CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 16 aprile 2014
219.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2 e Allegati).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La VIII Commissione,
   esaminato il Documento di Economia e Finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2) con i relativi Allegati, in particolare quello relativo al Programma delle infrastrutture strategiche (Allegato III) e quello sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra;
   considerato che:
    il Documento di Economia e finanza 2014, pur per sua natura prevedendo prospettive di medio e lungo termine, coglie in maniera efficace le esigenze contingenti del Paese per troppo tempo trascurate, in particolare in materia di ambiente, edilizia, lavori pubblici, infrastrutture e investimenti;
    il DEF 2014 imprime un significativo cambio di passo che considera strategiche le politiche per migliorare la qualità dell'ambiente e incentivare lo sviluppo sostenibile dedicando un'apposita sezione al tema della crescita verde, della tutela del territorio soprattutto a partire dalla cura dell'assetto idrogeologico, con particolare attenzione alla prevenzione. Viene inoltre sottolineata la necessità di approvare il disegno di legge per promuovere la green economy e l'uso efficiente delle risorse, collegato alla manovra di finanza pubblica 2014-2016, attualmente all'esame della VIII Commissione, e il disegno di legge in materia di consumo del suolo, in corso di esame presso le Commissioni riunite VIII e XIII;
    sul tema della green economy, attesa la rilevanza strategica anche alla luce delle politiche dell'Unione europea, le Commissioni riunite VIII e X stanno svolgendo un'approfondita attività istruttoria nell'ambito di una specifica indagine conoscitiva;
    il Documento attribuisce rilevanza centrale alle politiche in materia di infrastrutture come attesta la ricorrenza di tali tematiche in maniera trasversale nelle diverse priorità del Governo. Un approccio moderno al tema infrastrutturale è necessario per il rilancio della nostra economia ed è coerente con un quadro efficiente di connessione con le reti europee e di sviluppo di molte aree del nostro Paese, in particolare del Mezzogiorno e delle Isole. Il DEF affronta questa materia in modo efficace, con un approccio finalizzato alla definizione di priorità, razionalizzazione delle grandi così come delle piccole e medie opere, a partire da quelle strategiche ed immediatamente cantierabili, con attenzione alle tempistiche di realizzazione e alle relative coperture finanziarie; si compie inoltre una scelta trasparente in merito alle opere non realizzabili in tempi certi, attraverso la definizione del Fondo Revoche;
    il DEF attribuisce priorità agli interventi in materia di politiche abitative ed housing sociale, assegnando un ruolo centrale alle regioni e agli enti locali, in risposta all'emergenza abitativa e alla programmazione di medio lungo termine;
   rilevato che:
    in materia di contratti pubblici per i quali il Programma nazionale di riforma prospetta tra l'altro la necessità di semplificazione e trasparenza delle procedure Pag. 181di appalto al fine di ridurre il ricorso al contenzioso e relativi ritardi ed aggravi di costo, occorrerà recepire le direttive in materia di appalti pubblici e concessioni. Tale azione rappresenta un'occasione importante per una revisione della disciplina nazionale di riferimento nell'ottica di una maggiore semplificazione e di una migliore efficacia ed efficienza della spesa pubblica;
    nella revisione della normativa nazionale in materia di contratti pubblici e più in generale nelle misure programmatiche e nelle riforme prospettate nell'ambito delle politiche infrastrutturali, che rivestono un'importanza strategica e perseguono obiettivi ambiziosi nella prospettiva di una migliore attuazione delle politiche di riferimento, appare necessario, per un verso, assicurare un adeguato coinvolgimento delle commissioni parlamentari competenti e, per l'altro, intervenire con provvedimenti organici che assicurino stabilità e certezza delle regole;
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti condizioni:
   1) si impegni il Governo a migliorare i livelli di performance in materia ambientale, anche puntando all'obiettivo europeo della riduzione dell'ottanta per cento delle emissioni di anidride carbonica entro il 2050;
   2) si impegni il Governo a procedere più rapidamente all'ammodernamento della rete infrastrutturale del Paese, con particolare attenzione alle reti di trasporto pubblico locale;
   3) si impegni il Governo a procedere più rapidamente all'ammodernamento della rete infrastrutturale immateriale del Paese, riducendo il digital divide a partire dalla Pubblica Amministrazione;
   4) si impegni il Governo ad adottare procedure di evidenza pubblica relativamente alle concessioni autostradali in scadenza, nel rispetto dei principi di libera concorrenza;
   5) si impegni il Governo a procedere con urgenza alla riforma del CIPE, nel rispetto dei principi di trasparenza ed efficacia;
   6) si impegni il Governo a dare effettiva attuazione alla disposizione di cui all'articolo 12 del decreto legislativo n. 79 del 1999, in base al quale nei cinque anni precedenti la scadenza delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche, le amministrazioni competenti (regioni e province autonome), indicono una gara ad evidenza pubblica, nel rispetto della normativa vigente e dei princìpi fondamentali di tutela della concorrenza, libertà di stabilimento, trasparenza e non discriminazione, per l'attribuzione a titolo oneroso della concessione medesima, modificando comunque la disposizione dello stesso articolo 12 che prevede un indennizzo per il concessionario uscente per la realizzazione delle opere di raccolta, di regolazione, per le condotte e per i canali di scarico;
   7) si impegni il Governo a stabilizzare e a estendere detrazioni di spesa previste per gli interventi di riqualificazione e di efficientamento energetico degli edifici (cosiddetto ecobonus), avendo cura di garantire a tali interventi un effettivo vantaggio (attualmente fissato in 15 punti percentuale) rispetto agli ordinari interventi di ristrutturazione edilizia e mantenendo ferma l'applicabilità di tali agevolazioni anche agli interventi di consolidamento antisismico e di messa in sicurezza degli edifici, come richiesto al Governo con la risoluzione approvata all'inizio della legislatura dalle Commissioni riunite VI e VIII;

  e con le seguenti osservazioni:
   a) si valuti l'opportunità di modificare l'elenco delle opere del Programma delle infrastrutture strategiche, come risultante dalla tabella di aggiornamento riportata nel documento allegato al DEF, anche alla luce della revisione delle intese quadro con le Regioni e definendo criteri coerenti con le strategie di ammodernamento e sostenibilità del sistema infrastrutturale Pag. 182del Paese; alla luce di questo nuovo approccio, si valuti ad esempio l'opportunità di escludere dal Programma delle Infrastrutture strategiche gli interventi relativi alla regimentazione del fiume Po ed includervi, al contrario, gli interventi relativi alla realizzazione dell'idrovia padano-veneta e del progetto di ciclovia VENTO di collegamento fra Venezia e Torino, coerentemente con le finalità di EXPO 2015 cui il DEF rivolge particolare attenzione e risorse;
   b) si valuti l'opportunità di prevedere interventi volti alla riqualificazione e alla rigenerazione delle aree urbane, oltre che alla manutenzione e messa in sicurezza del territorio, creando nuove sinergie fra le politiche ambientali e infrastrutturali e le politiche agricole, con particolare riferimento a quelle dirette a sostenere le attività agroalimentari nei territori montani e nelle aree interne, alle attività imprenditoriali giovanili di messa a coltura e di manutenzione dei terreni incolti;
   c) si valuti l'opportunità di stabilizzare l'attuale livello di agevolazioni fiscali previsto per gli interventi di bonifica da amianto dal decreto legge n. 63 del 2013;
   d) si valuti l'opportunità, nel riordino del sistema fiscale e di incentivazione in materia di rinnovabili, efficienza energetica e messa in sicurezza, e al fine di fornire un quadro stabile di riferimento, di non inserire norme che retroattivamente pregiudichino gli investimenti italiani e stranieri;
   e) si valuti l'opportunità di privilegiare, attraverso meccanismi di esclusione dal patto di stabilità interno, gli interventi di messa in sicurezza degli edifici pubblici a partire dall'edilizia scolastica, nonché gli interventi di messa in sicurezza e di bonifica del territorio.

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ALLEGATO 2

Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2 e Allegati).

PROPOSTA DI PARERE ALTERNATIVA PRESENTATA DAL GRUPPO MOVIMENTO 5 STELLE

  La Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici, in sede d'esame del Documento di economia e finanza 2014 (DEF), premesso che:
   il Documento di Economia e Finanza è il principale strumento di indirizzo economico e finanziario e, sulla base di quanto disposto dalla legge di contabilità e finanza pubblica (legge n. 196 del 2009) è suddiviso in tre sezioni: la prima contenente il quadro macroeconomico e lo schema del programma di stabilità, con gli elementi e le informazioni sull'attuazione del patto di stabilità e crescita, con specifico riferimento agli obiettivi da conseguire per accelerare la riduzione del debito pubblico; la seconda contenente le stime macroeconomiche e le previsioni tendenziali; la terza contenente le linee del programma nazionale di riforma, a sua volta divisa in una parte «programmatica» ed una parte recante squilibri ed elementi di dettaglio;
   una particolare importanza del DEF sotto il profilo ambientale è l'allegato V, il quale, ai sensi della legge 21 dicembre 2001, n. 443 (la legge obiettivo voluta dal Governo Berlusconi con l'obiettivo di accelerare e semplificare l'iter procedurale per la realizzazione delle grandi opere pubbliche), contiene il programma delle infrastrutture strategiche e lo stato di avanzamento delle singole opere, predisposto dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti;
   il DEF del 2013 era nato nell'interregno tra Monti e Letta e, proprio per la sua natura «ibrida», era caratterizzato da una certa timidezza e si limitava a tracciare indicazioni piuttosto vaghe; il documento attuale sembra avere un'impronta più marcatamente politica e cerca di interpretare la spinta riformatrice annunciata da Renzi, in parte e suo malgrado evidenziandone criticità e contraddizioni;
   la premessa concettuale che accompagna la parte programmatica (e politica) del documento parte dal presupposto – rectius dall'assioma – dell'esigenza di riformare le istituzioni al fine di risolvere le conseguenze di una crisi economica, le cui cause però sembrerebbero (sempre secondo l'analisi del Governo) addebitabili ad altri fattori; non è un caso che le prime misure descritte sono proprio quelle legate alla nuova legge elettorale e alla modifica dell'assetto costituzionale, con la trasformazione del Senato in un organismo, non elettivo, di secondo livello; misure di forte valenza sul piano della comunicazione, ma di dubbia utilità dal punto di vista delle esigenze di carattere economico-finanziario;
   è di tutta evidenza, nella sezione dedicata al programma di stabilità, la totale assenza di una visione politica e di una lettura strategica del tema ambientale come fattore trainante nell'economia nazionale; rimangono esclusi e completamente estranei i dati relativi al consumo di capitale naturale e dei servizi ecosistemici, individuati nelle varietà di risorse naturali e di vita;
   il DEF dovrebbe prevedere gli strumenti utili per la comprensione degli effetti Pag. 184dello stato delle risorse naturali e dell'ambiente sulla performance economica del Paese, con una valutazione delle conseguenze economiche e sociali derivanti dalla mancata prevenzione degli impatti e dei danni ambientali; è ormai improcrastinabile ed indispensabile indirizzare l'azione di Governo verso la gestione sostenibile del capitale naturale, attraverso un sistema di conoscenza dei dati e quindi della contabilizzazione ed inserimento degli stessi nello strumento di programmazione economico finanziaria; ciò viene chiesto dalla stessa Unione Europea che ha lavorato assiduamente sulla contabilità ambientale per l'individuazione di un sistema utile a misurare il valore degli ecosistemi ed il costo economico del loro deterioramento, contenuto nel Regolamento 691/2011, nonché attraverso la Comunicazione COM 2009 433 «Non solo PIL Misurare il progresso in un mondo di cambiamento»; tale obiettivo dovrebbe essere raggiunto prevedendo già in questo DEF, come parte integrante, un ulteriore allegato denominato «Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale del Paese» contenente informazioni e dati inseriti secondo le metodologie stabilite dalle Nazioni Unite nel «System of Environmental Economic Accounting (SEEA)»; in esso devono essere ricomprese anche le valutazioni ex ante ed ex post degli effetti delle politiche pubbliche sul capitale naturale e gli ecosistemi, permettendo così di raggiungere gli obiettivi socio economici e ambientali in coerenza con la programmazione annuale finanziaria e di bilancio come previsto dagli articoli 7, 9 e 10 della Legge 196/2009;
   sul piano strategico le direttrici sulle quali si muove il governo sono: taglio del cuneo fiscale e dell'IRAP; rilancio del Mezzogiorno; iniziative per migliorare la competitività delle imprese e per favorire gli investimenti; pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione; il documento indica le misure da adottare, che vengono «contestualizzate» nelle singole aree di intervento: riforma del mercato del lavoro e welfare; riforma della pubblica amministrazione; riforma del fisco; riforma della giustizia, le politiche ambientali sono affrontate quasi esclusivamente nella terza sezione, a sua volta suddivisa in due parti;
   dalla lettura del documento appare in tutta evidenza la consapevolezza del Governo sulla difficoltà a realizzare l'ambizioso programma infrastrutturale avviato rispetto al quale dichiara di voler cambiare impostazione: non più procedure di appalto con risorse pubbliche, ma il ricorso ad un modello di partenariato pubblico privato e agevolazioni fiscali per le opere più costose; la politica della «privatizzazione» si estenderebbe quindi all'alta velocità, agli assi autostradali, alla riqualificazione delle aree urbane, al trasporto pubblico locale;
   tra gli obiettivi annunciati dal Governo c’è l'esigenza di riformare il CIPE e le modalità di approvazione dei progetti, in concomitanza con la revisione della legge obiettivo e delle sue procedure speciali; la ratio di questa riforma sembra evidenziare una chiara continuità con il Governo Berlusconi che ha voluto la legge obiettivo: accelerare e semplificare in tutti i modi le procedure ed attribuire tutto il potere al decisore centrale;
   per quanto riguarda le politiche abitative nel DEF sono previsti stanziamenti per circa 1.3 miliardi per il sostegno all'affitto, l'ampliamento dell'offerta di immobili dell'edilizia popolare, sviluppo dell'edilizia residenziale sociale; desta perplessità che queste misure siano accompagnate dalla previsione di un «maggior rigore nei confronti degli occupanti abusivi di un immobile, i quali non potranno chiedere la residenza né l'allaccio ai pubblici servizi»; il governo, anziché adottare misure punitive come negare l'accesso ai servizi essenziali a chi per necessità occupa le case o gli immobili pubblici inutilizzati, dovrebbe rispettare gli impegni assunti con l'approvazione della risoluzione in commissione ambiente e bilancio, in cui, tra l'altro, si affermava l'esigenza di: riconoscere il diritto all'abitare; riqualificare il patrimonio immobiliare per uso abitativo; salvaguardare il patrimonio immobiliare Pag. 185pubblico prediligendo politiche di diritto alla casa piuttosto che politiche speculative sul patrimonio comune; bloccare sgomberi e sfratti fino all'adozione delle misure necessarie per garantire il diritto alla casa per tutti; utilizzare il patrimonio immobiliare pubblico e quello privato che non risulti abitato, quello degli enti previdenziali e dei fondi immobiliari e bloccare le vendite speculative del patrimonio immobiliare pubblico; realizzare progetti per il riuso delle città secondo politiche volte al consumo di «suolo zero», nell'ottica di una concreta rigenerazione urbana; trasferire le risorse destinate a grandi opere e grandi eventi in un apposito fondo con l'obiettivo di garantire il diritto all'abitare, al reddito, alla salute e alla mobilità; definire le modalità e attuare il censimento degli immobili vuoti ed inutilizzati su tutto il territorio nazionale; adottare una politica fiscale che disincentivi la proprietà di immobili vuoti e la conseguente speculazione; prevedere l'utilizzo immediato dei beni sequestrati alla mafia per «tamponare» le situazioni di emergenza abitativa esistenti sul territorio nazionale;
   non appaiono convincenti gli interventi previsti finalizzati alla liberalizzazione del mercato immobiliare ed alla introduzione di un regime facilitato e gratuito per i cambi di destinazione d'uso degli immobili; c’è il ragionevole timore che la nuova disciplina faccia mancare, come spesso accade, una regia delle scelte e la già scarsa efficacia della programmazione urbanistica verrebbe ridotta al lumicino; anche in questo caso si assiste alla proposizione di misure per la crescita che si basano sulla cultura ideologica del cemento e del mattone interpretata magistralmente dai governi di centrodestra;
   il Governo annuncia interventi a favore del trasporto pubblico, locale e ferroviario; la descrizione degli interventi appare molto vaga e si parla solamente di una riorganizzazione, ma non vengono indicate risorse disponibili e risultati attesi.;
   il DEF annuncia l'ennesima riforma del codice della strada e il cambio di rotta sul bollo auto che, dopo essere stato trasformato per molti anni in tassa di possesso, torna ad essere una tassa di circolazione, quindi legata, si presume, all'uso del veicolo; non è chiara la finalità della norma; nel campo dell'autotrasporto si punta molto su logistica ed innovazione tecnologica, senza intervenire sul regime delle agevolazioni ai trasporti su gomma, fatto salvo un generico riferimento al «superamento della logica di erogazione annuale di risorse al settore degli autotrasporti»;
   l'ambizioso obiettivo del governo è quello di garantire una crescita economica senza aumentare il consumo delle risorse; si esprime l'esigenza di valorizzare ambiente, territorio e risorse agricole e di puntare all'economia verde; le linee programmatiche sono praticamente quelle del collegato ambientale;
   il Governo annuncia di voler stanziare 1.5 mld per il dissesto idrogeologico e 0.2 mld per la delocalizzazione degli impianti industriali ubicati in prossimità dei centri abitati e sono previste altre misure come l'accelerazione degli interventi di riparazione dei danni ambientali e la predisposizione del regolamento per la tariffazione puntuale in materia di rifiuti;
   il Governo sembra intenzionato a valorizzare e tutelare quella parte del territorio, denominata «aree interne» che costituisce il 60 per cento dell'estensione complessiva e abitato dal 20 per cento della popolazione, ma che vive notevoli problemi di collegamenti e di servizi; su questo tema si innestano le proposte di legge sui piccoli comuni all'esame della commissione ambiente;
   non poteva mancare un nuovo impulso al processo, avviato da tempo, di svendita del patrimonio immobiliare pubblico; l'elemento principale del federalismo demaniale consiste esattamente in questo: trasferimento dei beni immobili dello Stato agli enti locali (comprese le province), che potranno provvedere alla loro alienazione;Pag. 186
   per rispettare gli obiettivi nazionali della Strategia Europa 2020 il DEF elenca le misure contenute nei tre obiettivi legati ai cambiamenti climatici: emissioni di gas serra, fonti rinnovabili, efficienza energetica; sul tema è necessario un impegno concreto e l'adozione di misure attuative efficaci per evitare che rimanga – come è avvenuto molto spesso in passato – una mera dichiarazione di intenti;
   in tema di servizi pubblici locali il DEF afferma che «la liberalizzazione è ancora insufficiente»; nascono così decreti ad hoc, come i tre decreti cd Salva Roma, che mettono sotto ricatto gli enti locali al fine di accelerare questo processo; la ricetta del governo Renzi è, infatti, la calendarizzazione di una nuova stagione di privatizzazioni, con il mirabolante obiettivo di incassare 15 miliardi l'anno nei prossimi tre anni; l'attenzione, oltre che sulle grandi aziende partecipate dallo Stato, sarà ancora una volta puntata sui servizi pubblici locali; tutto ciò nonostante 27 milioni di italiane e italiani abbiano votato per la gestione pubblica e partecipativa dell'acqua nel 2011 e per dire no alla privatizzazione dei servizi pubblici locali; ad oggi nessun Governo ha tradotto in pratica il voto democratico dei cittadini;
   la legge di stabilità 2014 compie sostanzialmente due operazioni: la prima regola la situazione di tutte le istituzioni, aziende speciali e società partecipate nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni (in questo caso gli Enti locali) cui si riferiscono le stesse; si supera l'impostazione precedente, indicata nel decreto liberalizzazioni del governo Monti, per cui le aziende speciali e le Spa a totale capitale pubblico dovevano entrare nel Patto di stabilità degli Enti locali, facendo così parte, in sostanza, di un unico aggregato, con tutte le conseguenze negative del caso. La seconda costruisce una sorta di « patto di stabilità specifico» per tutte le istituzioni, aziende speciali e società partecipate stabilendo che, in caso di perdita delle stesse, la quota parte riferita al singolo Ente Locale va accantonata in un apposito fondo a carico dell'Ente Locale stesso;
   ci preoccupa la situazione lavorativa nelle società partecipate che gestiscono i servizi pubblici locali considerati di rilevanza economica, sia dal punto di vista dei vincoli messi in capo agli Enti locali sia per quanto riguarda gli elementi di carattere occupazionale e contrattuale; risultano decisamente complessi, si prestano ad interpretazioni difformi e, data la continua reiterazione di norme, a volte confliggenti tra loro, non hanno ancora trovato punti di sufficiente certezza e inequivocità; occorre maggiore chiarezza e soprattutto reale tutela dei diritti dei lavoratori di tali aziende;
   il patrimonio pubblico in mano agli enti locali ha dimensioni enormi (421 miliardi); la sua vendita e svendita, cominciata da tempo, è oggi considerata da Governo e Sindaci un vero e proprio piano strategico e, attraverso l'alibi della crisi del debito pubblico, sono ormai in adozione in tutti i Comuni piani di dismissione all'unico scopo di fare cassa; anche i servizi pubblici locali sono da molto tempo sotto attacco e a rischio privatizzazione;
   appare condivisibile quanto richiesto dal DL 16/2014 riguardo ai maggiori controlli sui trattamenti economici dei dirigenti delle società controllate delle pubbliche amministrazioni, dato che tale argomento è stato da noi numerose volte sollevato; ci auguriamo non si tratti di una foglia di fico per non risolvere quelli che sono i reali problemi di tali società: troppo spesso la mancanza di investimenti a fronte di quanto invece i cittadini pagano attraverso le tariffe, continui disservizi e la mancanza di coinvolgimento della cittadinanza nelle decisioni che li riguardano; troppo spesso infatti il cittadino si trova ad essere «cliente» di una o più Spa e Srl che gestiscono ad esempio acqua, rifiuti, mense scolastiche, cimiteri, giardini, strade, musei, cliente delle proprie pubbliche amministrazioni invece che «sovrano» come afferma l'articolo 1 della Costituzione;
   per quanto riguarda le opere pubbliche il Governo sembra voler mantenere la Pag. 187scelta di proseguire le opere più costose e ad elevato impatto ambientale, anche attraverso la riattribuzione di risorse che erano state provvisoriamente stornate, pur dedicando un'apprezzabile attenzione ad interventi di riqualificazione del territorio, per il trasporto ferroviario locale e per il trasporto pubblico locale; manca ancora la consapevolezza dell'esigenza di un cambio di rotta sulle politiche infrastrutturali, che porti, finalmente, ad un riequilibrio modale;
   sulle politiche ambientali l'attenzione del Governo si concentra sul collegato ambientale, la cui elaborazione è stata piuttosto laboriosa, visto che – come ricorda lo stesso DEF – una prima versione era stata approvata a novembre 2013, ma che è arrivata formalmente alla Camera ben tre mesi dopo e la sua approvazione definitiva non arriverà prima dell'estate; Il provvedimento, a fronte di alcune misure apprezzabili, contiene diverse criticità, come l'incomprensibile slittamento degli obiettivi di raccolta differenziata, il cui mancato raggiungimento altro non è che la certificazione dell'incapacità di molte amministrazioni comunali;
   nel paragrafo sulle emissioni vengono ricordate le misure adottate a partire dalla ratifica del Protocollo di Kyoto e il quadro attuativo del sistema di emission trading, ammettendo però che, sulla base delle proiezioni attuali, l'Italia non è in grado di rispettare gli impegni per il 2020 in assenza di misure supplementari;
   nel DEF si esprime l'esigenza di interventi per migliorare l'efficienza energetica e, pur con molte incertezze, l'Italia ha mosso alcuni passi in questa direzione; lo scorso anno è stata recepita la direttiva europea sull'efficienza energetica, mentre con enorme ritardo si sta dando seguito alle indicazioni comunitarie sul rendimento energetico degli edifici; con il decreto-legge n. 63 del 2013 è stata recepita la direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica degli edifici, che ha anche introdotto, con enorme ritardo, l'attestato di prestazione energetica degli edifici; nel DEF vengono ricordate anche le agevolazioni fiscali introdotte per incentivare gli interventi di riqualificazione energetica degli immobili, attualmente prorogate fino al 2014 (e con una riduzione al 50 per cento per l'anno successivo; l'ambizioso obiettivo del Governo è che, entro il 31 dicembre 2020, tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a «energia quasi zero»; difficile quantificare quel «quasi», ma l'impatto di questo risultato potrebbe essere ben poca cosa se si considera che, alla luce della sbandierata politica sul contenimento del consumo del suolo, che non ci saranno molte nuove costruzioni a partire dal 2021; bisognerebbe avere la capacità di intervenire sul patrimonio edilizio esistente;
   il Governo si impegna a rispettare la direttiva europea sull'efficienza energetica che chiede ai singoli stati di riqualificare ogni anno, a partire dal 2014, il 3 per cento degli edifici di proprietà dell'amministrazione statale che superino i 500 m2; al momento il Governo ha avviato solo il censimento;
   sulle fonti rinnovabili il DEF si limita a fotografare il rinnovato quadro normativo in materia, evidenziando il raggiungimento del tetto di spesa degli incentivi per il fotovoltaico; non bisogna dimenticare che il sistema incentivante presenta alcune distorsioni, come la possibilità di sottrarre suoli agricoli produttivi per l'installazione di impianti fotovoltaici a terra o la presenza di incentivi a fonti rinnovabili che presentano non poche criticità dal punto di vista ambientale e sanitario, come gli impianti a biogas e biomasse; tutti temi sui quali il Governo non sembra voler intervenire con misure correttive;
   il DEF torna a parlare della questione ILVA, illustrando il provvedimento adottati dal Governo e approvati dal Parlamento per affrontare la gravissima crisi ambientale e sanitaria determinata dall'attività (non proprio rispettosa del quadro normativo) del più grande stabilimento siderurgico d'Europa a Taranto; la ricostruzione non evidenzia che l'intervento Pag. 188governativo era finalizzato soprattutto ad evitare che l'intervento della magistratura potesse causare problemi alla «continuità della produzione», intervenendo anche sui sequestri disposti dal GIP; nel DEF 2013 l'argomento era stato affrontato con maggiore ottimismo e il paragrafo sul tema terminava con queste parole: «In seguito alle azioni poste in essere è stato accertato significativo miglioramento della qualità dell'aria nella città di Taranto e specificatamente nei quartieri più a ridosso dello stabilimento industriale dell'ILVA»; l'ottimismo rimane, ma i problemi ambientali e sanitari per la città di Taranto ed i suoi abitanti sembrano lontani da una soluzione, come confermato dalla procedura d'infrazione aperta in sede europea e dal preannuncio dell'invio di una nuova lettera di messa in mora per la violazione della direttiva sulle emissioni industriali;
   il DEF traccia un quadro sulla situazione della produzione e gestione dei rifiuti, evidenziando che – complice la crisi economica – si è assistito ad una riduzione della produzione e ad un aumento della raccolta differenziata, che si è assestata al 37,7 per cento a livello nazionale. Il dato è ben distante dagli obiettivi che aveva posto il legislatore e la soluzione individuata dal Governo è stata quella di spostare i termini, con buona pace delle amministrazioni virtuose che sono riuscite a raggiungere (e a superare) gli obiettivi di legge; con un breve accenno si afferma l'intenzione di proseguire la strada dell'incenerimento e della termovalorizzazione dei rifiuti, presumibilmente anche attraverso la combustione nei cementifici;
   nell'ambito dell'azione «Una economia verde che protegge il suo territorio», risulta di significativa importanza gli interventi, entro tale data, finalizzati non solo al «censimento» ma soprattutto alla «realizzazione degli interventi di bonifica dei siti inquinati di interesse nazionale»; secondo una stima del Ministero dell'Ambiente sembrerebbe che relativamente al fabbisogno finanziario per gli interventi ambientali, sia stata valutata in 2,5 miliardi la bonifica dei siti inquinati; stante la formulazione dell'impegno, desta perplessità che, nonostante il lungo tempo trascorso senza che i Siti di interesse nazionale (SIN) abbiano visto anche solo cominciare gli interventi di bonifica o ripristino ambientale, si assuma nel DEF 2014 un tale doveroso e gravoso impegno senza indicare priorità al riguardo, di fatto rappresentando una mera dichiarazione di intenti; tale vicenda peraltro si inserisce nella più delicata e complessa materia dei fondi strutturali comunitari che dovranno essere assegnati in base all'Accordo di Partenariato che l'Italia si sta accingendo a sottoscrivere con l'Unione Europea, oltre a quelli derivanti dal completamento dei programmi di spesa cofinanziati per la programmazione 2007-2013; a tal proposito si ricorda che l'articolo 1, comma 7 della legge 147/13 stabilisce che una quota parte delle risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) deve essere destinata agli interventi di messa in sicurezza del territorio e di bonifica dei SIN; risulterebbe infine necessario che gli interventi di riparazione ambientale fossero posti a carico dei soggetti che hanno causato le contaminazioni, all'esito di adeguata verifica ed istruttoria, e che, successivamente, a valle degli interventi di bonifica, siano promossi ed incentivati gli interventi di reindustrailizzazione;
   ancora nell'ambito della citata azione «Una economia verde che protegge il suo territorio», si fa riferimento alla costituzione di un fondo per la delocalizzazione di impianti industriali «pesanti» siti nei centri densamente abitati, sarebbe opportuno, tracciare dei criteri affinché tale dotazione impiantistica non debba insistere anche in altri luoghi caratterizzati da fragilità e complessità come quelli destinati alle produzioni alimentari nazionali di particolare pregio (così come, del pari, disposto in relazione al divieto di utilizzo di diserbanti);
   in relazione alla disamina del PAN (Piano d'azione nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari) di cui al Decreto interministeriale del 22 gennaio 2014, si rileva la necessità che l'uso dei Pag. 189pesticidi venga interdetto laddove esso sia facilmente sostituibile attraverso pratiche di «sfalcio»;
   in relazione alle misure contenute del DEF 2014 in materia di gestione dei rifiuti, si ritiene urgente che vengano emanati i decreti ministeriali in tema di preparazione al riutilizzo, ai sottoprodotti e alle materie prime seconde, così da rilanciare il riuso e il riciclo;
   non risultano adeguate misure per il compostaggio domestico e di comunità nonostante a quanto esposto nel documento (al netto delle disposizioni che riguardano il compost di qualità contenute nel collegato ambientale peraltro in attesa di essere approvate);
   non possono essere condivise le valutazioni in ordine alla maggiore diffusione di sistemi di raccolta domiciliare e/o di tariffazione puntuale che non sono ancora presenti in maniera omogenea sul territorio nazionale, stante la insoddisfacente previsione normativa al riguardo legata alla tariffazione puntuale dei rifiuti prodotti; al riguarda suscita dubbi affidare la definizione di un sistema di tariffe puntuali ad un gruppo di esperti che dovrebbe contribuire alla stesura di un regolamento del Ministero dell'Ambiente che calcoli il «..peso o [..] volume dei rifiuti conferiti dai singoli utenti»;
   si ribadisce la preoccupazione sul previsto differimento dei termini di RD in relazione al raggiungimento del 65 per cento, stante la disomogeneità dei risultati raggiunti sul territorio nazionale; si tratta di un differimento che complica il raggiungimento degli obiettivi di riciclo previsti dalla legislazione comunitaria;
   in relazione alla disposizione avente ad oggetto una rete integrata e adeguata di impianti di incenerimento, il Governo pare, ancora una volta, presumere, prima ancora dell'attività di ricognizione, la necessità di un fabbisogno supplementare di inceneritori in relazione ad esigenze, peraltro, poste in capo alle regioni dall'articolo 196 del Dlgs 3 aprile 2006, n. 152;
   in relazione al Decreto legge 136/2013 cd «Terra dei Fuochi», pur segnalandosi il passo avanti compiuto sotto il profilo penale attraverso l'introduzione del reato di combustione illecita di rifiuti, va segnalata le necessità di una rapida approvazione del ben più organico intervento in tema di delitti ambientali di cui all'AS 1345 ulteriormente migliorabile nei suoi contenuti;
   in relazione alla riduzione delle procedure di infrazione in materia ambientale va raccomandato, in ogni caso, un controllo più efficace degli atti normativi comunitari in fase «ascendente» affinché la normativa comunitaria di imminente adozione non possa risultare in contrasto con discipline statali che eventualmente garantiscano migliori standard ambientali;
   in tema di Fonti Rinnovabili di cui al Target 5, il Governo ha riconosciuto testualmente che «..si è registrato, [..] che le pianificazioni regionali contengono obiettivi di produzione di energia da fonte rinnovabile più ambiziosi di quelli assegnati dal DM 15 marzo 2012» e che a tal fine «..sono state adottate ulteriori discipline mirate a regolamentare, rendere uniformi e semplificare le procedure regionali relative alle autorizzazioni per la costruzione e l ’esercizio degli impianti di produzione di energia»; al riguardo non si può condividere la proposizione secondo cui «..pur intendendo investire nell'utilizzo di fonti di energia rinnovabile, le Regioni hanno affinato l'impianto normativo nell'ottica di preservare il territorio da soluzioni invasive», in considerazione dei significativi impatti sull'ambiente e sulla salute sofferti dalle popolazioni residenti in relazione a determinati impianti a biomasse, proliferanti a seguito di distorcenti regimi incentivanti;
   si ha la sensazione che il paragrafo sul SISTRI sia stato scritto in tempi non sospetti e nessuno ha pensato di aggiornare una descrizione quasi idilliaca di un sistema di tracciabilità di rifiuti che, secondo il DEF, sarebbe ormai in dirittura d'arrivo, dopo ben otto anni dalla sua istituzione; Pag. 190nella realtà, come dimostrano le cronache giudiziarie delle scorse settimane, la situazione è ben diversa e l'affidamento del servizio è oggetto di un'indagine della magistratura con varie ipotesi di reato: associazione per delinquere, corruzione, favoreggiamento reale, truffa, riciclaggio e altri delitti in materia tributaria; lo stesso Governo, rispondendo ad un'interrogazione del movimento cinque stelle, valuta l'ipotesi di recessione dal contratto; probabilmente per la tracciabilità dei rifiuti ci vorrà ancora tempo;
   anche il paragrafo sulla prevenzione dei rifiuti è un elenco di buone intenzioni, con alcune indicazioni percentuali di riduzione dei rifiuti da conseguire entro il 2010, anche attraverso la sinergia con le misure del Green Public Procurement previste dal collegato alla legge di stabilità: è evidente che il Governo dovrà predisporre anche delle misure concrete per raggiungere i risultati annunciati;
   per quanto riguarda gli investimenti relativi al servizio idrico integrato, la Sottosegretaria Velo ha dichiarato che «l'Autorità per l'energia, il gas e il sistema idrico ha avviato un'indagine conoscitiva in merito e attraverso la regolazione tariffaria ha introdotto meccanismi in grado di favorire investimenti necessari ad assicurare standard richiesti dalla normativa; l'esclusione dal Patto di stabilità per gli investimenti è un'ipotesi tutta da esaminare ma che mi sento di condividere, perché è un obiettivo di salute pubblica prioritario e potrebbe consentire una ripartenza degli investimenti in contrasto alla crisi»; gli investimenti andrebbero realmente realizzati e ai cittadini andrebbe riconosciuto il diritto ad una corretta informazione;
   il servizio idrico integrato è un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica, in quanto servizio pubblico essenziale per garantire l'accesso all'acqua a tutti e pari dignità umana a tutti i cittadini, di conseguenza la sua gestione va attuata attraverso gli artt. 31 e 114 del D.Lgs. 267/2000; in quest'ottica il Governo e il Parlamento devono prendere in carico la questione con la massima solerzia, non attraverso un’authority che si è sempre occupata d'altro e che è espressione degli interessi del mercato e non dei cittadini; l'AEEGSI, che viene nel DEF definita come la panacea di tutti i mali, ha, invece, fallito il suo mandato e non ha tenuto in considerazione» la tutela di utenti e consumatori» e quanto da loro espresso con il Referendum del 12 e 13 giugno 2011;
   grave è che, nelle pieghe dei vari decreti che si sono susseguiti in questi anni, dal «Salva Italia» di Monti al «Destinazione Italia» di Letta, si sia voluto deliberare su un nodo ancora irrisolto relativo alla tariffazione del servizio idrico integrato, come se fosse argomento su cui legiferare di passaggio, senza prestarvi la giusta attenzione che meriterebbe delegandolo ad un'Authority, sottraendosi così dall'importante responsabilità cui il referendum aveva richiamato tutti, fuori e dentro i Palazzi;
   nel DEF si fa riferimento all'istituzione della tariffa sociale nel servizio idrico integrato, prevista all'interno del Collegato Ambientale e che secondo il Governo andrebbe a rendere effettivo l'obiettivo di rafforzare la natura «pubblica» della risorsa acqua e di conseguenza dare attuazione all'esito referendario; la tariffa sociale è una questione di assoluta rilevanza soprattutto in questo momento di crisi economica e occupazionale, ma la sua copertura viene individuata in una nuova componente tariffaria appositamente creata che farà aumentare ulteriormente le bollette, gravando ancora una volta sui cittadini invece che sui soggetti che finora hanno fatto profitti sull'acqua;
   il servizio idrico integrato ha prevalenti finalità sociali e ambientali, e la sua gestione infatti deve garantire non solo un diritto essenziale alla vita come quello all'acqua ed alla sua qualità ma anche un uso efficiente della risorsa, la garanzia del diritto alla salute dei cittadini e la preservazione e tutela dell'ambiente; il pieno Pag. 191rispetto e la reale attuazione dell'esito referendario ci sarà con l'approdo ad una vera gestione pubblica e partecipativa dell'acqua, dando uno spazio reale ai cittadini nella gestione dei beni comuni ed eliminando definitivamente la quota di remunerazione del capitale investito dalla tariffa, quota che nel dicembre 2012 l'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas ha fatto rientrare dalla finestra come oneri finanziari, fallendo completamente il compito affidatole;
   manca una chiara garanzia di esclusione di ogni possibilità di lucro nella gestione del Servizio idrico integrato, che deve essere gestito tramite enti di diritto pubblico, essendo l'acqua un monopolio naturale;
   sul consumo di suolo l'attenzione del DEF si pone sul disegno di legge presentato dal Governo (dopo una lunghissima gestazione) e che è il testo base sul quale si è avviata la discussione nelle commissioni congiunte ambiente e agricoltura; a differenza della stragrande maggioranza degli impegni del Governo, sul consumo di suolo manca una data entro la quale si ritiene che il provvedimento verrà approvato e questo dà la misura di quanto sia prioritario questo intervento per l'esecutivo;
   il Governo esprime soddisfazione per la riduzione delle procedure d'infrazione a carico dell'Italia in materia ambientale; il documento omette di dire che, ad oggi, le procedure in campo ambientale sono 22, un numero decisamente ancora eccessivo;
   il tema della semplificazione è sempre stato un cavallo di battaglia di tutti i governi che si sono succeduti e spesso, purtroppo, la semplificazione comporta una riduzione delle garanzie di tutela ambientale e di rispetto della legalità; non a caso l'impetuosa azione «semplificatrice» dei governi Berlusconi ha portato all'allentamento delle maglie in alcuni settori chiave, come quelli dell'urbanistica e dell'edilizia ed è difficile pensare che, dopo i vari condoni, le DIA, le superDIA, le SCIA e il continuo gioco al rialzo delle semplificazioni, possa portare a qualcosa che non sia la deregulation totale; neppure il Governo Renzi si è sottratto all'esigenza, tutta mediatica, di nuovi annunci di sburocratizzazione nel settore dell'edilizia, in campo ambientale – semplificazioni in tema di bonifiche, terre e rocce da scavo, materiali da riporto, emissioni in atmosfera, ecc – e sulla tutela del paesaggio;
   anche sul tema degli appalti si esprime un'ulteriore esigenza di semplificazione, con l'obiettivo di migliorare l'efficienza e la competitività, ma senza considerare che i costi degli appalti – in assenza di un quadro normativo sufficientemente rigoroso – rischiano di salire molto di più di quanto non faccia risparmiare la semplificazione, con una sostanziale legittimazione di sistemi clientelari, poco attenti alle esigenze e agli interessi della collettività;
  esprime

PARERE CONTRARIO
Daga, Busto, De Rosa, Mannino, Micillo, Segoni, Terzoni, Zolezzi.

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ALLEGATO 3

7-00150 De Rosa: Sulle iniziative per limitare l'impatto ambientale dei diversi fattori antropici.

NUOVA FORMULAZIONE

  L'VIII Commissione,
   premesso che:
    in Italia ci sono 55 inceneritori/termovalorizzatori, i cosiddetti impianti waste-to-energy, per la maggioranza progettati secondo la tecnologia a griglie, come d'altronde nel resto d'Europa. Sono vecchi e comunque inquinanti: più di otto su dieci hanno oltre dieci anni di vita;
    gli inceneritori, per il principio di conservazione della massa, oltre alle nanopolveri disperse nell'ambiente, producono scorie pari al 30 per cento del rifiuto trattato che vanno comunque smaltite e trattate spesso lontano dai luoghi di origine. Le ceneri prodotte dall'incenerimento sono altamente tossiche, costituiscono un terzo del peso dei rifiuti bruciati e vanno smaltite come rifiuti speciali pericolosi in discariche autorizzate al conferimento di tali specifiche tipologie di residui. Bruciando i rifiuti quindi non si elimina il problema delle discariche, ma se ne creano di nuove;
    la strategia più efficiente per incrementare rapidamente e consistentemente la raccolta differenziata è la raccolta domiciliare porta a porta. Andrebbe inoltre incrementato l'insieme di impianti di riciclo e rafforzato il mercato delle materie prime seconde da riciclo. Questa strategia, opportunamente affiancata ad altre misure che privilegino l'immediato riutilizzo del bene, apre le porte ad una filiera virtuosa del riciclo e comporta che i rifiuti differenziati possano sempre più rappresentare una fonte di reddito, lavoro, ricerca, a favore di imprese medio piccole, diffuse sul territorio, anche specializzate tecnologicamente;
    la tecnologia dell'incenerimento dei rifiuti è da sempre stata oggetto di fortissimo contrasto da parte di settori della ricerca scientifica, in particolare quelli della medicina ambientale e della medicina oncologica, essendo tali impianti ricompresi nell'allegato di cui decreto ministeriale 5 settembre 1994 (pubblicato su Gazzetta Ufficiale n. 220 del 20 settembre 1994) in attuazione dell'articolo 216 del testo unico delle leggi sanitarie approvato con regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265;
    l'incenerimento dei rifiuti è da sempre stato oggetto di interventi normativi incentivanti, come il regime cosiddetto CIP6 o attualmente quello dei certificati verdi, che hanno di fatto rappresentato un ostacolo concorrenziale che ha distorto e fortemente limitato sinora lo sviluppo delle pratiche e delle tecnologie legate alla riduzione dei rifiuti, alla raccolta differenziata, al riciclo e recupero di materia quali opzioni prioritarie nella scala gerarchica dei criteri di gestione dei rifiuti ex articolo 4 della direttiva 98/2008 CE sui rifiuti ed, espressamente richiamati anche dall'articolo 179 dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 «norme in materia ambientale» cosiddetto testo unico Ambientale;
    l'Unione europea non chiede la realizzazione di nuovi inceneritori. Infatti facendo propria la Strategia europea per la difesa della biodiversità (COM(2011) 244 final), ed approvando la «relazione sulla revisione del sesto programma d'azione in Pag. 193materia di ambiente e la definizione delle priorità per il settimo programma» (P7-TA(2012)0147) il Parlamento europeo ha stabilito a più riprese che, nell'ambito di un'economia di scala e di ottimizzazione delle risorse, deve essere bruciato solo ciò che non è riciclabile e che l'incenerimento per la produzione di energia rappresenta comunque un metodo di gestione dei rifiuti più dispendioso rispetto alla riduzione, al riciclaggio e al riutilizzo e, riprendendo le direttive della Carta di Napoli del Movimento internazionale Zero Waste, indica la data del 2020 per la loro moratoria e la definitiva chiusura di discariche. Sarebbe incomprensibile ed antieconomico costruire impianti che presto si dovrebbero dismettere per indicazione della stessa Unione europea;
    lo stesso Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Andrea Orlando, ha dichiarato, in relazione all'emergenza Campania, il 23 settembre 2013, al Corriere del Mezzogiorno, di aver sollecitato soluzioni alternative ai termovalorizzatori e il 20 giugno 2013 a Repubblica-Napoli: «Naturalmente, se si trovano altre soluzioni non solo le vediamo positivamente ma le incoraggeremo anche»;
    sarebbe infine opportuno che negli accordi tra l'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) ed Consorzio nazionale imballaggi (CONAI) per la gestione e per il riciclo dei rifiuti da imballaggi, il corrispettivo ricevuto dai comuni da parte dei consorzi di filiera sia adeguato alle effettive operazioni poste in essere da questi ultimi, anche sulla base di criteri basati sulla effettiva riciclabilità degli imballaggi immessi in consumo e riducendo, per quanto possibile, ogni spesa di sistema,

impegna il Governo:
   a) ad assumere, in tutti i casi in cui a livello regionale vi sia una sovra capacità degli impianti di incenerimento e delle discariche rispetto alla produzione media di rifiuti, iniziative dirette a riconvertire i vecchi impianti di incenerimento in centri di compostaggio, riciclaggio ed impianti per il TMB (trattamento meccanico biologico) a freddo allo scopo di recuperare ulteriore materia da avviare al riciclo e non alla combustione (CDR e CSS) e per stabilizzare il restante, posto che questo tipo di impianti sono meno costosi, creano più occupazione ed hanno un impatto ambientale quasi nullo;
   b) ad individuare sistemi premiali per la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani da parte dei comuni e delle società di erogazione di tali servizi, anche attraverso sistemi di tariffazione puntuali, al fine di raggiungere le percentuali di RD previste dalla legge;
   c) ad assumere iniziative per dismettere progressivamente le discariche e gli impianti di incenerimento entro il 2020, attraverso la chiusura o riconversione industriale verso impianti di riciclo e recupero di materia per il riuso, come già previsto ai punti 12 e 33 della risoluzione del parlamento europeo del 24 maggio 2012, «Un'europa efficiente nell'impiego delle risorse» del 26 giugno 1998;
   d) a valutare complessivamente l'impatto che ciascun fattore antropico può produrre sull'ambiente, con particolare riguardo alla tecnologia, al lavoro, alla produzione di energia e all'urbanizzazione, sulla base dei principi e delle azioni che garantiscono benefici alla salute delle persone, come previsto dalla Carta di Ottawa per la promozione della salute del 17-21 novembre 1986;
   e) a garantire ai cittadini l'accesso alla giustizia, alle informazioni ambientali ed a tutte le fasi del processo decisionale autorizzativo per nuovi impianti di trattamento ed al monitoraggio degli impianti attualmente in esercizio, come già previsto dalla Convenzione di Aarhus del 26 giugno 1998.