CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 17 dicembre 2014
360.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-01714 Crivellari: Intervento di riconversione della centrale termoelettrica di Porto Tolle.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Prima di entrare nello specifico dei quesiti dell'Interrogazione in titolo, è necessario un breve excursus temporale.
  Il Ministero dello sviluppo economico, concluso favorevolmente l’iter procedimentale ex lege 55/2002, il 5 gennaio 2011 ha autorizzato la conversione a carbone della Centrale termoelettrica di Porto Tolle dell'ENEL, già alimentata a olio combustibile denso.
  Nel frattempo però, avverso il decreto di compatibilità ambientale del 24 luglio 2009, emanato dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM) di concerto con il Ministro dei beni ambientali e culturali, veniva presentato apposito ricorso al TAR da parte di Associazioni Ambientaliste, Operatori turistici locali e cittadini della zona.
  Nonostante il giudizio negativo del TAR del Lazio in relazione a detto ricorso, il Consiglio di Stato accoglieva l'istanza con sentenza del 23.5.2011, disponendo l'annullamento del decreto di compatibilità ambientale relativamente a due aspetti, attinenti rispettivamente all'assenza di una valutazione comparativa tra la soluzione adottata e l'alimentazione a metano, e la carenza di motivazione per la concessione di innalzamento dei limiti delle emissioni.
  Nel corso della rivalutazione della VIA, il 13 gennaio 2014 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare emanava un provvedimento interlocutorio negativo, in quanto le integrazioni prodotte da ENEL non venivano ritenute adeguate a consentire la conclusione dell'istruttoria. Nello stesso ambito, non veniva tuttavia esclusa la possibilità di riapertura del procedimento a seguito della presentazione di documentazione integrativa da parte della Società alla quale, a tal fine, fu assegnato il termine del 19 ottobre 2014.
  Al riguardo, si fa presente che in data 3 ottobre 2014 la Società Enel ha comunicato la propria rinuncia all'istanza di autorizzazione unica alla riconversione a carbone della Centrale Termoelettrica di Porto Tolle e a tutta l'attività istruttoria in corso presso i preposti Uffici.
  Nella stessa nota, inoltre, la medesima Società ha confermato la propria volontà di ricercare nuove soluzioni condivise con il territorio e le istituzioni locali, nella prospettiva di creare valore e salvaguardare l'occupazione nell'area.
  Premesso quanto testé illustrato e scendendo più nel particolare del quesito sollevato dall'onorevole interrogante, si rappresenta che l'intervento di ENEL finalizzato alla demolizione di una sezione della Centrale, inteso come «messa fuori servizio definitiva», costituisce una fattispecie disciplinata dall'articolo 1-quinquies della legge n. 239/2003, che si sviluppa secondo un iter relativamente semplice.
  Acquisito da parte di Enel il parere di Terna Rete Italia Spa, nell'ipotesi che l'eliminazione dell'unità produttiva non comporti effetti negativi sul sistema elettrico nazionale, questo Ministero acconsente all'operazione, rimandando la determinazione dei successivi interventi, in genere attraverso l'approvazione di un piano di demolizione predisposto da ENEL, alle valutazioni del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
  Prima della rinuncia dell'ENEL al progetto di riconversione della Centrale di Pag. 64Porto Tolle, è stato comunque sollevato il problema delle possibili conseguenze che la demolizione di una sezione avrebbe potuto causare sul procedimento di valutazione di compatibilità ambientale in corso.
  Secondo l'orientamento preliminare espresso dal Ministero dell'ambiente, infatti, l'intervento di demolizione, eseguito nel contesto di un procedimento diverso, avrebbe determinato infatti una modificazione dello «stato di fatto» posto a base delle valutazioni comparative ante/post operam nell'ambito della VIA in corso, con possibili conseguenze sugli esiti istruttori.
  Tali valutazioni risultano superate dalla citata rinuncia dell'ENEL al progetto di riconversione a carbone della Centrale in parola.
  Anche il Ministero dell'ambiente, per quanto di competenza, circa la possibilità di anticipare alcuni interventi concernenti la demolizione di alcune parti della stessa, in attesa della definizione della procedura di valutazione dell'impatto ambientale (V.I.A.) del progetto di riconversione a carbone dell'esistente centrale ad olio combustibile di Porto Tolle, precisa quanto segue.
  Come accennato, l'ENEL, con nota dell'Amministratore Delegato del 23 luglio 2013, aveva prospettato allo stesso Ministero detta possibilità. Al riguardo il Ministro pro tempore, onorevole Orlando con nota dell'8 novembre 2013, nell'evidenziare le problematiche connesse alle possibili interferenze di detti interventi di demolizione con la procedura di V.I.A. già citata, relativa alla conversione a carbone della centrale, rappresentava contestualmente l'esigenza di effettuare una verifica ambientale per accertare l'assenza di impatti significativi e negativi collegati a tali demolizioni.
  A seguito di tale risposta del Ministro dell'ambiente, non è seguita alcuna iniziativa da parte dell'Enel in merito a tali interventi di demolizione.
  Ad ulteriore aggiornamento della questione, il MATTM conferma, per quanto di competenza, che comunque, con nota in data 3 ottobre u.s. indirizzata a tutte le Amministrazioni interessate (Ministeri, regione, provincia e comuni), l'Enel ha comunicato la rinuncia all'autorizzazione unica relativa al progetto di riconversione a carbone dell'esistente centrale di Porto Tolle. In conseguenza di tale rinuncia anche il MATTM procederà all'archiviazione del procedimento di VIA relativo al medesimo progetto.
  Preme ribadire che ENEL, nel rinunciare a detto progetto di riconversione a carbone della esistente centrale, ha confermato comunque la volontà di ricercare nuove soluzioni condivise con il territorio e le istituzioni locali, nella prospettiva di salvaguardare l'occupazione nell'area.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-04055 Scuvera: Continuità produttiva dello stabilimento Merck di Pavia.

 TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Ministero dello sviluppo economico sta seguendo assiduamente le problematiche relative alla riorganizzazione di Sharp Merck & Dome e, più recentemente, l'annunciata chiusura delle produzioni presso lo stabilimento di Pavia dove sono ancora occupate circa 200 persone.
  Com’è noto, i Rappresentanti dell'azienda hanno dichiarato la decisione della Casa Madre di chiudere il sito di Pavia entro il 31 dicembre 2014 ed illustrato le ragioni della scelta, quale parte integrante di un processo di consolidamento a livello globale del network produttivo, non legata agli standard dello stabilimento in questione. Decisioni analoghe sono state già annunciate in Paesi emergenti (Brasile, Giappone, Messico, Cina, Singapore), in Europa (Portogallo, Spagna, Francia e, recentemente, Paesi Bassi e Irlanda) e negli stessi Stati Uniti.
  I Rappresentanti dell'azienda hanno confermato l'impegno da parte di MSD ad individuare un potenziale investitore che subentri nel sito di Pavia, affidandone il compito ad un advisor, al fine di garantire la continuità produttiva e salvaguardando nella maggiore misura possibile i livelli occupazionali.
  L'annuncio dell'esistenza di un acquirente per lo stabilimento non si è confermato.
  Sentito il Ministro dell'Interno infatti, lo stesso ha riferito che alla Prefettura di Pavia, in data 24 novembre 2014 sono stati ricevuti i delegati sindacali rappresentativi dei lavoratori (FILCTEM-CGIL, FEMCA-CISL, UILTEC-UIL), i rappresentanti dell'azienda MSD Italia e di Confindustria, nonché il Presidente della Provincia, il Sindaco di Pavia e una rappresentanza della Regione Lombardia.
  Nell'intento di salvaguardare l'occupazione e la commercializzazione di un prodotto, la MSD aveva firmato un accordo preliminare di intenti, 16 mesi or sono, con la Società Zambon.  A seguito di divergenze economiche perora non risolte, le trattative si sono interrotte. In ogni caso, attualmente la produzione nel sito di Pavia è stata programmata fino alla fine del mese di marzo 2015.
  Su richiesta delle Organizzazioni Sindacali è stato avviato un tavolo per l'esame di ogni possibile soluzione alternativa alla mera chiusura della sede: tutte le Istituzioni presenti hanno inteso agire, in sintonia tra loro, a tal fine. Infatti, è stato ricordato che lo stabilimento di Pavia, ove sono presenti circa 200 dipendenti, realizza un ciclo integrato di attività di ricerca, di produzione e di commercializzazione, è tra i più tecnologicamente avanzati al mondo e, fino allo scorso anno, soddisfaceva il bisogno di farmaci di molti mercati a livello mondiale.
  Considerato l'alto livello produttivo, tale da garantire tuttora bilanci economici in attivo, è stato proposto all'azienda, nella medesima sede, di prendere in considerazione la possibilità di protrarre l'attuale programma di produzione oltre i termini previsti, ossia la fine del mese di marzo 2015, per avere più ampio respiro nell'attività di ricerca e di trattativa con altri possibili partner disposti ad acquisire il sito.
  I rappresentanti dell'Azienda MSD Italia hanno manifestato disponibilità a valutare Pag. 66la possibilità di procrastinare l'attività produttiva oltre la data già fissata.
  Il Ministero dello Sviluppo Economico da parte sua sta sollecitando la Direzione aziendale a fornire ogni utile informazione sullo stato di avanzamento della ricerca di nuovi imprenditori. Al momento non è stato fornito alcun preciso ragguaglio e pertanto è prevista nelle prossime settimane la convocazione del tavolo di confronto aperto da tempo presso il MiSE.