CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 4 dicembre 2014
350.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-04216 Pellegrino: Sull'operato della Sogesid Spa e sui criteri di nomina del suo presidente.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In risposta ad una precedente interrogazione, nello scorso mese di luglio, presentata dall'onorevole Pellegrino, e altri, concernente l'operato della Sogesid e il suo futuro, nonché le bonifiche dei SIN, il Ministero dell'ambiente aveva riferito in Commissione che le segnalate problematiche erano tra le priorità poste alla propria attenzione, e che si proponeva, al fine di migliorare l'efficacia e l'efficienza degli interventi di comune interesse, di rafforzare il «controllo analogo» nei confronti della società in house e di revisionare i rapporti convenzionali con essa posti in essere.
  Si dava anche conto che l'indirizzo ministeriale rivolto alla struttura era stato quello di dare impulso alle attività amministrative volte alla velocizzazione degli interventi di bonifica.
  E su tale fronte, infatti, è possibile riferire che ad oggi sono stati predisposti 70 decreti per progetti di bonifica delle aree SIN: 51 di approvazione, 8 di autorizzazione di avvio dei lavori, 3 di approvazione dei progetti di dragaggio. Oltre il doppio, dunque, rispetto all'intero 2013, in cui i decreti erano stati complessivamente 26.
  Dal punto di vista operativo si sono tenute 112 Conferenze dei Servizi, della quali 47 decisorie, nel corso delle quali sono stati esaminati progetti di interventi di bonifica per circa 600 ettari di territorio compromesso. L'attività svolta ha consentito, poi, di completare le caratterizzazioni in alcuni SIN, di incrementare le percentuali sia delle aree a terra per le quali sono stati approvati progetti di bonifica sia delle aree liberate e restituite agli usi legittimi.
  È stato avviato un confronto «trasparente» con le aziende con un calendario di audizioni pubblicato sul sito web del Ministero all'indirizzo www.bonifiche.minambiente.it. Nell'ambito delle audizioni vengono forniti chiarimenti tecnici e amministrativi sui procedimenti di interesse.
  Gli enti locali e territoriali vengono coinvolti in tutte le fasi del procedimento. In particolare alle regioni, che partecipano alle Conferenze di Servizi decisorie, vengono affidati ruoli di coordinamento tecnico locale su tematiche specifiche al fine di agevolare la condivisione delle decisioni assunte in sede di Conferenza di Servizi.
  Allo stesso tempo, si è operato per rinsaldare e rendere più efficiente i collegamenti sinergici con Sogesid.
  Il primo passo che si è ritenuti di dover affrontare, tenuto conto della scadenza del mandato conferito agli amministratori della società, è consistito nella individuazione del soggetto più idoneo a rappresentare in seno al nuovo Consiglio di amministrazione le istanze ministeriali volte a realizzare quell'incremento di efficienza che si reputa necessario per una maggiore razionalizzazione della spesa, specialmente in un contesto come quello attuale caratterizzato da una perdurante crisi, e un efficientamento degli interventi da realizzare per tramite della stessa Sogesid.
  Efficientamento che si ritiene non possa che passare attraverso un rafforzamento del «controllo analogo», che non può più limitarsi al semplice esercizio Pag. 88degli strumenti di vigilanza e controllo proprie del diritto societario, ma deve estendersi in una attività più incisiva di controllo da parte del Ministero di tipo maggiormente pubblicistico, una sorta di amministrazione indiretta, un potere di direzione, coordinamento e supervisione dell'attività del soggetto in house che riguarda l'insieme dei più importanti atti di gestione posti in essere dal medesimo.
  In tale ottica si sta quindi predisponendo la direttiva ministeriale per il prossimo esercizio 2015, e in coerenza con tale impostazione verranno ricondotti gli atti convenzionali da formalizzare tra le parti. La predisposizione di uno di essi, in particolare, è in corso di conclusione, e sarà finalizzato a regolamentare in un quadro generale d'insieme, e nell'ambito delle funzioni assegnate alla Sogesid ai sensi dell'articolo 4 del proprio statuto, le prestazioni di supporto tecnico-professionale alle varie esigenze delle strutture ministeriali, anche mediante ricorso all'impiego di professionalità esterne. Ma di questo si tratterà più nello specifico in un diverso contesto.
  Viene, poi, chiesto di conoscere in base a quali criteri e competenze sia stato nominato il nuovo presidente della Sogesid nella persona dell'ingegner Marco Staderini.
  Sul punto, appare opportuno chiarire preliminarmente che ai sensi del proprio statuto, Sogesid è amministrata da un consiglio di amministrazione composto da tre componenti, scelti tra soggetti in possesso di determinati requisiti tutti puntualmente indicati nell'articolo 14 dello stesso statuto. Più nello specifico, la loro scelta deve essere effettuata secondo criteri di professionalità e competenza tra persone che abbiano maturato una pluriennale esperienza in concrete attività di amministrazione o di controllo ovvero compiti direttivi presso imprese; in attività professionali o di insegnamento universitario in materie giuridiche, economiche, finanziarie o tecnico-scientifiche, attinenti o comunque funzionali all'attività di impresa; in funzioni amministrative o dirigenziali presso enti pubblici o pubbliche amministrazioni che non hanno attinenza con i predetti settori purché le funzioni comportino la gestione di risorse economico-finanziarie.
  Ai sensi dell'articolo 13 dello statuto, i tre componenti, nominati dall'Assemblea, sono designati, rispettivamente, dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dal Ministero dell'economia e delle finanze e dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
  È inoltre previsto che il componente nominato su designazione del Ministero dell'ambiente svolga le funzioni di amministratore delegato.
  Il presidente del consiglio di amministrazione, a sua volta, è previsto nello statuto che venga eletto dal consiglio di amministrazione tra i suoi membri, qualora non vi provveda direttamente l'assemblea.
  Per quanto riguarda l'assemblea, poiché allo stato l'intero capitale sociale della Sogesid a norma di legge è interamente pubblico ed è detenuto dal Ministero dell'economia e delle finanze, è previsto all'articolo 6, comma 3, del ripetuto statuto, che il medesimo Ministero eserciti i diritti dell'azionista, d'intesa con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
  Premesso tutto quanto sopra, appare evidente la forzatura di voler ricondurre al solo Ministero dell'ambiente la scelta del presidente della Sogesid.
  È vero, invece, che alla cessazione naturale del precedente mandato, e una volta ridotto il numero dei suoi componenti in attuazione di specifiche disposizioni normative, il Ministero dell'ambiente ha designato il componente del consiglio di amministrazione di sua spettanza, il quale, una volta nominato ad opera dell'azionista unico, il Ministero dell'economia e delle finanze, è stato pronto ad assumere le funzioni di amministratore delegato ai sensi della specifica norma statutaria in precedenza richiamata.
  In più, per le dinamiche relazionali intercorrenti tra la società e la sua proprietà, Pag. 89il medesimo componente è stato anche nominato presidente del consiglio di amministrazione, cumulando le due funzioni come, del resto, già praticato nel corso del precedente mandato.
  Per quanto attiene alla scelta operata, tenuto conto della rilevanza istituzionale dei compiti e delle attività demandate per legge alla Sogesid, la scelta si è indirizzata verso un manager di alto profilo che proprio in relazione alla elevata professionalità posseduta e dalla esperienza maturata nello svolgimento di numerosi incarichi di amministrazione di alto livello presso strutture pubbliche e private, quale oggettivamente risultante dal pertinente curriculum, è stato ritenuto idoneo per l'incarico affidato.

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ALLEGATO 2

5-04213 Dorina Bianchi: Sulla messa in sicurezza del porto della città di Crotone.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In ordine all'interrogazione a risposta immediata presentata dall'onorevole Dorina Bianchi, sulla base delle informazioni fornite dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, l'intervento oggetto dell'interrogazione parlamentare è finalizzato alla riduzione dell'agitazione ondosa nel bacino portuale del cosiddetto «porto vecchio» di Crotone mediante l'adeguamento dei moli esistenti e consiste nel prolungamento del Molo Sopraflutto di circa 120 metri, e del Molo Sanità di circa 119 metri.
  Il relativo progetto è stato approvato dal Comitato tecnico amministrativo del provveditorato interregionale alle opere pubbliche Sicilia-Calabria nella seduta del 22 giugno 2012, classificando l'intervento come «Adeguamento Tecnico Funzionale» in quanto non previsto nel vigente piano regolatore portuale e quindi soggetto al parere del consiglio superiore dei lavori pubblici.
  Poiché nell'apposita conferenza di servizio la soprintendenza per i beni archeologici della Calabria aveva evidenziato la necessità dell'effettuazione di uno studio di indagini archeologiche preventive al fine dell'emissione del nulla-osta per l'esecuzione dei lavori. Lo studio, una volta ultimato, nel maggio 2013 è stato trasmesso alla soprintendenza, che di conseguenza ha rilasciato un «Parere favorevole subordinato al rispetto di alcune prescrizioni obbligatorie».
  Per dare seguito alle ulteriori prescrizioni quindi nel luglio scorso è stata effettuata un'ulteriore gara di appalto.
  Anche se per tale opera così come comunicato dal Ministero delle infrastrutture sono state avviate le procedure per il parere di assoggettabilità ambientale ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006, presso la direzione competente del Ministero dell'ambiente nulla risulta ancora agli atti.
  È chiaro che una volta sottoposto a parere della Commissione VIA, saranno posti in essere tutti gli aspetti di competenza per una rapida e celere soluzione della problematica.

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ALLEGATO 3

5-04214 Mariastella Bianchi: Sulla situazione di inquinamento ambientale delle aree di Fregene e Maccarese del Comune di Fiumicino.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Sulla situazione di inquinamento ambientale verificatasi a causa di dispersione di cherosene nell'area compresa tra Maccarese e Palidoro, del comune di Fiumicino, si è già avuto modo di riferire in questo consesso con l'atto di sindacato ispettivo n. 5-04021 dell'onorevole Daga, pertanto, l'occasione è gradita per aggiornare sulla vicenda.
  A seguito dei furti di cherosene verificatisi ai danni dell'oleodotto ENI, tratta Civitavecchia Pantano, le operazioni di monitoraggio sono continuate anche nei giorni successivi e continuano ancora oggi. In particolare, il 14 novembre scorso sono state verificate e controllate dalla guardia costiera le acque interessate dallo sversamento di cherosene dalla condotta che collega i depositi dell'Eni di Civitavecchia all'aeroporto di Fiumicino, con l'impiego di personale specializzato, mezzi navali e laboratorio ambientale mobile. La stessa guardia costiera, unitamente all'Eni e al consorzio Castalia, ha predisposto panne galleggianti oleoassorbenti, riuscendo così a circoscrivere il prodotto all'interno dei reticolati del consorzio di bonifica nella zona del fosso Tre Cannelle, evitando così che il cherosene arrivasse alla foce e, di conseguenza, al mare.
  Anche il comune di Fiumicino, attraverso la polizia locale e proprio dipendente specializzato, effettuava ulteriori sopralluoghi nei corsi d'acqua Rio Palidoro e Fosso Tre Cannelle, all'esito dei quali hanno ritenuto insufficienti le misure adottate sino ad allora dall'Eni e, per tale motivo, il sindaco ordinava all'Eni di procedere urgentemente al picchettaggio e alla recinzione con rete, delle aree contaminate e dell'intera asta dei corsi d'acqua in cui esso è confluito, nonché di realizzare, previa acquisizione di parere da parte del consorzio di bonifica del Tevere e dell'Agro Romano, appositi fossi di scolo provvisori ai lati dei siti di effrazione, in modo da impedire che gli apporti meteorici potessero raggiungere i canali interconnessi. Nella stessa ordinanza è stata prevista anche l'istituzione di un tavolo tecnico interistituzionale, per decidere in contraddittorio con l'Eni, gli interventi da effettuare ai fini della bonifica di tutti gli habitat contaminati.
  Lo stesso comune, attualmente, è in attesa di ricevere da parte dell'ENI le proposte relative ai piani di caratterizzazione da sottoporre alla conferenza dei servizi ai fini della programmazione degli interventi di bonifica dei corsi d'acqua, delle sponde, dei terreni contaminati, della falda acquifera, onde giungere al ripristino delle condizioni ambientali precedenti all'inquinamento e per il ripopolamento della fauna ittica e selvatica della riserva naturale Litorale Romano compromessa e sui quali l'Arpa Lazio provvederà ad effettuare i controlli di competenza.
  In particolare, per i siti di «Palidoro» e «Palina 20» (oggetto del terzo tentativo di effrazione) è previsto proprio oggi, un sopralluogo finalizzato alla verifica dello stato dei luoghi e delle attività di messa in sicurezza già poste in essere. Nel frattempo, dalle relazioni prodotte dall'Eni a seguito delle prime indagini preliminari effettuate in tali siti, si evince che gli eventi non hanno determinato significativi impatti nel sottosuolo.Pag. 92
  I terreni scavati nell'ambito dei lavori di emergenza sono stati temporaneamente depositati in sito, in condizioni protette, e saranno smaltiti come rifiuti, ai sensi di legge.
  Come già detto in occasione della precedente risposta fornita sul medesimo argomento, il Ministero dell'ambiente segue con attenzione l'evolversi della vicenda anche attraverso il supporto dell'Istituto superiore per la ricerca ambientale (ISPRA), affinché si possa al più presto ripristinare lo stato naturale dei luoghi.

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ALLEGATO 4

5-04215 Pastorelli: Sulla situazione di grave inquinamento ambientale dell'area industriale di Priolo Gargallo.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il sito di interesse nazionale di Priolo si estende sul territorio dei comuni di Priolo Gargallo, Melilli, Augusta e Siracusa e comprende circa 5.815 ettari di aree «a terra» e 10.185 ettari di aree «a mare», e vede coinvolte numerose aziende (le principali sono: le 3 raffinerie «ESSO, ISAB Nord e Sud», un deposito di idrocarburi della Maxcom Petroli, i 3 stabilimenti petrolchimici «Sasol, Versalis e Syndial che è dismesso», tre centrali di produzione di energia «ENEL Priolo, ENEL Augusta, ISAB Energy», la cementeria di Augusta e l'impianto di depurazione consortile «LAS», numerose discariche di rifiuti anche pericolosi, lo stabilimento ex Eternit di Siracusa dove si producevano manufatti in cemento-amianto).
  La linea di costa fino alla metà degli anni ’70 è stata avanzata di 80-150 metri, mediante l'utilizzo di materiali di riporto vari, tra i quali ceneri di pirite, peci idrocarburiche, laterizi.
  Tutte le principali aree industriali (Syndial, Polimeri, ISAB Impianti Nord e Sud, Enel Centrali di Augusta e Priolo, Esso, Sasol, Buzzi, LAS, eccetera) sono state caratterizzate permettendo di conoscere lo stato qualitativo delle matrici ambientali indagate (terreni e acque di falda).
  Per quanto concerne l'area marina sono stati, inoltre, trasmessi i risultati dei piani di caratterizzazione delle aree marine contermini ai pontili e sono state completate le caratterizzazioni della Rada di Augusta, del Porto Grande e Piccolo di Siracusa e la caratterizzazione del tratto di mare compreso tra la Rada di Augusta e il Porto di Siracusa; per quanto riguarda le acque superficiali/aree umide è stata ultimata la caratterizzazione dei fiumi Ciane e Anapo, delle Saline di Siracusa e Priolo ed è in fase di ultimazione la caratterizzazione delle Saline di Augusta.
  La contaminazione dei suoli è ascrivibile alla presenza di metalli pesanti, diversi idrocarburi, diossine e altro, mentre nelle acque di falda sottostanti gli impianti di raffinazione del petrolio e gli impianti chimici e petrolchimici, nonché i parchi serbatoi dei prodotti idrocarburici è stata riscontrata presenza di prodotto idrocarburico surnatante e, talora, anche sottonatante.
  La presenza dei predetti metalli e idrocarburi è stata confermata anche dalle analisi di caratterizzazione dei sedimenti marini della Rada di Augusta.
  Nel Porto Grande e Piccolo di Siracusa, oltre a riscontrare la presenza degli stessi inquinanti, è stata riscontrata una contaminazione di origine fecale lungo la fascia costiera, soprattutto in corrispondenza degli scarichi civili.
  Nelle aree a terra che si affacciano sulla Rada di Augusta sono stati realizzati interventi di messa in sicurezza di emergenza della falda, consistenti nel recupero di prodotto petrolifero in fase libera, nell'emungimento delle acque di falda contaminate e nella creazione di uno sbarramento delle acque di falda, in parte fisico e in parte idraulico.
  Diverse aree interne al sito sono state bonificate e riavviate alla reindustrializzazione (impianti fotovoltaici). Non sono mancati neanche gli interventi per le aree private, sempre interne al sito, per le quali Pag. 94sono stati approvati n. 17 progetti di bonifica, per i suoli e le acque di falda dei principali insediamenti industriali. È stato approvato anche il progetto degli interventi di messa in sicurezza e bonifica della falda acquifera prospiciente la Rada di Augusta della parte nord del SIN di Priolo. Nella stessa rada, così come nel porto di Siracusa, sono stati rimossi anche numerosi relitti sommersi e semisommersi.
  Per quanto riguarda le aree a terra di competenza pubblica sono stati realizzati o in fase di completamento diversi interventi di messa in sicurezza/bonifica dei suoli, tra i quali la rimozione di amianto nello stabilimento Ex Eternit e di ceneri di pirite dai campi sportivi del comune di Priolo e nella Penisola Magnisi, nonché interventi di caratterizzazione e di messa in sicurezza di emergenza di discariche pubbliche.
  Relativamente alle opere, vi è da evidenziare che l'accordo di programma del 2008 (Interventi di riqualificazione ambientali funzionali alla reindustrializzazione e infrastrutturazione delle aree comprese nel sito di interesse nazionale di Priolo), integrato successivamente nel 2009, prevedeva un fabbisogno finanziario per gli interventi di riqualificazione ambientale che ammontava a euro 774.500.000,00, di cui euro 106.800.000,00 (FASE 1) coperti con risorse immediatamente disponibili e euro 667.700.000,00 (FASE 2) coperti con risorse programmatiche, come specificato nella tabella allegata a disposizione della Commissione.
  In particolare, rispetto alle risorse attuative di cui alla FASE 1 si evidenzia che le risorse stanziate dal Ministero dell'ambiente di cui alla delibera CIPE del 22 marzo 2006, n. 1, pari a euro 50 milioni, sono state interamente trasferite sulla contabilità speciale a favore del commissario delegato per l'emergenza bonifiche e tutela delle acque della regione Sicilia (Decreti di trasferimento n. 8534 del 14 ottobre 2009, n. 145 del 20 aprile 2010 e n. 2009 del 24 novembre 2011). Rispetto a tali risorse, il commissario delegato ha assunto obbligazioni giuridicamente vincolanti nei confronti di ISPRA, Istituto superiore di sanità, Sogesid e Sviluppo Italia, quali soggetti attuatori previsti nell'accordo di programma del 7 novembre 2008, per un importo di euro 3.709.429,74.
  Ne consegue, che le risorse residue a valere sulla predetta delibera CIPE n. 1/2006 ammontano a euro 46.290.570,26.
  Le economie dall'accordo di programma quadro dell'11 giugno 2004 e dal 1o atto integrativo del 3 dicembre 2005, pari a euro 6.800.000,00, cadute in perenzione amministrativa, saranno trasferite dal Ministero dell'ambiente alla regione Sicilia subordinatamente alla loro reiscrizione in bilancio.
  Le risorse della programmazione unitaria 2007/2013 della regione Sicilia sono risultate indisponibili, atteso il blocco dei fondi disposto dal CIPE per la riprogrammazione delle risorse regionali, fino al 3 agosto 2012 quando, con propria delibera n. 87, il medesimo comitato ha disposto, nell'ambito della citata attività di riprogrammazione, l'assegnazione definitiva dei previsti euro 50 milioni in favore della regione Sicilia, per il finanziamento dell'intervento sul sito di interesse nazionale di Priolo-Augusta, «... finalizzato principalmente alla messa in sicurezza della falda acquifera». La stessa delibera CIPE prescrive, per tutti i finanziamenti assegnati, la disciplina degli interventi mediante la stipula di appositi accordi di programma quadro «rafforzati» tra le regioni e le amministrazioni centrali competenti per settore, nonché l'assunzione di obbligazioni giuridicamente vincolanti entro il 31 dicembre 2013. Tale data è stata prorogata dal CIPE al 30 giugno 2014 e, permanendo la mancata assunzione di impegni giuridicamente vincolanti, la giunta della regione Sicilia con delibera del 20 giugno 2014 ha approvato la riprogrammazione delle suddette risorse, che per il SIN di Priolo sono state decurtate fino all'importo di 25 milioni di euro.
  Pertanto il CIPE, con ulteriore delibera (n. 21/2014), ha posticipato al 31 dicembre 2014 la data per l'assunzione di obbligazioni giuridicamente vincolanti.
  Oltre alle suddette risorse, il Ministero dell'ambiente con decreto direttoriale del Pag. 951o dicembre 2011 ha stanziato ulteriori 4 milioni di euro «per la bonifica dell'area industriale di Priolo».
  Le soprarichiamate risorse, per un importo complessivo di euro 82.090.570,26 (euro 46.290.570,26 + euro 6.800.000,00 + euro 25.000.000,00 + euro 4.000.000,00), sono state inserite nella bozza di accordo di programma quadro «rafforzato» per il SIN di Priolo, rispetto al quale il Ministero dell'ambiente ha fornito le proprie proposte di integrazione in data 9 settembre 2014.
  Tuttavia, ai fini della stipula, la regione Sicilia non ha ancora implementato il testo con le schede di intervento, richieste dal Ministero dell'ambiente il primo agosto 2014 e dal Ministero dello sviluppo economico il 5 settembre 2014.
  Infine, si evidenzia che con nota del 29 ottobre 2014 il dipartimento della programmazione della regione Sicilia ha comunicato al dipartimento regionale acque e rifiuti che le risorse della delibera CIPE n. 87/2012 «... sono a forte rischio di disimpegno. Ne consegue che ... non esisterebbero le condizioni per la sottoscrizione di un APQR Rafforzato, venendo meno le risorse di cui alla delibera CIPE 87/2012».Pag. 96  

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ALLEGATO 5

5-04217 De Rosa: Sull'affidamento di funzioni alla società Sogesid Spa.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con la precedente risposta alla interrogazione presentata dai colleghi onorevoli Zaratti e Pellegrino, ho già avuto modo di introdurre l'argomento che andrò a trattare adesso più nello specifico.
  Per una migliore comprensione della questione, tuttavia, ritengo indispensabile fare un passo indietro.
  La Sogesid è una società per azioni costituita con decreto del Ministero del tesoro di concerto con il Ministero del bilancio e della programmazione economica del 27 gennaio 1994 ai sensi dell'articolo 10 del decreto legislativo 3 aprile 1993, n. 96, al fine di favorire il processo di industrializzazione nel settore delle risorse idriche ed il cui capitale sociale è interamente detenuto dal Ministero dell'economia e delle finanze.
  La Sogesid spa, per via dell'attività svolta, della natura pubblica e dei servizi affidati, viene ricompresa nella definizione di «organismo di diritto pubblico» introdotta dall'articolo 3, punto 26 e seguenti, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, rientrando nel novero di quei soggetti che perseguono un fine pubblico in quanto istituiti per soddisfare bisogni di interesse generale.
  Pertanto, nella realizzazione dei compiti ad essa attribuiti, la Sogesid espleta la funzione di «amministrazione aggiudicatrice» non partecipando a procedure ad evidenza pubblica.
  Ai sensi e per gli effetti di quanto disposto dall'articolo 1, comma 503, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, la Sogesid spa ha adeguato il proprio statuto sociale rendendo strumentali i settori di attività alle esigenze, finalità, competenze e attribuzioni istituzionali del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, configurandosi pertanto come società in house providing al dicastero, così riconosciuta anche dalla Commissione europea con nota del 17 dicembre 2009.
  Di conseguenza, il Ministero dell'ambiente esercita sulla Sogesid un controllo analogo a quello che esercita sui propri servizi.
  Ciò premesso, intendo innanzitutto confermare l'intenzione di procedere alla sottoscrizione da parte del Ministero dell'ambiente di una convenzione quadro con la Sogesid; ma l'obiettivo non è certamente quello ipotizzato dagli interroganti, e cioè volto a privare il Ministero delle sue funzioni e della sua struttura per affidare all'esterno le delicatissime attività di competenza. Tutt'altro. L'obiettivo è proprio il contrario di questo.
  Per prima cosa, c’è da considerare l'esigenza di stabilire un quadro di riferimento generale che declini le modalità di erogazione del supporto tecnico-specialistico e strumentale richiesto a Sogesid, con particolare riferimento alla governance procedurale, amministrativa e finanziaria tra le due parti, nonché all'ambito e alle caratteristiche del controllo tecnico, gestionale e finanziario da parte dell'amministrazione nei confronti della società, rinviando alla direttiva del Ministro gli ambiti settoriali di intervento ritenuti prioritari per l'annualità di competenza.
  Il nuovo disciplinate trae diretta esperienza, naturalmente, dall'esperienza maturata nel corso degli anni dalla Sogesid nelle attività di supporto tecnico specialistico e operativo fornite al Ministero dell'ambiente, disciplinate in specifici atti convenzionali settoriali.Pag. 99
  Tale necessità, peraltro, trova ragione e fondamento da una oggettiva e conclamata carenza di risorse professionali che ha caratterizzato la storia del Ministero dell'ambiente sin dalla sua istituzione ad opera della legge 8 luglio 1986, n. 349, quando succedette al Ministero dell'ecologia allora istituito presso la Presidenza del Consiglio del Ministero durante il Governo Craxi 1984-1986.
  Da allora la storia del Ministero disegna un percorso assai poco lineare che ha inciso pesantemente sulla continuità delle politiche ambientali e sulla stessa capacità di governance dei processi. Sicuramente il clima di costante instabilità politica, di avvicendamenti repentini e continui stop and go (dalla sua istituzione ad oggi i Ministri che si sono avvicendati sono stati 14) ne può aver minato pesantemente l'efficacia, ma soprattutto, per dirla come qualche addetto ai lavori, si è sofferta la mancanza di una visione «a lunga distanza».
  In parallelo, analoghe problematiche hanno interessato la stessa struttura del Ministero. In disparte le numerose riorganizzazioni che hanno costretto a modifiche anche rilevanti nella strutturazione degli uffici, si è soprattutto assistito ad una costante crescita delle competenze istituzionali che man mano venivano attribuite al Ministero dell'ambiente senza che questo processo venisse accompagnato da un contestuale ed effettivo rafforzamento delle professionalità necessarie al perseguimento dei sempre nuovi obiettivi.
  Invero, qualche tentativo di rafforzamento della pianta organica veniva pure fatto, in parallelo all'aumentare delle competenze, ma ad esso non conseguiva la reale ed effettiva implementazione del personale di ruolo, vuoi per l'esigenza di consentire nel corso degli anni di acquisire personale proveniente da diverse realtà lavorative nell'ambito dei processi di razionalizzazione delle strutture pubbliche – con la conseguenza di inquadrare personale il più delle volte non formato per i compiti specifici che il Ministero richiede, vuoi per effetto del blocco delle assunzioni che da un certo periodo in avanti non ha consentito l'espletamento di nuovi concorsi.
  Si consideri che a fronte di una pianta organica determinata nel 2003 in complessive 928 unità lavorative, progressivamente ridotta a 945 unirà nel 2008, a 826 unità nel 2009, a 741 unità nel 2011, a 669 unità nel 2012, l'attuale dotazione organica di 600 unità lavorative rideterminata nel 2013, allo stato non risulta neanche totalmente coperta dal personale di ruolo in servizio.
  Tale oggettiva situazione ha comportato il consolidarsi, nel corso del tempo, della necessità di fare ricorso a professionalità esterne, sino a pervenire a quel fenomeno apparentemente abnorme richiamato dagli interroganti che ha visto la Sogesid quale principale fornitore di attività tecnico-specialistiche e operative in assenza delle quali il Ministero non avrebbe potuto oggettivamente svolgere le proprie funzioni istituzionali.
  È questo il motivo per il quale il Ministero dell'ambiente ha ritenuto indispensabile proporre un aumento della pianta organica di oltre 230 unità, come hanno ben ricordato gli interroganti.
  Nelle more che tale proposta si realizzi concretamente, e considerando realisticamente i tempi affinché ciò possa avverarsi, si è ritenuto che l'unica strada percorribile sia quella di continuare a fare ricorso, per il tempo strettamente necessario, all'indispensabile – per adesso – supporto fornito dalla Sogesid, seppure in un contesto maggiormente regolamentato, trasparente ed efficiente, quale, appunto, quello a cui si vuole pervenire con la convenzione quadro di cui si tratta.

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ALLEGATO 6

5-02347 Gallinella: Sulla centrale elettrica Tirreno Power di Vado Ligure.

TESTO DELLA RISPOSTA

  I fatti citati nell'atto di sindacato ispettivo dell'onorevole Gallinella e altri si riferisce ad una situazione che nel corso degli ultimi mesi è profondamente mutata.
  È noto che in data 4 febbraio 2014 il giudice per le indagini preliminari di Savona, su richiesta dell'omonima procura della Repubblica, ha disposto il sequestro preventivo dei gruppi VL3 e VL4 della centrale termoelettrica Tirreno Power spa di Vado Ligure ipotizzando, per alcuni dirigenti della stessa, i reati di cui agli articoli 110 e 434 del codice penale «in concorso fra loro dirigevano e gestivano la centrale termoelettrica a combustibili fossili “Tirreno Power”» utilizzando i gruppi a carbone VL3 e VL4, in violazione delle prescrizioni imposte nei provvedimenti autorizzativi e con valori emissivi nettamente superiori a quelli resi possibili dalle migliori tecniche disponibili, sia prima che dopo il rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale, nonostante i dati in possesso della società documentassero già un diffuso danno all'ambiente circostante. L'adozione della misura cautelare reale, trova fondamento sulle risultanze di uno studio epidemiologico commissionato dalla procura predetta, a consulenti specializzati.
  Presso la direzione distrettuale antimafia di Genova, pervenuto per competenza dalla procura di Savona, pende il procedimento penale n. 12/5253/21 per il reato di cui all'articolo 260 del decreto legislativo n. 152 del 2006, (Attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti) che vede imputati anche alcuni responsabili della centrale di Vado Ligure.
  Si sottolinea che ad oggi, risulta essere attiva l'unità a ciclo combinato denominato VL5, alimentata a gas naturale.
  Ciò posto, l'installazione del nuovo gruppo VL6 è già dotata di autorizzazione integrata ambientale, che ne disciplina l'esercizio attraverso una serie di esercizi transitori, traguardando infine eccellenti prestazioni ambientali anche in virtù di un assetto finale con un gruppo a carbone del tutto nuovo.
  Tuttavia il gestore non ha rispettato tali condizioni poiché ha deciso di non effettuare gli interventi migliorativi che lui stesso aveva proposto in sede di istanza di autorizzazione, e conseguentemente il Ministero dell'ambiente, previa diffida, ha dovuto procedere a sospendere la validità dell'autorizzazione.
  Preso atto della situazione, il gestore ha chiesto il rinnovo anticipato dell'autorizzazione, prospettando una diversa articolazione degli esercizi provvisori, dell'assetto finale a regime (che non prevede più la realizzazione del nuovo gruppo) e delle prestazioni da traguardare.
  Tale richiesta, poiché dal punto di vista ambientale prevede sostanziali variazioni rispetto al quadro prestazionale ed emissivo già autorizzato, è tuttora oggetto di una approfondita istruttoria tecnica ed in particolare, il 18 novembre 2014, sulla base di una proposta formulata dalla competente Commissione istruttoria per l'autorizzazione integrata ambientale-IPPC, si è tenuta la conferenza di servizi che proseguirà nella giornata odierna (4 dicembre).
  Nel caso in specie, l'istruttoria considererà attentamente le temute criticità sanitarie e della qualità dell'aria, nelle Pag. 101misure che saranno rispettivamente delineate in conferenza di servizi dalle autorità sanitarie, ossia dal Ministero della salute e dai sindaci nonché dalle autorità regionali preposte alle rilevazioni della qualità dell'aria, in relazione al particolare assetto impiantistico e alla pregressa vicenda autorizzativa.
  Non si può pertanto escludere che tali elementi specifici possano determinare la fissazione di condizioni autorizzative particolarmente rigorose.