CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 6 novembre 2014
330.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2015) (C. 2679-bis Governo).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017 (C. 2680 Governo).

Tabella n. 9: Stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'anno finanziario 2015 e per il triennio 2015-2017.

EMENDAMENTO APPROVATO

ART. 8.

  Al comma 1, lettera b), dopo il punto 1), aggiungere il seguente:
  1-bis. Al comma 1-bis, alinea, le parole da: «nella misura» sino alla fine del comma sono sostituite dalle seguenti: «nella misura del 65 per cento, per le spese sostenute sino al 31 dicembre 2015».

  Conseguentemente, alla tabella A, voce Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:

   2015: – 8.000.000;
   2016: – 8.000.000;
   2017: – 8.000.000.
2679-bis/VIII/8.1. Il Relatore.

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ALLEGATO 2

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2015) (C. 2679-bis Governo).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017 (C. 2680 Governo).

Tabella n. 10: Stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per l'anno finanziario 2015 e per il triennio 2015-2017 (limitatamente alle parti di competenza).

ORDINE DEL GIORNO APPROVATO

  La VIII Commissione,
   premesso che:
    l'autostrada A35, nota anche con la sigla BreBeMi, gestita dalla omonima società BreBeMi, collega dal luglio 2014 le città di Milano e Brescia con un percorso posizionato più a sud rispetto al tracciato dell'autostrada A4;
    la BreBeMi è stata realizzata in finanza di progetto, con costi a carico dei privati stimati inizialmente in circa 1.420 milioni di euro da recuperare con i pedaggi;
    il costo finale della infrastruttura in questione è stato molto più alto, arrivando, secondo quanto si apprende da notizie di stampa, alla cifra di 2.400 milioni di euro;
    il piano industriale prevedeva flussi giornalieri iniziali di 40 mila vetture e quasi 60 mila veicoli a regime, ma sembra che in realtà siano circa la metà e limitati solo a una parte del tracciato;
    il settore pubblico ha comunque giocato un ruolo importante nella realizzazione della BreBeMi, considerati, sempre secondo quanto si apprende da notizie di stampa, i 700 milioni erogati dalla Bei (Banca Europea per gli Investimenti) e gli 819 milioni erogati dalla Cassa Depositi e Prestiti che, attraverso la controllata SACE, garantisce con un'assicurazione i 700 milioni di finanziamento targato Bei;
    la BreBeMi spa sembrerebbe aver presentato un piano di riequilibrio economico al Governo, che vale 497 milioni, lamentando anche la diminuzione dei livelli di traffico e chiedendo sgravi fiscali oltre a un allungamento della concessione;

impegna il Governo

a monitorare affinché i costi dell'autostrada BreBeMi non gravino sulle casse dello Stato.
0/2679-bis/VIII/1Realacci, Tino Iannuzzi, Carrescia, Ginoble, Manfredi, Giovanna Sanna, Zardini.

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ALLEGATO 3

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2015) (C. 2679-bis Governo).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017 (C. 2680 Governo).

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2015 e per il triennio 2015-2017 (limitatamente alle parti di competenza).

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La VIII Commissione,
   esaminato lo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze (Tabella n. 2), limitatamente alle parti di competenza, e le connesse parti del disegno di legge stabilità;
   ritenuto che, nell'ambito del procedimento di modifica delle norme del Regolamento della Camera dei deputati, andrebbe valutata la necessità di prevedere una nuova articolazione dei rapporti tra le Commissioni di merito e la Commissione Bilancio in sede di sessione di bilancio, al fine di riconoscere un ruolo più incisivo alla Commissioni di settore negli ambiti di propria competenza disciplinati dai disegni di legge di stabilità, in analogia a quanto previsto per il procedimento di esame della legge comunitaria, ora legge europea;
   rilevata l'importanza di prevedere risorse aggiuntive nei capitoli relativi alla protezione civile, in modo da garantire anche la risarcibilità dei danni subiti dai privati in presenza di eventi alluvionali e calamitosi;
   evidenziata l'opportunità di dare applicazione alla normativa vigente in materia di rifinanziamento del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e speleologico del Club alpino italiano;

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

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ALLEGATO 4

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2015) (C. 2679-bis Governo).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017 (C. 2680 Governo).

Tabella n. 9: Stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'anno finanziario 2015 e per il triennio 2015-2017.

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La VIII Commissione,
   esaminato lo stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (Tabella n. 9) e le connesse parti del disegno di legge di stabilità;
   ritenuto che, nell'ambito del procedimento di modifica delle norme del Regolamento della Camera dei deputati, andrebbe valutata la necessità di prevedere una nuova articolazione dei rapporti tra le Commissioni di merito e la Commissione Bilancio in sede di sessione di bilancio, al fine di riconoscere un ruolo più incisivo alla Commissioni di settore negli ambiti di propria competenza disciplinati dai disegni di legge di stabilità, in analogia a quanto previsto per il procedimento di esame della legge comunitaria, ora legge europea;
   ritenuto che la disposizione di cui all'articolo 17, comma 20, sulla «Terra dei Fuochi», oggetto di stralcio da parte del Presidente della Camera, andrebbe attentamente valutata ai fini del suo inserimento in altro provvedimento utile, data la rilevanza del tema trattato;
   considerato che:
    in materia di cosiddetto «ecobonus» andrebbe valutata la necessità di estendere la proroga al 31 dicembre 2015, prevista all'articolo 8 solo per la detrazione fiscale del 65 per cento per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, anche alla detrazione fiscale del 65 per cento per gli interventi di adeguamento antisismico degli edifici, ai quali tale detrazione, invece, si applicherebbe, secondo la normativa allo stato vigente, solamente fino al 31 dicembre 2014; infatti è indispensabile realizzare il consolidamento statico e antisismico del patrimonio immobiliare, sovente in condizioni di degrado, utilizzando a tal fine proprio la leva degli incentivi fiscali;
    sempre in riferimento all’ecobonus, andrebbe, altresì, valutata l'opportunità di non limitare la detrazione fiscale del 65 per cento per gli interventi di adeguamento antisismico degli edifici solo alle zone sismiche 1 e 2 di cui all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, come attualmente previsto dall'articolo 16, comma 1 bis del decreto legge n. 63 del 2013, ma anche alla zona 3, in modo da incentivare tale tipo di interventi di adeguamento strutturale su gran parte del territorio nazionale;
    andrebbe valutata l'opportunità di ricomprendere fra gli interventi che beneficiano Pag. 144degli incentivi attualmente previsti per la riqualificazione energetica, anche quelli di bonifica degli edifici dall'amianto;
    l'articolo 43 reca disposizioni che intervengono sulla disciplina vigente dei servizi pubblici locali (SPL) in un'ottica di rilancio degli investimenti e di incentivo dei processi di aggregazione tra soggetti operanti nei servizi pubblici locali di rilevanza economica, prevedendo che tali disposizioni devono intendersi riferite, «salvo deroghe espresse», anche al settore dei rifiuti urbani ed ai settori sottoposti alla regolazione ad opera di un'Autorità indipendente, e quindi ai settori dell'energia elettrica, del gas, del sistema idrico, dei trasporti;
    andrebbe pertanto effettuato un coordinamento tra le disposizioni di cui all'articolo 43 sopra richiamate con quelle di cui all'articolo 7 del decreto-legge n. 133 del 2014 ( c.d. «Sblocca Italia»), che reca una serie di modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, relativamente alla gestione del servizio idrico, prevedendo in particolare l'obbligo per gli enti locali di aderire agli enti di governo dell'ambito individuati dalle regioni e ulteriori disposizioni in materia di affidamento del servizio;
    appare necessario incrementare le risorse finanziarie stanziate dallo Stato per la spesa primaria per la protezione dell'ambiente e l'uso e gestione delle risorse naturali che – secondo quanto risulta dall'ecobilancio – ammontano a circa 2,2 miliardi di euro nel 2015, pari allo 0,4 per cento della spesa primaria complessiva del bilancio dello Stato, nonostante tale percentuale registri comunque un incremento rispetto alla spesa del 2014;
    appare, altresì, opportuno che non venga elevata all'8 per cento la ritenuta operata da banche e Poste sugli accrediti di bonifici disposti per beneficiare delle detrazioni fiscali connesse agli interventi di ristrutturazione e di risparmio energetico degli edifici disposta dall'articolo 44, comma 27, del disegno di legge di stabilità;
    appare necessario che, nelle aree alpine, i canoni idrici siano direttamente attribuiti alle province di cui all'articolo 3, comma 1 della legge n. 56 del 2014 per finalità di tutela ambientale e di prevenzione del rischio idrogeologico;

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

con la seguente condizione:

  all'articolo 8, si preveda la proroga al 31 dicembre 2015 della detrazione fiscale del 65 per cento per gli interventi di consolidamento statico e antisismico del patrimonio immobiliare, estendendola al contempo anche alla zona sismica 3 di cui all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, e non solo, come attualmente, alle zone sismiche 1 e 2 della medesima ordinanza.

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ALLEGATO 5

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2015) (C. 2679-bis Governo).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017 (C. 2680 Governo).

Tabella n. 10: Stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per l'anno finanziario 2015 e per il triennio 2015-2017 (limitatamente alle parti di competenza).

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La VIII Commissione,
   esaminato lo stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (Tabella n. 10), limitatamente alle parti di competenza, e le connesse parti del disegno di legge di stabilità;
   ritenuto che, nell'ambito del procedimento di modifica delle norme del Regolamento della Camera dei deputati, andrebbe valutata la necessità di prevedere una nuova articolazione dei rapporti tra le Commissioni di merito e la Commissione Bilancio in sede di sessione di bilancio, al fine di riconoscere un ruolo più incisivo alla Commissioni di settore negli ambiti di propria competenza disciplinati dai disegni di legge di stabilità, in analogia a quanto previsto per il procedimento di esame della legge comunitaria, ora legge europea;
   ritenuto che la disposizione di cui all'articolo 28, comma 31, in materia di edilizia scolastica, oggetto di stralcio da parte del Presidente della Camera, andrebbe attentamente valutata ai fini del suo inserimento in altro provvedimento utile, data la rilevanza del tema trattato e al fine di consentire l'esecuzione dei lavori previsti;
   valutata l'urgenza di una strategia di sviluppo nazionale che ponga al centro il Mezzogiorno, per il ruolo trainante che essa può svolgere non solo per il Sud, ma per la crescita economica, produttiva e occupazionale dell'intero Paese; in tale contesto, pertanto, vanno incrementati gli investimenti infrastrutturali nelle aree meridionali a fronte di una situazione attuale, obiettivamente carente, ai fini della creazione di indispensabili condizioni di sviluppo;
   considerato che occorre incrementare le risorse a sostegno delle politiche abitative e della casa, in considerazione della situazione di prolungata crisi economica e dell'accentuata domanda abitativa che incrocia le esigenze di fasce sempre più rilevanti ed estese della popolazione e che richiede interventi adeguati;
   tenuto conto che, nell'ambito della politica di ammodernamento infrastrutturale del Paese, appare opportuno destinare una maggiore quota di risorse alle piccole e medie opere, anche per finalità legate alla sicurezza idrogeologica del territorio ed alla dotazione di servizi e infrastrutture essenziali per le comunità locali;
   rilevato che appare opportuno, per superare le pesanti e perduranti criticità che affliggono il settore dell'edilizia, accelerare i pagamenti delle pubbliche amministrazioni alle imprese per i lavori eseguiti;

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

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ALLEGATO 6

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2015) (C. 2679-bis Governo).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017 (C. 2680 Governo).

Tabella n. 9: Stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'anno finanziario 2015 e per il triennio 2015-2017.

RELAZIONE DI MINORANZA PRESENTATA DAL GRUPPO SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTÀ

  La VIII Commissione Ambiente della Camera,
   esaminato il disegno di legge di stabilità 2015 C 2679-bis, premesso che:
    la legge di stabilità rappresenta un momento fondamentale del disegno di politica economica che ogni Governo deve realizzare;
    dopo le richieste di chiarimento da parte della Commissione UE il Governo ha ulteriormente accentuato il carattere recessivo della manovra di finanza pubblica accettando nei fatti una correzione del deficit di circa lo 0,4 per cento (0,38 per cento = 1,6 miliardi (0,1 per cento) + 4,5 miliardi (0,28 per cento) di cui alla lettera di risposta del Ministro Padoan alla Commissione);
    la manovra contiene l'ulteriore rinvio del pareggio di bilancio al 2017 e l'indicazione di un obiettivo per il deficit attorno al 3 per cento per il 2014 e di circa il 2,5 per cento per il 2015 (dopo le correzioni richieste dalla Commissione UE). La volontà espressa di perseguire una politica di bilancio leggermente meno restrittiva risulterebbe di per sé un elemento positivo, ma ciò che preoccupa fortemente è l'assoluta mancanza di una definizione strategica organica e coerente di rilancio dell'economia italiana, dalle politiche industriali alle politiche del lavoro, al sostegno alla domanda;
    l'Europa ha risposto alla crescente instabilità dei mercati finanziari imboccando la strada dell'austerità. Non può sfuggire il fallimento dell'approccio degli ultimi anni che a partire dalla primavera 2010 ha visto il varo di programmi di riequilibrio dei conti pubblici pesantissimi, simultanei e concentrati in un lasso di tempo relativamente breve. Il riequilibrio dei conti pubblici è avvenuto al prezzo di pesanti ricadute economiche e sociali (catastrofiche, nel caso greco). La finanza speculativa e i settori più ricchi della popolazione ne sono usciti rafforzati a spese dei ceti popolari;
    il 2014 non è stato l'anno della ripresa, come le previsioni stimavano, ma il terzo di recessione per l'economia italiana. Il PIL italiano è sceso di più del 9 per cento rispetto al livello del 2008. Il nostro Paese corre un serio rischio di deflazione e di arrivare ad un quarto anno di recessione. Con questo prolungamento, l'esperienza della crisi per il nostro Paese si conferma peggiore di quella degli anni trenta. Un confronto storico sfavorevole Pag. 147che è condiviso con molte altre economie europee. Oggi come allora, la recessione ha una sola causa: la caduta della domanda aggregata. Su questa avrebbero dovuto intervenire le misure per la ripresa a livello europeo. Al contrario, la politica economica adottata ha sospinto i paesi in una pericolosa trappola di stagnazione e deflazione. Occorre che si cambi lo schema in modo radicale, con l'impostazione di politiche monetarie e fiscali espansive coordinate tra le economie europee;
    ma le politiche dei singoli Paesi dell'UE, vincolati dai parametri statistici e dalle procedure del Fiscal Compact, appaino come ingessate;
    le misure fin qui adottate dal 2011 ad oggi dai diversi Governi italiani hanno peggiorato notevolmente le finanze pubbliche del nostro Paese, portando la nostra economia alla recessione, deprimendo i consumi delle famiglie e aumentando notevolmente la disoccupazione, in particolare quella dei giovani. Politiche analoghe sono state imposte in quasi tutti i Paesi della UE;
    le conseguenze di questa politica sono sotto gli occhi di tutti: oggi, quasi 27 milioni di persone sono disoccupate nell'Unione Europea. La disoccupazione nell'eurozona è salita dal 7,8 per cento del 2008 al 12,1 per cento del novembre 2013. In Grecia, dal 7,7 per cento al 24,4 per cento e in Spagna dal 11,3 per cento al 26,7 per cento nello stesso periodo. In Europa, i disoccupati con meno di 25 anni sono 4,5 milioni. Nella sola Italia, la disoccupazione giovanile, secondo i recenti dati Istat ha toccato il 44,2 per cento ed i disoccupati sono 6 milioni;
    in Italia nonostante si siano già succeduti tre differenti governi la linea seguita è sempre la stessa: quella impostaci dalla BCE. L'attuale Governo sta per altro cercando di accelerare l'attuazione delle indicazioni contenute nella lettera dell'agosto 2011 della stessa BCE, per il momento solo parzialmente realizzate. Anche se i dati confermano il non funzionamento di quelle politiche imposte dalla UE la nota di aggiornamento del DEF, esso persegue testardamente nell'applicazione di quelle stesse indicazioni;
    lo slittamento al 2017 del pareggio di bilancio non rappresenta una vera sfida alla Commissione europea come lo è la decisione francese di mantenere il deficit sopra il 4 per cento per i prossimi anni;
    la Francia ha infatti dichiarato che non rientrerà nei limiti del deficit del 3 per cento fino al 2017, l'Italia è vicina a sforarlo anche se continua ad affermare che lo rispetterà. La Banca centrale europea è da tempo ben sotto all'obiettivo dell'inflazione al 2 per cento a cui è vincolata dal suo mandato. La Germania è in surplus commerciale eccessivo. Tutte le parti coinvolte sono in evidente difetto rispetto alle regole che si sono collettivamente e consensualmente date. Per una ragione o per l'altra, tutti, alla fine, hanno infranto qualche regola;
    un sistema in cui nessuno riesce a rispettare le regole va ripensato. Le misure da attuare subito per rilanciare la domanda, al livello dell'Unione, sono chiare e se non ci fossero vincoli politici e gli interessi dei centri finanziari da salvaguardare, si andrebbe dritti per quella strada. C’è un largo consenso tra gli studiosi sul fatto che quando un'economia è in pericolo di deflazione e appesantita dal debito bisogna attuare politiche di bilancio espansive (attraverso un taglio delle tasse o tramite un aumento della spesa) finanziate dalla Banca centrale;
    il Trattato di funzionamento della UE (TFUE) all'articolo 126 definisce eccessivo il disavanzo pubblico se il rapporto tra indebitamento e PIL supera il 3 per cento (oltre che se il rapporto debito/PIL supera il 60 per cento). Se tale limite viene superato la sanzione più significativa che l'UE potrebbe comminare al nostro Paese è quella di imporci un deposito infruttifero presso la BCE costituito in due parti. Una fissa dello 0,2 per cento del PIL, e una variabile, pari allo 0,1 per cento del PIL per ogni punto (o frazione di punto) di Pag. 148sfondamento del 3 per cento. Se il deficit è pari al 4 per cento l'Italia dovrà pagare meno di 5 miliardi, rispetto ai 45 miliardi che il 4 per cento di deficit nel triennio 2015-2017 ci renderebbe disponibili;
    il rispetto rigoroso delle regole e del sottostare ai parametri imposti dai trattati deve essere un comportamento seguito da tutti i partners europei, non sono ammesse eccezioni se non unanimemente concordate. Stando a questo principio elementare non si comprende come la Germania possa derogare ampiamente dal rispetto del parametro del surplus commerciale mentre da «bravo scolaretto» il Governo italiano sottolinea in ogni occasione il rispetto del limite del 3 per cento nel rapporto debito/Pil da parte dell'Italia;
    per avviare a soluzione una crisi economico finanziaria dai disastrosi effetti sociali che dura ormai da più di otto anni, un periodo talmente lungo che il sistema capitalistico non ha mai affrontato prima, è necessario adottare misure shock sul piano economico che mal si conciliano con un misero allentamento della stretta di bilancio e il solo slittamento al 2017 del pareggio di bilancio. Ben altre sarebbero le soluzioni che però trovano ostacoli insormontabili nelle troppo rigide regole europee non più al passo con la situazione profondamente cambiata e che richiederebbe una forte e reale flessibilità temporanea concordata, almeno sul rispetto del rapporto deficit/Pil, per un reale rilancio economico e produttivo salvaguardando nel contempo l'occupazione e i diritti fondamentali del lavoro;
    si sarebbero dovuto predisporre una manovra per triennio 2015-2017 – seguendo l'esempio francese – che prevedesse un congruo indebitamento a sostegno di una seria e condivisa programmazione di politiche di sviluppo sostenibile e per il lavoro, attraverso il superamento di un punto percentuale del limite del 3 per cento nel rapporto deficit/Pil;
    si sarebbe dovuto destinare le risorse che ne risulterebbero, pari a circa 45 miliardi nel triennio considerato, insieme ad altre risorse nazionali, ad un Piano nazionale per il lavoro che prevedesse misure per creare da subito centinaia di migliaia di posti di lavoro. Lo Stato deve diventare datore di lavoro di ultima istanza attraverso la messa in opera di un Programma Nazionale sperimentale triennale di interventi pubblici, un Green New Deal italiano. L'asse di un Piano per il lavoro, deve consistere innanzitutto nel favorire la ricerca, l'innovazione e la formazione, nella messa in sicurezza del nostro territorio e degli edifici scolastici, la cura e la valorizzazione del paesaggio e dei beni culturali, il rilancio di un'agricoltura multifunzionale, la riqualificazione delle città, l'efficienza energetica degli immobili, la riforma e il rinnovamento della PA e del welfare, l'innovazione e la sostenibilità delle reti (trasporti, energia, digitalizzazione del Paese,...);
    la manovra avrebbe dovuto prevedere, nell'ambito della politica industriale nazionale, modalità per un intervento pubblico al fine di salvaguardare gli asset strategici, stimolare le innovazioni e la ricerca, facilitare la riconversione ecologica dell'apparato produttivo, garantire i livelli occupazionali, traendo ispirazione dal meglio dell'esperienza storica dell'IRI;
    viceversa, la manovra predisposta dal Governo riduce le imposte per le imprese senza avere alcuna garanzia che aumenteranno i loro investimenti, che non delocalizzeranno i loro siti produttivi o che non licenzieranno oppure che si produrranno reali incrementi occupazionali non sostitutivi;
    si interviene riducendo il costo del lavoro e precarizzando i rapporti di lavoro, togliendo diritti basilari ai lavoratori: si cerca dunque di competere sul profilo basso senza cercare di aumentare la produttività di tutti i fattori del nostro sistema produttivo, e ci si rassegna a diventare un Paese di serie B;
    infatti, i dati dimostrano che la deregolazione del mercato del lavoro non crea solo precarietà e perdita di diritti, ma Pag. 149anche perdita di produttività e quindi perdita di capacità di crescita; questa svalutazione del lavoro che andrà aggravandosi quando si dispiegheranno gli effetti nefasti della controriforma del Jobs Act presuppone imprese di basso valore, che invece di innovare scaricano tutti i costi della competizione internazionale sul costo del lavoro; così facendo ci si rassegna al declino industriale del nostro Paese;
    essa non estende i benefici fiscali a pensionati, partite Iva e incapienti, penalizza ancora una volta i dipendenti pubblici, non prevede investimenti pubblici se non per grandi opere per lo più inutili, lascia irrisolto il problema dei cd. «esodati», non prevede risorse adeguate per mantenere gli ammortizzatori sociali esistenti per non dire della loro estensione universale, penalizza i giovani professionisti sul piano fiscale;
    la manovra contiene una clausola di salvaguardia «monstre» che scatterà dal 2016 e che si aggiunge a quella già prevista dal Governo Letta in termini di aumenti di imposte (la quale prevede, al netto dei 3 miliardi inglobati nei saldi dell'attuale legge di stabilità, 4 miliardi per il 2016 e 7 miliardi a decorrere dal 2017); il Governo si impegna ad assicurare il raggiungimento del saldo strutturale di bilancio in pareggio dal 2017 aumentando le aliquote Iva e le imposte indirette per un ammontare di altri 12,4 miliardi nel 2016, 17,8 miliardi nel 2017 e 21,4 miliardi nel 2018. La clausola se esercitata avrebbe però un effetto recessivo pari allo 0,7 per cento del PIL nel triennio 2016-2018 dovuta ad una contrazione complessiva di consumi ed investimenti per 1,3 punti del PIL;
    la manovra avrà comunque effetti recessivi perché prosegue nella politica dei tagli alla spesa pubblica anche per coprire la diminuzione delle imposte, tagli che notoriamente hanno un moltiplicatore superiore in termini di crescita del PIL della riduzione delle tasse;
    i ceti popolari pagheranno in termini di riduzione dei servizi essenziali e di incrementi della tassazione locale i pochi benefici dovuti al bonus da 80 euro;
   considerato inoltre, per quanto riguarda le parti di competenza della Commissione Ambiente:
    a fronte di ingentissime risorse previste per le grandi opere, e la rimodulazione di quasi 4 miliardi di euro decisa con il decreto legge Sblocca Italia per le medesime finalità, per gli interventi di messa in sicurezza del nostro territorio si continuano a mettere in campo stanziamenti ridicoli laddove, in tabella E, vengono stanziati per il 2015 e 2016 rispettivamente solo 50 e 100 milioni di euro;
    e queste risorse, a fronte di uno stanziamento per la TAV di 242,7 milioni di euro nel 2015, 140, 5 milioni di euro nel 2016, 102,540 milioni di euro nel 2017, 1 miliardo e 972 milioni di euro a decorrere dal 2018; e per il MOSE di 261,5 milioni di euro nel 2015 e 333,2 milioni di euro nel 2016 a cui si sommano altre risorse pari a ulteriori 122, 7 milioni di euro nel 2015, 116,6 milioni di euro nel 2016 e 131,3 milioni di euro nel 2017;
    ancora una volta si perde l'occasione, con questa legge di stabilità, di predisporre e avviare un vero programma pluriennale di contrasto al dissesto idrogeologico del nostro Paese quale vera e prioritaria «grande opera» infrastrutturale in grado non solamente di mettere in sicurezza il nostro fragile territorio, ma di attivare migliaia di cantieri distribuiti sul territorio, con evidenti e importanti ricadute dal punto di vista anche economico e occupazionale;
    i sempre più frequenti fenomeni alluvionali e calamitosi che colpiscono il nostro Paese – come le alluvioni di questi ultimi mesi stanno ancora una volta a dimostrare – mettono infatti in luce drammaticamente l'estrema fragilità del nostro territorio e la necessità di una sua ormai improcrastinabile messa in sicurezza complessiva;
    le risorse complessivamente assegnate al Ministero dell'Ambiente e più in Pag. 150generale alle politiche ambientali, vengono anche quest'anno sensibilmente ridotte;
    il provvedimento in esame taglia un milione di euro per ciascun anno del triennio 2015-2017 le risorse a favore della flotta aerea del Corpo forestale dello Stato da usare per la «Terra dei fuochi», per il monitoraggio del territorio rurale e la lotta alla combustione dei rifiuti in aree a vocazione agricola;
    vengono ridotte di 4,8 milioni per il 2015, 7 milioni per il 2016, 6,5 milioni per il 2017, le risorse per la Convenzione sui cambiamenti climatici (Protocollo di Kyoto);
    l'articolo 24 riduce le dotazioni finanziarie del Ministero dell'Ambiente di 6,58 milioni di euro per il 2015; 6,4 milioni per il 2016; 6,9 milioni dal 2017. I tagli imposti quindi non sono solo per il triennio ma si prevedono anche per gli anni successivi al 2017;
    l'articolo 29 taglia di 1 milione di euro a partire dal 2015, le risorse assegnate per l'attuazione della Convenzione sulla biodiversità, fatta a Rio de Janeiro il 5 giugno 1992 (ratificata con legge 124/1994), un trattato vincolante per il nostro Paese finalizzato a finanziarie politiche per la conservazione della biodiversità, per l'uso sostenibile della biodiversità, per la giusta ed equa ripartizione dei benefici derivanti dall'utilizzo delle risorse genetiche;
    rispetto a quanto stanziato per il 2014 dalla precedente legge di stabilità, il disegno di legge in esame, seppur aumenta le dotazioni del Fondo emergenze nazionali, riduce complessivamente le risorse destinate alla Protezione civile. Vengono altresì tagliate le risorse a favore dell'Enea, dell'Ispra e per il funzionamento delle aree protette;
    seppur a fronte di una condivisibile proroga delle vigenti detrazioni fiscali per le spese finalizzate al risparmio ed efficientamento energetico, nonché per le ristrutturazioni edilizie; non si provvede a rifinanziare la vigente detrazione del 65 per cento relativa alle spese per l'adeguamento antisismico e la messa in sicurezza statica su edifici ricadenti nelle zone sismiche ad alta pericolosità (zone 1 e 2);

  per le ragioni illustrate in premessa,

DELIBERA DI RIFERIRE IN SENSO CONTRARIO
Pellegrino, Zaratti.

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ALLEGATO 7

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2015) (C. 2679-bis Governo).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017 (C. 2680 Governo).

Tabella n. 9: Stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'anno finanziario 2015 e per il triennio 2015-2017.

RELAZIONE DI MINORANZA PRESENTATA DAL GRUPPO MOVIMENTO 5 STELLE

  La VIII Commissione,
   Premesso che:
    la manovra del Governo Renzi si attesta su un valore complessivo di 36 miliardi, dei quali ben 15 miliardi dalla spending review, promossa come un taglio agli sprechi, ma che potrebbe tradursi nella riduzione dei servizi ai cittadini, 11 miliardi dall'aumento del deficit, ossia la decisione di procrastinare interventi strutturali sui conti pubblici, 3,8 miliardi dovrebbero arrivare dalla lotta all'evasione, 3,6 mld dalla tassazione delle rendite finanziarie, 1 mld dalle slot machine e 1 mld dalla riprogrammazione dei fondi europei;
    la parte «espansiva» della manovra, ossia quella che punta ad impegnare risorse con l'obiettivo di rilanciare l'economia, si basa prevalentemente sul mantenimento del bonus 80 euro, per un importo di circa 10 miliardi di euro, e su un consistente taglio all'IRAP per le imprese, pari a circa 5 mld di euro); a queste misure si aggiungono alcune voci, tra le quali le cosiddette «spese a legislazione vigente» – ossia spese considerate indifferibili e che incidono per quasi 7 mld di euro sull'importo complessivo della manovra –, la totale decontribuzione per le nuove assunzioni a tempo indeterminato (1,9 mld di euro), gli 80 euro per i nuovi nati (0,2 mld di euro nel 2015, che diventeranno 1 mld nel 2017), gli interventi per la scuola (1 mld di euro), l'allentamento del patto di stabilità per i comuni (1 mld di euro), nuovi ammortizzatori sociali (1,5 mld di euro), il cofinanziamento di progetti comunitari (1,2 mld di euro);
    l'articolo 8 proroga per tutto il 2015 le attuali condizioni per usufruire dell'Ecobonus. Con le modifiche apportate al d.l. 63 del 2013 viene estesa a tutto il 2015 la detrazione del 65 per cento, da suddividere in 10 quote annuali di pari importo, per le spese sostenute nel 2015 per interventi di riqualificazione energetica degli edifici, fino ad un ammontare di 96 mila euro per unità immobiliare; la norma estende al 2015 anche la detrazione fiscale del 50 per cento per gli interventi di ristrutturazione fino ad un tetto di spesa di 96 mila euro e l'acquisto di mobili e grandi elettrodomestici; la norma appare condivisibile e sarebbe opportuno prolungarne gli effetti anche al 2016, con l'obiettivo di rendere la misura strutturale per gli anni successivi;Pag. 152
    l'articolo 17 ha la classica struttura dell'articolo finalizzato a distribuire risorse senza particolari criteri di programmazione; tra gli stanziamenti previsti dall'articolo si segnalano: 250 milioni in favore del settore dell'autotrasporto; 1700 milioni di euro nel biennio 2015-2016 per le cosiddette «missioni di pace», una proroga dell'obbligo di tracciabilità di vendita e rese dei giornali che beneficiano di sovvenzioni statali (la relazione tecnica stima un costo per la collettività di 8,5 milioni di euro); per alcune di queste norme – tra cui la proroga di tre anni degli interventi delle forze armate nel controllo della cosiddetta «Terra dei Fuochi – è stato disposto lo stralcio ai sensi dell'articolo 120, comma 2, del Regolamento, in quanto estranee al contenuto proprio della legge di stabilità, come definito dall'articolo 11 della legge 31 dicembre 2009, n. 196;
    anche l'articolo 19 ha una struttura piuttosto eterogenea e contiene interventi nei settori più disparati. Si va dai tagli agli aiuti per le imprese previsti da alcune norme di settore, all'eliminazione delle agevolazioni per l'acquisto di autoveicoli previste per il 2015 (bonus rottamazione), alla revisione dei criteri per l'acquisto di mezzi per il trasporto pubblico locale (sia su gomma sia su rotaia). Abbastanza singolare l'inserimento di criteri per la strategia di sviluppo della rete ferroviaria, così come l'individuazione di specifiche opere con indicazioni sulle modalità di intervento del CIPE per la loro realizzazione (tratta AV Brescia-Verona-Padova, tratta terzo valico dei Giovi, tratta tunnel ferroviario del Brennero). Ancora una volta non solo si abbandona la logica della programmazione – come avvenuto irrimediabilmente con la legge obiettivo, che ha depotenziato il piano nazionale dei trasporti e della logistica per affidarsi alla mera elencazione di opere prioritarie allegate al Documento di Economia e Finanza – ma si disperdono in mille rivoli gli interventi normativi riguardanti gli interventi infrastrutturali;
    l'articolo 20 prevede una serie di misure di risparmio che non risparmiano il ministero dell'ambiente; in particolare sono previste la decurtazione di 600 mila euro all'ISPRA a decorrere dal 2015 e un ulteriore taglio di un milione agli enti parco, i cui bilanci hanno visto una costante e progressiva riduzione negli ultimi anni;
    l'articolo 22 contiene due disposizioni finalizzate ad agevolare l'alienazione degli immobili; la prima è quella di consentire, oltre alla trattativa privata, anche l'avvio di una procedura ristretta con invito a partecipare, in modo da ampliare la platea dei soggetti potenzialmente interessati e da creare un regime minimo di concorrenza che consenta di mantenere un prezzo di vendita adeguato; la seconda è l'istituzione di un fondo di rotazione – pari a 20 milioni di euro – per permettere la realizzazione di interventi sugli immobili da dismettere, con il presumibile obiettivo di renderli più appetibili per gli eventuali acquirenti;
    l'articolo 24, attraverso il rinvio ad una tabella, prevede, per il Ministero dell'ambiente, un ulteriore taglio pari a 6,5 milioni di euro, di cui 3,5 relativi all'unità previsionale di base 18.1 «Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente» e 3 milioni di euro relativi a fondi da ripartire;
    la tutela dell'ambiente è oggetto di un'altra significativa riduzione, a decorrere dall'esercizio finanziario 2015, con riferimento alla legge 14 febbraio 1994, n. 124, «Ratifica ed esecuzione della convenzione sulla biodiversità, con annessi, fatta a Rio de Janeiro il 5 giugno 1992», per le cui finalità è previsto un taglio di milione di euro, pari al 25 per cento dell'importo originariamente previsto per il 2015;
    la norma contenuta all'articolo 43 prevede una correzione della disciplina dell'organizzazione delle gestioni dei servizi pubblici locali a rilevanza economica e a rete, con la specifica modificazione dell'articolo 3 bis del d.l. 138/2011; Pag. 153l'obiettivo della norma è la riduzione del numero delle partecipate, da effettuare con diversi strumenti; l'attività deve essere attuata attraverso un piano operativo di razionalizzazione che deve contenere le modalità e i tempi di attuazione, nonché il dettaglio dei risparmi da conseguire; sembra evidente come questa legge di stabilità, in maniera più esplicita del decreto «Sblocca Italia», indichi la direzione della privatizzazione dei servizi pubblici, incentivando esplicitamente le dismissioni di quote dei comuni e favorendo economicamente i soggetti privati e i processi di aggregazione;
    in sostanza l'Italia, proprio nel momento in cui è alla guida del semestre europeo, sembra voler rinunciare all'opportunità di promuovere la trasformazione dell'Europa in una società e in un'economia sostenibile, attraverso la riduzione dell'uso delle fonti energetiche e delle risorse non rinnovabili, attraverso misure finalizzate alla tutela del suolo, degli ecosistemi e del paesaggio, così come sancito dalla nostra carta costituzionale, riducendo le emissioni di gas climalteranti, in linea con gli impegni assunti nelle sedi internazionali, avviando, finalmente, una seria azione di riduzione della produzione dei rifiuti e portando l'intero territorio nazionale ad elevate percentuali di raccolta differenziata e di riciclo, promuovendo meccanismi di incentivi e disincentivi che stimolino domanda e offerta di beni e servizi ecosostenibili;
    è ancora una volta assente una concreta ipotesi di revisione della politica infrastrutturale ed energetica, ancora stabilmente legata ad una visione espansiva non più compatibile con le risorse del paese e del pianeta, come dimostrano i documenti programmatici del Governo e gli interventi normativi degli ultimi mesi, che continuano ad allocare risorse su opere come la Torino-Lione, sottraendo liquidità a famiglie ed imprese e contribuendo ad alimentare la spirale recessiva e una sempre più iniqua distribuzione dei redditi;
    le risorse a disposizione del ministero dell'ambiente sembrano del tutto insufficienti ad affrontare le grandi sfide che il nostro Paese si trova ad affrontare e sono ben lontane dal correggere il devastante trend negativo che ha visto il bilancio del dicastero passare da 1469 milioni di euro del 2009, a 1265 nel 2010, fino ad arrivare ai 632,8 milioni dell'esercizio finanziario corrente;
    anche le misure contenute nell'articolato del provvedimento in materia di dissesto idrogeologico appaiono decisamente insufficienti a far fronte a quelle che continuano ad essere definite «emergenze», quando sono, purtroppo, la più che prevedibile conseguenza del combinato disposto delle politiche infrastrutturali e di governo del territorio, a cui bisogna aggiungere le preoccupanti conseguenze che avrà il decreto sblocca Italia, unite all'assoluta mancanza di risorse e di pianificazione di interventi destinati alla prevenzione e alla messa in sicurezza del territorio;
    strettamente connesso alle tematiche sulla difesa del suolo è il tema dei cambiamenti climatici, la cui importanza non può essere brandita sul piano mediatico, come ha fatto il presidente del Consiglio Renzi che, al Climate Summit tenutosi a New York lo scorso settembre, ha definito i cambiamenti climatici «la sfida del nostro tempo», affermando la necessita’ di che a Parigi 2015 si pervenga ad un accordo efficace ma allo stesso tempo il più possibile globale, salvo proseguire una politica ambientale – sempre con lo sblocca Italia – che investe ancora sui combustibili fossili e su infrastrutture ad alto impatto energetico e di consumo di suolo;

DELIBERA DI RIFERIRE IN SENSO CONTRARIO
Terzoni, Segoni, Busto, Daga, De Rosa, Mannino, Micillo, Zolezzi.

Pag. 154

ALLEGATO 8

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2015) (C. 2679-bis Governo).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017 (C. 2680 Governo).

Tabella n. 10: Stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per l'anno finanziario 2015 e per il triennio 2015-2017 (limitatamente alle parti di competenza).

RELAZIONE DI MINORANZA PRESENTATA DAL GRUPPO MOVIMENTO 5 STELLE

  La VIII Commissione,
   Premesso che:
    la manovra del Governo Renzi si attesta su un valore complessivo di 36 miliardi, dei quali ben 15 miliardi dalla spending review, promossa come un taglio agli sprechi, ma che potrebbe tradursi nella riduzione dei servizi ai cittadini, 11 miliardi dall'aumento del deficit, ossia la decisione di procrastinare interventi strutturali sui conti pubblici, 3,8 miliardi dovrebbero arrivare dalla lotta all'evasione, 3,6 mld dalla tassazione delle rendite finanziarie, 1 mld dalle slot machine e 1 mld dalla riprogrammazione dei fondi europei;
    la parte «espansiva» della manovra, ossia quella che punta ad impegnare risorse con l'obiettivo di rilanciare l'economia, si basa prevalentemente sul mantenimento del bonus 80 euro, per un importo di circa 10 miliardi di euro, e su un consistente taglio all'IRAP per le imprese, pari a circa 5 mld di euro); a queste misure si aggiungono alcune voci, tra le quali le cosiddette «spese a legislazione vigente» – ossia spese considerate indifferibili e che incidono per quasi 7 mld di euro sull'importo complessivo della manovra –, la totale decontribuzione per le nuove assunzioni a tempo indeterminato (1,9 mld di euro), gli 80 euro per i nuovi nati (0,2 mld di euro nel 2015, che diventeranno 1 mld nel 2017), gli interventi per la scuola (1 mld di euro), l'allentamento del patto di stabilità per i comuni (1 mld di euro), nuovi ammortizzatori sociali (1,5 mld di euro), il cofinanziamento di progetti comunitari (1,2 mld di euro);
    l'articolo 8 proroga per tutto il 2015 le attuali condizioni per usufruire dell'Ecobonus. Con le modifiche apportate al d.l. 63 del 2013 viene estesa a tutto il 2015 la detrazione del 65 per cento, da suddividere in 10 quote annuali di pari importo, per le spese sostenute nel 2015 per interventi di riqualificazione energetica degli edifici, fino ad un ammontare di 96 mila euro per unità immobiliare; la norma estende al 2015 anche la detrazione fiscale del 50 per cento per gli interventi di ristrutturazione fino ad un tetto di spesa di 96 mila euro e l'acquisto di mobili e grandi elettrodomestici; la norma appare condivisibile e sarebbe opportuno prolungarne gli effetti anche al 2016, con l'obiettivo di rendere la misura strutturale per gli anni successivi;Pag. 155
    l'articolo 17 ha la classica struttura dell'articolo finalizzato a distribuire risorse senza particolari criteri di programmazione; tra gli stanziamenti previsti dall'articolo si segnalano: 250 milioni in favore del settore dell'autotrasporto; 1700 milioni di euro nel biennio 2015-2016 per le cosiddette «missioni di pace», una proroga dell'obbligo di tracciabilità di vendita e rese dei giornali che beneficiano di sovvenzioni statali (la relazione tecnica stima un costo per la collettività di 8,5 milioni di euro); per alcune di queste norme – tra cui la proroga di tre anni degli interventi delle forze armate nel controllo della cosiddetta «Terra dei Fuochi – è stato disposto lo stralcio ai sensi dell'articolo 120, comma 2, del Regolamento, in quanto estranee al contenuto proprio della legge di stabilità, come definito dall'articolo 11 della legge 31 dicembre 2009, n. 196;
    anche l'articolo 19 ha una struttura piuttosto eterogenea e contiene interventi nei settori più disparati. Si va dai tagli agli aiuti per le imprese previsti da alcune norme di settore, all'eliminazione delle agevolazioni per l'acquisto di autoveicoli previste per il 2015 (bonus rottamazione), alla revisione dei criteri per l'acquisto di mezzi per il trasporto pubblico locale (sia su gomma sia su rotaia). Abbastanza singolare l'inserimento di criteri per la strategia di sviluppo della rete ferroviaria, così come l'individuazione di specifiche opere con indicazioni sulle modalità di intervento del CIPE per la loro realizzazione (tratta AV Brescia-Verona-Padova, tratta terzo valico dei Giovi, tratta tunnel ferroviario del Brennero). Ancora una volta non solo si abbandona la logica della programmazione – come avvenuto irrimediabilmente con la legge obiettivo, che ha depotenziato il piano nazionale dei trasporti e della logistica per affidarsi alla mera elencazione di opere prioritarie allegate al Documento di Economia e Finanza – ma si disperdono in mille rivoli gli interventi normativi riguardanti gli interventi infrastrutturali;
    l'articolo 20 prevede una serie di misure di risparmio che non risparmiano il ministero dell'ambiente; in particolare sono previste la decurtazione di 600 mila euro all'ISPRA a decorrere dal 2015 e un ulteriore taglio di un milione agli enti parco, i cui bilanci hanno visto una costante e progressiva riduzione negli ultimi anni;
    l'articolo 22 contiene due disposizioni finalizzate ad agevolare l'alienazione degli immobili; la prima è quella di consentire, oltre alla trattativa privata, anche l'avvio di una procedura ristretta con invito a partecipare, in modo da ampliare la platea dei soggetti potenzialmente interessati e da creare un regime minimo di concorrenza che consenta di mantenere un prezzo di vendita adeguato; la seconda è l'istituzione di un fondo di rotazione – pari a 20 milioni di euro – per permettere la realizzazione di interventi sugli immobili da dismettere, con il presumibile obiettivo di renderli più appetibili per gli eventuali acquirenti;
    l'articolo 24, attraverso il rinvio ad una tabella, prevede, per il Ministero dell'ambiente, un ulteriore taglio pari a 6,5 milioni di euro, di cui 3,5 relativi all'unità previsionale di base 18.1 «Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente» e 3 milioni di euro relativi a fondi da ripartire;
    la tutela dell'ambiente è oggetto di un'altra significativa riduzione, a decorrere dall'esercizio finanziario 2015, con riferimento alla legge 14 febbraio 1994, n. 124, «Ratifica ed esecuzione della convenzione sulla biodiversità, con annessi, fatta a Rio de Janeiro il 5 giugno 1992», per le cui finalità è previsto un taglio di milione di euro, pari al 25 per cento dell'importo originariamente previsto per il 2015;
    la norma contenuta all'articolo 43 prevede una correzione della disciplina dell'organizzazione delle gestioni dei servizi pubblici locali a rilevanza economica e a rete, con la specifica modificazione dell'articolo 3 bis del d.l. 138/2011; l'obiettivo Pag. 156della norma è la riduzione del numero delle partecipate, da effettuare con diversi strumenti; l'attività deve essere attuata attraverso un piano operativo di razionalizzazione che deve contenere le modalità e i tempi di attuazione, nonché il dettaglio dei risparmi da conseguire; sembra evidente come questa legge di stabilità, in maniera più esplicita del decreto «Sblocca Italia», indichi la direzione della privatizzazione dei servizi pubblici, incentivando esplicitamente le dismissioni di quote dei comuni e favorendo economicamente i soggetti privati e i processi di aggregazione;
    in sostanza l'Italia, proprio nel momento in cui è alla guida del semestre europeo, sembra voler rinunciare all'opportunità di promuovere la trasformazione dell'Europa in una società e in un'economia sostenibile, attraverso la riduzione dell'uso delle fonti energetiche e delle risorse non rinnovabili, attraverso misure finalizzate alla tutela del suolo, degli ecosistemi e del paesaggio, così come sancito dalla nostra carta costituzionale, riducendo le emissioni di gas climalteranti, in linea con gli impegni assunti nelle sedi internazionali, avviando, finalmente, una seria azione di riduzione della produzione dei rifiuti e portando l'intero territorio nazionale ad elevate percentuali di raccolta differenziata e di riciclo, promuovendo meccanismi di incentivi e disincentivi che stimolino domanda e offerta di beni e servizi ecosostenibili;
    è ancora una volta assente una concreta ipotesi di revisione della politica infrastrutturale ed energetica, ancora stabilmente legata ad una visione espansiva non più compatibile con le risorse del paese e del pianeta, come dimostrano i documenti programmatici del Governo e gli interventi normativi degli ultimi mesi, che continuano ad allocare risorse su opere come la Torino-Lione, sottraendo liquidità a famiglie ed imprese e contribuendo ad alimentare la spirale recessiva e una sempre più iniqua distribuzione dei redditi;
    le risorse a disposizione del ministero dell'ambiente sembrano del tutto insufficienti ad affrontare le grandi sfide che il nostro Paese si trova ad affrontare e sono ben lontane dal correggere il devastante trend negativo che ha visto il bilancio del dicastero passare da 1469 milioni di euro del 2009, a 1265 nel 2010, fino ad arrivare ai 632,8 milioni dell'esercizio finanziario corrente;
    anche le misure contenute nell'articolato del provvedimento in materia di dissesto idrogeologico appaiono decisamente insufficienti a far fronte a quelle che continuano ad essere definite «emergenze», quando sono, purtroppo, la più che prevedibile conseguenza del combinato disposto delle politiche infrastrutturali e di governo del territorio, a cui bisogna aggiungere le preoccupanti conseguenze che avrà il decreto sblocca Italia, unite all'assoluta mancanza di risorse e di pianificazione di interventi destinati alla prevenzione e alla messa in sicurezza del territorio;
    strettamente connesso alle tematiche sulla difesa del suolo è il tema dei cambiamenti climatici, la cui importanza non può essere brandita sul piano mediatico, come ha fatto il presidente del Consiglio Renzi che, al Climate Summit tenutosi a New York lo scorso settembre, ha definito i cambiamenti climatici «la sfida del nostro tempo», affermando la necessita’ di che a Parigi 2015 si pervenga ad un accordo efficace ma allo stesso tempo il più possibile globale, salvo proseguire una politica ambientale – sempre con lo sblocca Italia – che investe ancora sui combustibili fossili e su infrastrutture ad alto impatto energetico e di consumo di suolo;
    la chiave di lettura sostanziale di un'impostazione rigidamente ancorata ad un modello di sviluppo non più sostenibile è quella legata alle politiche infrastrutturali e trasportistiche;
    come correttamente rilevato dalla nota elaborata dal WWF Italia sulla legge di stabilità, le grandi opere (infrastrutture Pag. 157strategiche, autostrade e linee ad AV) pesano ancora oggi per una quota del 10,5 per cento (3,255.701 miliardi di euro) dell'ammontare complessivo della manovra, mentre alla rete tradizionale si destina poco più di un miliardo (ferrovie, 767 milioni, e strade, 241 milioni); in sostanza il Governo mantiene – e, se possibile, implementa – con incomprensibile pervicacia l'impostazione fallimentare del Primo Programma delle infrastrutture strategiche, del tutto privo di una visione organica e strategica e che costituisce, come sottolineato nella citata nota del WWF, «non uno strumento per individuare gli interventi prioritari di rilevanza nazionale, ma la più imponente operazione per soddisfare gli appetiti speculativi delle grandi imprese e le clientele politiche locali, mai tentata in Italia»;
    negli ultimi 14 anni il numero delle opere e i costi relativi del Programma sono continuati a lievitare: dalle 115 opere del 2001 per un costo complessivo di 125,8 miliardi di euro, alle attuali 403 infrastrutture per un valore complessivo di oltre 375,3 miliardi di euro (con un costo triplicato al gennaio 2014 rispetto a quanto previsto nel 2001), come calcolato nell'VIII Rapporto sulle infrastrutture strategiche, elaborato dal Servizio Studi della Camera dei Deputati, in collaborazione con l'Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici di Lavori Servizi e Forniture e con il supporto tecnico di CRESME e ISTITUTO NOVA; la legge di Stabilità destina, solo nel 2015, 384 milioni di euro al MoSE, anche dopo che sono emerse dalle inchieste della magistratura per fenomeni di corruzione e/o concussione rilevanti dubbi sul costo reale delle opere;
    in sostanza la manovra prevede una serie di interventi finalizzati al risparmio e che, presumibilmente, comporteranno una progressiva riduzione dei servizi ai cittadini, senza tenere conto che una delle principali cause del dissesto economico del sistema Paese è imputabile al Programma delle infrastrutture strategiche, la cui inefficienza è documentata sempre dallo stesso VIII Rapporto del Servizio Studi della Camera, il quale ha rilevato che, dal 2001 al gennaio 2014, sono state ultimate solo 43 opere per un costo complessivo di 9,4 miliardi di euro, equivalenti ad un modestissimo 2,5 per cento del valore complessivo attuale del Programma;
    anche in materia energetica la linea governativa non si discosta dagli obiettivi fossili della Strategia Energetica Nazionale, la quale non fornisce indicazioni chiare sullo sviluppo delle fonti rinnovabili, sul risparmio e l'efficienza energetica e sull'abbandono delle centrali termoelettriche a carbone e rilancia la ricerca e coltivazione di idrocarburi a terra e a mare, dando carta bianca – ancora una volta con una norma contenuta nel decreto «sblocca Italia» alle industrie petrolifere nostrane e straniere nel colonizzare la Penisola.

DELIBERA DI RIFERIRE IN SENSO CONTRARIO
Terzoni, Segoni, Busto, Daga, De Rosa, Mannino, Micillo, Zolezzi.

Pag. 158

ALLEGATO 9

5-03973 Zaratti: Sulla questione relativa alla realizzazione del Ponte di Messina.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Nel confermare le forme, i modi ed i contenuti del comunicato stampa emesso dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, si ribadiscono alcune considerazioni.
  Gli obblighi di legge in capo al CIPE sul tema dell'anagrafe revoche riassegnazioni, disposte dall'articolo 13 del decreto-legge n.145 del 2013, ne comportano la pubblicazione in formato excel sul sito web del CIPE stesso. Cliccando sull'indicazione dell'anagrafe, si visualizza un foglio elettronico di cui il primo si chiama «tabella delle revoche» e il secondo «tabella delle riassegnazioni».
  È appena il caso di sottolineare che con il concetto di reimpieghi si intende, come correttamente riportato dal predetto comunicato del MIT, quello relativo alle risorse revocate e non riassegnabili agli scopi primari del finanziamento assentito ma ad altre finalità. Nel caso specifico, quei fondi furono considerati non più impiegabili per l'infrastruttura in argomento ma sono ritornati nella disponibilità dello Stato.
  Meraviglia, infatti, che gli Interroganti non abbiano avuto modo di verificare che le leggi di stabilità, anche quella del 2012, la quale prese atto che i fondi a suo tempo assegnati al Ponte sullo Stretto, qualificati poi come differibili dalla delibera CIPE 6/2012, fossero destinati all'abbattimento del debito pubblico.
  Nel tornare al citato «grossolano errore compiuto», a detta degli onorevoli interroganti, si sottolinea quanto segue: sotto il profilo della correttezza della tabella, il fatto che «per numerose righe della tabella I la voce e l'importo della colonna delle revoche si ripetono nella colonna dei reimpieghi» deriva dalla predetta delibera CIPE 6/2012 titolata «Fondo per lo sviluppo e la coesione. Imputazione delle riduzioni di spesa disposte per legge, revisione della pregressa programmazione e assegnazione di risorse ai sensi dell'articolo 33, commi 2 e 3, della legge n. 183/2011». Tale Delibera lascia tra le opere «differibili» il Ponte sullo Stretto, in quanto i fondi erano già destinati con legge di stabilità per il 2012 alle necessità di ripiano del debito pubblico.
  Pertanto, la tabella 1 non fa che «fotografare» come dato storico-anagrafico un preciso momento della programmazione nazionale.
  L'Allegato infrastrutture è redatto sulla base delle indicazioni di legge, ma anche di precise sentenze della Corte Costituzionale, che – ad esempio – riconoscono, in capo alle Regioni, la possibilità di sottoscrivere Intese Generali Quadro, cioè Intese che comportano, nel rispetto della II parte del Titolo V della Costituzione, il diritto alla identificazione delle infrastrutture che sono definite come rientranti nell'elenco di quelle strategiche. Quindi è solo per adempiere al meglio alle finalità – anche di trasparenza della legge che le informazioni che si forniscono possono anche essere ulteriori rispetto a quelle strettamente prescritte dal comma 1-bis dell'articolo 1 della legge 443, citato dagli onorevoli interroganti.
  In merito poi alla valutazione dell'opportunità di inserire la Tabella 1 nell'Allegato infrastrutture, segnalo che l'unico obiettivo della Tabella 1 è di sintetizzare in una cronistoria la dinamica che nel Pag. 159tempo ha interessato le infrastrutture. Sottolineo, a tal proposito, che le uniche Tabelle significative ai fini del citato comma 1-bis sono quelle successive alla Tabella 1, come si evince dalla lettura attenta del documento.
  Pertanto, il Governo non giudica opportuno espungere dal documento la Tabella 1, né altre parti del documento stesso, dal momento che ciò comporterebbe una riduzione delle informazioni trasmesse al Parlamento, mentre tutto il confronto su questo tema – fra il Parlamento e Governi che si sono succeduti dal dicembre 2001 ad oggi – è sempre stato ispirato alla ricerca comune e condivisa di un'informazione sempre più completa e trasparente.
  Quanto poi alla paventata eventuale destinazione di risorse, il punto dovrebbe essere conosciuto dagli onorevoli interroganti, visto che la legge di stabilità per il 2015 è già pubblicata sotto forma di Atto Camera e non prevede destinazioni o pagamenti, a qualunque titolo, riconosciuti genericamente al Ponte sullo Stretto.
  Non c’è infine alcuna volontà di tenere segreto alcun elemento del contenzioso fra lo Stato e il consorzio Eurolink, facendo ovviamente salvo il fatto che la quantificazione dell'ammontare delle «penali che lo Stato dovrebbe pagare» può essere fatta solo in sede giudiziale.
  Ci meraviglia la eccessiva attenzione su una tematica che non ha al suo interno alcun equivoco né politico, né comunicativo in quanto coerente ad una procedura trasparente e conforme a precisi passaggi normativi.

Pag. 160

ALLEGATO 10

5-03972 Dorina Bianchi: Sull'ambito di applicazione dell'articolo 5 del decreto-legge n. 47 del 2014, recante misure urgenti per l'emergenza abitativa.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'interrogazione degli onorevoli interroganti ha ad oggetto un tema di assoluta attualità ed urgenza, quello delle occupazioni abusive di immobili, e fa riferimento a una norma recentemente proposta dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e approvata dal Parlamento: l'articolo 5 del decreto-legge n. 47 del 2014, convertito nella legge n. 80 del 2014.
  In particolare, gli interroganti chiedono di conoscere quale sia l'interpretazione del MIT in ordine ad una formulazione – a loro parere – non del tutto chiara recata dall'articolo in questione.
  Preliminarmente, occorre sottolineare l'importanza di questa norma che, non a caso, è stata inserita in un decreto legge interamente dedicato all'emergenza abitativa. Il messaggio che il Governo ha voluto dare con l'articolo 5 della legge n. 80 è quello che indica un percorso, anche per fronteggiare una crisi acuta e drammatica quale è certamente quello dei bisogni abitativi delle fasce sociali più deboli: il percorso della legalità.
  Lo stesso decreto, che ha rifinanziato l'intero settore della edilizia residenziale pubblica e del disagio abitativo, destinando oltre 300 milioni di euro al sostegno alla morosità incolpevole e al rifinanziamento del fondo affitti istituito dalla legge n. 431 del 1998 (fondo che negli ultimi anni era rimasto praticamente privo di risorse) e lanciando un piano di recupero degli immobili di edilizia residenziale pubblica del valore di oltre 500 milioni, ha introdotto una norma, severa ma realistica ed equa, per colpire le occupazioni abusive.
  Il decreto ha voluto, quindi, separare due cose che non devono essere confuse: il sostegno alle fasce deboli e la tolleranza verso comportamenti che rimangono illegali e quindi iniqui, anche quando sono messi in atto da soggetti economicamente e socialmente deboli.
  Fatta questa premessa di carattere generale, è opportuno ancora ricordare che nel testo originario, l'articolo 5 disponeva – con formulazione molto ampia – che, chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo, non può chiedere la residenza né l'allacciamento a pubblici servizi in relazione all'immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge.
  Il suddetto articolo 5, in sede di conversione in legge, è stato integrato: «A decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, gli atti aventi ad oggetto l'allacciamento dei servizi di energia elettrica, di gas, di servizi idrici e della telefonia fissa, nelle forme della stipulazione, della volturazione, del rinnovo, sono nulli, e pertanto non possono essere stipulati o comunque adottati, qualora non riportino i dati identificativi del richiedente e il titolo che attesti la proprietà, il regolare possesso o la regolare detenzione dell'unità immobiliare in favore della quale si richiede l'allacciamento».
  È dunque opinione del MIT che il Parlamento, in sede di conversione del decreto, per un verso abbia circoscritto la portata della innovazione normativa – valutando evidentemente come eccessiva la difficoltà di darne una piena attuazione Pag. 161estensiva – e, per altra parte, abbia inteso disciplinare le situazioni di abuso comunque accertate dopo l'entrata in vigore della norma (non a caso la disposizione in rassegna opera un esplicito riferimento non solo alle attività di stipulazione dei contratti di servizio, ma anche a quelle di volturazione e rinnovo delle utenze).
  In estrema sintesi, il testo approvato dal Parlamento non solo opera un esplicito riferimento al futuro, stabilendo la sostanziale impossibilità di fruire dei cosiddetti «servizi domestici» per coloro che occupano abusivamente unità immobiliari, ma vale anche a perseguire quelle situazioni di abusiva occupazione comunque accertate dopo l'entrata in vigore della disposizione in parola.
  Venendo quindi ai due quesiti posti dagli interroganti, appare evidente che la norma non consente ai soggetti erogatori dei servizi esplicitamente elencati (energia elettrica, gas, servizi idrici e telefonia fissa) di stipulare, a partire dalla data di entrata in vigore della legge di conversione – e quindi a partire dal 24 maggio 2014 – nuovi contratti in assenza di un titolo documentale che attesti la proprietà, il regolare possesso o la regolare detenzione dell'alloggio. Il soggetto somministrante che non rispettasse tale divieto agirebbe, pertanto, in difformità rispetto al dettato normativo, assumendosi ulteriormente l'alea della prestazione di un servizio senza la garanzia di un contratto valido.
  Quanto al secondo quesito, se cioè l'ente somministrante o il proprietario dell'immobile abbia titolo sufficiente, in virtù della nuova disposizione, ad esigere l'esibizione dei suddetti titoli anche da coloro che siano titolari di un contratto già in corso alla data di entrata in vigore della norma stessa, la risposta del Governo non può che attenersi, allo stato, al tenore testuale della disposizione che viene introdotta dall'espressione «A decorrere dall'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto», in relazione, dunque, alla sopravvenuta facoltà di esigere l'esibizione dei titoli stessi.
  Sul punto, inoltre, come sopra accennato, occorre evidenziare che il divieto introdotto con l'articolo 5 non si limita alla stipula di nuovi contratti, ma si estende anche alla volturazione e al rinnovo.

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ALLEGATO 11

5-03974 Daga: Iniziative volte alla messa in sicurezza della strada statale Aurelia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Premetto che il progetto per il nuovo collegamento autostradale Rosignano Marittimo-Civitavecchia non prevede la realizzazione di una viabilità complanare, bensì una «ricucitura» dell'esistente viabilità, migliorandola e adeguandola, sia per elevarla agli standard di sicurezza che per non occupare suolo agricolo; inoltre, per circa 10 km del nuovo tratto autostradale, gli scambi interni saranno favoriti dalla presenza di svincoli connessi con la viabilità secondaria.
  Secondo quanto riferisce la Struttura di vigilanza sulle concessionarie autostradali (SVCA), la Società concessionaria SAT ha intrapreso specifiche azioni, proprio per sopperire alle possibili situazioni di disagio riportate dagli onorevoli interroganti.
  In particolare, le azioni sono suddivise in due fasi che toccano la viabilità secondaria:
   Fase A: realizzazione del nuovo innesto della viabilità Melledra in SS1 Aurelia, nello stesso sito e con le stesse caratteristiche di smistamento del traffico attuali. Tale realizzazione comporta la dismissione dell'innesto attualmente funzionante per circa 10 giorni (causa del presunto disagio);
   Fase B: messa in esercizio della nuova tratta autostradale, che decorrerà dalla sua apertura al traffico e avrà termine alla scadenza della concessione autostradale (presunto disagio: limitazione del diritto alla mobilità dei cittadini).

  Circa le residenze della zona Farnesiana e Pantano, queste sono attualmente servite da un unico tratto di viabilità composto dai seguenti quattro segmenti stradali connessi e consecutivi:
   viabilità Melledra;
   nuovo tratto realizzato da SAT (previsto nel progetto approvato);
   Pian Bovaro;
   Pian degli Organi.

  Inoltre, la viabilità Melledra si innesta in SS1 all'altezza della progressiva chilometrica PK 84; la viabilità Pian degli Organi si innesta in SS1 all'altezza della progressiva chilometrica PK 81 (attraverso la Sacromonte Farnesiana); i tre segmenti preesistenti (Melledra, Pian Bovaro, Pian degli Organi) sono stati in gran parte riqualificati con nuove sezioni pavimentate, che vanno dai 4 ai 5 metri, dotate di piazzole di scambio (come previsto per le strade cosiddette a «destinazione particolare»), segnaletica e regimazione delle acque.
  In particolare, l'operazione di cui alla Fase A si rende necessaria per consentire la prosecuzione dei lavori di graduale adeguamento dell'esistente SS1 Aurelia in autostrada, senza arrecare disagi alla cittadinanza, che difatti, al termine dell'operazione stessa (dopo 10 giorni circa) potrà beneficiare di un nuovo innesto della viabilità Melledra, nello stesso sito e con le stesse caratteristiche di smistamento del traffico attuali; per circa dieci giorni le residenze accederanno in SS1 Aurelia da un solo «estremo» del tratto di viabilità secondaria in premessa, ossia alla progressiva chilometrica PK 81. Durante tale Pag. 163periodo, il flusso del traffico locale verrà agevolato da assistenti al traffico, messi a disposizione dalla Società concessionaria anche, se necessario, con presenza quotidiana in h 16 (dalle 6.30 alle 22.30).
  Quanto poi all'operazione di cui alla Fase B, è quella prevista e approvata dalla Delibera CIPE di approvazione del progetto di adeguamento della SS1 in autostrada (n. 7 del 5 maggio 2011, pubblicata in GURI del 29 agosto 2011) e si prefigge di risolvere l'annoso problema della rete stradale nazionale (congestioni nei periodi di esodo e grave incidentalità), nel rispetto delle preesistenze e col minore impatto ambientale e territoriale. L'operazione prevede, come approvato, che le residenze della zona Farnesiana e Pantano continuino ad essere servite dall'unico tratto di viabilità composto dai quattro segmenti stradali connessi e consecutivi appena richiamati, che a sua volta sarà collegato a Tarquinia (e all'itinerario nord-sud), lato Melledra, attraverso un nuovo tratto di complanare costituito dalla Strada Sant'Agostino, dalla Provinciale Litoranea e dalla Provinciale Lupo Cerrino (tutte riqualificate e sottoposte ad interventi di manutenzione straordinaria) e, lato Pian dell'Organo-Sacromonte Farnesiana, con l'accesso alla nuova tratta autostradale presso la località Pantano.
  Infine, riguardo all'accessibilità della cittadinanza locale alla nuova autostrada, preciso che:
   tale accessibilità avviene in maniera libera. Per i residenti, come da impegno SAT, saranno difatti adottati provvedimenti di agevolazione/esenzione del pedaggio per consentire l'utilizzo dell'autostrada anche per gli scambi interni;
   in circa 10 km del nuovo tratto autostradale (dal termine dell'attuale tratto Roma-Civitavecchia a Tarquinia) i suddetti scambi interni saranno favoriti dalla presenza di tre svincoli autostradali, connessi con la viabilità secondaria e realizzati con criteri progettuali di massima sicurezza (con l'evidente apporto di consistente miglioramento rispetto agli attuali innesti in SS1, altamente pericolosi);
   le Varianti del Lotto 6B, il cui iter approvativo è ancora in corso, contengono sia il nuovo ponte sul fiume Mignone sia i tratti di viabilità contigui, a monte e a valle dello stesso ponte, che si vanno a collegare da un lato con la SP 97 «Valle del Mignone» e con la SS1-bis e dall'altro lato con la viabilità Melledra.

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ALLEGATO 12

5-03975 Carrescia: Accordo di Programma tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la Regione Marche per l'attuazione del «Programma di riqualificazione urbana per alloggi a canone sostenibile».

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento al quesito posto dagli onorevoli interroganti ometto di ripercorrere l’iter procedurale che ha caratterizzato l'Accordo di programma di riqualificazione urbana per alloggi a canone sostenibile sottoscritto nel giugno 2013 tra il Ministero delle infrastrutture e trasporti e la Regione Marche, in quanto dettagliatamente esposto nel testo dell'interrogazione.
  Al riguardo posso assicurare che i competenti uffici del MIT stanno provvedendo alla predisposizione del decreto di variazione di cassa sui capitoli di competenza ai fini dell'utilizzabilità degli strumenti di flessibilità di bilancio previsti dall'articolo 6, comma 14, del decreto-legge n. 95 del 2012.
  A seguito della citata variazione di cassa, il MIT provvederà sollecitamente all'erogazione, a favore della Regione Marche, della somma di euro 515.489,26.