CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 12 marzo 2015
405.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-04994 Pastorelli: Sulla messa in sicurezza delle aree attraversate dal fiume Piave.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La programmazione degli interventi e delle attività necessarie per la messa in sicurezza del fiume Piave sono stati definiti e pianificati con i seguenti atti:
   1) Piano stralcio per la sicurezza idraulica del medio e basso corso del bacino del fiume Piave decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 ottobre 2009;
   2) Piano stralcio per l'assetto idrogeologico del fiume Piave, di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006;
   3) Piano delle azioni e degli interventi di mitigazione del rischio idraulico e geologico predisposto ai sensi dell'articolo 1, comma 3, lettera g), dell'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri (OPCM) n. 3906, del 13 novembre 2010.

  Inoltre, è in corso di redazione il Piano di Gestione del Rischio Alluvioni 2007/60/CE.
  Le opere e gli interventi risultano quindi chiaramente individuati così come le relative necessità finanziarie.
  In particolare si evidenzia che il «Piano delle Azioni e degli interventi di Mitigazione del Rischio idraulico e Geologico» conferma l'obiettivo di far transitare nel tratto terminale una portata di 3000/3200 m3/s ed indica le opere necessarie. In conseguenza a ciò, il volume di piena da laminare, sulla base di un nuovo idrogramma di riferimento rappresentato dall'evento pioggia del 1966, risulterebbe dell'ordine di 70-80 milioni di metri cubi. Pertanto, la programmazione e la tipologia delle opere di invaso temporaneo da prevedere a monte del tratto canalizzato del fiume, ai fini della difesa dalle piene, dovrà essere necessariamente rivista in esito agli studi di approfondimento.
  La posizione e la funzione di questo invaso, risultano infatti, strategiche ai fini della difesa dalle piene della pianura, potendo controllare in pratica le piene comunque formate nel bacino montano del Piave.
  Nel frattempo tra gli invasi di laminazione previsti, una posizione di priorità va riservata alle casse di espansione realizzabili nelle Grave di Ciano con un volume di accumulo dell'ordine di 35-40 milioni di m3. Per l'elenco completo degli interventi si rinvia alla Fase Programmatica del predetto piano ove le opere sono ripartite per bacino idrografico.
  Da parte sua, la regione Veneto, ha intrapreso tutte le attività volte a migliorare le situazioni più critiche e a progettare gli interventi più urgenti sia per il fiume Piave che per tutti i corsi d'acqua di competenza regionale.
  L'impegno economico regionale nell'ambito della difesa idraulica finora affrontato e da affrontare per la messa in sicurezza del territorio veneto, alla stregua di quanto previsto dal «Piano delle azioni» sopra citato, ammonta a complessivi euro 1.824 milioni, così suddivisi:
   interventi realizzati e in corso di esecuzione per un totale di euro 402 milioni coperti da finanziamenti statali e regionali;
   interventi urgenti e cantierabili da finanziare, per un totale di euro 600 milioni;
   interventi di difesa idrogeologica in fase di progettazione o in programma, per un totale di euro 822 milioni.

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ALLEGATO 2

5-04995 Zardini: Sulla situazione di inquinamento delle acque superficiali di alcuni comuni della provincia di Verona.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La problematica della diffusa contaminazione da sostanze perfluorurate delle acque della provincia di Vicenza, evidenziata dallo studio del CNR IRSA, è all'attenzione del Ministero dell'ambiente dal maggio 2013.
  Il Ministero, conseguentemente, oltre a riservarsi di attivare tutte le procedure di riparazione del danno ambientale ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006, in caso di accertamento di responsabilità per il peggioramento dello stato di qualità delle acque, ha assunto, per quanto di competenza, le seguenti iniziative:
   richiesta agli enti territoriali – Regione, Province e Comuni – per l'attivazione di un monitoraggio di indagine volto agli accertamenti necessari all'individuazione delle fonti di immissione delle sostanze e alla valutazione lo stato di qualità dei corpi idrici superficiali e sotterranei;
   richiesta di adozione di eventuali interventi di messa in sicurezza e bonifica/rimozione delle fonti di pressione e di contaminazione, ai fini del contenimento e/o della diffusione delle suddette sostanze;
   richiesta di adozione di sistemi di approvvigionamento alternativi o, laddove tale misura non risulti applicabile l'utilizzazione di adeguati sistemi di trattamento delle acque per l'abbattimento delle concentrazioni delle sostanze presenti.

  Si è quindi proceduto alla istituzione di un gruppo tecnico di lavoro, costituito dagli esperti dei maggiori istituti scientifici nazionali competenti in materia, quali il CNR IRSA, Istituto Superiore di Sanità e ISPRA, per la fissazione di standard di qualità ambientale per la valutazione dello stato ecologico dei corpi idrici superficiali e di valori soglia per la valutazione dello stato chimico delle acque sotterranee, al fine di effettuare i relativi adeguamenti della normativa tecnica vigente.
  Il gruppo ha concluso le attività alla fine dello scorso mese di novembre 2014, formalizzando la propria proposta tecnica. I valori così individuati sono stati inseriti nella bozza di decreto ministeriale di modifica dell'allegato I del decreto legislativo n. 152 del 2006, attualmente in corso di elaborazione.
  Per quanto riguarda la qualità delle acque potabili, la cui competenza è rimessa al Ministero della salute, si riferisce che con nota dello scorso 29 gennaio inviata alla regione Veneto, lo stesso Ministero ha raccomandato, sulla base delle indicazioni fornite dall'Istituto Superiore di Sanità, l'implementazione di tecniche di adsorbimento e/o filtrazione attraverso membrane di provata efficienza per la rimozione di sostanze perfluorurate (PFAS) nella filiera di produzione e distribuzione delle acque destinate a consumo umano, indicando contestualmente i livelli di performance (obiettivo) per PFOS, PFOA e PFAS.

NOTA

  Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono sostanze chimiche di sintesi utilizzate principalmente per rendere resistenti ai grassi e all'acqua vari materiali come Pag. 86tessuti, tappeti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti; sono ampiamente utilizzate in applicazioni civili ed industriali.
  I due composti chimici appartenenti a questo gruppo più usati sono l'acido perfluoroottanoico (PFOA) e l'acido perfluoroottansulfonico (PFOS).

Allegato alla nota di risposta al Q.T. On. Zardini

Tabella 1: Proposta di integrazione della tab. 1/B dell'allegato i della terza parte del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni, recante gli standard di qualità ambientale per le acque superficiali.

CAS Sostanza SQA-MA (μg L-1) SQA-MA (μg L-1)
Acque superficiali interne Altre acque di superficie
375-22-4 Acido
perfluorobutanoico
(PFBA)
7 1,4
2706-90-3 Acido
perfluoropentanoico
(PFPeA)
3 0,6
307-24-4 Acido
perfluoroesanoico
(PFHxA)
1 0,2
375-73-5 Acido
perfluorobutansolfonico
(PFBS)
3 0,6
335-67-1 Acido
perfluoroottanoico
(PFOA)
0,1 0,02
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Tabella 2: Proposta di integrazione della tab. 3 dell'allegato 1 della terza parte del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni, recante i valori soglia per le acque sotterranee.

CAS Inquinante VALORE SOGLIA acque sotterranee (μg L-1)  
VALORE SOGLIA acque sotterranee (μg L-1) (interazione con acque superficiali)
2706-90-3 Acido
perfluoropentanoico
(PFPeA)
3
307-24-4 Acido
perfluoroesanoico
(PFHxA)
1
375-73-5 Acido
perfluorobutansolfonico
(PFBS)
3
35-67-1 Acido
perfluoroottanoico
(PFOA)
0,5 0,1
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ALLEGATO 3

5-04996 Daga: Iniziative del Governo in merito all'assoggettabilità a valutazione ambientale strategica della rete nazionale dei gasdotti.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La valutazione ambientale di piani e programmi rappresenta una grande opportunità ed è volutamente definita «strategica» perché entra in gioco fin dalle prime fasi del processo di pianificazione, garantendo una effettiva e reale integrazione delle tematiche ambientali, economiche e sociali nelle attività di pianificazione e di governo del territorio.
  Il processo di VAS avviene a monte della progettazione e della realizzazione delle singole opere, ed è finalizzato a valutare i diversi scenari a livello di area vasta in una fase anticipata, consentendo una possibilità di scelta, e quindi un'elevata flessibilità, relativamente alle possibili azioni e/o progetti da prevedere nel piano.
  Con questo approccio, la conseguente Valutazione di Impatto Ambientale di una specifica opera o progetto già inquadrati in piani e programmi sui quali è stata condotta una procedura di VAS, potrà focalizzarsi pienamente solo sugli aspetti di impatto puntuale dell'opera e sulle caratteristiche tecniche del progetto, in quanto gli orientamenti strategici e le scelte di fondo sono già state affrontate e definite in sede di VAS.
  Le amministrazioni titolari delle funzioni autorizzatorie sono dunque chiamate a svolgere un ruolo fondamentale per garantire che l'attività antropica sia compatibile con i principi della sostenibilità, valutando caso per caso quali strumenti valutativi azionare, tenuto conto che le valutazioni ambientali VIA e VAS di competenza del Ministero dell'ambiente sono procedure che si attivano su istanza di parte: è il soggetto proponente, generalmente un soggetto Pubblico, che deve sottoporre alle valutazioni richieste dalla legge i piani, i programmi, i progetti.
  Per quanto attiene alla rete dei gasdotti, il Ministero dell'ambiente non rilascia «autorizzazioni» alla realizzazione delle opere, rimesse alla competenza di altra amministrazione, ma svolge le valutazioni di impatto ambientale per i soli progetti di gasdotti di determinate dimensioni.
  E proprio in merito alla rete nazionale dei gasdotti, gestita dalla soc. SnamReteGas, il Ministero dello sviluppo economico, quale autorità competente per il settore, ha precisato di ritenere che essa non è soggetta alla VAS, giacché tale procedura si applica a «piani e programmi: gli atti e provvedimenti di pianificazione e di programmazione comunque denominati, compresi quelli cofinanziati dalla Comunità europea, nonché le loro modifiche: 1) che sono elaborati e/o adottati da un'autorità a livello nazionale, regionale o locale oppure predisposti da un'autorità per essere approvati, mediante una procedura legislativa, amministrativa o negoziale e 2) che sono previsti da disposizioni legislative, regolamentari o amministrative». Tale previsione non atterrebbe pertanto alla rete dei gasdotti poiché la SnamReteGas non è titolare di «piani o programmi», in quanto non è qualificabile come autorità, ma è persona giuridica privata priva di potestà amministrativa e di poteri pubblici, né opera in regime di concessione, né il piano di sviluppo della rete è sottoposto ad approvazione ministeriale.
  In merito all'ultimo punto, si rappresenta che a decorrere dal 1o gennaio 2015 sul relativo Portale del Ministero dell'ambiente Pag. 89vengono pubblicati tutti i dati e tutta la documentazione tecnica concernenti il monitoraggio ambientale, sia relativo alle fasi di Verifica di Ottemperanza e di Attuazione dei progetti sottoposti a VIA-Legge Obiettivo che per le Verifiche di Ottemperanza di VIA Ordinaria, così integrando e completando i dati, le informazioni tecniche e amministrative concernenti le procedure di VIA Speciale e VIA Ordinaria già disponibili in rete sin dal 2007.

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ALLEGATO 4

5-04997 Scotto: Iniziative del Governo in merito al termovalorizzatore di Acerra (Na).

TESTO DELLA RISPOSTA

  La situazione in cui versa il termovalorizzatore di Acerra è delineata nell’«Ottavo rapporto trimestrale sullo stato di attuazione del programma attuativo per la gestione dei rifiuti nel periodo transitorio 2012-2016», dove si evidenzia che ad oggi l'impianto ha raggiunto il traguardo di tre milioni di tonnellate di rifiuti in ingresso, consentendo di produrre complessivamente 2.700 milioni di chilowattora di energia elettrica ed evitando l'emissione in atmosfera di 860.000 tonnellate di anidride carbonica. All'impianto è stato riconosciuto il premio per l'efficienza energetica «ABB Energy Efficency Award 2014».
  I dati della performance del termovalorizzatore, costantemente registrati da un doppio sistema di monitoraggio in grado di garantire le rilevazioni senza alcuna interruzione, hanno fatto rilevare valori ampiamente al di sotto dei limiti imposti dalle normative europee e anche di quelli molto più stringenti fissati dall'Autorizzazione Integrata Ambientale che regolamenta, sotto questi aspetti, il sito di Acerra.
  Nell'evidenziare che la Valutazione dell'Impatto sulla Salute (VIS) allo stato non è disciplinata da alcuna norma dell'ordinamento giuridico nazionale, si sottolinea che l'Istituto Superiore di Sanità analizza e pubblica i dati dello studio epidemiologico «Sentieri» relativo ai siti di interesse nazionale campani, effettuato dal 2003 al 2009 e aggiorna lo studio per le medesime aree, stabilendo potenziamenti degli studi epidemiologici, in particolare in merito ai registri delle malformazioni congenite e ai registri dei tumori. Inoltre, il Ministero della salute ha proposto un programma straordinario di monitoraggio e sorveglianza pluriennale concernente la presenza di contaminanti negli alimenti che, sulla base delle produzioni locali, tenga conto della stagionalità e della rotazione delle colture.
  Per quanto attiene l'opportunità del rinnovo del contributo Cip/6, la cui scadenza è prevista per il 2017, il Ministero dello sviluppo economico ha rappresentato che, allo stato, non è prevista alcuna proroga per le convenzioni in scadenza e che, pertanto, nel caso in specie, deve intendersi confermata fino al 31 dicembre 2017. Tra l'altro, il legislatore, con la legge n. 99 del 2009, ha avviato un processo di fuoriuscita volontaria dal regime Cip 6, al fine di ridurre i costi a carico dell'utenza finale, e una revisione della remunerazione degli impianti in convenzione.

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ALLEGATO 5

5-03600 Prodani: Sul progetto di realizzazione dell'impianto di rigassificazione di Zaule (TS).

TESTO DELLA RISPOSTA

  Ringrazio l'On.le collega per avermi dato la possibilità di fare finalmente chiarezza su una questione che sinora ha creato non pochi equivoci e dato adito ad aspettative prive di fondamento.
  Per prima cosa è necessario osservare che non è del tutto esatto affermare che il decreto dell'aprile 2013 con il quale si stabiliva una sospensione di sei mesi del decreto n. 808 del 17 luglio 2009 – relativo al parere favorevole, con prescrizioni, espresso nei confronti del progetto che qui interessa – esprimesse la non compatibilità ambientale del progetto medesimo. Con esso, infatti, sulla base di quanto emerso nel preliminare parere della Commissione tecnica per la verifica dell'impatto ambientale VIA e VAS, si rimandava in via del tutto precauzionale ad un approfondimento della questione. Tale approfondimento, che ha tenuto conto anche dei vari, diversi ed ulteriori elementi forniti dall'Autorità Portuale nel corso del 2014, si è concluso dopo vari passaggi con il definitivo parere della Commissione Tecnica VIA-VAS n. 1706 del 6 febbraio 2015.
  Quest'ultimo, in particolare, ha evidenziato che – fatte salve le valutazioni degli impatti, con prescrizioni, di cui all'originario decreto n. 808 del 2009 – non si riscontrano ulteriori incompatibilità con le componenti ambientali esaminate, causate dalle previsioni del nuovo Piano Regolatore Portuale del Porto di Trieste, anche a seguito degli approfondimenti del quadro ambientale e degli studi effettuati da parte dell'Autorità portuale.
  Non può essere ignorato, al riguardo, che il Ministero dell'ambiente si limita a valutare l'eventuale incompatibilità ambientale di un'opera sulla base delle valutazioni tecnico-scientifiche espresse dalla Commissione Tecnica VIA-VAS all'uopo istituita dal legislatore.
  Non a caso, la finale «autorizzazione all'insediamento» viene poi rilasciata dal Ministero dello sviluppo economico – previa intesa con il competente Ente Regionale – al quale, infatti, lo scorso 25 febbraio è stato inviato per il seguito di competenza il citato parere della Commissione Tecnica n. 1706 del 6 febbraio 2015.
  Ciò posto, poiché la Commissione tecnica per la verifica dell'impatto ambientale VIA e VAS non ha riscontrato ulteriori e specifiche incompatibilità ambientali tra le previsioni del nuovo Piano Regolatore Portuale di Trieste ed il progetto del rigassificatore GNL di Zaule – tali da non consentire, peraltro, l'adozione di provvedimenti di secondo grado – può ritenersi concluso nel medesimo senso il procedimento di supplemento istruttorio avviato dal Ministro pro tempore il 27 dicembre 2012 e, di conseguenza, superata la comunicazione ex articolo 10-bis della legge n. 241 del 1990 avente ad oggetto il preavviso di revoca del decreto di compatibilità ambientale n. 808/2009.

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ALLEGATO 6

D.L. 7/2015: Misure urgenti per il contrasto del terrorismo, anche di matrice internazionale, nonché proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle Organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione. C. 2893 Governo.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La VIII Commissione,
   esaminato, per le parti di competenza, il decreto-legge 7/2015, recante «Misure urgenti per il contrasto del terrorismo, anche di matrice internazionale, nonché proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle Organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione» (C. 2893 Governo);
  rilevato che:
   l'articolo 5, al comma 1, reca una serie di disposizioni sull'impiego di personale delle Forze Armate nelle attività di controllo del territorio, di vigilanza a siti e obiettivi sensibili, anche in relazione alle straordinarie esigenze di sicurezza connesse alla realizzazione dell'Expo 2015, prorogando, fino al 30 giugno 2015, l'operatività del piano di impiego operativo di cui al comma 1 dell'articolo 7-bis del decreto legge n. 92 del 2008, concernente l'utilizzo di un contingente massimo di 3.000 unità di personale militare appartenente alle Forze armate per il controllo del territorio in concorso e congiuntamente alle Forze di polizia, che viene al contempo incrementato di 1800 unità;
   il suddetto articolo prevede, inoltre, giustamente la possibilità di prorogare ulteriormente, fino al 31 dicembre 2015, un contingente non superiore a 200 unità di personale militare posto a disposizione dei Prefetti delle province della regione Campania, nell'ambito delle operazioni di sicurezza e di controllo del territorio finalizzate alla prevenzione dei delitti di criminalità organizzata e ambientale, facendo salve le disposizioni di cui ai commi 1, 2 e 3 dell'articolo 7-bis del decreto legge n. 92 del 2008, in base alle quali il personale militare è posto a disposizione dei prefetti interessati;
  ritenuto che:
   in relazione alle finalità di cui all'articolo 3, comma 2, del decreto-legge n. 136 del 2013 (operazione c.d « Terra dei fuochi»), l'impiego di un contingente non superiore alle 200 unità di personale militare appare insufficiente, dovendo invece il relativo piano di impiego operativo essere ulteriormente potenziato per consentire una più incisiva ed efficace attività di controllo del territorio;
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con la seguente condizione:
   all'articolo 5, comma 1, si preveda il potenziamento delle risorse umane e organizzative del piano di impiego operativo da destinare alle finalità di cui all'articolo 3, comma 2, del decreto-legge n. 136 del 2013 richiamato in premessa.

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ALLEGATO 7

D.L. 7/2015: Misure urgenti per il contrasto del terrorismo, anche di matrice internazionale, nonché proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle Organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione. C. 2893 Governo.

PROPOSTA DI PARERE ALTERNATIVA PRESENTATA DAL GRUPPO MOVIMENTO 5 STELLE

  La Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici,
   esaminato, per le parti di competenza, l'Atto Camera n. 2893 di conversione in legge del decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, recante misure urgenti per il contrasto del terrorismo, anche di matrice internazionale, nonché proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle Organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione;
  premesso che:
   l'articolo 5 del provvedimento in oggetto prevede disposizioni relative al finanziamento e proroga dell'impiego del personale militare appartenente alle forze armate e, nello specifico, si prevede che, per le esigenze previste dall'articolo 3 comma 2 del decreto-legge n. 136 del 2013, il piano di impiego dell'originario contingente di 3000 unità può essere ulteriormente prorogato fino al 31 dicembre 2015, limitatamente ad un contingente di 200 unità;
  tenuto conto che:
   l'utilizzo di militari nella «Terra dei fuochi», in questa legislatura e secondo le scelte dell'esecutivo, sta avendo una parabola discendente. Un rapido excursus normativo della problematica può dare un quadro più chiaro della vicenda. Il primo provvedimento emanato in tale senso è il decreto-legge n. 136 del 2013 il quale, all'articolo 3 comma 2, prevede che i prefetti delle province della regione Campania, nell'ambito delle operazioni di sicurezza e di controllo del territorio prioritariamente finalizzate alla prevenzione dei delitti di criminalità organizzata e ambientale, sono autorizzati ad avvalersi di personale militare delle Forze armate in misura massima di 850 unità; l'utilizzo di tale personale militare deve essere effettuato nell'ambito delle risorse finanziarie disponibili;
   successivamente è intervenuta la legge di stabilità 2015 (legge n. 190 del 2014 comma 199 unitamente all'elenco n. 1 allegato alla medesima legge) la quale prevedeva, specificatamente per la «Terra dei fuochi», uno stanziamento di 10 milioni di euro per il 2015, 10 milioni di euro per il 2016 e 10 milioni di euro per il 2017 e 0 euro a decorrere dal 2018;
   in un terzo momento è intervenuto il decreto-legge mille proroghe 2015 (decreto-legge n. 192 del 2014, articolo 4, comma 6) il quale ha stabilito: da un lato la prosecuzione dell'operazione «Strade sicure» fino al 31 marzo 2015 per un contingente massimo di 3000 unità e dall'altro lato, per far fronte all'onere economico Pag. 94di una simile previsione – per l'anno 2015 e per 10 milioni di euro – ha individuato, come modalità attuativa, la corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa prevista espressamente per la «Terra dei fuochi» e meglio precisata nella legge di stabilità 2015;
   pertanto, con il decreto mille proroghe 2015, i fondi stanziati per il 2015 vengono ridotti per impiegare tali risorse principalmente sull'Expo 2015;
   con il decreto-legge n. 7 del 2015, in oggetto, viene prorogata l'operazione «Strade sicure» fino al 30 giugno 2015 (che rappresenta quindi un genus al cui interno è contenuta la species della previsione di utilizzo dei militari per controllare le strade della Terra dei fuochi), aumentando nello stesso tempo il numero di militari utilizzabili e portando tale numero da 3000 a 4.800 e prevedendo un ulteriore incremento di 600 unità di personale da utilizzare per esigenze di sicurezza del sito dove si svolge l'evento Expo 2015;
   nello stesso tempo, tuttavia, viene previsto che il numero di militari utilizzabili in Campania sia limitato ad un numero non superiore a 200. Pertanto non viene neppure indicato il numero preciso, bensì ci si limita ad indicare un numero di militari che comunque non sia superiore a 200 unità. È di immediata evidenza la sensibile riduzione del numero massimo di militari utilizzabili, da 850 a 200. Inoltre, viene specificato che l'impiego del personale militare è consentito nei limiti di spesa, senza tuttavia che si intervenga in alcun modo sulla citata disposizione di cui al decreto mille proroghe che riduce gli stanziamenti per la «Terra dei Fuochi». Anzi è plausibile ipotizzare che la riduzione del numero dei militari da 850 a 200 tenga in considerazione proprio tale riduzione di spesa;
   non risulta, inoltre, ben chiaro lo stanziamento economico destinato al numero di militari da impiegarsi nella Terra dei Fuochi in quanto il comma secondo dell'articolo 5 in questione non sembra distinguere tra i militari da utilizzare nella «Terra dei fuochi» e i militari da utilizzare per l'operazione «Strade sicure», rendendo così ancora più fumosa e di difficile determinazione la quantificazione del numero di unità che saranno effettivamente destinate al territorio campano;
   come se non bastasse il contingente militare da stanziare sul territorio della «Terra dei Fuochi» risulta sottodimensionato, soprattutto in considerazione del numero complessivo di militari. Infatti, per i servizi di vigilanza interna al sito Expo 2015, per il periodo che va dal 15 aprile al 1 novembre 2015, viene previsto l'impiego di ulteriori 600 militari, che si aggiungono ai complessivi 4.800 militari da utilizzare per l'operazione Strade sicure anche in relazione alle straordinarie esigenze di sicurezza connesse alla realizzazione di Expo 2015;
  dal momento che:
   il Governo ha scelto di continuare a perseguire la strada dell'utilizzo di militari per risolvere i problemi della «Terra dei fuochi», territorio che presenta ancora una situazione estremamente grave e complessa e dove, fino a questo momento, l'Esercito non ha certamente risolto le criticità progressivamente emerse. Come se non bastasse l'esecutivo, con il provvedimento in questione, si limita a ridurre il numero di militari presenti, senza prevedere misure di intervento alternative e più efficaci, che prevedano l'impiego di personale qualificato;
   il personale militare, infatti, non può svolgere funzioni di Polizia Giudiziaria ma solo funzione di agenti di Pubblica Sicurezza. Inoltre, è privo di formazione specifica in ambito ambientale, con il risultato che spesso si vede costretto a chiedere l'intervento, non sempre necessario, del Corpo Forestale o del Nucleo Operativo Ecologico dell'Arma dei Carabinieri. Si aggiunga che se mal gestita era la cifra originariamente stanziata per il 2015, tanto più perplessi lascia lo stanziamento fortemente ridimensionato a seguito del mille proroghe e del presente provvedimento. Pag. 95Dobbiamo, infatti, considerare che una regolare assunzione nei corpi di polizia ambientale non costa più di 50 mila euro l'anno. Appare incontestabile che sarebbe molto più funzionale, allo scopo della risoluzione dei problemi che affliggono la «Terra dei Fuochi», il ricorso al Corpo Forestale dello Stato, il quale, nonostante la carenza di uomini e mezzi, secondo il Rapporto ecomafie 2014 di Legambiente, ha accertato nel 2013 oltre 10 mila reati ambientali contro i 65 della Polizia di Stato; a tal fine sarebbe opportuno accorpare al Corpo Forestale dello Stato le Polizie provinciali, oltre a far confluire al suo interno unità provenienti dal piano di dismissione dell'Aeronautica; in un arco di tempo estremamente ristretto, circa 6 mesi, si potrebbe aumentare di migliaia di unità il Corpo Forestale dello Stato, senza rinunciare ad una adeguata formazione ambientale;
   un'importante azione di ausilio per il continuo monitoraggio delle aree a rischio deve prevedere l'utilizzo di speciali droni, compatibili con i sistemi magnetotermici e con i sistemi termografici, considerato altresì che non esiste, nei comuni compresi all'interno del territorio della Terra dei Fuochi un piano organico di video sorveglianza e ci sono gravi lacune in ordine alla competenza per la gestione delle stesse;
   le risorse finanziarie devono essere utilizzate per perseguire obiettivi di controllo a monte della filiera dello smaltimento dei rifiuti speciali, con impegno consistente anche del personale della Guardia di Finanza in una campagna di controlli sulle aziende sommerse. Individuare le attività sommerse, infatti, è la chiave per arginare il fenomeno degli sversamenti abusivi di rifiuti speciali. È da privilegiare un simile modus operandi rispetto, ad esempio, all'utilizzo di personale militare finalizzato a sanzionare chi materialmente appicca il fuoco al rifiuto e perseguendo in tal modo l'ultimo anello della catena senza mai individuare i reali responsabili;
   se, tuttavia, il Governo non intende intraprendere iniziative alternative, del tenore di quelle dianzi indicate, persistendo gravi criticità e profili problematici che richiedono una effettiva e corposa presenza sul territorio, quantomeno che non si riduca il personale militare da destinare alla martoriata «Terra dei Fuochi»,
  esprime

PARERE CONTRARIO.