CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 12 marzo 2015
405.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-03401 Gnecchi: Pensioni liquidate ai lavoratori che antecedentemente alla data del 20 luglio 2007 siano stati autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento all'atto parlamentare dell'onorevole Gnecchi – inerente alle pensioni liquidate ai lavoratori autorizzati, prima del 20 luglio 2007, alla prosecuzione volontaria della contribuzione – passo ad illustrare sinteticamente i dati forniti dall'INPS e contenuti nella tabella allegato, che metto, comunque, a disposizione dell'interrogante e dell'intera Commissione.
  Da questi dati si evince, in particolare, che, nel corso del quadriennio 2011-2014, il numero totale delle pensioni liquidate ai contributori volontari autorizzati ante 20 luglio 2007 ed in possesso dei requisiti di cui all'articolo 1, comma 8, della legge n. 243 del 2004 – come modificato dalla legge n. 247 del 2007 – risulta essere pari a 7.189.
  Inoltre, per quanto riguarda il numero di uomini e di donne andati in pensione nei singoli anni, si nota un andamento crescente fino al 2012 (anno in cui il numero dei pensionamenti raggiunge il picco) e decrescente dal 2013 al 2014.
  Preciso, altresì, che, per ciascuno dei quattro anni, la maggior parte degli uomini è andata in pensione nella fascia di età compresa tra i 60 e i 62 anni, mentre la maggior parte delle donne è andata in pensione nella fascia di età compresa tra i 57 e i 59 anni, tranne che per il 2014, anno in cui il maggior numero di donne andate in pensione è ricompreso nella fascia di età tra i 60 e i 62 anni. Invece, per nessuno dei quattro anni risultano donne andate in pensione nella fascia di età compresa tra i 63 anni ed oltre.
  Infine, per quanto concerne il versamento dei contributi non si rilevano andamenti costanti nel corso del quadriennio 2011-2014.

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ALLEGATO 2

5-03603 Manlio Di Stefano: Tutela dei lavoratori trasferiti dalla società Videotime Spa alla società D.N.G. Srl.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento all'atto parlamentare dell'Onorevole Di Stefano – inerente alle conseguenze occupazionali derivanti dalla cessione, da parte dell'impresa Videotime Spa di un ramo di azienda all'impresa D.N.G. Srl – passo ad illustrare gli elementi informativi acquisiti presso i competenti uffici del Ministero che rappresento.
  Preliminarmente, è opportuno ricordare che il predetto trasferimento di ramo azienda riguardante 72 lavoratori della Videotime Spa risulta essere stato effettuato all'esito della procedura preventiva prevista dall'articolo 47 della legge n. 428 del 1990.
  Il 1o agosto 2012 i vertici aziendali D.N.G. Srl e di Videotime Spa e le rappresentanze sindacali dei lavoratori hanno sottoscritto un accordo di armonizzazione che ha previsto, tra l'altro:
   il mantenimento dell'applicazione del CCNL imprese radio televisive private ai dipendenti ceduti con il ramo d'azienda e l'applicazione, fino al 31 dicembre 2012, dell'accordo integrativo aziendale per le società del gruppo Mediaset;
   l'impegno delle parti – per 5 anni – ad individuare soluzioni finalizzate alla salvaguardia occupazionale del personale appartenente al ramo di azienda, nel caso in cui fossero sorte problematiche a seguito dello scioglimento della società cessionaria ovvero nel caso in cui fossero stati irrogati licenziamenti collettivi;
   l'impegno, da parte di D.N.G. Srl a garantire che le sedi di lavoro dei lavoratori trasferiti rimanessero invariate, salvo eventi eccezionali, fino al 31 dicembre 2014;
   un incontro tra le parti, entro il mese di novembre 2012, per una trattativa finalizzata alla stipula, con decorrenza 1o gennaio 2013, di un accordo aziendale, da applicare soltanto ai dipendenti ceduti con il ramo d'azienda.

  Le Parti, infine, hanno concordato che il futuro accordo sindacale che sarebbe scaturito all'esito della trattativa, avrebbe dovuto prevedere condizioni invariate rispetto a quanto previsto dall'accordo integrativo aziendale per le società del gruppo Mediaset in relazione ad una serie di istituti, quali: la parte fissa del premio di risultato, il superminimo collettivo, la Cassa di assistenza sanitaria, il Fondo pensione complementare Mediafond, la quattordicesima mensilità, la Polizza infortuni professionale ed extra, gli scatti di anzianità e la indennità operatore sede regionale.
  Ad oggi, D.N.G. Srl ha mantenuto integralmente gli impegni assunti nel suddetto accordo di armonizzazione. Infatti, i termini previsti per le sedi di lavoro sono stati rispettati e la trattativa per raggiungere un'intesa sull'accordo aziendale è stata aperta nei tempi e nei modi concordati con le rappresentanze sindacali.
  Successivamente, il 16 aprile 2014, i vertici di D.N.G. Srl e le rappresentanze sindacali dei lavoratori hanno sottoscritto un ulteriore accordo sindacale all'esito di un incontro nel corso del quale D.N.G. Srl ha evidenziato l'esigenza inderogabile di maggiore flessibilità e disponibilità dei Pag. 126propri dipendenti al fine di affrontare, al meglio, le problematiche presenti sul mercato. Le rappresentanze sindacali dei lavoratori hanno confermato la volontà di ricercare le soluzioni più idonee al recupero di efficienza e di competitività di D.N.G. Srl per consentire alla stessa di raggiungere un ideale equilibrio di consolidamento del proprio futuro.
  L'accordo del 16 aprile, in particolare, prevede un impegno formale da parte delle rappresentanze sindacali aziendali di comunicare ai lavoratori la disponibilità di D.N.G. Srl a favorire l'incentivazione volontaria all'esodo e/o la trasformazione in rapporto di lavoro autonomo.
  Durante la gestione D.N.G. Srl, a partire dall'agosto 2012 e sino ad oggi, si sono risolti consensualmente alcuni rapporti di lavoro mediante la sottoscrizione di accordi individuali.
  In conclusione, si sottolinea che dalla data del 1o agosto 2012 ad oggi, D.N.G. Srl, ha avuto, tramite i propri responsabili aziendali, incontri con le organizzazioni sindacali a livello nazionale, territoriale ed aziendale, su iniziativa propria o su richiesta delle organizzazioni sindacali stesse.
  Il sistema di relazioni sindacali praticato da D.N.G. Srl, è stato improntato alla massima disponibilità, al confronto e alla ricerca di consenso dei lavoratori per affrontare i problemi che l'azienda periodicamente si è trovata ad affrontare. Confermano tale impostazione, i numerosi incontri, le trattative e i relativi accordi sindacali stipulati, nonostante alcuni periodi di agitazione sindacale.
  Da ultimo, nel precisare che, allo stato, le Parti sociali non hanno richiesto al Ministero che rappresento alcun incontro per l'esame della situazione occupazionale in argomento, posso assicurare che il Governo continuerà a monitorare i futuri sviluppi della vicenda, anche nella eventuale prospettiva di esaminarne le principali criticità.

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ALLEGATO 3

5-04913 Prataviera: Effetti della sentenza della Corte costituzionale n. 22 del 2015 in materia di riconoscimento della pensione per la cecità civile e dell'indennità in favore dei ciechi parziali agli stranieri legalmente soggiornanti nel territorio italiano.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con il presente atto parlamentare, gli onorevoli interroganti richiamano l'attenzione del Governo sugli effetti della sentenza della Corte costituzionale n. 22 del 2015 in materia di riconoscimento della pensione per la cecità civile e dell'indennità in favore dei ciechi parziali agli stranieri legalmente soggiornanti nel territorio italiano.
  La Corte costituzionale, con la suddetta sentenza ha dichiarato costituzionalmente illegittimo l'articolo 80, comma 19, della legge n. 388 del 2000 nella parte in cui subordina al requisito della titolarità della carta di soggiorno (ora permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo) la concessione agli stranieri legalmente soggiornanti nel territorio dello Stato della pensione (di cui all'articolo 8 della legge n. 66 del 1962) e dell'indennità (di cui all'articolo 3, comma 1, della legge n. 508 del 1988) riconosciute ai cd ciechi civili parziali (ovvero con residuo visivo non superiore a 1/20 in entrambi gli occhi).
  Al riguardo, com’è noto l'articolo 80, comma 19, della legge n. 388 del 2000 stabilisce che l'assegno sociale e le altre provvidenze economiche che costituiscono diritti soggettivi in base alla legislazione vigente in materia di servizi sociali sono concesse allo straniero titolare della carta di soggiorno e, quindi, che sia legalmente presente sul territorio dello Stato da almeno cinque anni.
  La sentenza in questione conferma il consolidato orientamento della Corte costituzionale che è già intervenuta sul tema estendendo il diritto a determinate tipologie di prestazioni assistenziali (indennità di accompagnamento, pensione di inabilità, assegno mensile di invalidità e indennità di frequenza). La Consulta ribadisce che nell'ipotesi in cui vengano in rilievo provvidenze destinate al sostentamento della persona nonché alla salvaguardia di condizioni di vita accettabili per il contesto familiare in cui il disabile si trova inserito, «qualsiasi discrimine fra cittadini e stranieri legalmente soggiornanti nel territorio dello Stato, fondato su requisiti diversi da quelli previsti per la generalità dei soggetti, finisce per risultare in contrasto con il principio di non discriminazione di cui all'articolo 14 della CEDU», per come interpretato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. Ove così non fosse, d'altra parte, specifiche provvidenze di carattere assistenziale verrebbero fatte dipendere, nel caso degli stranieri extracomunitari, da requisiti di carattere meramente «temporale», del tutto incompatibili con l'indifferibilità e la pregnanza dei relativi bisogni.
  Vengono infatti ad essere coinvolti una serie di valori essenziali – quali, in particolare, la salvaguardia della salute, le esigenze di solidarietà rispetto a condizioni di elevato disagio sociale, i doveri di assistenza per le famiglie –, tutti di rilievo costituzionale, con particolare riferimento all'articolo 2 della Costituzione.
  Faccio presente che la questione oggetto del presente atto parlamentare è già posta all'attenzione del Governo.Pag. 128
  In particolare, il Ministero che rappresento ha già avviato un'attenta riflessione in raccordo con l'Inps e il Ministero dell'economia e delle finanze al fine di poter trovare una urgente soluzione alla problematica rappresentata anche attraverso una modifica normativa.
  Segnalo, inoltre, che l'articolo 17, comma 13 della legge n. 196 del 2009 prevede che in caso di sentenze definitive di organi giurisdizionali e della Corte costituzionale, recanti interpretazioni della normativa vigente suscettibili di determinare maggiori oneri, il Ministro dell'economia e delle finanze, allorché riscontri che l'attuazione di leggi rechi pregiudizio al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, assume tempestivamente le conseguenti iniziative legislative al fine di assicurare il rispetto dell'articolo 81, terzo comma, della Costituzione.
  Più specificamente, in relazione ai quesiti posti nel presente atto parlamentare, fornisco nella tabella che metto a disposizione degli onorevoli interroganti e della Commissione, i dati elaborati dall'INPS.
  La tabella indica la valutazione dei maggiori oneri derivanti dall'estensione agli extracomunitari titolari di permesso di soggiorno breve del diritto alle prestazioni previste per i ciechi totali e parziali per il periodo 2015-2024.
  Infine voglio assicurare che, in ogni caso, non verrà in alcun modo pregiudicato il diritto dei cittadini italiani al riconoscimento delle prestazioni assistenziali e previdenziali, quali diritti soggettivi.

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ALLEGATO 4

Missione di studio nella Regione Umbria (2 marzo 2015).

RELAZIONE DEL PRESIDENTE

  Una delegazione della XI Commissione, guidata dal presidente Cesare Damiano e composta dalla vicepresidente Renata Polverini e dalle deputate Tiziana Ciprini e Roberta Lombardi, ha svolto, il 2 marzo 2015, una missione di studio nella Regione Umbria finalizzata all'acquisizione di elementi di informazione e di valutazione in ordine alla situazione occupazionale e agli strumenti utilizzati per assicurare la salvaguardia dei lavoratori coinvolti nelle crisi industriali che hanno interessato e continuano a interessare imprese operanti nella Regione. In particolare, la missione, muovendosi nell'ambito delle materie rientranti nella competenza della Commissione, ha inteso promuovere una verifica in ordine all'utilizzo degli ammortizzatori sociali attivabili in costanza di rapporto di lavoro e in caso di disoccupazione involontaria, nel contesto del processo di complessiva riforma di tali strumenti, avviato con la legge 28 giugno 2012, n. 92, e proseguito con la legge delega in materia di lavoro, di cui alla legge 10 dicembre 2014, n. 183. Agli incontri svoltisi presso la sede della Regione Umbria hanno preso parte numerosi parlamentari, non facenti parte della XI Commissione, eletti nel territorio della medesima Regione.
  La missione, più volte rinviata per i concomitanti impegni della Commissione, in relazione all'andamento dei lavori parlamentari, fa seguito all'analoga iniziativa, svolta nel febbraio 2014, quando una delegazione della XI Commissione si recò nella Regione Friuli Venezia Giulia al fine di acquisire utili elementi informativi in ordine alla salvaguardia dell'occupazione nelle numerose realtà lavorative dell'area (sia i vari livelli produttivi regionali, sia gli specifici poli dei gruppi Electrolux e Ideal Standard). In esito a quella missione, infatti, la Commissione ha ravvisato l'opportunità di promuovere, in modo stabile, analoghe iniziative nelle diverse aree del Paese, al fine di acquisire piena consapevolezza, con iniziative «sul campo», delle realtà dei diversi territori, al fine di individuare iniziative, anche di carattere normativo, adeguate a garantire soluzioni tempestive ed efficaci alle criticità emergenti a livello locale.
  Gli incontri della missione in Umbria, che si sono svolti presso la sede della Regione, si sono articolati in due sessioni: nell'ambito della prima, la delegazione della Commissione ha incontrato la Presidente della Regione, gli assessori, nonché i responsabili delle strutture amministrative, delle società partecipate e degli enti strumentali competenti sulle materie oggetto della missione. Nella seconda sessione, il confronto si è esteso ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali, delle associazioni datoriali e imprenditoriali del Tavolo generale dell'Alleanza per lo sviluppo Umbria 2015, nonché ai rappresentanti degli enti locali e della Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura. Al termine degli incontri istituzionali, la delegazione della Commissione ha, inoltre, incontrato una rappresentanza dei lavoratori dello stabilimento della Perugina di San Sisto.
  L'incontro con la Presidente Catiuscia Marini e con i rappresentanti dell'amministrazione regionale ha preso le mosse da un'analisi dei dati occupazionali della Regione Umbria, avuto riguardo agli effetti che la crisi economico-finanziaria sviluppatasi a partire dal 2008 ha prodotto sul Pag. 130sistema produttivo e sul mondo del lavoro nel nostro Paese. Per quanto riguarda la situazione della Regione Umbria, i dati illustrati dalla presidente Marini indicano come nell'anno 2014 sia il tasso di occupazione sia quello di disoccupazione abbiano registrato un andamento negativo, raggiungendosi per la disoccupazione un nuovo massimo storico. I dati aggiornati al terzo trimestre del 2014 segnalano, su base annua, una contrazione dell'occupazione di circa 3.000 unità, con una flessione dello 0,7 per cento che, pur mantenendosi in linea con il calo che si rileva a livello nazionale (dove la riduzione è dello 0,6 per cento), è superiore a quella del Nord del Paese, in cui la diminuzione è dello 0,2 per cento. Tale dato è, invece, in controtendenza rispetto alla media del Centro, che ha registrato una crescita dell'occupazione dello 0,9 per cento. Nel complesso, l'attuale livello di occupazione, pari a 355.000 unità, risulta inferiore di 21.000 unità rispetto al livello registrato prima della crisi. I settori maggiormente interessati dalla riduzione dell'occupazione sono quello delle costruzioni, che nelle fasi successive al sisma del 1997 aveva subito una significativa espansione, e l'industria manifatturiera, che nei sei anni della crisi ha perso circa 11.000 occupati. La contrazione dell'occupazione negli anni della crisi ha colpito in modo significativo l'area del lavoro dipendente ed è ancora più marcata se si considerano i dati relativi all'occupazione a tempo pieno, che si è ridotta di 26.000 unità, a fronte di un aumento di 8.000 unità di lavoro a tempo parziale. I dati relativi all'andamento dell'occupazione trovano riscontro in quelli concernenti la disoccupazione, che registra nell'ultimo anno un incremento di 2.000 unità, raggiungendo in termini assoluti il massimo storico di 44.000 unità, con un aumento di circa 25.000 unità rispetto al livello antecedente alla crisi. In questo contesto, circa 26.000 disoccupati sono ex occupati, a testimonianza degli effetti sulle condizioni dei lavoratori delle numerose cessazioni di attività di impresa registrate nel corso della crisi. Nonostante l'evoluzione sicuramente negativa dei trend occupazionali, la Regione Umbria presenta tuttavia un tasso di occupazione pari al 60,8 per cento che, pur collocandosi a un livello inferiore di quasi 5 punti percentuali rispetto a quello del 2008, continua a essere leggermente migliore della media nazionale. Il tasso di disoccupazione è cresciuto dello 0,5 per cento, raggiungendo l'11,1 per cento, un valore sostanzialmente in linea con quello dell'Italia centrale e inferiore di circa 1,5 punti percentuali rispetto alla media nazionale. Rispetto alla fase precedente alla crisi, si è incrementato, invece, il divario con le aree settentrionali del Paese, che è ora pari a 2,5 punti, mentre prima della crisi ammontava a circa un punto.
  Pur segnandosi un incremento della disoccupazione per le classi centrali di età e il raggiungimento di livelli significativi anche per quelle più anziane, la crisi ha colpito prevalentemente i più giovani, per effetto della contrazione delle opportunità lavorative, dovuta agli effetti della riduzione delle attività economiche e alla diminuzione del turn over generazionale prodotta dalle riforme pensionistiche. In questo contesto, negli ultimi anni si è assistito alla crescita del numero dei NEET, che sono circa 25.000 e rappresentano oltre il 19 per cento dei giovani con meno di 30 anni, un dato comunque migliore rispetto alla media nazionale. Quanto alla costruzione del capitale umano, si è segnalato come il tasso di dispersione scolastica nella Regione sia sensibilmente inferiore alla media nazionale. Parimenti, si riscontra una elevata percentuale di persone tra i 20 e i 24 anni in possesso almeno del diploma e una ancora maggiore partecipazione al sistema di istruzione e formazione da parte dei giovani tra i 20 e i 29 anni di età. A fronte delle criticità presenti sul fronte dell'occupazione giovanile, la Regione Umbria, nell'ambito della programmazione dei fondi europei, ha assicurato un adeguato sostegno alla Garanzia Giovani nei propri programmi operativi relativi al Fondo sociale europeo e al Fondo europeo di sviluppo regionale, rientrando tra le prime regioni che hanno ottenuto l'approvazione Pag. 131dei propri programmi da parte della Commissione europea. Nel complesso la dotazione finanziaria del programma per la Garanzia Giovani ammonta a 22,7 milioni di euro e gli aderenti sono stati circa 13.000 (2.000 dei quali non provenienti dal territorio regionale). Oltre 7.000 aderenti sono stati convocati presso i centri per l'impiego e oltre 5.000 presi in carico. La maggior parte dei fondi è finalizzata a interventi in materia di formazione, mentre circa 4 milioni di euro sono destinati al finanziamento di tirocini formativi. Oltre alla specifica linea di finanziamento relativa ai bonus per le assunzioni, si prevedono inoltre stanziamenti per il servizio civile, nonché fondi a sostegno dell'autoimpiego e dell'autoimprenditorialità, al fine di non limitare la portata del programma a interventi – come quelli relativi ai tirocini e al servizio civile – che hanno funzione solo propedeutica all'ingresso nel mondo del lavoro.
  Quanto agli effetti della crisi sul mondo del lavoro, si è altresì rilevato come negli ultimi anni si sia acuito il sottodimensionamento del livello delle remunerazioni dei lavoratori con titoli di studio più elevati, che sono inferiori del 10 per cento rispetto alla media nazionale. Si registrano, in sostanza, criticità nel riconoscimento, nell'ambito dei processi produttivi, di mansioni adeguate alle qualificazioni professionali, con lo sviluppo di processi di «operaizzazione» dei lavoratori con maggiori competenze (secondo i dati forniti, circa un quarto dei laureati svolge mansioni per le quali non è necessario il titolo di studio conseguito). Quanto alla composizione dell'occupazione, la Regione Umbria ha tradizionalmente registrato dati tra i più elevati nell'ambito dell'Italia centrosettentrionale per quanto attiene all'incidenza del lavoro a tempo determinato, anche in considerazione del peso della componente manifatturiera del tessuto produttivo. Nel corso dei sei anni della crisi, la quota di occupati a tempo determinato si è ridotta, ma si è contemporaneamente contratto, in modo ancor più significativo, il peso delle assunzioni «stabili» che rappresentano poco più del 18 per cento del totale. In questo ambito, il contratto a tempo indeterminato è utilizzato nell'8,9 per cento delle assunzioni, a fronte del 15,8 per cento registrato negli anni precedenti alla crisi. Un sensibile aumento si è registrato, per converso, con riferimento ai contratti a tempo parziale, a testimonianza di una riorganizzazione dei tempi di lavoro che in una certa misura è riferibile a una scelta degli interessati, ma appare prevalentemente «subita» dai lavoratori, a fronte delle situazioni di crisi industriale e contrazione della produzione.
  Per quanto attiene alle condizioni del tessuto produttivo, i rappresentanti regionali hanno dato conto dell'evoluzione delle principali vertenze e dei tavoli di crisi aperti sia a livello territoriale sia a livello nazionale, con il coinvolgimento del Ministero dello sviluppo economico, ricordando come le vertenze aperte a livello regionale siano 165. A fronte di tale difficile situazione, si pone in primo luogo l'esigenza di individuare misure di politica industriale che sostengano e promuovano il sistema produttivo locale, al fine di stimolarne la competitività, nonché interventi volti a favorire i processi di riconversione industriale. In questo ambito, assume particolare rilievo l'efficace utilizzo delle risorse derivanti dalla nuova programmazione del Fondo sociale europeo e del Fondo europeo di sviluppo regionale, con particolare riferimento a quelle concernenti gli obiettivi relativi all'innovazione e alla competitività delle imprese. Per quanto attiene, più specificamente, alla programmazione 2014-2020 del Fondo sociale europeo, occorre segnalare che oltre 107 milioni di euro sono allocati nell'ambito dell'obiettivo tematico 8 (»Promuovere l'occupazione e la mobilità dei lavoratori»), per essere destinati, tra l'altro, ad attività finalizzate a favorire l'occupabilità dei lavoratori, con particolare riferimento ai soggetti percettori di ammortizzatori sociali o in mobilità. Con riferimento, invece, alla programmazione del Fondo europeo di sviluppo regionale assume particolare rilievo il finanziamento di circa 17 milioni di euro destinato a Pag. 132supportare la ripresa del processo di sviluppo nelle aree della Regione interessate dalla crisi industriale della società Antonio Merloni e nell'area di crisi dei Comuni di Terni e Narni. Con specifico riferimento all'area di crisi della società Antonio Merloni, si è segnalato come, con il coinvolgimento del Ministero dello sviluppo economico e della Regione Marche, si sia avviato un processo volto a rimodulare i contenuti del relativo accordo di programma al fine di accrescerne l'efficacia. Anche in considerazione del rilievo dell'utilizzo dei fondi europei al fine del perseguimento degli obiettivi di promozione dello sviluppo dell'economia territoriale e della creazione di nuove opportunità lavorative, si sono richiamate le criticità connesse all'esigenza di individuare adeguate quote di cofinanziamento nazionale in presenza degli stringenti vincoli di finanza pubblica. In tale ottica, al di là della riconsiderazione delle regole relative alla determinazione dei saldi rilevanti ai fini della disciplina dell'Unione europea, al fine di pervenire all'esclusione dei cofinanziamenti nazionali dal computo delle spese rilevanti ai fini del rispetto del Patto di stabilità e crescita, si è sollecitata una revisione delle regole del Patto di stabilità interno, specialmente per quanto attiene alle spese sostenute dagli enti locali.
  Con riferimento agli strumenti di tutela dei lavoratori in costanza di rapporto di lavoro e in caso di disoccupazione involontaria, si è in primo luogo evidenziato come nel 2014 si sia registrata una flessione tanto per le ore di cassa integrazione ordinaria (CIGO) quanto per le ore di cassa integrazione straordinaria (CIGS), dovendosi tale ultimo calo ricondurre anche all'esaurimento, da parte delle imprese interessate, del periodo massimo di trentasei mesi previsto per la fruizione dell'ammortizzatore sociale. Nell'anno 2014 si è inoltre costatata una forte contrazione del numero delle ore autorizzate di cassa integrazione in deroga (CIGD), che si sono ridotte in misura di poco inferiore al 40 per cento rispetto all'anno precedente, soprattutto in considerazione della riduzione delle risorse disponibili e dei parametri più stringenti individuati per il riconoscimento dell'ammortizzatore sociale. Nel complesso le richieste di concessione di cassa integrazione in deroga formulate nel 2014 fanno ritenere stimabile un fabbisogno finanziario di circa 42 milioni di euro. Con riferimento alla CIGD la Presidente Marini ha sottolineato la situazione di grave difficoltà che si sta determinando nella Regione in relazione al mancato stanziamento di ulteriori risorse per il pagamento degli ammortizzatori in deroga relativi all'anno 2014. Nel segnalare che permangono da erogare circa 24 milioni di euro, si è osservato che l'ultima assegnazione, disposta nel dicembre 2014, ha consentito di far fronte ai pagamenti per le sospensioni di lavoro a zero ore per i periodi riferiti fino al mese di maggio 2014, mentre per le richieste che prevedono riduzioni d'orario i pagamenti si fermano al mese di marzo 2014. La rappresentanza regionale ha evidenziato come il protrarsi dei ritardi nei pagamenti contribuisca ad acuire il disagio di lavoratori che da circa un anno non percepiscono forme di sostegno al reddito, con inevitabili ricadute negative in termini di aumento della tensione sociale, anche in considerazione dell'assenza di certezze in ordine ai livelli di finanziamento degli ammortizzatori in deroga riferiti all'anno 2015. Da ultimo, con riferimento all'utilizzo dei contratti di solidarietà, si è segnalato un ricorso abbastanza limitato a tale strumento, pur richiamandosi il rilievo del contratto stipulato il 24 agosto 2014 per lo stabilimento Nestlé di San Sisto (Perugia) che ha consento di evitare la dichiarazione di esubero per 210 degli oltre 860 dipendenti a tempo indeterminato in servizio.
  La delegazione della Commissione ha evidenziato come l'articolato quadro prospettato debba essere letto nel contesto della transizione che interessa il mondo del lavoro non solo con riferimento alle prospettive dei diversi settori industriali, ma anche in relazione all'evoluzione della disciplina applicabile sia nell'ambito dei singoli rapporti sia per quanto attiene alla regolazione del mercato del lavoro. In Pag. 133sostanza, infatti, le ultime riforme realizzate hanno segnato un deciso mutamento di paradigma rispetto alla situazione esistente: si è realizzata una riduzione delle tutele nell'ambito dei singoli rapporti, con l'affievolimento delle garanzie previste sul piano della reintegrazione nel posto di lavoro, conseguente all'entrata a regime del nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, alla quale corrisponde l'obiettivo di eliminare i contratti di lavoro maggiormente precarizzanti e di rafforzare le garanzie nell'ambito del mercato del lavoro, grazie a migliori ammortizzatori sociali, a servizi per l'impiego pubblici e privati più efficienti e al rafforzamento dell'alternanza tra scuola e lavoro. Sono, peraltro, ravvisabili criticità in relazione agli effetti delle recenti riforme pensionistiche che, incrementando i requisiti per l'accesso al pensionamento, hanno contribuito a rendere problematica la situazione dei lavoratori più anziani che abbiano perso il proprio posto di lavoro, sovente in conseguenza di una crisi industriale, stanti le difficoltà che si incontrano nella ricollocazione di tali lavoratori. Per altro verso, l'allungamento della vita lavorativa ha comportato inevitabili rallentamenti nei processi di avvicendamento generazionale. In questo senso, affrontando un tema che all'attenzione del dibattito pubblico, potranno quindi valutarsi possibili correttivi volti a favorire l'individuazione di meccanismi di flessibilità dell'età per l'accesso al pensionamento. Un ulteriore elemento da considerare è, quindi, rappresentato dagli effetti delle riforme, già realizzate e in corso di realizzazione, aventi a oggetto gli strumenti utilizzabili per la gestione delle crisi occupazionali e le tutele nel corso del rapporto di lavoro e in caso di disoccupazione involontaria. A tale riguardo, occorre, infatti, considerare che, da un lato, la «riforma Fornero» di cui alla legge n. 92 del 2012 ha previsto l'esaurirsi dell'erogazione della cassa integrazione guadagni in deroga e dell'indennità di mobilità entro la fine del 2016 e, dall'altro, con la legge n. 183 del 2014 è stato avviato un processo di riforma degli ammortizzatori sociali, ancora in divenire, che prevede, tra l'altro, l'esclusione di ogni forma di integrazione salariale in caso di cessazione definitiva dell'attività aziendale o di un ramo di essa e una copertura tendenzialmente universale della NASpI, la cui durata massima, tuttavia, per gli eventi di disoccupazione successivi al 2017 si riduce a diciotto mesi. In questo quadro, preso atto dei problemi concernenti il finanziamento degli ammortizzatori segnalati dai rappresentanti della Regione, si è evidenziata l'esigenza di verificare se gli effetti combinati delle riforme realizzate e di quelle messe in campo siano tali da assicurare un'adeguata tutela dei lavoratori, in particolare a partire dall'anno 2017, specialmente se non si dovesse stabilizzare un andamento positivo dell'economia. In linea con quanto previsto nell'articolo 1, comma 2, della legge n. 183 del 2014, si è altresì osservato come sia opportuno puntare ad un utilizzo intelligente dei contratti di solidarietà, promuovendo in particolare la stabilizzazione dei contratti per le aziende non rientranti nel regime di CIGS e per le aziende artigiane (cosiddetti contratti di tipo B), nonché la stipulazione di contratti espansivi, che possono rivelarsi utili nella gestione di una ripresa produttiva di segno ancora incerto.
  Nel secondo incontro svolto, i temi già affrontati sono stati ulteriormente sviluppati, acquisendo la valutazione dei rappresentanti delle parti sociali, delle istituzioni e degli enti territoriali. Da parte sindacale, si è richiamata l'attenzione sulla circostanza che le problematiche occupazionali vissute nella Regione sono profondamente legate a una forte crisi del sistema locale umbro, che ha interessato i principali comparti dell'economia territoriale (industria chimica, siderurgia, edilizia, alimentare). Ad avviso dei rappresentanti sindacale, gli interventi da mettere in campo sono, quindi, in primo luogo di politica industriale ed è stato considerato particolarmente apprezzabile il confronto con un ente di programmazione «prossimo», come la Regione, paventandosi il rischio che le riforme costituzionali in corso di esame parlamentare possano indebolire il ruolo fin qui svolto dall'ente Pag. 134regionale. Si è, peraltro, espresso un giudizio critico sulla riforma del lavoro in via di attuazione, con riferimento anche alle disposizioni in materia di mansioni dei lavoratori, in corso di adozione, manifestandosi altresì preoccupazione per quanto concerne il finanziamento degli ammortizzatori sociali già nell'esercizio in corso. Si sono, in particolare, lamentati i ritardi nell'erogazione dei trattamenti in deroga, mentre con riferimento ai contratti di solidarietà si è evidenziata l'opportunità di garantirne la più ampia estensione, anche attraverso opportune incentivazioni finanziarie. I rappresentanti degli operatori economici hanno dato conto della situazione delle attività produttive nella Regione, richiamando, da un lato, le criticità affrontate dalle imprese locali, che hanno colpito in modo significativo anche il comparto delle piccole e delle micro imprese, e, dall'altro, evidenziando come vi siano state esperienze positive, anche nel corso degli ultimi anni, nei settori aerospaziale, meccanico e tessile di alta qualità. Quanto alla gestione delle crisi, nel segnalare come la situazione sia stata resa più difficile anche dalle difficoltà di accesso al credito bancario, si sono confermati i ritardi nei pagamenti della cassa integrazione in deroga, richiamandosi il mancato stanziamento delle risorse necessarie ai pagamenti riferiti all'anno 2014, e si è concordato sull'opportunità di un rafforzamento dei contratti di solidarietà. Si è espresso, invece, un giudizio complessivamente positivo sulle riforme contenute nella legge n. 183 del 2014, pur con la riserva di valutarne compiutamente gli effetti sul mercato del lavoro. In questo contesto, si è altresì richiamata l'esigenza di favorire, nelle politiche per il collocamento e il ricollocamento lavorativo, il completamento di processi di formazione adeguati, considerate le gravi carenze del sistema scolastico e universitario dal punto di vista dell'avviamento al lavoro. Da parte del presidente della provincia di Terni, si è inoltre richiamata l'attenzione sull'esigenza di una rapida adozione del decreto legislativo attuativo della legge n. 183 del 2014 relativo all'istituzione dell'Agenzia nazionale per l'occupazione, attesa l'incertezza che permane in ordine al futuro dei lavoratori impiegati nei centri per l'impiego nel quadro del complessivo processo di riallocazione delle competenze in materia di servizi per l'occupazione.
  Al termine degli incontri istituzionali si è quindi svolto l'incontro con rappresentanti delle organizzazioni sindacali in ordine alla situazione dello stabilimento della Nestlé – Perugina di San Sisto (Perugia). Al riguardo, occorre considerare che lo stabilimento produttivo di Perugia non è direttamente oggetto di una crisi aziendale, ma patisce le difficoltà connesse alla crisi generale dei consumi dei prodotti cioccolatieri, tenuto conto anche dell'andamento dei prezzi delle materie prime come le nocciole e il cacao. Deve altresì valutarsi il fatto che, per propria natura, il consumo di cioccolato ha carattere di forte stagionalità e, pertanto, storicamente nelle attività produttive legate al settore si sono sempre registrati cali di produzione nei mesi primaverili, ai quali corrispondeva un'alta incidenza di lavoratori stagionali nelle fasi più intese dell'attività, collocate nella seconda parte dell'anno. Negli ultimi anni, il calo della produzione è stato inizialmente fronteggiato attraverso una adeguata programmazione delle ferie da parte dei dipendenti, volta a prevederne la fruizione nei mesi di minore produzione, con la conseguente esclusione del ricorso al lavoro stagionale. L'aggravarsi della crisi, che secondo i rappresentanti sindacali è imputabile anche alla politica attendista della proprietà, che non avrebbe contrastato i declinanti andamenti del consumo con misure volte a recuperare quote di mercato, ha portato a un'ulteriore, sensibile, contrazione della produzione, a fronte della quale nell'agosto del 2014 è stato sottoscritto un contratto di solidarietà, volto a escludere un esubero di 210 degli 861 lavoratori a tempo pieno dello stabilimento. Il contratto, che ha una durata di due anni a decorrere dal 1o settembre 2014, prevede una riduzione dell'orario di lavoro tendenzialmente pari al 20 25 per cento su base mensile, che può arrivare al 50 per cento nei primi Pag. 135mesi dell'anno, mentre nella seconda parte dell'anno, più vicina ai picchi produttivi, la percentuale indicativa di riduzione si dovrebbe collocare attorno alla media stabilita nell'accordo. La situazione occupazionale è, pertanto, relativamente stabile, ma le rappresentanze sindacali esprimono preoccupazioni per le prospettive dello stabilimento e, più, in generale della presenza della Nestlé in Italia, che negli anni si è fortemente ridimensionata, con la scomparsa di alcuni marchi e la riduzione dei volumi produttivi. In questo senso, la richiesta formulata dai lavoratori attiene essenzialmente all'adozione di un programma industriale che valorizzi lo stabilimento e le sue produzioni, considerando la presenza di numerosi fattori che concorrono a promuovere la localizzazione di produzioni alimentari di alta qualità nel sito perugino. Si è osservato, del resto, che la cessione del ramo d'azienda relativo alla produzione di cioccolato liquido perfezionata nel 2007 ha portato a una crescita della produzione negli stabilimenti di San Sisto, non solo in favore della Perugina. In questo senso, si valuta con favore la partecipazione della multinazionale all'Expo 2015 con i marchi Sanpellegrino e Baci Perugina, ma si richiede un più deciso intervento dell'Esecutivo volto a promuovere un maggiore impegno da parte della proprietà al fine di individuare una strategia di investimenti negli impianti italiani, migliorando la distribuzione commerciale dei prodotti e rafforzando la promozione all'estero dei marchi prodotti. Si è, peraltro, segnalata la possibilità di avviare nello stabilimento nuove produzioni del gruppo, come quella del caffè in capsule, anche in considerazione del fatto che in molti casi si tratta di prodotti che presentano una forte connessione con il territorio italiano, anche nell'immaginario dei consumatori. A tale riguardo, occorre considerare che in un recente incontro, l'azienda ha confermato l'intenzione di recuperare nuove commesse attraverso canali alternativi e l'individuazione di nuovi mercati in grado di favorire l’export dei marchi prodotti a San Sisto, che, pur in un contesto geopolitico assai instabile, ha segnato una sensibile crescita negli ultimi tre anni. La Nestlé ha inoltre confermato il proprio impegno nelle attività di marketing e promozione dei marchi, richiamando le recenti campagne pubblicitarie e l'apertura di negozi a marchio Perugina. Nel medesimo incontro, le istituzioni hanno richiesto la presentazione di un programma di sviluppo industriale che tenga conto della necessità di valorizzare il marchio Perugina, l'occupazione, nonché le competenze produttive e tecnologiche che caratterizzano lo stabilimento. in modo da utilizzare il periodo di vigenza del contratto di solidarietà per ampliare il range delle produzioni, attenuarne il profilo stagionale e ricercare sempre nuove modalità di differenziazione commerciale.
  Conclusivamente, non può che confermarsi il giudizio positivo sulle missioni nel territorio nazionale, già formulato al termine della missione nella Regione Friuli Venezia Giulia, osservandosi come la presenza «sul campo» consenta alla Commissione di attingere direttamente utili elementi di conoscenza in ordine alla situazione delle vertenze e delle crisi aziendali anche al fine di poter valutare il concreto funzionamento degli istituti giuridici e verificare l'opportunità di interventi, anche di carattere normativo, al fine di promuoverne l'adeguamento alle effettive esigenze del mondo del lavoro e del sistema produttivo.