CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 11 febbraio 2014
177.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione 5-01211 Mongiello: Sulla tutela del made in Italy agroalimentare, in relazione ad alcuni prodotti presenti alla fiera ANUGA di Colonia nel 2013.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Nel corso dell'importante fiera internazionale dell'agroalimentare di Colonia in Germania, ossia la manifestazione denominata ANUGA, si è verificato, com’è noto, un altro tentativo di italian sounding, stavolta da parte di una ditta statunitense.
  In tale occasione, è risultato decisivo l'intervento diretto dei Consorzi di tutela del parmigiano reggiano, dell'asiago, e del pecorino romano.
  Tale intervento è stato possibile ed efficace grazie alla nuova legislazione europea, citata dall'interrogante, e cioè in forza del regolamento (UE) n. 1151 del 2012, entrato in vigore il 3 gennaio scorso.
  I Consorzi di tutela dei nostri formaggi a denominazione protetta hanno svolto un intervento congiunto presso le locali autorità competenti ottenendo il sequestro immediato dei prodotti di contraffazione.
  Le nuove regole europee hanno, infatti, legittimato le attività che i Consorzi, definiti quali «gruppi di produttori», possono svolgere per la «sorveglianza in merito all'effettiva protezione dei nomi registrati», secondo quanto stabilito all'articolo 45, paragrafo 1, lettera (a), del citato regolamento.
  L'attuale sistema ha, inoltre, aumentato consistentemente il livello di responsabilizzazione della autorità competenti degli Stati membri in relazione alla tutela delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche protette, imponendo l'adozione di «misure amministrative e giudiziarie adeguate per prevenire o far cessare l'uso illecito delle denominazioni di origine protette e delle indicazioni geografiche protette, prodotte o commercializzate in tale Stato membro».
  Si segnala al riguardo che, a differenza dei marchi aventi una base giuridica diversa sia a livello nazionale che europeo, le denominazioni di origine e le indicazioni geografiche protette afferiscono a diritti di proprietà intellettuale, con autonomi strumenti giuridici europei armonizzati, sia per gli aspetti doganali che di tutela civile, in base al regolamento (UE) n. 608 del 2013 (sostitutivo del regolamento (CE) n. 1383 del 2003 a partire dall'inizio di quest'anno) e alla direttiva 48/2004/CE, recepita in Italia con il decreto legislativo n. 140 del 2006.
  Premesso ciò, si segnala che recentemente il Parlamento europeo, ormai stabilmente impegnato nella procedura legislativa ordinaria, ha approvato il testo di un nuovo regolamento di natura orizzontale rivolto a tutti i settori produttivi e concernente specificatamente l'indicazione dell'origine. In relazione a tale testo sarà fondamentale, nell'ambito del parallelo processo di valutazione da parte del Consiglio europeo secondo la procedura legislativa ordinaria, la collaborazione tra amministrazioni al fine di far confluire, attraverso il Ministero procedente per prevalenza di competenze, le specifiche richieste di massimizzazione dell'efficacia dei sistemi di etichettatura e controllo dei prodotti agroalimentari.
  In proposito, voglio ricordare che la lotta alle frodi è svolta in modo continuativo dall'Ispettorato centrale della tutela Pag. 137della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) in collaborazione con i nuclei di polizia tributaria del Corpo della guardia di finanza, con il Corpo forestale dello Stato, con la Polizia di Stato e con l'Arma dei carabinieri, con azioni estese oltre i confini nazionali.
  Inoltre, per ostacolare il commercio fraudolento di falsi alimenti made in Italy sul territorio nazionale, monitorare le importazioni dai Paesi extraeuropei nonché ottenere un flusso costante di informazioni anche sui trasporti marittimi dei prodotti agroalimentari, è stato consolidato sia il rapporto di collaborazione con l'Agenzia delle dogane che con il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto.
  La lotta alla pirateria agroalimentare su scala internazionale è, inoltre, svolta contando su reti di cooperazione in ambito Interpol ed Europol, proprio come auspicato dagli interroganti.
  Purtroppo, la pirateria agroalimentare è un fenomeno che assume sempre nuove e più sofisticate forme e, pertanto, il sistema di contrasto e repressione sanzionatoria necessita aggiornamenti continui, sia dal punto di vista del quadro giuridico europeo e nazionale di riferimento che dal punto di vista dell'organizzazione dei controlli operativi.
  In relazione ai regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari di cui al citato regolamento (IJE) 1151 del 2012, è, pertanto, in corso di pubblicazione il decreto attuativo del «Pacchetto qualità» che individua nell'ICQRF l'autorità nazionale per l'adozione delle misure preventive e repressive dell'uso illegale di denominazioni DOP-IGP prodotte o introdotte in Italia. È evidente che il riconoscimento della centralità del molo dell'Ispettorato darà nuovo e maggiore impulso alle attività e alle collaborazioni che esso mette in campo.
  Oltre al rafforzamento della cooperazione tra forze di polizia nazionali e internazionali, al fine di contrastare la contraffazione dei prodotti agroalimentari sono state attivate anche nuove azioni di informazione verso i consumatori, italiani ed esteri, utilizzando le rilevanti potenzialità consentite dal web.
  In tal senso, va segnalato che, in collaborazione con ISMEA e con l'Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche (AICIG), è stato attivato il portale www.dop-igp.eu che permette di segnalare le irregolarità riscontrate e fornire alle autorità di controllo degli altri Stati membri uno strumento efficace ed immediato per la protezione dei nostri prodotti a denominazione tutelata.
  Anche il progetto www.google.it/madeinitaly è rivolto verso lo stesso obiettivo perché più il consumatore, italiano e straniero, è messo in grado di conoscere, e soprattutto riconoscere, il prodotto made in Italy «originale» e più sarà in grado di evitare le imitazioni e le contraffazioni.

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ALLEGATO 2

Interrogazione 5-01293 Oliverio: Sui danni causati all'agricoltura e alla zootecnia dai cinghiali selvatici, con particolare riferimento alla situazione del comune di Maierato (Vibo Valentia).

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il problema dei crescenti danni all'agricoltura causati dalla fauna selvatica e dagli ungulati selvatici è un argomento più volte affrontato tra i rappresentati del Ministero delle politiche alimentari e forestali ed i rappresentanti delle regioni in riunioni e tavoli tecnici nel corso dei quali sono state definite le priorità per un necessario aggiornamento del quadro normativo.
  In tal senso sono stati presi contatti con il Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare ed è stato costituito un gruppo di lavoro con il compito di esaminare le principali criticità della legge n. 157 del 1992 recante le «Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio».
  In tale contesto è stata concordata, anche con l'ausilio tecnico-scientifico dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), una proposta emendativa della predetta legge specificatamente in materia di gestione venatoria degli ungulati selvatici, con riferimento ai periodi e alle modalità di prelievo in selezione nonché alla gestione venatoria del cinghiale.
  La citata proposta, è già all'attenzione delle regioni e si auspica che le concertazioni possano concludersi positivamente.
  Per quanto riguarda la possibilità di applicare misure finanziarie compensative dei danni causati agli agricoltori dalla fauna selvatica, si fa presente che attualmente, nell'ambito del regolamento per lo sviluppo rurale, tale tipologia di intervento non è prevista.
  Nell'ambito delle trattative sulla riforma degli orientamenti sugli aiuti di Stato in agricoltura, la Commissione europea ha mostrato un'apertura verso la possibilità che gli Stati membri concedano aiuti volti a compensare i danni subiti da fauna selvatica protetta.
  In proposito, segnalo che la delegazione italiana ha chiesto che questa tipologia di aiuti venga consentita in relazione ai danni causati da tutta la fauna selvatica e non soltanto dalla fauna selvatica protetta.
  Il negoziato è tuttora aperto e dovrebbe chiudersi nei primi sei mesi dell'anno in corso con esito che auspichiamo più che positivo su questa problematica e sulle altre questioni aperte per sostenere il settore agricolo italiano.

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ALLEGATO 3

Interrogazione 5-01321 Oliverio: Sulla tutela della produzione e della qualità del grano duro italiano, anche in relazione alle importazioni dall'estero.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, unitamente alle altre amministrazioni ed enti nazionali deputati al controllo degli scambi tra Paesi europei e Paesi terzi, svolge costantemente il monitoraggio delle attività rivolte all'attuazione delle disposizioni europee che regolano il settore dei cereali e del grano, sia dal punto di vista sanitario che commerciale.
  Con cadenza settimanale, presso le Camere di commercio industria e artigianato (C.C.I.A.A.), il Ministero provvede anche alla rilevazione della fissazione dei prezzi, alla verifica delle procedure e delle modalità poste in essere dagli organi locali, nonché elabora il quadro sinottico relativo ai prezzi del mercato nazionale che, attraverso sistemi telematici, è trasmesso alla Commissione europea per il monitoraggio di tutto il mercato europeo.
  Gli operatori di filiera agiscono, anche in relazione ai prezzi applicati ai coltivatori e ai consumatori, secondo le regole di mercato e i risultati del monitoraggio svolto dal Ministero confluiscono nella banca dati di Bruxelles cui spetta la valutazione della necessità di attivazione degli interventi previsti nei casi di turbative di mercato.
  Ciò premesso, per quanto riguarda la produzione e l'approvvigionamento di materie prime, si informa che i bilanci consolidati dei cereali, per il raccolto 2012, e previsionali, per il raccolto 2013, sono stati condivisi con la filiera il 18 ottobre 2013 e che l'assenso tecnico è stato conseguito il successivo 21 ottobre, nel corso della specifica riunione con le istituzioni competenti e le rappresentanze di filiera.
  Dall'esame dei dati di bilancio, si evince che la produzione nazionale si attesta su un livello medio di 4 milioni di tonnellate a fronte di un'esigenza complessiva dell'agroindustria pari a circa 6,6 milioni di tonnellate, con la conseguenza che il differenziale di 2,6 milioni di tonnellate, necessario alle industrie nazionali di prodotti finali come il pane e la pasta, viene colmato con importazioni da altri Paesi europei e dai Paesi terzi.
  Per quanto riguarda le azioni in sede europea a sostegno dei nostri produttori dei materia prima, ritengo doveroso rammentare che il pacchetto di riforma «PAC post 2014», approvato lo scorso giugno, comprende, grazie anche alle mirate iniziative negoziali condotte dall'Italia, molte misure in favore delle produzioni locali che tipizzano le eccellenze agroalimentari nazionali.
  Tra queste, sono sicuramente in linea con quanto auspicato dagli interroganti, le misure rivolte a favorire le forme di associazione tra le imprese e tra i produttori in modo da rafforzarne la competitività commerciale.
  Il nuovo regolamento «OCM Unica» prevede una forte spinta all'associazionismo e all'aggregazione dell'offerta così come il nuovo corso della PAC ha focalizzato l'interesse su un programma operativo di sviluppo, riservando alle associazioni un ruolo concreto estremamente importante quale, ad esempio, l'estensione delle regole ai sensi dell'articolo 110 del predetto regolamento.
  È previsto, in particolare, che un'aggregazione di produttori riconosciuta, ritenuta Pag. 140rappresentativa ed operante in una determinata zona geografica costituita da regioni vicine e con condizioni produttive omogenee, può richiedere, per un periodo definito, l'estensione vincolante degli accordi e delle pratiche concordate agli altri operatori dell'areale anche se non aderenti all'organizzazione stessa.
  Si tratta di accordi e decisioni riguardanti la produzione, la commercializzazione e la tutela dell'ambiente.
  Inoltre, nel nuovo sistema, gli agricoltori possono negoziare i contratti collettivi per i cereali e taluni altri seminativi a determinate condizioni e garanzie.
  In ultimo, per quanto concerne l'indicazione obbligatoria in etichetta dell'origine del prodotto, si sottolinea che da sempre l'Italia è promotrice di iniziative a livello europeo rivolte ad estendere tale obbligo informativo a tutti i prodotti agricoli e si assicura che tale posizione è mantenuta e rafforzata nella convinzione dell'essenzialità di regole sempre più efficaci, volte a tutelare i consumatori e a contrastare le pratiche commerciali scorrette attraverso un sistema di etichettatura trasparente sia in relazione alle materie prime utilizzate che all'origine delle stesse.

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ALLEGATO 4

Interrogazione 5-01443 Luciano Agostini: Sulle problematiche relative ai gruppi di azione costiera (GAC) per lo sviluppo delle zone di pesca.

TESTO DELLA RISPOSTA

  È necessario, innanzitutto, precisare che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha prontamente convocato le rappresentanze di tutte le regioni interessate al sistema di gestione e controllo istituito per l'asse 4, per dare seguito immediato alla nota, citata dall'interrogante, con la quale Bruxelles, nell'ottobre 2013, ha fatto esplicito riferimento alla delega di funzioni proprie dell'Autorità di gestione ai Gruppi di azione locale (GAC) in base alle osservazioni formulate dai servizi di audit della Commissione europea.
  L'incontro con le regioni è stato rivolto, pertanto, all'individuazione delle modifiche eventuali da recepire nei documenti programmatici.
  Al contempo, è stato richiesto un incontro tecnico con la Commissione europea, prevedendo la partecipazione anche dei funzionari regionali.
  La richiesta è stata accolta dalla Direzione Generale europea competente per materia, con l'organizzazione della riunione tecnica tenutasi il 6 novembre 2013, cui sono stati convocati i rappresentanti dell'Autorità di gestione, mentre veniva rinviata ad un momento successivo la partecipazione dei rappresentanti delle regioni.
  Pertanto, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha ritenuto doveroso concordare con le regioni le azioni da intraprendere nonché la strategia da attuare con i servizi comunitari in un apposito incontro di coordinamento tenutosi il giorno precedente alla riunione tecnica in sede europea.
  Grazie alla linea condivisa e all'impegno negoziale dei rappresentanti del Ministero, la Commissione europea ha acconsentito alla possibilità che le regioni deleghino le funzioni dell'Autorità di gestione ai GAC, identificandoli in tal modo come Organismi Intermedi (O.I.) in seno al sistema digestione e controllo del Programma FEP 2007/2013.
  Peraltro, le risultanze dell'incontro tecnico sono state illustrate alle regioni nel corso di una specifica riunione, a livello nazionale, che si è tenuta il 12 novembre scorso.
  In tale occasione sono state anche evidenziate le fasi procedurali da porre in essere per conformarsi alle linee europee e consentire l'avanzamento della spesa sostenuta dalle regioni oppure dai GAC delegati.
  Ciò premesso, si evidenzia, infine, che la regione Marche, specificatamente citata dall'interrogante, ha partecipato alle suindicate riunioni ed è stata analiticamente e compiutamente informata sugli sviluppi procedurali relativi alla questione esaminata.