CAMERA DEI DEPUTATI
Venerdì 7 marzo 2014
194.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-02157 Borghi: Sulla pratica di smaltimento abusivo di rifiuti sull'asse Bari-Altamura.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In merito a quanto indicato nell'interrogazione presentata dall'onorevole Borghi dove, alla luce delle dichiarazioni di un pentito locale, emergono scenari di discariche abusive sotterranee contenenti rifiuti tossico-nocivi nell'asse Bari-Altamura, si è provveduto a richiedere elementi agli enti locali interessati, atteso che agli atti del Ministero dell'ambiente, tra quelli citati, risulta solo il caso di abbandono di rifiuti nella zona denominata «Franchini», contrada Finocchio, in comune di Gravina di Puglia, su fondi appartenenti all'azienda agricola Mangione.
  Per tale fatto, a carico del procuratore e dell'amministratore di diritto della società Tersan Puglia e Sud Italia, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari ha promosso un procedimento penale (n. 12844/06 RGNR), per gravi reati, quali, il traffico e la gestione illeciti di rifiuti e, conseguentemente, vista la gravità dei fatti, il Ministero dell'ambiente si è costituito parte civile nel medesimo procedimento assicurando il supporto tecnico all'Avvocatura dello Stato e conferendo l'incarico all'ISPRA per la valutazione del danno ambientale cagionato.
  Dalle notizie acquisite dalla Prefettura di Bari, è emerso che la Stazione Carabinieri di Grumo Appula, in relazione ad un articolo di stampa pubblicato il 26 marzo 1996 sul quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno, dal titolo «ALTAMURA – PALO DEL COLLE: Per un pugno di milioni era al servizio di alcuni Comuni. All'Ombra dei Signori della Rifiuti S.p.A. Rivelazioni bomba di un imprenditore – pentito – dopo 10 anni», aveva avviato le opportune indagini in collaborazione con il Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Bari.
  L'imprenditore in argomento, all'epoca autista, affermò che nel 1983 la ditta VIANINI S.p.A. di Binetto (BA) gli commissionò lavori di trasporto e di smaltimento di residui di manufatti in cemento – amianto che scaricò in una vecchia cava, che venne successivamente colmata e sulla quale venne realizzato un tronco ferroviario delle Ferrovie dello Stato.
  Lo stesso, tra l'altro, dichiarò, poi:
   di non essere a conoscenza di affari illeciti relativi a rifiuti, né di scarichi incontrollati nelle campagne di Altamura, Grumo, Palo del Colle, Binetto, Bitetto e Bitonto, né dell'asserita influenza sull'intera aerea, del Clan camorristico Nuvoletta;
   che nel 1989, aveva ampliato la propria attività di movimento terra acquistando un escavatore (successivamente asportato e rinvenuto dopo alcuni giorni) ed un camion (successivamente incendiato da ignoti) e di aver ottenuto dal Comune di Grumo Appula soltanto l'affidamento di un piccolo lavoro di pulitura di un canale;
   che nel periodo giugno-luglio 1995, per il Comune di Binetto (Bari), aveva effettuato un lavoro di copertura dei rifiuti esistenti presso la discarica comunale e di essere stato remunerato con circa 500.000 lire in contanti, previo rilascio di regolare fattura;
   di aver rifiutato, nel febbraio 1996 l'incarico del comune di Bitetto di bruciare, Pag. 7compattare e coprire con terreno i rifiuti esistenti in discarica, in quanto il compenso pari a lire 2.000.000 era stato ritenuto incongruo.

  Per tali fatti, a conclusione dell'attività di indagine e accertate delle irregolarità, è stato deferito in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Bari, l'allora sindaco del comune di Binetto (Bari), SINISI Donato, per le violazioni di cui agli articoli 650 e 674 c.p.
  Negli anni novanta i sindaci – al fine di fronteggiare l'emergenza rifiuti – furono dotati di autonomia nell'individuare siti provvisori ove stoccare (per poi successivamente rimuovere) i rifiuti solidi urbani prodotti dai Comuni, ai sensi dell'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982. Tali siti, così come risultante dagli atti del Nucleo Operativo Ecologico Carabinieri di Bari, sono individuati in:
   Altamura, Contrada «Graviscella-Petrosa», ove sono in corso opere di bonifica;
   Bitetto, Contrada «Torre di Leo», ove con D.G.C. 37/1999 è stato approvato un progetto preliminare di bonifica e recupero ambientale del sito da sottoporre a finanziamento regionale. Ad oggi non risultano atti consequenziali e attualmente l'area è recintata da muratura in tufo con superficie interamente coperta da terreno vegetale;
   Grumo Appula, Contrada «Torre dei Germani», dove il Sindaco ha richiesto alla Provincia di Bari degli interventi, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 242 c.11 e 12 decreto legislativo n. 152 del 2006, riguardanti l'avvio delle indagini e dell'attività istruttoria per individuare l'effettiva ed eventuale presenza di parametri di inquinamento e l'eventuale superamento delle CSC (Concentrazione Soglia di Contaminazione), indicando le misure di messa in sicurezza definitive del sito utilizzato come discarica RSU ex articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982.

  Dall'esito delle indagini all'epoca esperite ed in base a quanto risulta al Nucleo Operativo Ecologico Carabinieri di Bari, non sono emerse obiettività circa l'asserita penetrazione della criminalità organizzata nella gestione dei rifiuti in argomento nei territori suddetti.
  Dal canto suo, la regione Puglia, con riferimento alla situazione segnalata dagli interroganti circa l'esercizio in regime di emergenza dei rifiuti, ha fatto presente che si è reso necessario effettuare una puntuale ricognizione di tutte le discariche esercite a seguito di ordinanze contingibili ed urgenti con la conseguenza che, per alcuni di esse, si è proceduto, alla messa in sicurezza permanente mentre per altre sono in corso le procedure per l'accertamento della qualità ambientale per la successiva messa in sicurezza.
  Di ciò, è stata fatta partecipe anche l'ARPA Puglia che è stata coinvolta sia in attività di carattere amministrativo che di supporto all'Autorità Giudiziaria, ed ha visto interessati di tale problema i comuni di Altamura, Gravina di Puglia, Grumo Appula, Palo del Colle, Bitetto, Binetto e Bitonto, dove peraltro, sono state avviate diverse procedure di bonifica sia in discariche di rifiuti solidi urbani, sia in siti interessati da abbandono di rifiuti.
  In particolare, i siti dove è stata avviata la procedura di bonifica sono nel comune di:
   Altamura, nelle località di «Contrada Pescariello» (sito), «la Gaviscella» (discarica RSU), «Cervone» (sito), «contrada le Lamie» (discarica RSU), Masseria Annunziata-Femmina Morta (sito) e Parco Priore (sito);
   Gravina di Puglia, nelle località di «Cozzarolo» (discarica RSU), «fontana la Stella» (discarica RSU) e «Iazzo dei preti» (discarica);
   Grumo Appula, nella località di stoccaggio provvisorio rifiuti solidi urbani a «Torre dei Gendarmi»;
   Palo del Colle, località «Tappeto di Principe» (discarica RSU);Pag. 8
   Binetto, località «pezze del campo» (Discarica RSU);
   Bitetto, contrada «Nepta» (Sito);
   Bitonto, nelle contrade «Fra’ Diavolo» e «Torre d'Aggera», entrambe discariche, nonché il sito di «Lama Balice».

  In particolare, riguardo alla vicenda che interessa il comune di Bitetto, riportato nell'interrogazione, non risultano nel registro dell'Ufficio della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari, recenti iscrizioni di procedimenti penali. Tuttavia consta che nel dicembre del 1993 la locale Polizia Municipale, nel corso di un accesso in un terreno agricolo in località Nepta, di proprietà della Confraternita Opera Pia SS. Sacramento, riscontrò un deposito abusivo di rifiuti speciali denunciando in stato di libertà per il reato di esercizio di discarica abusiva due fratelli affittuari e conduttori del terreno in questione e ponendo sotto sequestro il terreno stesso. Tale terreno, durante il periodo del sequestro, è stato interessato da svariati incendi dolosi con conseguenti opere di movimento dello strato superficiale dei rifiuti nel corso delle quali si rinvennero alcuni fusti contenenti olii esausti per veicoli a motore. I due affittuari furono assolti nel 1998 e l'area fu dissequestrata.
  Concluso il procedimento penale, permane ancora il contenzioso civile dinanzi al tribunale di Bari tra il comune di Bitetto e la Confraternita Opera Pia, relativamente all'onere di bonifica del terreno contaminato.
  In ordine a ciò, il Procuratore della Repubblica di Bari ha fatto presente che è suo intendimento procedere ad ulteriori approfondimenti in sede penale della vicenda.
  Per quanto riguarda i comuni di Altamura, contrada Cervone, su terreni di proprietà dell'azienda Quinitano, e Gravina di Puglia, in contrada Finocchio, sui terreni di proprietà dell'azienda Mangione, la Questura di Bari, nel 2003 ha eseguito un sequestro preventivo nell'ambito del procedimento penale n. 12572/2003 relativo al rinvenimento di rilevanti quantità di rifiuti di varia natura (fanghi compostati, rifiuti di origine ospedaliera, plastiche varie ecc.), su disposizione del Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari, dottor Renato Nitti.
  Il procedimento penale in questione è attualmente in corso di svolgimento ed i relativi appezzamenti di terreno risultano tuttora sottoposti a sequestro penale.
  Sempre nel comune di Altamura, in località Murgiana Franchini, nello stesso periodo, il Comando Provinciale del Corpo Forestale dello Stato di Bari ha effettuato un altro sequestro che ha interessato una vasta area colpita da illecito sversamento di «pollina» proveniente da uno stabilimento ubicato in Minervino Murge.
  Lo stesso Comando, su delega della Direzione Distrettuale Investigativa Antimafia di Bari, è attualmente impegnato in attività investigativa, su scala provinciale, volta a verificare l'esistenza di eventuali forme di criminalità organizzata nell'ambito della gestione dei rifiuti e delle discariche abusive o, comunque, di gestioni illecite organizzate in danno del territorio, sulla quale vige il riserbo investigativo.
  Il Procuratore della Repubblica di Bari ha rappresentato che, a seguito delle notizie di stampa relative alle dichiarazioni rese dal collaboratore di Giustizia Carmine Schiavone, sono in corso indagini preliminari ad ampio raggio per la parte di territorio della province di Bari e Foggia affidate ad un pool di magistrati appositamente costituito.
  Anche la regione Puglia ha espresso la volontà di acquisire in maniera più dettagliata l'esatta ubicazione degli illeciti occultamenti di rifiuti e, conseguentemente, provvedere, accertando la qualità ambientale alla messa in sicurezza dei siti interessati.
  La sensibilità che il Ministero dell'Ambiente mostra di fronte a vicende di tale portata è confermata dal fatto che nella legge di recente approvazione, denominata Pag. 9«terra dei fuochi», ha introdotto specifiche disposizioni volte a rafforzare la tutela penale rispetto a queste fattispecie di comportamenti illeciti. Senza dimenticare, poi, anche il pacchetto di norme sui cosiddetti «ecoreati», già licenziato alla Camera e di prossima discussione al Senato, con il quale, oltre ad introdurre nuove fattispecie di delitti, prevede anche aggravanti per mafia, allungamento dei tempi di prescrizione e sconti di pena per chi si impegna a ripristinare gli equilibri ambientali violati.
  Pertanto resta alta la sua attenzione di fronte a simili casi, così come resta alta la disponibilità alla massima collaborazione con la Magistratura inquirente e gli Enti locali interessati al fine di porre rimedio alle situazioni così lesive per la salute e per l'ambiente.

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ALLEGATO 2

5-02278 Zan: Sull'emanazione del «Piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria» dell'ILVA di Taranto.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In relazione all'interrogazione a risposta immediata presentata dall'onorevole Duranti ed altri, vertente sulla mancata adozione, nei termini stabiliti dalla norma, del «Piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria» dell'ILVA di Taranto, si rappresenta quanto segue.
  L'annosa questione ambientale e sanitaria dell'ILVA è seguita attentamente sia dal Ministero dell'ambiente che dalle altre amministrazioni centrali e periferiche coinvolte.
  In ordine al mancato rispetto di quanto dettato dall'articolo 7 della legge 6 febbraio 2014, n. 6, che dispone l'adozione del piano in questione entro il 28 febbraio 2014, è opportuno precisare che, a seguito del fisiologico avvicendamento che segue ogni cambio di Governo, è stato necessario procedere alla dovuta verifica del provvedimento in questione e alla raccolta del necessario atto di assenso del Ministero competente, peraltro prescritto dalla legge.
  Effettuati con sollecitudine gli incombenti di rito, l’iter previsto è ormai in fase di ultimazione. Infatti, acquisito l'assenso del Ministero della salute, gli uffici del Ministero dell'ambiente hanno già richiesto l'iscrizione al prossimo Consiglio dei ministri.

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ALLEGATO 3

5-02279 De Rosa: Sui poteri di deroga del Commissario straordinario Expo circa il declassamento delle aree di bonifica.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Per quanto indicato nell'interrogazione a risposta immediata presentata dall'onorevole De Rosa ed altri, riguardante alcune procedure adottate dal Commissario Unico per l'Expo 2015 in virtù dei poteri straordinari conferitigli dal decreto-legge n. 43 del 2013, in ragione dell'urgenza e della imminenza degli eventi, giustificati, pertanto, dal fine di superare innumerevoli criticità, sulla scorta di quanto comunicato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, si rappresenta quanto segue.
  Per il caso prospettato nell'interrogazione in parola, il progetto definitivo Vie d'Acqua – Via d'Acqua Sud è stato approvato dalla Conferenza di servizi permanente per Expo Milano 2015 (insediata presso il Provveditorato interregionale alle Opere pubbliche), con decreto del Provveditore n. 686 del 24 gennaio 2013, adottato ai sensi e per gli effetti tutti del decreto del Presidente della Repubblica del 18 aprile 1994, n. 383, e ha determinato la variazione degli strumenti urbanistici comunali interessati dal progetto, conferendo così all'opera piena compatibilità urbanistica.
  Alla predetta Conferenza sono intervenute, al fine di esprimere l'atto di assenso di rispettiva competenza, tutte le Amministrazioni interessate dal progetto in questione, compreso il Comune di Milano che ha espresso parere favorevole. Non è mancato il parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
  Nella redazione del progetto esecutivo sono state recepite sia le osservazioni emerse in seno alla Conferenza di servizi, sia le osservazioni espresse dal Consiglio Superiore dei lavori pubblici e non è stato sottoposto a valutazione di impatto ambientale in quanto considerato dagli Enti un completamento del reticolo idrico preliminare esistente (e non un nuovo canale), un intervento permanente di efficientamento della rete irrigua esistente e di riqualificazione ambientale e paesaggistica, così come pure dimostrato dal parere favorevole espresso dall'Amministrazione di tutela.
  La Spa Expo 2015, nella sua veste di stazione appaltante e soggetto attuatore dell'opera in parola, ha bandito una ordinaria procedura aperta di gara ad evidenza pubblica e l'aggiudicatario è il Raggruppamento Temporaneo di Imprese costituito dalle SS.pp.AA. Maltauro, Tagliabue, Cogni e Mezzanzanica e, in merito, sono state positivamente esperite le verifiche sul possesso dei requisiti soggettivi di cui all'articolo 38 del Codice dei contratti pubblici ed i controlli antimafia previsti dal Protocollo di Legalità in essere tra Expo 2015 S.p.A. e la Prefettura di Milano.
  La realizzazione delle opere infrastrutturali di canalizzazione della cosiddetta Via d'Acqua prevede l'esecuzione di scavi che, in conformità alle leggi applicabili, dovranno essere effettuati dall'appaltatore ai sensi dell'articolo 41-bis del decreto-legge n. 69 del 2013 (convertito in legge n. 98 del 2013) e in conformità, altresì, alle linee guida fornite dalla stessa EXPO 2015 S.p.A.; la ridetta norma stabilisce che l'appaltatore debba dimostrare «che, in caso di destinazione a recuperi, ripristini, rimodellamenti, riempimenti ambientali o altri utilizzi sul suolo, non sono superati i Pag. 12valori delle concentrazioni soglia di contaminazione di cui alle colonne A e B della tabella 1 dell'allegato 5 alla parte IV del decreto legislativo n. 152 del 2006, con riferimento alle caratteristiche delle matrici ambientali e alla destinazione d'uso urbanistica del sito di destinazione e i materiali non costituiscono fonte di contaminazione diretta o indiretta per le acque sotterranee, fatti salvi i valori di fondo naturale».
  Si è reso necessario pertanto accertare quale fosse effettivamente la destinazione d'uso del sito di produzione dei materiali da scavo al fine di valutare la necessità o meno di avviare le procedure di bonifica.
  Le Concentrazioni Soglia di Contaminazione di cui alle colonna A e B, della Tabella 1, dell'allegato 5, Titolo V, Parte IV, del decreto legislativo n. 152 del 2006 identificano categorie generali di funzioni (residenziale-verde e commerciale-industriale) che non esauriscono la pluralità delle destinazioni urbanistiche esistenti nella realtà fisica e territoriale.
  L'opera in questione si sostanzia in un canale ed in manufatti cementizi impermeabili in cui viene collettata l'acqua, mai a diretto contatto con il suolo di sedime, e il Commissario unico, esercitando i suoi poteri di impulso, ha inteso chiarire che l'opera in questione è compatibile con le Concentrazioni Soglia di Contaminazione di cui alla colonna B, la quale si riferisce anche a funzioni industriali, per assimilazione equiparabili alla predetta infrastruttura.
  L'efficacia del provvedimento commissariale è limitata alle aree di sedime dell'opera infrastrutturale di ingegneria idraulica, e non opera alcun declassamento della destinazione urbanistica delle aree dei Parchi Trenno, delle Cave e Pertini né spiega alcune efficacia su eventuali procedimenti di bonifica che si dovessero rendere necessari.
  Tanto premesso, il provvedimento commissariale oggetto di interrogazione non appare uno strumento teso al raggiungimento di abusi, poiché indirizzato ad un progetto il cui iter approvativo si è svolto in forma ordinaria, nel pieno rispetto delle norme di legge applicabili ed in forma pubblica, in seno alla Conferenza di servizi tra tutti gli Enti pubblici coinvolti ed interessati dal progetto.
  Infine, si osserva che il progetto in questione dovrebbe consentire di realizzare una nuova connessione irrigua a servizio dei terreni agricoli a Ovest e Sud della Città di Milano, senza la realizzazione di opere di ingombro ed impatto elevati, migliorare la difesa idraulica della Darsena, realizzare una connessione verde ciclopedonale tra il Parco Groane e il Parco Agricolo Sud Milano e tra l'Alzaia Villoresi e l'Alzaia Naviglio Grande e riconnettere e ricomporre paesaggisticamente gli spazi aperti dell'ovest milanese.

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ALLEGATO 4

5-02280 Cera: Sui controlli in merito al divieto di consumo umano di acqua in alcune aree di Roma Nord.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle problematiche evidenziate nell'interrogazione a risposta immediata presentata dagli onorevoli Binetti e Cera, riguardante il divieto di consumo umano di acque in alcuni municipi del comune di Roma, è utile premettere che in relazione al decreto legislativo n. 31 del 2001 recante «Attuazione della direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano», il Ministero dell'ambiente è concertante per alcuni e specifici aspetti individuati agli articoli 11 e 13 con particolare riferimento alle modifiche degli allegati I, II e III, alla fissazione dei valori per parametri aggiuntivi non riportati nell'allegato I, nonché ai decreti per la fissazione di valori massimi ammissibili in deroga, mentre la competenza in materia è demandata al Ministero della salute.
  Ciò premesso, sulla scorta di quanto comunicato dalla regione Lazio, si rappresenta che l'Arsial (Agenzia Regionale per lo sviluppo e l'innovazione e l'agricoltura), subentrata nella titolarità del patrimonio laziale dell'ex Ente Maremma, gestisce 17 acquedotti (di cui 16 in provincia di Roma in particolare nel XIX e XX Municipio del Comune di Roma e nel comune di Fiumicino; ma anche nei Comuni di Sacrofano, Formelle, Anguillara Sabazia, Cerveteri, Mazzano Romano, e 1 in provincia di Viterbo ubicato nel comune di Tuscania), realizzati intorno al 1950, a servizio di zone a vocazione tipicamente rurale. Pur tuttavia l'Agenzia gestisce gli acquedotti con un ruolo del tutto improprio sia rispetto ai compiti istituzionali assegnati, sia in considerazione della pressoché totale perdita del carattere di ruralità delle zone servite, oramai ricomprese in centri abitati, soventi residenziali (essi principalmente interessano il XIX e XX Municipio di Roma ed il comune di Fiumicino) e sia, infine, in considerazione del mutato quadro legislativo, che norma la gestione delle acque potabili e il loro smaltimento.
  A fronte di tale problematica sulla dismissione degli acquedotti, in adempimento al vigente quadro legislativo ed in particolare all'articolo 15 della legge regionale n. 6 del 1996, nel 1998 prima, e nel 2004 poi, furono sottoscritti dagli Enti interessati due protocolli d'intesa, finalizzati alla presa in carico della gestione degli acquedotti ARSIAL da parte di ACEA ATO 2 S.p.A., tramite i comuni territorialmente competenti, ed al loro rifacimento.
  In particolare, il protocollo d'intesa del 28 maggio 2004 prevedeva che ACEA ATO2, tramite i comuni competenti, si impegnava a prendere in carico gli acquedotti di Arsial ed effettuare tutti gli interventi di connessione ai propri acquedotti (qualità delle acque) e di rifacimento della rete distributiva; a fronte di ciò la regione impegnava, in ottemperanza alla delibera della Giunta Regionale n. 1209 del 20 novembre 2003, un finanziamento pari a 13,5 milioni di Euro a favore dell'ACEA.
  Il primo lotto funzionale, collegamento agli acquedotti ACEA, fu approvato dal comitato regionale LLPP nel novembre 2005; ad 8 anni di distanza non risultano redatti i progetti esecutivi inerenti il rifacimento delle reti distributive.
  Ad oggi, quanto previsto dal protocollo, è stato sostanzialmente disatteso (solo la Pag. 14maggior parte degli acquedotti di Fiumicino è stata collegata agli acquedotti Acea con qualche positivo riscontro per alcune vie del XIV Municipio), nonostante i continui solleciti e le azioni extragiudiziali, nei confronti di tutti gli enti coinvolti, che l'ARSIAL ha intrapreso nel corso degli anni.
  In tale quadro due aspetti vanno rimarcati, come a suo tempo comunicato, sin dal 2008, all'ACEA ed ai comuni interessati: l'acqua di norma proviene da pozzi artesiani posti in territori vulcanici che sovente producono valori anomali, oltre quelli tabellari consentiti, di cariche chimiche, quali arsenico e fluoruri. Inoltre la vetustà delle condotte produce numerose rotture, anche occulte, provocando, nonostante la clorazione delle acque, rischi di loro contaminazione.
  A seguito della diffida dell'UE del 2010 circa il costante protrarsi di richieste di delega da parte italiana, fu individuata una procedura di rientro entro i valori fissati. In tale quadro l'Arsial affiancò i comuni nell'emissione delle necessarie ordinanze e, dove esse tardavano sollecitò il comune in questione. In tale quadro furono emesse ordinanze dai diversi comuni interessati quali: Fiumicino, Cerveteri, Anguillara; diversamente, nell'aprile 2011 si provvide a sollecitare il comune di Roma per l'emissione dell'ordinanza e, successivamente, si provvide a ribadire in occasione dell'emissione delle «bollette» la non potabilità dell'acqua.
  A seguito dell'ordinanza si sta provvedendo con l'Acea ad attivare un miglior sistema di abbattimento delle cariche biologiche ed a sistematizzare le analisi dei chimico batteriologici al fine di consentire un più ampio utilizzo delle acque, pur sempre non potabili, sulla base delle direttive date dall'Istituto Superiore della Sanità.
  Da quanto sopra esposto, emerge chiaramente che la problematica è attenzionata dagli enti locali competenti che stanno provvedendo a porre rimedio al disagio provocato.