CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 18 settembre 2014
299.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO

ALLEGATO

5-03573 De Rosa: Sull'incidenza dell'urgenza del completamento dell'asse autostradale Rho-Monza sulla tutela dei resti romani rinvenuti durante gli scavi.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In merito a quanto richiesto dagli onorevoli interroganti circa i ritrovamenti archeologici nel tratto sotteso dal lotto 3 della Rho-Monza informo che, sin dalla fase progettuale posta a base di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), la Società concessionaria Autostrade per l'Italia (ASPI) aveva evidenziato la presenza di aree con potenziale rischio archeologico, anche grazie ad una ricerca storiografica della zona e a evidenze assunte presso la competente Soprintendenza archeologica della Lombardia.
  Il decreto di VIA poneva a carico di ASPI una serie di analisi preliminari, tese alla verifica delle aree con maggiore potenzialità archeologica e la consueta assistenza agli scavi per tutte le altre superfici interessate dalle opere.
  Nello scorso mese di marzo, prima dell'inizio dei lavori, ASPI ha comunicato alla Soprintendenza l'avvio delle attività di analisi archeologica in situ e concordato con la stessa le modalità operative; infatti, sin dall'avvio delle attività (25 marzo), è presente in cantiere personale archeologico specializzato per le verifiche in campo sulle aree con maggiore potenzialità e le altre aree di scavo.
  Assicuro che, dall'inizio lavori ad oggi, si è avuto un costante e continuo contatto con la Soprintendenza, la quale, oltre alle varie interlocuzioni epistolari con ASPI, è presente in cantiere con visite ispettive, in funzione dell'avanzamento dei lavori e comunque con cadenza settimanale.
  In particolare, le ore lavoro dei soli archeologici impiegati in cantiere ammontano a circa 2.500, cui vanno sommate le ore di assistenza da parte di operatori non qualificati per il supporto al personale specializzato, per un equivalente numero di ore. Segnalo inoltre che il personale presente in cantiere è stato modulato in funzione delle attività e delle evidenze antropiche riscontrate durante l'esecuzione degli scavi, anche in stretto accordo con i funzionari ispettivi della Soprintendenza.
  La valutazione dei ritrovamenti sino ad oggi effettuati, di esclusiva competenza della Soprintendenza, ha consentito alla stessa di adottare provvedimenti di liberalizzazione delle aree indagate e adeguatamente analizzate e repertate.
  Per quanto riguarda la presunta presenza di un castrum sulle aree interessate dai lavori o di una villa romana di età augustea, come riportato dal quotidiano Libero il 17 luglio scorso, il successivo 25 luglio lo stesso quotidiano ha provveduto a pubblicare una nota di rettifica in seguito alla smentita e chiarimento da parte della Soprintendenza sull'effettiva consistenza dei ritrovamenti.
  Anche il competente Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MIBAC), interessato al riguardo, ha fornito dettagliati elementi.
  Come previsto dalla normativa sui lavori pubblici in merito alla tutela dei beni archeologici (articolo 95 del decreto legislativo n. 163 del 2006), l'opera di realizzazione del nuovo tracciato della RHO-MONZA è stata oggetto di uno studio preliminare per la valutazione del rischio archeologico, effettuato da personale specializzato e trasmesso alla Soprintendenza Pag. 162archeologica per le valutazioni di competenza dalla Società Milano Serravalle-Milano Tangenziali S.p.a. con nota del marzo 2009.
  Sulla base di tale studio e delle valutazioni interne, la Soprintendenza archeologica ha espresso il proprio parere di competenza chiedendo non solo l'assistenza archeologica in corso d'opera per tutte le operazioni di scavo in progetto, ma anche l'esecuzione di indagini archeologiche preliminari (ai sensi del citato decreto legislativo) nelle aree individuate come «ad alto rischio archeologico».
  Tali indagini dovevano consistere nello sterro cauto, effettuato alla presenza continuativa di personale specializzato in ricerche archeologiche, seguito, in caso di ritrovamenti di interesse, da scavo stratigrafico in estensione di tutte le evidenze. Ciò al fine di valutare le modalità di prosecuzione dei lavori in progetto ed evitare rallentamenti in corso d'opera.
  Le indagini preliminari sono iniziate nel marzo del 2014 secondo le modalità richieste dalla Soprintendenza stessa.
  Durante tali indagini sono venute alla luce alcune evidenze di interesse archeologico consistenti, per lo più, in resti di fossati e buche di scarico contenenti frammenti ceramici di epoca protostorica e romana. In particolare, nel comune di Baranzate (MI) sono venuti alla luce residui di una strada glareata (ovvero un battuto di ciottoli e terra) di età romana, già fortemente intaccata dalle attività agricole e da interventi di scasso moderni. Ai lati della strada è stata inoltre documentata la presenza di sepolture a incinerazione in fossa terragna, anche queste in gran parte già manomesse da clandestini. Tutte le evidenze sono state scavate e documentate secondo gli standard riconosciuti dello scavo archeologico stratigrafico, i reperti sono stati prelevati per essere destinati al restauro ed eventualmente alla valorizzazione museale. I lacerti di strada individuati, dato il pessimo stato di conservazione, sono stati rimossi da personale archeologo, anche per verificare la stratigrafia sottostante che, come nelle aree circostanti, poteva essere interessata da evidenze di epoca più antica. La Soprintendenza ha inoltre richiesto l'intervento in cantiere di un geoarcheologo per valutare la natura di alcuni paleosuoli.
  In seguito alla conclusione delle indagini preliminari, detta Soprintendenza ha autorizzato la prosecuzione lavori secondo progetto con note del giugno e dell'agosto 2014.
  Durante la sorveglianza archeologica in corso d'opera, sempre nel comune di Baranzate, sono inoltre venuti alla luce resti di un'area rustica di età romana con residui di strutture in ciottoli e frammenti laterizi, conservate a livello di fondazione e in gran parte già compromesse da scassi moderni. L'area è tuttora oggetto di scavo archeologico stratigrafico; la Soprintendenza sta valutando la rimozione dei resti delle uniche due strutture parzialmente conservate. L'esiguità delle strutture e il precario stato di conservazione ne renderebbero in ogni caso estremamente difficile la valorizzazione in situ.
  Come in altri casi, in cui strutture di analoga consistenza sono state rimosse o reinterrate, la valorizzazione delle stesse è demandata alla pubblicazione dei resti accuratamente documentati.
  Sempre il MIBAC fa presente che non si ha alcun riscontro in merito alla notizia relativa al ritrovamento del «castrum» impropriamente attribuito alla Soprintendenza.
  Grazie all'applicazione della normativa sull'archeologia preventiva (articoli 95 e 96 del citato decreto legislativo n. 163/2006), non è stato necessario alcun fermo lavori da parte del medesimo MIBAC, dal momento che le verifiche archeologiche preventive sulle aree a rischio hanno anticipato le opere in progetto e sono state previste per evitare significative modifiche al cronoprogramma dei lavori.
  Infine, in merito al dubbio che «per la fretta del completamento dei lavori dell'autostrada, collegata ad Expo 2015, la valorizzazione di tali ritrovamenti venga sottovalutata e non adeguatamente tutelata», il MIBAC assicura che la competente Soprintendenza archeologica, fin Pag. 163dalle fasi del progetto preliminare, ha dedicato grande attenzione a quest'opera, ha seguito e continua a seguire tutte le indagini archeologiche connesse e, come accaduto per ritrovamenti effettuati durante la realizzazione di altre grandi opere pubbliche (valga fra tutti l'esempio BreBeMi), è impegnata per promuovere il restauro dei reperti, la loro valorizzazione e la restituzione pubblica dei ritrovamenti.