratto di durata non superiore a tre anni, non rinnovabile, in conformità con la normativa vigente.
  Il contratto di lavoro di diritto privato a tempo determinato del Direttore generale dott. Babbi, a seguito di un nutrito carteggio tra il Cda di Enit e la Direzione generale per le politiche del turismo nel frattempo trasferita con DPCM 21 ottobre 2014 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri al Mibact, è stato approvato con decreto interministeriale sottoscritto in data 24 febbraio 2014 dal Direttore generale delle Politiche per il turismo e dal Ragioniere generale dello Stato e sottoposto agli organi di controllo.
  Con nota 21 marzo 2014, inviata per conoscenza all'Ufficio di Gabinetto, l'Ufficio centrale del Bilancio, specificando che la spesa sarebbe gravata sul bilancio di Enit, restituiva alla Direzione generale per le politiche del turismo il citato decreto interministeriale 24 febbraio 2014, registrato, con osservazioni, dalla Corte dei conti il 21 marzo 2014.
  Il trasferimento delle competenze in materia di vigilanza e controllo sull'Enit Pag. 111dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri al Mibact evidenziava diversi elementi di criticità, oggetto nel tempo di iniziative degli Uffici di Gabinetto pro tempore, al fine di ridurre le anomalie e riportare all'interno di un quadro più ordinato doveri e responsabilità dei diversi soggetti istituzionali. In particolare, al fine valutare l'assunzione di azioni volte ad accertare responsabilità civili, penali, disciplinari, erariali, contabili e patrimoniali, veniva disposta la trasmissione dell'intero carteggio relativo, tra l'altro, alla questioni suddette, all'Avvocatura dello Stato, affinché fossero valutate approfonditamente tutte le azioni ritenute utili o necessarie a tutela dell'Amministrazione.
  Pur in presenza dei limiti imposti dal DPCM 28 febbraio 2013, attuativo delle restrizioni disposte dalla Spending review, si provvedeva, inoltre, con circolare n. 146 del 30 aprile 2014, ad avviare il procedimento di interpello per il conferimento dell'incarico di funzione dirigenziale di livello generale relativo alla Direzione generale per le politiche del turismo, che si concludeva, con decreto ministeriale 18 giugno 2014, con la nomina del nuovo direttore generale del turismo.
  Di fronte al diffondersi di notizie relative ad accertamenti disposti dalla magistratura contabile e ordinaria per effetto di segnalazioni, ricorsi e denunce, non portati tempestivamente a conoscenza dei vertici dell'Amministrazione che non otteneva, anche al fine dell'adozione di provvedimenti di tutela della stessa, elementi formali di riscontro da parte delle Autorità competenti, venivano attivate procedure ispettive volte all'accertamento della regolarità dei procedimenti adottati.
  Stante il permanere delle difficoltà di gestione dell'Enit, culminate con le dimissioni del Presidente, il Ministro, già nel corso del mese di aprile, proponeva nell'ambito della redazione del decreto legge n. 66 del 24 aprile 2014, ha proposto un radicale riassetto dell'Enit, poi confluito nell'articolo 16 del decreto legge 31 maggio 2014, n. 83 convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2014, n. 106 che disponeva in via d'urgenza la trasformazione di Enit in ente pubblico economico mediante la nomina di un Commissario straordinario e la contestuale messa in liquidazione della società Promuovi Italia. Con DPCM 16 giugno 2014 veniva nominato Commissario straordinario dell'Enit l'Ing. Cristiano Radaelli.
  Il Commissario straordinario ha tempestivamente provveduto alla definizione del nuovo statuto comprensivo di una proposta di riorganizzazione dell'Enit, che implica, tra l'altro, la cessazione di tutti gli incarichi in essere.
  Per quanto riguarda gli incarichi aggiuntivi ricoperti dal dott. Babbi, il Commissario straordinario dell'Enit il 24 ottobre 2014 accertava, anche su richiesta della Direzione generale competente, alcune incompatibilità e invitava lo stesso a rimuoverle, cosa avvenuta a far tempo dal 21 settembre 2014, come comunicato dallo stesso dott. Babbi al Commissario straordinario.
  Sulla materia si è in attesa delle conclusioni delle indagini in corso presso la Procura della Repubblica e della Corte dei conti.
  Alla luce delle criticità rappresentate, il Ministro ha, comunque, provveduto con decreto 10 ottobre 2014 ad istituire una Commissione di indagine amministrativa, i cui lavori stanno pervenendo alla fase conclusiva, relativa alle funzioni di vigilanza su Enit e Promuovi Italia S.p.a., con il preciso scopo di pervenire ad un'organica ricostruzione delle complesse vicende amministrative nella loro successione cronologica, al corretto funzionamento delle attività di vigilanza e controllo analogo delle strutture preposte, nonché ad un'attenta rivisitazione degli atti posti in essere nella fase di trasferimento delle strutture del turismo dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri al Mibact.

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ALLEGATO 6

Interrogazione n. 5-04322 Prodani: Approvazione dello statuto di Enit e iniziative per il rilancio del turismo.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Mi riferisco all'interrogazione con la quale l'Onorevole Prodani sollecita l'approvazione dello statuto dell'ENIT e chiede quali iniziative il Governo intende adottare per supportare il settore della meeting industry.
  Rispondo con piacere all'interrogazione dell'onorevole Prodani e confermo quanto riportato nell'atto parlamentare da lui presentato, circa il fatto che il comma 5 dell'articolo 16 del decreto legge n. 83 del 31 maggio 2014 dispone che, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto legge stesso, si provveda all'approvazione del nuovo statuto dell'ENIT. Lo statuto, adottato in sede di prima applicazione dal commissario straordinario, è approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo.
  In anticipo rispetto al termine assegnato, il commissario straordinario ha adottato il nuovo statuto dell'Ente, con la deliberazione consiliare n.7 del 10 novembre 2014, emessa nello svolgimento delle funzioni, a lui affidate dal decreto legge, di organo collegiale di amministrazione. La delibera di adozione e lo statuto sono stati trasmessi al Ministero dei beni culturali e delle attività culturali e del turismo, quale autorità vigilante, per l'ulteriore iter.
  Sono seguiti contatti informali con gli uffici della Presidenza del Consiglio dei ministri e del Ministero dell'economia e delle finanze, al fine di concertare taluni affinamenti al testo dello statuto che è stato nuovamente adottato dal commissario dell'ENIT, con deliberazione n. 14 del 23 dicembre 2014.
  La deliberazione di adozione e il testo del nuovo statuto sono stati inviati, con nota del 23 dicembre 2014, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per l'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di approvazione del nuovo statuto.
  Per quanto riguarda le iniziative per supportare, in particolare, il settore della meeting industry vorrei segnalare che all'interno di ENIT è stato istituito un Comitato di coordinamento delle azioni per lo sviluppo dell'offerta congressuale, ritenuto settore strategico per lo sviluppo dell'economia nazionale.
  In data 4 marzo scorso è stato inoltre sottoscritto dal Commissario straordinario di ENIT, ing. Radaelli, e dalla Presidente del Convention Bureau Nazionale, dott.ssa Ferrara, un protocollo d'intesa triennale in funzione del quale ENIT riconosce il ruolo del Convention Bureau Italia come soggetto che opera a sostegno della meeting industry perseguendo finalità di interesse generale volte alla promozione ed allo sviluppo di destinazioni e sedi congressuali a beneficio di tutto il Paese.
  Lo scopo del Protocollo d'Intesa è quello di avviare una collaborazione per lo sviluppo ed il coordinamento dell'attività congressuale, e più in generale per la promozione di eventi da svolgere nel territorio nazionale.
  ENIT e Convention Bureau Italia, attraverso la sottoscrizione del protocollo, hanno la facoltà di stipulare accordi specifici in occasione delle principali fiere promozionali o importanti attività di comunicazione al fine di individuare di volta in volta le azioni da intraprendere in stretta collaborazione per migliorarne l'efficacia.

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ALLEGATO 7

Interrogazione n. 5-04489 Borghesi: Prospettive produttive e occupazionali dell'azienda Stefana Spa.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Passo ad illustrare l'atto parlamentare dell'Onorevole Borghesi, inerente alla situazione produttiva ed occupazionale dell'impresa STEFANA SpA, con sede legale ed unità produttiva in Nave (BS) ed ulteriori unità produttive in Montirone e in Ospitaletto.
  La predetta impresa – operante nel settore della produzione e commercio di prodotti siderurgici e metallurgici – ha dovuto affrontare, nel corso degli ultimi anni, gli effetti della crisi strutturale del settore con una crescente contrazione della produzione.
  In siffatto contesto, i competenti uffici del Ministero che rappresento – con decreto direttoriale del 16 settembre 2014 – hanno autorizzato la stipula di un contratto di solidarietà di tipo «difensivo» con conseguente corresponsione del trattamento di integrazione salariale in favore di 490 lavoratori occupati presso le sedi di Nave e di Ospitaletto, relativamente al periodo dal 16 maggio 2014 al 15 maggio 2015; parimenti, con decreto direttoriale del 14 luglio 2014, si è provveduto ad autorizzare la stipula di un ulteriore contratto di solidarietà di tipo «difensivo», con conseguente corresponsione del trattamento di integrazione salariale in favore di 203 unità lavorative impiegate presso le sedi di Nave e di Montirone, relativamente al periodo dal 1o gennaio 2014 al 31 dicembre 2014.
  Preciso, al riguardo, che entrambi i decreti direttoriali di autorizzazione al trattamento di integrazione salariale sono stati adottati in deroga al limite massimo stabilito dall'articolo 1, comma 9, della legge n. 223 del 1991. La predetta disposizione normativa stabilisce che, per ciascuna unità produttiva, i trattamenti straordinari di integrazione salariale non possono avere una durata complessiva superiore a trentasei mesi nell'arco di un quinquennio, indipendentemente dalle cause.
  In data 31 dicembre 2014, la Società ha presentato istanza di ammissione al concordato preventivo al Tribunale di Brescia che ha fissato al 30 aprile 2015 il termine per la presentazione della proposta, del piano e della documentazione prevista dall'articolo 161 della legge fallimentare.
  Dagli accertamenti compiuti è emerso che la Società ha effettuato il pagamento delle retribuzioni a tutti i prestatori di lavoro fino al mese di gennaio del 2015.
  Allo stato, la Società risulta essere inattiva: i lavoratori in forza usufruiscono degli ammortizzatori sociali, con la sola esclusione dei dipendenti che si occupano della contabilità, del personale e della gestione delle pratiche necessarie per la procedura concorsuale in atto.
  Nessuna risposta è stata fornita dal Ministero dello sviluppo economico, espressamente interpellato, per la parte di sua competenza, che sarebbe stata utile al fine di pensare a una strategia condivisa finalizzata al mantenimento della continuità aziendale.
  Vorrei in ogni caso rassicurare l'Onorevole interrogante in merito all'attenzione rivolta dal Ministero che rappresento alla situazione aziendale della STEFANA SpA, tenuto anche conto degli istituti di tutela dei lavoratori finora attivati.

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ALLEGATO 9

Interrogazione n. 5-04561 Ciprini: Prospettive produttive e occupazionali delle imprese dell'indotto delle acciaierie ThyssenKrupp.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'Onorevole interrogante – con il presente atto parlamentare – richiama l'attenzione del Governo sulle prospettive produttive e occupazionali delle imprese facenti parte dell'indotto della società ThyssenKrupp-AST (Acciaierie Speciali Terni) di Terni.
  A tale proposito, la competente direzione territoriale del lavoro dell'Umbria, ha reso noto che allo stato le criticità occupazionali collegate agli appalti e sub-appalti nell'ambito delle acciaierie ThyssenKrupp-AST, si riferiscono alla società Ise Srl, appaltatrice di una parte delle attività di trasporto scorie della società Ilserv Srl, che a sua volta le ha ricevute in appalto della ThyssenKrupp-AST.
  Infatti, in conseguenza della riduzione delle commesse da parte di ThyssenKrupp-AST, la Ilserv ha internalizzato le relative attività ed ha perciò interrotto l'appalto con la Ise determinando la cessazione dell'attività di quest'ultima società che si basava sostanzialmente su tale unica commessa.
  Faccio presente che al fine di salvaguardare i livelli occupazionali dei 9 lavoratori della Ise e monitorare le eventuali ulteriori vicende occupazionali legate alla gestione dell'indotto di ThyssenKrupp-AST, la Prefettura di Terni, lo scorso 10 marzo, ha convocato uno specifico tavolo a cui hanno partecipato la Regione Umbria, il Comune di Terni, le parti sociali, nonché la direzione territoriale del lavoro dell'Umbria.
  In tale occasione, allo scopo di fornire un sostegno al reddito ai 9 lavoratori della Ise, la società ha comunicato l'intenzione di fare ricorso, dapprima, alla cassa integrazione in deroga e, a partire dal prossimo 1o maggio, alla nuova ASPI come conseguenza della cessazione, in tale data, dei rapporti di lavoro in parola. La società Ise si è, inoltre, impegnata a corrispondere ai lavoratori la metà del TFR.
  In conclusione, nel ribadire che la situazione in questione è all'attenzione degli uffici dell'Amministrazione che rappresento, garantisco il massimo impegno del Governo e del Ministero del lavoro nel monitorare gli ulteriori eventuali sviluppi circa le prospettive produttive e occupazionali delle imprese dell'indotto della ThyssenKrupp-AST di Terni, anche nella eventuale prospettiva di esaminarne le principali criticità.