CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 9 aprile 2014
214.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Schema di accordo di partenariato per l'impiego dei fondi strutturali e di investimento europei nel periodo di programmazione 2014-2020 (Atto n. 86).

PROPOSTA DI RILIEVI DEL RELATORE

  La XIII Commissione (Agricoltura),
   esaminato lo schema di accordo di partenariato per l'impiego dei fondi strutturali e di investimento europei nel periodo di programmazione 2014-2020 (Atto n. 86);
   premesso che:
    secondo la nuova normativa europea, il quadro strategico della programmazione nazionale dei fondi strutturali e di investimento europei relativo al periodo 2014-2020 deve essere definito in un documento, denominato accordo di partenariato, redatto con il coinvolgimento delle amministrazioni centrali competenti per materia, delle regioni e dei principali operatori socio-economici dei settori interessati;
    i fondi interessati dall'accordo sono quelli destinati alla politica di coesione – Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), Fondo sociale europeo (FSE), Fondo di sviluppo e coesione (FSC) –, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP);
    le risorse assegnate al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) ammontano, per il periodo 2014-2020, a 10 miliardi e 430 milioni di euro; a questa cifra è da aggiungere la quota di finanziamento nazionale che porterà le risorse pubbliche a circa 21 miliardi di euro, a prezzi correnti;
    lo schema di accordo di partenariato non indica l'ammontare delle disponibilità del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP), in quanto non è stato ancora approvato il relativo regolamento settoriale;
    le nuove regole di programmazione prevedono la concentrazione dell'intervento dei fondi europei su un ristretto numero di obiettivi tematici comuni, connessi gli obiettivi della «Strategia Europa 2020»;
    per quanto riguarda le risorse destinate al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), la parte prevalente delle stesse, pari a 4 miliardi e 420 milioni di euro, è allocata sull'obiettivo tematico 3, finalizzato ad aumentare la competitività delle piccole e medie imprese del settore agricolo. A tal fine, sono previste misure per l'implementazione della sostenibilità ambientale, della qualità e salubrità della produzione, dell'innovazione e della sicurezza del lavoro, nonché politiche mirate al miglioramento delle condizioni di accesso al credito, all'accrescimento della presenza delle imprese sui mercati internazionali e al ricambio generazionale;
    ulteriori risorse per il settore sono destinate alla ricerca, allo sviluppo tecnologico e all'innovazione; al completamento delle infrastrutture per la copertura del territorio rurale con la banda larga ed ultra larga; alla gestione ecosostenibile del territorio, attraverso l'uso efficiente delle risorse, la tutela della biodiversità, lo sviluppo delle agroenergie e interventi compensativi di sostegno al reddito delle aziende che si trovano in aree rurali svantaggiate;Pag. 132
    le risorse stanziate sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) saranno finalizzate ad una gestione sostenibile delle risorse alieutiche e all'attuazione delle nuove misure poste in essere con la riforma della politica comune della pesca;
    la Commissione Agricoltura ha seguito sin dalla prima fase preparatoria la predisposizione di tale documento, ascoltando in audizione il Sottosegretario di Stato per le politiche agricole alimentari e forestali, onorevole Castiglione, sugli aspetti riguardanti la politica di sviluppo rurale e approvando, il 25 settembre 2013, una risoluzione contenente specifici indirizzi al Governo in ordine alle priorità da indicare nel documento da trasmettere a Bruxelles (n. 8-00013);
    il 9 dicembre 2013, tale bozza è stata inviata alla Commissione europea, la quale ha formulato alcune osservazioni sull'impianto strategico del documento e sulla sua coerenza con le indicazioni contenute nel «Position Paper» dei servizi della Commissione europea, riferite alla preparazione dell'accordo e ai programmi dell'Italia per il periodo 2014-2020; altre osservazioni sono riferite ai singoli obiettivi tematici;
    il 16 gennaio 2013 è stato raggiunto, in sede di Conferenza Stato-regioni, l'accordo in merito alla ripartizione delle risorse assegnate al FEASR. Sulla base della proposta delle regioni, è stato deciso che una quota, pari a circa 2 miliardi e 241 milioni di euro, sarà destinata ad attivare quattro misure nazionali (rete rurale nazionale, con una dotazione pari a circa 100 milioni di euro, gestione del rischio, con una dotazione pari a circa 1 miliardo e 640 milioni di euro, biodiversità animale, con una dotazione di 200 milioni di euro, e Piano irriguo, con una dotazione di 300 milioni di euro), mentre la restante parte sarà ripartita tra le regioni secondo la tabella allegata all'accordo;
    i servizi della Commissione europea hanno formulato talune osservazioni che, in riferimento specifico allo sviluppo rurale e alle risorse destinate a tale finalità, fanno riferimento ad alcune criticità di carattere generale, relative prevalentemente alla necessità di un'analisi più approfondita delle condizioni di contesto e dei risultati attesi; specifici rilievi sono poi formulati in relazione ai singoli obiettivi tematici;
    le osservazioni e i rilievi critici della Commissione europea sono stati trasmessi alle Camere insieme alla bozza di accordo, sulla quale è prevista l'acquisizione del parere delle competenti Commissioni parlamentari, ai sensi dell'articolo 1, comma 246, della legge 27 dicembre 2013, n. 147;

VALUTA FAVOREVOLMENTE

lo schema di accordo di partenariato,
  con i seguenti rilievi:
   si ritiene necessario sollecitare il Governo ad attivare un confronto permanente con il Parlamento in merito non solo alla programmazione dei fondi in esame, ma anche alla successiva fase di attuazione e realizzazione delle politiche previste, in modo che le Commissioni di settore possano essere costantemente informate sulla concreta operatività dei programmi, sulla loro efficacia in termini di politiche per il settore e sulla concreta attuazione delle misure programmate;
   si sottolinea che l'accordo di partenariato, pur costituendo un positivo avanzamento nella direzione di una programmazione organica e coerente dei fondi europei, non può in alcun modo comportare un allentamento del vincolo di destinazione delle risorse destinate al FEASR e al FEAMP, che devono restare saldamente ancorate alla propria mission di strumenti di crescita, rispettivamente, dell'agricoltura e delle comunità rurali e della pesca e delle comunità marinare;
   si chiarisca che, nel caso del FEASR, è, altresì, fondamentale, proprio alla luce della natura stessa del fondo, che gli Pag. 133indirizzi prescelti siano concepiti in un'ottica coerente con le scelte che saranno adottate per il primo pilastro della PAC, in una visione unitaria che deve assicurare razionalità alle linee di politica agricola del nostro Paese;
   si impegni il Governo affinché la politica di sviluppo rurale possa articolarsi su due livelli (nazionale e regionale), superando le rigidità che nella decorsa programmazione hanno imposto un modello basato esclusivamente su programmi regionali. A tal riguardo, risulterebbe opportuno che all'interno di una misura nazionale venga previsto un importante programma per la diffusione di strumenti di copertura per le imprese a fronte dei rischi meteorologici, epizoozie eccetera (e ove possibile anche dei rischi di mercato), in modo da poter gestire una delle principali criticità che incombono sulle aziende agricole;
   venga confermata, considerato il quadro di debolezza strutturale delle nostre imprese agricole e di pesca, afflitte da un fenomeno di assottigliamento dei margini di redditività, la scelta di concentrare la maggior parte delle risorse assegnate al FEASR e al FEAMP sulle misure dirette ad accrescere la competitività delle imprese, anche attraverso il rinnovo della meccanizzazione e il sostegno ai giovani agricoltori, in modo da evitare una dispersione di risorse a vantaggio di soggetti o istituzioni diversi dall'impresa agricola;
   venga considerata come seconda priorità il complesso ambito di interventi necessari a fronteggiare gli effetti del cambiamento climatico e più in generale a salvaguardare l'ambiente e le risorse biologiche nelle aree rurali e nei nostri mari, includendo in tale ambito misure di varia natura, dalla gestione del rischio alle misure per la gestione e la conservazione dell'acqua, alle pratiche colturali virtuose, dagli interventi per far fronte alle epizoozie e alle patologie vegetali (in un'ottica di continuità della positiva esperienza maturata nell'ambito dell'articolo 68 del Regolamento (UE) n. 73/2009) al mantenimento della biodiversità;
   siano destinate adeguate risorse finanziarie del Fondo di sviluppo e coesione al settore agricolo, in considerazione del ruolo che l'agricoltura impegna in misura considerevole per il mantenimento dei beni pubblici ambientali del sistema Paese, ritenuti utili al raggiungimento degli obiettivi previsti nell'accordo di partenariato;
   vengano valorizzate le produzioni di qualità, sostenendo in tutte le forme consentite l'ulteriore crescita dell'agricoltura biologica ed evitando, altresì, che terreni o derrate agricole vengano sottratti alla filiera alimentare e destinati alla produzione di energia, dovendosi viceversa concentrare tale fenomeno nelle sole aree marginali o inutilizzabili;
   venga definita una organica politica di sostegno per le aree montane e le zone maggiormente svantaggiate, utilizzando tutti gli strumenti previsti dalla regolamentazione europea, con l'obiettivo di assicurare una remunerativa prosecuzione dell'attività agricola in tali aree, tenendo conto anche dei fondamentali effetti ambientali e socio-culturali che l'agricoltura garantisce in tali contesti.

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ALLEGATO 2

Schema di accordo di partenariato per l'impiego dei fondi strutturali e di investimento europei nel periodo di programmazione 2014-2020 (Atto n. 86).

PROPOSTA DI RILIEVI DEL GRUPPO M5S

  La XIII Commissione,
   esaminato lo schema di accordo di partenariato per l'impiego dei fondi strutturali e di investimento europei (FSIE) nel periodo di programmazione 2014-2020 (Atto n. 86), che rappresenta il quadro di riferimento per la programmazione dei fondi europei per i prossimi sette anni;
   premesso che:
    l'accordo di partenariato dovrebbe contenere la descrizione e la motivazione delle scelte di investimento da cofinanziare con i FSIE ed evidenziare, per ciascun obiettivo tematico e per ciascun fondo, le azioni da realizzare e i risultati attesi;
    una bozza di accordo è stata inviata ai competenti servizi della Commissione europea per una prima verifica come disposto dal regolamento (UE) n. 1303/2013, in attesa della sua ufficiale adozione entro il prossimo mese di aprile;
    la Commissione europea ha effettuato oltre 350 rilievi sul testo inviato dal Governo italiano, sottolineando la debole logica di intervento con la quale il documento risulta redatto, la mancanza di alcune sezioni previste dal citato regolamento europeo e la scarsa coerenza degli interventi programmati rispetto agli «obiettivi di policy», così come formulati nel Programma nazionale di riforma 2013 relativo al nostro Paese;
   per quanto concerne il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP), le criticità generali formulate riguardano:
     a) l'insufficiente descrizione dei fabbisogni (in termini di investimenti) con riferimento a quei settori di punta in cui il nostro Paese presenta vantaggi competitivi, come quello della qualità agroalimentare;
     b) la non suddivisione dei risultati in base ai fondi utilizzati, come disposto dall'articolo 15 del regolamento (UE) n. 1303/2013;
     c) l'assenza di una logica di programmazione integrata degli interventi cofinanziati da FEASR e FEAMP riguardanti le aree interne e i bacini marittimi ove ricadono progetti cofinanziati con il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR);
    preso atto della risoluzione unitaria approvata dalla XIII Commissione il 25 settembre 2013, nella quale sono indicati gli obiettivi e le azioni da perseguire nel contesto della politica di sviluppo rurale e della pesca;
    considerato che nello schema di accordo del dicembre 2013, in relazione alla programmazione FEASR, sarebbe opportuno rivedere:
     a) le dotazioni finanziarie previste per gli obiettivi tematici (OT) 8 (occupazione) e 9 (inclusione sociale), che coprono importanti priorità di sviluppo rurale;Pag. 135
     b) l'analisi complessiva degli squilibri territoriali al fine di inserire specifici riferimenti ai settori della pesca e dell'acquacoltura;
     c) la classificazione delle aree rurali in modo che sia omogenea rispetto alla differenziazione nord-sud;
     d) il legame tra aree interne ed aree rurali al fine di evitare duplicazione di interventi ed invece realizzare la massima complementarietà delle operazioni;
     e) le sinergie tra sviluppo locale di tipo partecipativo e sviluppo rurale;
     f) i collegamenti con l'iniziativa PMI e se si intende contribuire ad essa con risorse FESR;
    considerato che in relazione alla programmazione FEAMP le maggiori criticità riguardano:
     a) il meccanismo di attuazione, posto che molte funzioni sono delegate al livello regionale, sebbene incluse nel programma operativo nazionale (PON);
     b) la strategia di sviluppo delle imprese dell'acquacoltura;
     c) le strategie di sviluppo tra attività economiche marittime ed ambiente marino;
     d) l'analisi sulla biodiversità marina, le zone marine protette e la qualità delle acque marine;
    ritenendo, quindi, al momento, incompleta e non chiaramente formulata la strategia di utilizzo dei FSIE descritta nello schema di accordo di partenariato,
  esprime

UNA VALUTAZIONE NEGATIVA
Gallinella, Lupo, Benedetti, Massimiliano Bernini, Gagnarli, L'Abbate e Parentela.

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ALLEGATO 3

Schema di accordo di partenariato per l'impiego dei fondi strutturali e di investimento europei nel periodo di programmazione 2014-2020 (Atto n. 86).

DOCUMENTO PRESENTATO DAL DEPUTATO FRANCO BORDO

  Atteso che in data 16 gennaio 2014, in sede di Conferenza Stato-regioni, si è raggiunto un accordo tra le regioni e il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali sulla ripartizione del secondo pilastro della Politica agricola comune (PAC), che ha consentito di sbloccare la programmazione dei programmi di sviluppo rurale (PSR) 2014-2020, il Governo è attualmente impegnato nella elaborazione della stesura definitiva dell'accordo di partenariato, a seguito delle osservazioni pervenute dalla Commissione europea.
  Per meglio comprendere, è necessario delineare brevemente il contesto e le scadenze che abbiamo di fronte:
   le regioni entro quattro mesi dall'invio formale dell'accordo di partenariato a Bruxelles da parte del Governo, dovranno inviare formalmente i rispettivi programmi di sviluppo rurale (PSR) alla Commissione europea;
   la Commissione europea si riserva sei mesi di tempo per l'approvazione degli stessi;
   l'accordo del 16 gennaio ha ripartito le risorse tra i programmi nazionali e tra i PSR regionali; il regolamento sullo sviluppo rurale ha assegnato all'Italia una dotazione finanziaria di 10,43 miliardi di euro per il periodo 2014-2020; a questo importo si deve aggiungere il cofinanziamento nazionale, per cui l'importo complessivo della spesa pubblica per lo sviluppo rurale diviene di 20,85 miliardi di euro in sette anni, con una maggiorazione dei fondi del 6 per cento superiore alla precedente programmazione;
   per tenere conto dei diversi contesti regionali in cui si attua la politica strutturale in questione, il riparto della nuova programmazione prevede una diversificazione dei tassi di cofinanziamento comunitari. Nel cofinanziamento le risorse sono state così ripartite: cofinanziamento FEASR regioni competitività: 43,12 per cento; regioni transizione: 48 per cento; regioni convergenza: 60,50 per cento. Il cofinanziamento nazionale (Stato/regioni) è del 50 per cento sull'intero ammontare finanziario. Di tale 50 per cento il 100 per cento è a carico dello Stato per le misure nazionali, mentre per i programmi regionali è per il 70 per cento a carico dello Stato e per il 30 per cento a carico delle regioni. La novità rispetto alla precedente programmazione dei programmi di sviluppo rurale è che la loro attuazione avverrà tramite un programma operativo nazionale (PON), congiuntamente ai programmi regionali;
   l'accordo della Conferenza Stato-regioni ha previsto di destinare 18,6 miliardi di euro all'attuazione dei programmi regionali e 2,2 miliardi di euro a misure nazionali, in quattro linee di intervento: «gestione del rischio» (1,640 miliardi –7,86 per cento) «infrastrutture irrigue» (300 milioni di euro –1,44 per cento), «biodiversità animale» (200 milioni di euro –0,96 per cento) e «rete rurale nazionale» (100 milioni di euro –0,48 per cento);Pag. 137
   nella programmazione 2007-2013 la gestione del rischio (assicurazioni agevolate, stabilizzazione del reddito e fondi di mutualizzazione) faceva parte del primo pilastro della PAC (articolo 68 del Regolamento (CE) n. 73/2009), invece nella programmazione futura farà parte di un PSR nazionale. La misura «gestione del rischio» prevederà meccanismi e strategie tali da rendere applicabile l'intervento in tutto il territorio nazionale, anche attraverso l'attivazione di un «Fondo mutualistico» e delle misure di sostegno al reddito in caso di crisi;
   altra linea di intervento del PON è il «piano irriguo» che sta assumendo una notevole rilevanza a seguito degli eccessi di pioggia o la scarsità di acqua che in questi ultimi periodi ha colpito, ripetutamente, l'agricoltura italiana. La misura prevederà interventi alle strutture irrigue e non alla bonifica ambientale in senso lato, in quanto tali interventi non possono essere posti a carico del settore agricolo;
   la misura «biodiversità animale» (informazioni, banche dati, controlli utili alla selezione) consente di finanziare il programma nazionale per la gestione dei «libri genealogici» e il «miglioramento genetico». La riorganizzazione del sistema allevatoriale deve rispettare il principio di separazione fra le attività di miglioramento della biodiversità, poste a carico nazionale, da quelle di consulenza, poste a carico regionale;
   la nuova programmazione dello sviluppo rurale non sarà più classificata a livello dell'Unione europea in «assi» con l'obbligo di una spesa minima per «asse», ma si passerà dagli «assi» alle «priorità». Spetterà agli Stati membri o alle regioni decidere quale misura usare, e come, per raggiungere gli obiettivi fissati in base a «sei priorità» generali con relativi «settori di interesse» (sotto-priorità) più specifici; quindi ogni PSR dovrà contenere almeno quattro priorità, con un ampio spettro di misure con finalità ambientali (minimo 30 per cento). Le sei priorità sono fortemente incentrate su: trasferimento di conoscenze, innovazione, organizzazione delle filiere agroalimentari, gestione del rischio, tutela degli ecosistemi, contrasto ai cambiamenti climatici e riduzione dell'anidride carbonica, inclusione sociale e sviluppo economico nelle zone rurali. Gli Stati membri saranno tenuti a riservare, obbligatoriamente, il 30 per cento degli stanziamenti, provenienti dal bilancio dell'Unione europea per lo sviluppo rurale, a determinate misure di gestione delle terre e alla lotta contro i cambiamenti climatici e il 5 per cento all'approccio «Liaison entre actions de développement de l’èconomie rurale» (LEADER). Il regolamento offre anche la possibilità per le regioni di mettere a punto «sottoprogrammi tematici» per concentrarsi meglio su specifiche esigenze: giovani agricoltori, piccoli agricoltori, zone montane, mitigazione dei cambiamenti climatici, biodiversità e filiere agroalimentari corte;
   le novità del secondo pilastro attengono alla governance e ad avere un approccio integrato e complementare con la politica di coesione territoriale finanziata attraverso i fondi strutturali (regolamento (UE) n. 1303/2013). Infatti, la programmazione delle politiche di sviluppo regionale e rurale viene organizzata sulla base di un quadro strategico comune (QSC) per tutti i fondi strutturali d'investimento europei per il periodo di programmazione 2014-2020 e supportato da un «position paper», per ogni singolo Stato membro, in cui vengono trasferiti i desiderata su alcune priorità di intervento per le future politiche di sviluppo territoriale;
   per il secondo pilastro è previsto, inoltre, il «Community-led local development» (CLLD) che, sul modello dell'approccio Leader, è estensibile ad aree non rurali e al contributo di altri fondi;
   i nuovi strumenti di governance introdotti nel secondo pilastro riguardano la «condizionalità ex ante» e la «riserva di performance». La prima è finalizzata a garantire alcune condizioni minime – aspetti normativi, amministrativi e organizzativi – al fine di migliore il raggiungimento Pag. 138e l'efficacia delle azioni poste in essere per le politiche di sviluppo rurale. L'assenza di una o più condizioni pone lo Stato e le autorità di gestione dei programmi nella condizione di dover definire percorsi e impegni precisi per il loro soddisfacimento, con il rischio del blocco nell'erogazione dei pagamenti comunitari qualora in caso di verifica ex post (2019) venisse verificato il mancato rispetto degli impegni assunti. La seconda riguarda la capacità dei programmi di raggiungere gli obiettivi preposti, stimolando le amministrazioni responsabili attraverso una premialità da assegnare ai programmi maggiormente performanti e virtuosi (6 per cento della quota complessiva assegnata ad allo Stato membro);
   le ulteriori misure introdotte nel secondo pilastro sono volte a favorire:
    a) la cooperazione, l'associazionismo e l'integrazione tra gli attori del sistema produttivo agroalimentare, con lo scopo di favorire gli obiettivi di sistema al fine di superare le debolezze settoriali e a favorire la trasparenza dei rapporti della filiera del settore primario;
    b) la diffusione di strumenti per la «gestione del rischio» legato alle crisi di mercato e/o calamità naturali; nel dettaglio oltre a favorire l'assicurazione su tali eventi, vi è la possibilità di stimolare la nascita di fondi mutualistici e di attivare dei fondi per il sostegno dei redditi;
    c) diffondere l'innovazione e i risultati della ricerca (Partenariato europeo per l'innovazione – PEI), tramite la creazione di un sistema di rete europea, in una logica che coinvolga l'intera Unione. Il PEI si articolerà per Stato membro, in gruppi operativi che a livello settoriale e territoriale dovrebbero costituirsi con il coinvolgimento delle imprese, sistema della ricerca e della consulenza al fine di innovare il sistema;
   la strategia «Europa 2020» ha quali obiettivi tematici (OT), nell'ambito delle politiche europee da adottare entro il 2020, l'occupazione, la ricerca e l'innovazione, l'istruzione, la riduzione delle povertà, i cambiamenti climatici e l'energia. La programmazione PAC post 2013 s'inserisce nella cornice definita dalla strategia dell'Unione al 2020. Le possibilità offerte dal primo pilastro sono notevoli, ma quelle che offre il secondo pilastro, per come è strutturato, hanno una valenza maggiore rispetto al primo. Il livello d'interrelazione con il territorio che le politiche di sviluppo rurale hanno è notevole, tant’è vero che a livello legislativo comunitario sono state previste sei priorità di intervento declinate in 18 focus area tutte indirizzate alla strategia «Europa 2020». Le sei priorità sono:
    a) promozione del trasferimento di conoscenze e dell'innovazione nel settore agricolo e forestale e nelle aree rurali;
    b) competitività e redditività nel settore agricolo;
    c) promozione della filiera agroalimentare e gestione del rischio;
    d) tutela e ripristino degli ecosistemi naturali;
    e) lotta ai cambiamenti climatici;
    f) favorire l'inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico delle zone rurali.

  Alla luce di quanto descritto, risulta di fondamentale importanza pensare ad una agricoltura che riaffermi la sua funzione primaria di produrre alimenti e che sia capace di:
   a) dare reddito agli agricoltori e nuova qualità della vita nelle aree rurali;
   b) valorizzare il lavoro costruendo nuova e buona occupazione;
   c) produrre eticamente garantendo la sicurezza alimentare ed il benessere degli animali;
   d) assicurare la salvaguardia dell'ambiente e del paesaggio anche promuovendo l'uso delle fonti di energia rinnovabili, sulla base di una loro corretta regolamentazione e pianificazione;Pag. 139
   e) mantenere una forte diversificazione produttiva e multifunzionalità dei servizi offerti, con una connotazione di qualità legata al territorio.

  In questa direzione, appare assolutamente necessario che il Governo si impegni:
   a istituire, unitamente alle regioni, un programma nazionale per la «gestione del rischio» che coordini le azioni volte a ridurre e risarcire le attività agricole da eventi pedoclimatici avversi, crisi di mercato e politiche di mutualizzazione;
   a intervenire in sede europea per verificare la possibilità di istituire un fondo unico europeo per le avversità ambientali, epizoiche in campo agricolo, utilizzando i fondi non spesi nella precedente programmazione, anche a seguito della riprogrammazione, rivenienti o dal primo o dal secondo pilastro;
   ad attivare delle vere politiche a difesa e valorizzazione dell'ambiente, con pratiche virtuose che prevedano servizi ambientali integrati con l'agricoltura, a cominciare dalla tutela della biodiversità, del risparmio idrico, di pratiche che possano incrementare la captazione di carbonio nel suolo e promuovere iniziative mirate alla valorizzazione delle aree marginali del Paese al fine di creare valori aggiunti in campo ecologico ed economico;
   nell'ambito dello sviluppo rurale a raccogliere, con lo strumento del partenariato europeo per l'innovazione, le sollecitazioni prodotte da molte organizzazioni della società civile tese a privilegiare un modello di «innovazione interattiva» che promuova l'avanzamento sociale e produttivo;
   a porre in essere, nel minor tempo possibile, tutte le azioni necessarie a garantire le «condizionalità ex ante» strettamente funzionali ad una efficiente ed efficace attuazione dei programmi nazionali e regionali, con particolare riferimento alle interrelazioni tra banche dati per il dialogo interistituzionale tra gli enti preposti al rilascio della documentazione necessaria per l'attività istruttoria legata alla concessione dei benefici previsti dalla PAC;
   ad adottare tutte le misure necessarie a migliorare l'operatività delle strutture che intervengono nei processi di concessione ed erogazione dei benefici connessi alla PAC;
   a affrontare e trovare soluzione all'annoso problema dell'accesso al credito per le imprese agricole, al fine di garantire la quota di cofinanziamento privato necessaria alla realizzazione dei progetti di investimento, in particolare quelli riconosciuti ammissibili a finanziamento comunitario;
   a escludere, in sede comunitaria, dal computo delle spese che concorrono ai vincoli derivanti dal patto interno di stabilità e crescita, la quota del cofinanziamento regionale. In assenza di ciò potrebbe verificarsi l'impossibilità per le regioni di allocare a bilancio le risorse all'uopo necessarie;
   a presidiare affinché quanto previsto dall'attuale formulazione del regolamento orizzontale, in ordine alla ammissibilità dell'imposta sul valore aggiunto, non recuperabile per i soggetti pubblici, venga confermata dai regolamenti attuativi della PAC. Qualora tale condizione non si dovesse realizzare, istituire un fondo nazionale alimentato da risorse statali per assicurare la copertura dell'imposta sul valore aggiunto per i soggetti pubblici;
   a destinare adeguate risorse finanziarie del Fondo di sviluppo e coesione al settore agricolo, in considerazione del ruolo e delle risorse che l'agricoltura impegna in misura considerevole per il mantenimento dei beni pubblici ambientali del sistema Paese, ritenuti utili al raggiungimento degli obiettivi previsti nell'accordo di partenariato.

  Per quanto concerne invece le osservazioni sugli obiettivi tematici dell'accordo di partenariato sollevati dalla Commissione Pag. 140europea, di seguito si riportano le questioni condivise e integrate con le opportune considerazioni e indirizzi per il Governo.
  Con riferimento agli obiettivi tematici, tutte le attività di diversificazione finalizzate anche all'inclusione sociale realizzate da imprenditori agricoli devono essere riferite all'obiettivo tematico 3 (competitività) mentre le stesse attività, pur realizzate in ambiente agricolo, dovrebbero essere riferite agli altri obiettivi pertinenti.
  Conformemente all'articolo 6.2 del Regolamento (UE) n. 1305/2013, si invita il Governo a definire le motivazioni che sono alla base della scelta di presentare sia programmi nazionali che programmi regionali di sviluppo rurale. Inoltre, dovrebbero essere indicati i criteri per la scelta delle operazioni da realizzare a livello nazionale rispetto a quelle inserite nei programmi regionali.
  La bozza di accordo di partenariato non include la tabella richiesta con le assegnazioni relative agli interventi collegati al tema dei cambiamenti climatici. Com’è noto, i fondi strutturali e di investimento europei (FSIE) devono contribuire all'obiettivo di destinare almeno il 20 per cento del bilancio complessivo dell'Unione ad azioni correlate ai cambiamenti climatici. Dalla proposta di testo non è possibile identificare direttamente la dotazione combinata dei fondi per tali azioni che non possono essere prevalentemente a carico del FEASR.
  Il documento prevede un trasferimento di fondi dalle categorie di regioni meno sviluppate e più sviluppate verso la categoria di regioni in transizione senza fornire la necessaria giustificazione richiesta ai sensi dall'articolo 93.2 del regolamento (UE) n. 1303/2013. Tanto è il risultato di un accordo politico in base al quale si chiede al Governo di porre in essere ogni iniziativa utili a difendere i contenuti dell'accordo stesso.
  La descrizione del meccanismo di coordinamento tra fondi strutturali e di investimento europei e altri strumenti finanziari previsti a livello nazionale e dall'Unione europea non contiene sufficienti dettagli per quanto riguarda gli interventi del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il modo con cui questi fondi interagiranno con gli interventi del Connecting Europe Facility (CEF) e di Horizon 2020. Il coordinamento tra il FESR e il FEASR è particolarmente importante per quanto riguarda il sostegno alle PMI nelle zone rurali e per le infrastrutture di rete, specialmente nel campo della pianificazione e della realizzazione di reti di nuova generazione. Dovrebbero, inoltre, essere descritte la complementarità e le sinergie con altri fondi nazionali o dell'Unione – compreso il primo pilastro della PAC – e i meccanismi previsti per evitare la duplicazione degli interventi.
  La complementarità tra Fondo europeo per gli affari marittimi e della pesca (FEAMP) e Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) potrebbe essere ulteriormente affinata, in particolare per quanto riguarda gli aspetti della politica marittima integrata.
  Per ottenere un impatto positivo sulla creazione di posti di lavoro, in particolare per le donne e i giovani, l'accordo di partenariato (punto 1.3, in particolare OT 8) indica la necessità di compiere ulteriori sforzi per rilanciare il sistema produttivo tramite un'azione coordinata sul sistema di istruzione/formazione volta al miglioramento della qualità del capitale umano. Tuttavia, dato che l'istruzione e i servizi di cura alla prima infanzia, il doposcuola e l'assistenza agli anziani possono essere finanziati da più fondi – FSE, FESR e FEASR – le autorità italiane dovrebbero descrivere nella sezione 3.1.5 l'approccio generale sul modo in cui tali esigenze saranno prese in conto.
  Le indicazioni riguardanti la strategia sulle «aree interne» dovrebbero essere sviluppate ulteriormente e integrate nel capitolo 3.1.6. Occorre chiarire il legame tra le zone «interne» e le zone «rurali» e le conseguenze in termini di cofinanziamento, complementarità fra gli interventi e demarcazione. Ulteriori informazioni sarebbero necessarie per quanto riguarda la Pag. 141mappatura delle aree di intervento e i meccanismi di selezione delle operazioni, in linea con le norme che governano gli interventi dei fondi strutturali e di investimento europei (che vengono assegnati dalla Commissione europea ai singoli Stati sulla base di accordi di partenariato – Quadri strategici nel periodo 2007-2013 – e di Programmi operativi nazionali e regionali concordati con la Commissione stessa).
  Per quanto riguarda il FEASR, il successo degli interventi a sostegno delle imprese agricole e rurali dipende anche dall'eliminazione delle strozzature nelle principali infrastrutture di rete. Pertanto, i fabbisogni di sviluppo relativi alle infrastrutture nelle aree rurali dovrebbero essere individuati, fornendo una corretta analisi di contesto per gli interventi FEASR (per esempio, le reti intelligenti nell'ambito degli interventi per energie rinnovabili ed efficienza energetica) e FESR.
  In linea generale, occorre chiarire il meccanismo di attuazione del FEAMP in quanto molte funzioni sono delegate al livello regionale, sebbene incluse nell'unico programma operativo nazionale. I meccanismi di funzionamento devono pertanto tenere conto della specificità del FEAMP ed essere descritti in modo da non causare problemi di attuazione a eventuali Gruppi di azione costiera (GAC) cofinanziati dal FEAMP nell'ambito dei CLLD.
  Per quanto riguarda i sistemi di gestione e controllo e le esigenze di monitoraggio e valutazione, le specificità del FEASR dovrebbero essere pienamente prese in considerazione. Di conseguenza, il testo dell'accordo di partenariato dovrebbe essere integrato con informazioni pertinenti al riguardo (ad esempio prendendo in conto il Sistema comune di monitoraggio e valutazione previsto per lo sviluppo rurale).
  Le problematiche connesse all'esigenza di garantire un ambiente favorevole per il funzionamento e lo sviluppo delle PMI, comprese quelle delle aree rurali, dovrebbero essere affrontate, così come le problematiche che riguardano l'accesso al credito e la gestione dei rischi in tutti i settori, agricoltura inclusa (ad esempio, in merito alle assicurazioni). A tale riguardo è opportuno chiedere un intervento del Governo per realizzare strategie di interlocuzione con il mondo assicurativo finalizzate a colmare l'attuale disequilibrato rapporto di forza esistente tra compagnia assicurativa e singolo imprenditore.
  La strategia d'intervento e i risultati attesi, con riferimento all'istruzione e alla formazione dovrebbero essere presentati in modo coerente con l'esigenza di un intervento integrato di tutti i fondi strutturali e di investimento, compresi il FEASR e il FEAMP.
  Va chiarita la demarcazione tra OT 3 e OT 4 (ecoinnovazione, fonti di energia rinnovabile, efficienza energetica), tra OT 5 e OT 6 (interventi connessi all'acqua), tra OT 3, OT 6 e OT 8 (patrimonio culturale e turismo, infrastrutture); e OT 7 (aiuti di Stato in materia di logistica e aiuti ai trasporti).
  Per quanto riguarda l'agricoltura e l'agroindustria, va fatto un riferimento al possibile sostegno dei settori che presentano notevoli vantaggi competitivi a livello europeo e internazionale, come i prodotti di qualità. Inoltre, la necessità di rafforzare i legami tra l'agricoltura, l'agroindustria e nuovi settori dell'economia dovrebbe essere presa in considerazione.
  Circa l'obiettivo tematico 3, il documento pone l'accento sulla continuazione di misure anticicliche, per le quali non è fissato alcun termine. Questo approccio non è accettabile poiché non si focalizzano gli interventi sui miglioramenti strutturali necessari per consentire all'Italia di recuperare alti livelli di competitività. Gli interventi non possono essere strumenti per tenere in vita attività economiche moribonde.
  Dovrebbero essere più ampiamente affrontati gli aspetti come quelli riguardanti la green economy (economia verde) e l'internazionalizzazione, individuati nella Position Paper della Commissione europea come capisaldi necessari per rafforzare la competitività delle PMI, prestando particolare attenzione alle imprese agroalimentari. Pag. 142Tra le priorità d'intervento a sostegno della competitività delle PMI, è necessario inoltre affrontare i temi dell'efficienza nell'uso delle risorse e dell'adattamento ai cambiamenti climatici.
  Dovrebbero essere chiarite la complementarietà e la sinergia degli interventi dei fondi strutturali e di investimento europei per il sostegno alle PMI e alle microimprese non agricole nelle zone rurali.
  Relativamente all'accesso al credito e razionamento del credito, come spiegato nella sezione 1 dell'accordo di partenariato e tenendo conto dello spread in termini di tassi di interesse tra le regioni «più sviluppate» e regioni «meno sviluppate», si rileva che la questione non è stata adeguatamente trattata.
  Per quanto riguarda l'agricoltura e l'agroindustria, il sostegno per interventi che riguardano la sicurezza alimentare (norme obbligatorie) se non eleggibile nel programma dovrà essere assicurato con fondi nazionali.
  In merito alla priorità stabilita per il sostegno alle filiere, il riferimento al «miglioramento complessivo della competitività dei territori» dovrebbe essere chiarito, così come quello di concedere una preferenza per le filiere con un «forte radicamento e riconoscibilità territoriale». Il documento dovrebbe spiegare le finalità di tale preferenza e garantirne la compatibilità con il Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.
  Occorre definire criteri volti a chiarire l'ambito di intervento di ogni fondo per il sostegno alla promozione di bioenergie. Come il testo dell'accordo sembra indicare, la promozione delle bioenergie è strettamente legata allo sviluppo rurale e dovrebbe essere finanziata dal FEASR. Per quanto riguarda l'uso delle bioenergie, particolare attenzione deve essere prestata ai potenziali impatti ambientali, quali le emissioni in atmosfera, la perdita di biodiversità, il consumo di suolo e la perdita di capacità di assorbimento di carbonio.
  Per quanto riguarda il sostegno previsto per lo sviluppo di reti intelligenti, si chiede di fornire indicazione circa le priorità di intervento, nonché chiari criteri di demarcazione tra i fondi FESR e FEASR.
  La scelta di allocare all'OT 5 un importo marginale di risorse dei fondi strutturali e di investimento europei, ad eccezione di quelle rese disponibili dal FEASR, dovrebbe essere riesaminata, alla luce anche delle specificità dell'Italia come Paese mediterraneo.
  La realizzazione di serbatoi di stoccaggio per le acque piovane deve essere considerata come mezzo di lotta contro la siccità, esigenza dimostrata attraverso l'analisi dell'adeguamento della rete di irrigazione alle esigenze legate ai cambiamenti climatici.
  Il ripristino degli ecosistemi degradati ha un campo di applicazione più ampio rispetto alle sole zone rurali. Inoltre, le soluzioni che hanno alla base l'uso sostenibile delle risorse naturali (come infrastrutture verdi, soluzioni basate su un approccio ecosistemico, per affrontare l'adattamento ai cambiamenti climatici, il ripristino e la conservazione dell'ambiente) possono costituire strumenti efficaci per affrontare le problematiche relative alle inondazioni, all'erosione delle coste e alla desertificazione.
  Sembra che soltanto il FEASR contribuirà agli obiettivi riguardanti i cambiamenti climatici nell'ambito dell'obiettivo tematico 5. In questo ambito appare necessario l'intervento anche degli altri fondi.
  L'assunto che l'utilizzo a fini agricoli delle acque reflue depurate, dovrebbe riguardare essenzialmente colture non alimentari non appare condivisibile e necessita di argomentazioni a sostegno della tesi contraria.
  Per quanto riguarda il supporto ad attività di monitoraggio delle risorse idriche, si segnala che il FESR non deve finanziare le operazioni di monitoraggio, ma piuttosto le infrastrutture/attrezzature eventualmente necessarie per adeguarsi agli obiettivi ambientali fissati dalle pertinenti direttive europee. Occorre inoltre contestare l'affermazione dei servizi dell'Unione Pag. 143europea che vede il FESR intervenire unicamente nelle regioni meno sviluppate.
  Tenuto conto dell'importanza del rafforzamento della capacità amministrativa della pubblica amministrazione, sembra che le risorse assegnate all'OT 11 non siano sufficienti per realizzare riforme di un certo rilievo.
  Le complementarietà e le sinergie con gli altri fondi europei o nazionali – compreso il primo pilastro della PAC e gli interventi della Banca europea per gli investimenti – dovrebbero essere precisate nei dettagli. Considerata la proposta di intervento nazionale, principalmente in settori importanti come le infrastrutture, una presentazione chiara delle sinergie degli interventi è considerata essenziale.
  Condizione 6.1 (settore idrico) – Entrambi i criteri relativi a sistemi tariffari che incentivino usi efficienti delle risorse idriche e a un adeguato contributo al recupero dei costi per tutti gli impieghi dell'acqua e all'esistenza dei piani di gestione dei bacini idrografici in linea con l'articolo 13 della direttiva 2000/60/CE non possono essere considerati soddisfatti. Per quanto riguarda la tariffazione dell'acqua per l'irrigazione, le recenti osservazioni della Corte dei conti europea, in relazione a tale questione, dovrebbero essere prese in considerazione. Due degli otto piani di gestione di bacino idrografico non sono ancora stati adottati (in particolare quello della Sicilia). Gli altri piani sono ritenuti insufficienti dal punto di vista dei contenuti.
  Per quanto riguarda i piani di gestione dei bacini idrografici, sembra che in Sicilia saranno vigenti solo a partire dal 2016. Inoltre, anche se esistono piani di gestione dei bacini idrografici, sembra che il loro contenuto sia insufficiente per conformarsi ai requisiti del nuovo regolamento sullo sviluppo rurale in materia di investimenti per l'irrigazione (articolo 46.3). Stando a recenti studi, la qualità delle misure di alcuni piani di gestione delle acque italiane non sarebbe sufficiente per permettere l'attuazione delle misure d'investimento relative alle risorse idriche nell'ambito dei PSR.
  Condizione 11 (efficienza amministrativa) – Per consentire alla Commissione di valutare il soddisfacimento di tale condizionalità ex ante, sono necessarie informazioni/chiarimenti in relazione ai seguenti aspetti:
   un quadro politico strategico inteso a rafforzare l'efficienza amministrativa delle autorità pubbliche e le loro capacità è stato elaborato ed è in corso di attuazione: vengono indicate varie aree di intervento. In che maniera le pianificazioni strategiche corrispondenti sono correlate fra loro in modo sistematico, in modo da poter affermare che rappresentino un «quadro politico strategico» ? Quali analisi sono state effettuate in merito alle cause profonde delle carenze amministrative sistemiche ? In che modo le riforme strutturali richieste sono state programmate di conseguenza ?
   analisi e pianificazione strategica di azioni di riforma giuridica, organizzativa e/o procedurale: al fine di chiarire il quadro generale in cui si inseriscono i vari atti e misure, si dovrebbe fornire un breve chiarimento delle strategie a lungo termine nei diversi settori (obiettivi, tappe e calendario). Come viene preso in considerazione il settore giudiziario ?
   sviluppo di sistemi di gestione della qualità (QMS): è necessario disporre di maggiori informazioni in merito alla valutazione delle esigenze delle parti interessate, tra cui i cittadini, le imprese e le altre parti interessate, e al loro coinvolgimento. In che modo sono prese in considerazione altri standard qualitativi internazionali, quali EFQM, modelli ISO 9000 modelli, eccetera ?
   azioni integrate per la semplificazione e la razionalizzazione delle procedure amministrative: in che modo gli oneri amministrativi per i cittadini sono affrontati e quale uso viene fatto degli strumenti di e-government ?Pag. 144
   sviluppo e l'attuazione di strategie e politiche in materia di risorse umane: si richiedono maggiori informazioni in merito a: (i) le strategie e le politiche per le risorse umane che riguardano direttamente il personale (attrattiva, selezione, formazione, certificazione delle competenze, valutazione, riconoscimento); (ii) il completamento del quadro giuridico (in particolare per quanto riguarda il rapporto tra lavoro pubblico e privato, come menzionato nell'autovalutazione). Il problema delle lacune e degli interventi relativi alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione dovrebbe essere ulteriormente sviluppato, in particolare per quanto riguarda le regioni meridionali.
   sviluppo di competenze a tutti i livelli: si richiedono maggiori informazioni in merito ai meccanismi per l'analisi e la valutazione dei bisogni e degli obiettivi che le amministrazioni hanno identificato in rapporto alla formazione dei dipendenti pubblici.
   sviluppo di procedure e strumenti per il controllo e la valutazione: si richiedono maggiori informazioni in merito ai bisogni e agli obiettivi che sono stati individuati per sviluppare monitoraggio e valutazione, nonché in merito ad eventuali indicatori e pertinenti valori di partenza.

  Circa la capacità amministrativa, si propongono alcuni importanti cambiamenti per affrontare le ben note debolezze che hanno caratterizzato i precedenti periodi di programmazione. Essa si avvale in larga misura dell'analisi effettuata dalla Commissione e riconosce le carenze, in particolare nel Sud. Non è chiaro se la descrizione dettagliata nell'allegato 1 delle modifiche dei ruoli delle autorità di gestione, certificazione e audit (AdG, AdC e AdA) e il ruolo rafforzato del Ministero dell'economia e delle finanze-Ispettorato generale per i rapporti finanziari con l'Unione europea (MEF-IGRUE), siano stati elaborati contestualmente al paragrafo 2.5, che comprende nuovi elementi, in particolare la creazione della nuova agenzia per la coesione territoriale. Inoltre, le specificità del FEASR dovrebbero ugualmente essere trattate in relazione al meccanismo di gestione e di controllo. L'elenco di modifiche in calce alle pagine 125-126 richiede una maggiore elaborazione, in particolare sul ruolo dell'Agenzia. In che modo sarà garantito un ruolo maggiore per la società civile nella valutazione e nel monitoraggio dei fondi ? Quando si fa riferimento a un massiccio investimento nella formazione, è questo il vero bisogno chiave ? In che modo le autorità centrali monitoreranno i miglioramenti ? In che modo sarà garantito il coordinamento generale e chi sarà «responsabile» del processo di riforma globale per la gestione dei fondi regionali ?
  Nonostante un certo numero di segnali positivi, vi sono varie incoerenze e mancanza di dettagli, in particolare in merito alla specifico ruolo di governance, le responsabilità e le risorse dell'Agenzia e del MEF-IGRUE nel suo ruolo ampliato, e ai meccanismi per il coordinamento generale tra i tre principali ministeri responsabili dei diversi aspetti della gestione dei fondi e della riforma amministrativa (Ministero dello sviluppo economico, Ministero del lavoro e delle politiche sociali e Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione). L'attuazione del FEASR e il ruolo del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali devono, inoltre, essere trattati in relazione alla descrizione del meccanismo di coordinamento dei fondi strutturali e di investimento europei.
  Nonostante sia menzionata la necessità di migliorare la capacità di gestione dei fondi europei nelle regioni meridionali, non è chiaro quali misure concrete verranno adottate per garantire che le regioni del sud abbiano le necessarie competenze organizzative e gestionali per garantire che i fondi siano utilizzati e gestiti con la massima efficacia ed efficienza. Si chiedono ulteriori informazioni in merito alla capacità amministrativa necessaria per trattare di questioni concernenti la prevenzione e la gestione dei rischi. In un quadro di razionalizzazione delle risorse Pag. 145della pubblica amministrazione, il ruolo e le competenze specifiche garantite da istituzioni di carattere tecnico dovrebbero essere riconosciuti e rafforzati.
  Per quanto riguarda le «aree interne» del Paese, in mancanza di informazioni essenziali quali: programmazione, architettura, dotazione finanziaria, applicazione di strumenti e meccanismi di coordinamento, risulta impossibile valutare correttamente il capitolo sulle aree interne.
  Va delineata la coerenza delle azioni per la riqualificazione delle comunità urbane e rurali sfavorite.
  È necessario fornire un chiarimento sulla ripartizione dei fondi (nazionali ed europei) da utilizzare per le «aree interne».

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ALLEGATO 4

Schema di accordo di partenariato per l'impiego dei fondi strutturali e di investimento europei nel periodo di programmazione 2014-2020 (Atto n. 86).

NUOVA FORMULAZIONE DELLA PROPOSTA DI RILIEVI DEL RELATORE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La XIII Commissione (Agricoltura),
   esaminato lo schema di accordo di partenariato per l'impiego dei fondi strutturali e di investimento europei nel periodo di programmazione 2014-2020 (Atto n. 86);
   premesso che:
    secondo la nuova normativa europea, il quadro strategico della programmazione nazionale dei fondi strutturali e di investimento europei relativo al periodo 2014-2020 deve essere definito in un documento, denominato accordo di partenariato, redatto con il coinvolgimento delle amministrazioni centrali competenti per materia, delle regioni e dei principali operatori socio-economici dei settori interessati;
    i fondi interessati dall'accordo sono quelli destinati alla politica di coesione – Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), Fondo sociale europeo (FSE), Fondo di sviluppo e coesione (FSC) –, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP);
    le risorse assegnate al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) ammontano, per il periodo 2014-2020, a 10 miliardi e 430 milioni di euro; a questa cifra è da aggiungere la quota di finanziamento nazionale che porterà le risorse pubbliche a circa 21 miliardi di euro, a prezzi correnti;
    lo schema di accordo di partenariato non indica l'ammontare delle disponibilità del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP), in quanto non è stato ancora approvato il relativo regolamento settoriale;
    le nuove regole di programmazione prevedono la concentrazione dell'intervento dei fondi europei su un ristretto numero di obiettivi tematici comuni, connessi gli obiettivi della «Strategia Europa 2020»;
    per quanto riguarda le risorse destinate al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), la parte prevalente delle stesse, pari a 4 miliardi e 420 milioni di euro, è allocata sull'obiettivo tematico 3, finalizzato ad aumentare la competitività delle piccole e medie imprese del settore agricolo. A tal fine, sono previste misure per l'implementazione della sostenibilità ambientale, della qualità e salubrità della produzione, dell'innovazione e della sicurezza del lavoro, nonché politiche mirate al miglioramento delle condizioni di accesso al credito, all'accrescimento della presenza delle imprese sui mercati internazionali e al ricambio generazionale;
    ulteriori risorse per il settore sono destinate alla ricerca, allo sviluppo tecnologico e all'innovazione; al completamento delle infrastrutture per la copertura del territorio rurale con la banda larga ed ultra larga; alla gestione ecosostenibile del territorio, attraverso l'uso efficiente delle Pag. 147risorse, la tutela della biodiversità, lo sviluppo delle agroenergie e interventi compensativi di sostegno al reddito delle aziende che si trovano in aree rurali svantaggiate;
    le risorse stanziate sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) saranno finalizzate ad una gestione sostenibile delle risorse alieutiche e all'attuazione delle nuove misure poste in essere con la riforma della politica comune della pesca;
    la Commissione Agricoltura ha seguito sin dalla prima fase preparatoria la predisposizione di tale documento, ascoltando in audizione il Sottosegretario di Stato per le politiche agricole alimentari e forestali, onorevole Castiglione, sugli aspetti riguardanti la politica di sviluppo rurale e approvando, il 25 settembre 2013, una risoluzione contenente specifici indirizzi al Governo in ordine alle priorità da indicare nel documento da trasmettere a Bruxelles (n. 8-00013);
    il 9 dicembre 2013, tale bozza è stata inviata alla Commissione europea, la quale ha formulato alcune osservazioni sull'impianto strategico del documento e sulla sua coerenza con le indicazioni contenute nel «Position Paper» dei servizi della Commissione europea, riferite alla preparazione dell'accordo e ai programmi dell'Italia per il periodo 2014-2020; altre osservazioni sono riferite ai singoli obiettivi tematici;
    il 16 gennaio 2013 è stato raggiunto, in sede di Conferenza Stato-regioni, l'accordo in merito alla ripartizione delle risorse assegnate al FEASR. Sulla base della proposta delle regioni, è stato deciso che una quota, pari a circa 2 miliardi e 241 milioni di euro, sarà destinata ad attivare quattro misure nazionali (rete rurale nazionale, con una dotazione pari a circa 100 milioni di euro, gestione del rischio, con una dotazione pari a circa 1 miliardo e 640 milioni di euro, biodiversità animale, con una dotazione di 200 milioni di euro, e Piano irriguo, con una dotazione di 300 milioni di euro), mentre la restante parte sarà ripartita tra le regioni secondo la tabella allegata all'accordo;
    i servizi della Commissione europea hanno formulato talune osservazioni che, in riferimento specifico allo sviluppo rurale e alle risorse destinate a tale finalità, fanno riferimento ad alcune criticità di carattere generale, relative prevalentemente alla necessità di un'analisi più approfondita delle condizioni di contesto e dei risultati attesi; specifici rilievi sono poi formulati in relazione ai singoli obiettivi tematici;
    le osservazioni e i rilievi critici della Commissione europea sono stati trasmessi alle Camere insieme alla bozza di accordo, sulla quale è prevista l'acquisizione del parere delle competenti Commissioni parlamentari, ai sensi dell'articolo 1, comma 246, della legge 27 dicembre 2013, n. 147;

VALUTA FAVOREVOLMENTE

lo schema di accordo di partenariato,
  con i seguenti rilievi:
   si ritiene necessario sollecitare il Governo ad attivare un confronto permanente con il Parlamento in merito non solo alla programmazione dei fondi in esame, ma anche alla successiva fase di attuazione e realizzazione delle politiche previste, in modo che le Commissioni di settore possano essere costantemente informate sulla concreta operatività dei programmi, sulla loro efficacia in termini di politiche per il settore e sulla concreta attuazione delle misure programmate;
   si sottolinea che lo strumento dell'accordo di partenariato, pur costituendo un positivo avanzamento nella direzione di una programmazione organica e coerente dei fondi europei, non può in alcun modo comportare un allentamento del vincolo di destinazione delle risorse destinate al FEASR e al FEAMP, che devono restare saldamente ancorate alla propria mission di strumenti di crescita, rispettivamente, Pag. 148dell'agricoltura e delle comunità rurali e della pesca e delle comunità marinare e di tutela dei produttori agricoli e dei pescatori;
   si chiarisca che, nel caso del FEASR, è, altresì, fondamentale, proprio alla luce della natura stessa del fondo, che gli indirizzi prescelti siano concepiti in un'ottica coerente con le scelte che saranno adottate per il primo pilastro della PAC, in una visione integrata che deve assicurare razionalità alle linee di politica agricola del nostro Paese;
   si impegni il Governo affinché la politica di sviluppo rurale possa articolarsi su due livelli (nazionale e regionale), superando le rigidità che nella decorsa programmazione hanno imposto un modello basato esclusivamente su programmi regionali. A tal riguardo, risulterebbe opportuno che all'interno di una misura nazionale, finanziata dallo Stato, venga previsto un importante programma per la diffusione di strumenti di copertura per le imprese a fronte dei rischi meteorologici, epizoozie eccetera (e ove possibile anche dei rischi di mercato), in modo da poter gestire una delle principali criticità che incombono sulle aziende agricole;
   venga confermata, considerato il quadro di debolezza strutturale delle nostre imprese agricole e di pesca, afflitte da un fenomeno di assottigliamento dei margini di redditività, la scelta di concentrare la maggior parte delle risorse assegnate al FEASR e al FEAMP sulle misure dirette ad accrescere la competitività delle imprese (con particolare attenzione alle piccole e medie imprese agricole e agroalimentari), anche attraverso il rinnovo della meccanizzazione (tenendo conto anche dei contoterzisti) e il sostegno ai giovani agricoltori (da assumere quale priorità nella programmazione), in modo da evitare una dispersione di risorse a vantaggio di soggetti o istituzioni diversi dall'impresa agricola;
   venga considerata come seconda priorità il complesso ambito di interventi necessari a fronteggiare gli effetti del cambiamento climatico e più in generale a salvaguardare l'ambiente e le risorse biologiche nelle aree rurali e nei nostri mari, includendo in tale ambito misure di varia natura, dalla gestione del rischio alle misure per la gestione e la conservazione dell'acqua, alle pratiche colturali virtuose, dagli interventi per far fronte alle epizoozie e alle patologie vegetali (in un'ottica di continuità della positiva esperienza maturata nell'ambito dell'articolo 68 del regolamento (UE) n. 73/2009) al mantenimento della biodiversità;
   siano destinate adeguate risorse finanziarie del Fondo di sviluppo e coesione al settore agricolo, in considerazione del ruolo che l'agricoltura impegna in misura considerevole per il mantenimento dei beni pubblici ambientali del sistema Paese, ritenuti utili al raggiungimento degli obiettivi previsti nell'Accordo di partenariato;
   vengano valorizzate le produzioni di qualità, sostenendo in tutte le forme consentite l'ulteriore crescita dell'agricoltura biologica ed evitando, altresì, che terreni o derrate agricole vengano sottratti alla filiera alimentare e destinati alla produzione di energia, dovendosi viceversa concentrare tale fenomeno nelle sole aree marginali o inutilizzabili;
   venga definita una organica politica di sostegno per le aree montane e le zone maggiormente svantaggiate, utilizzando tutti gli strumenti previsti dalla regolamentazione europea, con l'obiettivo di assicurare una remunerativa prosecuzione dell'attività agricola in tali aree, tenendo conto anche dei fondamentali effetti ambientali e socio-culturali che l'agricoltura garantisce in tali contesti.