CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 8 maggio 2014
230.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-02752 Zolezzi: Iniziative urgenti per contrastare i fenomeni di inquinamento connessi al funzionamento della centrale termoelettrica di Torrevaldaliga.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Nulla risulta agli atti del Ministero dell'ambiente in merito all'accordo quadro tra la Società Enel, la Regione Lazio, le Province di Roma e Viterbo ed i Comuni di Civitavecchia, Tolfa, S. Marinella ed altri, avente ad oggetto iniziative in materia di salute, ambiente e sviluppo del territorio.
  In base alle informazioni acquisite dagli finti Locali, si rappresenta che con nota del 4 febbraio 2014, l'Enel ha comunicato al comune di Tarquinia di avere predisposto, tramite il Consiglio per la Ricerca e sperimentazione in Agricoltura (CRA), il rapporto relativo alle attività per la valutazione dei risultati nel periodo 2010-2013 riferito al monitoraggio delle coltivazioni agricole di cui alla convenzione sottoscritta tra Comune di Tarquinia ed Enel, il 28 ottobre 2008 e, più precisamente all'accordo in pari data per l'attuazione del Piano di Monitoraggio Agricoltura di Tarquinia.
  In tale nota l'Enel dichiara che tale report è disponibile per la valutazione dei risultati nell'ambito del Comitato Tecnico previsto nel suddetto accordo, tenuto che, al punto IV del citato accordo è sancito che «Verrà istituito un Comitato Tecnico formato da rappresentanti del Comune, Enel, CRA e ARSIAL con lo scopo di monitorare l'andamento delle attività, verificare gli adempimenti contrattuali e approvare i rapporti tecnici di cui all'Allegato Tecnico del Programma».
  Con la finalità di istituire il Comitato e, successivamente valutare il report realizzato dal Consiglio per la ricerca e sperimentazione in agricoltura, il Comune di Tarquinia ha provveduto, in data 15 marzo 2014, a chiedere agli enti costituenti il Comitato Tecnico, ossia ENEL, CRA e ARSIAL, di volere indicare i nominativi degli esperti designati a far parte del Comitato stesso. In pari data ha proceduto, altresì, a richiedere all'Università della «Tuscia di Viterbo» di indicare tre nominativi di docenti esperti del settore a livello accademico, tra cui scegliere il componente del Comitato Tecnico. Il 27 marzo 2014 il Rettore dell'Università della «Tuscia di Viterbo» ha indicato i tre nominativi richiesti.
  Enel e il CRA hanno ottemperato rispettivamente il 29 marzo e il 2 aprile 2014, si è in attesa di conoscere il nominativo dell'esperto individuato da ARSIAL.
  Si è in attesa della bozza di convenzione che la predetta Università si è incaricata di redigere.
  Da quanto detto, appare evidente che la problematica evidenziata sia sotto l'attento controllo delle amministrazioni coinvolte fermo restando che il Ministero, per quanto di competenza, non mancherà di fornire il proprio apporto tecnico, laddove richiesto, a tutela della salute e dell'ambiente.
  Ad ogni buon fine, in ordine alla qualità dell'aria, si precisa che il decreto del Ministero dell'ambiente del 4 novembre 2003, relativo alla pronuncia positiva di compatibilità ambientale della centrale di Civitavecchia Torrevaldaliga Nord, ha previsto come condizioni il rispetto di specifiche Pag. 28prescrizioni, tra cui la predisposizione di un piano di campagne di biomonitoraggio della qualità dell'aria.
  Successivamente, con provvedimento del 31 marzo 2011, il Ministero dell'ambiente, nell'esprimersi positivamente circa le modalità di esecuzione fino a quel momento dei monitoraggi, ha richiesto che la documentazione relativa alla verifica di ottemperanza fosse presenta secondo le scadenze prefissate.
  Al fine della completa ottemperanza della prescrizione per la parte relativa ai licheni, come bioindicatori e bioaccumulatori, la società Enel Produzione S.p.A. ha quindi trasmesso, nell'ottobre 2013, la relazione finale del quarto anno di gestione della «fase operazionale» di biomonitoraggio in prosecuzione dei due anni di monitoraggio pre-operazionale e tre anni di operazionale.
  Relativamente a tale documentazione è stata richiesta una valutazione alla Commissione Tecnica di Verifica dell'impatto Ambientale – VIA e VAS che si è espressa in data 7 marzo 2014 rilevando come gli esiti di tali biomonitoraggi non evidenziassero particolari criticità.
  Sulla base di detto parere della Commissione VIA VAS è stata, quindi, con provvedimento direttoriale del 10 aprile 2014 determinata l'ottemperanza della prescrizione per la parte relativa ai primi due anni di monitoraggio con l'utilizzo di licheni e specie arboree a seguito dell'entrata in esercizio della centrale (nel suo assetto completo).
  Si precisa che con tale provvedimento si indica alla Società che il biomonitoraggio con i licheni come bioindicatori dovrà proseguire per tutto l'anno 2015.

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ALLEGATO 2

5-02111 Maestri: Sul piano di interventi in materia di dissesto idrogeologico proposto dalla provincia di Parma.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'interrogante prende spunto per la formulazione del proposto atto di sindacato ispettivo dagli eventi alluvionali che hanno interessato la provincia di Parma nel mese di gennaio 2014.
  Essi, peraltro, non costituiscono un caso isolato e concluso, in quanto gli eventi atmosferici a forte caratterizzazione piovosa sono proseguiti nel corso del tempo sino al nubifragio del 2 maggio 2014.
  Sul punto, la Provincia di Parma ha avuto modo di sottolineare che il dissesto idrogeologico causato dalle forti precipitazioni investe non solo i territori montani, con gravi pregiudizi sulla tenuta del tessuto sociale (collegamenti, forte decremento di valore degli immobili, isolamento di frazioni, popolazione anziana in gravi difficoltà logistiche, eccetera), ma anche in pianura, con accentuazione di fenomeni erosivi sulle sponde e il fondo degli alvei principali.
  L'incremento della intensità delle precipitazioni ha poi messo a nudo il sistema secondario di smaltimento delle acque piovane, che defluiscono dalle strade con frequenti allagamenti e danni correlati. Si pensi che ad oggi, infatti, si registrano 7 strade chiuse e circa 30 divieti di transito a senso unico alternato per cedimento di versanti delle carreggiate stradali.
  Il Dipartimento della Protezione Civile, in ordine alla richiesta dello stato di emergenza proposto dalla Regione Emilia Romagna il 14 marzo 2014, ha fatto conoscere di aver avviato tempestivamente l'attività istruttoria prevista dalla pertinente Direttiva PCM del 26 ottobre 2012, tutt'ora in corso, nell'ambito della quale sono stati effettuati, congiuntamente con tecnici della regione e degli enti locali interessati, alcuni sopralluoghi conoscitivi in data 31 marzo e 1o aprile 2014, che hanno riguardato anche il territorio della provincia di Parma.
  In merito alle cause che hanno prodotto gli allagamenti occorsi nel territorio emiliano, nonché le diffuse situazioni di sofferenza idraulica, non si può non sottolineare che esse sono la conseguenza di vari fattori, comuni alla maggior parte degli eventi consimili, i principali dei quali riguardano la diffusa impermeabilizzazione dei suoli occorsa negli ultimi decenni (non sempre attenta agli impatti sul regime idraulico, con rilevante aumento dei coefficienti di deflusso e la riduzione dei tempi di corrivazione) e l'estremizzazione degli eventi di pioggia che negli ultimi anni stanno caratterizzando i fenomeni meteorologici.
  A fronte delle radicali trasformazioni climatiche e del cattivo uso del suolo, infatti, non hanno corrisposto l'adeguamento delle opere idrauliche e la realizzazione degli interventi strutturali, molti dei quali già previsti da tempo.
  Sul punto specifico della prevenzione del rischio idrogeologico, si rammenta che furono sottoscritti specifici «Accordi di programma» che individuavano e finanziavano gli interventi urgenti diretti a rimuovere le situazioni a più alto rischio idrogeologico, in base alle indicazioni fornite dalle Regioni.
  In particolare, con la Regione Emilia Romagna veniva firmato un primo Accordo Pag. 30di Programma in data 3 novembre 2010, quindi un primo «Atto integrativo» in data 4 maggio 2011 e un secondo «Atto integrativo» in data 23 dicembre 2013, per un importo complessivo previsto di euro 144.474.050,96. Di questi, per quasi 42 m/euro si trattava di risorse FAS, 39 m/euro provenivano dal Ministero e poco più di 63 m/euro messi a disposizione dalla regione interessata.
  Corre l'obbligo di sottolineare che nel corso delle attività di confronto propedeutiche alla sottoscrizione del predetto «Accordo» con la Regione Emilia Romagna, furono trasmesse le richieste di finanziamento formulate dalla Provincia di Parma con la nota n. 14557 del 1o marzo 2010, richiamata dall'interrogante. Con essa, in particolare, la predetta Provincia indicava gli interventi da essa ritenuti necessari per la messa in sicurezza idraulica e idrogeologica dell'intero territorio di competenza. L'ammontare economico di tali interventi, censiti nei quarantasette comuni del parmense, era quantificato in 302 milioni di euro. Tra essi ne venivano identificati 8 ritenuti prioritari la cui realizzazione prevedeva un importo complessivo di 62,4 milioni di euro.
  Dal canto suo, alla fine del mese di ottobre 2010, la Regione Emilia Romagna presentava al Ministero dell'ambiente la proposta di programmazione regionale, approvata con Deliberazione di giunta n. 1200 del 26 luglio 2010, che teneva conto anche delle richieste formulate dal Dipartimento della Protezione Civile. Con successivo verbale di riunione tecnica del 2 novembre 2010, veniva quindi fissato l'elenco definitivo degli interventi da ammettere a finanziamento.
  Allo stato attuale, per quanto attiene, in particolare, alla provincia di Parma, il predetto «Accordo di programma» prevedeva – e tuttora prevede – il finanziamento di n. 20 interventi su fondi del Ministero dell'ambiente e FAS (per complessivi 16,2 milioni di euro) e n. 7 interventi su fondi regionali (per complessivi 6 milioni di euro).
  In particolare, per la realizzazione della cassa di espansione sul torrente Baganza sono stati previsti 8 milioni di euro finanziati con risorse di parte statale, a cui si aggiungono 4 milioni di euro derivanti dal cofinanziamento regionale, che verranno utilizzati anche per la mitigazione del rischio idraulico in corrispondenza dell'abitato di Colorno.
  Sono stati inoltre programmati importanti interventi di consolidamento di movimenti franosi e versanti per un totale di 3.2 milioni di euro nelle località di Berceto capoluogo, Roccamurata in comune di Borgo Val di Taro, Rivalta in comune di Lesignano, Catangeli in comune di Solignano. È stato, inoltre, prevista la manutenzione di corsi d'acqua e versanti nei comuni del parmense per un totale di 1,675 milioni di euro.
  Inoltre, grazie alle attività di ricognizione e recupero delle economie derivanti da precedenti programmi di opere di difesa del suolo finanziati dalla legge n. 267 del 1998, è stato possibile accertare la disponibilità di 400 mila euro da destinare a un primo stralcio di lavori urgenti per l'adeguamento della sezione di deflusso del torrente Scodogna a difesa dell'abitato di Sala Baganza – oggetto di recenti studi idrologici-idraulici svolti dal Servizio Tecnico dei Bacini degli affluenti del Po in accordo con la Provincia di Parma – in seguito all'evento alluvionale del giugno 2011. Quest'ultimo intervento è stato inserito nel secondo «Atto Integrativo» all’«Accordo di Programma» sottoscritto nel dicembre 2013.
  Fermo restando quanto sopra, tuttavia, non si può allo stesso tempo non riferire circa lo stato di attuazione del «piano straordinario» degli interventi.
  Al riguardo, infatti, va innanzitutto segnalato che esso ha presentato notevoli difficoltà di attuazione dal momento che le risorse FAS previste dalla legge n. 191 del 2009 sono state rese effettivamente disponibili solo in una minima parte rispetto a quelle originariamente previste.
  Per quanto riguarda i fondi a disposizione del Ministero dell'ambiente, pari a 39,2 milioni di euro, si può confermare che essi risultano regolarmente versanti in contabilità speciale intestata al pertinente Commissario Straordinario.Pag. 31
  Invece, in merito alle risorse FAS, va osservato che i fondi inizialmente stanziati per la realizzazione dei piani straordinari su tutto il territorio nazionale, pari complessivamente a 1.000 milioni di euro, sono stati prima in parte distolti per far fronte agli eventi calamitosi verificatesi in alcune Regioni italiane, e poi azzerati in seguito a successive e intervenute manovre finanziarie.
  Di fronte a tali generali ed oggettive difficoltà, il Ministero ha raccolto, verificato ed elaborato i dati relativi agli oltre 500 interventi programmati negli «Accordi di programma» sottoscritti con le regioni Campania, Calabria, Basilicata, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna non ancora finanziati. A seguito dell'istruttoria tecnico-amministrativa svolta congiuntamente ai Ministeri dell'economia e delle finanze e dello sviluppo economico, è stato predisposto il cosiddetto «Piano Sud» dove hanno trovato completa copertura tutti gli interventi degli «Accordi» programmati nelle regioni meridionali. La relativa Delibera CIPE n. 8/2012 è stata pubblicata il 25 maggio 2012.
  Analoga attività è stata effettuata per la predisposizione del «Piano Centro-Nord», sempre in tema di mitigazione del rischio idrogeologico. Le risorse FAS disponibili, tuttavia, pari a 130 milioni di euro, non consentono la totale copertura degli interventi programmati negli «Accordi» sottoscritti con le regioni Emilia-Romagna, Friuli Venezia-Giulia, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria, Valle d'Aosta e Veneto.
  Si è acquisito, al riguardo il parere favorevole delle Regioni interessate circa il riparto delle risorse e, a seguito della pubblicazione della Delibera CIPE n. 6/2012 avvenuta in data 14 aprile 2012, è stato comunicato allo stesso CIPE – in particolare nella seduta del 26 ottobre 2012 – l'elenco degli interventi di contrasto al dissesto idrogeologico da realizzare nei territori del Centro Nord, come sopra specificati, da finanziare con le risorse della medesima e citata delibera n. 6/2012.
  Per quanto attiene nello specifico agli interventi afferenti l’«Accordo» sottoscritto con la regione Emilia-Romagna, a fronte di un fabbisogno di quasi 42 milioni di euro, è stato possibile destinare risorse a copertura di interventi per soli 18,2 milioni di euro. Ne consegue che, nell'ambito del medesimo «Accordo», restano attualmente ancora privi di copertura finanziaria interventi per complessivi euro 23.668.400.
  L'erogazione di questa prima parte dei finanziamenti (i fondi del Ministero, di cui si è già riferito, e quota parte dei fondi di cui alla Delibera n. 6/2012) ha permesso di poter dare avvio a buona parte degli interventi previsti nel ripetuto «Accordo di programma», al momento già in fase di esecuzione ovvero ultimati.
  Ovviamente, l'attuazione completa di tutti gli interventi considerati nello stesso «Accordo», ivi compresi quelli insistenti nella provincia parmense, di cui nello specifico si tratta, è subordinata alla disponibilità dei restanti fondi ministeriali e regionali previsti a copertura finanziaria dell’«Accordo» stesso.

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ALLEGATO 3

5-02470 Famiglietti: Sulla bonifica del sito dell'ex Isochimica di Pianodardine di Avellino.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La questione sollevata in merito alla messa in sicurezza e bonifica del sito dell'ex isochimica di Avellino, investe una materia devoluta agli enti locali (Comune e Regione), sicché si risponde sulla base degli elementi acquisiti dagli stessi nonché dalla Prefettura di Avellino e dall'ASL di Avellino.
  L'opificio «Isochimica», fu realizzato nei primi anni ’80, in un'area destinata dal Piano Regolatore Generale dell'epoca, ad insediamenti delle attività produttive. In particolare, l'opificio isochimica si occupava di coibentazione dell'amianto presente nei vagoni e nelle carrozze dei treni delle Ferrovie dello Stato, così nel periodo di attività (1982-1988), sono state coibentate migliaia di tonnellate di amianto, smaltito in parte mediante interramento nell'area dello stesso opificio e in parte inglobato nei cubi di cemento-amianto attualmente depositati nel piazzale. Inoltre la stessa copertura di due grandi capannoni ivi ubicati è costruita in amianto. Nel 1990 circa, la Isochimica fu dichiarata fallita e sottoposto a regime di curatela fallimentare.
  Nonostante i numerosi atti, richieste, diffide, ordinanze eccetera, prodotti negli anni 1990-2000 e sino ai tempi recenti, per la bonifica dell'area e, nel maggio 2013 la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Avellino ha adottato un provvedimento di sequestro preventivo nominando custode giudiziario il Sindaco di Avellino, anche al fine di porre in essere azioni mirate alla messa in sicurezza.
  Il sito è di proprietà e gestione privata anche se sottoposto a regime di curatela fallimentare; pertanto, ferma restando la competenza della Regione Campania per la gestione dell'area, il Comune di Avellino nel giugno 2013 ha chiesto alle Amministrazioni competenti in materia, l'attribuzione di un finanziamento di euro 10.000.000,00 per poter procedere alla messa in sicurezza ed alla bonifica dell'area. Il Ministero dell'ambiente, per quanto di competenza, a novembre 2013 ha comunicato al Dipartimento Affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio, al Ministero della salute, all'Assessorato all'Ambiente e di Protezione Civile della Regione Campania, nonché al Comune interessato, di non avere a disposizione, sul proprio bilancio, le risorse finanziarie necessarie all'esecuzione degli interventi di bonifica richiesti; tuttavia, tenuto conto della rilevanza della questione della bonifica dei beni interessati dalla presenza di amianto, ha proposto il rifinanziamento del Piano Nazionale Amianto, a valere sulla dotazione aggiuntiva del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione per il periodo 2014-2020.
  A tal fine, in data 3 febbraio 2014, il Ministero dell'ambiente ha chiesto a tutte le Regioni di indicare gli interventi e le priorità in materia di bonifica da amianto.
  La Regione Campania, ha fornito una proposta di interventi di bonifica di aree interessate dalla presenza di amianto, tra le quali è compresa l'area in oggetto, per l'importo citato di 10.000.000,00 di euro.
  Acquisite le istanze dalle regioni, sempre nel mese di febbraio ultimo scorso, il Ministero dell'ambiente ha inoltrato la richiesta di rifinanziamento del Piano Nazionale Pag. 33Amianto al Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione (DPS), della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed è in attesa delle determinazioni che verranno adottate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri in funzione del riparto del Fondo predetto che sarà adottato con deliberazione del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE). Solo allora sarà possibile conoscere l'entità dell'assegnazione per il rifinanziamento del Piano Nazionale Amianto e, conseguentemente, la reale disponibilità di risorse da destinare all'intervento in oggetto.
  Risulta inoltre che il Comune di Avellino in data 28 novembre 2013 abbia stipulato una convenzione con l'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Campania (ARPAC), per lo svolgimento dell'attività di monitoraggio ambientale nelle aree dell'ex Isochimica.
  I risultati hanno palesato una concentrazione di fibre di amianto all'esterno dello stabilimento verosimilmente provenienti dai cubi in cemento-amianto ivi stoccati che si trovano in pessimo stato di conservazione (degenerati e friabili). Il Sindaco di Avellino ha avviato la messa in sicurezza con la «procedura in danno», mediante due distinti interventi: il primo, aggiudicato alla ditta «Mondo Ecologia srl», prevede l'incapsulamento definitivo con speciale vernice a più mani dei blocchi in cemento amianto, e la pulizia della vegetazione esistente; il secondo intervento, aggiudicato alla ditta «DE.FI.AM. Srl», consiste nel trattamento con speciali vernici stabilizzanti, delle coperture in cemento amianto dei due capannoni.
  L'ASL di Avellino ha precisato che l'Isochimica non è inserita tra i siti ad alto rischio dal Ministero della salute, ossia tra quelli che prevedono programmi attivi di vigilanza per la popolazione fatta eccezione per gli ex esposti all'amianto quindi per gli ex lavoratori dell'Isochimica. Infatti, dei circa 400 soggetti che hanno lavorato presso la Isochimica, 273 sono residenti nel territorio di competenza dell'Asl di Avellino e di questi, tenuto conto delle persone decedute per varie cause e di quelle che pur invitate a sottoporsi allo screening non si sono mai presentate, solo 212 soggetti sono sottoposti a sorveglianza sanitaria (quindi sottoposti a controlli periodici). Ne consegue che il costante monitoraggio attuato ha consentito la segnalazione all'INAIL di 176 soggetti per le valutazioni circa il riconoscimento di malattia professionale.