CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 16 aprile 2014
219.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-02055 D'Ottavio, 5-02060 Airaudo; 5-02062 Boccuzzi; 5-02097 Fregolent; 5-02119 Laura Castelli: Tutela occupazionale lavoratori stabilimento di Collegno del gruppo Agrati.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Le interrogazioni in titolo vertono tutte sulla situazione occupazionale dei lavoratori della Società A. Agrati S.p.A., pertanto fornirò per esse una risposta congiunta.
  La Società, con sede legale in Veduggio con Colzano (MB) ed unità produttiva a Collegno (TO) con insegna Divisione FIVIT COLOMBOTTO, opera da molti anni nel settore della progettazione, produzione e commercializzazione di sistemi di fissaggio.
  L'Azienda, lo scorso 30 gennaio, ha comunicato alle rappresentanze sindacali di categoria l'apertura della procedura di licenziamento collettivo per tutti gli 82 dipendenti dell'unità locale di Collegno, giustificata dalla cessazione dell'attività aziendale in ragione della contrazione di domanda del settore automobilistico, principale mercato di riferimento della produzione di Collegno.
  Faccio presente che sin da subito la Regione Piemonte, d'intesa con le altre istituzioni locali, ha intrapreso ogni utile iniziativa volta a tutelare l'attività produttiva e a salvaguardare i livelli occupazionali. È stato, a tal fine, istituito un tavolo di crisi istituzionale in cui più volte si sono incontrati il management aziendale e le organizzazioni sindacali.
  Nonostante le proposte avanzate dalle istituzioni per cercare in ogni modo di favorire il mantenimento dell'attività produttiva sul territorio, l'Azienda si è sempre dimostrata irremovibile rispetto alla decisione assunta e disponibile a collaborare esclusivamente su iniziative tese alla eventuale reindustrializzazione del sito e su un piano di gestione dei lavoratori in esubero.
  La Società non ha mutato posizione neppure al tavolo convocato dal Ministero dello sviluppo economico lo scorso 8 aprile (al quale ho partecipato personalmente). Anche in tale sede la Società non ha accettato la proposta avanzata dal Governo di riprendere la produzione, seppure parzialmente e per un tempo determinato, così da consentire l'avvio della ricerca di nuovi investitori per garantire la continuità produttiva e occupazionale.
  La Società, inoltre, ha dichiarato di non essere disponibile a sospendere la procedura di mobilità in scadenza il 17 aprile, pregiudicando, così, la possibilità di un confronto di merito presso i competenti uffici del Ministero che rappresento.
  Il Ministero dello sviluppo economico ha giudicato negativamente le risposte aziendali, in quanto non aiutano la ricomposizione del conflitto in atto e non favoriscono il recupero di un clima sociale positivo.
  In ogni caso, il Ministero dello sviluppo economico ed il Ministero che rappresento possono confermare la massima disponibilità a riconvocare le parti in ordine alla vicenda aziendale posta all'attenzione del Parlamento, con l'obiettivo di mettere in campo ogni tentativo per tutelare la posizione dei lavoratori e delle loro famiglie.
  Da ultimo, segnalo che la Regione Piemonte ha convocato una serie di riunioni istituzionali al fine di discutere della situazione occupazionale dei lavoratori della Agrati Spa l'ultima delle quali è in programma proprio oggi alle ore 11,30.

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ALLEGATO 2

Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2 e Allegati).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La XI Commissione,
   esaminato il Documento di economia e finanza 2014;
   preso atto che tale Documento prevede un incremento del PIL pari allo 0,8 per cento per l'anno in corso, all'1,3 per cento per il 2015 e ad un valore medio annuo pari all'1,7 per cento per il periodo 2016-2018;
   rilevato che il Documento prevede un tasso di inflazione programmata pari all'1,5 per cento sia per l'anno in corso sia per il 2015, mentre il valore del tasso di inflazione IPCA al netto dei prezzi dei beni energetici importati (valore a cui fanno in genere riferimento, come indice dell'inflazione, i contratti collettivi) è stimato pari all'1,4 per cento per l'anno in corso, al 2 per cento per l'anno 2015 e al 2,1 per cento per l'anno 2016;
   osservato, quindi, che il Documento prevede che il rapporto tra indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni e prodotto interno lordo sia pari al 2,6 per cento per l'anno in corso, all'1,8 per cento per il 2015, allo 0,9 per cento per il 2016 ed allo 0,3 per cento per il 2017;
   esaminate le parti del Documento relative al mercato del lavoro, alla previdenza e al pubblico impiego, che più direttamente incidono sui profili di competenza della XI Commissione;
   rilevato che, per quanto concerne il mercato del lavoro, il Documento prevede un aumento del tasso di disoccupazione al 12,8 per cento nel 2014, indicando, tuttavia, un'inversione di tendenza dal 2015, che dovrebbe condurre a un tasso di disoccupazione del 12,5 per cento nel 2015, del 12,2 per cento nel 2016, dell'11,6 per cento nel 2017 e dell'11 per cento nel 2018;
   osservato che, anche per quanto riguarda il tasso di occupazione totale, dopo una lieve riduzione (55,5 per cento) nel 2014 rispetto al 2013 (55,6 per cento), si prevede dal 2015 un'inversione di tendenza, che dovrebbe condurre a un tasso di occupazione del 55,9 per cento nel 2015, del 56,3 per cento nel 2016, del 56,9 per cento nel 2017 e del 57,4 per cento nel 2018;
   preso atto che, pur delineandosi una prospettiva di ripresa, l'andamento previsto del tasso di occupazione risulta in ogni caso ancora assai distante dal target nazionale fissato per l'Italia nell'ambito della Strategia Europa 2020, pari al 67 per cento nel 2020;
   considerato che il Documento elenca le misure fin qui assunte dal Governo in materia di mercato del lavoro, in relazione alle raccomandazioni europee, delineando, nell'ambito del Programma nazionale di riforma, la strategia per il prossimo futuro;
   considerato che il Programma nazionale di riforma evidenzia che il Governo è impegnato a realizzare una organica riforma del mercato del lavoro, richiamando il recente decreto-legge n. 34 del 2014, in corso di esame presso questa Commissione, e il disegno di legge delega governativo presentato al Senato;
   atteso che il Documento richiama, quindi, le misure adottate in materia di: Pag. 239semplificazione del contratto a termine e apprendistato; riordino delle forme contrattuali; compenso orario minimo; razionalizzazione degli ammortizzatori sociali in senso universale; rafforzamento dei servizi per il lavoro e attuazione della Garanzia giovani; elevamento dell'offerta e della fruibilità dei servizi di conciliazione dei tempi di lavoro con le esigenze genitoriali;
   preso atto che, al fine di incidere sul costo del lavoro, il Documento preannuncia l'adozione di una revisione delle detrazioni dall'IRPEF, in favore dei lavoratori dipendenti con reddito inferiore a 25.000 euro lordi, con un effetto di incremento netto della retribuzione pari a circa 80 euro mensili;
   rilevato che il Documento, per quanto concerne la materia previdenziale, nel breve periodo registra la tendenza a un ulteriore aumento della spesa pensionistica in termini assoluti (fino a 287 miliardi di euro nel 2018), con una incidenza sul PIL in lieve ma costante diminuzione (fino al 16,1 per cento nel 2018), indicando tuttavia nel medio-lungo periodo una riduzione significativa del rapporto tra spesa pensionistica e PIL, che si attesta al 15 per cento intorno al 2030;
   rilevato, poi, che la spesa pensionistica, dopo una ripresa della crescita coincidente con il pensionamento delle generazioni del baby boom, negli anni finali dell'orizzonte di proiezione, per effetto del passaggio dal sistema di calcolo misto a quello contributivo, decresce speditamente fino a raggiungere, nel 2060, un livello pari al 13,9 per cento del PIL;
   preso atto che, pur in un quadro di complessivo miglioramento dei conti pubblici in materia pensionistica, il Documento, per quanto concerne la questione dei lavoratori «esodati», si limita a richiamare gli interventi di salvaguardia fin qui realizzati e a fornire taluni elementi sullo stato di attuazione delle disposizioni legislative vigenti, senza tuttavia prefigurare ulteriori misure in materia;
   rilevato che, in materia di lavoro pubblico, il Documento registra una riduzione della spesa per redditi da lavoro dipendente nella Pubblica amministrazione, che costituisce l'effetto dei numerosi interventi legislativi di contenimento adottati negli anni recenti, sia sulle retribuzioni individuali, sia sulle dotazioni organiche;
   rilevato che, in tale settore, nell'ambito del Programma nazionale di riforma, il Documento delinea le linee di indirizzo per una nuova politica del personale pubblico e della dirigenza, con l'obiettivo di assicurare un progressivo abbassamento dell'età dei lavoratori pubblici, una più efficiente distribuzione del personale attraverso la mobilità e un innalzamento del livello delle competenze e delle professionalità;
   preso atto, in particolare, che il Documento prefigura azioni per l'abbassamento dell'età dei lavoratori pubblici attraverso misure volte a un «ricambio generazionale», con l'obiettivo di acquisire nuove competenze innalzando le professionalità e riducendo la spesa,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con la seguente condizione:
   provveda il Governo, nell'ambito della definizione dei saldi di finanza pubblica, ad individuare le risorse necessarie per l'adozione, in tempo utile per l'avvio dell'anno scolastico 2014/2015, di urgenti iniziative normative volte a prevedere che i requisiti per il pensionamento, previsti dalla normativa antecedente al decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, continuino ad applicarsi ai lavoratori della scuola che abbiano maturato gli stessi requisiti entro l'anno scolastico 2011/2012 ai sensi dell'articolo 59, comma 9, della legge 27 dicembre 1997, n. 449;Pag. 240
  e con le seguenti osservazioni:
   a) a fronte del progressivo miglioramento della dinamica della spesa previdenziale nel medio-lungo periodo evidenziato dal DEF, valuti il Governo l'opportunità di affiancare agli annunciati interventi volti a promuovere il ricambio generazionale nel settore pubblico, preferibilmente attraverso un confronto con le organizzazioni sindacali, analoghe misure sul versante del lavoro privato, al fine di garantire un'uscita più graduale dei lavoratori dal mondo del lavoro, in un'ottica di pensionamento flessibile incentrata sull'utilizzo di incentivi e disincentivi di carattere economico, considerando anche una diversa età pensionabile per le donne; in tale contesto, in particolare, si provveda al più presto a individuare soluzioni definitive e strutturali alla questione dei cosiddetti lavoratori «esodati», prevedendo misure di salvaguardia, con relative coperture finanziarie, che consentano di tutelare adeguatamente tutti i lavoratori che si trovano o potranno trovarsi privi di reddito per effetto dell'innalzamento dell'età pensionabile disposto dalla riforma previdenziale del 2011;
   b) valuti il Governo l'introduzione di misure di sostegno al reddito per quanti, pur versando in condizioni di grave disagio occupazionale o economico, come pensionati e lavoratori non dipendenti, non potranno beneficiare della riduzione del cuneo fiscale, prevista per i soli lavoratori dipendenti con reddito fino a 25 mila euro lordi.

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ALLEGATO 3

Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2 e Allegati).

PROPOSTA DI PARERE ALTERNATIVO

  La Commissione lavoro pubblico e privato (XI) della Camera dei deputati,
   esaminati il Documento di economia e finanza 2014 e il Piano Nazionale di riforma 2014;
   premesso che:
    il DEF 2014 si muove su un vecchio percorso che è quello illusorio di un'aspettativa di crescita, mantenendo le attuali di austerità e di pareggio di bilancio. Un percorso destinato al fallimento, nonostante lo slittamento del pareggio strutturale di bilancio al 2016, che non produrrà maggiori spazi ed effetti sostanziali nel rilancio degli investimenti e delle politiche pubbliche contro la crisi. Tale timido scostamento è sostanzialmente ininfluente se non viene cambiato il paradigma delle politiche europee e non vengono ridiscussi i vincoli del patto di stabilità e il pareggio di bilancio;
    al DEF 2014 manca «un disegno organico allo sviluppo dell'Italia» e non rappresenta perciò la risposta adeguata che serve al Paese per uscire dalla crisi, creare lavoro, assicurare maggiore equità. La filosofia del DEF è pienamente coerente con le politiche di austerità e liberiste europee, attendista e rituale nella definizione di politiche e riforme che sono in continuità con quelle del passato;
    in particolare il giudizio negativo sul DEF del 2014 è dovuto alle seguenti ragioni:
    il DEF 2014, pur ritardando di un anno il raggiungimento del pareggio di bilancio – è in continuità con le politiche di austerità, liberiste e di riduzione della spesa pubblica, rifiutando persino di utilizzare tutti gli spazi esistenti del rapporto deficit PIL dal 2,6 al 3,0 per cento, per politiche anticicliche, come pure il primo ministro nelle settimane precedenti al DEF aveva adombrato; il DEF non apre una contraddizione esplicita con l'attuale politica europea;
    il DEF 2014 contiene misure profondamente sbagliate come, ad esempio, le riforme in materia di lavoro che creano vantaggi per le sole imprese, le quali potranno licenziare o scegliere di sfruttare contratti atipici senza limiti. Tuttavia, tali vantaggi non recheranno nessun beneficio al mercato e non determineranno aumenti dell'occupazione, mentre produrranno un'ulteriore erosione certa dei diritti dei lavoratori. Infatti, in Italia la precarizzazione del mercato del lavoro è stata realizzata compiutamente e il Governo Renzi è solo l'ultimo in ordine di tempo a dare il proprio contributo per perfezionare un progetto inutile che non ha creato e non crea maggiore occupazione: l'OCSE nel luglio 2013 ha certificato che la disoccupazione italiana cresce facendo registrare il sesto peggior dato in termini di quota di disoccupati (negli ultimi 5 anni) tra i 34 Paesi aderenti all'organizzazione, nonostante i pochi occupati siano a tempo determinato: infatti oltre un giovane su due in Italia ha un lavoro a precario. In particolare, si tratta del 52,9 per cento dei giovani tra i 15 e i 24 anni. Sempre nel 2013 l'ISTAT ha certificato che i contratti atipici sono prossimi a superare in numero assoluto i contratti standard, ovvero quelli a tempo indeterminato e a pieno compenso; tra l'altro – come ricordato dalla Pag. 242CGIL – nel DEF non c’è più traccia di quanto previsto dalla prima stesura del Jobs Act in cui era presente «una tenue evocazione del piano del lavoro di Obama» (investimenti pubblici in innovazione, green economy);
    il DEF 2014 prevede coperture incerte e non tiene conto dei costi dei provvedimenti non a «legislazione vigente», come quelli inseriti ogni anno nella legge di stabilità: per questo molte delle previsioni macroeconomiche sono da rivedere e correggere al ribasso;
    particolarmente discutibili sono le previsioni di aumento del PIL di 2,2 per cento fino al 2018 grazie alle riforme del mercato del lavoro e del 2,3 per cento dei provvedimenti sulle semplificazioni e liberalizzazioni: talmente discutibili che l'ISTAT non ha valutato gli effetti di queste misure sul PIL, perché ancora aleatorie e non quantificabili; il DEF 2014 formula così ipotesi di crescita assolutamente non verificate e che sono destinate ad essere riviste al ribasso;
    il DEF 2014 non prende sostanzialmente e irresponsabilmente in considerazione il rischio deflazionistico (pur segnalato da settimane dal presidente della Bce, Mario Draghi) che può colpire a breve la nostra economia con conseguenze drammatiche per i consumatori e per la produzione industriale;
    come segnalato dalla CGIL nel DEF «il ruolo dello Stato sembra deliberatamente ridimensionato» in quanto si prevedono minori investimenti pubblici, riduzione della spesa sociale, contenimento del lavoro pubblico, enfasi del mercato, privatizzazioni. Si tratta di una filosofia di stampo liberista antitetica a quello di cui ci sarebbe bisogno: maggiore intervento e regia pubblica, maggiori investimenti pubblici, una spesa pubblica intelligente e innovativa;
    nel DEF 2014 «non è presente alcun piano di investimenti pubblici», che in 20 anni sono passati dal 3 per cento al 1,5 per cento del PIL: il DEF 2014 non dà alcun segno di inversione di tendenza; nel DEF 2014 non ci sono segno di una minima e attendibile politica industriale, di cui il paese avrebbe drammaticamente bisogno;
    alcune delle misure prospettate nel DEF 2014 – non incidendo sul giudizio di fondo negativo sulla filosofia, l'impostazione e le linee direttrici del DEF – rappresentano delle novità da considerare e valutare attentamente anche per come saranno effettivamente realizzate, in base ai provvedimenti attuativi ancora mancanti (come nel caso del decreto sull'IRPEF). In particolare:
     la diminuzione dell'incidenza dell'IRPEF sui redditi bassi per alcune categorie di lavoratori. È la prima volta dopo anni che si interviene fiscalmente a favore del lavoro dipendente. Va ricordato però che l'impatto di questa misura rischia di essere vanificato e riassorbito dall'aumento della TASI, dalla cancellazione delle detrazioni per i coniugi a carico e per i dipendenti pubblici dal blocco della contrattazione per altri tre anni; inoltre va ricordato che – come riferito in molte delle audizioni in Commissione Bilancio – l'impatto di questa misura sulla domanda sarà assai modesta;
     il pagamento ulteriore di debiti della PA, iniziato con il Governo Monti e proseguito con il governo Letta è di fatto già previsto;
     il tetto alle retribuzioni dei manager pubblici, che però non comprende le società quotate;
     l'aumento della tassazione a carico delle banche relativa all'incremento del valore delle quote azionarie possedute dagli istituti di credito nel capitale della Banca d'Italia, beneficiati da un provvedimento che, votato dall'attuale maggioranza che sostiene questo Governo, ha costituito una sorta di «aiuto di Stato» al sistema bancario;
     l'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie, che però essendo legato alla riduzione dell'Irap andrà a favore Pag. 243delle imprese e non avrà alcun effetto redistributivo, come ci si potrebbe attendere da un provvedimento di tale natura;
     l'attenzione al credit crunch e l'incremento del Fondo di garanzia a favore delle PMI e al potenziamento dei servizi all'infanzia per stimolare il lavoro femminile, in un contesto – va ricordato – di riduzione complessiva degli stanziamenti per la sanità, la scuola, il welfare e della continuazione di provvedimenti ampiamente criticati e falliti come il «credito per i nuovi nati»;
     il piano casa (1,3 miliardi) ed il piano di edilizia scolastica (2 miliardi) (occorre peraltro rilevare che molte delle relative coperture sono incerte); anche se rimangono sostanzialmente irrisolti i problemi relativi al funzionamento delle strutture scolastiche, tra cui i servizi di pulizia e manutenzione;
    il modello preso a riferimento è quello della Germania basato sul traino delle esportazioni e sulle riforme istituzionali e del mercato del lavoro; si vuole operare per mezzo della svalutazione interna e della precarizzazione;
    ma i dati dimostrano che la deregolazione del mercato del lavoro non crea solo precarietà e perdita di diritti, ma anche perdita di produttività e quindi perdita di capacità di crescita; questa svalutazione del lavoro presuppone imprese di basso valore, che invece di innovare scaricano tutti i costi della competizione internazionale sul lavoro; così facendo ci si rassegna al declino industriale del nostro Paese;
    lo shock positivo sull'economia sarà di portata limitata (come d'altronde ammette lo stesso Governo) perché quegli 80 euro in più in busta paga verranno coperti da tagli di spesa, ed anche da altre tasse. Da una parte si immette più denaro nell'economia, dall'altra lo si sottrae ad altri lavoratori e ad altre imprese. Nel migliore dei casi ci sarà un effetto neutro;
    colpisce la riduzione degli investimenti nel 2013, con una caduta dell'ordine del 10 per cento, da 29.979 a 27.132 milioni di euro;
    il totale delle risorse a disposizione del Quadro di coesione e sviluppo per il ciclo 2014-2020 ammonta a circa 130 miliardi di euro di cui il 20 per cento alle regioni più sviluppate, il 4 per cento alle regioni in transizione e il 76 per cento alle regioni meno sviluppate, salvo la quota riservata alle amministrazioni centrali dello Stato. Tali fondi, peraltro, vista la necessità dello Stato italiano di operare costanti tagli in particolare sulla spesa pubblica, costituiscono gli unici strumenti certi per il finanziamento alle politiche di sviluppo e alla lotta contro la disoccupazione nei prossimi anni;
    in proposito è particolarmente critico e imbarazzante il giudizio (con numerosissimi rilievi, 351 per l'esattezza) che la Commissione europea ha espresso sullo schema di Accordo di partenariato trasmesso dall'Italia a Bruxelles lo scorso 10 dicembre;
    molto ottimistiche risultano le previsioni del DEF sui consumi delle famiglie che nel periodo 2014-2018 dovrebbero aumentare del 5,6 per cento;
    i numeri dunque non tornano: il DEF annuncia manovre restrittive ma non ne calcola l'impatto sulla crescita;
    il Governo ha promesso di tagliare di 80 euro in media le tasse sulle buste paghe per i redditi da lavoro dipendente fino a 25 mila euro; per i dipendenti pubblici questa misura non copre che in maniera del tutto parziale i tagli subiti dal non rinnovo dei contratti di lavoro che si prolunga da anni. Secondo stime sindacali, alla fine del 2014, a causa del blocco dei contratti in vigore dal 2010, i dipendenti pubblici avranno perso in media 240 euro al mese di potere d'acquisto (circa 3.100 euro annui); peraltro pur avendo il Governo smentito il blocco della contrattazione per il pubblico impiego fino al 2020 (in pratica, si deciderà più avanti), rimane confermato il blocco già deciso fino al 2017;Pag. 244
    ma si tenga conto – al di là del problema delle coperture indicate – che l'articolo 5 del disegno di legge delega «Jobs Act», recante Delega al Governo in materia di maternità e conciliazione, al comma 2, lettera c), contiene il seguente principio direttivo: «c) abolizione della detrazione per il coniuge a carico ed introduzione del tax credit, quale incentivo al lavoro femminile per le donne lavoratrici, anche autonome, con figli minori e che si trovino al di sotto di una determinata soglia di reddito familiare», in pratica, si tolgono dagli 800 ai 690 euro annui alla stessa fascia di lavoratori ai quali si è promesso uno sconto fiscale di 1.000 euro. Nel Mezzogiorno questa misura sarà poi particolarmente pesante; la versione definitiva del Jobs Act parla più pudicamente di: «armonizzazione del regime delle detrazioni per il coniuge a carico», ma la sostanza non cambia;
    inoltre le nuove tasse – ha calcolato la UIL in un suo «focus» – mangeranno nei prossimi otto mesi oltre il 40 per cento del bonus degli 80 euro previsti dal governo Renzi. Se con una mano – si legge – il contribuente beneficerà dell'aumento mensile con l'altra dovrà tirare fuori 35 euro in più al mese rispetto allo scorso anno tra l'introduzione della TASI e le addizionali IRPEF regionali; la UIL ha calcolato che il lavoratore dipendente medio si troverà in tasca 640 euro in più ai quali però dovrà sottrarre 278 euro (TASI più addizionali comunali IRPEF) per un totale di 362 euro. Ciò significa la riduzione al 56 per cento dei benefici;
    secondo l'economista Tito Boeri, se il Governo vorrà poi ampliare l'operazione agli incapienti, 4 milioni di persone, dovrà trovare altri 4 miliardi, mentre parrebbe assurdo – come è stato ipotizzato – dare di meno (25 euro mensili) a chi ha di meno; altri milioni di pensionati, lavoratori autonomi e partite Iva (che spesso nascondono lavoro subordinato) sono comunque esclusi da questo provvedimento anche se molti di loro hanno redditi di pura sopravvivenza;
    lo sgravio fiscale di quest'anno peserà 6,6 miliardi (10 miliardi annui a regime) e sarà garantito da tre voci diverse:
     4,5 miliardi di tagli di spesa;
     circa un miliardo di prelievo supplementare dagli istituti di credito sul guadagno di 7 miliardi registrato a seguito dell'aumento delle loro quote azionarie in Bankitalia;
     circa un miliardo del maggior gettito IVA prodotto dal pagamento degli arretrati della PA alle imprese;
    le coperture indicate sono molto problematiche. Innanzitutto circa 2,2 miliardi derivano da misure una tantum per finanziare un taglio di tasse che invece è permanente. Tra le una tantum, la scelta di raddoppiare la tassazione sulla plusvalenza determinatasi in capo ai maggiori gruppi bancari per la rivalutazione delle quote di Bankitalia; a fronte del vantaggio ricevuto, l'imposta inizialmente prevista era francamente troppo esigua. Ma occorre ricordare che la Commissione europea ha aperto un'indagine per capire se la rivalutazione delle quote azionarie di Bankitalia in possesso dei nostri istituti di credito non configuri un aiuto di stato;
    le entrate dell'IVA legate alla liquidazione dei debiti della PA per 13 miliardi aggiuntivi rispetto a quelli già preventivati non rappresentano nuove risorse, ma solo l'anticipo di ciò che sarebbe successo in futuro quando quelle fatture sarebbero comunque state pagate;
    si prevedono, nell'ambito della cosiddetta «spending review» tagli per 4,5 miliardi nel 2014, 17 nel 2015 e 32 miliardi a decorrere dal 2016 a regime (da chiarire se sono aggiuntivi a quelli già previsti dal Governo Letta o se li assorbono); i sindacati si sono detti preoccupati per il fatto che le coperture si appoggiano solo sulla spending review: essi temono che per fare cassa si realizzino i soliti tagli lineari al welfare ed ai servizi sociali;Pag. 245
    sembrerebbe, secondo le prime stime della Ragioneria, che almeno 3 di quei 4,5 miliardi siano già impegnati da misure previste nell'ultima manovra del Governo Letta. Se questi calcoli della Ragioneria fossero esatti, i 10 miliardi di tagli permanenti all'IRPEF sono coperti in maniera permanente solo per 1,5 miliardi;
    per quanto concerne il taglio dell'Irap del 5 per cento (900 milioni) questo anno e del 10 per cento l'anno prossimo, esso sarà finanziato dall'aumento della tassazione delle rendite finanziarie dal 20 al 26 per cento, che, in realtà, copre tale agevolazione solo fino al 5 per cento; inoltre, la misura massima di incremento riconosciuta l'anno scorso come copertura dal Servizio Bilancio della Camera e dalla Ragioneria (oltre, gli investitori preferirebbero altre tipologie d'investimento riducendo così la base imponibile e determinando un decremento del gettito atteso) è di 3 punti percentuali (23 per cento). Appare dunque problematico l'aumento dell'aliquota al 26 per cento;
    il DEF necessita di essere modificato radicalmente per poter invertire la situazione economica e del mercato del lavoro dell'Italia. L'efficacia della sua azione è subordinata alla programmazione di almeno i seguenti interventi:
     la proposta di un Piano Europeo per l'Occupazione (un green new deal) il quale stanzi almeno 100 miliardi di euro l'anno per 10 anni per dare occupazione ad almeno 5-6 milioni di disoccupati o inoccupati (di cui un milione in Italia): tanti quanti sono quelli che hanno perso il lavoro dall'inizio della crisi, dando priorità a interventi che rispettano il diritto ad un'ambiente sano e integro, al contrario di quanto fanno molte grandi opere che devastano il territorio e che creano poca occupazione; agevolando la transizione verso consumi drasticamente ridotti di combustibili fossili, la creazione di un'agricoltura biologica e multifunzionale, il riassetto idrogeologico dei territori, la valorizzazione non speculativa del patrimonio artistico e del paesaggio, il potenziamento dell'istruzione e della ricerca, la messa in sicurezza degli edifici scolastici, la riqualificazione delle città, l'efficienza energetica degli immobili, l'innovazione tecnologica, la riforma e il rinnovamento della PA e del welfare, l'innovazione e la sostenibilità delle reti (trasporti, energia, digitalizzazione del Paese);
     la previsione altresì di adeguamenti pensionistici, a partire dalle fasce più deboli, al fine di un aiuto e un sostegno concreti per fronteggiare i continui aumenti delle tariffe e dell'imposizione fiscale diretta e indiretta;
     la modificazione della Controriforma delle pensioni Fornero e risolvere il problema per tutti i cosiddetti «esodati», ad iniziare dai 4000 dipendenti scolastici («quota 96») che da oltre due anni chiedono di poter accedere al trattamento pensionistico sia di vecchiaia che di anzianità, in merito ai quali la Risoluzione 8-00042 approvata dalle Commissioni V e XI della Camera impegnava il Governo a reperire, nell'ambito del DEF 2014, le risorse necessarie;
     l'esclusione categorica di qualsiasi intervento sulle pensioni tantomeno su quelle impropriamente «definite d'oro» relative a redditi che non superano i duemila e cinquecento euro lordi mensili;
    l'adozione, in considerazione della pesante crisi in cui è immerso il nostro Paese, delle seguenti misure nazionali per uscire dalla recessione e promuovere un modello di politica economica che faccia leva prioritariamente sullo sviluppo della domanda interna e rilanci l'occupazione:
      a) una spesa pubblica aggiuntiva di 20-30 miliardi di euro per i prossimi due-tre anni, in particolare per promuovere un Piano straordinario per il lavoro, con entrate da fonti che non riducono il reddito del paese;
      b) il pieno utilizzo delle somme relative al Quadro di Coesione e Sviluppo 2014-2020 pari a 130 miliardi per le priorità indicate nel presente documento;Pag. 246
      c) la redistribuzione del peso fiscale dai redditi bassi alle rendite ed ai patrimoni che avrebbe un benefico effetto espansivo;
      d) l'utilizzo dei fondi della CDP che potrebbero finanziare un programma di «piccole opere» di investimenti degli enti locali, restando fuori dal bilancio consolidato delle pubbliche amministrazioni valido per il calcolo dell'indebitamento netto;
      e) la revisione del Patto di stabilità interno per consentire gli investimenti degli enti territoriali;
      f) interventi sulle emergenze sociali quali la proroga delle CIG e delle mobilità in deroga almeno fino alla fine del 2014, il rinnovo dei contratti per i precari della FA impiegati in servizi;
      g) attuare un Piano straordinario per il lavoro (all'interno o indipendentemente da quello europeo prima proposto) che preveda misure per creare da subito centinaia di migliaia di posti di lavoro veri, qualificati, utili. L'asse di un Piano per il lavoro, deve consistere innanzitutto nella messa in sicurezza del nostro territorio e degli edifici scolastici, la cura e la valorizzazione del paesaggio e dei beni culturali, il rilancio di un'agricoltura multifunzionale, la riqualificazione delle città, l'efficienza energetica degli immobili, l'innovazione tecnologica, alla riforma e al rinnovamento della PA e del welfare, all'innovazione e alla sostenibilità delle reti (trasporti, energia, digitalizzazione del Paese);
      h) la definizione di interventi prioritari di politica industriale, concernenti l'innovazione e la ricerca;
      i) ad approvare un ambizioso piano per la messa in sicurezza del territorio italiano, in termini di sicurezza geologica, idrogeologica ed agroalimentare, in grado di tutelare il territorio ed i suoi abitanti e sviluppare un comparto industriale con potenzialità di volano per l'economia nazionale e elevata qualificazione degli operatori anche per i mercati esteri;
      k) la previsione di un reddito minimo garantito per i soggetti disoccupati, precariamente occupati o in cerca di prima occupazione; garantire risorse almeno per tutto il 2014 per la CIG in deroga;
    la previsione a favore delle regioni ad obiettivo convergenza:
     a) la messa a regime di forme di credito d'imposta automatico sugli investimenti in ricerca, innovazione e formazione, a favore delle imprese disposte ad investire nel Mezzogiorno;
     b) l'avvio di un'innovativa programmazione del Fondi strutturali europei, non solo per accelerare la capacità di spesa, ma anche per migliorarne la qualità e l'efficacia, attraverso la concentrazione degli stessi su alcuni obiettivi, come scuola, formazione, ferrovie, agenda digitale, occupazione, servizi di cura per bambini e anziani, anche attraverso una maggiore responsabilizzazione delle strutture politico-amministrative centrali, con un orientamento ai risultati tramite obiettivi misurabili; e con la concentrazione su alcuni obiettivi prioritari che non dovrà comunque prescindere dall'ammodernamento dell'intera rete infrastrutturale del Sud, presupposto determinante per sfruttarne le potenzialità di piattaforma logistica e di collocamento geo-strategico che ne fanno il crocevia naturale degli scambi internazionali lungo le direttrici Nord Sud e Est Ovest;
    sul terreno fiscale:
     la previsione di una redistribuzione del carico fiscale dai redditi da lavoro, dal costo del lavoro per le imprese e dalla prima casa alle rendite ed ai patrimoni mediante le seguenti misure:
      la riforma del catasto e il superamento dell'arretratezza del sistema di attribuzione delle, rendite catastali;
      l'aumento della progressività dell'imposta sui redditi delle persone fisiche Pag. 247(IRPEF) prevedendo un'ulteriore aliquota per i redditi complessivi lordi che superano i 90 mila euro annui;
      l'incremento delle detrazioni per lavoro dipendente e carichi familiari e degli assegni familiari;
      l'alleggerimento graduale a favore delle piccole e medie imprese del carico fiscale sui fattori di produzione consentendo loro di dedurre dalla base imponibile IRAP la quota corrispondente al costo del lavoro;
      la soppressione di molte delle agevolazioni fiscali generiche ed inutili alle imprese;
    l'attuazione, infine, nel corso della legislatura, delle seguenti indispensabili riforme:
     promuovere una legge sulla rappresentanza sindacale; abolire l'articolo 8 del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138; ritirare le disposizioni sui contratti a tempo determinato e sull'apprendistato di cui al decreto legge n. 34 del 2014, ripristinare la legge n. 188 del 2007, di contrasto al fenomeno delle dimissioni in bianco;
     rafforzare il Fondo centrale di garanzia per consentire maggiori finanziamenti alle PMI,
  esprime

PARERE CONTRARIO
Airaudo, Di Salvo, Placido.

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ALLEGATO 4

DL 34/2014: Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese (C. 2208 Governo).

PROPOSTE EMENDATIVE APPROVATE

ART. 1.

  Al comma 1, lettera a), numero 1),primo periodo, sopprimere le parole: o utilizzatore.

  Conseguentemente, al medesimo numero, secondo periodo sostituire le parole: rapporti di lavoro costituiti con le seguenti: contratti a tempo determinato stipulati
1. 214. (Nuova formulazione). Il Relatore.

  Al comma 1, lettera b), sostituire le parole: otto volte con le seguenti: cinque volte, nell'arco dei trentasei mesi complessivi, indipendentemente dal numero dei rinnovi e.
1. 130. (Nuova formulazione). Gnecchi, Albanella, Baruffi, Boccuzzi, Casellato, Cinzia Maria Fontana, Giacobbe, Gregori, Gribaudo, Incerti, Maestri, Martelli, Miccoli, Paris, Giorgio Piccolo, Rotta, Simoni, Zappulla, Petitti.

  Al comma 1, dopo la lettera b), aggiungere le seguenti:
   b-ter) all'articolo 5, comma 2, le parole: «, instaurato anche ai sensi dell'articolo 1, comma 1-bis,» sono soppresse;
   b-quater) all'articolo 10, comma 7, alla linea, primo periodo, le parole: «ai sensi dell'articolo 1, commi 1 e 1-bis,» sono sostituite dalle seguenti: «ai sensi dell'articolo 1, comma 1,».

  Conseguentemente, sostituire il comma 2 con il seguente:
   2. Al decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, sono apportate le seguenti modificazioni:
  a) all'articolo 20:
   1) al comma 4, i primi due periodi sono soppressi e al terzo periodo dopo le parole: «della somministrazione» sono inserite le seguenti: «di lavoro»;
   2) il comma 5-quater è abrogato;
  b) all'articolo 21, comma 1, lettera c), le parole: «ai commi 3 e 4» sono sostituite dalle seguenti: «al comma 3».
1. 215. (Nuova formulazione). Il Relatore.

  Al comma 1, dopo la lettera b), aggiungere le seguenti:
   b-bis)
all'articolo 5, al comma 4-quater, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Fermo restando quanto già previsto dal presente articolo per il diritto di precedenza, per le lavoratrici il congedo di maternità di cui all'articolo 16, comma 1, del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, intervenuto nell'esecuzione di un contratto a termine presso la stessa azienda, concorre a determinare il periodo Pag. 249di attività lavorativa utile a conseguire il diritto di precedenza di cui al primo periodo. Alle medesime lavoratrici è altresì riconosciuto, con le stesse modalità di cui al presente comma, il diritto di precedenza anche nelle assunzioni a tempo determinato effettuate dal datore di lavoro entro i successivi dodici mesi, con riferimento alle mansioni già espletate in esecuzione dei precedenti rapporti a termine.»;
   b-ter) all'articolo 5, al comma 4-sexies, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Il datore di lavoro è tenuto ad informare il lavoratore del diritto di precedenza di cui ai commi 4-quater e 4-quinquies, mediante comunicazione scritta da consegnare al momento dell'assunzione.»;
   b-quater) all'articolo 5, dopo il comma 4-sexies, è aggiunto il seguente: «4-septies. I lavoratori assunti a termine in violazione del limite percentuale di cui all'articolo 1, comma 1, sono considerati lavoratori subordinati a tempo indeterminato, sin dalla data di costituzione del rapporto di lavoro.».

  Conseguentemente, dopo il comma 2, aggiungere il seguente
   2-bis. La sanzione di cui all'articolo 5, comma 4-septies, del decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368, non si applica ai rapporti di lavoro instaurati precedentemente all'entrata in vigore del presente decreto, che comportino il superamento del limite percentuale di cui all'articolo 1, comma 1, del decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368.
1. 216. (Nuova formulazione). Il Relatore.

  Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
   2-bis. All'articolo 4, comma 4-bis, del decreto-legge 21 maggio 2013, n. 54, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 luglio 2013, n. 85, le parole: «fino al 31 luglio 2014» sono sostituite dalle seguenti: «fino al 31 luglio 2015».
1. 135. Coscia, Gnecchi.

ART. 2.

  Al comma 1, lettera a), sostituire il numero 1) con il seguente: 1) al comma 1, la lettera a) è sostituita dalla seguente: «a) forma scritta del contratto e del patto di prova. Il contratto di apprendistato contiene, in forma sintetica, il piano formativo individuale definito anche sulla base di moduli e formulari stabiliti dalla contrattazione collettiva o dagli enti bilaterali;».
*2. 56. (Nuova formulazione). Gnecchi, Albanella, Baruffi, Boccuzzi, Casellato, Cinzia Maria Fontana, Giacobbe, Gregori, Gribaudo, Incerti, Maestri, Martelli, Miccoli, Paris, Giorgio Piccolo, Rotta, Simoni, Zappulla, Petitti, Malisani.

  Al comma 1, lettera a), sostituire il numero 1) con il seguente: 1) al comma 1, la lettera a) è sostituita dalla seguente: «a) forma scritta del contratto e del patto di prova. Il contratto di apprendistato contiene, in forma sintetica, il piano formativo individuale definito anche sulla base di moduli e formulari stabiliti dalla contrattazione collettiva o dagli enti bilaterali;».
*2. 63. (Nuova formulazione). Placido, Airaudo, Di Salvo.

  Al comma 1, lettera a), sostituire il numero 1) con il seguente: 1) al comma 1, la lettera a) è sostituita dalla seguente: «a) forma scritta del contratto e del patto di prova. Il contratto di apprendistato contiene, in forma sintetica, il piano formativo individuale definito anche sulla base di moduli e formulari stabiliti dalla contrattazione collettiva o dagli enti bilaterali;».
*2. 72. (Nuova formulazione). Labriola.

  Al comma 1, lettera a), sostituire il numero 1) con il seguente: 1) al comma 1, la lettera a) è sostituita dalla seguente: «a) Pag. 250forma scritta del contratto e del patto di prova. Il contratto di apprendistato contiene, in forma sintetica, il piano formativo individuale definito anche sulla base di moduli e formulari stabiliti dalla contrattazione collettiva o dagli enti bilaterali;».
*2. 86. (Nuova formulazione). Polverini.

  Al comma 1, lettera a), sostituire i numeri 2) e 3) con i seguenti:
  2)
al comma 3-bis, il primo periodo è sostituito dal seguente: «3. Ferma restando la possibilità per i contratti collettivi nazionali di lavoro, stipulati dai sindacati comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale, di individuare limiti diversi da quelli previsti dal presente comma, esclusivamente per i datori di lavoro che occupano almeno 30 dipendenti l'assunzione di nuovi apprendisti è subordinata alla prosecuzione a tempo indeterminato del rapporto di lavoro al termine del periodo di apprendistato, nei trentasei mesi precedenti la nuova assunzione, di almeno il 20 per cento degli apprendisti dipendenti dallo stesso datore di lavoro»;
  3) il comma 3-ter è abrogato.
**2. 76. (Nuova formulazione). Labriola.

  Al comma 1, lettera a), sostituire i numeri 2) e 3) con i seguenti:
  2
) al comma 3-bis, il primo periodo è sostituito dal seguente: «3. Ferma restando la possibilità per i contratti collettivi nazionali di lavoro, stipulati dai sindacati comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale, di individuare limiti diversi da quelli previsti dal presente comma, esclusivamente per i datori di lavoro che occupano almeno 30 dipendenti l'assunzione di nuovi apprendisti è subordinata alla prosecuzione a tempo indeterminato del rapporto di lavoro al termine del periodo di apprendistato, nei trentasei mesi precedenti la nuova assunzione, di almeno il 20 per cento degli apprendisti dipendenti dallo stesso datore di lavoro»;
  3) il comma 3-ter è abrogato.
**2. 55. (Nuova formulazione). Gnecchi, Albanella, Baruffi, Boccuzzi, Casellato, Cinzia Maria Fontana, Giacobbe, Gregori, Gribaudo, Incerti, Maestri, Martelli, Miccoli, Paris, Giorgio Piccolo, Rotta, Simoni, Zappulla, Petitti, Malisani.

  Al comma 1, lettera a), sostituire i numeri 2) e 3) con i seguenti:
  2
) al comma 3-bis, il primo periodo è sostituito dal seguente: «3. Ferma restando la possibilità per i contratti collettivi nazionali di lavoro, stipulati dai sindacati comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale, di individuare limiti diversi da quelli previsti dal presente comma, esclusivamente per i datori di lavoro che occupano almeno 30 dipendenti l'assunzione di nuovi apprendisti è subordinata alla prosecuzione a tempo indeterminato del rapporto di lavoro al termine del periodo di apprendistato, nei trentasei mesi precedenti la nuova assunzione, di almeno il 20 per cento degli apprendisti dipendenti dallo stesso datore di lavoro»;
  3) il comma 3-ter è abrogato.
**2. 87. (Nuova formulazione). Polverini.

  Al comma 1, lettera b), dopo le parole: di formazione, aggiungere la seguente: almeno.
2. 18. Chimienti, Cominardi, Rostellato, Rizzetto, Baldassarre, Ciprini, Bechis, Tripiedi.

  Al comma 1, sostituire la lettera c) con la seguente: c) all'articolo 4, comma 3, sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: «Qualora la Regione non provveda a comunicare al datore di lavoro, entro quarantacinque giorni dalla comunicazione di Pag. 251instaurazione del rapporto, le modalità per usufruire dell'offerta formativa pubblica ai sensi delle linee guida adottate dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano in data 20 febbraio 2014, il datore di lavoro non è tenuto ad integrare la formazione di tipo professionalizzante e di mestiere con quella finalizzata alla acquisizione di competenze di base e trasversali. La comunicazione dell'instaurazione del rapporto di lavoro si intende effettuata dal datore di lavoro ai sensi dell'articolo 9-bis, del decreto-legge 1o ottobre 1996, n. 510, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 novembre 1996, n. 608.».
*2. 78. (Nuova formulazione).  Labriola.

  Al comma 1, sostituire la lettera c) con la seguente: c) all'articolo 4, comma 3, sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: «Qualora la Regione non provveda a comunicare al datore di lavoro, entro quarantacinque giorni dalla comunicazione di instaurazione del rapporto, le modalità per usufruire dell'offerta formativa pubblica ai sensi delle linee guida adottate dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano in data 20 febbraio 2014, il datore di lavoro non è tenuto ad integrare la formazione di tipo professionalizzante e di mestiere con quella finalizzata alla acquisizione di competenze di base e trasversali. La comunicazione dell'instaurazione del rapporto di lavoro si intende effettuata dal datore di lavoro ai sensi dell'articolo 9-bis, del decreto-legge 1o ottobre 1996, n. 510, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 novembre 1996, n. 608.».
*2. 54. (Nuova formulazione). Gnecchi, Albanella, Baruffi, Boccuzzi, Casellato, Cinzia Maria Fontana, Giacobbe, Gregori, Gribaudo, Incerti, Maestri, Martelli, Miccoli, Paris, Giorgio Piccolo, Rotta, Simoni, Zappulla, Petitti, Malisani.

  Aggiungere, in fine, il seguente comma: 2-bis. All'articolo 8-bis, comma 2, del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2013, n. 128, dopo le parole: «Il programma contempla la stipulazione di contratti di apprendistato» sono inserite le seguenti: «che, ai fini del programma sperimentale, possono essere stipulati anche in deroga ai limiti di età stabiliti dall'articolo 5 del decreto legislativo 14 settembre 2011, n. 167».
2. 57. Ghizzoni, Incerti.

  Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

Art. 2-bis.
(Disposizioni transitorie).

  1. Le disposizioni di cui agli articoli 1 e 2 si applicano ai rapporti di lavoro costituiti successivamente all'entrata in vigore del presente decreto. Sono fatti salvi gli effetti già prodotti dalle disposizioni introdotte dal presente decreto.
  2. In sede di prima applicazione del limite percentuale di cui all'articolo 1, comma 1, secondo periodo, del decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368, come introdotto dal presente decreto, conservano efficacia, ove diversi, i limiti percentuali già stabiliti dai vigenti contratti collettivi nazionali di lavoro.
  3. Il datore di lavoro al quale non si applicano i limiti percentuali già stabiliti dai vigenti contratti collettivi nazionali di lavoro di cui al comma 2, che, alla data di entrata in vigore del presente decreto, abbia in corso rapporti di lavoro a termine che comportino il superamento del limite percentuale di cui all'articolo 1, comma 1, del decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368, è tenuto a rientrare nel predetto limite entro il 31 dicembre 2014. In caso contrario il datore di lavoro, successivamente a tale data, non può stipulare nuovi contratti di lavoro a tempo determinato fino a quando non rientri nel limite percentuale Pag. 252di cui all'articolo 1, comma 1 del decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368.
2. 05. (Nuova formulazione). Il Relatore.

ART. 5.

  Al comma 1, sostituire le parole: sono stabiliti criteri per la individuazione dei datori di lavoro beneficiari della riduzione contributiva, con le seguenti: sono stabiliti criteri per la concessione del beneficio della riduzione contributiva.
5. 4. Placido, Airaudo, Di Salvo.

  Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
  1-bis. All'articolo 6, comma 4, del decreto-legge 1 ottobre 1996, n. 510, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 novembre 1996, n. 608, sono apportate le seguenti modificazioni:
   a) al secondo periodo, le parole da: «è del 25 per cento» fino alla fine del periodo sono sostituite dalle seguenti: «è del 35 per cento.»;
   b) l'ultimo periodo è soppresso.
5. 7. Il Relatore.

Pag. 253

ALLEGATO 5

DL 34/2014: Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese (C. 2208 Governo).

EMENDAMENTO 1.216 DEL RELATORE E RELATIVI SUBEMENDAMENTI

  All'emendamento 1.216, capoverso b-ter), dopo le parole: da consegnare al momento dell'assunzione aggiungere le seguenti: e al momento delle nuove assunzioni per le quali il lavoratore può esercitare il diritto di precedenza.
0. 1. 216. 1. Airaudo, Di Salvo, Placido.

  All'emendamento 1.216, il capoverso b-quater) è sostituito dal seguente:
   b-quater)
all'articolo 5, dopo il comma 4-sexies è aggiunto il seguente:
  «4-septies. Il contratto di lavoro dei lavoratori assunti a termine in violazione del limite percentuale di cui all'articolo 1, comma 1, è da considerarsi decaduto dal momento dell'accertamento della irregolarità con una sanzione a carico del datore di lavoro e a favore del lavoratore per una cifra pari al 50 per cento della somma corrispondente al valore economico del restante periodo previsto dal contratto».
0. 1. 216. 2. Pizzolante, Tinagli.

  All'emendamento 1.216, sopprimere le parole da: Conseguentemente fino a: decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368.
0. 1. 216. 3. Placido, Airaudo, Di Salvo.

  Al comma 1, dopo la lettera b), aggiungere le seguenti:
   b-bis)
all'articolo 5, al comma 4-quater, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Fermo restando quanto già previsto dal presente articolo per il diritto di precedenza, per le lavoratrici il congedo di maternità di cui all'articolo 16, comma 1, del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, intervenuto nell'esecuzione di un contratto a termine presso la stessa azienda, concorre a determinare il periodo di attività lavorativa utile a conseguire il diritto di precedenza di cui al primo periodo.»;
   b-ter) all'articolo 5, al comma 4-sexies, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Il datore di lavoro è tenuto ad informare il lavoratore del diritto di precedenza di cui ai commi 4-quater e 4-quinquies, mediante comunicazione scritta da consegnare al momento dell'assunzione.»;
   b-quater) all'articolo 5, dopo il comma 4-sexies, è aggiunto il seguente: «4-septies. I lavoratori assunti a termine in violazione del limite percentuale di cui all'articolo 1, comma 1, sono considerati lavoratori subordinati a tempo indeterminato, sin dalla data di costituzione del rapporto di lavoro.».

Pag. 254

  Conseguentemente, dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
  2-bis. La sanzione di cui all'articolo 5, comma 4-septies, del decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368, non si applica ai rapporti di lavoro instaurati precedentemente all'entrata in vigore del presente decreto, che comportino il superamento del limite percentuale di cui all'articolo 1, comma 1, del decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368.
1. 216. Il Relatore.