CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 23 luglio 2014
277.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-03284 Zaccagnini: Sull'attuazione della normativa europea per il contrasto al commercio illegale di legname.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In ordine alla problematica indicata nell'interrogazione in oggetto, faccio presente che il 3 marzo 2013, è entrato in vigore il regolamento (UE) n. 995/2010, che disciplina l'attività degli operatori della filiera legno e dei prodotti derivati immessi per la prima volta sul mercato comunitario, fissando l'obbligo per gli stessi di corredare con chiare attestazioni la relativa origine legale e tracciabilità.
  Ricordo che la legge di delegazione europea 2013 ha individuato nel Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali l'autorità competente nazionale per l'applicazione del suddetto regolamento e del regolamento n. 2173/2005.
  A tal fine, in collaborazione con il Corpo forestale dello Stato di cui il Ministero si avvarrà per l'effettuazione dei relativi controlli, si è proceduto all'elaborazione di uno schema di decreto legislativo approvato dal Consiglio dei ministri e, seppur con parziale riserva, della Conferenza Stato-regioni, lo scorso 10 luglio.
  Tale provvedimento, tuttavia, deve ancora essere esaminato dalle Commissioni parlamentari competenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, per cui ad oggi non risulta possibile applicare alcuna sanzione.
  Con riguardo alle segnalazioni di presunte importazioni di legname illegale, manifestate da diverse organizzazioni non governative preciso che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali si sta adoperando allo scopo di segnalare l'elevato rischio connesso a tale fenomeno agli operatori del settore.
  Evidenzio, altresì, che il Ministero si sta attivando per effettuare adeguate segnalazioni ai competenti servizi dell'Unione europea, in ordine alle possibili contaminazioni di legname ritenuto a «forte rischio di illegalità» che riguarderebbero legname brasiliano proveniente dalla regione del Parà.
  L'azione della Commissione dovrà mirare ad accertare (di concerto con le autorità brasi1iane) la reale veridicità della documentazione prodotta al fine del pieno rispetto della «due diligence», così come la prevenzione di potenziali fatti dolosi, quali la deforestazione illegale della foresta amazzonica, qualora comprovata da evidenze probatorie.
  Ritengo ad oggi una priorità tecnico-politica l'approvazione dello schema di decreto legislativo sulle sanzioni, al fine di dare piena operatività ai summenzionati regolamenti comunitari e di evitare possibili sanzioni per l'Italia.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-03280 Caon: Misure a tutela della produzione italiana di riso.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In ordine alla problematica rappresentata nell'interrogazione, concernente la produzione del riso, riferisco che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, già a partire dall'agosto 2013, ha rappresentato in sede di Comitato di gestione cereali, le difficoltà di mercato che si delineavano a causa dell'incremento registrato nell'ultimo periodo di importazione di riso lavorato dai Paesi meno avanzati (PMA) ed in particolare dalla Cambogia.
  A tutt'oggi, si conferma il trend evolutivo delle importazioni evidenziato dall'interrogante ed anche recentemente rappresentato dalla delegazione italiana nelle competenti sedi dell'Unione europea ed ai vari livelli istituzionali.
  Purtroppo, si sta attuando l'azione temuta dai produttori di riso, circa la possibilità di essere penalizzati dalle importazioni a dazio zero, provenienti dalla Cambogia e Birmania.
  Evidenzio che, al fine di trovare ogni confacente soluzione alla problematica su esposta, abbiamo lavorato di concerto con il Ministero dello sviluppo economico e la filiera circa l'elaborazione di un documento tecnico che dimostri il peggioramento costante dello stato «commerciale» della produzione risicola nazionale.
  Ciò premesso, evidenzio che il dossier «richiesta della clausola di salvaguardia» per le importazioni di riso dalla Cambogia è stato inoltrato, per il tramite della Rappresentanza italiana presso l'Unione europea, alla Commissione europea – DG TRADE.
  Le procedure europee prevedono, nella fattispecie, che la Commissione, nei successivi trenta giorni, provvederà ad attivare l'indagine conoscitiva.
  Inoltre, abbiamo chiesto la massima attenzione e un mirato supporto soprattutto alla filiera del riso, sostenendo l'iniziativa anche attraverso il coinvolgimento delle rispettive federazioni europee di settore.
  Preciso, altresì che, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, fermo restando l'impegno a portare avanti tutte le azioni previste dalla regolamentazione europea per sostenere la produzione italiana del riso, ritiene opportuno coinvolgere anche gli altri Stati membri produttori interessati, quali la Grecia e la Spagna, sollecitandoli a presentare un dossier simile a quello italiano.
  Sottolineo e concludo, che stante il perdurare della situazione, l'attività del Ministero sarà concretamente concentrata a seguire le ripercussioni che potrebbero derivare dalla diminuzione delle superfici e dalla riduzione dei prezzi per le aziende risicole.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-03281 Taricco: Interventi per far fronte alla crisi nel mercato delle pesche, nettarine e susine.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Faccio presente che, relativamente alla situazione di crisi dei mercati frutticoli nazionali, con particolare riguardo alle pesche nettarine, siamo a conoscenza della problematica, alla quale abbiamo dedicato un'attenzione particolare sin dall'inizio.
  Al riguardo, preciso che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha monitorato costantemente l'evoluzione in negativo dei prezzi, nonché le cause connesse che sono alla base della contrazione sia dei prezzi sia dei consumi.
  Il Dicastero che rappresento ha immediatamente informato il Commissario Ciolos della presente problematica nel corso del recente Consiglio dei ministri del 16 luglio 2014 e, al riguardo, è stato inviato alla Commissione un dossier tecnico che rappresenta la gravità della questione e l'esigenza di attivare interventi immediati.
  Riferisco che alcune azioni, quali i ritiri di mercato, sono già state effettuate nell'ambito dei programmi operativi da parte di alcune organizzazioni dei produttori, ma si tratta di interventi di portata limitata che non risolvono il problema.
  Pertanto, abbiamo inviato al Commissario Ciolos una lettera ufficiale, con la quale, nel rappresentare la persistenza del problema e la necessità di esperire azioni di sostegno adeguate ed opportune, è stato sollecitato ad attivare le apposite misure eccezionali di emergenza previste nel quadro dell'Organizzazione comune di mercato (OCM).
  Per ultimo, al fine di monitorare costantemente la situazione, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali è in contatto costante con gli uffici degli altri Paesi membri, in particolare con Spagna, Francia e Grecia, per esperire azioni comuni tese a sostenere il comparto in questo difficile momento.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-03282 Bordo: Interventi in tema di recupero del prelievo supplementare dovuto dai produttori in base al regime delle quote latte.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In ordine all'interrogazione in oggetto, con cui si chiede al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali di conoscere quali interventi intenda porre in essere per dirimere la vicenda legata ai «prelievi» sull'eccedenze di produzione delle «quote latte», faccio presente che, a conclusione della procedura di infrazione n. 2013/2092, la Commissione europea ha emesso un parere motivato nei confronti del nostro Paese per il mancato recupero dei prelievi sul latte.
  Siamo consapevoli che la questione posta dagli interroganti è evidentemente delicata; ritengo, quindi, necessario agire con la massima determinazione per evitare che in futuro possano ripetersi disfunzioni simili a quelle sinora registrate.
  Al riguardo preciso che l'avvio di una procedura d'infrazione a carico dell'Italia si fonda sulla circostanza per la quale il nostro Paese non avrebbe dimostrato di essersi sufficientemente adoperato per recuperare gli importi dovuti dai produttori. Si tenga presente che il prelievo da recuperare ammonta a 1,4 miliardi di euro circa e che nel corso degli anni è già stato versato dall'Italia all'Unione europea sotto forma di trattenute operate sui trasferimenti dall'Unione al nostro Paese.
  In particolare, nel breve periodo saranno messe in campo tutte le azioni necessarie finalizzate al recupero dei crediti esigibili, tenendo sempre in debita considerazione che ne esistono altri che al momento risultano non esigibili.
  Preciso, che a tale intento dovrà essere praticato ogni sforzo per garantire la concreta e rapida applicazione delle procedure stabilite all'articolo 8-quinquies, comma 10, del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33, che attribuisce all'AGEA il compito di procedere ai recuperi forzosi, avvalendosi di Equitalia per la formazione e stampa dei ruoli e della Guardia di finanza per la consegna delle cartelle esattoriali.

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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-03283 Benedetti: Sui controlli relativi agli attrezzi da pesca illegali e sulle misure connesse alla proposta di divieto delle reti da posta derivanti lunghe.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In merito a quanto rappresentato dagli onorevoli interroganti, faccio presente che la chiusura, con esito positivo, della procedura d'infrazione in materia di derivanti è la diretta conseguenza di un progressivo, quanto radicale, rafforzamento delle attività di vigilanza e controllo da parte dello Stato membro Italia, soprattutto in quelle aree maggiormente sensibili ai fenomeni correlati all'utilizzo illecito degli attrezzi in esame.
  Tale intensificazione, avvenuta negli ambiti portuali d'interesse e nelle aree marittime pertinenti, è stata altresì inquadrata anche e soprattutto nell'ambito delle misure d'intervento correttivo che l'Italia è chiamata ad adottare, in ossequio al recente Piano d'azione approvato dall'Unione europea.
  Preciso, che il processo in atto è destinato ad essere ulteriormente consolidato, anche attraverso l'utilizzo dei nuovi Fondi europei (FEAMP) in patte destinabili alla medesima attività di controllo.
  Con riguardo specifico alle specie pelagiche di maggiore interesse nazionale tonno rosso e pesce spada – ritengo doveroso sottolineare che, tutte le vigenti disposizioni ICCAT e dell'Unione europea in materia di vigilanza e controllo, dalla fase di cattura fino a quelle di commercializzazioni, sono già da diverso tempo regolarmente e scrupolosamente applicate nella vigente disciplina nazionale.
  Infine, sulla proposta di regolamentazione europea recante il bando definitivo delle reti derivanti, riferisco che sono ancora in corso le dovute e necessarie procedure di consultazione alle quali l'Italia non farà mancare il proprio contributo costruttivo.

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ALLEGATO 6

Risoluzioni 7-00191 L'Abbate, 7-00425 Oliverio e 7-00428 Faenzi: Interventi a tutela della produzione italiana di riso.

RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La XIII Commissione,
   premesso che:
    nelle scorse settimane si sono svolte a livello locale e nazionale numerose manifestazioni dei risicoltori, sostenuti anche dalle associazioni agricole, per segnalare la gravissima situazione che si sta determinando per la produzione italiana di riso, a seguito dell'entrata in vigore nel nuovo regime doganale previsto dal sistema di preferenze generalizzate (SPG), di cui al regolamento (CE) n. 978/2012;
    il sistema di preferenze generalizzate – istituito fin dal 1971 per aiutare la crescita dei Paesi in via di sviluppo – è lo strumento con il quale l'Unione europea accorda un accesso preferenziale al proprio mercato ad alcuni Paesi mediante la concessione di una tariffa preferenziale dei dazi applicabili all'atto dell'importazione. Il Sistema comprende il cosiddetto regime EBA (»everything but arms»), che concede l'accesso senza dazi e contingentamenti a tutti i prodotti provenienti dai Paesi meno sviluppati (least developed country – LDC), senza limitazioni quantitative e senza dover pagare alcuna tariffa, eccezion fatta per le armi e le munizioni. Per i prodotti sensibili, quali riso, zucchero e banane, è stata prevista una implementazione graduale del regime;
    il settore del riso è quello che in Italia sta maggiormente risentendo negli ultimi anni degli effetti di questo sistema; l'Italia rappresenta infatti il principale produttore europeo di riso con un peso sul totale dell’export europeo di settore di circa il 40 per cento e ha una filiera che dà lavoro a 10.000 famiglie tra dipendenti e imprenditori;
    in particolare, l'aumento anomalo delle importazioni di riso a basso prezzo dai Paesi asiatici sta riducendo i prezzi di mercato del riso prodotto nell'Unione al di sotto dei costi di produzione, con gravi danni per le nostre imprese. I principali paesi acquirenti del riso cambogiano sono proprio quei paesi dove si sono registrate le riduzioni più consistenti delle consegne italiane: Francia, Polonia, Paesi Bassi e Belgio;
    nelle ultime 5 campagne le importazioni di riso dalla Cambogia nell'Unione europea sono aumentate da 5mila a 181mila tonnellate raggiungendo il 23 per cento di tutto l’import dell'Unione grazie alla completa liberalizzazione tariffaria avvenuta il primo settembre 2009;
     nell'ultima campagna di commercializzazione, nell'Unione europea le importazioni sono aumentate di 100 mila tonnellate, di cui 84 mila provenienti dai Paesi meno avanzati (PMA) e quindi a dazio zero; questa situazione si sta riverberando in modo sostanziale sui prezzi di mercato, in specie quelli delle varietà di riso «Lungo B» (indica), quelle che maggiormente e più direttamente subiscono la concorrenza dei risi di importazione in particolare dalla Cambogia. I prezzi sono notevolmente scesi, passando dai 26 euro al quintale dello scorso febbraio agli attuali 22,5 euro al quintale, cifra che a denuncia dei produttori è insufficiente a coprire i costi di produzione, pur comprendendo Pag. 198l'aiuto diretto proveniente dalla Politica agricola comune (PAC); nel 2009-2010 le importazioni di riso coltivato provenienti dai Paesi meno sviluppati (PMS) sono triplicate rispetto al 2008. Nel 2012-2013 tali importazioni hanno superato quelle della Thailandia, che per anni era stata il principale esportatore di riso verso l'Unione europea. Nei primi sette mesi del 2013, su un totale di circa 169.000 tonnellate di importazioni dai PMS, 161.000 tonnellate provenivano dalla Cambogia (il 95 per cento del totale importato dai PMS), di cui 41.000 tonnellate erano già state confezionate;
    la risicoltura italiana rischia di essere fortemente ridimensionata, mettendo in pericolo un vasto territorio e tutta la filiera, con gravi ripercussioni economiche ed occupazionali, che investiranno anche le aziende di trasformazione del riso, considerato che dal sud est asiatico il prodotto arriva spesso già pronto per essere venduto;
    viene inoltre segnalato che il sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi (RASFF) – istituito in ambito europeo per la notifica in tempo reale dei rischi diretti o indiretti per la salute pubblica connessi al consumo di alimenti o mangimi – ha registrato nel primo semestre del 2014 quasi una notifica a settimana per riso e prodotti derivati di provenienza asiatica per la presenza di pesticidi non autorizzati o che superano i limiti ammessi di residui e assenza di certificazioni sanitarie;
    con l'abbandono dei terreni coltivati si compromette anche l'equilibrio dell'ecosistema, soprattutto nei territori delle regioni Piemonte e Lombardia: nel 2012 la superficie coltivata a riso era di 235 mila ettari, mentre nel 2013 si è fermata a 219 mila, segno che molte aziende hanno ridotto l'investimento a favore di altri colture;
    va quindi riconosciuta la valenza ambientale delle coltivazioni di riso e la loro importanza vitale per il regime delle acque superficiali e sotterranee dell'intera pianura padana. Una risicoltura ridimensionata esplicherebbe i suoi effetti anche sui consorzi irrigui e sul territorio, in quanto i risicoltori non avrebbero più interesse a mantenere quella rete irrigua che, fino ad oggi, ha salvaguardato il territorio da dissesti idrogeologici e da alluvioni che con sempre maggiore frequenza si manifestano in altre zone;
    il Sistema di preferenze generalizzate (SPG) prevede in ogni caso meccanismi di sorveglianza e di salvaguardia, che consentono anche di ripristinare i normali dazi della tariffa doganale comune qualora un prodotto originario di un paese beneficiario di uno dei regimi preferenziali sia importato in volumi o a prezzi tali da causare o rischiare di causare gravi difficoltà ai produttori dell'Unione di prodotti simili o direttamente concorrenti. In particolare, nel regime ora vigente, sono considerati anche i prezzi tra i fattori tali da causare o da minacciare di causare serie difficoltà ai produttori comunitari e anche il deterioramento della condizione economica e finanziaria delle imprese dell'Unione costituisce causa efficiente per configurare la «seria difficoltà». Ulteriori disposizioni di salvaguardia sono poi specificamente dettate per i prodotti agricoli;
    i livelli di criticità nei riguardi delle imprese italiane hanno raggiunto condizioni di estrema preoccupazione da indurre il Governo italiano, attraverso il Vice Ministro per lo sviluppo economico, con delega al commercio estero, in collaborazione con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, a inviare alla Commissione Europea la richiesta di applicare all'importazione di riso dalla Cambogia la clausola di salvaguardia prevista dal regolamento (CE) n. 978/2012, al fine di ottenere il ripristino immediato del dazio ordinario di 175 euro su ogni tonnellata di riso lavorato importato dalla Cambogia, per un periodo di 12 mesi, in attesa che la Commissione europea si pronunci definitivamente sulla richiesta italiana;
    oltre all'applicazione della clausola di salvaguardia, in considerazione della Pag. 199valenza economica anche in termini occupazionali che il comparto riveste, si ripropone la necessità di interventi più incisivi a sostegno del settore del riso, che costituisce un'eccellenza dell'agroalimentare italiano per qualità, tipicità e sostenibilità,

impegna il Governo:

   ad intervenire in tempi rapidi nelle competenti sedi europee a tutela delle imprese risicole italiane e del mercato nazionale in senso più generale, affinché sia attivata la clausola di salvaguardia prevista all'articolo 22 del regolamento (UE) 978/2012;
   ad adottare le iniziative necessarie per rendere immediatamente applicabile al riso e ai prodotti a base di riso la normativa sull'etichettatura di origine dei prodotti agroalimentari a tutela dei consumatori e degli operatori della filiera e ad attivarsi affinché, nel quadro di quanto stabilito nel regolamento (UE) n. 1169/2011, l'Unione europea si doti di norme efficaci, rigorose, chiare e trasparenti in materia di origine dei prodotti;
   a potenziare l'attività di vigilanza e prevenzione delle pratiche commerciali scorrette, della pubblicità ingannevole e comparativa illecita, affinché siano resi noti e pubblici i riferimenti degli operatori eventualmente coinvolti nonché i dati dei traffici illeciti accertati;
   a valutare eventuali iniziative per rendere ancora più efficace l'attività dell'Ente risi al fine di promuovere la crescita e la competitività dell'agricoltura risicola italiana.
(8-00069) «L'Abbate, Oliverio, Franco Bordo, Faenzi, Sani, Caon, Lupo, Luciano Agostini, Antezza, Anzaldi, Benedetti, Massimiliano Bernini, Busto, Carra, Catanoso, Cenni, Cova, Covello, Crippa, Dal Moro, Fabrizio Di Stefano, Fiorio, Gagnarli, Gallinella, Riccardo Gallo, Marrocu, Mongiello, Palma, Parentela, Prina, Romanini, Russo, Taricco, Tentori, Terrosi, Valiante, Venittelli, Zanin».

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ALLEGATO 7

Disposizioni per la salvaguardia degli agrumeti caratteristici (Testo unificato C. 55 Cirielli, C. 341 Catanoso, C. 440 Mongiello, C. 741 Oliverio, C. 761 Russo, C. 1125 Caon e C. 1399 Catanoso).

EMENDAMENTO DEL RELATORE
(riferito al testo unificato adottato come testo base e pubblicato in allegato al resoconto della seduta del 18 luglio 2013)

  Sostituire l'articolo 6 con il seguente:

Art. 6.
(Fondo per la salvaguardia degli agrumeti caratteristici).

  1. Per l'assegnazione dei contributi di cui agli articoli 3 e 4 è istituito nello stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali il Fondo per la salvaguardia degli agrumeti caratteristici, di seguito denominato «Fondo», con una dotazione di 2 milioni di euro per l'anno 2014, 1 milione di euro per l'anno 2015 e 1 milione di euro per l'anno 2016.
  2. All'onere derivante dall'attuazione del comma 1 si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2014-2016, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2014, allo scopo utilizzando l’ accantonamento relativo al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
  3. Il Fondo può essere rifinanziato, per uno o più degli anni considerati dal bilancio pluriennale, ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera e), della legge 31 dicembre 2009, n. 196.
  4. Con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, previa intesa acquisita in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, si provvede, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del decreto di cui all'articolo 2, alla ripartizione del Fondo tra le regioni nel cui territorio sono situati gli agrumeti caratteristici individuati ai sensi del medesimo articolo 2.
  5. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.