CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 6 novembre 2014
330.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Finanze (VI)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017 (C. 2680 Governo).

Tabella n. 1: Stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 2015 e per il triennio 2015-2017 (C. 2680 Governo, Tab. 1) e connesse parti del disegno di legge di stabilità 2015 (C. 2679-bis Governo).

PROPOSTA DI RELAZIONE DEL RELATORE

  La VI Commissione,
   esaminate, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento, la Tabella n. 1, Stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 2015 e per il triennio 2015-2017 del disegno di legge C. 2680, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017», e le connesse parti del disegno di legge C. 2679-bis, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015)»;
   rilevato come i documenti di bilancio in esame intendano introdurre un insieme di misure di carattere espansivo volte a sostenere in termini concreti e significativi la ripresa e ad aiutare l'economia nazionale a superare la fase recessiva che ancora la caratterizza;
   evidenziato come le scelte di politica economica sottese alla manovra si ispirino a un approccio innovativo che, pur senza violare il quadro di riferimento costituito dalle regole di bilancio europee e dall'obiettivo del pareggio, intende innanzitutto invertire la dinamica negativa che negli ultimi anni ha caratterizzato l'andamento del PIL italiano, individuando in tale obiettivo la priorità fondamentale dell'azione di Governo;
   rilevata, in tale prospettiva, l'esigenza di intervenire in primo luogo sul sostegno della domanda e dei consumi, nonché sulla riduzione del carico fiscale gravante sugli operatori dell'economia reale;
   sottolineato come le previsioni del disegno di legge C. 2679-bis rientranti negli ambiti di competenza della Commissione Finanze costituiscano l'elemento maggiormente qualificante del provvedimento;
   rilevato come l'articolo 4 del disegno di legge C. 2679-bis confermi l'impegno del Governo a rendere strutturale il credito d'imposta IRPEF introdotto dall'articolo 1 del decreto-legge n. 66 del 2014 in favore dei lavoratori dipendenti e dei percettori di taluni redditi assimilati (cosiddetto «bonus 80 euro»), originariamente introdotto per il solo anno 2014;
   evidenziato positivamente come l'articolo 5 del disegno di legge di stabilità operi una consistente riduzione del carico fiscale sulle imprese, attraverso l'introduzione dell'integrale deducibilità dall'IRAP del costo del lavoro dipendente;
   sottolineato come l'articolo 6 introduca uno strumento innovativo per il sostegno della domanda e dei redditi da lavoro, prevedendo la possibilità, per i lavoratori del settore privato, di chiedere l'erogazione in loro favore di quote del TFR come parte integrativa della retribuzione;Pag. 102
   rilevato come l'articolo 7, il quale modifica la disciplina del credito di imposta a favore delle imprese che investono in attività di ricerca e sviluppo, rafforzi gli strumenti tributari di sostegno alla modernizzazione e alla competitività del tessuto produttivo, estendendo l'applicazione di precedenti misure già adottate in materia;
   valutate positivamente le misure dell'articolo 8 che confermano per tutto il 2015 la più alta percentuale di detraibilità delle spese per interventi di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica e delle spese per l'acquisto dei prodotti finalizzati all'arredo dell'immobile oggetto di ristrutturazione, in considerazione degli effetti positivi che la particolare intensità dello strumento agevolativo può avere ai fini del sostegno di due settori cruciali dell'economia nazionale, quali il settore edilizio e quello del mobile, nonché nell'ottica del miglioramento qualitativo e dell'efficientamento energetico del patrimonio edilizio;
   rilevato come l'introduzione del regime tributario forfetario per gli esercenti attività d'impresa e per gli esercenti arti e professioni in forma individuale prevista dall'articolo 9, che supera la molteplicità dei regimi speciali contemplati in tale settore, costituisca un passo fondamentale per semplificare gli adempimenti fiscali a carico delle piccole attività imprenditoriali, migliorare il livello complessivo di adempimento spontaneo di tali obblighi e ridurre il carico impositivo gravante sui settori meno strutturati dell'economia nazionale;
   rilevato come l'articolo 13 preveda misure fiscali a vantaggio delle famiglie, in particolare prevedendo un assegno mensile per ogni figlio nato o adottato dal 1o gennaio 2015 fino al 31 dicembre 2017, che non concorre a formare il reddito complessivo di cui all'articolo 8 del testo unico delle imposte sui redditi;
   rilevato come le misure tributarie recate dal disegno di legge di stabilità testimonino una reale attenzione nei confronti del Terzo settore, riconoscendo il ruolo fondamentale per la tenuta del tessuto sociale complessivo che tale settore sta svolgendo nell'attuale fase di crisi;
   sottolineato, in particolare, come la previsione dell'articolo 15, che eleva l'imposto massimo sul quale spetta la detrazione per le erogazioni liberali in denaro a favore delle ONLUS, consenta opportunamente di equiparare il trattamento tributario di tali erogazioni alle liberalità disposte in favore dei partiti politici, riconoscendo in tal modo la pari dignità del ruolo svolto dalle predette organizzazioni non lucrative;
   rilevato, nella medesima prospettiva, come la stabilizzazione della disciplina dell'istituto del 5 per mille IRPEF di cui al comma 4 dell'articolo 17 consentirà finalmente di dare maggiore stabilità al quadro delle risorse su cui le ONLUS possono contare per programmare le proprie attività;
   rilevato come i commi da 1 a 5 dell'articolo 44 aumentino il livello di imposizione previsto per il risultato maturato di gestione delle forme pensionistiche complementari, nonché il livello di imposizione previsto per le rivalutazioni dei fondi per il TFR;
   considerato altresì come il comma 6 dell'articolo 44 preveda la riapertura dei termini per la rivalutazione del valore di acquisto delle partecipazioni non negoziate e dei terreni edificabili da parte di persone fisiche, società semplici ed enti non commerciali posseduti alla data del 1o gennaio 2015, a fronte del pagamento di un'imposta sostitutiva;
   evidenziato come le previsioni di cui ai commi da 7 a 10 dell'articolo 44, che ampliano i casi di applicazione del meccanismo di inversione contabile a fini IVA (cosiddetto reverse charge) e introducono il meccanismo del cosiddetto «split payment» per le operazioni effettuate nei confronti di enti pubblici, consentiranno di rafforzare gli strumenti di contrasto al gravissimo fenomeno delle frodi nel campo Pag. 103dell'IVA, recuperando risorse finanziarie che potranno essere utilizzate per iniziative di sostegno economico e sociale, nonché per la riduzione della pressione tributaria sui contribuenti onesti;
   sottolineato, nella medesima prospettiva, come i commi da 11 a 18 dell'articolo 44 rechino una serie di interventi puntuali sulla disciplina tributaria, volti a migliorare la collaborazione tra fisco e contribuenti, ad aumentare l'adempimento spontaneo agli obblighi fiscali (cosiddetta tax compliance) e a favorire l'emersione di maggiori basi imponibili, sia attraverso un più intenso scambio di informazioni tra contribuenti e Amministrazione finanziaria, sia attraverso la revisione di taluni istituti tributari, quali il ravvedimento operoso e la semplificazione degli altri istituti definitori vigenti, sia mediante l'eliminazione di alcuni obblighi dichiarativi;
   rilevato come, in attesa della revisione organica del sistema della riscossione delle entrate degli enti locali, il comma 19 dell'articolo 44 differisca opportunamente al 30 giugno 2015 il termine entro cui le società agenti della riscossione cessano di effettuare le attività di accertamento, liquidazione e riscossione, spontanea e coattiva, delle entrate, tributarie o patrimoniali, dei comuni e delle società da essi partecipate, al fine di evitare ogni rischio di discontinuità in tali attività di riscossione;
   sottolineato, in linea generale, come le scelte fondamentali in materia di revisione complessiva del sistema fiscale dovranno essere realizzate nell'ambito dell'esercizio della delega in materia conferita al Governo dalla legge n. 23 del 2014, di cui è necessario assicurare il completo esercizio;
   sottolineato come il comma 20 dell'articolo 44 operi una serie di modifiche e integrazioni alla disciplina dei giochi pubblici, volti a intervenire sulla problematica relativa a quegli operatori privi di concessione che offrono comunque scommesse con vincite in Italia, al fine di estendere a tali soggetti gli obblighi di identificazione previsti dalla normativa antiriciclaggio, il divieto di raccolta di scommesse che consentono vincite superiori a 10.000 euro, l'applicazione delle disposizioni di lotta alla ludopatia e di tutela dei minori, nonché l'assoggettamento all'imposta unica sui concorsi pronostici e sulle scommesse;
   evidenziato come il comma 21 del già citato articolo 44 disponga, per gli apparecchi e congegni da gioco denominati newslot (AWP) e videolottery (VLT), l'aumento del prelievo unico erariale (PREU) e la riduzione della quota destinata alle vincite (cosiddetto pay-out), destinando le maggiori entrate conseguenti al predetto aumento del PREU al Fondo per la riduzione della pressione fiscale;
   rilevato, a tale ultimo proposito, come la complessiva revisione del settore dei giochi pubblici dovrà essere realizzata, in termini organici, in sede di attuazione della delega in materia contenuta nell'articolo 14 della legge n. 23 del 2014;
   rilevato come il comma 26 dell'articolo 44 disponga la riduzione, a partire dai proventi percepiti a decorrere dal 1o gennaio 2014, della quota esente dei dividendi percepiti dagli enti non commerciali, equiparandola a quella delle persone fisiche;
   considerato che il comma 27 dell'articolo 44 prevede l'incremento dell'aliquota della ritenuta operata da banche e Poste sugli accrediti di bonifici disposti per beneficiare delle detrazioni fiscali connesse agli interventi di ristrutturazione e di risparmio energetico degli edifici;
   considerato che i commi 28 e 29 dell'articolo 44 prevedono l'esclusione dell'esenzione dei proventi finanziari delle assicurazioni sulla vita, nel caso in cui tali proventi siano corrisposti ai beneficiari a seguito del decesso dell'assicurato;
   rilevato come il comma 40 dell'articolo 44 sia volto a consentire la modifica della cosiddetta black list dei Paesi e territori aventi un regime fiscale privilegiato, anche nelle more dell'emanazione del decreto ministeriale rivolto all'individuazione Pag. 104dei Paesi cosiddetti white list, con riferimento al solo requisito della mancanza di un adeguato scambio di informazioni;
   evidenziato, per quanto riguarda lo Stato di previsione dell'entrata (Tabella n. 1), come le entrate finali, al netto dei rimborsi IVA, segnino una diminuzione, rispetto al dato assestato 2014, per un importo di 11.424 milioni, determinata da minori entrate tributarie per 6.637 milioni, da minori entrate extratributarie per 4.659 milioni, nonché da un minor gettito da alienazioni e ammortamento di beni patrimoniali per 128 milioni;
   evidenziato come il disegno di legge di bilancio segnali, per il biennio 2016-2017, un progressivo miglioramento del saldo netto da finanziare, in termini di competenza, in corrispondenza di un andamento progressivamente in aumento delle entrate finali;
   rilevato, in particolare, come per le predette annualità 2016 e 2017 il disegno di legge di bilancio preveda un andamento positivo delle entrate tributarie, in aumento del 2,4 per cento nel 2016 e in aumento del 2,0 per cento nel 2017;
   segnalato altresì come il disegno di legge di bilancio evidenzi nel 2015 una diminuzione di 13.654 milioni delle imposte sul patrimonio e sul reddito (-5,2 per cento), a fronte dell'aumento di 6.516 milioni delle tasse e imposte sugli affari (+5,2 per cento), dell'aumento di 158 milioni delle imposte sulla produzione, i consumi e le dogane (+0,4 per cento), dell'aumento di 70 milioni del gettito derivante dai prodotti di monopolio (+0,7 per cento) e dell'aumento di 273 milioni delle entrate nel settore lotto, lotterie e giochi (+2,5 per cento),

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

  con le seguenti osservazioni:
   a) valuti la Commissione di merito l'opportunità di procedere a un definitivo riassetto della disciplina dei tributi locali, con particolare riferimento alla tassazione immobiliare, in modo tale da semplificare l'articolato quadro normativo vigente in merito, riducendo gli adempimenti per i contribuenti e assicurando ai comuni un quadro di risorse stabile e certo, tale da consentire un'adeguata pianificazione delle loro scelte in materia finanziaria e tributaria;
   b) con riferimento ai commi da 1 a 5 dell'articolo 44 del disegno di legge di stabilità, i quali prevedono l'innalzamento dell'aliquota di tassazione dall'11 al 20 per cento per i fondi pensione e dall'11 al 17 per cento per la rivalutazione del TFR, valuti la Commissione di merito l'opportunità di eliminare, o ridurre, l'inasprimento del prelievo su tale settore, in considerazione degli effetti che questa scelta potrebbe avere sui complessivi assetti del comparto pensionistico, soprattutto ai fini dello sviluppo dei sistemi previdenziali complementari;
   c) con riferimento all'articolo 9, concernente l'istituzione di un nuovo regime fiscale agevolato per gli autonomi, con la conseguente soppressione dei vigenti regimi agevolativi, valuti la Commissione di merito l'opportunità di incrementare le soglie dei ricavi o compensi previste nell'allegato 4 al disegno di legge di stabilità, differenziate a seconda del codice ATECO che ricomprende l'attività d'impresa o professione esercitata, al fine di ampliare i soggetti beneficiari del regime fiscale di favore.
   d) nell'ambito delle nuove e più avanzate forme di comunicazione tra il contribuente e l'amministrazione fiscale e delle misure per favorire l'adempimento spontaneo introdotte dai commi da 11 a 18 dell'articolo 44, valuti la Commissione di merito l'opportunità di intervenire anche sul meccanismo di rateazione delle somme gestita dall'Agenzia delle Entrate;
   e) al fine di rafforzare le norme in materia di inversione contabile in ambito IVA di cui all'articolo 44, commi da 7 a 10, valuti la Commissione di merito l'opportunità Pag. 105di ampliare ulteriormente le misure nell'ambito dei settori già autorizzati;
   f) al fine di non penalizzare un mercato in espansione ma ancora non consolidato con inique e ingiustificate differenze di tassazione, valuti la Commissione di merito l'opportunità di equiparare l'aliquota IVA gravante sugli e-book a quella dei libri cartacei, uniformando il trattamento tributario di tutti i prodotti del settore librario realizzati non solo su supporto cartaceo, ma su qualsiasi supporto fisico o mezzo di comunicazione elettronica;
   g) al fine di aumentare il reddito disponibile dei lavoratori e rilanciare i consumi interni, coerentemente con le finalità dei provvedimenti in esame, valuti la Commissione di merito l'opportunità di incrementare la soglia di esenzione dei buoni pasto di cui all'articolo 51, comma 2 lettera c), del TUIR.

Pag. 106

ALLEGATO 2

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017 (C. 2680 Governo).

Tabella n. 1: Stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 2015 e per il triennio 2015-2017 (C. 2680 Governo, Tab. 1) e connesse parti del disegno di legge di stabilità 2015 (C. 2679-bis Governo).

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La VI Commissione,
   esaminate, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento, la Tabella n. 1, Stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 2015 e per il triennio 2015-2017 del disegno di legge C. 2680, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017», e le connesse parti del disegno di legge C. 2679-bis, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015)»;
   rilevato come i documenti di bilancio in esame intendano introdurre un insieme di misure di carattere espansivo volte a sostenere in termini concreti e significativi la ripresa e ad aiutare l'economia nazionale a superare la fase recessiva che ancora la caratterizza;
   evidenziato come le scelte di politica economica sottese alla manovra si ispirino a un approccio innovativo che, pur senza violare il quadro di riferimento costituito dalle regole di bilancio europee e dall'obiettivo del pareggio, intende innanzitutto invertire la dinamica negativa che negli ultimi anni ha caratterizzato l'andamento del PIL italiano, individuando in tale obiettivo la priorità fondamentale dell'azione di Governo;
   rilevata, in tale prospettiva, l'esigenza di intervenire in primo luogo sul sostegno della domanda e dei consumi, nonché sulla riduzione del carico fiscale gravante sugli operatori dell'economia reale;
   sottolineato come le previsioni del disegno di legge C. 2679-bis rientranti negli ambiti di competenza della Commissione Finanze costituiscano l'elemento maggiormente qualificante del provvedimento;
   rilevato come l'articolo 4 del disegno di legge C. 2679-bis confermi l'impegno del Governo a rendere strutturale il credito d'imposta IRPEF introdotto dall'articolo 1 del decreto-legge n. 66 del 2014 in favore dei lavoratori dipendenti e dei percettori di taluni redditi assimilati (cosiddetto «bonus 80 euro»), originariamente introdotto per il solo anno 2014;
   evidenziato positivamente come l'articolo 5 del disegno di legge di stabilità operi una consistente riduzione del carico fiscale sulle imprese, attraverso l'introduzione dell'integrale deducibilità dall'IRAP del costo del lavoro dipendente;
   sottolineato come l'articolo 6 introduca uno strumento innovativo per il sostegno della domanda e dei redditi da lavoro, prevedendo la possibilità, per i lavoratori del settore privato, di chiedere l'erogazione in loro favore di quote del TFR come parte integrativa della retribuzione;Pag. 107
   rilevato come l'articolo 7, il quale modifica la disciplina del credito di imposta a favore delle imprese che investono in attività di ricerca e sviluppo, rafforzi gli strumenti tributari di sostegno alla modernizzazione e alla competitività del tessuto produttivo, estendendo l'applicazione di precedenti misure già adottate in materia;
   valutate positivamente le misure dell'articolo 8 che confermano per tutto il 2015 la più alta percentuale di detraibilità delle spese per interventi di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica e delle spese per l'acquisto dei prodotti finalizzati all'arredo dell'immobile oggetto di ristrutturazione, in considerazione degli effetti positivi che la particolare intensità dello strumento agevolativo può avere ai fini del sostegno di due settori cruciali dell'economia nazionale, quali il settore edilizio e quello del mobile, nonché nell'ottica del miglioramento qualitativo e dell'efficientamento energetico del patrimonio edilizio;
   rilevato come l'introduzione del regime tributario forfetario per gli esercenti attività d'impresa e per gli esercenti arti e professioni in forma individuale prevista dall'articolo 9, che supera la molteplicità dei regimi speciali contemplati in tale settore, costituisca un passo fondamentale per semplificare gli adempimenti fiscali a carico delle piccole attività imprenditoriali, migliorare il livello complessivo di adempimento spontaneo di tali obblighi e ridurre il carico impositivo gravante sui settori meno strutturati dell'economia nazionale;
   rilevato come l'articolo 13 preveda misure fiscali a vantaggio delle famiglie, in particolare prevedendo un assegno mensile per ogni figlio nato o adottato dal 1o gennaio 2015 fino al 31 dicembre 2017, che non concorre a formare il reddito complessivo di cui all'articolo 8 del testo unico delle imposte sui redditi;
   rilevato come le misure tributarie recate dal disegno di legge di stabilità testimonino una reale attenzione nei confronti del Terzo settore, riconoscendo il ruolo fondamentale per la tenuta del tessuto sociale complessivo che tale settore sta svolgendo nell'attuale fase di crisi;
   sottolineato, in particolare, come la previsione dell'articolo 15, che eleva l'imposto massimo sul quale spetta la detrazione per le erogazioni liberali in denaro a favore delle ONLUS, consenta opportunamente di equiparare il trattamento tributario di tali erogazioni alle liberalità disposte in favore dei partiti politici, riconoscendo in tal modo la pari dignità del ruolo svolto dalle predette organizzazioni non lucrative;
   rilevato, nella medesima prospettiva, come la stabilizzazione della disciplina dell'istituto del 5 per mille IRPEF di cui al comma 4 dell'articolo 17 consentirà finalmente di dare maggiore stabilità al quadro delle risorse su cui le ONLUS possono contare per programmare le proprie attività;
   rilevato come i commi da 1 a 5 dell'articolo 44 aumentino il livello di imposizione previsto per il risultato maturato di gestione delle forme pensionistiche complementari, nonché il livello di imposizione previsto per le rivalutazioni dei fondi per il TFR;
   considerato altresì come il comma 6 dell'articolo 44 preveda la riapertura dei termini per la rivalutazione del valore di acquisto delle partecipazioni non negoziate e dei terreni edificabili da parte di persone fisiche, società semplici ed enti non commerciali posseduti alla data del 1o gennaio 2015, a fronte del pagamento di un'imposta sostitutiva;
   evidenziato come le previsioni di cui ai commi da 7 a 10 dell'articolo 44, che ampliano i casi di applicazione del meccanismo di inversione contabile a fini IVA (cosiddetto reverse charge) e introducono il meccanismo del cosiddetto «split payment» per le operazioni effettuate nei confronti di enti pubblici, consentiranno di rafforzare gli strumenti di contrasto al gravissimo fenomeno delle frodi nel campo Pag. 108dell'IVA, recuperando risorse finanziarie che potranno essere utilizzate per iniziative di sostegno economico e sociale, nonché per la riduzione della pressione tributaria sui contribuenti onesti;
   sottolineato, nella medesima prospettiva, come i commi da 11 a 18 dell'articolo 44 rechino una serie di interventi puntuali sulla disciplina tributaria, volti a migliorare la collaborazione tra fisco e contribuenti, ad aumentare l'adempimento spontaneo agli obblighi fiscali (cosiddetta tax compliance) e a favorire l'emersione di maggiori basi imponibili, sia attraverso un più intenso scambio di informazioni tra contribuenti e Amministrazione finanziaria, sia attraverso la revisione di taluni istituti tributari, quali il ravvedimento operoso e la semplificazione degli altri istituti definitori vigenti, sia mediante l'eliminazione di alcuni obblighi dichiarativi;
   rilevato come, in attesa della revisione organica del sistema della riscossione delle entrate degli enti locali, il comma 19 dell'articolo 44 differisca opportunamente al 30 giugno 2015 il termine entro cui le società agenti della riscossione cessano di effettuare le attività di accertamento, liquidazione e riscossione, spontanea e coattiva, delle entrate, tributarie o patrimoniali, dei comuni e delle società da essi partecipate, al fine di evitare ogni rischio di discontinuità in tali attività di riscossione;
   sottolineato, in linea generale, come le scelte fondamentali in materia di revisione complessiva del sistema fiscale dovranno essere realizzate nell'ambito dell'esercizio della delega in materia conferita al Governo dalla legge n. 23 del 2014, di cui è necessario assicurare il completo esercizio;
   sottolineato come il comma 20 dell'articolo 44 operi una serie di modifiche e integrazioni alla disciplina dei giochi pubblici, volti a intervenire sulla problematica relativa a quegli operatori privi di concessione che offrono comunque scommesse con vincite in Italia, al fine di estendere a tali soggetti gli obblighi di identificazione previsti dalla normativa antiriciclaggio, il divieto di raccolta di scommesse che consentono vincite superiori a 10.000 euro, l'applicazione delle disposizioni di lotta alla ludopatia e di tutela dei minori, nonché l'assoggettamento all'imposta unica sui concorsi pronostici e sulle scommesse;
   evidenziato come il comma 21 del già citato articolo 44 disponga, per gli apparecchi e congegni da gioco denominati newslot (AWP) e videolottery (VLT), l'aumento del prelievo unico erariale (PREU) e la riduzione della quota destinata alle vincite (cosiddetto pay-out), destinando le maggiori entrate conseguenti al predetto aumento del PREU al Fondo per la riduzione della pressione fiscale;
   rilevato, a tale ultimo proposito, come la complessiva revisione del settore dei giochi pubblici dovrà essere realizzata, in termini organici, in sede di attuazione della delega in materia contenuta nell'articolo 14 della legge n. 23 del 2014;
   rilevato come il comma 26 dell'articolo 44 disponga la riduzione, a partire dai proventi percepiti a decorrere dal 1o gennaio 2014, della quota esente dei dividendi percepiti dagli enti non commerciali, equiparandola a quella delle persone fisiche;
   considerato che il comma 27 dell'articolo 44 prevede l'incremento dell'aliquota della ritenuta operata da banche e Poste sugli accrediti di bonifici disposti per beneficiare delle detrazioni fiscali connesse agli interventi di ristrutturazione e di risparmio energetico degli edifici;
   considerato che i commi 28 e 29 dell'articolo 44 prevedono l'esclusione dell'esenzione dei proventi finanziari delle assicurazioni sulla vita, nel caso in cui tali proventi siano corrisposti ai beneficiari a seguito del decesso dell'assicurato;
   rilevato come il comma 40 dell'articolo 44 sia volto a consentire la modifica della cosiddetta black list dei Paesi e territori aventi un regime fiscale privilegiato, anche nelle more dell'emanazione del decreto ministeriale rivolto all'individuazione Pag. 109dei Paesi cosiddetti white list, con riferimento al solo requisito della mancanza di un adeguato scambio di informazioni;
   evidenziato, per quanto riguarda lo Stato di previsione dell'entrata (Tabella n. 1), come le entrate finali, al netto dei rimborsi IVA, segnino una diminuzione, rispetto al dato assestato 2014, per un importo di 11.424 milioni, determinata da minori entrate tributarie per 6.637 milioni, da minori entrate extratributarie per 4.659 milioni, nonché da un minor gettito da alienazioni e ammortamento di beni patrimoniali per 128 milioni;
   evidenziato come il disegno di legge di bilancio segnali, per il biennio 2016-2017, un progressivo miglioramento del saldo netto da finanziare, in termini di competenza, in corrispondenza di un andamento progressivamente in aumento delle entrate finali;
   rilevato, in particolare, come per le predette annualità 2016 e 2017 il disegno di legge di bilancio preveda un andamento positivo delle entrate tributarie, in aumento del 2,4 per cento nel 2016 e in aumento del 2,0 per cento nel 2017;
   segnalato altresì come il disegno di legge di bilancio evidenzi nel 2015 una diminuzione di 13.654 milioni delle imposte sul patrimonio e sul reddito (-5,2 per cento), a fronte dell'aumento di 6.516 milioni delle tasse e imposte sugli affari (+5,2 per cento), dell'aumento di 158 milioni delle imposte sulla produzione, i consumi e le dogane (+0,4 per cento), dell'aumento di 70 milioni del gettito derivante dai prodotti di monopolio (+0,7 per cento) e dell'aumento di 273 milioni delle entrate nel settore lotto, lotterie e giochi (+2,5 per cento),

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

  con le seguenti osservazioni:
   a) valuti la Commissione di merito l'opportunità di procedere a un definitivo riassetto della disciplina dei tributi locali, con particolare riferimento alla tassazione immobiliare, in modo tale da semplificare l'articolato quadro normativo vigente in merito, riducendo gli adempimenti per i contribuenti e assicurando ai comuni un quadro di risorse stabile e certo, tale da consentire un'adeguata pianificazione delle loro scelte in materia finanziaria e tributaria;
   b) con riferimento ai commi da 1 a 5 dell'articolo 44 del disegno di legge di stabilità, i quali prevedono l'innalzamento dell'aliquota di tassazione dall'11 al 20 per cento per i fondi pensione e dall'11 al 17 per cento per la rivalutazione del TFR, valuti la Commissione di merito l'opportunità di eliminare, o ridurre, l'inasprimento del prelievo su tale settore, in considerazione degli effetti che questa scelta potrebbe avere sui complessivi assetti del comparto pensionistico, soprattutto ai fini dello sviluppo dei sistemi previdenziali complementari;
   c) con riferimento all'articolo 9, concernente l'istituzione di un nuovo regime fiscale agevolato per gli autonomi, con la conseguente soppressione dei vigenti regimi agevolativi, valuti la Commissione di merito l'opportunità di incrementare le soglie dei ricavi o compensi previste nell'allegato 4 al disegno di legge di stabilità, differenziate a seconda del codice ATECO che ricomprende l'attività d'impresa o professione esercitata, al fine di ampliare i soggetti beneficiari del regime fiscale di favore.
   d) nell'ambito delle nuove e più avanzate forme di comunicazione tra il contribuente e l'amministrazione fiscale e delle misure per favorire l'adempimento spontaneo introdotte dai commi da 11 a 18 dell'articolo 44, valuti la Commissione di merito l'opportunità di intervenire anche sul meccanismo di rateazione delle somme gestita dall'Agenzia delle Entrate, adeguandolo a quello in essere presso Equitalia;
   e) al fine di rafforzare le norme in materia di inversione contabile in ambito Pag. 110IVA di cui all'articolo 44, commi da 7 a 10, valuti la Commissione di merito l'opportunità di ampliare ulteriormente le misure nell'ambito dei settori già autorizzati;
   f) al fine di non penalizzare un mercato in espansione ma ancora non consolidato con inique e ingiustificate differenze di tassazione, valuti la Commissione di merito l'opportunità di equiparare l'aliquota IVA gravante sugli e-book a quella dei libri cartacei, uniformando il trattamento tributario di tutti i prodotti del settore librario realizzati non solo su supporto cartaceo, ma su qualsiasi supporto fisico o mezzo di comunicazione elettronica;
   g) al fine di aumentare il reddito disponibile dei lavoratori e rilanciare i consumi interni, coerentemente con le finalità dei provvedimenti in esame, valuti la Commissione di merito l'opportunità di incrementare la soglia di esenzione dei buoni pasto di cui all'articolo 51, comma 2 lettera c), del TUIR.

Pag. 111

ALLEGATO 3

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017 (C. 2680 Governo).

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2015 e per il triennio 2015-2017 (limitatamente alle parti di competenza) (C. 2680 Governo, Tab. 2) e connesse parti del disegno di legge di stabilità 2015 (C. 2679-bis Governo).

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La VI Commissione,
   esaminate, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento, la Tabella n. 2, Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2015 e per il triennio 2015-2017, limitatamente alle parti di competenza, del disegno di legge C. 2680, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017», e le connesse parti del disegno di legge C. 2679-bis, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015)»;
   rilevato come i documenti di bilancio in esame proseguano nel processo di riduzione, razionalizzazione ed efficientamento della spesa pubblica già avviato, in particolare attraverso una serie di riduzioni delle spese dei ministeri, nonché di enti e organismi pubblici, realizzate anche dal disegno di legge di stabilità;
   evidenziato come uno degli strumenti fondamentali per la riduzione della spesa pubblica sia costituito dal rafforzamento, operato in particolare dall'articolo 22 del disegno di legge di stabilità, delle misure già previste dalla legislazione vigente in tema di dismissione di immobili pubblici e di razionalizzazione degli spazi in uso da parte delle amministrazioni centrali, nell'ambito delle quali si prevede anche un meccanismo di finanziamento delle opere di riadattamento e ristrutturazione necessarie alla riallocazione delle sedi di amministrazioni statali;
   segnalato, nel medesimo contesto, come il disegno di legge di stabilità 2015, all'articolo 20, comma 1, disponga la riduzione dei trasferimenti dal bilancio dello Stato in favore di enti e organismi pubblici, prevedendo in particolare per la CONSOB una diminuzione di 200.000 euro a regime;
   rilevato complessivamente come gli obiettivi di riduzione e razionalizzazione della spesa pubblica debbano essere realizzati tenendo conto della necessità di non indebolire la capacità degli organismi pubblici, segnatamente dell'Amministrazione finanziaria e della Guardia di Finanza, di svolgere un'azione sempre più efficace di contrasto all'evasione fiscale, alla criminalità economica e finanziaria, al contrabbando e alla contraffazione;
   rilevato come il capitolo 3890, relativo al finanziamento dell'Agenzia delle entrate, preveda uno stanziamento di 2.910 milioni di euro nel 2015, di 2.911 milioni nel 2016 e di 2.913 milioni nel 2017, con una riduzione rispetto alle previsioni assestate per il 2014 di 461 milioni di euro;
   valutata positivamente, in tale prospettiva, la previsione del comma 5 dell'articolo Pag. 11217 del disegno di legge di stabilità, il quale autorizza la spesa di 100 milioni a decorrere dal 2015 in favore dell'Agenzia delle entrate a titolo di contributo integrativo alle spese di funzionamento della medesima Agenzia, al fine di rafforzarne l'operatività;
   rilevato come il capitolo 3901, relativo al finanziamento dell'Agenzia del demanio, preveda uno stanziamento di 95,8 milioni di euro nel 2015, di 95 milioni nel 2016 e di 95,1 milioni nel 2017, con un incremento rispetto alle previsioni assestate per il 2014 di 5,5 milioni di euro;
   evidenziato altresì come il capitolo 3920, relativo al finanziamento dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, preveda uno stanziamento di 931 milioni di euro in ciascun anno del triennio 2015-2017, con una riduzione rispetto alle previsioni assestate per il 2014 di 72,7 milioni di euro;
   rilevato come il disegno di legge di bilancio confermi sostanzialmente le risorse destinate al finanziamento del Corpo della Guardia di Finanza, nell'ambito della Missione n. 1 «Politiche economico finanziarie e di bilancio» – Programma n. 1.3 «Prevenzione e repressione delle frodi e delle violazioni agli obblighi fiscali», per il quale si stanziano, in termini di competenza, 2,42 miliardi di euro nel 2015 (con un decremento di circa 37 milioni rispetto alle previsioni assestate 2014), 2,44 miliardi nel 2016 e 2,45 miliardi nel 2017, e della Missione n. 5 «Ordine pubblico e sicurezza» – Programma n. 5.1 «Concorso della Guardia di Finanza alla sicurezza pubblica», per il quale si stanziano, in termini di competenza, 1,37 miliardi di euro nel 2015 (con un incremento di circa 8 milioni rispetto al disegno di legge di bilancio 2014) e 1,38 miliardi in ciascuno degli anni 2016 e 2017;
   rilevato come il disegno di legge di bilancio confermi sostanzialmente i precedenti stanziamenti relativi al finanziamento delle restituzioni e rimborsi d'imposta IVA e al finanziamento dei rimborsi IRPEF, IRES e IRAP;
   evidenziato come il capitolo 3810, relativo alle restituzioni e ai rimborsi dell'IVA, rechi una disponibilità di 1.870 milioni in ciascuno degli anni compresi nel periodo 2015-2017, confermando le previsioni assestate per il 2014;
   rilevato come il capitolo 3811, relativo alle restituzioni e ai rimborsi dell'IRPEF e dell'IRES, rechi una disponibilità di 3.150 milioni in ciascuno degli anni compresi nel periodo 2015-2017, confermando le previsioni assestate per il 2014;
   evidenziato come il capitolo 3813, relativo alle restituzioni e ai rimborsi delle imposte dirette effettuati dai concessionari, anche mediante compensazione operata sull'IVA sulle somme spettanti alle regioni, all'INPS e agli altri enti previdenziali, esponga una disponibilità pari a 8.805 milioni in ciascuno degli anni compresi nel periodo 2015-2017, confermando le previsioni assestate per il 2014;
   evidenziato altresì come il capitolo 3814, relativo alle restituzioni e ai rimborsi dell'IVA, effettuati dai concessionari, a richiesta e d'ufficio, anche mediante compensazione operata sulle imposte dirette, sulle somme spettanti alle regioni, all'INPS e agli altri enti previdenziali, rechi una disponibilità pari a 25.551 milioni nel 2015, a 26.271 milioni nel 2016 e a 26.715 milioni nel 2017, con un incremento di 322 milioni rispetto alle previsioni assestate per il 2014;
   evidenziato come il capitolo 3845, relativo ai compensi spettanti ai CAF e agli altri intermediari che prestano assistenza fiscale ai contribuenti, preveda uno stanziamento di 321,4 milioni di euro nel 2015, di 316,8 milioni nel 2016 e di 327,4 milioni nel 2017, con una riduzione rispetto alle previsioni assestate per il 2014 di 6 milioni di euro in termini di competenza,

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

Pag. 113

ALLEGATO 4

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2015) (C. 2679-bis Governo).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017 (C. 2680 Governo).

Tabella n. 1: Stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 2015 e per il triennio 2015-2017 (C. 2680 Governo, Tab. 1).

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2015 e per il triennio 2015-2017 (limitatamente alle parti di competenza) (C. 2680 Governo, Tab. 2).

PROPOSTA ALTERNATIVA DI RELAZIONE PRESENTATA DAL DEPUTATO PAGLIA

  La VI Commissione,
   esaminate, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento, per le parti di propria competenza, le Tabelle n. 1 e n. 2 del disegno di legge C. 2680, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e per il triennio 2015-2017» e le connesse parti del disegno di legge C 2679-bis, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015)»;
   premesso che:
    il disegno di legge di stabilità rappresenta un momento fondamentale del disegno di politica economica che ogni Governo deve realizzare;
    dopo le richieste di chiarimento da parte della Commissione UE il Governo ha ulteriormente accentuato il carattere recessivo della manovra di finanza pubblica accettando nei fatti una correzione del deficit di circa lo 0,4 per cento (0,38 per cento = 1,6 miliardi (0,1 per cento) + 4,5 miliardi (0,28 per cento) indicata nella lettera di risposta del Ministro Padoan alla Commissione europea);
    la manovra contiene l'ulteriore rinvio del pareggio di bilancio al 2017 e l'indicazione di un obiettivo per il deficit attorno al 3 per cento per il 2014 e di circa il 2,5 per cento per il 2015 (dopo le correzioni richieste dalla Commissione UE); la volontà espressa di perseguire una politica di bilancio leggermente meno restrittiva risulterebbe di per sé un elemento positivo, ma ciò che preoccupa fortemente è l'assoluta mancanza di una definizione strategica organica e coerente di rilancio dell'economia italiana, dalle politiche industriali alle politiche del lavoro, al sostegno alla domanda;
    l'Europa ha risposto alla crescente instabilità dei mercati finanziari imboccando la strada dell'austerità: non può sfuggire il fallimento dell'approccio degli ultimi anni che a partire dalla primavera 2010 ha visto il varo di programmi di riequilibrio dei conti pubblici pesantissimi, simultanei e concentrati in un lasso di tempo relativamente breve; il riequilibrio dei conti pubblici è avvenuto al prezzo di pesanti ricadute economiche e sociali (catastrofiche, nel caso greco) e la finanza Pag. 114speculativa e i settori più ricchi della popolazione ne sono usciti rafforzati, a spese dei ceti popolari;
    il 2014 non è stato l'anno della ripresa, come le previsioni stimavano, ma il terzo di recessione per l'economia italiana: il PIL italiano è sceso di più del 9 per cento rispetto al livello del 2008; il nostro Paese corre un serio rischio di deflazione e di arrivare ad un quarto anno di recessione; con questo prolungamento, l'esperienza della crisi per il nostro Paese si conferma peggiore di quella degli anni trenta: si tratta di un confronto storico sfavorevole che è condiviso con molte altre economie europee; oggi come allora, la recessione ha una sola causa: la caduta della domanda aggregata, su cui avrebbero dovuto intervenire le misure per la ripresa a livello europeo; al contrario, la politica economica adottata ha sospinto i paesi in una pericolosa trappola di stagnazione e deflazione; occorre invece che si cambi tale schema in modo radicale, con l'impostazione di politiche monetarie e fiscali espansive coordinate tra le economie europee;
    le politiche dei singoli Paesi dell'UE, vincolati dai parametri statistici e dalle procedure del Fiscal Compact, appaiono tuttavia come ingessate;
    le misure fin qui adottate dal 2011 ad oggi dai diversi Governi italiani hanno peggiorato notevolmente le finanze pubbliche del nostro Paese, portando la nostra economia alla recessione, deprimendo i consumi delle famiglie e aumentando notevolmente la disoccupazione, in particolare quella dei giovani e politiche analoghe sono state imposte in quasi tutti i Paesi della UE;
    le conseguenze di questa politica sono sotto gli occhi di tutti: oggi, quasi 27 milioni di persone sono disoccupate nell'Unione Europea; la disoccupazione nell'eurozona è salita dal 7,8 per cento del 2008 al 12,1 per cento del novembre 2013; in Grecia, dal 7,7 per cento al 24,4 per cento e in Spagna dal 11,3 per cento al 26,7 per cento nello stesso periodo; in Europa, i disoccupati con meno di 25 anni sono 4,5 milioni e nella sola Italia, la disoccupazione giovanile, secondo i recenti dati Istat, ha toccato il 44,2 per cento, con 6 milioni di disoccupati;
    in Italia, nonostante si siano già succeduti negli ultimi anni tre differenti governi, la linea seguita è sempre la stessa: quella impostaci dalla BCE: l'attuale Governo sta per altro cercando di accelerare l'attuazione delle indicazioni contenute nella lettera dell'agosto 2011 della stessa BCE, per il momento solo parzialmente realizzate; anche se i dati confermano il non funzionamento di quelle politiche imposte dalla UE la nota di aggiornamento del DEF, esso persegue testardamente nell'applicazione di quelle stesse indicazioni;
    lo slittamento al 2017 del pareggio di bilancio non rappresenta una vera sfida alla Commissione europea come lo è la decisione francese di mantenere il deficit sopra il 4 per cento per i prossimi anni;
    la Francia ha infatti dichiarato che non rientrerà nei limiti del deficit del 3 per cento fino al 2017, l'Italia è vicina a sforarlo anche se continua ad affermare che lo rispetterà; la Banca centrale europea è da tempo ben sotto all'obiettivo dell'inflazione al 2 per cento a cui è vincolata dal suo mandato; la Germania è in surplus commerciale eccessivo; tutte le parti coinvolte sono in evidente difetto rispetto alle regole che si sono collettivamente e consensualmente date: per una ragione o per l'altra, tutti, alla fine, hanno infranto qualche regola;
    un sistema in cui nessuno riesce a rispettare le regole va ripensato; le misure da attuare subito per rilanciare la domanda, al livello dell'Unione, sono chiare e se non ci fossero vincoli politici e gli interessi dei centri finanziari da salvaguardare, si andrebbe dritti per quella strada; c’è un largo consenso tra gli studiosi sul fatto che quando un'economia è in pericolo di deflazione e appesantita dal debito bisogna attuare politiche di bilancio Pag. 115espansive (attraverso un taglio delle tasse o tramite un aumento della spesa) finanziate dalla Banca centrale;
    il Trattato sul funzionamento della UE (TFUE) all'articolo 126 definisce eccessivo il disavanzo pubblico se il rapporto tra indebitamento e PIL supera il 3 per cento (oltre che se il rapporto debito/PIL supera il 60 per cento): se tale limite viene superato la sanzione più significativa che l'UE potrebbe comminare al nostro Paese è quella di imporci un deposito infruttifero presso la BCE costituito in due parti: una, fissa, dello 0,2 per cento del PIL, e una, variabile, pari allo 0,1 per cento del PIL per ogni punto (o frazione di punto) di sfondamento del 3 per cento; se il deficit è pari al 4 per cento, l'Italia dovrà pagare meno di 5 miliardi, rispetto ai 45 miliardi che il 4 per cento di deficit nel triennio 2015-2017 ci renderebbe disponibili;
    il rispetto rigoroso delle regole e dei parametri imposti dai trattati europei deve essere un comportamento seguito da tutti i partners europei, non sono ammesse eccezioni se non unanimemente concordate: stando a questo principio elementare non si comprende come la Germania possa derogare ampiamente dal rispetto del parametro del surplus commerciale mentre da «bravo scolaretto» il Governo italiano sottolinea in ogni occasione il rispetto del limite del 3 per cento nel rapporto debito/PIL da parte dell'Italia;
    per avviare a soluzione una crisi economico – finanziaria dai disastrosi effetti sociali che dura ormai da più di otto anni, un periodo tanto lungo che il sistema capitalistico non ha mai affrontato prima, è necessario adottare misure shock sul piano economico che mal si conciliano con un misero allentamento della stretta di bilancio e il solo slittamento al 2017 del pareggio di bilancio; ben altre sarebbero le soluzioni che però trovano ostacoli insormontabili nelle troppo rigide regole europee non più al passo con la situazione profondamente cambiata e che richiederebbe una forte e reale flessibilità temporanea concordata, almeno sul rispetto del rapporto deficit/PIL, per un reale rilancio economico e produttivo salvaguardando nel contempo l'occupazione e i diritti fondamentali del lavoro;
    si sarebbero dovuto predisporre una manovra per triennio 2015-2017 – seguendo l'esempio francese – che prevedesse un congruo indebitamento a sostegno di una seria e condivisa programmazione di politiche di sviluppo sostenibile e per il lavoro, attraverso il superamento di un punto percentuale del limite del 3 per cento nel rapporto deficit/PIL;
    si sarebbe dovuto destinare le risorse che ne risulterebbero, pari a circa 45 miliardi nel triennio considerato, insieme ad altre risorse nazionali, ad un Piano nazionale per il lavoro che prevedesse misure per creare da subito centinaia di migliaia di posti di lavoro; lo Stato deve diventare datore di lavoro di ultima istanza, attraverso la messa in opera di un Programma Nazionale sperimentale triennale di interventi pubblici, un Green New Deal italiano; l'asse di un Piano per il lavoro deve consistere innanzitutto nel favorire la ricerca, l'innovazione e la formazione, nella messa in sicurezza del nostro territorio e degli edifici scolastici, la cura e la valorizzazione del paesaggio e dei beni culturali, il rilancio di un'agricoltura multifunzionale, la riqualificazione delle città, l'efficienza energetica degli immobili, la riforma e il rinnovamento della PA e del welfare, l'innovazione e la sostenibilità delle reti (trasporti, energia, digitalizzazione del Paese);
    la manovra avrebbe dovuto prevedere, nell'ambito della politica industriale nazionale, modalità per un intervento pubblico al fine di salvaguardare gli asset strategici, stimolare le innovazioni e la ricerca, facilitare la riconversione ecologica dell'apparato produttivo, garantire i livelli occupazionali, traendo ispirazione dal meglio dell'esperienza storica dell'IRI;
    viceversa, la manovra predisposta dal Governo riduce le imposte per le imprese senza avere alcuna garanzia che Pag. 116aumenteranno i loro investimenti, che esse non delocalizzeranno i loro siti produttivi o non licenzieranno, oppure che si produrranno reali incrementi occupazionali non sostitutivi;
    si interviene riducendo il costo del lavoro e precarizzando i rapporti di lavoro, togliendo diritti basilari ai lavoratori: si cerca dunque di competere sul profilo basso, senza cercare di aumentare la produttività di tutti i fattori del nostro sistema produttivo, e ci si rassegna a diventare un Paese di serie B;
    infatti, i dati dimostrano che la deregolazione del mercato del lavoro non crea solo precarietà e perdita di diritti, ma anche perdita di produttività e quindi perdita di capacità di crescita; questa svalutazione del lavoro, che andrà aggravandosi quando si dispiegheranno gli effetti nefasti della controriforma del Jobs Act, presuppone imprese di basso valore, che invece di innovare scaricano tutti i costi della competizione internazionale sul costo del lavoro; così facendo ci si rassegna al declino industriale del nostro Paese;
    la manovra del Governo non estende i benefici fiscali a pensionati, partite IVA e incapienti, penalizza ancora una volta i dipendenti pubblici, non prevede investimenti pubblici se non per grandi opere per lo più inutili, lascia irrisolto il problema dei cosiddetti «esodati», non stanzia risorse adeguate per mantenere gli ammortizzatori sociali esistenti, per non dire della loro estensione universale, oltre a penalizzare i giovani professionisti sul piano fiscale;
    la manovra inoltre contiene una clausola di salvaguardia «monstre» che scatterà dal 2016 e che si aggiunge a quella già prevista dal Governo Letta in termini di aumenti di imposte (la quale prevede, al netto dei 3 miliardi inglobati nei saldi dell'attuale legge di stabilità, 4 miliardi per il 2016 e 7 miliardi a decorrere dal 2017); il Governo si impegna ad assicurare il raggiungimento del saldo strutturale di bilancio in pareggio dal 2017, aumentando le aliquote IVA e le imposte indirette per un ammontare di altri 12,4 miliardi nel 2016, 17,8 miliardi nel 2017 e 21,4 miliardi nel 2018: tale clausola, se esercitata, avrebbe un effetto recessivo pari allo 0,7 percento del PIL nel triennio 2016-2018, dovuto a una contrazione complessiva di consumi e investimenti per 1,3 punti del PIL;
    la manovra avrà comunque effetti recessivi, perché prosegue nella politica dei tagli alla spesa pubblica, anche per coprire la diminuzione delle imposte, tagli che notoriamente hanno un moltiplicatore superiore in termini di crescita del PIL della riduzione delle tasse;
    i ceti popolari pagheranno in termini di riduzione dei servizi essenziali e di incrementi della tassazione locale i pochi benefici dovuti al bonus degli 80 euro;
    considerato che, per quanto riguarda aspetti di competenza della VI Commissione;
    la risposta che in questi anni è stata data alle esigenze di cassa del Bilancio dello Stato, cioè aumentare le imposte, specie indirette, è stata realizzata soprattutto a carico dei lavoratori e dei pensionati, deprimendo ulteriormente l'economia e peggiorando i conti pubblici; inoltre l'impostazione del disegno di legge di stabilità, in materia fiscale, riflette assolutamente una visione secondo la quale il problema italiano sarebbe l'alto costo del lavoro, ed il cosiddetto cuneo fiscale: ci sono infatti diverse disposizioni all'interno del disegno di legge che incidono sul trattamento fiscale sia per il lavoratore sia per l'azienda;
    la manovra prevede la stabilizzazione del cosiddetto bonus degli 80 euro, ma continuando ad escludere dal suo benefico proprio quella platea di cittadini costituita da pensionati ed incapienti che più sta subendo gli effetti recessivi della crisi, dimostra che il Governo confida in una ripresa, grazie ad una modesta spinta dei consumi, che, secondo quanto affermato dal presidente dell'Ufficio parlamentare di Bilancio, si rifletterebbe, come la Pag. 117microsimulazione effettuata su un targeting modesto rispetto alle famiglie in condizioni economiche più difficili, in un incremento della domanda interna di circa appena 0,2 punti di PIL;
    nonostante il numero dei beneficiari del bonus sia elevato, resta comunque esclusa una platea di 29 milioni di contribuenti tra i quali 15 milioni di pensionati, 4 milioni di dipendenti incapienti e di 6 milioni di cosiddette piccole partite IVA, 400.000 esodati e circa 3 milioni di disoccupati; un primo segnale tangibile di giustizia redistributiva suggerirebbe di ricomprendere nel perimetro dei beneficiari anche queste categorie di contribuenti, operazione che però non può rinviare l'esigenza di una radicale riforma del prelievo fiscale: ormai è rimasta solo l'IRPEF ad assicurare la progressività prescritta dall'articolo 53 della Costituzione, imposta pagata per oltre l'80 per cento dai redditi fissi: per tale ragione è necessario un cambiamento dell'architettura delle imposte, il cui prelievo deve essere il più possibile progressivo, deve insistere anche su successioni e patrimonio (anch'essi da tassare proporzionalmente), penalizzare la rendita improduttiva e orientare risorse verso il lavoro, la creazione di ricchezza produttiva, lo sviluppo e l'innovazione;
    la suddetta misura stride anche se affiancata all'ulteriore innalzamento della tassazione indiretta, in particolare dell'IVA, indotto dall'attivazione della clausola di salvaguardia di cui all'articolo 45, commi 3 e 4, che comporterà effetti deleteri sui consumi delle famiglie oltre a non garantire il gettito atteso stante il drastico e repentino incremento di imposizione che determinerà, come conseguenza, l'ulteriore crollo dei consumi;
    le misure introdotte per potenziare il contrasto all'evasione fiscale, come l'adempimento volontario o il ravvedimento operoso, ed il cosiddetto reverse charge, quest'ultimo ancora ampliabile ad altri settori come il commercio, sono condivisibili e si muovono nella direzione da noi auspicata, anche se una vera svolta nella lotta all'evasione non dovrebbe prescindere da un ampliamento del contrasto di interessi, da un potenziamento del ruolo degli enti locali nell'attività di contrasto e da una riorganizzazione dell'apparato statale attraverso la creazione di una vera e propria struttura per l'accertamento, dedicata esclusivamente ai controlli; inoltre, occorre porsi obiettivi ambiziosi, pianificando la drastica e definitiva riduzione di tutta l'evasione fiscale, incentivando l'utilizzo della moneta elettronica e garantendo la tracciabilità dei pagamenti e del giro d'affari attraverso il conto dedicato per i professionisti, la trasmissione telematica dei corrispettivi per i commercianti al minuto ed il rafforzamento del nuovo elenco clienti fornitori, oltre al semplicissimo e già sperimentato tracciamento degli incassi dei distributori automatici;
    anche la riduzione generalizzata dell'IRAP, che rappresenta la maggiore entrata fiscale degli enti territoriali, e stimata in 5.600 milioni annui, avrà un impatto pressoché nullo sul PIL nel 2015, come del resto certificato dallo stesso Ufficio parlamentare di Bilancio, senza peraltro essere compensata, a garanzia del finanziamento dei livelli essenziali di assistenza sanitaria; non si deve infatti dimenticare che l'imposta sulle attività produttive, nasce per riunificare, diminuendone, tra l'altro, il peso complessivo, varie imposte e contributi – primo fra tutti quello per il SSN – che erano pagati sulla retribuzione di ogni singolo lavoratore;
    quest'ultima considerazione non esclude che si possa attribuire una funzione di politica economica alla modulazione dell'imposta: pur essendo pertanto condivisibile la scelta di incentivare le aziende che assumono stabilmente dipendenti, la soluzione individuata dal Governo non effettua distinzioni tra aziende che vogliono investire ed aziende che sono in smobilitazione, tra aziende che assumono innovando ed aziende che invece puntano solo alla svalutazione del lavoro: crediamo quindi che questo ingente sgravio avrebbe potuto essere più selettivo ed orientato, dentro una politica di sostegno alla domanda, Pag. 118agli investimenti, all'uscita dalla crisi, anziché essere la continuazione di una pratica di diminuzione del costo del lavoro quale unica ricetta, di dubbia efficacia, per sostenere l'occupazione la cui carenza è figlia di una crisi di domanda che può essere superata solo attraverso politiche di creazione di lavoro e di sviluppo non convenzionali;
    anche la previsione della corresponsione in busta paga, ad integrazione della retribuzione, delle maturande quote del TFR, al fine di innalzare la liquidità spendibile del lavoratore, rappresentano una misura improvvisata e priva di lungimiranza, o meglio un modalità affatto trasparente per aumentare il gettito attraverso l'anticipo della tassazione IRPEF, operata con l'aliquota marginale del relativo scaglione di reddito, che comporterà inevitabili ripercussioni sugli accantonamenti di milioni di lavoratori iscritti alla previdenza complementare; la disposizione avrà inoltre scarsi risultati sulla domanda poiché i lavoratori opteranno per l'anticipazione in busta paga soprattutto per far fronte ad evenienze critiche, ad indebitamenti che rendano necessaria questa liquidità, e, per questo, è meno probabile che utilizzino il TFR liberato allo scopo di aumentare i propri consumi;
    l'aumento esponenziale dall'11 per cento al 17 per cento della tassazione applicata ai rendimenti dei fondi pensione, di cui all'articolo 44, commi da 1 a 5, penalizzerà i lavoratori con un aggravio di tassazione, oltre a lanciare ennesimo segnale di incertezza, rischia di allontanare gli iscritti attuali e potenziali dal c.d. secondo pilastro che andrebbe invece maggiormente diffuso;
    quest'ultimo intervento normativo testimonia di una sorta di schizofrenia del Governo che, mentre concede la possibilità di percepire il TFR in busta paga al prezzo di una tassazione superiore, allo stesso tempo innalza la pressione fiscale sulle forme in cui tale retribuzione differita è attualmente accumulata: TFR in azienda e previdenza complementare; risulta davvero intollerabile che si siano prodotte in questi anni politiche previdenziali che, riducendo la tutela pensionistica pubblica, hanno riversato sui lavoratori il carico di una integrazione attraverso i Fondi contrattuali e che ora il Governo rimetta in discussione uno dei patti fondativi di quel percorso, cioè quel sostegno fiscale che, in ragione della valenza generale della pensione integrativa, veniva riconosciuto al risparmio previdenziale del lavoratore;
    la disposizione di cui all'articolo 9 introduce un nuovo regime agevolato per gli autonomi stabilendo dei tetti di reddito sui quali si pagherà una tassa onnicomprensiva del 15 per cento, determinati applicando un «coefficiente di redditività» ai propri ricavi o compensi lordi e stabilito per legge a seconda dell'attività svolta; le tabelle di riferimento finora pubblicate sembrano fare diventare questo regime dei minimi utile più per artigiani, commercianti, ristoratori e piccoli servizi di alloggio che per i professionisti con partita IVA individuale che svolgono professioni non ordinistiche, e che sono la gran parte delle partite IVA iscritte in gestione separata che, vere o false che siano, sono comunque fiscalmente sofferenti, tra i quali molti giovani professionisti; i primi, infatti, oltre a potersi assestare su tetti di ricavi maggiori e di una redditività inferiore, possono approfittare della sospensione dei minimali INPS; i secondi invece, dato il basso tetto per rientrare tra i contribuenti minimi potrebbero addirittura avere convenienza a non aderirvi, poiché con 15.000 euro di ricavo già attualmente le imposte calcolate con regime ordinario sarebbero molto basse, specie se vi sono spese da dedurre;
    di fatto, per come è organizzato, questo nuovo sistema rischia di non essere conveniente per le partite IVA, se non per quelle false (con un solo committente, senza spese, senza investimenti, neanche minimi, per la propria attività di lavoro) e per i commercianti e i piccoli artigiani;

DELIBERA DI RIFERIRE IN SENSO CONTRARIO