CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 26 novembre 2014
344.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-01852 Prodani: Iniziative per contrastare la vendita di aziende e marchi italiani.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Per restituire all'industria il ruolo che le è proprio, sono stati individuati alcuni orientamenti di sviluppo in cui le attività di ricerca e innovazione e lo sviluppo del capitale umano risultano portanti.
  In tal senso, si sta definendo una strategia nazionale di ricerca ed innovazione, che permetta al Paese nel suo complesso di sfruttare l'opportunità del nuovo ciclo di programmazione dei fondi europei per il 2014-2020, attivando azioni coordinate con le regioni al fine di evitare sovrapposizioni e interventi frammentati.
  Questa nuova impostazione prevede un ruolo innovativo dello Stato che deve attivarsi sostanzialmente su alcune leve fondamentali quali:
   una domanda pubblica e privata verso consumi coerenti con gli orientamenti precedentemente individuati anche attraverso forme avanzate di procurement innovativo. In tal senso ci siamo mossi attivando misure fiscali per le ristrutturazioni delle case o per gli investimenti delle imprese come nel caso del credito d'imposta per l'acquisto di beni strumentali, o il credito d'imposta per le attività di ricerca e sviluppo;
   la promozione di alcuni grandi programmi strategici di innovazione industriale che coinvolgano il sistema finanziario anche tramite meccanismi di condivisione del rischio e la partecipazione di investitori istituzionali; in tal senso il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero dell'economia e delle finanze e la BEI hanno firmato un accordo quadro per l'utilizzo di 100 milioni di euro di garanzia pubblica a valere sulle risorse del fondo centrale di garanzia che attiveranno finanziamenti da parte della BEI per complessivi 500 milioni di euro, che permetteranno investimenti privati per oltre 1 miliardo di euro in progetti di ricerca ed innovazione industriale;
    una strategia energetica nazionale di cui la misura adottata dal Consiglio dei ministri, per il taglio della bolletta elettrica rappresenta una concreta azione di intervento;
    una facilitazione nell'accesso al credito da parte del sistema produttivo; su questo versante il Ministero dello sviluppo economico è impegnato ormai da molto tempo a portare avanti le misure sui minibond a favore delle piccole e medie imprese, e ulteriori misure che permetteranno nei prossimi anni di accedere a fonti di finanziamento diverse da quelle attuali basate su un sistema banco-centrico.

  L'attivazione di questo insieme di policy e strumenti è in via di attuazione già con il programma di interventi di politica industriale presentati in questo Semestre di Presidenza Europea.
  Interverremo per la promozione di grandi progetti di innovazione – anche di dimensione europea – e di stimolo attraverso la domanda pubblica innovativa. Il modello di sviluppo del sistema produttivo che si intende promuovere è fondato sulla conoscenza, ricerca, sviluppo di prodotto, processi, sistemi e servizi.
  Sarà necessario affiancare a questi interventi politiche finalizzate a specializzare, sostenere ed amplificare gli effetti dello sviluppo industriale sul territorio per evitare forti perdite occupazionali e per Pag. 379poter riassorbire nel breve e medio termine le fuoriuscite di occupati a bassa e media qualifica con l'incremento di lavoratori, qualificati, impegnati in attività ad alto valore aggiunto.
  Alcune misure sono già in corso:
   nell'ultimo anno è stata finanziata la «nuova legge Sabatini», per il periodo 2014-2016) un credito agevolato destinato a tutte le piccole e medie imprese per acquisti di beni tecnologici (impianti, macchinari a vocazione produttiva, beni strumentali di impresa, investimenti per hardware, software e tecnologie digitali);
   il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, principale strumento pubblico in materia di accesso al credito, è stato cospicuamente rifinanziato dal Governo (per 1,2 miliardi di euro per il triennio 2012-2014 e, con la legge di stabilità 2014, per ulteriori 2,2 miliardi per il triennio 2014-2016).

  Accanto al potenziamento finanziario, sono state adottate numerose iniziative tese a rafforzare l'efficacia dello strumento. Tra le principali, si evidenziano:
    1 l'innalzamento, fino alla misura massima consentita dalla normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato, delle percentuali di garanzia del Fondo;
    2 l'implementazione, accanto alla tradizionale garanzia sul singolo finanziamento, della garanzia del Fondo su portafogli di operazioni. Dalla data di avvio della nuova operatività (maggio 2014) sono stati già garantiti 3 portafogli di finanziamenti e 2 portafogli sono ora in fase di istruttoria, per un totale di nuovi finanziamenti per 850 milioni di euro in favore di più di 5.000 piccole e medie imprese;
    3 l'aggiornamento, in funzione dell'andamento del ciclo economico, dei criteri di valutazione delle piccole e medie imprese, al fine di consentire l'accesso alla garanzia del Fondo anche in favore di quelle imprese, comunque sane e vitali, ma alle prese con difficoltà contingenti legate alla crisi;
    4 la possibilità per il Fondo di garantire anche le obbligazioni e titoli similari emessi da piccole e medie imprese (cosiddetti mini bond), al fine di ampliare i canali di finanziamento delle piccole e medie imprese italiane, notoriamente troppo dipendenti dal «finanziamento bancario»;
   a fine settembre dell'anno in corso è stato pubblicato un bando del Fondo per la crescita sostenibile, finanziato con 300 milioni di euro per investimenti innovativi e progetti di ricerca e sviluppo di piccola e media dimensione nei settori tecnologici individuati da «Horizon 2020»;
   con il provvedimento cosiddetto Destinazione Italia, inoltre, abbiamo introdotto la concessione di contributi a fondo perduto nella forma di «voucher» fino al 60 per cento del costo del servizio. Tale contributo potrà essere speso presso soggetti erogatori di servizi qualificati e connessi ad attività di Ricerca e Sviluppo. Il relativo decreto attuativo è stato pubblicato sulla G.U.R.I. 19 novembre u.s.;
   la legge di stabilità 2014 (legge n. 147 del 2013) prevede una dotazione finanziaria di euro 100.000.000 a valere sulle disponibilità del Fondo di garanzia destinata alla concessione di garanzie a copertura delle prime perdite su portafogli di un insieme di progetti, di ammontare minimo pari a euro 500.000.000, costituiti da finanziamenti concessi dalla Banca europea per gli investimenti (BEI), direttamente o attraverso banche e intermediari finanziari, per la realizzazione di grandi progetti per la ricerca e l'innovazione industriale posti in essere da imprese di qualsiasi dimensione, con particolare riguardo alle piccole e medie imprese, alle reti di imprese e ai raggruppamenti di imprese individuati sulla base di uno specifico accordo-quadro di collaborazione tra il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero dell'economia e delle finanze e la BEI.

  Il decreto legge competitività (decreto-legge n. 91 del 2014), così come convertito, prevede il rafforzamento delle policy sopra Pag. 380delineate. Si accenna pertanto ad alcune delle novità introdotte:
   in tema di energia è prevista la riduzione del 10 per cento delle bollette alle piccole e medie imprese;
   sono stati messi a punto gli «Aiuti per la Crescita» (ACE) di cui potranno usufruire anche le società quotate in «sistemi multilaterali di negoziazione», con l'obiettivo di favorire la quotazione delle imprese;
   è stato accelerato l'accesso alla nuova Sabatini di cui sopra;
   Programma Operativo Nazionale «Imprese e Competitività» 2014-2020 a titolarità del Ministero dello sviluppo economico – notificato alla Commissione europea ad agosto scorso e ancora in fase di negoziato, prevede l'attivazione di interventi relativi a tre degli obiettivi tematici di cui al Regolamento UE n. 1303/2013 (Regolamento generale sui Fondi Strutturali e di Investimento Europei-Fondi SIE):
    Ricerca, sviluppo e innovazione (obiettivo tematico n. 1);
    Competitività delle piccole e medie imprese (obiettivo tematico n. 3);
    Energia (obiettivo tematico n. 4),

  Il Programma nasce dalla necessità di sostenere un processo di riposizionamento competitivo del sistema produttivo nazionale nell'ambito di una logica che sposi gli interessi e i bisogni del Sud con quelli del Paese e definisce, pertanto, il proprio raggio d'azione nelle regioni del Mezzogiorno, in particolare, nelle regioni «meno sviluppate» (Basilicata, Campania, Calabria, Puglia, Sicilia) e nelle regioni «in transizione» (Abruzzo, Molise, Sardegna).
  Per la realizzazione di tali interventi la proposta di PON «Imprese e Competitività» 2014-2020 prevede una dotazione finanziaria complessiva pari a 2,4 miliardi di euro, di cui 1,7 miliardi a valere su risorse comunitarie del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), cui si aggiunge la quota di cofinanziamento nazionale, a valere sul Fondo di rotazione ex legge n. 183 del 1987, pari a 643 milioni di euro.
  Le risorse del cofinanziamento nazionale, nel rispetto delle soglie minime previste dal Regolamento generale e come condiviso con il Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica (DPS) in fase di predisposizione della proposta di PON, è stata fissata al 50 per cento per le regioni «in transizione» e al 25 per cento per le regioni «meno sviluppate», tenuto conto del fatto che un'ulteriore dotazione finanziaria, pari a circa 824 milioni di euro a valere sulle risorse nazionali, sarebbe stata destinata ad un programma di interventi paralleli e complementari a quelli del PON, portando in tal modo la dotazione complessiva per interventi di riposizionamento e recupero della competitività del sistema produttivo del Mezzogiorno a circa 3,2 miliardi di euro.
  Il Ministero dello sviluppo economico è attualmente impegnato a portare avanti la discussione dei temi portanti le politiche industriali sia a livello europeo sia in sede di Consiglio competitività.
  La tesi di fondo è che solo attraverso il rafforzamento dell'industria manifatturiera si può rilanciare la crescita economica e l'occupazione in Europa. Un rafforzamento da attuare nel breve termine attraverso misure concrete e incisive finalizzate alla diversificazione dei settori produttivi, all'eliminazione di elementi di criticità che frenano la produzione, come la bolletta energetica e a favorire maggiori investimenti in ricerca e sviluppo.
  In particolare, mi riferisco anche alle start up innovative che in tutti i settori produttivi possono svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere la crescita sostenibile, lo sviluppo tecnologico e la creazione di posti di lavoro, soprattutto per i giovani.

Pag. 381

ALLEGATO 2

5-01920 Bini: Proroga del termine di certificazione delle aziende di installazione e manutenzione di impianti di condizionamento.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In premessa devo far presente che la competenza prevalente in materia spetta al Ministero dell'ambiente, del territorio e del mare.
  È quest'ultimo Ministero che comunica quanto segue.
  L'articolo 5, paragrafo 2, del Regolamento (CE) n. 842 del 2006 impone agli Stati Membri il compito di istituire un sistema di certificazione/attestazione per le persone e le imprese coinvolte nelle attività di installazione, manutenzione e riparazione di determinate apparecchiature che contengono gas fluorurati a effetto serra (sistemi di refrigerazione, impianti antincendio, solventi, commutatori ad alta tensione) nonché di contenimento e recupero di tali gas.
  Il 5 maggio 2012 è entrato in vigore il decreto del Presidente della Repubblica n. 43 del 2012, recante attuazione del Regolamento (CE) n. 842 del 2006 che disciplina, tra le altre cose, le modalità di certificazione/attestazione per il personale e le imprese coinvolte nelle sopracitate attività.
  Al fine di disporre di un quadro generale e costantemente aggiornato delle certificazioni e delle attestazioni rilasciate, l'articolo 13 del citato decreto del Presidente della Repubblica (n. 43 del 2012) prevede l'istituzione presso il Ministero dell'Ambiente di un «Registro nazionale delle persone e delle imprese certificate», gestito dalle Camere di Commercio.
  Inoltre, al fine di evitare che i soggetti che già operavano nei settori contemplati dai Regolamenti (CE) n. 303 del 2008 e n. 304 sempre del 2008 dovessero interrompere la propria attività in attesa di ottenere i pertinenti certificati, è stato previsto all'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 43 del 2012 che, unitamente all'iscrizione al Registro da effettuarsi entro 60 giorni dall'avvio dello stesso, i soggetti interessati potessero richiedere un certificato provvisorio della durata di 6 mesi.
  Il Registro è stato avviato a seguito dell'annuncio in Gazzetta Ufficiale n. 35 dell'11 febbraio 2013. Tuttavia, considerato l'elevato numero di istanze presentate alle Camere di Commercio successivamente alla messa in opera del Registro, il Ministero dell'ambiente ha provveduto, in data 12 aprile 2013, a differire di 60 giorni l'avvio dell'operatività del Registro, fornendo ulteriori 60 giorni per adempiere all'obbligo di iscrizione e ammettendo la facoltà di avvalersi di un certificato provvisorio valido al massimo fino a novembre 2013.
  Il differimento di tale termine ha consentito a tutti i soggetti interessati di non incorrere nelle sanzioni previste dal decreto legislativo n. 26 del 2013.
  Attualmente ci sono 26 organismi di certificazione delle persone e delle imprese e 51 organismi di attestazione che operano su tutto il territorio italiano e che consentono alle persone e alle imprese di adempiere agli obblighi di certificazione previsti dalla normativa comunitaria e nazionale.
  Alla luce di quanto sopra esposto e considerato che i termini fissati dai Regolamenti comunitari per avvalersi di certificati provvisori sono ampiamente superati (4 luglio 2011 per il Regolamento (CE) n. 303/2008 e 4 luglio 2010 per il Regolamento (CE) n. 304/2008), il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e Pag. 382del mare comunica che non sono previste iniziative per prorogare i termini previsti dalla normativa rammentando, altresì, che qualsiasi modifica al decreto del Presidente della Repubblica n. 43 del 2012 non può essere apportata se non attraverso una norma almeno di pari grado.
  Secondo informazioni raccolte dal Ministero dello sviluppo economico, risulterebbero ancora da certificare, in via definitiva, il 23 per cento delle persone e ben il 68 per cento delle imprese iscritte in tale registro. Anche il Ministero dello sviluppo economico, per quanto di competenza, ritiene che, mentre ogni iniziativa per promuovere, accelerare e rendere completo ed effettivo tale processo di certificazione è senza dubbio condivisibile, eventuali iniziative di semplice proroga del termine di certificazione – non previste, come ricordato dal Ministero dell'Ambiente –, oltre che da verificare quanto alla loro compatibilità con il pieno rispetto delle prescrizioni delle norme europee in materia di misure di contenimento dell'inquinamento da gas ad effetto serra, potrebbero aggravare il problema, già oggi esistente, di potenziale distorsione della concorrenza fra le imprese che hanno sostenuto rilevanti costi di certificazione e quelle che potrebbero di fatto continuare ad operare sulla base della sola iscrizione al predetto registro, nonostante la scadenza del termine previsto per la certificazione già intervenuta dallo scorso mese di gennaio 2014.

Pag. 383

ALLEGATO 3

5-03119 Zolezzi: Questioni connesse al rapporto della Commissione ICHESE (International Commission on Hydrocarbon Exploration and Seismicity in the Emilia Region).

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'interrogante, nelle premesse, fa riferimento ai titoli vigenti nella Regione Lombardia. A tal proposito si rileva che, in base ai dati dell'Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi (aggiornati al 31 ottobre 2014), nella citata Regione i permessi di ricerca risultano essere 17, così come le concessioni di coltivazione, mentre le istanze di permesso di ricerca di idrocarburi sono attualmente 6.
  In merito ai lavori della Commissione ICHESE (International Commission on Hydrocarbon Exploration and Seismicity in the Emilia Region), costituita nel dicembre 2012 con decreto del Capo del Dipartimento della Protezione Civile, su richiesta del Presidente della Regione Emilia-Romagna pro tempore (Vasco Errani-Commissario delegato per la Ricostruzione), rappresento quanto segue. A fronte dell'impulso dato dalla regione Emilia Romagna alla costituzione della Commissione e ai lavori della stessa, il Rapporto conclusivo è stato trasmesso in via ufficiale, in data 17 febbraio 2014, dal Dipartimento della Protezione Civile al Commissario pro tempore.
  In qualità di committente dello studio, spettava quindi, alla regione Emilia Romagna la diffusione del rapporto che, in data 15 aprile 2014, è stato infatti integralmente pubblicato sul sito della Regione.
  Come evidenziato dall'interrogante stesso, i lavori della Commissione, incaricata di valutare le possibili relazioni tra le attività di perforazione per gli idrocarburi e l'aumento dell'attività sismica in Emilia Romagna, hanno escluso che la sequenza sismica dell'Emilia sia stata indotta, ossia provocata completamente dalle attività antropiche. Le attuali conoscenze tecnico- scientifiche non consentono, tuttavia, di avere un quadro completo per escludere o confermare che le attività del sottosuolo con particolare riferimento al sito produttivo di «Cavone» (Mirandola-Modena), possano aver anticipato il terremoto che sarebbe comunque avvenuto a causa dell'energia già accumulata nelle faglie.
  La Commissione ha, pertanto, previsto una serie di «Raccomandazioni» tese a reperire un congruo quantitativo di dati e di elementi di studio, derivabili, ad esempio, da idonei sistemi «di monitoraggio ad alta tecnologia finalizzati a seguire l'evoluzione nel tempo dei tre aspetti fondamentali: l'attività microsismica, le deformazioni del suolo e la pressione di poro».
  Il Ministero dello Sviluppo Economico si è quindi tempestivamente attivato per costituire, nell'ambito della Commissione per gli Idrocarburi e le Risorse Minerarie (CIRM), un Gruppo di Lavoro per definire indirizzi e linee guida che accolgano ed integrino le raccomandazioni contenute nel Rapporto della Commissione ICHESE, tenendo conto dei più alti livelli di sviluppo e conoscenza attualmente disponibili.
  Il lavoro da svolgere è risultato oltre misura complesso, non essendo attualmente disponibili, per questo tipo di monitoraggi, protocolli consolidati e non essendo stati ancora definiti, in particolare, i criteri per la valutazione contestuale dei tre parametri monitorati.Pag. 384
  I lavori del gruppo sono stati comunque completati il 24 novembre scorso con la predisposizione delle linee guida che da ieri sono disponibili sul sito del Ministero dello sviluppo economico.
  Con le linee guida sono state definite le caratteristiche tecniche delle reti di monitoraggio sismico, delle deformazioni del suolo e delle pressioni per il controllo delle attività di coltivazione e stoccaggio di idrocarburi. Le linee guida individuano, inoltre, le modalità di diffusione dei dati rilevati per assicurare la massima trasparenza e oggettività dei monitoraggi stessi e delle informazioni, nonché i criteri e le procedure per l'individuazione delle strutture che, in base alle proprie competenze, potranno gestire le reti di monitoraggio e analizzare i dati raccolti. Non sussiste, quindi, al momento l'esigenza di predisporre una moratoria per la sospensione delle attività di stoccaggio, ricerca e coltivazione di idrocarburi, stante la conclusione dei lavori del Gruppo.
  Con riferimento al sito di stoccaggio gas «Bordolano», si specifica che il Ministero dell'ambiente ha effettuato la valutazione di impatto ambientale del progetto, conclusasi positivamente, con prescrizioni, il 12 novembre 2009. Il progetto è ancora in fase di realizzazione, si tratta quindi di un sito di stoccaggio non ancora in esercizio.
  In particolare, in ottemperanza della prescrizione del Ministero dell'ambiente, nel dicembre 2013 è iniziato il monitoraggio sismico preventivo, da realizzare prima dell'entrata in esercizio dell'impianto al fine di monitorare la micro-sismicità di fondo.
  Rappresento, infine, che in Italia, ed in particolare nella Regione Lombardia, non sono previsti piani di stoccaggio relativi alle necessità di altre nazioni e che lo Stato non sostiene costi per il mantenimento e la realizzazione degli stoccaggi e delle trivellazioni; i costi delle predette attività sono infatti sostenuti esclusivamente da soggetti privati.

Pag. 385

ALLEGATO 4

5-03404 D'Incecco: Riorganizzazione degli uffici dell'ispettorato territoriale del Ministero dello sviluppo economico.

TESTO DELLA RISPOSTA

  A seguito della riorganizzazione del Ministero dello Sviluppo Economico prevista dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 dicembre 2013, è stato emanato il decreto d'individuazione degli uffici dirigenziali di seconda fascia, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 31 ottobre scorso.
  Con tale decreto, nell'ottica del contenimento della spesa, sono stati ridotti tutti gli uffici dirigenziali di seconda fascia del Ministero passando da 206 a 130 e, di conseguenza anche gli Ispettorati Territoriali (da ora IITT), passando quest'ultimi da 16 a 15 uffici.
  Peraltro, nel caso esposto più che di soppressione, vi è stato un diverso accorpamento di uffici, effettuato secondo il criterio della prossimità territoriale delle Regioni interessate.
  Come rilevato dall'Onorevole Interrogante, gli Ispettorati Lazio, Abruzzo-Molise e Puglia-Basilicata sono stati così riorganizzati: Ispettorato territoriale Lazio e Abruzzo e Ispettorato territoriale Puglia, Basilicata e Molise.
  Preme sottolineare che questa soluzione non pregiudica da nessun punto di vista il presidio dei territori e il rapporto con l'utenza dal momento che non è stata operata alcuna soppressione: le sedi regionali e provinciali attive saranno mantenute, cambieranno soltanto gli uffici dirigenziali di riferimento.
  Gli accorpamenti Lazio-Abruzzo e Puglia-Basilicata-Molise, oltre a rispondere a criteri di contiguità geografica, sono stati compiuti perché, fra tutte le ipotesi possibili, erano quelli che presentavano minori difficoltà di gestione.
  Infatti, l'ispettorato territoriale del Lazio e quello dell'Abruzzo sono da anni gestiti dallo stesso dirigente (con incarico primario per il Lazio e ad interim per l'Abruzzo): il passaggio di competenze è avvenuto senza difficoltà, essendo già de facto un Ispettorato unico. In alte parole, il posto di funzione dirigenziale menzionato nell'atto, era di fatto già scomparso.
  Lo scorporamento del Molise dall'ispettorato territoriale del Lazio e il contestuale accorpamento all'ispettorato della Puglia e della Basilicata, risponde, invece, nell'ottica della razionalizzazione alla necessità di omogeneizzare aree che per conformazione, tipo di attività e interventi tecnici riscontrano esigenze assimilabili. L'Ispettorato territoriale del Molise, oltre a riguardare un numero ridotto di personale (4 dipendenti), ha più affinità con la Puglia Basilicata che con l'Abruzzo.
  Da ultimo, si evidenzia che, alla luce del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di riordino, emerge chiaramente una volontà di valorizzazione dell'operato degli IITT.
  Le strutture territoriali degli Ispettorati, infatti, sono destinate a costituire, da un lato, una struttura di front office per i cittadini e per le imprese sulle materie trattate dal Ministero e dall'altro lato, rispondere alle esigenze territoriali di tutto il Ministero stesso.Pag. 386
  Anche la costituzione della Direzione Generale per le Attività Territoriali va in questa stessa direzione: per la prima volta nella struttura ministeriale, è assegnato a un unico centro di controllo il compito di raccordo delle attività territoriali del MISE, già ripartite per competenza a livello centrale tra diverse Direzioni Generali, attraverso la rete degli Ispettorati Territoriali.
  La Direzione Generale citata costituisce, pertanto, una struttura unica in grado di migliorare la funzionalità e l'efficacia delle attività territoriali.