CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 9 ottobre 2014
312.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2014.
(Doc. LVII, n. 2-bis).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La VII Commissione (Cultura, scienza e istruzione),
   esaminata, per le parti di propria competenza, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2-bis) e i relativi allegati per le parti concernenti i Ministeri dell'istruzione, dell'università e della ricerca, e dei beni e delle attività culturali e del turismo;
   valutate positivamente le misure finora adottate per rafforzare il collegamento tra la scuola e il lavoro, con particolare riferimento al programma sperimentale per il triennio 2014/2016 per lo svolgimento di periodi di formazione in azienda degli studenti degli ultimi due anni della scuola secondaria di secondo grado, nonché all'accordo raggiunto in Conferenza Unificata per la realizzazione del sistema di monitoraggio e valutazione dei percorsi degli ITS;
   valutato altrettanto positivamente l'avvio della valutazione del sistema scolastico, partendo, con l'anno scolastico in corso, dall'autovalutazione delle scuole, per arrivare al termine dell'a.s. 2016/2017 al primo rapporto di rendicontazione sociale, con il quale saranno diffusi i risultati raggiunti in relazione agli obiettivi di miglioramento individuati e perseguiti;
   apprezzato il percorso avviato per rinnovare profondamente la scuola italiana, per migliorare la qualità degli apprendimenti e dotare il Paese di un meccanismo permanente di innovazione e di sviluppo, di cui al Piano «La buona scuola»;
   apprezzate le misure adottate per indirizzare sempre più le risorse destinate all'università verso la qualità, grazie al meccanismo di incremento progressivo della quota premiale, nonché la recente emanazione del bando per il rafforzamento della cultura scientifica;
   valutate positivamente le misure per il sostegno della ricerca, con particolare riferimento al credito d'imposta per l'assunzione a tempo indeterminato di personale altamente qualificato in attività di ricerca e sviluppo e al progetto «PhD ITalents»;
   valutata altresì positivamente la già avvenuta definizione, grazie alla circolare dell'Agenzia delle entrate n. 24/E del 31 luglio 2014, del meccanismo applicativo del cosiddetto «Art-bonus», introdotto dal decreto-legge n. 83 del 2014, grazie al quale i privati sono stati incentivati a sostenere i beni e le attività culturali;
   preso atto con piacere dell'emanazione del decreto ministeriale per l'attivazione di tirocini in alcuni luoghi della cultura che, seppur per il momento destinato a 150 giovani, non fa venir meno l'obiettivo dei mille giovani fino a 29 anni, per i quali il fondo è stato istituito, nonché la previsione di contratti di lavoro a tempo determinato per soggetti fino a 40 anni per esigenze temporanee di rafforzamento dei servizi di accoglienza e di assistenza al pubblico negli istituti e nei luoghi della cultura pubblici;
   apprezzata, infine, l'intenzione di collegare alla manovra di bilancio un disegno Pag. 138di legge per la promozione dell'occupazione e degli investimenti nei settori del cinema e dello spettacolo dal vivo;
    esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti osservazioni:
   occorre intervenire normativamente affinché i fondi destinati alla premialità nell'ambito universitario siano aggiuntivi rispetto al Fondo di finanziamento ordinario;
   occorre che si intervenga più incisivamente per la riduzione del tasso di dispersione scolastica, considerato lo scostamento eccessivo tra l'obiettivo europeo del 10 per cento nel 2020 e l'obiettivo italiano fissato al 16 per cento.

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ALLEGATO 2

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2014.
(Doc. LVII, n. 2-bis).

PROPOSTA DI PARERE ALTERNATIVO PRESENTATA DAI DEPUTATI SIMONE VALENTE, VACCA, MARZANA, GALLO, BRESCIA, D'UVA E DI BENEDETTO

   La VII Commissione della Camera,
   esaminato il Documento di economia e finanza (DEF) 2014. Doc. LVII, n. 2-bis;
   premesso che:
    nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2014, nell'ambito delle raccomandazioni formulate dalle autorità europee, il Governo, in riferimento alle materie di competenza della VII Commissione ha delineato diverse misure;
   considerato che:
    la raccomandazione n. 6 – Istruzione e formazione – fa riferimento alla necessità di rendere operativo il sistema nazionale per la valutazione delle scuole; di rafforzare il collegamento fra scuola e lavoro e dell'istruzione terziaria professionalizzante; di istituire il registro nazionale delle qualifiche; di assicurare che i finanziamenti pubblici premino in modo più congruo la qualità dell'istruzione superiore e della ricerca, precisando altresì che l'operatività del sistema nazionale per la valutazione degli istituti scolastici è finalizzata a migliorare i risultati della scuola e, di conseguenza, a ridurre il tasso di abbandono, tasso fissato dal PNR 2014 al 16 per cento entro il 2020, a fronte di un obiettivo europeo del 10 per cento;
    ai fini della valutazione, è previsto, nella risposta del governo, che a luglio 2015 ogni scuola realizzerà, con il sostegno del MIUR e la collaborazione di INVALSI (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema di Istruzione) il proprio rapporto di autovalutazione, che sarà realizzato sulla base di un format unitario e reso pubblico sulla piattaforma Online del Ministero «Scuola in Chiaro»;
    appare evidente che le scuole saranno chiamate, quindi, a svolgere un ulteriore carico di lavoro per redigere il proprio rapporto di autovalutazione, inoltre andrebbe chiarito il significato de «il sostegno del MIUR», mentre è forte la preoccupazione che la «collaborazione di INVALSI» comporti un'aggiunta di risorse per tale istituto a danno di insufficienti risorse per le scuole, infatti, non risulta chiaro se sono previste risorse aggiuntive a favore degli istituti scolastici e se il Governo intenda, invece, destinare risorse aggiuntive a istituti che, sulla carta, dovrebbero svolgere attività cruciali per il sistema di istruzione, ma che in realtà non sono mai effettivamente decollati;
    sarebbe stato auspicabile che la valutazione fosse stata inserita in un sistema più democratico, condiviso e orizzontale, di reti di scuole, in cui solo le scuole potessero valutare le altre scuole, al fine di garantire un più alto grado di oggettività nei risultati e di evitare un pericoloso accentramento di potere nelle mani di pochi;
    la valutazione, dunque negli intendimenti del Governo si poggia su tre pilastri, due dei quali a nostro avviso molto discutibili: ispettori e INVALSI che si auto-accreditano come esperti di valutazione Pag. 140ma non sembra sia stata avviata alcuna certificazione internazionale per farlo; inoltre appare inopportuna l'individuazione di alcuni docenti da impiegare nei percorsi formativi per la valutazione;
    si ritiene indispensabile che dalle valutazione fatte « da fuori» o «dall'alto» (INVALSI e ispettori) non debbano assolutamente dipendere gli stanziamenti delle risorse, in quanto la valutazione fa parte del processo insegnamento-apprendimento e quindi deve avere l'unico obiettivo di migliorare quel processo;
    il 15 settembre 2014 è stata avviata una consultazione on line sul piano «La buona scuola», che si concluderà il 15 novembre 2014 e che l'obiettivo è quello di rinnovare profondamente la scuola italiana, per migliorare la qualità degli apprendimenti e dotare il Paese di un meccanismo permanente di innovazione e sviluppo;
    le misure previste nel succitato piano non rispondono alle aspettative e alle esigenze del settore, né lontanamente risolvono le relative problematiche;
    in particolare, in riferimento alla qualità scolastica, si ritiene invece che, per migliorare la qualità degli interventi educativi e per rispondere alla dispersione vada costituita una rete nazionale di ricerca e supporto alla didattica che affianchi il lavoro dei docenti e che finanzi in maniera strutturale interventi di innovazione didattica;
    in riferimento al reclutamento, il piano non definisce il tempo di assunzione da graduatoria dei 148 mila docenti, inoltre i 40mila docenti per concorso sono pochi e diluiti in troppo tempo;
    inoltre rispetto ai crediti formativi, si introduce un sistema coercitivo e di mercificazione che incide sulla retribuzione dei docenti sia meritevoli che non meritevoli, allungando gli orari di lavoro, costringendoli a pagarsi la formazione; non è chiarito chi attribuirà i crediti e soprattutto non si comprende perché ad esserne destinatari saranno il 66 per cento dei docenti;
    i cosiddetti crediti professionali, quelli tesi al miglioramento della scuola, attraverso incarichi aggiuntivi, erano già previsti, solo che prima il riconoscimento economico era annuale e legato all'incarico ricoperto, adesso sembra essere triennale e non legato alla continuità del ruolo aggiuntivo ricoperto; inoltre anche la figura del docente mentor era di fatto già prevista nei docenti incaricati di funzioni strumentali;
    si ritiene indispensabile avviare una discussione seria sul tema della progressione di carriera dei docenti;
    in riferimento alla cd chiamata diretta, si ritiene che debba essere garantita la flessibilità dell'offerta formativa degli istituti che permetta di innovare la proposta educativa per gli studenti ed essere in connessione con le novità del presente e con le opportunità del territorio utilizzando a pieno l'autonomia e garantendo l'utilizzo dell'organico funzionale; pertanto le assunzioni e le chiamate negli istituti non possono prescindere da uno scorrimento di una graduatoria che utilizzi gli stessi principi dell'organico di diritto, in quanto non è accettabile la discrezionalità dei dirigenti nella scelta dei docenti;
    non si intravede una programmazione economica per il rinnovo stipendiale del personale della pa, e dunque anche per il personale scuola inoltre il riconoscimento del merito negli stipendi dei docenti non deve essere sostitutivo dei miseri scatti di anzianità previsti attualmente dal CCNL, ma dovrebbe essere aggiuntiva e quindi richiederebbe delle risorse ulteriori;
    in relazione all'alternanza scuola-lavoro, prima di tutto l'obiettivo della scuola è la formazione di cittadini attivi che possano diventare padroni del proprio destino nella democrazia e in tutti gli aspetti della vita, di cui il lavoro è uno di Pag. 141questi, dunque l'alternanza scuola-lavoro deve essere potenziata proporzionalmente in funzione dei tassi di inoccupazione regionali così come la distribuzione delle risorse;
    apprendistato, alternanza scuola-lavoro, programmi di formazione professionalizzante devono essere valutati attraverso gli ispettori e la valutazione degli studenti e dei docenti che hanno partecipato ai percorsi;
    è auspicabile prevedere incentivi fiscali alle aziende che prevedano spazi e strutture adeguate per la formazione agli studenti, nonché tutor certificati e formati adeguatamente, promuovere reti di imprese che garantiscano le esperienze di incontro con il mondo del lavoro;
    è assolutamente necessario l'ampliamento dell'offerta formativa, a cominciare dall'insegnamento dell'inglese sin dalla scuola dell'infanzia, al potenziamento delle ore di storia dell'arte, latino e geografia alle scuole secondarie e un'organizzazione alla scuola primaria che comprende compresenza e tempo pieno al fine di realizzare attività di potenziamento e di recupero, uscite didattiche ed altre esperienze educative;
    riguardo ai finanziamenti pubblici nel mondo della scuola, dell'università e della ricerca è di prossima emanazione il decreto di riparto del Fondo di Finanziamento Ordinario delle Università per il 2014, che prevede l'allocazione di una parte dei fondi (18 per cento) in base alla valutazione dei risultati raggiunti;
    su tale ripartizione è necessario ricordare che il decreto legge n. 69 del 2014 all'articolo 60 prevede che una parte del Fondo di Finanziamento Ordinario è destinata alla promozione e al sostegno dell'incremento qualitativo delle attività delle università statali e al miglioramento dell'efficacia e dell'efficienza nell'utilizzo delle risorse in misura non inferiore al 16 per cento per l'anno 2014, al 18 per cento per l'anno 2015 e al 20 per cento per l'anno 2016. Di tale quota, almeno tre quinti sono ripartiti tra le università sulla base dei risultati conseguiti nella Valutazione della qualità della ricerca (VQR);
    di tale meccanismo è da rivedere, innanzitutto, il meccanismo che prevede la quota premiale come componente del Fondo di Finanziamento ordinario, mentre sarebbe auspicabile che costituisse, invece, una risorsa aggiuntiva al finanziamento ordinario degli atenei: tale sistema penalizzerà le università già in difficoltà e con meno risorse;
    a ciò si aggiunge che la VQR sul quale viene calcolata una parte della quota premiale sarà, probabilmente, quella riferita al periodo 2004-2010, in quanto non è ancora disponibile la VQR del periodo successivo e che la valutazione delle politiche di reclutamento delle università sulla quale viene calcolato un quinto della quota premiale premia quegli atenei che, non rispettando il tetto massimo degli introiti derivanti da tasse e contribuzione studentesche previste dal decreto del Presidente della Repubblica n. 306 del 1997, hanno avuto maggiori risorse da utilizzare per il reclutamento e parametri migliori sul calcolo dei punti organico;
    con questi presupposti, ovvero una VQR ormai datata sommata ai vantaggi frutto della violazione dell'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 306/1997, è compromessa la reale efficacia del metodi di quantificazione della quota premiale destinata al sostegno e incremento qualitativo della ricerca su base premiale;
    il MEF e la Banca Europea per gli Investimenti hanno firmato un accordo per attivare progetti in ricerca e sviluppo e un accordo quadro per sostenere la realizzazione di infrastrutture, promuovere il credito a studenti universitari e favorire l'occupazione giovanile; in relazione alla promozione del credito agli studenti universitari non è chiaro se si riferisce al prestito d'onore previsto dal decreto legislativo n. 68 del 2012, mentre si ritiene che ogni risorsa disponibile debba essere destinata al Fondo integrativo statale per le borse di studio;Pag. 142
    successivamente alla presentazione del quadro normativo che disciplina, attraverso lo strumento del Patto di Stabilità Interno (PSI), il concorso alla manovra di finanza pubblica degli enti locali per il triennio 2014-2016, sono stati adottati dal Governo alcuni provvedimenti che hanno in parte modificato la normativa vigente; infatti l'articolo 42 comma 1 del decreto legge n. 133 del 2014 modificando l'articolo 46 del decreto legge 24 aprile 2014 n. 66 con l'introduzione del comma 7-bis, include nel patto di stabilità interno delle regioni anche le risorse del Fondo integrativo statale per le borse di studio; tale misura, in questo contesto appare di una gravità assoluta;
    il settore della scuola è stato particolarmente penalizzato negli ultimi anni; la spesa per i cosiddetti «consumi intermedi» (in pratica si tratta delle spese per il funzionamento ordinario di scuole, università ed enti di ricerca) è passata da 1,11 miliardi del 2011 a 0,95 del 2013, mentre nello stesso periodo la spesa complessivamente sostenuta dallo Stato è aumentata da 12,49 a 13,78 miliardi, mentre al MEF è quasi raddoppiata, da 2,62 a 4,79 miliardi e nelle Agenzie fiscali è passata da un miliardo a 1,64;
   Considerato ancora che:
    riferimenti a interventi normativi di competenza della VII Commissione sono, altresì, presenti in altre raccomandazioni, in particolare, in relazione alla raccomandazione n. 2, concernente il sistema fiscale, la Nota ricorda che l'articolo 1 del decreto-legge n. 83 del 2014 ha introdotto un regime fiscale agevolato di natura temporanea, sotto forma di credito d'imposta nella misura del 65 per cento nel 2014 e nel 2015 e del 50 per cento per il 2016, in favore delle persone fisiche e giuridiche che effettuano erogazioni liberali in denaro per interventi a favore della cultura e dello spettacolo (cosiddetto Art-bonus);
    la succitata misura è senz'altro condivisibile, tuttavia non si possono non sollevare diverse perplessità:
     il beneficio è triennale e non strutturale e pertanto riveste carattere di «spot» più che di reale incentivo a sostegno della cultura;
     i fondi stanziati per coprire il credito d'imposta appaiono molto bassi;
     mancata predisposizione di piattaforma informatica di crowdfunding e fundraising per raccogliere le donazioni in maniera semplice e trasparente, garantendo al donatore la tracciabilità della cifra donata;
    è auspicabile che sia avviato un concreto e reale monitoraggio del beneficio fiscale e che sia data pubblicità ai cittadini di questa possibilità, andando quindi a rendere strutturale l'incentivo e stanziando più fondi a copertura del credito d'imposta;
    riguardo a «Mille giovani per la cultura» siamo sempre favorevoli a permettere ai giovani di avere un'opportunità lavorativa in ambito culturale, ma non si può non rilevare l'inconsistenza dei fondi stanziati;
    in relazione alla raccomandazione n. 7 – semplificazione e concorrenza – è senz'altro condivisibile la previsione, inserita nel decreto-legge n. 83 del 2014, che elimina una stortura del nostro ordinamento che impediva ai cittadini di fotografare e riprodurre i beni culturali;
    infine, non si può non segnalare il ritardo della riforma del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, da mesi annunciata, ma di cui non c’è ancora traccia, che, secondo le dichiarazioni del Ministro, renderebbe la struttura ministeriale più snella e funzionale ai suoi compiti, comportando nel tempo corposi risparmi di spesa, che potrebbero essere investiti proprio in politiche culturali;
    con il decreto Sblocca Italia (articolo 9, comma 2, del decreto-legge n. 133 del 2014), sono introdotte una serie di deroghe al Codice dei contratti pubblici, tra cui l'innalzamento alla soglia comunitaria (5,2 milioni di euro) il limite per affidare i lavori di edilizia scolastica e Pag. 143tutela dei beni culturali tramite trattativa privata (invitando un minimo di tre operatori economici);
    infine, si considera totalmente irragionevole la disposizione contenuta nel già citato decreto, c.d. Sblocca Italia, attualmente all'esame, che riduce la trasparenza e la libera concorrenza per gli appalti dalla consistenza economica troppo elevata, infatti, fermo restando i motivi di «grave urgenza» ivi previsti, è auspicabile che tale soglia sia ridotta a 500.000 mila euro, anziché a 5,2 milioni di euro;
   rilevato che:
    nell'ambito della raccomandazione n. 8, in relazione all'edilizia scolastica, nonostante siano state adottate, nel corso della legislatura delle soluzioni, sicuramente positive, finalizzate ad affrontare la problematica della sicurezza delle scuole italiane, è fondamentale prevedere delle misure strutturali per un fenomeno che, come appreso dall'indagine conoscitiva svoltasi presso questa commissione, presenta un carattere di ben altro respiro e certamente non arginabile con provvedimenti estemporanei e con un approccio emergenziale;
    al riguardo occorre ripristinare quello che il legislatore aveva previsto al momento dell'introduzione dell'edilizia scolastica tra le destinazioni dell'8 per mille e va eliminato il F.E.C., arbitrariamente inserito dal Governo;
    una vera svolta per la risoluzione di questo fenomeno sia un congruo rifinanziamento della Legge Masini n. 23 del 1996 che prevede un insieme di norme che affrontano in maniera organica il fenomeno in questione, inoltre tale legge prevede la famosa «anagrafe dell'edilizia scolastica» di cui, ad oggi, non si ha ancora notizia;
    appare assolutamente inaccettabile come i fondi destinati alla cosiddetta «piccola manutenzione» degli edifici scolastici, siano effettivamente stati impiegati e distribuiti secondo principi che non rispondevano alla necessità e urgenza, ma al numero di personale LSU addetto al servizio di pulizia e manutenzione delle scuole; è appurato che le esternalizzazioni si sono rivelate un fallimento, mentre internalizzare questo servizio permetterebbe di assicurare un lavoro stabile ai dipendenti e al contempo a garantire la pulizia degli ambienti scolastici, oltre che ad un consistente risparmio per le casse dello Stato;
   Considerato infine che:
    la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza per il 2014, a fronte degli obiettivi posti, ovvero dei gravissimi ritardi accusati dal nostro Paese per una loro concreta realizzazione, prevede, aldilà dei proclami del caso, lo stanziamento di risorse assolutamente insufficienti, nonché la totale assenza di una programmazione chiara e univoca;
    i proclami non possono bastare, mentre è indiscutibile che l'investimento nella formazione delle nuove generazioni rappresenta un parametro vitale per qualunque Paese voglia elaborare un positivo progetto di crescita per il proprio futuro;
    la sconsiderata politica dei tagli degli ultimi anni ha messo in ginocchio tutti i settori della cultura, dalla scuola all'università, alla ricerca, ai beni culturali determinando un'allarmante situazione generalizzata di regresso e di forte riduzione della mobilità sociale;
    in particolare, si è proceduto a sottrarre sempre più risorse economiche dal nostro sistema di istruzione a partire dal taglio epocale di più di 8 miliardi di euro, effettuato in applicazione dell'articolo 64 della finanziaria estiva del 2008 (legge n. 133 del 2008) che ha inferto un colpo letale al mondo della scuola;
    da parte del governo sono previsti interventi di riduzione e razionalizzazione della spesa pubblica (cosiddetta spending review), che consentiranno, secondo gli intendimenti del governo, il finanziamento, tra le altre misure, «a innalzare l'offerta e la qualità del sistema di formazione, Pag. 144finanziando interventi nei settori dell'istruzione e le attività di ricerca e sviluppo»;
    siccome è paventato un taglio del 3 per cento delle spese del MIUR per la spending review, questo significa tagliare più di un miliardo di euro, di cui almeno 500 milioni alla scuola, pertanto, su un bilancio che per più del 90 per cento è rappresentato da spese obbligatorie per il personale, tale taglio dimezzerebbe i fondi per quei settori in cui la riforma vuole investire (scuole aperte, rapporto scuola- lavoro, lotta alla dispersione); tale taglio vanificherebbe l'importanza dell'investimento annunciato nella nuova finanziaria di 900 milioni;
    dalla Nota di aggiornamento del DEF ci si sarebbe aspettato una più responsabile azione volta davvero a promuovere l'investimento nell'istruzione e nella formazione, così come indicato nella strategia di Lisbona, e nei beni culturali, in quanto in un'epoca di flessione economica non solo europea ma mondiale è essenziale che ci si avvalga delle potenzialità di ciascun individuo e che si continui a promuovere un investimento più importante, più efficace e mirato all'istruzione e alla formazione di qualità («Istruzione e formazione 2020»), nonché alla valorizzazione del patrimonio culturale nel nostro paese;
    la strada maestra per ridare slancio ad un'economia in crisi, ad un modello di sviluppo sostenibile, ad una società che metta al centro il benessere dei cittadini e la loro qualità di vita passa non solo attraverso un ripristino delle risorse economiche tagliate in questi anni al mondo della scuola italiana, dell'università, della ricerca e della cultura, ma anche e soprattutto attraverso una programmazione economica che preveda ingenti investimenti pluriennali e una valorizzazione complessiva del sistema;
   sarebbe invece auspicabile che:
    siano reperite le risorse necessarie per restituire peso e valore all'istruzione scolastica, per promuovere la formazione degli insegnanti, per valorizzare la professionalità docente e per sostenere l'innovazione didattica e organizzativa, nella consapevolezza che la scuola debba rappresentare uno dei più importanti fattori di crescita del Paese;
    si adottino iniziative concrete per modernizzare le università italiane, nella consapevolezza che l'università debba essere un motore essenziale della mobilità sociale e della crescita;
    siano stanziate risorse necessarie al fine di favorire e di non penalizzare il comparto della ricerca, con l'obiettivo di creare una nuova leva di giovani ricercatori e di investire su di essi come risorsa per modernizzare tanto il funzionamento delle istituzioni di ricerca quanto l'università, rendendola un motore essenziale della mobilità sociale e della crescita;
    siano effettuati investimenti nell'intero settore culturale, con strategie di lungo periodo, invertendo completamente la pratica, consueta negli ultimi tempi, di considerare le risorse destinate alla cultura come spese non prioritarie stante la situazione di crisi economica e dei conti pubblici;

  per le ragioni illustrate in premessa,
   esprime

PARERE CONTRARIO