CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 12 marzo 2014
197.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-02333 Grande: Sulla detenzione di un cittadino italiano in Guinea equatoriale.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Desidero fornire all'Onorevole Interrogante un quadro aggiornato in merito alle iniziative condotte dal Ministero degli Affari Esteri per tutelare il connazionale Roberto Belardi e sulle sue condizioni di detenzione in Guinea Equatoriale, che erano state già oggetto di risposte da parte del Governo ad interrogazioni parlamentari presentate nelle scorse settimane.
   a) Sin dall'inizio della vicenda la Farnesina ha svolto una costante azione di assistenza al fine di assicurare l'incolumità del signor Berardi, arrestato il 19 gennaio 2013 a Bata, in Guinea Equatoriale, un Paese dove – ricordo – non abbiamo una rappresentanza e per cui è competente la nostra Ambasciata a Yaoundé, in Camerun. Si sta infatti compiendo ogni sforzo affinché siano garantite al Signor Berardi condizioni detentive conformi agli standard di tutela dei diritti umani. Inoltre, si è posta in essere una tenace azione di sensibilizzazione presso le Autorità della Guinea Equatoriale a tutela dei diritti del connazionale e per giungere ad una soluzione positiva della vicenda. Nel contempo, ogni possibile via diplomatica è al vaglio con lo scopo di raggiungere una conclusione positiva all'iter giudiziario in cui è coinvolto il connazionale.
   b) Al fine di salvaguardare l'integrità fisica del connazionale, ricordo che l'Ambasciata a Yaoundé ha svolto sin dall'inizio una costante azione di assistenza a suo favore anche attraverso persone di riferimento sul posto (fra queste il Console Generale spagnolo a Bata), che hanno mantenuto contatti regolari con il Signor Berardi, effettuando diverse visite nel luogo di detenzione. Si ricorda inoltre che la stessa Ambasciata, dopo ripetute richieste avanzate verso le Autorità di Malabo, ha potuto svolgere una visita consolare lo scorso 13 dicembre. In quell'occasione, il funzionario dell'Ambasciata ha espressamente richiesto che al Signor Berardi venisse prestata adeguata assistenza medica e che fosse altresì facilitato il contatto con i suoi familiari. A questo passo sono seguite successive richieste formali volte ad assicurare al connazionale un trattamento dignitoso e a tenere costantemente aggiornata la nostra Sede sulle sue condizioni di salute, soprattutto a seguito del suo trasferimento in cella di isolamento per detenzione illegale di cellulari nell'istituto di pena. Lo scorso mese di gennaio, il nostro Corrispondente Consolare in pectore si è recato per due volte presso il penitenziario. Le autorità, pur negando la possibilità di incontrare il Signor Berardi poiché in regime di isolamento, hanno acconsentito, su nostra insistenza, a che il corrispondente facesse pervenire al connazionale cibo, medicine e altri generi di prima necessità, con spese a carico dell'Ambasciata. Lo scorso 8 febbraio, il Console Generale spagnolo ha potuto accertarsi, alla presenza delle Autorità del penitenziario, delle condizioni fisiche del Signor Berardi, senza notare infermità o particolari segni di violenza. Appena una settimana fa, inoltre, il nostro Ambasciatore a Yaoundé si è recato personalmente a Bata, dove ha avuto un colloquio di circa un'ora con il signor Berardi, trovandolo dimagrito ma in salute. Nella stessa giornata, il nostro Ambasciatore ha incontrato Pag. 17nella capitale un alto rappresentante del Ministero degli Esteri equato-guineano, manifestando le nostre aspettative.
   c) Parallelamente, la Farnesina ha svolto numerosi interventi di sensibilizzazione volti a favorire una soluzione positiva della vicenda. Il nostro Ambasciatore in Camerun ha investito del caso, lo scorso 23 gennaio, il nuovo Ambasciatore della Guinea Equatoriale a Yaoundé, chiedendo nuovamente la massima attenzione al rispetto dei diritti umani, auspicando che, una volta scontata una parte rilevante della pena, si possano prevedere una liberazione anticipata, o almeno forme alternative al carcere. Desidero far presente che questo intervento si aggiunge ai molteplici passi compiuti negli scorsi mesi dalla nostra Ambasciata. L'azione ad ampio raggio non ha mancato di coinvolgere, attraverso il nostro Ambasciatore in Gabon, la Delegazione dell'Unione Europea in Gabon, competente anche per la Guinea Equatoriale, che ha assicurato un intervento sulle Autorità di Malabo.
  Il Vice Ministro Pistelli – nel corso della sua visita ad Addis Abeba per partecipare al Consiglio Esecutivo dell'Unione Africana (27-28 gennaio 2014) – si è personalmente occupato del caso, sollevando la questione direttamente con il Ministro degli Esteri della Guinea Equatoriale.
  Ad ulteriore conferma della nostra azione ad ampio raggio, il 7 marzo il nostro Rappresentante Permanente presso l'Unione Europea ha sollevato il caso del connazionale nel corso di un incontro con l'Ambasciatore della Guinea Equatoriale a Bruxelles. Sempre in ambito Unione Europea, desidero informarvi che anche il Servizio Europeo per l'Azione Esterna è intervenuto nei giorni scorsi, su richiesta italiana, per sensibilizzare le Autorità della Guinea Equatoriale.
   d) A tutela del connazionale sono stati effettuati numerosi passi anche in Italia, per il tramite della Farnesina. Un'azione di sensibilizzazione è stata infatti condotta nei confronti dell'Ambasciatore della Guinea Equatoriale a Roma, da ultimo il 28 febbraio scorso, e del Rappresentante Permanente della Guinea Equatoriale alla FAO, in occasione della Giornata dell'Africa.
  In conclusione, desidero assicurare che il Governo continuerà a porre in essere ogni utile ed opportuna iniziativa affinché siano assicurate al connazionale condizioni detentive conformi agli standard di tutela dei diritti umani e con l'obiettivo di giungere ad una conclusione positiva della vicenda.

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ALLEGATO 2

5-02334 Scotto: Sulla situazione della «scuola di gomme» del campo beduino di Khan Al Ahmar.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Come ricordato dall'Onorevole Interrogante, lo scorso 27 febbraio l'esercito israeliano ha impedito l'installazione di alcuni giochi da giardino donati dalla Cooperazione italiana alla Scuola di Gomme di Khan Al Akmhar situata nei territori palestinesi occupati, in Area C, sotto il pieno controllo amministrativo e militare israeliano, anche per quanto riguarda la concessione di permessi di costruzione. Vale pena di premettere che il fatto si inserisce in una complessa vicenda giudiziaria, che ha investito addirittura la Corte Suprema israeliana. Presso di questa, infatti, sono pendenti dei ricorsi con i quali alcuni coloni israeliani chiedono che venga data attuazione agli ordini di demolizione della Scuola, emessi nel 2009 e non ancora attuati. A questi fanno da contraltare altri ricorsi, menzionati dall'On. Interrogante, che chiedono invece che la struttura scolastica sia mantenuta in essere. Il relativo processo è seguito costantemente dal nostro Consolato a Gerusalemme, che ha anche potuto assistere a una delle udienze più importanti. Inoltre, non si è mancato di sensibilizzare in più occasioni le autorità israeliane, seguendo modalità condivise anche in sede UE, ed è stato fatto più volte presente il vivo auspicio, di parte italiana, di una positiva soluzione della vicenda. In primo luogo, per minimizzare i potenziali disagi per gli alunni e per le rispettive famiglie e, in secondo luogo, per non vanificare l'investimento compiuto nel complesso scolastico.
  Per mostrare solidarietà ai beduini e rappresentare alle Autorità israeliane la costante attenzione prestata dal nostro Governo, il Console Generale a Gerusalemme, si è anche recato nell'accampamento beduino di Khan Al Akhmar, sito nell'area desertica che collega Gerusalemme a Gerico, dove ha incontrato i rappresentanti della comunità beduina e il personale direttivo e insegnante della scuola.
  Tornando alla vicenda dei giochi da giardino, la loro consegna era stata disposta, a seguito di una richiesta della comunità beduina e della Direttrice della Scuola di Gomme, nell'ambito dell'iniziativa di emergenza della nostra Cooperazione. Tengo a precisare che la consegna dei giochi, così come il sostegno all'intero progetto della Scuola di Gomme, si è sempre svolta nel pieno rispetto delle Linee Guida della nostra Direzione Generale per la Cooperazione e lo Sviluppo, delle linee d'azione europee in Area C a tutela dei gruppi vulnerabili e dei minori e delle priorità umanitarie delle Nazioni Unite.
  Una volta arrivati a destinazione i giochi, l'esercito israeliano ha condotto il personale della ditta Masar, che cura l'installazione dei giochi, e gli automezzi che trasportavano il materiale, presso una vicina stazione di polizia, confiscando i giochi e rilasciando i relativi verbali. Gli automezzi e i giochi sono stati successivamente trasportati presso la sede dell'amministrazione civile israeliana a Bet El, nei pressi di Ramallah.
  Sin da subito l'Ambasciata italiana a Tel Aviv e il nostro Consolato Generale a Gerusalemme si sono attivati per rientrare in possesso dei giochi. In ripetuti contatti con il Responsabile dell'ufficio che si occupa Pag. 19dell'amministrazione civile dei territori occupati, le nostre Sedi diplomatiche hanno fatto presente che la causa giudiziaria sulla Scuola di Gomme è tuttora pendente; che i giochi che stavamo consegnando non possono essere considerati strutture inamovibili; che gli interventi umanitari di questo tipo, in base al diritto internazionale umanitario, non richiedono autorizzazione preventiva e riguardano anzi una sua sfera particolarmente protetta, in quanto destinati ad alleviare le sofferenze di minori.
  Negli ultimi giorni, il Consolato Generale ha nuovamente rappresentato al suddetto responsabile dell'amministrazione civile le ragioni umanitarie e i presupposti giuridici sottesi alla fornitura dei giochi.
  Grazie a tutti questi interventi, i giochi sono stati recuperati lo scorso 8 marzo, dietro pagamento, dalla ditta che li ha forniti e sono stati depositati in un locale, in attesa di una decisione circa la loro futura collocazione.
  In questo quadro, è chiaro che, per il Governo italiano, l'obiettivo primario da perseguire rimane quello di rispondere alle necessità della comunità beduina.
  L'Amministrazione civile israeliana ha ribadito che, nel caso si tentasse nuovamente di consegnare i giochi alla comunità di Khan Al Akhmar, l'esercito sarebbe costretto a intervenire. È stato fatto presente che la normativa locale prevede l'obbligo di un permesso edilizio per tutte le strutture in qualsiasi modo ancorate al suolo e che, in base a tali premesse, la scuola di gomme si trova, per le Autorità Israeliane, in una condizione di illegalità.
  Si sta dunque valutando l'opportunità di sistemare i giochi già acquistati presso un'altra scuola di Ramallah o di Nablus, ovvero presso un campo profughi. Ciò consentirebbe infatti di mantenere la finalità umanitaria dell'intervento.
  Nello stesso tempo si sta valutando di acquistare, per la Scuola di Gomme, nuovi giochi, con maggiori caratteristiche di mobilità, in modo da non dover usare alcun tipo, anche minimo, di installazione fissa per il loro montaggio.

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ALLEGATO 3

5-02335 Gianluca Pini: Sui prossimi referendum di autodeterminazione in Crimea e in Scozia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Governo italiano segue costantemente e con crescente attenzione gli sviluppi della crisi in Ucraina, ove proseguono, nella penisola di Crimea, le operazioni militari russe e si registrano ancora nell'est e nel sud del Paese manifestazioni della minoranza russa contro il Governo centrale a Kiev.
  Il Ministro Mogherini, fin dal suo insediamento, ha lavorato per facilitare una soluzione negoziata della crisi con contatti quotidiani con i suoi omologhi UE, NATO e G7, oltre che con il Ministro Lavrov. Dopo aver preso attivamente parte al Consiglio Affari Esteri straordinario del 3 marzo scorso, che ha definito una iniziale roadmap dell'UE rispetto alle evoluzioni in ucraina – su cui ha riferito, come noto, alle commissioni Esteri di Camera e Senato il 4 marzo –, il Ministro ha partecipato alla riunione in formato ristretto svoltasi a margine dell'incontro del Gruppo Internazionale di Sostegno al Libano di Parigi del 5 marzo ed ha promosso analoghi contatti ai massimi livelli in occasione della Conferenza di Roma sulla Libia tenutasi il 6 marzo scorso.
  In un precario quadro di sicurezza sul terreno, reso ancora più fragile dalle difficoltà che il nuovo Esecutivo ucraino sta fronteggiando per risanare l'economia del paese e per avanzare nel cammino di riforme istituzionali auspicate anche da parte dell'UE, risulta particolarmente grave controproducente l'indizione, da parte del Parlamento di Crimea, di un referendum sull'adesione della regione alla Federazione Russa per il prossimo 16 marzo. Il Ministro Mogherini, in una dichiarazione diffusa l'altro ieri ne ha sottolineato i riverberi negativi sui tentativi di riconciliazione e normalizzazione, poiché esso innescherebbe dinamiche che chiuderebbero ogni spiraglio possibile di dialogo, allontanando la soluzione negoziata della crisi e vanificando gli sforzi corali della comunità internazionale per diminuire le tensioni e facilitare il dialogo fra Mosca e Kiev da un lato e con la comunità internazionale dall'altro.
  Il referendum indetto in Crimea non appare in linea con il dettato della Costituzione ucraina, che prevede all'articolo 73 che ogni variazione dell'assetto territoriale dell'Ucraina vada deciso esclusivamente attraverso un referendum in tutto il paese. Per tale ragione, il Presidente ad interim Turchynov ha già eccepito l'illegittimità della risoluzione del parlamento di Crimea presso la Corte Costituzionale di Kiev.
  In previsione del referendum, il Parlamento regionale di Crimea ha peraltro votato l'11 marzo una «Dichiarazione di Indipendenza», non legata all'eventuale adesione alla Federazione Russa.
  Al referendum non si oppone soltanto la nuova dirigenza ucraina, ma anche parte della stessa popolazione della Crimea, quella di origine tartara. Il Mejilis, l'organo più rappresentativo della pur cospicua minoranza tartara (circa il 12 per cento della popolazione della penisola) ha infatti annunciato il boicottaggio del referendum.
  Il Governo italiano è fermamente convinto, assieme ai partner europei – che si riuniranno nuovamente sulla crisi ucraina in sede di Consiglio Affari Esteri lunedì 17 –, del G7, della NATO e dell'OSCE, della Pag. 21necessità di preservare l'unità territoriale e l'integrità dell'Ucraina, che paiono in queste ore minate dalle operazioni militari condotte da parte russa in Crimea. Riteniamo fondamentale che, nel rispetto di tali principi, possano trovare soddisfazione le aspirazioni e le prerogative delle minoranze nazionali. In tale prospettiva, come ha l'altro ieri dichiarato il Ministro Mogherini, la disponibilità del Governo di Kiev a discutere un ampliamento dei diritti e dei poteri delle regioni e delle minoranze presenti nel Paese è un segnale positivo ed incoraggiante. Esso va sostenuto attraverso un dialogo costruttivo, che da parte italiana si ritiene poter portare avanti nel quadro di un gruppo di contatto internazionale, proposto alla controparte russa a Roma e del cui mandato si sta discutendo in queste ore. Esso costituirebbe uno strumento internazionale, trasparente ed imparziale, per avviare un dialogo diretto tra Kiev e Mosca, e percorrere concretamente la strada della distensione e della stabilizzazione.
  La situazione si presenta sostanzialmente diversa nel caso scozzese. Anche la Scozia, come la Crimea, è inquadrata nell'ordinamento nazionale di appartenenza con ampie prerogative di autonomia. Mentre però il referendum in Crimea viene fermamente contestato da parte delle Autorità centrali, nel caso scozzese il 15 ottobre 2012, il Primo Ministro britannico, David Cameron e il Primo Ministro scozzese, Alex Salmond hanno firmato «l'Accordo di Edimburgo», con cui le Parti hanno consensualmente convenuto l'attribuzione al Parlamento scozzese del potere d'indire, entro il 2014, un referendum sull'indipendenza della Scozia dal Regno Unito.
  Con il medesimo Accordo Londra ed Edimburgo si sono impegnate a riconoscere e rispettare gli esiti della consultazione referendaria, prevedendo inoltre l'impossibilità, da parte di Londra, d'impugnare con i mezzi previsti dall'ordinamento giuridico britannico l'eventuale esito favorevole ad una Scozia stato indipendente e sovrano. Nel marzo 2013 è stata ufficialmente annunciata la data del referendum che avrà luogo giovedì 18 settembre 2014. Nel caso della Scozia vi è dunque una intesa («Accordo di Edimburgo»), con la quale le due parti acconsentono all'indizione del referendum e si impegnano a rispettarne i risultati.

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ALLEGATO 4

5-02336 Porta: Sulla ratifica della Convenzione bilaterale di sicurezza sociale tra Italia e Cile.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il quesito posto dall'Onorevole Interrogante mi dà la possibilità di fornire qualche chiarimento in merito all'iter di ratifica della Convenzione di Sicurezza Sociale tra l'Italia ed il Cile, firmata a Santiago nel 1998 e ratificata dal Cile l'anno successivo.
  Vorrei innanzitutto precisare che il Governo attribuisce una priorità assoluta alla ratifica di tale Accordo in materia di previdenza sociale, che si inserirebbe nel solco già tracciato con altri rilevanti Paesi di maggiore emigrazione, a partire proprio da quelli dell'America latina. L'entrata in vigore della Convenzione, oltre a garantire ovvie ricadute in termini di protezione sociale nei confronti della comunità italiana residente in Cile, avrebbe senza dubbio un impatto positivo sugli investimenti delle imprese italiane operanti nel Paese, che sono naturalmente attratte da una realtà quale quella cilena che ha conosciuto negli ultimi anni una robusta crescita economica, con una legislazione che favorisce l'imprenditorialità e che ha lanciato negli ultimi anni interessanti progetti di sviluppo delle infrastrutture e nel settore energetico.
  Dopo la firma a Roma nel novembre 1999 dell'Intesa Amministrativa per l'Applicazione della Convenzione, l'iter di ratifica della Convenzione da parte italiana ha subito alcune battute di arresto, anche a causa della mancanza di copertura finanziaria, come accaduto negli anni tra il 2009 e il 2013; l'accantonamento relativo al Ministero degli Affari Esteri nella Tabella A, che come noto serve a coprire soprattutto gli oneri finanziari derivanti dalle ratifiche dei trattati internazionali, non consentì infatti l'avvio del disegno di legge di ratifica.
  Alla luce dell'importanza degli accordi di sicurezza sociale, la legge di stabilità ha aumentato significativamente tale accantonamento, tutto ciò con l'obiettivo di realizzare un'operazione i cui benefici ricadrebbero sul sistema Paese in misura maggiore rispetto alle spese preventivate.
  Per tale motivo, il Ministero degli Affari Esteri ha già avviato gli approfondimenti tecnici con il Ministero del Lavoro e con il Ministero dell'Economia e delle Finanze, al fine di stimare in maniera corretta gli oneri finanziari della ratifica e di individuare una adeguata copertura per gli oneri a regime. Trattandosi infatti di accordo che crea diritti soggettivi coperti da garanzie costituzionali ed essendo impossibile prevedere con esattezza a quante persone l'accordo potrà essere applicato in futuro, è necessario individuare uno stanziamento al quale attingere in modo automatico in caso di sforamenti rispetto alle previsioni. Su questo punto è in corso un'attività di concertazione tra i Dicasteri interessati, che riguarda questo ed altri importanti accordi internazionali nella stessa materia, di cui il Governo auspica una rapida ratifica.