CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 16 aprile 2014
219.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari sociali (XII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Documento di economia e finanza 2014. Doc. LVII, n. 2 e Allegati.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La XII Commissione,
   esaminato, per le parti di competenza, il Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2), con particolare riguardo alle Sezioni II e III;
  rilevato, preliminarmente, come il Documento, negli ambiti della sanità e delle politiche sociali, dedichi uno spazio maggiore all'illustrazione delle misure già adottate dal Governo nell'anno trascorso piuttosto che alle iniziative da adottare in vista degli obiettivi nazionali di crescita, produttività, occupazione e sostenibilità delineati dalla strategia «Europa 2020»;
   rilevato in particolare che la previsione (cfr.Sez. III, Par. I.13) di «un ripensamento dell'attuale modello di assistenza per garantire prestazioni rivolte a chi ne ha effettivamente bisogno» non appare coerente con i princìpi universalistici del nostro Servizio sanitario nazionale;
   considerato inoltre che sul versante investimenti, prevedere l'adozione del modello PPP (Partenariato Pubblico Privato) anche per l'edilizia sanitaria (cfr. Sez III Par.1.11) potrebbe rivelarsi una scelta non idonea alle esigenze da soddisfare in tale settore, come dimostrano gli effetti negativi prodotti nella erogazione dei servizi in numerose esperienze regionali;
   rilevata l'assenza di iniziative idonee per programmare il fabbisogno di risorse umane di cui il SSN ha necessità a partire dalla osservazione dei dati epidemiologici;
   riscontrata la necessità di rendere strutturali le misure predisposte per il contrasto alla povertà,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti condizioni:
   segnali la Commissione Bilancio l'esigenza che il Governo, nell'ambito delle politiche in materia sanitaria e sociale, enunciate nel documento in titolo, assuma i seguenti indirizzi:
   la finalità e la sostenibilità del SSN sono fondate sul finanziamento dei Lea appropriati e pertanto va sostenuta ogni azione tesa a superare ogni tendenza ospedalo-centrica riallocando le risorse sui servizi territoriali;
   l'avanzamento tecnologico e la necessità di innovazione organizzativa necessitano di una convinta azione di investimenti pubblici in sanità che potrà avvalersi dei «progetti di finanza» solo in parte ed in presenza di una nuova governance all'insegna della trasparenza dei processi di collaborazione fra pubblico e privato;
   vanno individuate urgenti idonee azioni per programmare il fabbisogno formativo delle professioni sanitarie ed in particolare della specializzazione dei medici;Pag. 258
   il contrasto alla povertà necessita di azioni strutturali che, a partire dalle sperimentazioni in corso, assicurino agli Enti Locali un quadro normativo (Leas) e risorse, con carattere di stabilità; allo stesso tempo, il grande obiettivo della coesione sociale va perseguito anche mediante il rafforzamento dei fondi per le politiche sociali, per la non autosufficienza e per il sostegno alla famiglia ed all'infanzia.

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ALLEGATO 2

Documento di economia e finanza 2014. Doc. LVII, n. 2 e Allegati.

PROPOSTA DI PARERE ALTERNATIVA PRESENTATA DA DEPUTATI DEL MOVIMENTO 5 STELLE

  La XII Commissione
   esaminato il Documento economico e finanziario 2014 in particolare per le parti e le materie di competenza,
   premesso che:
   la sezione II del Documento economico e finanziario, paragrafo III.3 prevede per il 2014 una spesa sanitaria in termini di Pubblica amministrazione di 114, 474 milioni di euro con un incremento del 2 per cento rispetto al 2013;
   per l'assistenza farmaceutica è prevista una spesa di 8.766 milioni di euro, per la medicina di base una spesa di 6.676 milioni di euro; per le prestazioni ospedaliere, specialistiche, riabilitative, ed altre forme di assistenza è prevista una spesa di 24.572 milioni di euro;
   nel periodo 2015-2018 si prevede che la spesa sanitaria cresca ad un tasso medio annuo del 2,1 per cento avendo come riferimento l'anno 2014;
   per quanto attiene alle politiche sociali, sostanzialmente il documento economico e finanziario ripropone la carta acquisti sperimentale o la Carta acquisti per l'inclusione sociale, promettendo con la sperimentazione del SIA (strumento di inclusione attiva) volto a fornire adeguato sostegno al reddito, lo sviluppo di mercati del lavoro inclusivi e l’ accesso a servizi sociali di qualità; salvo poi proporre il Jobs Act;
   il Documento economico e finanziario rappresenta la base politico programmatica sulla quale poggia la proposta del Governo Renzi, per quanto attiene la sanità o meglio più complessivamente la tutela della salute, in attesa della modifica del titolo V della Costituzione, il Ministro Lorenzin ha dichiarato, con una certa audacia, che nel Def 2014 non ci sono previsioni di tagli per la sanità;
   la realtà, aldilà delle ottimistiche dichiarazioni del Ministro Lorenzin e delle pure intenzioni del Governo, è assai diversa e potrebbe essere assai contraddittoria;
   il Documento economico e finanziario, fa riferimento in larga parte ai risparmi che dovranno derivare nella sanità e prioritariamente dal contrasto delle inefficienze gestionali ma manca l'analisi della corruzione ad essa correlata nella garanzia dell'appropriatezza della qualità dei servizi;
   il Patto per la salute sembra essere l'ambito nel quale l'attenzione dovrà rivolgersi al contrasto agli sprechi, e conseguente attenzione dovrebbe essere rivolta alla parte di spese che eccedono in maniera significativa i costi standard e soprattutto allo sradicamento dei conflitti d'interesse;
   nel Documento economico e finanziario si chiarisce che sarà il Patto per la salute – ancora non pubblicato – a determinare l'ammontare delle risorse da destinare al Servizio Sanitario Nazionale Pag. 260che chiosa con le belle parole che si riferiscono al miglioramento della qualità dei servizi e delle prestazioni nell'ambito della unitarietà del sistema. Sta di fatto che la spesa è destinata a calare, almeno fino al 2020 a fronte di patologie croniche legate all'invecchiamento che aumentano le spese di anno in anno con aumento dei servizi ad essi associati;
   quanto scritto nel Documento economico e finanziario, in relazione alla mancanza, presunta, di tagli si rivela in realtà una pia intenzione, basterebbe fare riferimento all'ultima legge di stabilità, ovvero il luogo effettivamente deputato ai tagli che, di fatto, sono già pesantemente avvenuti e programmati;
   la realtà è che, il Documento economico e finanziario, ammette che per effetto delle misure di contenimento della spesa, la previsione basata su un Pil, il quale reca una aspettativa a nostro giudizio persino fraudolenta per i cittadini, e che quindi prevede, in ogni caso, un profilo decrescente almeno fino al 2020 come già detto;
   infatti non a caso la spesa sanitaria dal 7.3 per cento del Pil 2010 passa al 7 per cento del Pil 2015, e al 6,9 per cento del Pil 2016, ma è necessario sottolineare che è proprio la previsione di crescita del Pil che è assai ottimistica, anzi un trucco contabile del palazzo;
   per spiegare quanto lacunosa e incongrua appare la base di riferimento del Pil, basterebbe fare riferimento al fatto che nel Def il governo colloca la crescita del Pil per il 2014 a + 0,8 per cento, mentre la Commissione europea lo stima al + 0,6 per cento e non è chiaro se la previsione del Pil nel Documento economico e finanziario tenga conto dei possibili effetti del bonus Irpef per i redditi fino a 25.000 euro, con il rischio che la crescita paventata possa ulteriormente ridursi;
   il Documento economico e finanziario è costretto ad ammettere che solo a partire dal 2025 il rapporto spesa/Pil torna a crescere al 7.1 per cento (in ogni caso inferiore al 2010) e si dovrebbe attestare all'8 per cento dal 2050 in poi, come dire: ai posteri l'ardua sentenza;
   a detta del Documento economico programmatico la spesa socio – assistenziale per l'assistenza agli anziani e alle persone disabili, sembrerebbe avere una fase crescente, sempre in rapporto al Pil, ma che raggiunge un 1,6 per cento nel 2060, quando probabilmente tutto dovrà essere rivisto, considerato il continuo invecchiamento della popolazione e la richiesta, in aumento notevole, di prestazioni da parte di anziani e persone disabili, anche tenuto conto del peggioramento delle condizioni di vita e di possibilità dell'accesso alla prevenzione e alla cura, causate dall'impatto della crisi economica che dal 2008 attanaglia il nostro Paese e ha ridotto notevolmente i redditi delle famiglie e dei soggetti svantaggiati;
   il Documento economico e finanziario per il 2014 si occupa delle retribuzioni della dirigenza pubblica ed afferma che queste sono più elevate se confrontate con la media europea. Il Def su questo punto propone una revisione e una progressività basata sulle professionalità, si tratta di un punto importante che se concretizzato non potrà che vedere un giudizio positivo, ma segnaliamo che, come nel caso dei direttori generali delle Asl, il problema non si risolve solo con una revisione delle retribuzioni. Più volte il Movimento 5 Stelle ha sollevato la questione delle modalità di scelta dei direttori generali, modalità che attengono più alle qualità «politiche» che a quelle professionali, e che si basano su una discrezionalità della politica, criterio che nel terzo millennio non può più essere accettata;
   in riferimento alla questione dell'acquisto di beni e servizi il Documento economico e finanziario propone una riduzione delle stazioni appaltanti (oggi 30 mila) con una centralizzazione che può portare ad una riduzione dei costi e a risparmi dai quali deriverebbero risorse fondamentali per lo sviluppo della prevenzione e della cura basato sul rafforzamento Pag. 261territoriale delle strutture pubbliche e al sostegno della ricerca e della produzione ad esempio di farmaci orfani per le persone affette da malattie rare;
   la questione rilevante, posta con forza anche dalle Regioni, alle quali il Governo stenta a dare una risposta, attiene alla questione dei risparmi derivanti dalla lotta agli sprechi, dalla presunta decisione di non procedere a tagli lineari e di razionalizzazione dei servizi, che spesso ha significato riduzione degli stessi, si tratta in sostanza di chiarire se le risorse che verranno «liberate» e rese disponibili dai tagli agli sprechi, dalla centralizzazione degli appalti di beni e servizi, dalla riduzione delle retribuzioni dei dirigenti, diventeranno risorse che restano a disposizione del servizio sanitario nazionale stesso al servizio dei cittadini e che possono rappresentare un tratto di discontinuità rispetto all'approccio ragionieristico di costi e ricavi, come accaduto nell'ultima legge di stabilità, oppure saranno, in ogni caso, sottratte alla sanità per destinarle alla riduzione del debito;
   è un quesito fondamentale perché da questo discende, come detto, una possibile inversione di tendenza concreta e verificabile che può liberare risorse, ad esempio, per la non autosufficienza per l'assistenza domiciliare indiretta e per una qualità dei servizi che sia degna di tale nome;
   eppure solo cinque mesi fa lo stesso Ministro della salute, di questo e del precedente governo Letta, con una maggioranza parlamentare pressoché identica, affermava che non ci sarebbero stati tagli ma la legge di stabilità fu approvata prevedendo:
     a) la riduzione del livello statale di finanziamento del servizio sanitario nazionale nella misura di 540 milioni di euro per il 2015 e di 610 milioni a decorrere dal 2016, gli anni di riferimento della prossima legge di stabilità;
    b) l'assenza di finanziamenti per il 2014 per gli interventi di ristrutturazione edilizia, politiche per la lotta agli sprechi energetici delle strutture sanitarie, politiche di ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico;
    c) il finanziamento di 35 milioni di euro per il 2014 e di 50 milioni di euro dal 2015 per i policlinici di università non statali, ed in aggiunta la ciliegina di 30 milioni di euro ad hoc per il policlinico Gemelli;
    d) la proroga dell'esperienza fallimentare della social card, di dubbia efficacia, invece di stanziare risorse per l'avvio di un reddito di cittadinanza che, di fatto, quasi solo in Italia, rispetto al resto dell'Europa, non vede luce. Tanto perché dal Governo e dalla maggioranza giungono atti di cieca fede nell'unione europea, che si esprimono solo nella difesa dell'euro e delle logiche mercantili ma non in quelle sociali e a favore dei cittadini;
    e) il taglio di 82 milioni di euro agli interventi di vigilanza in materia di prodotti farmaceutici e prodotti sanitari destinati all'uso umano. Una riduzione di risorse quasi profetico se poi è rapportato agli scandali venuti alla luce recentemente che hanno riguardato in particolare l'azienda farmaceutica Roche sul «cartello» truffaldino sull'Avastin e sull'antivirale di dubbia efficacia che è stato acquistato per 50 milioni di euro e rimasto nei magazzini in quanto inutile e con l'aggiunta dei costi di smaltimento via via che quel farmaco andava scadendo;
    f) una pletora di prebende di poche centinaia di migliaia o di pochi milioni di euro per la scuola guida dei cani per ciechi dell'associazione privi di vista, il finanziamento al centro nazionale di adroterapia oncologica, il finanziamento di un centro poliedrico per donne all'Aquila, i 3,5 milioni di euro regalati all'istituto mediterraneo di ematologia. Come si vede tutte questioni basilari per i conti dello Stato, per la riduzione del debito, che affrontano questioni centrali per la sopravvivenza del servizio sanitario nazionale;Pag. 262
   il Documento economico e finanziario proposto dal Governo Renzi, che consta complessivamente di ben 1500 pagine, non si pone minimamente la questione di apportare nella sanità quelle riforme strutturali e paradigmatiche che avrebbero un riverbero notevole anche dal punto di vista civico oltre che finanziario con risparmi presunti di molti miliardi di euro;
   il Movimento 5 Stelle ha provato a proporli e continua a proporli, nella convinzione che solo agendo strutturalmente si può dare contenuto positivo alla parola «razionalizzazione» che è stata invece negli ultimi decenni sinonimo di tagli lineari e riduzione dei servizi sociali e sanitari, di riduzione dei posti letto e isolamento e abbandono dei servizi territoriali a tutto vantaggio delle strutture private, che sono in concorrenza con esse;
   il Documento economico e finanziario, prodotto dal I Governo Renzi nulla dice a puro titolo di esempio:
    1) sui tempi di approvazione e sulle modalità di condivisione con i disabili sulle voci da aggiornare, modificare e inserire, nel nuovo nomenclatore tariffario delle protesi e delle ortesi, trattandosi di una importante questione di spesa;
    2) non prevede l'indicazione dei risparmi che potrebbero derivare dal proporre e dall'approvazione di una norma semplice che disponesse di indicare nelle ricette il solo principio attivo, oppure l'avvio di produzione e distribuzione di farmaci in forma di monodose;
    3) non prevede forse tagli, ma non prevede neanche risorse aggiuntive e adeguate per dare impulso al sistema sanitario nazionale, in particolare, sviluppando la rete territoriale finalizzata alla prevenzione e alla deospedalizzazione contestuale; la demedicalizzazione dei servizi di prevenzione primaria è fondamentale per la tutela della salute (ad es. principio di autocura, programmazione, informazione, ecc...);
    4) sulla necessità di istituire un effettivo e congruo reddito di cittadinanza, che per il Presidente del Consiglio è buono solo per boutade giornalistiche, abbandonando fallimentari avventure come la social card o carta acquisti che dir si voglia, più simile ad una tessera di povertà che ad un percorso di accompagnamento sociale per i soggetti svantaggiati;
    5) sulla necessità di adottare politiche finalizzate nella sanità ad una diversa ripartizione sanitaria passando strutturalmente da una prevenzione secondaria al potenziamento della prevenzione primaria e terziaria, orientando gli interventi sulla presa in carico a livello locale e domiciliare da parte di equipe multidisciplinari;
    6) sulla necessità di una maggiore attenzione sulle misure da attuare nel campo del sostegno alle persone disabili, anche per i famigliari che prestano la loro assistenza spesso lasciati soli in un deserto di servizi e con impatto sulla stessa salute dei familiari;

  rilevato altresì che:
   il DEF propone un potenziamento del ruolo delle farmacie convenzionate ed in particolare delle Farmacie di servizi, ma non indica quali tipo di attività queste andrebbero a svolgere. Ci si aspetterebbe una rideterminazione dei servizi offerti dalle Farmacie, valorizzandole come centri poli-funzionali, sopratutto, al fine di sgravare le strutture ospedaliere da un'attività puramente burocratica;
   il DEF nel periodo di riferimento fissa l'obiettivo di raggiungere e conservare il pareggio di bilancio in termini strutturali. L'obiettivo risulta condivisibile ma sarebbe opportuno, se si vuole realizzare crescita, innalzare i livelli assistenziali, favorire la competitività del nostro SSN, escludere, ai fini del computo del pareggio di bilancio, le quote di spese riferite agli investimenti legati alla ricerca scientifica;
   il DEF propone una riduzione del 10 per cento dei corrispettivi per l'acquisto di beni e servizi senza specificare quali tipo di servizi subiranno un taglio, particolare Pag. 263non trascurabile visto che a subirne le conseguenze saranno i servizi sanitari offerti ai cittadini;
   il DEF conferma le misure di contenimento della spesa attraverso il blocco del turn-over che si traduce in un sostanziale ed inaccettabile taglio del personale a scapito della quantità e qualità dei servizi sanitari erogati;
   il DEF non muta indirizzo per quanto riguarda il ticket sulla specialistica, non tenendo conto dello scarso risultato economico apportato alle finanze pubbliche dalla sua reintroduzione;
   il Documento non prevede riduzioni ai finanziamenti delle Università non statali che a nostro parere dovrebbero trovare autonomamente le risorse economiche per il loro funzionamento;
   il DEF non prevede alcuna misura al fine di ridurre l'IVA sull'acquisto di beni e servizi in campo sanitario, sarebbe invece opportuno prevedere l'esenzione dall'imposta per le forniture di beni e servizi alle imprese che operano nel settore sanitario;
   il DEF prevede solo un Fondo per la copertura delle cure transfrontaliere per i cittadini italiani che si curano negli altri Paesi UE, ma non prevede alcuna politica di promozione del nostro Sistema Sanitario e delle nostre eccellenze in Europa;
   non viene previsto, ne nel decreto 52/2014, ne nel DEF, una politica riguardo gli OPG che preveda una formazione specifica per il personale da impiegare nelle nuove strutture, sostitutive agli Ospedali Psichiatrici Giudiziari;
   pur prevedendo specifici finanziamenti per lo sviluppo di metodi alternativi all'utilizzo di animali nella ricerca, non viene stabilito l'obbligo di avvalersi unicamente di tali metodi quando la sperimentazione animale risulta superflua;
   il Governo presenta un Documento economico e finanziario 2014 che non propone riforme strutturali aventi forte impatto finanziario, rispetto al servizio sanitario nazionale, è un documento insufficiente e che non può essere credibile, anche se prospetta parzialissimi interventi, tutti da verificare, per esempio sul taglio delle retribuzioni dei dirigenti o l'intervento sugli sprechi in materia di appalti per beni e servizi, che non rappresentano certo gli interventi strutturali necessari e richiesti dal Paese per la tutela della salute, la quale giova ricordarlo, è un diritto costituzionalmente garantito, mentre non risulta che la costituzione sancisca il diritto alla tutela delle aziende farmaceutiche e dei loro affari, in spregio al diritto alla cura, alla assistenza e alla salute dei cittadini.

  esprime

PARERE CONTRARIO
Baroni, Grillo, Lorefice, Mantero, Dall'Osso, Di Vita, Silvia Giordano.