CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 10 febbraio 2015
384.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-04100 L'Abbate: Sull'Accordo di associazione tra Unione europea e Repubblica di Moldavia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'Unione Europea ha da tempo avviato con la Repubblica di Moldova un percorso di relazioni sempre più strette che – superando l'approccio di mera cooperazione – è avviato verso la realizzazione di una graduale associazione politica ed integrazione economica. Questi due elementi sono infatti gli obiettivi cardine del Partenariato Orientale che, dal maggio 2009, costituisce il quadro di riferimento nei rapporti fra TUE e sei vicini orientali, fra i quali appunto la Moldova.
  Il Partenariato Orientale, per definizione, è volto ad instaurare nei vicini orientali un'area di stabilità e prosperità vantaggiosa per tutti. Esso annovera, fra le sue priorità, la conclusione di nuovi Accordi di Associazione comprensivi di Accordi di Libero Scambio Ampi ed Approfonditi, come quello firmato fra UE e Moldova nel giugno dello scorso anno.
  Tale tipologia di accordi rappresenta innanzitutto un modo concreto per sostenere la Moldova nel suo percorso di riforme interne, volte a favorire il risanamento economico, a stimolare la crescita e a migliorare la governance e la stabilità del Paese. Già nei mesi scorsi, Chişinău ha intrapreso questa via con risultati apprezzabili: è infatti l'unico Paese nell'ambito del Partenariato Orientale che – avendo soddisfatto i requisiti posti dall'UE e adeguato la propria normativa – ha ottenuto la liberalizzazione dei visti «Schengen» dal 28 aprile 2014.
  Il successo delle politiche di partenariato orientale e dell'attuazione degli Accordi di Associazione non può tuttavia prescindere dal dialogo con Mosca, via via che esso sarà auspicabilmente recuperato. In tal senso, l'esperienza maturata nella crisi ucraina insegna. Proprio grazie ad essa, il Governo italiano, assieme ai partner europei, è impegnato in una riconsiderazione organica e complessiva delle politiche di Partenariato Orientale (in previsione del prossimo vertice, previsto a Riga il 21-22 maggio), confermando che esse non rispondono a logiche «a somma zero» né implicano divisive e pericolose scelte di campo, né sono concepite o attuate in fruizione anti-russa, così come contro la Russia non sono concepiti gli Accordi di Associazione.
  Proprio in tale prospettiva, l'Italia si è dichiarata in favore di meccanismi informali e pragmatici, volti a chiarire ogni incomprensione ed a sgomberare il campo dai timori russi di impatti negativi sul proprio mercato discendenti dall'attuazione degli Accordi di Associazione. In tale prospettiva, ad esempio, fin da novembre 2013 abbiamo suggerito ai partner UE consultazioni trilaterali fra UE, Russia e paesi impegnati nel processo di associazione con l'UE che facessero stato della reale portata delle politiche di partenariato e ne enucleassero i riverberi positivi per la stessa Russia. Il medesimo approccio – dopo lo scoppio della crisi ucraina – veniva condiviso e rilanciato, da Berlino, nell'ambito del «Gruppo di Weimar» (con Francia e Polonia), a marzo dello scorso anno. Tale meccanismo – che non equivale ad una revisione dell'Accordo ma che mira invece a facilitare l'esplorazione di spazi reciproci di compatibilità commerciale – è sfociato, nel caso dell'Ucraina, in un esercizio di particolare importanza nella creazione di spazi di concreto dialogo Pag. 49fra le parti. Esso, al momento, rappresenta uno dei tavoli più concreti e costruttivi nel complesso scenario di crisi.
  Ove se ne rendesse opportuna l'attivazione anche per la Moldova, l'Italia non escluderebbe di proporre una soluzione simile che, mentre fa salva la decisione di uno Stato sovrano di integrare il proprio sistema economico-commerciale nello spazio economico europeo, rende trasparenti le sue conseguenze e ne condivide l'informativa con la Russia, partner destinato a rimanere a nostro avviso centrale nel rapporto con i paesi Partenariato Orientale.
  L'Italia è peraltro fra i paesi che hanno invitato i partner UE ad esaminare gradualmente le possibilità d'interlocuzione fra Unione Europea ed Unione Economica Eurasiatica, proprio in termini di reciproche compatibilità e progressiva armonizzazione di politiche e standard, conservando all'orizzonte la prospettiva – che ci auguriamo possa presto ritornare al centro del dibattito con uno scenario ucraino normalizzato – della creazione di spazi di libera circolazione di uomini, merci e capitali dall'Atlantico al Pacifico.
  Quanto alle preoccupazioni, espresse dall'onorevole Interrogante, in merito alle ripercussioni per il comparto primario nazionale, va premesso che l'istituzione dell'Area di Libero Scambio Ampia e Approfondita (DCFTA) prevista dall'Accordo di Associazione prevede l'eliminazione dei dazi di importazione (ed eventualmente di quelli all'esportazione) sui beni commercializzati, la rimozione di ostacoli alla prestazione di servizi, nonché la facilitazione dell'accesso e dello stabilimento di imprese nei rispettivi mercati.
  Come anche evidenziato dal Ministero dello sviluppo economico, per i prodotti maggiormente sensibili per l'UE è previsto uno specifico monitoraggio. A ciò va aggiunto che il valore dell'interscambio tra l'Italia e la Repubblica di Moldova è di dimensioni per il momento circoscritte a 38 milioni di euro nel 2013 e che l’export di prodotti moldavi per noi «sensibili» (mele, pere, uva, susine) viene assorbito principalmente da altri Paesi dell'UE (soprattutto Romania).
  Vorrei concludere evidenziando come la ratifica dell'Accordi di Associazione comprensivo di Area di Libero Scambio ampia e approfondita tra Unione Europea e Moldova sia per l'Italia una priorità – e a tal proposito segnalo che il relativo disegno di legge di ratifica è in via di finalizzazione per la presentazione in uno dei prossimi Consigli dei Ministri – in quanto rappresenta un forte segnale di fiducia verso la Moldova, in uno scenario complesso caratterizzato dalla crisi ucraina che influisce pesantemente sui rapporti dell'Unione con il vicinato dell'Est.

Pag. 50

ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-04498 Cimbro: Sulla detenzione in Russia della pilota ucraina Nadia Savchenko.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Governo italiano ha seguito, fin dall'inizio e con particolare attenzione, il caso del Tenente dell'aviazione militare ucraina Nadia Savchenko, tratta in ostaggio in Ucraina orientale lo scorso giugno, in una fase particolarmente delicata della crisi, caratterizzata da forti tensioni e da un incremento di azioni militari sul terreno. La particolare natura del contesto in cui l'episodio si è verificato e lo status di pilota militare dell'interessata hanno, da una parte, complicato il quadro. Dall'altra, hanno reso più efficaci le pressioni esercitate nell'ambito degli sviluppi negoziali sulla crisi ucraina e delle occasioni di dialogo fra le parti, sostenute attivamente dall'Italia. Dissipare la tensione ancora prevalente, favorire la reciproca comprensione, ricreare una base minima di fiducia: sono questi i presupposti e la via maestra per una positiva conclusione della vicenda.
  In tale prospettiva, il Governo italiano ha contribuito a promuovere un approfondimento del caso nell'ambito dei fori multilaterali a cui è demandata più specificamente la questione del rilascio di ostaggi e prigionieri ucraini. Mi riferisco in particolare alle riunioni del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa, che ha più volte (da ultimo il 21 gennaio scorso) inserito la vicenda nella propria agenda di discussione, così come dell'OSCE, che proprio al tema della liberazione degli ostaggi ha dedicato numerose sessioni di lavoro. Proprio grazie ai gruppi trilaterali mediati o moderati dall'OSCE si è peraltro avviato un canale di dialogo fra le parti in conflitto sulle modalità del rilascio dei prigionieri, che è finora risultato uno dei pochi nel quale più visibili sono stati i risultati.
  Anche in ambito europeo, il Governo italiano non ha mancato di sostenere le iniziative mirate ad una sensibilizzazione degli attori iteressati al caso del Tenente Savchenko. Raccogliendo l'appello lanciato alla Russia il 17 luglio dello scorso anno dall'Alto Rappresentante per la Politica estera per una piena adesione ai principi del Consiglio d'Europa, il Consiglio Europeo del 30 agosto ha posto particolare enfasi sulla necessità di un tempestivo rilascio degli ostaggi nelle mani dai gruppi armati operanti nell'est dell'Ucraina e dei prigionieri detenuti nella Federazione Russa.
  Il binario più efficace e suscettibile di produrre risultati concreti appare proprio quello multilaterale, incluso quello UE. Le competenti istituzioni specializzate dispongono infatti del quadro concettuale e procedurale più adeguato a strutturare regolari e dettagliati confronti in tema di diritti umani, anche in presenza di situazioni di crisi, come quella in atto in Ucraina, nonché in carenza di una interlocuzione costruttiva con la Federazione Russa in materia di libertà civili e diritti fondamentali.
  Il Governo italiano intende perseverare nella propria azione di monitoraggio e pressione, anche avvalendosi dei futuri incontri a livello politico con controparti russe.
  Sul piano multilaterale, continueremo a sostenere le iniziative volte a favorire una tempestiva conclusione del caso nel più ampio contesto della ricerca di una soluzione politica e diplomatica, sostenibile e duratura della crisi in Ucraina.